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Autore: hiromi_chan    05/11/2011    6 recensioni
Un ragazzo alla ricerca di se stesso, un viaggio alla scoperta dell'amore tra passato, presente e futuro.
"Senti deficiente, io ti conosco...dove cavolo ti ho già visto?"
[SpainxRomano][accenni FrUk]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Sta volta lo dividiamo per davvero l'ombrello?” aveva detto Antonio, con in testa l'immagine di un ragazzino di sedici anni che gli voltava la schiena, promettendogli di tornare non appena avesse preso un ombrello per Feliciano.

Invece poi l'acqua (o un qualche dio, o il destino, o la magia o quello che era) ci aveva messo lo zampino, allontanando senza preavviso i due ragazzi. E dopo aver vorticato come un pazzo tra passato e futuro, ora Antonio si ritrovava ancora una volta proprio davanti a Lovino, a riconferma che davvero quello era il suo posto: lì, con colui che un attimo prima gli arrivava a mala pena all'ombelico, e un attimo dopo sembrava un gigante, sia perchè Antonio lo guardava dal basso verso l'alto, sia per il contrasto generato dall'incredibile immagine della crescita.

Antonio si tirò su in piedi, tremante per l'emozione improvvisa che lo aveva assalito nel riconoscere che il suo bambino “occhioni da gatto”, prima rinchiuso al di là della porta, era lo stesso che adesso l'aveva aperta e che ne era uscito come un suo pari.

Piano, senza preoccuparsi di nascondere il sorriso enorme che sentiva spuntargli da un orecchio all'altro, si diresse verso Lovino.

L'altro se ne stava davanti alla porta dalla terrazza del centro commerciale, dritto sotto un ombrello giallo che illuminava l'espressione indecifrabile del suo viso.

Sentendo in corpo una specie di ondata di calore che lo invadeva dalla testa ai piedi, in due passi Antonio lo raggiunse sotto l'ombrello, così vicino, vicinissimo, a pochi centimetri dal naso.

Intorno c'era solo il suono della pioggia che veniva giù a scroscio, ma un fracasso ritmico e insistente gli martellava nelle orecchie; era un rumore quasi assordante, forte come un tamburo battuto con violenza, e proveniva da dentro di lui.

Era il suo cuore che gridando mandava impulsi a tutto il corpo, e adesso tutta l'essenza di Antonio si muoveva a quel ritmo, e Antonio stesso non percepiva altro, non era altro che quel battito.

Così, con tutto questo rimescolamento incomprensibile di sensazioni che lo invadevano, lo spagnolo prese un respiro e...

“Lovi...AHI!!!!” gridò, saltellando su una gamba sola come un pollo perchè Lovino, senza tanti complimenti, gli aveva pestato il piede con un movimento precisamente calcolato e con una certa forza. Con molta forza, anzi.

“Guarda un po' chi si è degnato di ricomparire!” disse, sprezzante e con la voce che aveva raggiunto il livello massimo di acidità.

“Così impari a farti rivedere dopo sei anni, fottuto bastardo!”

Antonio, con le lacrime agli occhi e piegato in due dal dolore, guardò il ragazzo che aveva difronte, rimettendo velocemente insieme i pezzi.

Sei anni! Certo, lui aveva visto il piccolo Vargas di dieci anni appena un secondo prima, l'aveva pure baciato e dopo l'aveva subito ritrovato come giovane uomo.

Ma di fatto per Lovino non erano passati solo pochi secondi, quanto piuttosto parecchi anni, e pure sei, dall'ultima volta che si erano visti. Era una cosa strana e disorientante.

“Lovino...ehm...non dipende da me, sai, è colpa della pioggia che...” iniziò.

“Non cercare scuse adesso, fottuto bastardo! Mi viene voglia di pestarti a sangue se penso che l'ultima volta mi hai fatto aspettare come un deficiente davanti al liceo di mio fratello, sotto la pioggia, per tutte quelle ore e invece...” sbraitò con rabbia Lovino.

“Allora non ci siamo più visti da quella volta! Oh Lovi, mi dispiace, anche io ti ho aspettato, lo sai? Ma non ero più nello stesso anno in cui ti trovavi tu in quel momento, che ne sapevo...mi hai aspettato per tanto tempo?”

Quella domanda, posta con sincerità e priva di anche solo una briciola di malizia, mandò a fuoco il viso di Lovino.

“Ma...macché aspettato! Sì, come no...chi ti credi di essere, eh? Ti credi tanto importante da meritare che uno come me ti aspetti, figlio di puttana?!”

“Sei tu che hai appena detto...”

“Lasciamo perdere, è un discorso da pazzi!” sbottò.

Lovino era nervoso, i suoi occhi parevano non avere pace e non sapevano dove fermarsi. Antonio si chiese cosa lo avesse messo tanto a disagio, quando invece lui era così felice di vederlo.

“Però rimane il fatto che sei un bastardo!” riprese Lovino.

“Perché te ne sei andato in quel modo senza dirmi niente?”

