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Autore: aki_penn    06/11/2011    9 recensioni
Mentre il condominio Chupa Cabras si prepara ad affrontare l'estate più calda degli ultimi quindici anni, i suoi inquilini più giovani dovranno imparare a sopravvivere a loro stessi. Tra portinaie pettegole, padri apprensivi, furti di ventilatori e agognate quanto temute prime volte, l'estate di Soul Eater.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Death the Kid, Liz Thompson, Patty Thompson, Tsubaki | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Trentotto scalini'
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Trentotto scalini

Capitolo Dodicesimo

La strategia del lenzuolo

 

Soul Eater Evans era una persona di scarsa pazienza. Lo era sempre stato e anche quella mattina non sarebbe stato da meno.

Sua madre aveva fatto dei problemi quando lui aveva tirato fuori dal freezer l’ennesimo ghiacciolo all’anice.

“Non è il tipo di alimento che andrebbe bene per la colazione” aveva brontolato “acqua ghiacciata, aromi e coloranti…” aveva poi continuato a borbottare intenta a pulire il bagno.

Soul a volte la spiava mentre faceva le pulizie. Non c’era abituata e all’inizio era stato traumatico. Non era davvero capace, rimanevano le macchie sul pavimento e i vasi d’arredo franavano al suolo quando cercava di spolverare, ma col tempo era riuscita a raggiungere un suo equilibrio, anche se la cucina non era ancora un granché.

A lui faceva un po’ ridere, ma era la sua parte umana, che di solito non esprimeva al meglio, perciò pensava che fosse carina, che fosse come il resto del Chupa Cabras. Sua madre era proprio come tutti gli altri, nonostante si ostinasse a non ammetterlo.

Uscì di casa, senza farsi sentire, e scese le scale a passo pesante, alzando gli occhi solo quando qualcuno, dal piano di sopra, lo chiamò “Soul, stai attento che ho appena lavato le scale!”

Soul mandò giù un pezzo di ghiaccio e annuì, era piuttosto sicuro che l’attitudine di Arisa alla pulizia delle scale fosse dovuta alla voglia di beccare qualcuno in flagranza di reato o comunque di poter trovare qualche cosa su cui spettegolare.

Al quarto piano incontrò Liz, che usciva dalla porta di casa del professor Excalibur, con aria allucinata. Si appoggiò al corrimano con l’aria di chi deve riprendere fiato dopo una corsa.

“Tutto a posto?” domandò con voce strascicata, ricordandosi di mordere il ghiacciolo invece di leccarlo, per evitare commenti imbarazzanti.

“Non entrare mai in quella casa...” disse col fiatone, fissandolo con aria da martire, prima di scendere di corsa le scale verso il suo appartamento. Soul la seguì a ruota sentendo che la porta dell’appartamento in questione si stava aprendo.

Tempo dopo scoprì che lo stratagemma per risparmiare che avevano ideato Liz e Kid era quello di autoinvitarsi a casa degli altri in corrispondenza dei pasti, come facevano le portinaie, e che quel giorno a Liz era capitato per colazione proprio Excalibur. Da allora sulla tabella di marcia per il risparmio, sulla fotografia del professore di Storia del dodicesimo secolo, fu tirata una croce.

Soul finì di scendere le scale senza altri inconvenienti e senza incontrare anima viva, fatta esclusione di Elka Frog che stava spazzando lo zerbino con un’espressione che pareva dire meno sto in questa casa, meglio sto.

Uscì dando un’occhiata a Liza che sistemava al meglio il calendario della portineria attaccato al chiodo, probabilmente controllava i compleanni, che erano sempre motivo di grandi ubriacature e di conseguenti pettegolezzi.

Faceva ancora un caldo terribile, il nubifragio di qualche giorno prima non si era portato via l’afa anzi, forse era più umido. Finì per lasciarsi cadere su una panca di legno, mentre poco più in là il signor Free cercava di mettere il diserbante contro le erbacce, con risultati a dir poco pessimi.

