Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: adamantina    07/11/2011    2 recensioni
Sono passati tre anni da quando Vanessa, Damien, Lily, Charlotte, Blake, Arthur e Jonathan si sono separati con l’intenzione di tornare alla loro vita normale. Ma cosa significa normale per chi è dotato di poteri che potrebbero cambiare il mondo? Blake non si è arreso e continua a lottare. Ma anche chi ha da tempo rinunciato a combattere per un mondo più giusto dovrà tornare in campo quando le persone a lui più care saranno minacciate …
«Non puoi biasimarci per averne voluto restare fuori, Blake. Quello che tu stai facendo è fingere di essere ancora al Queen Victoria’s, e ti rifiuti di andare avanti con la tua vita. […]»
«Stavo cercando di impedire un omicidio!»
«Sei un idealista» taglio corto, incrociando le braccia. «Ammettilo, lo sei sempre stato. E credo che il tuo vero scopo sia riportare Lily sulla retta via. Ammettilo, ancora ci speri […].»
Genere: Dark, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Queen Victoria's College'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~UNEXPECTED~

 

[Arthur]

 

Secondo il mio orologio, sono passate cinque ore e mezza quando finalmente Jonathan si addormenta. Tutti noi abbiamo dormito un po’ nel frattempo, ma lui non aveva ancora chiuso occhio.
«Ne aveva bisogno» mormora Charlotte sottovoce. «Attenti a non svegliarlo.»
Non ho certo bisogno che me lo dica lei, ma mi trattengo dal dirlo ad alta voce. Vedo chiaramente che l’espressione di Charlotte nasconde un profondo senso di colpa per non essere riuscita ad aiutare Jack.
«Cosa facciamo ora?» chiedo.
Il silenzio è l’unica risposta.
Sospiro. Vanessa e Damien sono i prossimi sulla lista dei combattimenti, fra tre giorni, ma lui non riuscirebbe ad affrontare qualcosa di simile a quello che hanno fatto Blake e Jonathan.
Gli lancio un’occhiata. È seduto accanto a me, la schiena appoggiata al muro, gli occhi socchiusi.
«Sei sicuro di non voler mangiare nulla?» insisto, spingendo verso di lui il piatto ormai freddo di minestra che ci hanno portato circa un’ora fa.
Lui scuote la testa senza dire niente.
«Magari dopo» dice, sapendo che io so che mente.
Annuisco debolmente e guardo Charlotte, che ha seguito la conversazione in silenzio. Ma lei alza le spalle, impotente. Qui dentro non abbiamo nulla che possa anche solo essere usato come eventuale bisturi per un’operazione di emergenza –sono ancora in attesa del prelievo genetico- né tantomeno i farmaci da prendere insieme al Pentothal.
Torno a guardare Jonathan, disteso sul pavimento con i pugni serrati. Sono venuti a prendere il corpo di Jack qualche ora fa, e lui è rimasto assolutamente immobile, senza reagire. Non oso immaginare quanto dev’essere dura per lui. Dopotutto Jack non sarebbe stato qui se non fosse stato per Jon –e sono sicuro che lui ne è perfettamente consapevole.
E Blake, ovviamente, si sente ancora più in colpa per essersi rifiutato di colpire Jon.
Insomma, nessuno di noi sta passando un bel momento.
«Dobbiamo fare qualcosa» riprendo. «Charlotte?»
Lei mi guarda storto. Temo di aver preso l’abitudine di Blake di chiamarla sempre in causa quando si tratta di pensare a qualcosa.
«Non lo so» dice chiaramente. «Ci ho pensato a lungo … volevo organizzare un piano di fuga, ma non ho gli strumenti per farlo. Mi basterebbe un computer, ma non c’è modo di riuscire a ottenerlo. Siamo chiusi qui tutto il giorno, sotto Pentothal, e se usciamo è per andare agli studi televisivi –e mai tutti insieme. Davvero, non so che pesci pigliare. Mi dispiace.»
«Va bene» dice Blake, sorridendo forzatamente. «Non è colpa tua. Riusciremo ad inventarci qualcosa.»
Ma sappiamo tutti che siamo in una situazione senza via d’uscita. Con Damien che sta male, Jon che ha appena perso suo fratello, Vanessa incinta, Blake e Charlie divorati dai sensi di colpa e io dalla preoccupazione, non riusciremo a fare un bel niente.
Maledizione.
Il silenzio torna, oppressivo, e alla fine scivolo di nuovo nel sonno.
 