“Te lo stavo appena dicendo, non l'ho fatto di mia volontà! Stava per piovere prima che ci separassimo, ricordi? Be', è per colpa di quello! E' quando piove che mi capitano...queste cose!” rispose lo spagnolo, facendo grandi gesti con le mani per tentare di spiegarsi meglio.

“Non me l'avevi mai detto” soffiò l'altro.

“L'ho capito da poco”

“Non mi sorprende, sei davvero un idiota. Aspetta, ma anche adesso sta piovendo, perchè sei ancora qui allora?”

“Non so...è la prima volta che mi ritrovo in un certo anno mentre piove, forse...forse funziona solo nel momento in cui iniziano a cadere le gocce dal cielo”

“E' davvero una stupidata! Può succedere solo a un fottuto decerebrato come te!”

Antonio incassò l'ennesimo insulto con una scrollata di spalle, sospirando.

Non era un ragazzo che si lasciava scivolare addosso le cose, e anzi, in passato aveva scatenato pure qualche rissa quando l'avevano provocato troppo. Insomma, sapeva arrabbiarsi bene quando era il caso, e in genere succedeva sempre quando il suo orgoglio veniva ferito, come quella volta in cui era stata messa in dubbio la sua abilità con la chitarra.

Eppure aveva capito che Lovino non parlava in quel modo per ferirlo o mandarlo in collera; piuttosto, usava sempre un linguaggio parecchio colorito, ecco tutto. O almeno, era quello che Antonio sperava, perchè riconoscere un insulto vero da uno finto sembrava il primo punto essenziale per poter riuscire a comprendere quella specie di gatto selvatico che era Lovino Vargas.

Che infatti in quel momento riprese subito a parlare, simulando indifferenza con scarso successo.

“E allora, che vuoi fare? Rimani qui a farti annaffiare come un fungo oppure vieni via con me, stronzo?”

“Andiamocene” gli rispose allegro Antonio, prima di pensare che Lovino era in effetti appena arrivato lì.

“Aspetta però...eri venuto a fare qualcosa? Forse volevi startene un po' qui da solo...avevi detto che questa terrazza è il tuo posto”

“Te lo sei ricordato...?” disse Lovino, e in quel momento gli occhi gli si illuminarono della luce più sinceramente stupita che Antonio avesse mai visto.

Ah, quanto sapeva essere carino...

“In realtà me l'hai detto qualche minuto fa...sono appena tornato dalla volta in cui ci siamo visti qui nel '98” disse, quasi in estasi per la visione.

Allora l'espressione di Lovino si rabbuiò in fretta, passando a velocità impressionante da insicura a velenosa.

“Avrei dovuto saperlo! Non dovevo aspettarmi nulla da te!”

“Ti aspettavi qualcosa? Che cosa?” chiese Antonio, curioso.

“Smettila, Dio santo, quanto sei rompicoglioni! Andiamocene che qui si sta allagando tutto”

“Dai Lovi, dimmi cosa ti aspettavi da me! Anzi, cosa ne pensi di me, che idea ti sei fatto? Non te ne andare e basta, parlami Loviiiiinoooo....”

 

Così Antonio si ritrovò di nuovo a casa Vargas; Lovino si era offerto di ospitarlo un'altra volta solo perchè non voleva avere sulla coscienza la morte di un barbone per congelamento, aveva detto.

Erano arrivati lì con la sua macchina, con enorme sollievo di Antonio che da quando era iniziata quella strana avventura era stato costretto ad andare sempre a piedi.

Vedere Lovino alla guida fece un certo effetto ad Antonio, tanto che il ragazzo non riuscì a trattenersi dal riferirlo a Lovino stesso, il quale gli rispose seccamente “ho ventidue anni, ti pare tanto strano che sappia guidare?”.

La cosa più strana per Antonio, in realtà, era proprio il fatto che l'altro avesse ventidue anni.

Anche adesso che se stava seduto sul divano di casa Vargas, il tutto sembrava un po' irreale e lo spagnolo quasi si aspettava di veder sbucare da qualche parte un bambino dagli occhi verde spento.

Invece arrivò un inquieto ragazzo, depositando con poca grazia una tazzina di caffè fumante sul tavolinetto davanti al divano.

Mio fratello rincaserà a momenti. Niente cazzate “temporali”, chiaro?”

Antonio annuì con fare docile, mentre l'altro gli sedeva accanto, abbandonandosi pesantemente sui cuscini.

Tutto questo è una pazzia” disse poi, fissando lo sguardo al soffitto.

Antonio rimase in silenzio; era d'accordo, sì, era una pazzia, ma non era niente male.

Starsene lì seduto sul divano con Lovino era quanto di più strano potesse accadere, eppure non era una situazione scomoda o imbarazzante per lui.

C'era anzi una certa familiarità in tutto: nella stanza, nell'odore del caffè, nell'imponente albero di natale in un angolo e nella chitarra depositata in quello opposto. Senza contare poi la compagnia.