Fu più o meno in quel momento che spuntò Blair, con indosso degli occhiali da sole giganteschi e un bikini microscopico.

Soul per poco non si strozzò col ghiacciolo. Aveva passato il suo periodo di fissa per Blair, ma questo non voleva dire che fosse immune al suo fascino. Si voltò dall’altra parte per non guardarla.

“Buongiorno Soul!” esclamò allegra, piegandosi pericolosamente su di lui.

“Buongiorno” biascicò lui, scuro in volto, con il ghiacciolo infilato in bocca per tre quarti, neanche fosse stato un iceberg.

“Ti vedo un po’ giù di corda. Cos’è quella faccia scura?” domandò sedendosi di prepotenza accanto a lui e tirandogli le guance. Soul avrebbe voluto sospirare ma, dato che stava soffocando per colpa del ghiacciolo, non lo fece.

Tossicchiò sputacchiando anice glaciale  e strizzò gli occhi prima di guardare Blair che contraccambiava con un’espressione tra il languido e il divertito, tipica di Blair.

Fece una smorfia, come per recuperare il suo solito contegno da maschio cool “Senti Blair, sai per caso quando Maka stende le lenzuola?” domandò.

La ragazza si mise un ditino sulla bocca e guardò in aria con aria pensierosa prima di rispondere dettagliatamente “Le lenzuola del letto di Spirit le ha lavate il giorno dell’acquazzone. Ti ricordi?” disse. Soul annuì, arrossendo un poco, se lo ricordava eccome quel giorno, aveva baciato Maka.

“Quelle del suo letto dovrebbe lavarle oggi invece. Perché?” chiese poi rendendosi conto dell’insensatezza della domanda.

Soul alzò le spalle “Così. Vai a prendere il sole?” sviò il discorso lui. L’ingegnere sorrise allegra “Sì, nella spiaggia nudisti. Vuoi venire anche tu?”

Soul divenne bordeaux “No, grazie. Magari un’altra volta”. Le tette di Blairandavano messe fuorilegge.

“Come vuoi. Buona giornata, Soul” salutò andandosene ancheggiando.

Il ragazzo emise un respiro di sollievo solo quando la vide sparire oltre il cancello del Chupa Cabras. Si chiese, se per caso Maka fosse stata così, non sarebbe stato tutto più semplice? Ma Maka non era come Blair, e forse era per quello che gli piaceva. Ai maschi cool piace intraprendere le imprese più impossibili. E Maka era impossibile.

Come chiamata dalla forza della provvidenza divina, Maka, apparve sulla soglia del condominio.

“Buongiorno” disse brusca voltandosi dall’altra parte, per non guardare Soul, e dirigendosi al filo da stendere, tenendo in mano una pesante catinella piena di lenzuola.

“ ‘giorno” fece lui, un po’ in ritardo rispetto al saluto dell’amica. Poco distante Spirit e l’amministratore si chiedevano come mai le aiuole sembrassero degli acquitrini. Soul avrebbe potuto spiegarglielo con una sola parola, Free, ma lasciò che si divertissero a trovare il colpevole da soli.

Rimase a fissarla, senza degnarsi di distogliere lo sguardo quando lei gliene lanciava di fugaci. Era arrabbiata con lui, si vedeva, eppure non riusciva a non controllare, ogni tanto, che non se ne fosse andato.

Finì il suo ghiacciolo e rientrò solo col busto, per buttare il bastoncino del ghiacciolo nel bidone della portineria. Non poté vedere Maka allungare il collo per vedere se se ne stava andando, ma un attimo dopo era di nuovo sotto il sole del giardino, con le mani in tasca. Si avvicinò con la sua solita andatura lenta, strascicata, come il suo modo di parlare. Un po’ per fare il superiore.

“Niente mutande coi teschi, stamattina?” chiese, tenendosi a distanza.

“No” rispose lei secca, senza guardarlo. L’aveva guardato fino a un secondo prima, sapeva com’era vestito, sapeva come aveva sistemato i capelli quel giorno e conosceva ogni singolo dettaglio del suo viso, non aveva bisogno di guardarlo ancora.

