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Autore: Walpurgisnacht    05/11/2011    0 recensioni
Primo EIP tra Kaos e Nyappy.
Storia a quattro mani via Skype, un pezzo ad ognuno, senza nessun tipo di controllo post-scrittura.
Michele lavora in un gay-bar ed è sempre andato d'accordo con suo fratello. Franco e Kevin sono suoi amici.
Alessandro è un prete, Giulietta una prosperosa, giovane donna.
Cos'hanno in comune?
...magari sono tutti killer mafiosi.
Beh, può essere la risposta giusta.
E Seth Wolfgang chi è in tutto questo?
[Surrealtà, bizzarrie e sane dosi di nonsense delirante compresi nel prezzo]
Genere: Azione, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era avvolto dalle tenebre, mentre una musica solenne echeggiava nelle sue orecchie. I violini piangevano, mentre una bassa voce maschile gli sussurrava all'orecchio parole a lui sconosciute.
Era Michele.
Franco cercò di concentrarsi sulla voce, ma il crescendo della melodia gli impedì di sentirla ancora.
Aprì gli occhi. Ancora buio, anche se Michele era davanti a lui.
Però era strano, era lui e contemporaneamente sembrava un altra persona. I suoi capelli scuri rilucevano, la sua pelle aveva il candore opaco delle statue antiche, in netto contrasto con il corsetto borchiato e i tacchi a stiletto degli stivali.
"Franco." chiamò il suo nome, inclinando il capo.
I suoi movimenti erano rigidi, come se fosse davvero una statua.
Franco si avvicinò a lui, camminando in quel buio lattiginoso. La musica d'orchestra era sparita, lasciando dietro di sé il silenzio.
Non un respiro infrangeva quel momento.
"Amami" era un ordine, pronunciato con tono duro.
Franco si avvicinò ancora, mentre Michele sollevò un braccio, imperioso, intimandogli di sbrigarsi.
Ma Franco non poteva correre, si limitava a far echeggiare i propri passi nel nulla, vedendolo avvicinarsi con lentezza esasperante.
"Amami." ripeté Michele, gli occhi stretti ed il braccio rigido, in posa come una statua greca.
"Sì" gli rispose Franco "Lo faccio già. Ogni giorno, ogni minuto e secondo della mia esistenza"
"Menti"
Franco crollò sulle ginocchia, guardando dall'alto Michele, il suo sguardo freddo, freddo come il marmo.
"Sono... tu non hai idea delle cose che ho fatto per te." gemette stringendosi le braccia al petto "Ho ucciso, ho rischiato di morire, ho scoperto... tu non sai cos'ho scoperto."
"Amami" Michele non sembrava a verlo ascoltato.
Franco si avvicinò a lui sulle ginocchia, come in adorazione di un idolo.
"Sempre" allungò una mano per toccarlo, appoggiandola sulla spalla dell'altro "Sempre"
Lo abbracciò, stringendo quel corpicino -freddo, così freddo.
Non era Michele, era ghiaccio.
Franco chiuse gli occhi, stringendolo di più per scaldarlo.
Un'ondata di scheggie fredde gli investì il viso -spalancò gli occhi: stringeva l'aria, mentre ai suoi piedi giaceva un mucchietto di polvere, frammenti di quel Michele così finto.
"Ti ho ucciso."
Toccò con una mano la polvere, così sottile, stringendola tra le dita -fresca come l'aria.
"E' colpa mia." iniziò a cantilenare, come un mantra, un'ode funebre ad un Dio sconfitto "E' colpa mia, ti ho ucciso!"
Aprì gli occhi. Era sdraiato su un materasso duro, senza cuscino. Riconosceva quella stanza: era l'anticamera della base di Spillone, dove le guardie montavano il turno.
Era stato solo un sogno.
Un brutto, orribile sogno.
