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Autore: Daicchan    10/11/2011    1 recensioni
storia partecipante al "Ghost Contest!".
One-shot trattante un momento di amichevole e malinconica intimità tra Draco e Mirtilla.
Era troppo musona, troppo antipatica, troppo MezzoSangue, troppo Mirtilla.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Storia 3°classificata al  "http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?c=4642&f=4642&idd=9820959">Ghost Contest

 


Questione di vita, amicizia e fantasmi



Diversamente da quando era in vita, nella sua esistenza da indesiderato fantasma, ad Hogwarts, Mirtilla non aveva mai avuto problemi di timidezza.

Si era messa in testa che non sarebbe mai piaciuta agli altri, e pertanto non si faceva riguardi nel dire ciò pensava.

Dopotutto, l’avrebbero derisa e disprezzata a prescindere, tanto valeva essere se stessa ed evitare di tenersi dentro tutti i suoi pensieri, le sue opinioni.

Tuttavia, guardando l’ormai famigliare volto del ragazzo davanti a lei, era in dubbio se dargli il dispiacere o meno che avrebbero probabilmente causato le sue parole.

Ma le abitudini sono vecchie a morire.

<< Ultimamente hai una brutta cera, sai? >>

Con le mani sul lavello e i capelli chiari insolitamente trascurati davanti al viso da un po’ sciupato, Draco sollevò il capo verso quel fantasma che ultimamente vedeva anche fin troppo spesso: << Ma senti da che pulpito viene la predica, eh? >> replicò, con un ghigno ed una punta d’acidità che Mirtilla trovò ben poco gradevoli.

Fece spallucce.

<< Insultami pure. >> disse, con tono di noncuranza << Tanto ormai ci sono abituata. >>

Draco rimase in silenzio, lo sguardo sull’acqua corrente che veniva inghiottita al centro del lavandino.

Era una brutta giornata d’inverno, e gli ampi muri del bagno non sembravano essere in grado di trattenere il freddo dell’esterno; anzi, là dentro l’aria appariva ancor più umida e glaciale.

Un ambiente abbastanza sconfortante, se vi si aggiungevano gli odori non piacevoli tipici della toilet, seppure il bagno di Mirtilla Malcontenta fosse ben evitato dalle ragazze a causa dell’importuna presenza del fantasma.

Eppure, nonostante lo squallore del luogo, era da un po’ che Draco vi si rintanava, e ciò non poteva che stupire e sorprendere piacevolmente Mirtilla, ben poco avvezza alla compagnia, ma di essa nostalgica.

<< Scusa, non volevo offenderti. >> disse ad un tratto il ragazzo, con un sospiro.

Questa volta fu lei a rimanere in silenzio, lo sguardo rivolto altrove e l’espressione pensierosa.

Draco chinò la testa di lato, inarcò un sopracciglio sottile squadrandola coi suoi occhi chiari.

Chiese, perplesso: << Scusa, ma mi stai ascoltando? >>

Il fantasma sembrò sussultare, come cadendo dalle nuvole << No, sì, scusa. Non preoccuparti, è già tanto che tu mi venga trovare. >> bofonchiò Mirtilla, l’aria imbronciata che le era valsa –e le valeva tuttora- derisioni e commenti acidi da gran parte della scolaresca di Hogwarts. 

Il Serpeverde guardò la figura trasparente che svolazzava sopra di lui con un moto di malinconia: << Non hai molti amici, vero? >>

Le venne quasi da ridere.

Amici? Lei? Ma non scherziamo, praticamente non ne aveva avuti da viva, figuriamoci se c’era qualcuno disposto a sopportarla da morta.

Eppure, c’era stata una volta, una volta in cui aveva provato l’emozione –o l’illusione, considerati i fatti- di non essere del tutto sola… Di avere qualcuno che la considerasse, che ci tenesse a lei.

Faceva male, e tuttavia riusciva a ricordare tutto alla perfezione.

 

Mirtilla pensa alla sua nuova amica come un miracolo, un dono dal cielo.

E’ stata sempre sola, in quel piccolo paesino babbano di campagna, ma ora lei le sorride, le parla con allegria, con quella voce vivace e un po’ nasale.

Si conoscono da poco, ma con lei Mirtilla si sente felice, tranquilla, in pace.

Con lei, finalmente, riesce a sorridere.

E non importa se le sue compagne di Dormitorio non le parlano, perché ogni volta che esce dal covo dei corvi blu e bronzo, corre da lei, che l’accoglie con quel grande sorriso in grado di illuminarle il viso a forma di cuore, cosparso di lentiggini.

 

 

E’ successo appena un mese dopo la nascita della loro amicizia, nel Novembre del primo anno.

