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Autore: Doralice    09/11/2011    2 recensioni
Alaric si fece rapidamente due conti: in quella sala c'erano tre vampiri, una doppelgänger che era la chiave vivente per la libertà delle peggiori creature oscure, una strega, un angelo incarnato, un dampiro che faceva il Van Helsing per la Chiesa e due umani resi immortali da degli anelli incantati.
Gli X-Men ci fanno una pippa! - pensò.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Between Heaven and Hell'
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Note

Siamo alla frutta, eh... credo che manchi solo un capitolo, o la massimo due, adesso vedrò.

E lasciatemelo un commentino, dai! Non mi piace per niente elemosinare per i commenti, ma insomma, vedo che la leggete, addirittura la seguite, ma non commentate mai... vorrei scrivere un sequel dopo questa, ma la scarsità di commenti non mi è di grande stimolo. Su, vi sfido a farmi rivalutare l'idea!







Capitolo 13

~

Dove occhio per occhio



Il corpo di Tyler era bollente sotto il suo. Caroline stava sudando. Batté le palpebre nell'oscurità e si rigirò, sciogliendosi con una certa fatica dal suo abbraccio soffocante.

Portò una mano alla testa: le girava. E aveva fame e si sentiva indolenzita un po' dappertutto. Ovvio risultato dei bagordi della notte prima.

Si voltò ad occhieggiare Tyler. Un senso di colpa lancinante le mozzò il fiato, mentre ricostruiva nel dettaglio com'era arrivata a finire a letto con lui.

Con nausea crescente rivisse ogni cosa. A partire dal momento umiliante in cui Pas l'aveva staccata da sé e, con quel suo fare paterno, le aveva detto che era meglio se la riaccompagnava a casa. Erano praticamente mezzi nudi, si stavano divorando a vicenda e Caroline non avrebbe opposto la minima resistenza ad un'approfondita conoscenza biblica... e un attimo dopo era seduta sul sedile del passeggero della sua auto, in un silenzio tombale che stillava imbarazzo.

L'aveva lasciata sulla soglia di casa, stando ben attento a mantenere una certa distanza tra di loro. E si erano salutati così, cercando d'ignorare lo stato pietoso in cui versavano i vestiti e le macchie di sangue e il generale arruffamento. Una scenetta patetica.

Una volta sola, Caroline si era trovata investita dalla classica sensazione di idiozia che prende in conseguenza di un plateale ad inaspettato rifiuto. Poi aveva dovuto affrontare l'orribile presentimento che l'avesse scaricata perché la riteneva malata. Una viziosa.

Non ce la faceva a stare di fianco a Tyler mentre ripensava a quei momenti. Si alzò dal letto e indossò la prima cosa che le capitò sottomano, andando a rifugiarsi in bagno. Lo specchio era crudele: sotto la luce impietosa delle lampadine, le rimandava un'immagine si sé insopportabile. Nemmeno il riflesso automatico di sorridersi la salvò. Desiderava romperlo, quello specchio.

Non l'aveva fermato. Non solo l'aveva a sua volta morso, ma non era riuscita a fermare quel fremito. Se Pas si azzardava a fermasi, lei lo afferrava per i capelli e gli premeva la testa sul collo. Pensava, sconvolta dalla vergogna di sé, che non aveva mai provato niente del genere.

Il fatto era che le aveva sempre fatto ribrezzo doversi nutrire di sangue: quell'istinto animalesco e incontrollabile che la portava ad attaccare e succhiare come una lurida bestia. E odiava quando la mordevano: da quando l'aveva fatto Damon, non lo sopportava.

Poi era arrivato quel tizio lì, quella specie di mezzo vampiro bohemien, con l'accento europeo e un dubbio gusto in fatto di abbinamenti di colore, i suoi “chérie” e quello sguardo che sembrava dire che in trecento anni non gli era mai capitata una come lei. Con Pas era stato diverso – lo era stato da quella volta alla casa sul lago. E per quanto avesse cercato di fare come se niente niente fosse e di comportarsi come al solito, in realtà, dal momento in cui lui aveva affondato di nuovo i canini su di lei, Caroline non aveva più potuto ignorare quello che le faceva provare.