Si alzò. Gli doleva ogni fibra corporea, ano incluso:
Non ricordava come era finito in quel posto. L'ultima cosa che era registrata nel suo cervello... aspetta. Com'è che non ricordava nulla da dopo l'irruzione in chiesa?
C'erano Kevin, quella zoccola di Giulietta, il vecchio vestito come un pagliaccio fuggito da un istituto psichiatrico... fucili e Jane spianati, dovevano entrare e ammazzare qualunque cosa si muovesse. Lui ovviamente non era così sicuro su quest'ultima parte, dato che vi era incluso anche Michele e avrebbe preferito farsi strappare l'uccello a morsi che fargli del male.
Ma dopo quello... vuoto. La sua memoria si interrompeva bruscamente. Aveva dei vaghi flash di robe irreali, tipo una bambina che si sdoppiava e cambiava colore e faceva cose impossibili. Niente di focalizzato, solo spettri di immagini che gli galleggiavano in testa sfottendolo per la loro palese assurdità.
"Cazzo. Devo smetterla di sniffare qualunque schifezza mi passi quel drogato di Raffaele 'O Porcu" si disse a mezza voce, inacidito. Le sue sinapsi stavano friggendo ben bene, a quanto pare.
Uscì dallo stanzotto. Ai lati della porta c'erano due tipi armati che piantonavano l'ingresso e che, sentendo dei rumori, si erano voltati nella sua direzione.
Li conosceva: erano Pippo e Anastasio, detti amichevolmente Merda e Vomito. Sì, c'era un gran senso di cameratismo e di volemose bbene nella gang di Spillone.
"Franco! Come va, caro? Eri ridotto piuttosto male, lo sai?" gli disse Pippo sbattendo le ciglia. Era il suo modo di motteggiare la gente e Franco l'aveva sempre odiato. E poi lo sapeva che il suo cuore era occupato, che ci provava a fare ogni santa volta che aveva la sfortuna di vederlo?
"Lascia stare, Vomito. Sto una merda. Cos'è successo, si può sapere?".
"Non ne abbiamo idea" intervenne l'altro "Spillone ci ha tenuto totalmente all'oscuro di quel che è successo dentro quella fottuta chiesa. Anzi, speravamo che potessi illuminarci tu in merito".
"Ah guarda" fece Franco, tenendosi le tempie che avevano improvvisamente cominciato a dolergli "caschi male, non ricordo una minchia di niente. O meglio, ricordo qualcosa ma dev'essere qualche trip strano".
"Dai su caro, non farci restare sulle spine. Vogliamo..." cominciò Merda. Non poté finire perché la testa gli esplose. L'occhio sinistro finì direttamente sul naso di Franco.
"Buongiorno, cari. Come va il vostro ultimo giorno di vita?" fece una voce che a Vomito non diceva niente, ma che Franco ricconobbe istantaneamente.
Don Alessandro era lì.
"Cazzo!" esclamò indietreggiando.
Nel naso sentiva fresco il puzzo del sangue, acre e metallico.
Un altro sparo: il corpo di Vomito ruotò su se stesso, spruzzando sangue e viscere, che imbrattarono il pavimento e la porta.
Don Alessandro stringeva due armi: la pistola con cui aveva ucciso Merda, una semplice rivoltella impugnata nella mano sinistra, eh...
"Ohccazzo" Franco non aveva idea di cosa fosse quella roba.
Sembrava un lanciamissili in miniatura, issato sul braccio del prete. Il metallo era argentato, lucido come uno speccio, mentre delle croci in rilievo lo ornavano.
Abbassò lo sguardo sul corpo di Vomito: dal ventre spuntava una croce metallica, le punte biforcute che scintillavano.
"Ti piace?" Don Alessandro sollevò il braccio per mostrargli il lanciacroci, assicurato a lui da una serie di cinghie "Si chiama Grande Sterminatore di Infedeli 2.0, modello Tito 70 d.C."  gongolò.