I tre giorni passano, e Vanessa viene rinchiusa nel blindato quando le tolgono il Pentothal. Ovviamente hanno un rilevatore di calore per poter stabilire esattamente la sua posizione all’interno del veicolo.
Invece Damien resta con noi: Brown non ritiene che togliergli il Pentothal possa rappresentare una minaccia. E ha ragione.
Almeno il Pentothal aveva l’effetto di bloccare le sue visioni. Così, invece, lo vedo peggiorare ancora, tormentato da esse.
«Coraggio, Dam» lo incoraggia Charlotte. «Ricordi? Devi respirare a fondo … e poi visualizzare la porta. Avanti. L’hai già fatto tante volte, puoi farlo anche ora.»
Damien, le mani premute sulle tempie, ci prova per la milionesima volta.
«È inutile» sibila. «Non funziona più.»
Lo osservo in silenzio, del tutto impotente, e mi chiedo come farà a sopravvivere al combattimento di stasera. D’accordo, si tratta di Vanessa, la sua migliore amica –ma la vita di uno di noi dipenderà dalla loro capacità di farsi del male l’un l’altro, e non credo che Damien si troverà in posizione di vantaggio.
Charlotte si allontana per raggiungere Jonathan e io mi avvicino a lui.
«Ehi» mormoro. «Va tanto male?»
«No» dice lui, deciso. «Migliorerò. Devo solo riuscire a concentrarmi.»
Annuisco e lascio che appoggi la testa sulla mia spalla. Restiamo zitti a lungo.
«Arthur?» mormora dopo un po’.
«Sì?»
«Quello che è successo a Jack … sarà così anche per me?»
Resto senza parole per un momento, ma mi riprendo in fretta. Lo scosto bruscamente.
«Guardami. Damien, guardami.» Lui obbedisce. «Non devi dirlo, ok? Non ti succederà niente. Stasera andrà tutto bene, e poi … Charlotte troverà un modo di farci uscire da qui.»
Lui scuote la testa.
«Non è quello che intendevo. So che andrà così, alla fine.» Apro la bocca per contraddirlo, irritato, ma non me lo permette. «No, Art. Non trattarmi come un bambino, d’accordo? Sappiamo entrambi com’è la situazione, non c’è bisogno di mentirci a vicenda. È molto probabile che io non sia più qui, tra qualche giorno. Forse già stasera.»
Lo guardo negli occhi in silenzio, scorgendo la fermezza e la consapevolezza che mancavano qualche settimana fa, e non so cosa rispondere.
«No, quello che volevo chiederti» riprende dopo qualche secondo, a voce più bassa «È se tu resterai accanto a me e mi terrai la mano fino alla fine, come ha fatto Jonathan per Jack.»
Chiudo gli occhi per un istante, raccogliendo la forza.
«Certo» mormoro. «Non devi neanche chiederlo. Non ti lascerò un attimo. Sei tutta la mia vita, Dam, e ti amo così tanto che non riesco neanche ad esprimerlo. Resterò al tuo fianco fino … fino alla fine.»
Le parole mi bruciano la gola mentre escono, ma vengo ricompensato dallo sguardo sereno e rassicurato di Damien, che si stringe a me. Appoggio il mento sulla sua testa, le nostre mani intrecciate, e chiudo gli occhi.
«Grazie» sussurra, reclinando il capo sul mio petto. «Le visioni non sono così terribili quando ci sei tu, sai?»
«Allora resta qui.»
«Non me ne andrei per niente al mondo.»
Creo il vuoto nella mia mente, cercando di non pensare al futuro e fingendo di riuscirci.
 