Soul si avvicinò cauto, finendo per stare tra i due lenzuoli stesi, che Maka stava assicurando al filo con le mollette.

“I lenzuoli mi piacciono molto di più delle mutande” continuò Soul, senza che il tuo discorso sembrasse avere un senso logico.

Maka alzò le spalle, che cosa gliene importava a lei se lui preferiva i lenzuoli? E poi che cacchio stava dicendo?

“Blair mi ha detto che oggi avresti steso le lenzuola del tuo letto” continuò tirando un po’ un lembo del lenzuolo fino quasi a fargli toccare terra.

“Così si sporca!” sbottò Maka additandolo. Soul scrollò le spalle superandola e andando a fare la stessa cosa con l’altro lembo “Non tocca per terra, se lo fermi con le mollette va bene così”.

Maka si fermò con la mano a mezz’aria.

“Perché devi stenderlo tutto da una parte? Tua madre non ti ha insegnato come si fa? A che cacchio serve?” sbottò alterata, mentre Soul si asciugava le mani umide sui jeans.

“Così non si vedono neanche le nostre scarpe.” Spiegò Soul pacato, avvicinandosi.

“E quindi?” continuò acida lei. Il ragazzo si fermò davanti a lei mordendosi il labbro inferiore “E quindi tuo padre non ci vede” concluse, prima di appoggiare la bocca su quella della ragazza. Fu un bacio leggero, Maka avrebbe anche potuto non accorgersene se non fosse stato un bacio sulle labbra. Non era stato forte come quello che si erano dati in spiaggia, né irruento e meravigliosamente osceno come quello che si erano dati alla fiera, ciononostante arrossì come se fosse stata un pomodoro maturo e si voltò dall’altra parte appena lui si allontanò di poco.

“Ah” fece semplicemente deglutendo, come per dire che aveva capito lo scopo del lenzuolo.

“Te l’avevo detto che non mi piacevano le mutande” continuò poi lui guardando a sua volta da un’altra parte.

“Era questo che intendevi, ieri?” chiese Maka un po’ vergognosa. Soul annuì serio. In realtà intendeva dire davvero quello che aveva detto, ovvero che la biancheria intima di Maka non era sexy per nulla, ma se l’avesse ribadito si sarebbe beccato un cazzotto incredibile, quindi mentì spudoratamente.

Si guardarono un po’ a disagio. Soul avrebbe voluto baciarla di nuovo ma, svanito l’effetto sorpresa, si imbarazzava troppo. E la cosa era davvero poco cool.

Maka lo guardava come non l’aveva mai guardato, e si sentiva incredibilmente fuori luogo. Fece un passo indietro per togliersi dall’imbarazzo di esserle così vicino.

“Ti va di andare al cinema?” chiese poi. Maka alzò le spalle, sicuramente non si aspettava una proposta del genere.

“Va bene” disse poi. Cosa c’era di male?

Soul annuì di nuovo “Allora oggi pomeriggio alle tre. Scegli tu il film, andiamo alla multisala col mio scooter” fece girandosi, prima di scappare su per le scale del Chupa Cabras. Maka annuì a sua volta e lo guardò sparire dentro l’entrata condominiale.

Soul salì le scale facendo i gradini a due a due. Non aveva avuto molte ragazze in vita sua e non era mai andato con loro al cinema, al massimo in sala giochi, ma era chiaro qual era il fascino di una stanza buia dove nessuno poteva vederli. Sperò davvero che Maka non scegliesse un polpettone per poi vederlo, le aveva lasciato libera scelta perché contava di non guardarlo, ma con Maka Albarn non si poteva mai sapere.

In giardino Maka si leccò le labbra. Anice. Le faceva schifo, ma in quel caso non era poi così male.

 

§

 

“Siamo in ritardo!” fece notare Maka, piuttosto contrariata. Soul alzò le sopracciglia, calmissimo “Non è colpa mia, mia madre si è messa a dirmi un sacco di cose e a rompere le scatole e non ne voleva sapere di farmi uscire!”.