Si strofinò una mano sul collo, sentendo un vampa diffondersi in corpo. E quello la riportò al motivo per cui Tyler adesso dormiva nel suo letto.

Da sola nella casa vuota, con Liz che faceva il turno di notte, Caroline non aveva avuto nemmeno il tempo di metabolizzare il dramma che aveva appena vissuto. Un lieve bussare alla porta e, senza nemmeno pensare che erano le tre di notte, aveva aperto automaticamente. Dall'altra parte c'era un pallidissimo Tyler. Lui aveva abbozzato un saluto, lei aveva ricambiato appena e si erano stabilizzati in un lungo momento di silenzio. Poi Tyler aveva provato a parlare, probabilmente per scusarsi – chissà, Caroline non l'avrebbe mai saputo. E ci sarebbe anche riuscito, forse, se non fosse capitato nella serata sbagliata.

O giusta? Be', dipendeva dai punti di vista. Fattostà che Caroline semplicemente l'aveva aggredito, verbalmente e fisicamente e in qualsiasi altro modo concepibile. Gli aveva scaricato addosso tutta la frustrazione emotiva che provava. E Tyler non era fatto di legno: lei sarà anche stata una signorina, ma lui non era rimasto a farsi menare impassibile.

Nel giro di un paio di minuti la lotta si era trasformata in reciproca aggressione sessuale – Caroline non era sicura che si potesse verificare una cosa del genere, ma rendeva bene l'idea. Era stato veloce e mostruosamente intenso, solo come poteva esserlo tra una vampira e un licantropo intrisi di infelicità e rabbia.

Era stato bello. Ma era stato niente più che una scopata.

Caroline si portò le mani ai capelli. Come avrebbe fatto a spiegarlo a Tyler? Era venuto a cercarla con quell'aria sperduta e fiduciosa. Non era una donna navigata, ma ne sapeva abbastanza per arrivare a capire cosa provava per lei.

È innamorato di me.

Quelle quattro, stupide paroline le riecheggiarono in testa, facendola sentire mortalmente in colpa. Caroline era sempre stata la vittima di certi giochi, non credeva che un giorno le parti si sarebbero invertite. Adesso c'era un ragazzo nel suo letto – un ragazzo adorabile ed unico, un amico, il suo più caro amico –, convinto che lei avesse fatto sesso con lui perché lo voleva. Quando la persona che voleva l'aveva rifiutata.

Tyler era stato un ripiego. Quando finalmente lo ammise con sé stessa, sentì qualcosa mutare irrimediabilmente dentro di lei. La solita, dolce Caroline non sarebbe più esistita.

Addio Caroline. Benvenuta Caroline.

~~~

Di malavoglia, ma all'alba Stefan aveva dovuto dare un bacio ad un'assonnata Elena e abbandonare la sua stanza. Quello era il giorno. Doveva vedere gli altri per pianificare gli ultimi dettagli.

Ma erano tutti introvabili e l'unico che infine era riuscito a rintracciare era Pas. Russava su una delle poltrone del salone del maniero, con una bottiglia di whisky semivuota riversa sul pavimento di fianco a lui. Stefan riuscì a svegliarlo con una tazza di caffè nero e a trascinarlo in bagno per costringerlo a farsi una doccia fredda.

Damon era tra i desaparecidos, e non è che importasse molto. Ma Nora era indispensabile e speravano di trovarla a casa di Alaric: dopotutto era sua ospite, anche se lui al momento era incastrato in faccende che esulavano dalla sua volontà – per così dire. Pas fu particolarmente taciturno mentre guidava, ma non ci badò più di tanto: ricordava bene i suoi sbalzi d'umore.

Stefan ormai avrebbe dovuto farci il callo a certe sorprese: era una settimana che si ritrovava davanti a scene paradossali. Ma arrivati lì, riuscì comunque a stupirsi ancora una volta.

Secondo te dobbiamo svegliarli? –

Pas gli lanciò un'occhiata ironica: – Io non voglio perdermi le loro facce. –

Stefan concordava pienamente.

Ma sarebbe interessante osservare la loro reazione senza che sappiano della nostra presenza. – considerò, incrociando la braccia e guardandoli con curiosità.

Sei un bastardo. – dichiarò Pas.

Stefan gli rispose con un sorrisetto. Sì, quando voleva anche lui poteva essere davvero bastardo.