 

Nevica, e Mirtilla non può immaginare che il gelo della temperatura invernale si sarebbe ben presto infiltrato nel suo animo, riducendola ad una involucro vuoto, dallo spirito freddo ed inconsolabile.

Camminano insieme, e poi un altro Serpeverde passa loro accanto, le squadra dall’alto in basso e sbuffa, superandole.

Ma lei, Mirtilla lo sa, è un tipo diretto, irascibile, si gira di scatto e urla contro al suo compagno di Casa: << Nott, si può sapere che cavolo vuoi? >>

<< Non dovresti girare con certa gentaglia. >> sibilla lui, gettando un’occhiataccia di disprezzo a Mirtilla << Un’insulsa Sangue Sporco. >>

Lei si gira di scatto verso Mirtilla, gli occhi nocciola spalancati per la sorpresa. Mirtilla riesce a leggervi confusione, timore, delusione. << Di che cosa sta parlando? >> domanda, sconvolta. Ma c’è anche una punta d’accusa, di rabbia.

Mirtilla ne è preoccupata. << I miei genitori. Sono babbani. >>

 

Il giorno dopo, Olive non le rivolge la parola, e nemmeno quello seguente, o l’altro ancora.

Solo due settimane dopo, le toglie di mal modo gli occhiali con un Wingardium Leviosa, li butta a terra e li calpesta, riducendoli in frantumi, chiamandola “stupida quattrocchi” davanti al resto della classe.

Mentre quelli che diverranno i suoi peggiori tormentatori si allontanano, sghignazzando, Mirtilla rimane a fissare il pavimento: vede le scarpe nere indossate dai suoi miserabili piedi piatti, e tra loro i frantumi di quelle spesse lenti che detesta.

I frantumi dell’amicizia che aveva sognato da sempre, e che in così poco tempo le è stata strappata via.

Vorrebbe arrabbiarsi, e reagire.

Ed invece, si ritrova a piangere, piange per l’intera giornata, poi smette, e ricomincia il giorno dopo, ad ogni insulto, ad ogni derisione.

Piange, ed iniziano a chiamarla “Mirtilla Malcontenta”.

 

 

La nostalgia per Olive Hornby si trasformò in rancore, ma anche cupezza e disillusione.

Nessuno voleva stare con la stupida, brutta, lamentosa Mirtilla Malcontenta.

Era troppo musona, troppo antipatica, troppo Mezzo Sangue, troppo Mirtilla.

Era da tempo, da quando ancora era in vita, che si era rassegnata ad affrontare la vita –ed ora l’eternità- in solitudine.

Però, certo, non poteva negare che c’era stato un tempo in cui, in un angolino della sua camera da letto, rannicchiata con le ginocchia contro il petto, aveva sperato che qualcuno si facesse avanti, le tendesse la mano senza alcuna derisione, e le promettesse di rimanerle accanto, perché le voleva bene, perché era suo amico.

Aveva sperato che lei, Olive, tornasse.

Ma non era mai, mai successo.

Il loro rapporto si limitava a quello di un prepotente e della sua vittima, e il ricordo dell’antica amicizia rendeva tutto molto, molto peggiore. E Mirtilla si era arrabbiata.

Sperava che il ricordo del suo corpo senza vita avesse tormentato Olive abbastanza a lungo dall’essersi pentita di averla trattata così male.

Oh, si era vendicata, ma la tristezza della solitudine rimaneva comunque.

<< …No. >> disse, per rispondere alla domanda del Serpeverde << Non ho nessun amico. Nessuno vuole avere a che fare con quella frignona antipatica di Mirtilla malcontenta. >> si lamentò dunque, con quel tono di voce ormai a Draco familiare –un po’ bofonchiato, che diventava più acuto, quasi stridulo, a metà della frase, per poi tornare alla solita tonalità imbronciata.-

Eppure, qualcosa stonava nelle sue parole.

<< Io non ti trovo antipatica. >> disse allora, sorprendendosi lui stesso della sincerità che aveva accompagnato quella frase.

In effetti, non era da lui essere così diretto, onesto, gentile, parlare con tanta naturalezza, ma con Mirtilla era tutto più facile.

Forse, poiché in un certo senso non faceva più parte del loro mondo, perché era un fantasma, confidarsi con lei non gli costava alcuna fatica. Per Draco era come una sorta di confidente segreto, immaginario, appartenente ad un sogno: qualcuno che esiste solo nella tua testa, nella tua anima, e a cui quindi puoi confessare paure, segreti, con cui puoi sfogarti, perché non lo dirà a nessuno, perché non ti giudicherà.

