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Autore: Kia85    10/11/2011    5 recensioni
E' possibile amare e farsi amare da una donna perduta?
Storia partecipante all'iniziativa “A caccia di spaccio” del gruppo Cercando chi da la roba alla Rowling (Team Harry/Hermione)
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fallen & Risen'
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Titolo: Fallen

Team: Dobby

Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger

Rating: Arancione

Prompts: Amore, silenzio

 

                                                                         Fallen

 

Prologo: “Sold”

 

                                                                                                           “Ah, nel comun tripudio, sallo il cielo
                                                                                                 Quanti infelici soffron!”

 

 

                                                                                                                                                                                     Londra, 1885

 

Londra era sottomessa a una pioggia scrosciante ormai da diversi giorni. Il cielo era coperto di nubi nere e attraversato da lampi e saette che squarciavano il cielo. Era uno dei primi temporali autunnali e non mostrava alcun cenno di voler smettere. Chissà quando sarebbe tornato a risplendere il sole sulla bella capitale inglese.

Una donna con vestiti e capelli fradici camminava velocemente per i vicoli stretti e bui delle zone più degradate di Whitechapel, incurante della pioggia che annebbiava la vista. Con sé trascinava una bambina, avvolta in una mantellina pesante. Era ormai da molto tempo che camminavano. La bambina era stanca, non riusciva a capire dove stessero andando. Ricordava solo che, quel pomeriggio, la zia l'aveva afferrata e costretta a uscire insieme a lei, anche se pioveva a dirotto.

La zia Gladys non era mai stata gentile con lei. I suoi genitori, Jane e Alan, erano morti per una grave malattia contagiosa e lei era rimasta orfana a 10 anni. La sorella di suo padre la prese con sè, ma in realtà c'era stata la possibilità di essere affidata a una parente di sua madre, la zia Ellie. Il problema era che zia Gladys si era profusa in mille preghiere per spiegare quanto tenesse alla bambina e quanto l'avesse sempre desiderata come figlia tanto che zia Ellie, infine, aveva desistito e rinunciato a malincuore alla nipotina. Ma, in realtà, zia Gladys non provava alcun sentimento verso la piccola. Non le aveva mai voluto bene, la trattava male, le faceva fare i lavori più faticosi a casa e la faceva dormire al freddo. La famiglia di zia Gladys era povera, ma i suoi tre cugini non lavoravano come lei, mangiavano di più e dormivano in una stanza più bella della sua. La piccina, invece, era stata confinata in una squallida e gelida soffitta, abitata da piccoli topolini che le mordicchiavano i vestiti e le lenzuola sudice del letto.

Zia, sono stanca, vi prego, torniamo a casa!” esclamò la bambina, esausta.

La pioggia le andava negli occhi e le rendeva difficile vedere dove stavano andando. Il tanfo che invadeva le strade di Whitechapel le suggeriva che erano molto probabilmente in prossimità del porto sul Tamigi.

Sta' zitta e cammina!” rispose acida la zia, strattonandola ancor di più.

Zia Gladys non somigliava per niente a suo padre, anche se era sua sorella. Era bassa e grassoccia, aveva occhi neri come la pece e i capelli raccolti a casaccio sulla testa. Non sorrideva mai e si rivolgeva sempre a lei come se fosse arrabbiata. Suo padre Alan, invece, aveva un sorriso gentile e l'espressione dolce. Quando la chiamava, lo faceva con tenerezza, come un buon padre. Ora non c'era più, ma lei avrebbe conservato per sempre nel suo cuore e nella mente il suo ricordo, così come quello di sua madre Jane.

Finalmente le due giunsero a destinazione. La zia si fermò di fronte a una casa che in quel quartiere era probabilmente tra le più eleganti e bussò. La casa si ergeva su tre piani e la facciata era decorata da un colonnato sottile. Le cornici delle finestre erano decorate da fregi floreali, dai vetri si intravedevano stanza illuminate da luci soffuse, mentre decorazioni neoclassiche circondavano la porta di legno color rosso mattone. La bambina non aveva mai visto una casa così bella. Sarebbe stato bello vivere in una casa come quella: sicuramente la soffitta era più calda di quella dove abitava lei.

Quando la porta si aprì, apparve ai loro occhi una donna alta e snella: indossava un vestito di colore nero, con pizzi rossi che decoravano il corsetto e la lunga gonna. Le sue labbra erano stranamente rosse e le gote erano rosee. I capelli biondi e ricci erano raccolti perfettamente sul capo con un pettinino d'avorio e lasciavano cadere delle ciocche ribelli ai lati del viso.

Cosa volete?” domandò, fissando zia Gladys.