Antonio sentiva di essersi ormai abituato ai ritmi di Lovino, ai suoi cambi umorali, alla sua presenza, al suo respiro. Chiuse gli occhi, sentendosi invadere da un certo senso di tranquillità.

Allora...non mi vedi da un po'” irruppe la voce di Lovino, traballante.

Mi...mi trovi...diverso?”

Diverso? Certamente era cresciuto. L'aspetto di Lovino non era più quello di un acerbo sedicenne, ma il fisico era quello definito di un giovane uomo. Eppure non era tanto muscoloso, Antonio poteva dirlo perchè l'aveva guardato bene durane il tragitto per tornare a casa.

Insomma, era ben proporzionato, ben fatto, l'aspetto in generale era piacevole, il viso poi...in poche parole, era decisamente carino, per non dire bello.

Tuttavia quel “ decisamente carino, per non dire bello” Antonio sentiva di poterlo facilmente applicare a tutti i Lovino che aveva visto fino a quel momento, dal bambino più piccolo al ragazzo più antipatico.

Sorrise quindi nel dare la sua risposta.

Sei un po' cambiato, ma infondo resti sempre lo stesso, anche nei modi, e non mi sbaglio perchè in un certo senso ti ho visto crescere...lo sai? Mi sembra di conoscerti da anni e contemporaneamente da un giorno solo” disse, rimanendo a occhi chiusi.

Il buffo era che entrambe le cose erano vere; adesso si trovava nel 2011, erano davvero passato anni dalla prima volta che si erano incontrati; eppure tutto era innegabilmente successo nell'arco di un 28 Dicembre, o al massimo il giorno dopo.

Antonio si aspettava che Lovino rispondesse alla sua affermazione con una serie di balbettii alternati a qualche parolaccia o che, nel peggiore dei casi, gli sferrasse un cazzotto, una testata o un morso. Invece, nessun suono arrivò dalla sua destra.

Già col sentore che Lovino se ne fosse andato lasciandolo a parlare da solo, Antonio si voltò dalla parte dell'altro. Il più giovane era invece rimasto al suo posto, col busto girato verso di lui, una gamba piegata sul divano e una allungata fuori. Lo guardava fisso, la bocca piegata in una sottile linea incerta, gli occhi lucidi e le sopracciglia inarcate. Era rosso da morire, fino alla punta delle orecchie, e stava con entrambe le braccia protese verso il cuscino in mezzo a loro due.

Rimaneva in un assurdo silenzio sebbene il suo sguardo quasi parlasse, ma Antonio, che ovviamente non lo comprendeva, stava per dire qualcosa, quando...

Fratellone, sono tornato! Dove sei?”

Feliciano ha un gran tempismo” fece appena in tempo a pensare Antonio, prima che Lovino gli scagliasse il cuscino sul naso e scattasse su come una molla.

Feliciano Vargas fece quindi il suo ingresso nel salone trovandosi davanti un nervosissimo fratello che batteva furiosamente un piede a terra, le braccia incrociate al petto, e un altro ragazzo che si teneva una mano sul naso, abbastanza dolorante e con una faccia tra il confuso e l'esasperato.

Mi ricordo di te!” esclamò Feliciano, puntando il dito contro Antonio.

Non sarai mica quello spagnolo che abbiamo ospitato qualche anno fa? Quello della chitarra?”

Antonio spostò finalmente l'attenzione sul minore dei fratelli Vargas, sorridendogli cordiale, sinceramente felice che l'avesse riconosciuto.

Anche lui era cresciuto parecchio e il cambiamento sembrava in qualche modo maggiore rispetto a quello di Lovino. Il viso era meno delicato, anche se effettivamente non gli mancava una certa grazia nell'espressione paciosa.

Sì sì Feliciano, sono proprio io!” gli disse.

Quanto tempo!”

Feliciano volò verso il divano per poi gettarcisi sopra e appoggiare una mano sulla spalla di Antonio.

Sono proprio contento di rivederti. L'altra volta sei sparito senza neanche salutarci. Non si fa così, non sai quanto c'era rimasto male Lo...” provò a dire, prima che Lovino gli si fiondasse addosso per zittirlo.

Non dire cazzate, idiota!” lo minacciò, chiudendolo in una morsa simile a quelle che sanno fare gli atleti di wrestling.

Va bene, va bene!! Lasciami però, fratellone! Mi soffochiiii...”

Antonio li guardò, divertito e intenerito. Era sempre bello vedere due fratelli, sia che litigassero sia che andassero d'accordo. Lui era figlio unico eppure un po' lo sapeva cosa significasse avere dei fratelli; infatti ne aveva avuti due, anche se non di sangue: uno era francese e uno era tedesco.

Aspetta, aspetta un attimo...veeh...” diceva Feliciano per guadagnare tempo e liberarsi dalla stretta mortale del fratello.

Ma lo sai Antonio...lasciami fratellone!! Antonio, lo sai che...sei proprio come ti ricordavo, cioè, è strano...non sei cambiato neanche di un giorno”

Antonio rizzò la schiena, sentendo le proprie pupille dilatarsi per la sorpresa; contemporaneamente, anche Lovino si era bloccato e ora stavano tutti e tre in uno scomodo silenzio.