~~~

Dannata mosca. Non aveva niente di meglio da fare che ronzarle intorno?!

Crepa!

Lo schiaffo andò a vuoto, ovviamente. Adesso aveva una guancia che bruciava, oltre agli occhi e allo stomaco. Un risveglio veramente delizioso.

E poi chi gliel'aveva fatto fare di passare la notte sul divano? Aveva il collo e le spalle irrigiditi, e non sentiva più tutta la parte sinistra del corpo.

Tentò di muoversi da quella posizione scomoda, ma non ci riuscì: c'era un peso che le premeva sulla vita, bloccandola. Con uno sforzo notevole, vista la catalessi in cui versava metà del suo corpo, riuscì a rigirarsi.

Damon le dormiva addosso.

Damon mi dorme addosso. – si ripeté, stentando a mettere a fuoco la situazione.

Agghiacciata, Nora lo guardò per un lunghissimo momento, battendo freneticamente le palpebre. Quando infine assimilò la visione, d'istinto provò ad allontanarsi, ma incastrata com'era tra lui e la spalliera del divano, non è che le vie di fuga fossero molte. Anzi, il suo movimento parve solo peggiorare la situazione: nel sonno Damon l'agguantò e la strinse in una morsa peggiore di prima.

Nora sudò freddo. Il cuore le batteva nella gola, rischiando di soffocarla. L'ultima volta che si era trovata così vicina ad un vampiro, non era finita un cazzo bene per lei.

Schiacciata dal terrore, restò immobile, pregando stupidamente in un miracolo che la facesse uscire da quella situazione. La paura le offuscava la mente, impedendole di ricordare i momenti vissuti la sera prima. Riemersero gradualmente, scatenati dall'odore di alcol che impregnava entrambi.

Allora un bizzarro sollievo le arrivò a ondate. Era Damon, era un vampiro... ma non era nella merda come pensava. Cioè, non più di tanto. Quando le tornò alla mente la visione che le aveva regalato, trovò persino la forza di rilassarsi. E di godersi il suo abbraccio.

Si crogiolò in quel modo finché il sonno di Damon si tramutò in dormiveglia. Poi, senza capire perché, iniziò a preoccuparsi. Lo osservò cauta, percependo la sua aura passare dalla placida imperturbabilità del sonno alle sensazioni del risveglio. Vi lesse il fastidio per la posizione scomoda in cui aveva dormito e l'insofferenza verso i postumi della sbronza. C'era una certa rassegnazione di fondo: si vede che era abituato a risvegli di quel tenore.

Poi da fisiche le sensazioni divennero più profonde. Vide l'aura riempirsi dei ricordi e infine stabilizzarsi nella solita frustrazione screziata di rabbia che lo caratterizzava. Bene, era del tutto sveglio adesso. Nora stava pensando questo, quando sentì un'increspatura. Damon si mosse piano, scostandosi quel tanto che bastava per guardarla.

Cazzo! Era sveglio e anche lei e lui lo sapeva che era sveglia, insomma, non poteva non saperlo!