Sto cercando la signorina Cherry.”

Sono io. Chi siete?”

Signora, mi chiamo Gladys, vi ho scritto ieri per la bambina.” esclamò la zia, avvicinando a sé la nipote.

Lo sguardo della signorina Cherry si spostò rapidamente sulla piccola, squadrandola da capo a piedi.

Ah, sì. Mi ricordo di voi. Sarebbe questa la piccola?” domandò Cherry.

Sì, è lei.”

La zia spinse la bambina verso la signora e la luce che proveniva dall'interno della casa la investì in pieno. L' elegante signora si chinò su di lei e le afferrò il mento con due dita, sollevandolo. Era così vicina che la piccola riuscì a percepire il profumo che emanava la sua pelle, un profumo che ricordava le rose rosse.

Indubbiamente è molto graziosa. Potrebbe diventare una donna affascinante. Quanti anni ha?”

Dodici. Ha appena finito la scuola.”

Dodici?!- esclamò esterrefatta Cherry-Ne dimostra molti di meno. È denutrita, non l'avete sfamata?”

Signora, la nostra famiglia è molto povera, devo dare da mangiare ai miei tre figli!”

E' stata affidata a voi. Avreste dovuto trattarla in egual modo.- affermò severa la signora- Non posso prenderla con me, è troppo magra!”

Ma zia Gladys spinse ancor di più la bambina verso Cherry.

Vi prego, prendetela con voi. Non posso mantenerla e mi servono soldi. Vi supplico, signora!”

La donna tentennò un istante, fissando la bambina, la quale chinò il capo, imbarazzata. Poi Cherry sospirò e guardò Gladys.

Aspettate qui!”

La donna sparì dentro casa e tornò un minuto più tardi, con alcune banconote in mano, che consegnò a Gladys.

Ecco qui, dieci sterline come concordato!”

Gladys afferrò avidamente quei soldi, contando le banconote una per una. Dopodichè rivolse all'elegante signora un mezzo inchino.

Grazie signora, grazie mille. Addio!”

E così dicendo, Gladys se ne andò, senza degnare di uno sguardo la nipotina. La piccola la guardò allontanarsi, fino a quando la zia non fu inghiottita da uno dei vicoli bui del quartiere. Improvvisamente si sentì sola e abbandonata, di nuovo. Non aveva capito bene cosa fosse successo ma qualcosa dentro di lei le diceva che non avrebbe più rivisto la zia, né i suoi cuginetti.

Poi la signora la prese per mano dolcemente e la fece entrare, togliendole la mantellina fradicia. La bambina osservò con curiosità l'ingresso della casa: era piuttosto stretto, sulla destra vi era una rampa di scale con un elegante corrimano di legno, mentre sull'altro lato vi era un mobile di ciliegio, su cui erano appoggiate due lampade con un paralume rossiccio da cui penzolavano cristalli trasparenti. Le pareti erano di color porpora e riportavano diversi quadri ad acquerello appesi. Infine, dal soffitto pendeva un lampadario in ferro battuto, con lampadine di forma ovale e decorate da piccoli cristalli. Ma ciò che colpì la bambina più di tutto fu il rumore assordante che la avvolse non appena fu entrata in casa. Era una melodia vivace, mista a grida di uomini, risate di donne e altri rumori che la bambina non riconobbe. Sapeva però che non le piacevano tutti quei rumori e avrebbe tanto voluto portarsi le mani sulle orecchie, se non l'avesse considerato un gesto poco educato in presenza di quella signora elegante.

Come ti chiami, piccola?” chiese Cherry.

Hermione Jane Granger, signora!” affermò la bambina.

La signora le sorrise: “Bene, Hermione, io mi chiamo Cherry. D'ora in poi ci occuperemo noi di te. E per prima cosa ti daremo qualcosa da mangiare. Hai fame?”

Hermione si portò le mani sullo stomaco e la guardò con aria colpevole.

Sì, signora!” ammise.

Bene. Perchè sai, agli uomini non piacciono le donne troppo magre.”

 

Non scrivevo una long fic su Harry ed Hermione da molto tempo. Questa storia partecipa all'iniziativa “A caccia di spaccio” del gruppo [Cercando chi da la roba alla Rowling (Team Harry/Hermione)].

Dei vari prompt affidati al Team Dobby ho scelto amore e silenzio.

La storia è liberamente ispirata a Moulin Rouge e i versi all'inizio di ogni capitolo sono tratti dalle arie de “La Traviata” di Verdi, anche questa di grande ispirazione!

Il prossimo capitolo si intitola “Red Heaven”.

 

A presto

kia85

 

   
 
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