Franco fissò esterrefatto lo Sterminatore, conscio di essere spacciato: Pistola Fumante era armato, lui al contrario era in pigiama, chiuso in una stanza, completamente alla sua mercè.
"B-bello" tentò. Si sentì un coglione -leccare non era certo la cosa migliore da fare- ma Don Alessandro non gli sparò.
Non ancora.
"Ovviamente prima mi riferivo a quegli infedeli fornicatori dediti ai piaceri di Bacco e Venere" gli disse con tono tranquillo "Per te ho altri progetti in mente"
"Ovvero?" aveva una speranza? Franco aveva davvero una speranza?
"Sei stato un degno avversario. Ho un'offerta da proporti."
"Franco sapeva già quale fosse. Sembrava il copione di un brutto film mafioso. Ora Pistola Fumante gli avrebbe chiesto di unirsi a lui, tradire Spillone e...
"Togliti la vita da solo."
Franco spalancò gli occhi. Cosa?
"Mi ha capito bene, sodomita." replicò Pistola Fumante con tono irritato "La tua anima non raggiungerà mai il Signore se sono io ad ucciderti." gli spiegò "Il Signor eha bisogno di combattenti come te, protettori della fede, instancabili esempi di amore e carità. Se ti priverai del suo dono, il giorno dell'Apocalisse rinascerai senza un corpo..."
Fece una pausa.
Tutto quello era... assurdo.
"Ed entrerai a far parte delle Sue forze speciali contro Satana, la fornicazione, il vino ed il gioco."
Franco non sapeva cosa dire. Tutta quella pappardella religiosa... non ci aveva capito nulla.
"Sono ateo." specificò a bassa voce, come per non farsi sentire. Come doveva reagire? Cosa doveva fare?
"La Redenzione è sempre possibile, Dio è buono e misericordioso." Pistola Fumante sembrava uno di quelli che rompevano le palle porta a porta.
I discorsi erano simili -ma la religione diversa, giusto?
"E se... dovessi rifiutarmi?"
Franco desiderò non aver sollevato la questione.
Un meccanismo scattò nello Sterminatore, e nel buio della canna Franco intravvide le punte scintillanti di una croce.
"Credo di essere stato abbastanza eloquente." commentò Don Alessandro.
Il Grande Sterminatore di Infedeli ruggì.
No, Franco non se lo sognò. Quell'aggeggio emise un rumore come l'urlo di guerra di una tigre, o di un leone, o qualcuno di quei felini abnormi che possono ingoiare un uomo adulto in un solo boccone.
Si sturò le orecchie. Il gesto non gli impedì di sentirne un altro. E un altro ancora.
"Tito ha fame. Quei due scarti di galera non l'hanno per niente soddisfatto" disse don Alessandro, il suono della sua voce che pareva un martello pneumatico. Poi aggiunse, più tetro "Tu, al contrario, saresti un eccellente pranzo".
Al povero Franco parve di impazzire. Davanti a lui c'era un prete, vestito in una maniera ridicola, un mantello rosso che svolazzava pur con la totale assenza di vento cucito a un gessato grigio, che reggeva uno spara-croci... apparentemente senziente.
Balbettò qualcosa. Don Alessandro colse "cazzo", "vaffanculo a tutti" e il nome del Signore pronunciato invano. Si scrocchiò il collo, irritato da quest'ultima irrispettosa uscita.
"Te lo ripeto per l'ultima volta, Franco: se ti togli la vita da solo passerai nelle bianche armate quando i Cavalieri dell'Apocalisse marceranno sulla terra. E, visto che sei sperduto e non credi nell'esistenza di Nostro Signore, tengo a precisare che intercederò per te nei Suoi confronti per convincerlo a fare un eccezione. Di solito la prassi è chiara ma sono sicuro che vedrà quel che ho visto io in te e saprà riconoscere le tue qualità. Al contrario, non dovessi fare ciò che è meglio per tutti, mi assicurerò che il tuo posticino all'Inferno sia scomodo, piccolo e lercio più che si può. Hai otto secondi per decidere".