Maka incrociò le braccia sul petto e mise il broncio, mentre lo scooter giallo sfrecciava per le stradine strette di Death City, verso il cinema.

Si appoggiò con impeto alle spalle del ragazzo. “Vai piano, per la miseria! Così ci ammazziamo!” intimò con voce fin troppo acuta.

Soul sbuffò, era piacevole sentirla aderire alla sua schiena, meno sentirla urlare come un’aquila.

“Prima ti lamenti perché siamo in ritardo, poi ti lamenti perché vado troppo veloce. Cosa dovrei fare allora?” ribatté con il solito tono strascicato, voltando a sinistra.

“Mi pare chiaro che sono arrabbiata perché siamo in ritardo, il film sarà già iniziato, ma è anche ovvio che non voglio ammazzarmi!” proferì con aria da maestrina. Soul aggrottò le sopracciglia, grato che fossero arrivati a destinazione.

Maka scese con un salto dalla moto e lo guardò mettere la catena, con impazienza. “Adesso andiamo, Maka. Non voglio che mi rubino lo scooter.”

“Sì” rispose lei secca, non poteva dire di non essere d’accordo, ma era comunque incredibilmente scocciata.

Si alzò e le appoggiò una mano sul gomito per indirizzarla verso l’entrata del cinema, un po’ come aveva fatto quando era ubriaca. Sinceramente, Soul, non avrebbe saputo dire se una ragazza del genere fosse più ingestibile da sobria o da brilla.  Maka, a sua volta, affrettò il passo.

Il cinema era uno dei soliti cinema che ci sono nelle città non troppo grandi, ma neanche troppo piccole, con la moquette rossa e le pareti di legno.

“Li vuoi i popcorn?” chiese lui. Maka sbuffò “Li avrei voluti, ma siamo in ritardo”. Soul le avrebbe volentieri tirato un cazzotto, se lo sarebbe meritato.

Alzò le sopracciglia “Allora prendo i biglietti” annunciò incamminandosi verso la biglietteria dove lavorava una donna occhialuta. “Ehi” richiamò la sua attenzione, la ragazza. Soul si voltò di nuovo a guardarla.

“Tieni, sono i soldi del mio biglietto.” Fece un po’ scontrosa.

Lui fissò la banconota che Maka gli porgeva per qualche secondo, prima di afferrarla. Se fossero stati una coppia, forse, avrebbe dovuto offrire lui, ma quello non era un appuntamento, o almeno, Maka voleva che non lo fosse.

Un minuto dopo brancolavano nel buio della sala, mentre sul grande schermo parlava un attore belloccio, messo lì solo per attirare qualche adolescente dagli ormoni mossi, Soul ne era sicuro. Qualcuno faceva le ombre cinesi, e gli venne quasi da ridere. Tra i sedili ci fu un po’ di tramestio e le ombre cinesi smisero, lasciando tutta l’attenzione al film.

“Vedi la fila H?” chiese Maka, cercando di tenere la voce abbastanza bassa da non disturbare gli altri avventori, ma abbastanza alta da farsi sentire dall’amico.

“E’ questa” sussurrò lui, facendosi luce col cellulare. Si infilarono nella fila giusta e dopo una lunga sequenza di mi scusi, permesso e è suo questo piede? riuscirono finalmente a mettersi a sedere.

Entrambi si sentirono un po’ sollevati quando finalmente sentirono, sotto il sedere, la consistenza della poltrona della sala.

“Siamo arrivati” esordì Maka decisamente più rilassata, Soul annuì al buio.

Alla fine, Maka, aveva scelto una commedia, probabilmente perché aveva pensato a lui, un polpettone da intellettuale, in effetti, non avrebbe mai potuto reggerlo. Soul però, sperò che il fatto che i film di poca sostanza non le interessavano granché, potesse anche permetterle di perderli.

“La bigliettaia ha detto che è iniziato da dieci minuti, ma credo che riusciremo a capire comunque tutto” fece, avvicinandosi un po’ all’orecchio della ragazza, per non dover urlare. Con la luce intermittente, che proveniva dallo schermo, non la vedeva bene in faccia, ma la intravide sobbalzare.

