Ecco il sesto capitolo, scusate il
madornale ritardo… Ringrazio tutti quelli che hanno letto questa ff e in particolare le ragazze che hanno commentato.
Purtroppo per sbaglio mi si è cancellata l’intera ff
e l’ho dovuta ripostare di nuovo, quindi alcuni commenti
mi si sono cancellati ç__ç e non ho fatto in tempo a leggerli. Comunque ringrazio di nuovo tutti!!
CAPITOLO SEI
“Ciao Kaede,
appena leggi questo messaggio potresti venire da me? Sono in
palestra, mi raccomando è importante”
Ho appena lasciato un messaggio nella segreteria
telefonica di Kaede. Lo so, sicuramente l’avrò disturbato e non mi vorrà vedere dopo che ieri me ne
sono andato senza salutarlo, ma è una cosa importante.
Ho rimandato a lungo questo discorso perché ancora non
c’era niente di sicuro, solo speranze, ma oggi mi
hanno dato la risposta definitiva ed è giusto che ne parli con il mio ragazzo,
anche perché in un certo modo è lui il diretto interessato.
FLASHBACK
Sono appena uscito da casa di Kaede
e mi accorgo che è notte fonda…buia, nera, proprio come la mia anima ora. Non
fa particolarmente freddo, ma c’è un leggero venticello che accarezza
delicatamente i miei capelli.
Ora vorrei andarmene in un bar, ubriacarmi e non pensare
più a niente. Ma non è da me, o meglio, non lo è da
quando sto con lui.
Prima le mie giornate erano sempre uguali,
basket, pesca e notti in giro per locali con i soliti amici in cerca di
qualche bella ragazza… o ragazzo, per me è sempre stato indifferente. Poi un
giorno mi sono innamorato di Kaede, dopo averlo visto
giocare per la prima volta a basket. Era splendido, non avevo mai visto un
ragazzo tanto bello… la divisa che indossava, poi, lo fasciava come una seconda
pelle, mettendo in evidenza la sua figura snella.
Poco dopo venni a sapere che il ragazzo che avevo
incontrato, altri non era che Kaede
Rukawa, la matricola d’ora dello Shohoku.
A metà Aprile me lo ritrovai come avversario durante
l’amichevole con la nostra squadra, il Ryonan.
Quel giorno potei constatare personalmente tutta la
sua bravura, nonché uno spirito competitivo fuori dal comune.
In quell’occasione vincemmo noi,
grazie a un mio canestro allo scadere. Conoscendolo,
so quanto ci sia rimasto male, ma non lo diede assolutamente a vedere, come
invece fece Sakuragi.
Forse fu proprio da quel giorno che
ti accorgesti di me. Perché, diciamocelo amore, tu consideri
le persone solo in base alla bravura che queste hanno nel basket.
Ancora mi ricordo tutte le nostre
sfide nel campetto vicino casa tua; ogni
volta che perdevi, poi, volevi assolutamente la rivincita. E
non era importante se era già calata la notte e non riuscivi a vedere da un
canestro all’altro, causa la scarsa illuminazione. Per te contava,
“conta”, solo vincere, la sconfitta non è mai stata nel tuo DNA.
Sinceramente non pensavo che un
giorno mi avresti guardato, non più come un avversario da battere, ma come un
possibile amante. Al momento ero stato felice, ma ora, devo
ammetterlo, ho paura. Per la prima volta nella mia vita, ho davvero paura…Ho
paura di perderti, ho paura di svegliarmi e scoprire che era
stata tutta una bella favola, ma soprattutto ho paura dei tuoi
sentimenti per Sakuragi.
Sono ancora immerso nei miei pensieri, quando arrivo a
casa. I miei oggi non ci sono, hanno ricevuto un
invito da parte dei vicini, per un compleanno credo. Sarei dovuto andarci anche
io con loro, ma ho rifiutato perché credevo che questa
notte l’avrei passata con Kaede.
Senza accendere le luci del salone, mi dirigo direttamente
in camera mia e mi sdraio sul letto, addormentandomi all’istante.
Dei tenui raggi solari penetrano dalla finestra
leggermente aperta, rischiarando la stanza avvolta nell’ombra. I miei occhi si
aprono lentamente, mentre tutto il mio essere registra che è appena mattina.
Poso lo sguardo verso la sveglia e noto essere le sei.