Gli gettò la pistola per dargli un mezzo con cui suicidarsi.
Franco la afferrò al volo.
"Fottiti, invasato del cazzo".
Gli piantò un proiettile in mezzo alla fronte.
"Ancora? Quando lo capirete che 'sti trucchetti non funzionano più con me? Sono trasceso. Ora i secondi sono quattro, Franco".
Quatto. Il battito del suo cuore stava accelerando.
Tre. La pistola nella sua mano era fredda; la impugnava con forza, le nocche sbiancate.
Due. Cosa poteva fare? Cosa doveva fare? Lui non credeva nell'Inferno, non credeva nel Paradiso. Ma la stessa esistenza di Pistola Fumante era un segno lampante di quanto Franco si sbagliasse.
Uno. Era fottuto, in tutti i sensi. Uccidersi? Il pensiero non lo sfiorava nemmeno. Uccidere Alessandro -sì, ma come?
"Il tuo tempo è scaduto."
Tito rombò, la voce bassa e sporca echeggiò nella stanza.
Franco era finito.
Chiuse gli occhi, aspettando la fine.
Uno. Due. Tre.
Era ancora vivo. Il ringhiare di Tito era diverso.
Aprì gli occhi: la figurina di Seth era davanti a lui; dalle braccia protese in avanti, che Franco vedeva dall'alto, spuntavano dei tentacoli vischiosi, verdi.
Tito lo Sterminatore ne era avvolto. Franco era salvo.
Don Alessandro sbuffò. Quella bimba cominciava a fargli venire i nervi. Seriamente.
Alzò gli occhi al cielo, come in una silenziosa preghiera. Poi appoggiò una mano su Tito, che guaiva come un cagnolino finito in una trappola da bracconieri, e fece un verso. Qualcuno di particolarmente volgare avrebbe pensato che è il tipico verso che fa uno quand'è seduto sul water e spinge per cagare.
I tentacoli esplosero in un turbinìo di luci azzurrine. Franco fu momentaneamente accecato.
"Piccola, dovresti smetterla di mettermi i bastoni fra le ruote" esclamò, piccato. Poi intinse un dito nella ferita sulla fronte, che non aveva mai smesso di sanguinare furiosamente, e se lo portò alla bocca. Lo leccò appena.
Seth si lamentò ad alta voce: "Uffa! Sei un bastardo, vecchietto! Perché hai distrutto i miei amichetti?". E sbattè i piedini per terra, arrabbiata. Quel prete dai capelli stravaganti, bianchi e sagomati in maniera geometrica ma davvero strana, non le piaceva per niente.
Lui le scioccò un'occhiata davvero brutta, poi le diede le spalle e decise di mostrarle con i fatti come la sua presenza non fosse altro che una scocciatura.
Aprì le braccia.
"Facciamo un gioco, ti va? Scarica il tuo miglior colpo. Se però non riuscirai ad uccidermi... beh, penserò poi a cosa farti. Ti interessa la sfida?".
E il povero Franco sbiancò. Non sapeva bene il perché ma ebbe la netta, trucida sensazione che in quel corridoio si sarebbe presto scatenato l'inferno.
Mentre si chiudeva la porta alle spalle ebbe un flash e cominciò a ricordare cos'era successo nella chiesa di San Crispino.
Lo assalì un tremendo mal di testa. Anche se Seth l'aveva salvato, la situazione era peggiorata.
"Cazzo" pensò strizzando gli occhi.
Doveva andarsene di lì, ma come? Alessandro lo stava fissando e la figurina di Seth era troppo piccola per coprirlo alla sua vista. Era alta come Michele senza tacchi.
"Vecchio bastardo, ti pentirai di avermi dato questa possibilità!" squittì la bambina spalancando le braccia.
Davanti a Franco apparve, in un battito di ciglia, un nugolo di tante piccole Seth con i boccoli biondi e le salopette di diversi colori, sopra le magliette bianche.