Maka si passò la mano sul viso e annuì in silenzio prima di dire “Sì, e poi ho letto la trama, non è nulla di cervellotico.”

Dopo il primo quarto d’ora, Soul, avrebbe voluto scappare a gambe levate. Non amava le commedie, se non c’era qualche zombie, o almeno un po’ di sangue, non era contento, e per di più pensare a quello che avrebbe dovuto fare non gli permetteva neanche di concentrarsi sul film e capire se effettivamente aveva una trama. Sbuffò. Non che ci volesse molto a capire che i due protagonisti si sarebbero messi insieme, era sempre così.

Si protese un po’ verso al sedile di Maka, in modo da poterle parlare nell’orecchio.

“Ti piace il film?” domandò a bassa voce.

“E’ carino” rispose lei, sobbalzando nel sentirlo così vicino. “Tanto i protagonisti si mettono insieme” continuò lui, guardando di nuovo lo schermo. Il protagonista veniva malmenato da una vecchietta.

“Non mi fa ridere” aggiunse poi, prima di voltarsi verso l’amica. La vide lentamente annuire “Hai ragione” ammise con un sorrisino, illuminato da una luce azzurra dello schermo.

“Avrei dovuto scegliere qualche cosa d’altro, forse” ammise, con una smorfia dispiaciuta, distogliendo lo sguardo.

“Ma le alternative erano: quello stupido splatter con gli zombie” cominciò a elencare. A Soul si illuminarono gli occhi, ma cercò di non darlo a vedere “Il cartone animato con protagonista un koala, ma ho promesso ad Angela, la figlia di Mifune, di andarci con lei, e poi non credo che ti sarebbe piaciuto” fece, arrossendo un poco, nonostante lui non la potesse vedere. Soul annuì compiaciuto, ci mancavano solo i cartoni animati sui koala.

“E poi il filmato dello spettacolo teatrale del professor Excalibur” concluse.

“Quello nella recensione è classificato come horror, immagino” sentenziò Soul ironico, ma serissimo. Maka rise un po’ troppo forte e si mise una mano sulla bocca prima di avvicinarsi un altro po’ a lui e sussurrare “Dovrebbe”.

Soul pensò che non l’aveva mai vista con gli occhi così luminosi, che fosse colpa dei riflessi dello schermo, o forse erano un po’ lucidi, sta di fatto che sembrava davvero che ridessero.

Era convinto che, in quell’avvicinarsi a lui, non ci fosse nulla di malizioso, ciononostante finì per appoggiare le labbra a quelle della ragazza e chiudere gli occhi. Maka li serrò a sua volta, senza pensarci più di un secondo, presa alla sprovvista, lo fece inconsciamente, mentre la mano di Soul le andava dietro la nuca.

L’aveva presa per i capelli, affondandoci dentro le dita, mentre la sua lingua l’accarezzava lenta ed esplorava nuovamente la bocca di lei. Quello era il primo vero bacio. Maka si allontanò di poco per prendere fiato, mentre la mano calda di Soul si appoggiava al suo ginocchio e lo stringeva.

L’altra mano la costrinse a tornare a dare attenzione a lui.

Gli morse il labbro superiore e poi tornò a giocare con la sua lingua, mentre tutto il contorno delle labbra era ormai umido di saliva. Gli circondò il collo con le braccia, dimentica che si trovavano in un cinema, tanto con quel buio non li avrebbe notati nessuno. Non smise di baciarlo nemmeno quando sentì la mano di lui risalire la sua coscia. Contrasse i muscoli, piantano per terra i piedi con più violenza, come per alzarsi, ma rimase immobile a farsi baciare.

Soul sospirò sulla bocca di lei. La sua coscia era incredibilmente calda e ormai lui le si era infilato sotto la gonna. Sentiva il sangue ribollirgli nel cervello, nonostante ormai non ce ne fosse più. Allargò un po’ le gambe con un sospiro, spingendosi ancora oltre, lungo la gamba della ragazza.

