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Autore: Cucuzza2    09/11/2011    1 recensioni
«Una lepre è dinamica. Si muove. Mette allegria.»
«Un fiore è puro e perfetto.»
«Anche tu, ma questo non è imp-»
«Tu somigli a una lepre.»
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il bello era sempre stato per lei il concetto più sublime.
 
Sua madre faceva la guardia forestale; suo padre era un pittore, ma ad Emmaline non piaceva che lo definissero semplicemente così.
Non pittore, artista, ripeteva a sé e agli altri. “Il termine giusto è artista”.
Mio padre non dipinge il bello. Mio padre crea il bello.
Si ripeteva anche questo, mantenendo sul volto un’espressione incredibilmente seria.
 
La volta che si perse seguì l’intuito.
Perché - lei lo sapeva - quello non l’avrebbe tradita mai.
“Può esistere un calcolo sbagliato,” le aveva detto suo padre, “ma non una poesia sbagliata”.
Sorrise, seppure la situazione fosse tutt’altro che bella.
 
Pioveva.
Emmeline vagava fra le fronde, alla ricerca di qualcosa che la avvicinasse alla strada.
Era sera.
Sua madre le diceva sempre di cercare di orientarsi. Di seguire il sole di giorno e le stelle di notte. Le aveva insegnato per ritrovare la Via Principale doveva andare verso sud, e come fare per individuare il sud.
Emmeline non l’aveva ascoltata, e tutt’ora non se n’era mai pentita.
 
Si era persa, ma era solo una perdizione fisica. Mentalmente aveva solo trovato l’armonia. E qualcuno, a giudicare dal calpestio di foglie che sentiva in lontananza.
 
Era un ragazzetto poco più piccolo di lei, dinoccolato, i capelli corti e biondi e l’aspetto abbastanza insignificante.
«Ciao, io mi chiamo Robert. E tu?»
«Emmeline», e ogni sillaba di quel nome era pronunciata con una freddezza che appariva stonata su quella voce adolescente.
«Hai visto? Di qui è passata una lepre, sto cercando di prenderla...»
«È solo una lepre.»
«Solo una lepre? Ma hai mai visto una cosa che abbia un quarto del fascino di una lepre?»
Emmeline rispose che sì, ne aveva viste.
Cinque anni dopo, i due giovani stavano facendo lo stesso identico discorso che li aveva tenuti occupati fino ad allora.
 
«Una lepre è dinamica. Si muove. Mette allegria.»
«Un fiore è puro e perfetto.»
«Anche tu, ma questo non è imp-»
«Tu somigli a una lepre.»
 
Limbo. Luogo metafisico nel quale vengono collocate le anime dei non battezzati senza gravi colpe e dei bambini nati morti. In senso figurato: stato di ansia, incertezza. Almeno, così diceva il suo dizionario.
Dunque, lei era obiettivamente in un limbo. In uno stato di ansia e incertezza - almeno, era in un limbo in senso figurato.
Ma i dubbi rimanevano.
Poteva bastare uno ragazzino dall’aspetto mediocre a sconvolgere quello che era sempre stato il suo modo di pensare?
Mentre si fermava per l’ennesima volta a osservare una pianta delicata e innocente le sembrò quasi di sentire zampettare una piccola lepre dietro di sé.
 
Emmeline e Robert erano diventati amici, pur senza capire fino in fondo la mente dell’altro.
Per Robert questo era normale, per Emmeline inammissibile - pensò di ragionarvi sopra, ma ottenne solo un enorme mal di testa.
Pazienza. Se ne sarebbe occupata dopo.
Camminava su quel limbo sospeso, senza sapere bene dove mettere i piedi.
A quanto le dicevano le sue enciclopedie, l’ipotesi del limbo era nata come idea provvisoria, necessaria solo finché non se ne fosse trovata una migliore.
 
«Senti, Emmeline, io parto.»
«Tu cosa?»
«Io parto.»
 
Probabilmente ora ne aveva davvero trovata una migliore.


   
 
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