Ecco un altro problema a cui Antonio non aveva pensato: durante i suoi viaggi temporali, il resto del mondo cambiava ma lui rimaneva sempre uguale. Come giustificare il fatto che non fosse invecchiato neanche un po' dopo sei anni? Per fortuna Lovino era un tipo che aveva sempre la risposta pronta.

Ma che cazzo dici, Feli! Ti stai sbagliando, la memoria ti fa cilecca”

Ah...be', se lo dici tu, Lovino!” disse Feliciano, con un'alzata di spalle.

Antonio stirò la bocca in un sorriso forzato. Certo non era stata una grande scusa, ma sembrava aver miracolosamente funzionato.

Probabilmente per evitare ulteriori indagini pericolose da parte del fratello minore, Lovino intervenne ancora:

Basta con le stronzate adesso, non ti sei accorto che è ora di andare? Si è fatto tardi”

Dovete andare via? Dove andate?” chiese Antonio con curiosità.

Cazzi nostri!” rispose bruscamente Lovino.

Feliciano invece rivolse allo spagnolo un sorrisino un po' triste ma limpido, mentre sugli occhi castani sembrò scendere una specie di velo scuro.

Andiamo al cimitero” disse, “oggi sono sedici anni che è morto nostro nonno”

Ah, nonno Vargas. Il vigile del fuoco morto durante un salvataggio, l'uomo forte dalle spalle grandi che voleva tanto bene a Feliciano ma che amava Lovino molto di meno. Lo stesso uomo che chiaramente era mancato al piccolo Lovino, sia da vivo che da morto.

Chissà che cosa significava adesso per Lovino andare a visitare la sua tomba. Chissà se si sarebbe sentito triste o solo...e chissà se in quel caso avrebbe avuto il coraggio di appoggiarsi a Feliciano...no, non l'avrebbe mai fatto!

Antonio aveva capito che Lovino avrebbe sempre cercato di non farsi vedere debole davanti al fratello, come aveva fatto quando aveva aspettato che se ne andasse con la zietta prima di scoppiare a piangere.

Lo faceva sicuramente per proteggere Feliciano, in veste di fratello maggiore, ma forse...forse il suo orgoglio gli impediva di mostrarsi debole a quel fratellino che doveva sembrargli migliore di lui sotto troppi punti di vista.

E allora Lovino non avrebbe avuto nessuno accanto a lui in un momento simile, e Antonio questo non lo voleva assolutamente.

Oh...mi dispiace tanto per vostro nonno” disse, “ecco, non vorrei essere invadente...ma se vi fa piacere potrei venire anch...”

No!” gridò Lovino con voce secca.

Sembrava improvvisamente alterato, sul viso una sorta di espressione furente ma anche scioccata. Con uno scatto si avvicinò all'orecchio di Antonio per sussurrargli qualcosa e Antonio stesso, seppure incuriosito dalla reazione, non riuscì a trattenere uno strano brivido quando le parole di Lovino gli arrivarono come un soffio sulla pelle.

Sei fuori?” gli disse piano, per non farsi sentire da Feliciano, “ hai visto com'è il tempo? Potrebbe riprendere a piovere da un momento all'altro”

Ah, la pioggia! Perché c'era sempre qualcosa che non ricordava?!

No, Antonio non poteva rischiare di sparire un'altra volta! Non adesso che sentiva qualcosa di strano, qualcosa di particolare nascergli dentro...non adesso che aveva trovato un Lovino della giusta età, uno che sembrava avere bisogno più che mai di qualcuno...magari di lui...magari proprio di Antonio, sì, altrimenti perchè era stato mandato lì?

Doveva trovarsi lì per Lovino, per non lasciarlo solo quando aveva bisogno!

Antonio non ci pensava minimamente a sparire da quel momento della sua vita! E se per evitarlo non doveva bagnarsi, allora bastava rimanere al chiuso in casa.

Va bene, allora voi andate” gli disse, “io vi aspetterò qui”

Lovino si eresse in tutta la sua altezza, portandosi le mani ai fianchi e piegando un sopracciglio.

Neanche fosse casa tua, fottuto scroccone”

Ehm...vi aspetterò qui, se posso” aggiunse Antonio.

Ma certo che puoi! Dai fratellone, allora andiamo subito così non faremo aspettare troppo il nostro ospite” disse Feliciano, correndo verso la porta e sventolando intanto la mano verso Antonio per salutarlo.

Prima di seguirlo, Lovino afferrò il telecomando e accese il televisore.

Sta buono qui e non combinare cazzate” disse, per poi aggiungere, più piano, “credo che in casa ci siano cose che tu non sai usare, quindi evita di toccare la roba che non hai mai visto. Anzi, meglio che ti pianti sul divano e non muovi un muscolo”

Antonio annuì in risposta all'occhiata severa che Lovino gli lanciò prima di uscire dalla porta. Rimasto solo in casa, in effetti lo spagnolo si accorse che c'erano molti oggetti che gli sembravano vagamente familiari, ma che erano diversi da come li conosceva lui.