È praticamente
l’alba…
Invece di rimettermi a dormire,
come avrei fatto in tutti gli altri giorni, mi alzo di malavoglia e vado a
farmi una doccia. Quando
esco dal bagno, mi accorgo d’aver fatto un po’ tardi e così, senza fare colazione,
mi dirigo verso l’istituto.
Ora, nelle situazioni normali, non avrei tutta questa
fretta di andare a scuola, ma oggi è un giorno
particolare e devo essere lì prima che inizino le lezioni.
Dopo aver rischiato di essere investito non so più quante
volte, finalmente arrivo davanti l’edificio scolastico, stremato dalla lunga
corsa. Senza entrare in classe, mi dirigo direttamente in
palestra, dove noto la figura dell’allenatore e di un’altra persona.
Appena si accorgono della mia presenza, Taoka accenna
un sorriso e io mi stupisco di vedere quell’espressione
sul suo volto, soprattutto nei miei confronti. Di solito è perennemente
arrabbiato con me, per qualsiasi cosa.
“Ben arrivato Sendoh, ti stavamo
aspettando!” Mi dice con un’insolita gentilezza il mister.
Io non parlo, troppo ansioso di sapere l’esito dell’ “esame”, e mi volgo direttamente verso l’altra
persona, che finora si è limitata a scrutarmi.
Deve capire la mia impazienza perché senza troppi
preamboli inizia a parlare:
“Allora Sendoh, ti ho visto giocare
nelle partite contro il Kainan e lo Shohoku e devo dire che è vero quello che si sente in giro
sul tuo conto: hai un talento eccezionale. Però…” E si interrompe
un attimo. Ecco, lo sapevo che c’era
qualcosa che non andava… “…sono rimasto letteralmente folgorato vedendoti
giocare nelle amichevoli con la nazionale juniores.”
“Cosa?” Non capisco, non mi sembra di aver fatto niente di eccezionale.
Come se mi avesse letto nel pensiero, riprende a parlare:
“Non è tanto il tuo modo di giocare ad
avermi impressionato in quelle partite, quanto la tua sincronia con Kaede Rukawa, l’ex matricola
dello Shohoku. Siete una coppia imbattibile, sono
certo che insieme riuscirete a sfondare in America.
Per questo vi voglio tutti e due con me, nella stessa
squadra”:
“………” Io non ho parole. Speravo mi prendessero, ma non
credevo di avere l’occasione di giocare addirittura insieme a Kaede.
“Naturalmente vi trasferirete immediatamente” Continua
lui, interrompendo i miei pensieri “siete ancora in tempo per partecipare al campionato
che si sta svolgendo in questo periodo. Domani passerò anche al liceo Shohoku per parlare con l’allenatore di Rukawa
e col giocatore. Se durante il giorno hai occasione di
vederlo, però, accennagli a questa mia proposta così domani mi darà subito una
risposta”.
“Va bene, glielo dirò”. Ribatto io, ancora incredulo.
“Perfetto. Allora noi ci vediamo nei prossimi giorni per
discutere bene del contratto. Oggi ero solo venuto per informarti delle mie
scelte. Arrivederci”.
“Arrivederci. Signor…?” Cazzo, mi sono dimenticato anche come si chiama…
“Paul Soars”
“Allora arrivederci signor Soars”.
Dopo aver fatto un leggero inchino, in segno di saluto,
lascia la palestra accompagnato dal mister.
FINE FLASHBACK
Ora sono qui, all’entrata della scuola, ad aspettare Kaede. Quando mi convinco che ormai non verrà più, sento in
lontananza suoni di clacson e urla di automobilisti.
Bene, è arrivato.
Alzo lo sguardo e lo vedo sbucare da una curva, con la sua
solita aria addormentata.
Mmm…ha decisamente qualcosa che non va.
Non è da lui restare sveglio mentre è su quella bicicletta rosa.
Appena arriva, si
ferma davanti al cancello e mi saluta con il suo solito “Hn”.
Devo dire che un po’ ci rimango male. Certo, non mi aspettavo, ne pretendevo,
mi baciasse davanti a tutti, ma almeno un ciao
poteva sforzarsi di dirlo.