La sentì irrigidirsi quando finì per appoggiare la mano sugli slip che indossava, le morse il labbro per distrarla e lei rimase ferma. Fu quando, oltre le palpebre, riconobbe un momento di buio totale, che si immobilizzò preoccupato a sua volta. Si rimise seduto composto, togliendo la mano da sotto la gonna di Maka appena in tempo per vedere le luci della sala accendersi e sullo schermo apparire la scritta Intervallo.

“Maledizione! Proprio adesso!” urlarono da dietro. Sia Soul che Maka potevano giurare di conoscere fin troppo bene quella voce. Black*Star, indignato, stava cercando di scavalcare i sedili per andare incontro allo schermo e Tsubaki lo tratteneva per i vestiti. Poco più in là, Liz tratteneva a stento i lacrimoni, a quanto pareva si erano persi una scena molto romantica, accanto a lei Kid invece piangeva silenziosamente, il protagonista era nato il sette luglio, e gran parte della storia girava intorno a quella funesta data.

Patty rideva sguaiatamente, Kim cercava gli occhiali che Ox aveva fatto cadere all’inizio della proiezione, cosa che l’aveva costretto a guardarsi un’ora di sfocature, Marje offriva a B.J. un termos pieno di caffè bollente, nonostante ci fosse una temperatura tropicale e il signor Free borbottava cose riguardanti un errore secondo il quale quello avrebbe dovuto essere un film sui lupi mannari e il giardinaggio.

“Popcorn?” chiese loro Jacqueline, vedendoli seduti nella fila sottostante alla sua. Entrambi risposero con un sorriso innaturale e un Grazie tremulo, prima di servirsi.

Passarono la seguente ora e mezza di proiezione a studiare i movimenti delle file dietro di loro, vedendo le ombre cinesi di Patty sabotate da sua sorella e le grida isteriche di Black*Star che non era contento dello svolgimento della storia. Tutto questo lo fecero tenendosi il più lontano possibile, se non fosse stato sospetto si sarebbero seduti in due file diverse.

Solo quando il film fu finalmente finito, tirarono un sospiro di sollievo.

“Dici che ci hanno visti?” chiese Maka a bassa voce, ricordandosi di quando avevano scoperto per sbaglio Black*Star e Tsubaki sulla scogliera. Se anche loro fossero apparsi in quel modo, agli occhi di qualcuno, sarebbe potuta morire.

“Credo di no” gemette Soul mettendosi una mano davanti agli occhi.

Poco più in là, Liz spiegava a Jacqueline che non avevano più soldi per mangiare, ma il signor amministratore aveva rimediato dei biglietti gratis per quel film, allora erano andati a vederlo. Peccato solo che si fosse rivelato un film dell’orrore per Kid, e così dicendo indicò il coinquilino che non si era ancora ripreso da quella maledetta sfilza di sette. Accanto a lui, Patty faceva origami con i fazzoletti di carta e poi glieli passava.

Soul prese Maka per un braccio, strattonandola. “Su andiamo” la incoraggiò col suo solito tono di voce un po’ strafottente. Lei, sbilanciata in avanti, perse l’equilibrio e per poco non cadde. Soul la tenne stretta per il gomito, ma la borsa finì inevitabilmente per terra, rovesciando sulla moquette tutto il suo prezioso contenuto.

“Cacchio!” sbottò lei. “Scusa” fece lui di rimando non particolarmente turbato, chinandosi a raccogliere tutto quello che era finito al suolo. Era incredibile quante cose, Maka, tenesse nella borsa. C’era davvero di tutto, dai cerotti al kit del cucito per ogni evenienza, poi  fazzoletti di carta, un cellulare vecchio modello e un libro dalla sovraccoperta rossa.

“Cos’è?” domandò, afferrandolo e leggendo il titolo. Era il giallo che Maka teneva nella borsa senza leggere l’ultimo capitolo, in attesa che un’illuminazione le svelasse chi era il colpevole.