Innanzitutto, la televisione...perchè era così piatta? E poi, quello in fondo cos'era, uno stereo? Così piccolo? E il computer nell'angolo non aveva lo stesso aspetto dei computer che c'erano nel '96.

Finalmente Antonio, che fin'ora si era concentrato solo sulle persone, per non dire quasi solo su Lovino, si rendeva conto dei progressi che il mondo aveva fatto nel giro di quindici anni. Ora che ci pensava, non era cambiata solo la forma di certi oggetti o i colori che aveva visto per le strade. Anche le mode erano ovviamente diverse, e la gente si vestiva con capi che non erano diffusi negli anni '90.

Antonio ispezionò velocemente la propria figura: i jeans scoloriti, le scarpe da ginnastica e il giubbotto scuro andavano bene? Infondo gli sarebbe piaciuto cambiarsi, ma non sapeva come fare.

Chissà come si vestiva Antonio nel 2011...di nuovo, il pensiero tornò al se stesso di un altro anno come già era successo quando era andato alla sua vecchia casa.

Se aveva avuto ragione, adesso l'Antonio di quell'anno era stato temporaneamente cancellato per cedere il posto a lui.

Ma questo...questo potrebbe provocarmi dei problemi?”

Con una fitta d'angoscia, Antonio pensò a un possibile lavoro da cui si sarebbe improvvisamente assentato, o, nella vita privata, a qualcuno che magari conosceva e che poteva preoccuparsi se lui spariva all'improvviso. Come fare per non destare sospetti, per non complicare le cose per se stesso?

L'idea arrivò subito: Francis.

Già, Francis c'era, il suo migliore amico c'era, come poteva essere altrimenti? Poteva parlare con lui...ma forse farlo faccia a faccia sarebbe stato pazzesco; se anche Feliciano si era accorto che Antonio non era invecchiato, figurarsi cosa avrebbe fatto Francis, che adesso avrebbe dovuto avere circa...quarant'anni!

Oddio...non posso incontrarlo direttamente, gli verrebbe un colpo! O almeno, non subito” si disse ad alta voce Antonio.

Non voleva mettere completamente da parte l'idea di un confronto diretto con Francis; lo conosceva bene, sapeva che, superato lo shock iniziale, l'amico avrebbe potuto capire la situazione...infondo era o no fidanzato (per Antonio era ancora un po' difficile accettarlo) con quel Kirkland, che si vantava di saper fare chissà quali trucchetti magici?

Francis avrebbe sicuramente avuto una mentalità aperta su faccende occulte, misteriose o roba simile. Tuttavia, prima di incontrarlo sarebbe stato meglio sondare il terreno indirettamente.

Una lettera è l'ideale!” si disse Antonio, saltando in piedi.

In quel modo sarebbe stato facile; avrebbe scritto a cuore aperto al suo amico, raccontandogli più o meno cosa gli stava succedendo e chiedendogli poi di coprirlo se magari l'assenza di Antonio nel 2011 poteva causare problemi.

Perché di assenza di si trattava, anche se lo spagnolo non sapeva dire quanto tempo sarebbe rimasto lì.

Per gli ultimi giorni della settimana di fine anno splenderà un tiepido sole sulla nostra città”

Quasi come se gli fosse arrivata una risposta dal cielo, a parlare era stata la signorina del meteo in televisione.

Le temperature resteranno nella media stagionale...”

Antonio si avvicinò con circospezione all'apparecchio, fissando la bella giornalista che sembrava proprio ricambiare lo sguardo.

Per i prossimi tre giorni si potrà lasciare tranquillamente l'ombrello a casa...capito, signor Antonio Fernandez Carriedo?”

Ma...gli aveva appena fatto l'occhiolino?

Oh...ho capito, si che ho capito! Era proprio quello che volevo sentire! Grazieeee!” esclamò Antonio, felicissimo, stampando un bacio alla splendida signorina dello schermo.

Era incredibile, e se Antonio ancora avesse avuto qualche dubbio sul fatto che doveva restare lì, adesso tutte le incertezze sarebbero sparite. Era la cosa giusta da fare, quello era stato un segno più che eclatante, e così sarebbe rimasto...almeno per tre giorni, almeno finché non avrebbe di nuovo piovuto.

Non voleva perdere tempo; la prima cosa da fare era dunque cercare carta e penna per poter scrivere la lettera a Francis. I Vargas non se la sarebbero certo presa se prendeva in prestito le loro cose...va bene, Lovino se la sarebbe sicuramente presa, ma dalla sua parte Antonio avrebbe avuto Feliciano, quindi perchè non tentare!

Il ragazzo si guardò di nuovo intorno, ispezionando il salone; di fogli bianchi non sembrava esserci traccia neanche tra i libri sulle mensole; Antonio ci si avvicinò, facendo passare il dito sui titoli dei volumi mentre li scorreva.