Quando vede il mio sguardo
indurirsi e il mio solito sorriso spegnersi, capisce di essere stato un po’
troppo freddo. La sua espressione si fa più dolce e mi invita a salire. Io lo guardo confuso e allo stesso tempo
spaventato. Non vorrà mica farmi salire
sulla sua bicicletta, vero? Vorrei vivere qualche altro anno…
Purtroppo, però, i miei sospetti sono più che fondati
perché mi dice:
“Dai sali, andiamo a parlare in un posto più tranquillo”.
Solo ora mi accorgo di
essere circondato dagli sguardi adoranti di tutte le ragazzine della scuola.
Intervallano la loro attenzione tra me e Kaede,
estasiate dal vederci così vicino e per giunta insieme. Un paio della mia
classe mi vengono incontro sorridenti e io la saluto
affettuosamente. Quando rialzo lo sguardo, però, noto
due occhi di ghiaccio fissare me e le due ragazze che mi sono vicino.
Senza dire niente, allora, mi decido finalmente a salire
sulla sua bicicletta.
Quando ci siamo
allontanati di qualche metro, inizio a parlare:
“Non sarai mica geloso?” lo prendo in giro, sorridendo.
“Io geloso? Tsk…Non dire cazzate Akira!” Mi risponde lui,
più arrabbiato del solito.
Questa volta decido di non ribattere e di lasciare a lui
l’ultima parola. Sono contento che si sia infastidito vedendomi abbracciare
quelle ragazze, vuol dire che un po’ a me ci tiene.
“Si può sapere che hai da ridere?” Continua Kaede, sentendomi sghignazzare contro la sua schiena.
“Niente niente. Dai, fermati qui
che poco più avanti c’è un parco. La mattina non ci dovrebbe essere nessuno”.
Dopo qualche minuto siamo entrambi sdraiati sul prato. Anche oggi la giornata non è molto fredda. Il cielo è
ricoperto di nuvole, ma non credo si metterà a piovere.
Volgo lo sguardo verso Kaede e mi
accorgo che, contrariamente alle mie previsioni, non si è addormentato.
Sentendosi osservato, si gira dalla mia parte e, con un
movimento fulmineo, mi bacia.
All’inizio rimango un po’ spiazzato, ma quando sento la
sua lingua accarezzarmi le labbra per chiedermi accesso, trasformo quel
semplice sfiorarsi in un bacio passionale. Quando ci
stacchiamo, sono io il primo a parlare:
“E questo cos’era?” gli domando,
riferendomi al suo gesto.
Lui, dopo avermi lanciato un’occhiata maliziosa, risponde:
“Secondo te? Io lo chiamo bacio…”
“lo so che era un bacio… Ma perché l’hai fatto? Di solito
sono sempre io chmmmmpf”
Prima che possa finire la frase,
però, vengo interrotto dalle sue labbra premute di nuovo sulle mia. Sento una
sua mano accarezzarmi i capelli e quando si alza leggermente da me riprende a
parlare:
“Era per chiederti scusa per come mi sono comportato
ieri”.
“Allora diciamo che per farti perdonare dovrai sforzarti
un po’ di più” rispondo io, guardandolo a mia volta con malizia.
Prima che parta all’assalto, però, continuo:
“Ora ti devo parlare, poi penseremo
al resto. Stammi bene a sentire, è una cosa seria”
E così gli racconto tutto,
partendo da aprile, quando un supervisore americano era venuto a vedermi
giocare, su consiglio di Taoka. Gli racconto della possibilità di giocare negli USA e, infine,
l’incontro di questa mattina.
Kaede rimane in
silenzio ad ascoltare ogni mia parola. Solo dopo aver terminato, si decide a
parlare:
“Ho capito bene? Questo signor Soars
vuole portarci in America con lui?”
Io sorrido, di fronte al suo sguardo incredulo e gli
ripeto quello che mi ha detto il supervisore:
“Si Kaede, è proprio così.
Giocheremo in un college statunitense importante e poi potremo sfondare nell’NBA. Insieme!”
A quest’ultima parola, lo vedo
stringere i pugni e alzarsi in piedi di scatto.
“Ma che hai? Non sei contento?”
gli domando, spiazzato da questa sua reazione.
“Si che sono contento idiota. Hai
detto che domani viene in palestra, vero?”
“Si, per parlare con il signor Anzai
e con te”.
“Allora a domani”. E così dicendo
se ne va, senza degnarmi di uno sguardo.
Nel prossimo capitolo si spiegherà bene la reazione “strana”
di Rukawa, anche se penso sia
facilmente intuibile.