"Pronte?" chiese la Seth in mezzo.
Franco alzò gli occhi per guardare il prete, che stava sorridendo come una chioccia. sarebbe stato tutto inutile. Quel pezzo di merda era immortale, era un misso del Signore.
Figurarsi se poteva morire con uno... stuolo di bambinette cloni.
Però la salopette era carina.
Tito rise. Un lanciacroci poteva ridere? Eppure il suono era quello.
Franco si pentì di essere ateo.
Tutte le Seth alzarono le braccia al cielo; dall'alto sembravano davvero la coperta/bandiera di Franco.
Lui non stava nemmeno più pensando si limitava a registrare quello che accadeva. Sarebbe morto, questo era poco ma sicuro.
"Neunundneunziiiiiig..." gridò il coro di voci bianche -e Franco si ricordò di aver già sentito quella parola strana, in una canzone dei vecchi anni '80.
"Luftballooooooooons!"
Centinaia di palloncini rossi apparvero nell'aria con dei pop! che quasi assordarono Franco. Ne era avvolto, non riusciva nemmeno più a vedere cosa stesse succedendo.
Tito ringhiò.
Era un'occasione buona per svignarsela. Indietreggiò alla buona mentre i palloncini gli premevano con gentilezza sul corpo.
Dopo un paio di passi allungò il braccio indietro, toccando la maniglia della porta. Diavolo.
Se l'avesse aperta, la cascata di palloncini sarebbe defluita fuori. beh, bastava sbrigarsi.
Strinse le dita attorno al metallo, quando un rumore assordante gli esplose nelle orecchie.
"Aaah!"
Gridò, coprendole. Era come se una scossa si fosse infiltrata nelle vene, elettrificandogli ogni centimetro di carne.
Male, faceva male. Si ritrovò con il respiro mozzato. Non si era nemmeno accorto di essere crollato sulle ginocchia.
I palloncini però erano spariti: guardò davanti a sé.
Le Seth saltellavano, un gruppetto stava sollevano in aria il braccio del prete e Tito, che uggiolava come un cane ferito.
Pistola Fumante era ridotto ad una montagnola liquefatta di interiora.
E poi successe: rieccheggiò una risata. Rauca, pesante.
"Wow. Sei una combattente fantastica, bimba. Devo ammettere che sono davvero, davvero stupito da un simile sfoggio di forza. Purtroppo per te hai avuto la sfortuna di doverti confrontare con qualcuno investito dall'autorità divina di falcidiare i miscredenti, come quel pazzo genocida di tuo padre che si è permesso di infonderti simili poteri a una così giovane età. Eresia delle peggiori, che stai pur sicura non mancherò di punire come merita".
Tito continuava a guaire. Suonava davvero come un cucciolo picchiato a sangue dal padrone in vena di sadismo sugli animali. La Seth che lo teneva gli diede un pugno per farlo smettere, contrariata dal fastidioso rumore che produceva senza sosta.
"Ehi tu, lascia stare il Grande Sterminatore di Infedeli! Non sei degna di toccarlo neanche con un dito!" ruggì la voce. Suonava minacciosa, come se fosse uscita dalle profondità delle budella di Satana.
La bambina la ignorò, beandosi della dimostrazione di potenza appena avutasi. Anzi, volle portare un ulteriore sfregio al prete e lanciò l'arma per terra con tutta la violenza di cui era capace. Quanto Tito atterrò con un tonfo secco tutti i presenti percepirono chiaramente come stesse piangendo di dolore.
"Ok mocciosa, l'hai voluto tu".
Dal braccio putrefatto di don Alessandro partì un fulmine azzurro che colpì in pieno la colpevole, incenerendola all'istante.