Si trattava per lo più di libri d'arte, didattici, di saggi o raccolte fotografiche su mostre o musei. Forse erano tutte cose di Feliciano, che aveva detto di voler diventare un artista. Infatti, quando Antonio aprì qualche volume a caso, sulle prime pagine trovò sempre il nome del minore dei Vargas segnato in bella calligrafia, a matita. Ma i libri di Lovino dov'erano?

Antonio si diresse al piano superiore, con l'intento ufficiale di trovare carta e penna ma più che altro con la curiosità crescente di poter vedere la camera di Lovino, le cose che conteneva e i libri che il ragazzo preferiva.

Appena salito l'ultimo gradino, l'occhio gli cadde subito sulla prima porta aperta nel corridoio. Fece per entrare, ma si bloccò sull'uscio, appoggiandosi sullo stipite della porta, un sorriso tenero e divertito che iniziava a spuntargli sulle labbra.

In quella stanza regnava sovrano un caos totale; il letto era sfatto e il cuscino era piegato in due, per terra. C'era una scrivania, ma non sembrava neanche tale perchè era ricoperta da pile di vestiti, seppure piegati, segno forse che Lovino agli abiti ci teneva particolarmente. Parecchi libri aperti prendevano invece aria sulle mensole o sul pavimento, mentre le pareti erano piene di post-it e pagine strappate da ricettari, appese per miracolo ai muri con pezzi di scotch.

Quella sì che era la camera di Lovino Vargas!

Antonio entrò facendosi largo nel disordine e misurando bene i passi per non calpestare nulla.

Fu tanto fortunato da riuscire a recuperare un foglio volante e una penna, ma prima di andarsene qualcosa catturò la sua attenzione: c'era un quaderno che faceva capolino da sotto il letto, e dalle sue pagine sbucavano segnalibri e linguette.

Antonio non resistette alla tentazione e si chinò per raccoglierlo. Era un semplice quaderno a righe, ma pesava molto e le pagine avevano guadagnato di spessore perchè dentro c'erano conservate molte fotocopie, e altre pagine provenienti da altri giornali c'erano state attaccate con colla e graffette.

Antonio sfogliò quella specie di raccoglitore che si trovava tra le mani: c'erano segnate ricette su ricette, da quelle per pietanze più semplici a veri piatti per cuochi provetti; ogni portata era correlata da appunti scritti a mano che indicavano il vino giusto da accompagnare.

Antonio lesse anche commenti come “questo non fa così cagare”, “se lo allunghi viene una brodaglia”, “queste dosi sono sbagliate CAZZO” e così via.

Alla fine, l'ultima parte del quaderno era stata dedicata a una rassegna favolosa di pizze per tutti i gusti. Solo a guardare le foto e gli ingredienti per le ricette, ad Antonio venne l'acquolina in bocca.

Aww, Lovino...e così ti piace cucinare”

Antonio si sentiva davvero felice per quella scoperta. In qualche modo gli sembrava di essere venuto a conoscenza di una parte importante della vita di Lovino; un ragazzo così disordinato non poteva che amare profondamente la cucina se ci aveva messo tanta cura nell'organizzare un ricettario.

In quel momento lo spagnolo seppe di aver accorciato di un passo la distanza che lo separava dal suo bizzarro Lovino Vargas...ed era una sensazione fantastica.

 

Dopo un oretta Antonio aveva quasi finito di riempire due fogli. Come aveva pensato, non era stato difficile. Gli era bastato immaginare Francis per scrivere di getto tutto, ma proprio tutto quello che gli avrebbe detto a voce.

Tra loro due non c'erano mai stati segreti; Francis era un po' pazzo, ma era il migliore dei confidenti e non l'aveva mai lasciato in mezzo ai guai.

Antonio aveva anche scritto che, per quanto potesse sembrare assurdo, lui ora stava davvero viaggiando nel tempo e aveva ancora venticinque anni. A un certo punto aveva pensato di inventarsi qualche scusa per giustificare la sua assenza nel 2011, ma poi aveva finito per crollare sotto la pressione dello sguardo blu di Francis che aveva stampato in testa.

La verità era che voleva incontrare Francis, doveva farlo, ne aveva proprio bisogno. Erano successe così tante cose che...era una sorta di bisogno fisico, quello di riabbracciare l'amico.

E per dimostrargli che non lo stava prendendo in giro e che non era tutto uno stupido scherzo, Antonio fece una cosa che avrebbe preferito evitare.

Giurò sul nome di Jeanne, il primo grande amore di Francis, ritenuto da Antonio anche l'unico (ma a quanto pareva le cose non stavano esattamente così...).

La storia di Jeanne, che era morta in un terribile incidente prima che Francis avesse potuto dichiararle i propri sentimenti, il francese l'aveva confidata solo ad Antonio e Gilbert, perchè per lui era troppo penoso parlarne con altri.