Nora aveva le braccia piegate contro il petto e sentì il proprio respiro accelerare sulle dita. Semplicemente, realizzò che non si era mai trovata in una situazione simile e non aveva la più pallida idea di come comportarsi. Non aveva il coraggio di parlare, e tantomeno di alzare la testa e guardarlo.

Era fregata. Una Virtù Angelica fregata da un'imbarazzante post-sbronza.

~~~

Fare finta di niente o uscirsene con qualche salace commento? Era questo il dilemma di Damon.

Aveva un variegato repertorio di battute tra cui scegliere quella adeguata alla situazione. E sicuramente avrebbe ottenuto il solito, indimenticabile effetto di superiorità. Peccato che una battuta adeguata, in verità, non esistesse. Non per quel momento.

Per cui Damon, per una volta nella vita, non buttò via la buona occasione che gli si presentava per stare zitto. Decise di fare finta di niente. Restò ad ascoltare il respiro veloce di Nora e il suo battito irregolare, finché non li sentì tornare quasi normali. Ci volle un po' e si si ritrovò a pensare che poteva anche farci l'abitudine. Non si stava poi così male. Non doveva star male nemmeno lei, se rimaneva lì di buon grado.

Era deliziosamente agitata. Come facesse quel corpicino a sopportare tutta quella tensione, era un mistero. Quasi gli veniva da ridere.

Le accarezzò distrattamente le schiena. Un piccolo esperimento che diede come risultato un buffo lamento che cercava di nascondere un sospiro di piacere. Era dannatamente carina.

La vicinanza a quella riserva fresca di sangue, stranamente, non gli stava risvegliando sete. Ma qualcos'altro si stava risvegliando ed era colpa dell'odore di Nora e di quell'inverosimile fiducia con cui gli stava tra le braccia. Damon imprecò tra sé e scostò il bacino. Non vedeva Andie da troppo tempo.

~~~

C'era qualcosa di profondamente sbagliato in quello che stava succedendo. Pas si sarebbe aspettato qualche sguardo imbarazzato e un paio di battute stupide per alleggerire la tensione, e poi ognuno per conto suo, con molta – molta - distanza tra di loro. Era quello che doveva accadere – era la cosa giusta. Non certo quel quadretto zuccheroso, tutto silenzi e fruscii e sospiri.

Pas ebbe uno strano presentimento e, non sapeva spiegarsi il perché, ma aveva anche la sensazione che fosse anche inesorabile. Una di quelle cose che non si possono fermare. Quindi fu con l'ansia del disperato che interruppe la scena.

Damon percepì la loro presenza e girò la testa per adocchiarli: aveva l'espressione seccata di chi è stato interrotto sul più bello, un'espressione che non piacque per niente a Pas. Nora scattò a sedere, tentando invano di allontanarsi da lui. Lo guardò con gli occhi colpevoli di una ragazzina beccata dal padre a pomiciare. Pas si chiese un po' infastidito se effettivamente non apparisse come un padre oltraggiato.

Buongiorno. –

Damon si stiracchiò pigramente e si mise a sedere come se niente fosse. Peccato che i vampiri non fanno pipì, quindi non poteva spiegare quell'alzabandiera come una mera faccenda idraulica. A Pas si seccò la gola. Fortunatamente Nora non si era accorta di niente – fortunatamente per Damon e per qualsiasi creatura soprannaturale nei dintorni.

Distolse lo sguardo, incrociando l'espressione allibita di Stefan.