"Mi ci vorrà qualche ora per ricostituire il mio corpo fisico. Naturalmente potrei essere più rapido ma continuo a dimenticarmi di quanto un corpicino come il tuo sia pieno di capacità distruttiva. Consideralo il mio ultimo regalo e il mio ultimo avvertimento. Se dovessimo incrociarci nuovamente... ti consiglio di imparare le preghiere adatte a chi sta per passare a miglior vita. Mi sto davvero scocciando di essere comprensivo con te".
E la voce smise di annoiarli con promesse di morte, che fino a quel momento, erano rimaste vuote minacce.
Franco raccolse sufficiente energia da riuscire a rialzarsi. La mano gli doleva ancora da impazzire ma la sensazione di elettricità si stava pian piano affievolendo.
Si avvicinò, tremando un poco, alla Seth originale. Ancora stupefatto da quanto appena successo, e con i ricordi che gli travolgevano il cervello a ondate stupendolo e terrorizzandolo sempre di più, cercò di rivolgersi a lei senza risultare offensivo o irritante: "Seth... che diavolo succede qui?".
"Corri!"
In un pop! più moderato tutte le Seth sparirono. Quella originale si fermò a pochi passi da Franco e toccò il pavimento, il mucchietto di cenere della Seth tanto idiota da provocare Don Alessandro.
Spuntò un germoglio verde chiaro, ma la bimba si alzò subito, sollevando il braccio per stringergli la mano.
Franco si chinò appena, seguendola nel corridoio spoglio con il pavimento in marmo colorato -Spillone aveva gusti piuttosto piatti.
"Dove stiamo andando?" le chiese. Stava camminando mano nella mano con una bambina che sgambettava a tutta velocità alla sua destra.
"Da mamma, nel quartiere di Beddamatri."
Con quella velocità, il vecchio Alessandro poteva tranquillamente riformarsi un paio di volte.
Franco sbuffò, fermandosi. Seth continuò la corsa, voltandosi per vedere cosa stesse facendo.
"Oh issa!" la bambina era leggera come una piuma. Franco le portò una braccio sotto le spalle ed uno sotto le ginocchia, prendendola in braccio. Nessuno sforzo.
"Andiamo a Beddamatri, allora."
Iniziò a camminare con passo veloce, le ciabatte che echeggiavano.
Seth batté le mani, ridacchiando "Mamma e papà hanno creato un gruppo di resistenza. Sai, ci siamo trasferiti tutti, ma tu eri troppo pesante da sollevare."
Lei annuì seria, prima di proseguire "E' per questo che ti abbiamo lasciato con Pippo e Anastasio."
...il ragionamento filava, anche se cazzo, era stato lasciato indietro come un cane solo per la sua stazza.
"Mamma mi ha mandato a prenderti. Fuori dalla porta c'è Chicco che ci aspetta."
Oh, sarebbero andati in macchina, bene. La porta in fondo al corridoio si stava avvicinando.
"Quante canne si è fumato all'arrivo?" chiese Franco, sospettoso.
"Due sigarette strane." rispose Seth.
Uscirono all'aria aperta: era mattina presto. Il cielo era azzurro, ancora trapunto di stelle, la luna era ancora luminosa, algida come il suo bel Michele.
"Bene, allora è ok." rispose Franco. Chicco sballava solo dalle cinque canne in poi, la sua resistenza era qualcosa di ultraterreno.
La piazzetta in cui si trovavano era anonima, adatta a nascondere un'associazione criminale -anche se la macchina della Polizia di Chicco si scontrava con le pretese di segretezza di Spillone.
Lui si stava mordicchiando i rasta. Franco arricciò il naso, distogliendo lo sguardo.
Che schifo schifo schifo.
Aprì la portiera posteriore e fece scivolare dentro l'auto Seth, assicurandole la cintura.
Era una nanetta utile, gli aveva salvato la vita ed era figlia del boss -insomma, andava trattata bene.
Prese posto sul sedile vicino a quello di Chicco.
"A Beddamatri" gli ricordò. L'altro annuì, girando le chiavi dell'auto.
   
 
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