Antonio non avrebbe mai voluto rinvangare tristi ricordi e men che meno ferire in qualche modo l'amico, ma quella era l'unica cosa davvero seria su cui poteva fare appello per fargli capire l'importanza della questione. A malincuore, aveva ammesso che non c'era altro modo per convincere Francis che ciò che gli stava scrivendo fosse la verità.

Sembrava davvero che in quel momento la morte di una persona cara fosse l'unica certezza rimasta ad Antonio, l'unico appiglio sicuro...ed era terribile e sconcertante.

Con la mano che tremava e la vista che iniziava pericolosamente ad appannarsi per colpa degli occhi lucidi, Antonio giurò tramite lettera che non mentiva. Giurò su Jean e anche su...

Che cazzo stai facendo?” disse Lovino, apparendogli improvvisamente da dietro la schiena.

Antonio, che non l'aveva sentito rientrare tanto era preso dalla sua attività, si girò per la sorpresa.

Uno sguardo altrettanto scioccato si dipinse sul volto di Lovino.

Stai...piangendo?” gli disse.

Cosa? No, no” fece Antonio, asciugandosi in fretta gli occhi con il dorso della mano.

E invece sì che stavi piangendo, ti ho visto!”

Allora...mi stavi spiando?” disse Antonio con un mezzo sorriso, perchè la conversazione gli ricordava quella avuta con il piccolo Lovino nel giardino di casa Vargas nel '98.

Ed evidentemente la stessa cosa pensò anche Lovino, perchè rispose:

Non ti stavo spiando. Passavo per caso di qua e...” lasciò la frase in sospeso, poi lo squadrò con una strana occhiata indagatrice.

Adesso non dovresti dire di essere venuto apposta per farmi smettere di piangere?”

A quella affermazione il viso di Lovino si incendiò.

Non direi mai una cazzata del genere, bastardo!”

Antonio rispose con un sorriso e il silenzio cadde per qualche secondo nel salone.

Lo spagnolo puntò lo sguardo sull'albero di natale, sentendosi davvero a disagio con Lovino per la prima volta da quando era cominciata tutta quella strana storia.

Lo stomaco gli faceva male per i brutti pensieri che aveva dovuto rievocare prima, e se ne sentiva così pieno che quasi aveva paura di esplodere...com'è che si accorgeva di stare male solo adesso che l'altro gliel'aveva fatto notare?

Sicuramente era stato tutto questo pensare al passato che non gli aveva fatto bene...aveva covato tutto dentro, le emozioni forti si erano accavallate l'una sull'altra e forse la coscienza di Antonio aveva preferito mettere un attimo da parte il suo animo stravolto, per dedicarsi a qualcosa di più bello che sembrava riuscisse a farlo stare meglio.

Eppure proprio quel “qualcosa” si era reso conto che Antonio non era completamente sereno, e adesso era lì a fronteggiarlo coi suoi occhi verdi, sinceri e spietati.

Piangevi...perchè stavi soffrendo per qualcuno?” disse Lovino.

...Coglione?” aggiunse in fretta.

Io...”

Ma forse con lui poteva parlare.

Il problema era che non ne parlava tanto del suo dolore, Antonio, perchè non aveva mai avuto molte persone con cui farlo e in genere tendeva a tenersi tutto dentro, per non far preoccupare nessuno.

E poi, caricare quel povero ragazzo di ulteriori pene non sarebbe stato crudele da parte sua? Considerando che quello che avevano passato era in qualche modo simile, come poteva permettersi di sfogarsi proprio con lui?

Al silenzio di Antonio, Lovino scattò.

Che significa quella faccia così remissiva? Non osare guardarmi con quei pietosi occhi verdi...Dio, ho voglia di farteli neri a forza di pugni e lo farò se non parli!”

Non credo sia il caso...”

Ed ecco che di nuovo sembrò che Antonio avesse detto la cosa sbagliata al momento sbagliato.

Dimmi che cos'hai, cazzo!” tuonò Lovino, “parla con me, parlami, dimmi di te!”

Con una mossa gli arrivò vicinissimo e gli afferrò il collo della maglia; era così infuriato che sembrava stesse per uscirgli il fumo dalle orecchie. Come se non bastasse lo sguardo assassino che aveva messo su, l'esasperazione di Lovino venne sottolineata ancora di più dal ragazzo con una specie di sospiro seccatissimo.

Ti vuoi decidere a dirmi qualcosa...di te?! Con che faccia ti presenti davanti a me sapendo che poi sparirai...con che faccia pretendi di entrare nella mia vita senza rendermi partecipe della tua? Cazzo!” sbraitò, scuotendo Antonio.

Lo spagnolo era allibito.

Innanzitutto, Lovino era arrabbiato, ed era arrabbiato proprio con lui che era stato capace di ferirlo quando invece credeva di star facendo bene.

Tuttavia, seppure offeso da una mancanza nei suoi confronti, Lovino rimaneva lì; non si dava alla fuga, né si liberava dalla sua presenza prendendolo a schiaffi.

Era come se in quel momento quell'impossibile ragazzo gli stesse dicendo “sono qui per te”...o Antonio se lo stava immaginando?