“È una palla, questo libro. L’assassino è il maggiordomo” svelò, senza pensarci. Maka lo guardò gelida “Davvero?”

Soul distolse lo sguardo dal libro per metterlo su Maka, rendendosi conto solo in quel momento di quello che aveva detto.

“Oh…eh…scusa. Mia madre ama quest’autrice e quando mi sono rotto il ginocchio non avevo niente da fare e ho letto tutti i suoi libri e…” cercò di spiegarsi, parlando a una velocità impressionante, alzandosi e allontanandosi un po’.

“Soul” ringhiò Maka. Le aveva svelato il finale! E lei, come una scema che stava aspettando l’illuminazione, voleva strangolarlo. Voleva strangolarlo anche perché prima li stavano per scoprire, come cavolo gli era venuto in mente di metterle una mano sotto la gonna, a quel cretino?

“Già sono arrabbiata con te per quello che è successo dentro al cinema” disse a voce bassa, ma spietata “e poi tu…” non finì la frase perché Soul sbottò, un po’ scocciato “Se non ti andava bene potevi dirlo, non parlare come se le chiavi del paradiso le avessi solo tu!”

Maka lo guardò interdetta, con l’aria di chi non aveva capito. Soul si coprì la faccia con le mani “Mi sa che adesso mi merito un cazzotto” piagnucolò arretrando un altro po’. Maka lo seguì a lunghi passi “Che cosa volevi dire?” domandò, più perplessa che arrabbiata, anche se supponeva che ci fosse qualche cosa che si meritasse la sua ira.

“Le gambe…” biascicò Soul, aprendo l’indice e il medio di uno spazio abbastanza largo da far intravedere un occhio. Maka non disse nulla ma alzò un sopracciglio, con tutta l’aria di chi continua a non capire e si sta alterando.

“In mezzo alle gambe” continuò prima di serrare gli occhi in attesa di un colpo mortale. Gli occhi di Maka, a loro volta, si sgranarono “Brutto porco!” strillò rincorrendolo e lanciandogli il libro giallo del quale non avrebbe mai letto l’ultimo capitolo.

“Chiedo perdono!” implorò Soul scappando.

 

 

 

Aki_Penn parla a vanvera:

Sono tornata col dodicesimo capitolo, ci ho messo un po’ più che con gli ultimi, ma l’ispirazione proprio non veniva. Come sempre ho un po’ di dubbi riguardanti il capitolo, l’IC dei personaggi e un po’ tutto. Spero che la storia quadri, in qualche modo, e che la punteggiatura non sia da galera.

Ho spiegato il motivo delle chiacchiere insensate di Soul, nel capitolo scorso. Non voleva avvicinarsi perché l’aura negativa di Spirit imperversava per il giardino.

Finalmente ho tirato fuori la questione del libro, volevo farlo vario tempo fa, ma poi me ne sono scordata…sì, sono ultrafurba!

Il finale spero non sia stato squallido, per quello che Soul dice a Maka, la sua reazione sulla difensiva non è molto da lui, ma ho pensato che quando si rende conto di aver fatto un’idiozia si sente in colpa (tipo quando le alza la gonna per farla vedere a Sid, nel primo volume) un po’ striscia. Quindi la scena è venuta fuori così.

Se mi state odiando perché anche alla fine di questo capitolo Maka è arrabbiata, non temete, l’arrabbiatura non arriverà al prossimo capitolo!

Mi scuso se, in questa e nella scorsa parte, la maggior parte dei personaggi sono stati messi nel dimenticatoio, ma è evidente come Soul e Maka abbiano bisogno di una spintarella in più!

Ultimo appunto: ho detto che a Maka non piace l’anice, entro dieci minuti me lo scorderò sicuramente, se più avanti dovessi scrivere che Maka ama l’anice e altre idiozie incongruenti con quello che ho scritto in precedenza, vi prego, ditemelo!

Grazie mille per aver letto anche questa mia ennesima idiozia, grazie per i vostri commenti e per il sostegno che mi date!

Aki_Penn

   
 
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