Eppure Mirtilla era reale, vivida, e il fatto che metà della scolaresca di Hogwart avesse paura di lei, e che la parte rimanente non la sopportasse, ne era la prova.

In effetti, per quel che ne sapeva, la maggior parte dei pochi ragazzi che erano entrati in contatto con lei, l’additavano come una sorta di pervertita, in cerca di una povera vittima con cui dare libero sfogo alla carica ormonale lasciata insoddisfatta a causa della morte prematura.

Tuttavia, a Draco non sembrava affatto una maniaca. Merlino, non poteva negare che la prima volta che era entrato in quel bagno il fantasma avesse piegato la testa di lato, e l’avesse guardato con un’espressione di gradimento che l’aveva momentaneamente turbato –e profondamente inquietato, doveva ammetterlo-

Ma, a parte questo, non c’era mai stata malizia in Mirtilla, non un solo accenno, quando rimaneva seduta a mezz’aria con le gambe incrociate e la guancia premuta contro il palmo della mano, con lo sguardo assorto dietro le lenti rotonde, mentre ascoltava comprensiva ed in silenzio i suoi sfoghi, le sue paure.

E come si lasciava andare, con Mirtilla! Le confessava cose di cui non aveva parlato mai con nessuno, che cose non aveva ammesso neanche a sé stesso, ed ogni volta si trovava stupito nel dire ciò che non aveva mai creduto nemmeno di pensare.

Ovviamente, non le aveva detto niente del marchio Oscuro, o del suo…compito.

Non era mica stupido.

Ma sarebbe stata una bugia, se avesse detto che non ci era mai andato vicino.

<< …Grazie. >> disse intanto Mirtilla, sbalordita.

Lei, dal canto suo, non sapeva come interpretare il rapporto che si era instaurato con il giovane Malfoy.

Di amore non si trattava, no. Dopo qualche rapido studio, aveva decretato che Draco non era il suo tipo –troppo biondo e pallido.-

D’altro canto, però, si sentiva come legata, a lui. Si dispiaceva dei suoi guai, si preoccupava per le sue condizioni, le stringeva il cuore vederlo piangere.

Perché sì, Draco Malfoy aveva anche pianto, davanti a lei, e più di una volta, e quando accadeva, Mirtilla sentiva che pure lei era sul punto di piangere, perché vederlo triste le rendeva cupa e preoccupata.

E Draco, lui era sempre gentile, sincero, non l’insultava per i suoi occhiali e non le lanciava libri addosso per il solo divertimento di vederli passarle attraverso, quasi fossero…

<< …Amici? >>

Draco sbatté le palpebre, inarcò un sopracciglio: << Prego? >>

<< Siamo amici, noi? >> dal tono della voce, sembrava che gli avesse appena chiesto del tempo.

Tuttavia, la risposta le era oscura tanto quanto al ragazzo. Per entrambi, l’amicizia era un concetto talmente sconosciuto e misterioso che risolvere quel quesito era quanto mai difficile.

Il fantasma vide il viso di Draco farsi pensieroso per qualche attimo, sembrava riflettesse sulla risposta. Quando la guardò, la sua espressione era confusa, corrucciata.

<< Non so. >> disse, incerto, << Forse. >>

Poteva essere amico di un fantasma? O, anche peggio, poteva essere amico di una SangueSporco?

Suo padre ne sarebbe rimasto sconvolto… E Draco non poteva deludere suo padre, non dopo tutto quello che stavano passando.

Ma non poteva neppure rinunciare ai suoi momenti di sfogo e confidenze con Mirtilla, non con quello che gli avevavno ordinato di fare.

Non con la consapevolezza del sangue che avrebbe macchiato le sue mani, da lì a poco.

Già, sangue.

In fondo, quello sporco dei genitori babbani di Mirtilla non le scorreva più nelle vene –dato che era morta-, perciò andava bene così, giusto?

E poi basta, non ne poteva più di tutta quella guerra, di quei pregiudizi, e dell’odio che stavano gettando lui e la sua famiglia in un mondo di dolore e rovina.

Cioè…erano tutti valori giusti, no? Eppure, era così complicato, così pesante porsi alla loro difesa, che per qualche istante voleva dimenticarsene, estraniarsi da quella realtà di sangue, guerra e sofferenza.

Forse, lui e Mirtilla non erano altro che due anime che, nella solitudine che le accomunava, si erano incrociate, aggrappandosi l’una all’altra per non crollare.

Ma, almeno in quel momento, potevano anche sperare in qualcosa di più.

<< Sì. >> disse allora, sollevando lo sguardo verso il fantasma << Sì, siamo amici. >>

Mirtilla chiuse gli occhi, e sorrise.

Era bello non essere più soli.

 

 

 

  
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