I miei occhi sono incollati al televisore. Damien e Vanessa sono appena entrati nell’arena e si fronteggiano. Mi chiedo come possa la gente accettare di vedere una ragazza incinta e un malato terminale costretti a combattere per salvare i loro amici. Non ci è permesso guardare la TV in altri momenti che non siano questi, quindi non so nulla di eventuali dibattiti televisivi o altro.
Però non ho mancato di notare il simbolo presidenziale accanto al logo di Mutant Wars e la dicitura “approvato dal presidente degli Stati Uniti” al fondo dei titoli di testa.
Stavolta è Charlotte che ha la pistola puntata contro di sé. Pallida, guarda nello schermo con angoscia.
Il combattimento comincia con un corpo a corpo –Ness scompare ma Damien sembra sempre sapere dove individuarla, grazie alle visioni.
Continua pacato per un po’, e il pubblico inizia a dare segni di noia. Immagino Brown dettare istruzioni all’orecchio di Damien e Vanessa. Lui le afferra un braccio e glielo porta dietro la schiena, causandole un gemito di dolore. Ness si libera con forza e sparisce di nuovo. Stavolta Damien non sembra riuscire a trovarla. Dopotutto le visioni non sono più controllabili.
Lo vedo piegarsi improvvisamente in due, come se avesse ricevuto un colpo nello stomaco, e probabilmente è così.
Continuano a lottare a lungo, ma vedo i segni della stanchezza sul volto di Damien. Poi, ad un certo punto, Vanessa finisce a terra. Vedo Damien sbarrare gli occhi in reazione a qualcosa che gli dice Brown. Esita e lancia uno sguardo rapido in direzione dello schermo dietro le quinte. Charlotte ha un fremito.
Poi si decide e obbedisce agli ordini, colpendo con forza il gomito di Vanessa, che urla, stringendoselo al petto. Brown ordina a Damien di colpirla alla pancia, che lei protegge istintivamente con le braccia. Però, per fortuna, lei riesce a scivolare di lato e rialzarsi.
Sono entrambi stanchi e ben presto è Damien a trovarsi a terra. Vanessa è costretta a colpirlo più volte –allo stomaco e sul viso, ancora e ancora.
La situazione è assurda e paradossale –lei piange mentre esegue gli ordini.
Ho la gola chiusa, vorrei poter fare qualunque cosa che non sia restare qui immobile a vedere il sangue che cola lentamente sul viso di Damien. Se solo fossi con lui. Se potessi …
E poi succede qualcosa. Un vento forte scuote lo studio, violento, e poi sul palco esplode il fuoco. Damien si rialza faticosamente mentre il pubblico, terrorizzato, inizia a correre verso le uscite di sicurezza. Qualcuno –una figura alta e sottile- si fa strada tra le fiamme senza problemi e apre le porta dell’arena con un raggio di energia.
Lily.
Damien e Vanessa non si fermano a sindacare ed escono di corsa. Guardie armate li raggiungono in men che non si dica, ma la nuova arrivata le respinge con altra energia. E poi scompaiono tutti dal campo visivo delle telecamere, che inquadrano solo più gente che scappa urlando dalle fiamme.
Nello stesso momento, le porte qui si spalancano e un uomo armato entra, rivolgendo la pistola contro la guardia che minaccia Charlotte. Questi lascia partire un colpo e sento Charlotte gridare –poi la guardia finisce a terra e altri uomini entrano, controllando che il posto sia libero.
Quindi si schierano su due lati e lasciano passare qualcuno in mezzo a loro. Non mi sorprende riconoscere due occhi gelidi che spiccano in un volto serio e inquietante.
Ivan Vahel, naturalmente.
«Charlotte, Jonathan. È un piacere rivedervi. Arthur, Blake, lo stesso vale per voi, nonostante il modo … rocambolesco in cui ci siamo lasciati la volta scorsa.»
Charlotte è stata colpita da un proiettile alla mano destra, e se la stringe al petto, macchiandosi di sangue. Fissa Vahel con gli occhi stretti e lucidi.
«Lei ha tentato di avvelenarmi» ringhia Blake al nostro cosiddetto salvatore.
«Tu hai tentato di rubare qualcosa di mio» ribatte Vahel pacificamente.
«Cosa ci fa qua?» intervengo, per cercare di evitare un omicidio.
«Voglio liberarvi» dice semplicemente. «Potete anche decidere di rifiutare, ovviamente, e rimanere qua … »
Ci scambiamo qualche occhiata. Tra seguire Vahel e restare qua, senza armi o soldi o poteri o qualunque cosa che potrebbe esserci utile, e con Noah Brown che potrebbe tornare da un momento all’altro, sappiamo tutti qual è il male minore. Forse.
«D’accordo.»
 
Ritroviamo Damien e Vanessa al piano terra, insieme a Lily.
«Oh, Dio» mormoro, raggiungendo velocemente Damien. «Come stai?»
Ha il volto ancora insanguinato ed è ancora più pallido di prima. Protetto dalla sicurezza di essere invulnerabile –o almeno, di tornarlo quando mi verrà tolto il bracciale al Pentothal-, non corro rischi di contagio: tiro fuori un fazzoletto stropicciato dalla tasca e gli do una mano a ripulirsi il viso dal sangue.
«Bene» risponde con poca convinzione.
«Non … non importa. Siamo fuori, ok? Adesso possiamo fare qualcosa.»
«Basterebbe sapere cosa» replica lui amaramente, gettando a terra il fazzoletto e dando voce a quello che penso.
«Credo che il minimo che possiate concedermi, adesso» dice Vahel, sedando tutte le nostre conversazioni «Sia seguirmi senza fare storie per parlare. Per ogni evenienza, le mie guardie sono armate con aghi al Pentothal oltre che con proiettili.»
Non che ce ne sia bisogno, perché attorno ai nostri polsi –con l’eccezione di quelli di Damien e Vanessa- ci sono ancora i bracciali con l’ago.
«Arthur … per favore … potresti darmi una mano?» mormora Charlotte mentre ci dirigiamo verso una macchina nera parcheggiata qui di fronte, presto circondata da altre di scorta.
La osservo e vedo che la mano ferita, trapassata da un proiettile, continua a sanguinare.
Annuisco e la aiuto a sfilare la felpa, per poi arrotolarla strettamente intorno alla mano. Ovviamente avrei potuto usare la mia camicia per questo –ma mi sembrava un gesto lievemente troppo generoso.
«Grazie» replica, ma vedo che deve provare molto dolore.
«Figurati» borbotto, allungando il passo per raggiungere Damien.
 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: adamantina