Dormito bene? –

Che ore sono? –

Nora era sgattaiolata via e aveva posto quella domanda banale, come a conclusione di tutta faccenda. Per Pas non era affatto conclusa, avrebbe presto fatto un discorsetto ad entrambi e ribadito a Damon quello che già sapeva. Ma in effetti c'erano cose più urgenti da gestire.

~~~

Adorabili. –

Caroline conosceva quella voce. Eppure non era come la ricordava.

Strizzò gli occhi con un gemito, cercando di scacciare il dolore che le trapanava la testa. Non vedeva niente, sentiva solo pulsare tutto il capo. Era come se uno stregone le avesse fritto il cervello per ore.

Poi si ricordò: uno stregone le aveva fritto il cervello per ore. Lo stregone di Klaus. Nella sua camera. Era piombato lì e Tyler aveva fatto in tempo appena a svegliarla e a tentare di attaccarlo per permetterle di scappare. Ovviamente invano.

Tyler...

Ancora mezza accecata, istintivamente allungò il braccio a tastare affianco a sé: trovò qualcosa di molto caldo e molto muscoloso. Avevano preso anche lui. La paura e il senso di colpa l'aggredirono, e si ritrovò a stringerlo a sé.

Davvero romantico. –

Caroline riuscì finalmente a mettere a mettere a fuoco la figura che li stava osservando, inginocchiata. E l'ambiente attorno a loro: erano nella cripta.

Alaric – no, Kalus – le sorrise. Un sorriso bellissimo e orribile. Poi si rialzò e voltò loro le spalle.

Preparali. – ordinò.

Solo allora vide Maddox, poco discosto da lui. Lo stregone annuì e attese che l'Antico uscisse dalla cripta prima di avvicinarsi. Li guardò un momento, con quegli occhi freddi e indifferenti da automa. Poi alzò la mano.

Caroline serrò gli occhi e strinse il a sé il corpo esanime di Tyler, sussurrandogli una raffica di patetiche scuse. Poi il mondo attorno a lei iniziò a girare, si fece buio e non sentì più nulla.

~~~

Elena adocchiò il grande orologio a pendolo del salone.

Caroline è in ritardo. – notò.

Damon inarcò un sopracciglio: – Caroline è sempre in ritardo. –

Elena strinse le labbra e non commentò. Dopotutto, aveva ragione. Scambiò un'occhiata preoccupata con Stefan, che annuì.

Non possiamo aspettare oltre. – dichiarò – Bonnie? –

Non è stato facile, ma l'ho trovato. – annunciò lei, posando la boccetta col sangue del licantropo originale sul tavolino davanti a loro.

Excellente. Funzionerà? – le chiese Pas.

Ha confermato quello che ci ha detto Katherine. – Bonnie scrollò le spalle – E suppongo che possiamo dargli credito, visto che è stato Klaus stesso ad ucciderlo. –

E abbiamo anche la benedizione del vecchio sacco di pulci. – concluse Damon.

Elena osservò l'oggetto sul tavolino: l'unica arma per uccidere definitivamente un Antico. Forse. Se avessero avuto il pugnale magico e la polvere della quercia bianca, sarebbero stati più sicuri del risultato, ma non si poteva andare troppo per il sottile.

Stefan, porse a Pas la boccetta, suscitando le proteste di Damon.

E a me niente?! – disse con aria infantile.

Venne ovviamente ignorato.

Dunque sarebbe stato Pas a compiere l'ultimo gesto. Elena si augurò che la sua esprienza fosse sufficiente: Klaus non era un semplice vampiro. E oltretutto si sarebbe incazzato non poco quando si sarebbe resto conto che gli stavano mandando a monte i piani di una vita.

La Pietra di Luna? – sentì chiedere a Stefan

Bonnie tirò fuori dalla borsa il sacchetto di panno nero.

Distrutta. – disse con soddisfazione, riversando sul tavolino degli inutili frammenti.

Peccato. – sospirò davanti al mucchietto – Volevo davvero farci un ciondolo per Katherine. –

Stefan le sorrise: – Ottimo lavoro, Bonnie. –

Se ci sono riuscita è stato solo grazie a Nora. – dichiarò adocchiando l'angelo.

Lei alzò le mani con aria modesta: – Ehi, io ti ho solo potenziata, il resto era tutta farina del tuo sacco. –

Sì, sì, fantastico, siete una squadra imbattibile eccetera. – le interruppe Damon – Mancano dodici ore al ballo: forse è il caso di procurarci un vestito adatto. Idee? –

Il vestito sono io, ma non sono della taglia giusta per tutti. – fece Nora con aria preoccupata.