Davvero però la situazione sembrava rovesciata rispetto a prima: lui che voleva consolare era diventato quello da consolare; lui che voleva far sfogare era diventato quello che aveva bisogno di sfogarsi; lui che voleva esorcizzare la sofferenza era diventato quello la cui sofferenza andava esorcizzata.

E tutto senza che si fosse reso conto di stare male come un cane!

Comunque la cosa che più lo spiazzava era il fatto che Lovino avesse dimostrato di voler sapere cosa pensava, di volerlo conoscere tanto quanto Antonio voleva conoscere lui.

Esagerava se pensava che Lovino avesse appena cercato di tirarlo su di morale proprio come aveva tentato di fare Antonio per lui fin'ora?

Bastò quel pensiero a stendere le labbra dello spagnolo in una specie di ghigno soddisfatto.

Lovino si preoccupava per lui...? Era così...?

Improvvisamente tutto si era fatto più leggero, il mondo sembrava più bello, il cuore non batteva più in modo sommesso e colpevole ma anzi aveva iniziato a scalpitare.

Ah, Lovino si preoccupava per lui...si era arrabbiato tanto perchè gli importava di lui...e adesso era così vicino, così a portata di mano...sarebbe stato tanto strano allungare un po' le braccia e allacciarlo forte forte a sé?

Be', Antonio non poteva dire se Lovino avesse capito le sue intenzioni, ma era certo che il ragazzo lo stava guardando, se possibile, ancora più male di prima. Comprensibile, visto che dopo la sua sfuriata Antonio non aveva ribattuto nulla ma si era chiuso nei suoi pensieri, rivolgendo all'altro in un inspiegabile silenzio uno strano sorrisetto ebete decisamente fuori luogo.

Quindi Lovino lasciò di scatto la presa sulla maglia di Antonio, spingendolo un po' all'indietro con un gesto secco.

Che sei un coglione già lo sapevo...nessuna novità”.

Antonio gli sorrise piegando la testa. L'aria era satura della tensione nata dalla specie di scontro mancato di prima, ma, di nuovo, non era male come situazione.

Davvero, non era male. Piuttosto era, come dire...elettrizzante! Allo stesso tempo c'era un senso di benessere che pulsava nelle vene di Antonio, qualcosa di dolce che partiva dal cuore e che si stava pian piano irradiando verso tutto il suo corpo.

Intanto Lovino se ne stava lì a fissarsi le scarpe, ignaro di tutto quello che era riuscito a scatenare all'interno dell'altro.

E' solo che tu sai diverse cose di me” disse, con la voce ancora roca per aver gridato, “mentre io non so quasi nulla di te...e non mi sta bene! Cioè, non è per niente giusto ecco! Come fa ad essere equa una cosa del genere? Ma a te certo non te ne frega un cazzo, oh, per te tutto va...”

Antonio bloccò quel fiume di parole semplicemente prendendo la mano di Lovino.

Era la stessa mano che aveva tenuto stretta durante il loro primo appuntamento; era calda allo stesso modo, forse un po' meno morbida, ma le dita erano indubbiamente quelle e la forma era la medesima.

Tuttavia Antonio sapeva perfettamente che tenere la mano di Lovino adesso era una cosa diversa. Oh, era fantastico quel ragazzo e così il potere che aveva su di lui: Lovino sapeva affascinarlo, sapeva spiazzarlo, sapeva farlo ridere e conosceva il modo per far fare delle vere capriole al suo cuore.

In quel momento Antonio sentì forte la convinzione che, qualunque cosa fosse, ciò che aveva unito il destino suo a quello di Lovino doveva essere per forza qualcosa di buono...

Va bene Lovino, adesso ti parlo un po' di me” gli disse, ritrovandosi con gli occhi verdi incatenati nell'altro paio di occhi verdi, e coltivando nella più profonda parte di sé il desiderio di non liberarsi mai più dal loro giogo.

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Salve a tutti!!Finalmente sono riuscita ad aggiornare...purtroppo dovrò seguire un ritmo meno serrato con la pubblicazione perchè sto preparando un esame =_= ma non pensiamoci xD

Passando a questo capitolo...be', mi è uscito più introspettivo del solito :3 ci sono stati alcuni momenti pseudo romantici in cui ho tentato di esprimere le sensazioni forti che stanno unendo i nostri due piccioncini e, insomma...Antonio si sta scoprendo innamorato (anche se “scoprendo” nel suo caso è una parola grossa xD) >w< che dite, ce l'ho fatta a rendere l'idea? xD

Comunque, la canzone che ha ispirato la stesura di questo capitolo e del precedente fa sempre parte della OST di Secret Garden: è “Guardian Angel”, è molto dolce ma anche triste ed evocativa. ( http://www.youtube.com/watch?v=nwIKJ-PM3DY )

Come al solito, ringrazio di cuore tutti coloro che mi stanno seguendo, siete fantastici! E vi invito a lasciare un commento per farmi sapere cosa pensate ^-^ alla prossima allora <3

   
 
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