Stefan annuì con espressione grave: – Ne siamo consapevoli. Ci basta sapere che proteggerai Elena. –

Lei, Bonnie e Jeremy saranno al sicuro. – assicurò.

Elena non era per niente soddisfatta di quella soluzione, ma era anche perfettamente consapevole del fatto che non si sarebbe potuto fare in nessun altro modo.

Ma se qualcosa dovesse andare storto... non so se è il caso... –

Elena alzò lo sguardo su di lei: di cosa stava parlando?

Ne abbiamo già discusso. – disse Stefan tranquillo.

Si voltò verso di lui, stupita. Gli cercò gli occhi, ma lui evitava il suo sguardo.

Jeremy diede voce ai suoi dubbi: – Di cosa state parlando? –

Se voi non doveste riuscire ad uccidere Klaus e le cose si mettessero male... – Nora s'interruppe e prese un respiro – C'è ancora un modo per fermare una creatura oscura come lui. Ma non vi piacerà. E tecnicamente non potrei nemmeno usare questo trucchetto, ma comunque... –

~~~

Bonnie aveva già capito dove sarebbe andata a parare. Nei suoi grimori c'era scritto qualcosa in proposito. Certo, era una soluzione estrema, ma se davvero la situazione fosse degenerata...

Il discorso di Nora fu interrotto dallo squillo del suo cellulare. Imbarazzata, Bonnie fuggì dalle occhiate perplesse e si rifugiò in corridoio per scovare l'apparecchio nei meandri della sua borsa e zittirlo. Dopo non poche imprecazioni, lo trovò, e stava appunto per spegnerlo, quando lesse il nome sul display. Un presentimento orribile la inchiodò al pavimento.

In cinque anni dacché Liz Forbes era in possesso di un cellulare, non aveva mai ricevuto una telefonata da parte sua. Essendo la madre di una delle sue più care amiche, aveva il suo numero in rubrica per una sorta di dovere, così come Elena e Caroline avevano sul loro i numeri dei suoi genitori.

Aprì la chiama con mani tremanti e ascoltò le parole che già sapeva le avrebbe detto. Mentì, ovviamente. Le disse che Caroline era lì con lei e che stava bene. Sì, l'avrebbe rimproverata da parte sua per aver dimenticato il cellulare a casa. No, non sarebbe tornata a casa per pranzo, perché era invitata a casa Bennett. Sì, le avrebbe detto di tornare il prima possibile.

Bonnie pigiò il tasto rosso e rimise il cellulare nella borsa con gesti meccanici. Quando si voltò, non si stupì di vedere Pas a un metro da lei.

L'hanno presa. –

Rilasciò un sospiro e si accorse di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo.

Lei e Tyler. – aggiunse, rendendosi conto di saperlo nel momento stesso in cui lo diceva – Li hanno presi entrambi. –

~~~

Klaus non poteva sapere ciò che avevano fatto. La Pietra di Luna distrutta, il sangue del licantropo originale... lui era all'oscuro di tutto questo, del modo in cui erano riusciti ad annullare secoli – forse millenni – di ricerca.

Ma Pas non poté fare a meno di pensare che quello fosse un crudele scherzo del karma. Loro avevano ottenuto tre oggetti in grado di distruggerlo, Klaus aveva sottratto loro Caroline.

Gli aveva sottratto lei.

La bilancia pendeva troppo dalla loro parte e il Fato aveva dovuto ristabilire le giuste proporzioni? Era così che funzionava?

Sferrò un pugno al puro, sgretolando l'intonaco bianco e macchiando di sangue la parete. Si era spezzato un polso, ma non lo sentiva. Quel dolore che si era appena inflitto era niente paragonato al vuoto lacerante che sentiva in petto.

   
 
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