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Autore: francy13R    10/11/2011    2 recensioni
"Eccomi qua! Sulla soglia dei quarant'anni ormai e mi ritrovo a scrivere su questo diario consumato che mi ha accompagnato per più di vent'anni durante l'esperienza che mi ha stravolto, ma allo stesso tempo stregata. Talvolta ripenso a Milano, alla mia vecchia casa, alla mia vecchia scuola, alla mia vecchia vita e vengo invasa da un senso di vuoto come se dovessi ritornare là e riprendermi quella parte di me che quella città mi ha strappato involontariamente e presa senza alcun diritto! D'altronde tutto è iniziato lì, ma nonostante questo sento che il mio posto è qui! Dopo mille dubbi, difficoltà e avvenimenti raramente positivi ho trovato un posto in questo mondo dove sono riuscita a liberarmi, a mostrare la vera me e non la Eve che s nascondeva dietro la maschera della scontrosità!
Ho pagato con la mia stessa pelle gli errori commessi fino a sentire il mio cuore lacerarsi, eppure alla fine la vita, la vita che tanto avevo odiato, quella che mi era sempre stata contro e quasi mai favorevole, mi ha premiata e sono orgogliosa del mio punto di arrivo. Adesso sono qui nella mia casa, la mia vera casa, il rifugio che tanto avevo sognato per proteggermi da questo mondo selvaggio. Ho fatto scelte sbagliate, quasi sempre, ma è inutile pentirsene perchè mi hanno portato a dove sono ora, con l'uomo che amo nel paese in cui ho sempre desiderato passare il resto dei miei giorni e... credo che sia ora di smetterla di scrivere, quello era un modo per sfogarmi, ma ora non c'è più niente di storto, è tutto perfetto! Quindi caro diario siamo arrivati alla fine, probabilmente ti sistemerò in qualche angolo della soffitta però non ti scorderò mai, sei pur sempre l'unico oggetto che mi è rimasto della mia vecchia vita e avrai sempre un posto speciale nel mio cuore! Grazie per avermi tenuto compagnia! Devo andare a prendere i bambini a scuola, ciao mio caro amico, confidente e unico testimone del mio viaggio terminato! Addio!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And we try and we fall 
And we live another day 
And we rise like a phoenix 
From the flames 
And it burns but it turns out golden 
And went for the sky 
And fell down low 
And flew too high 
But we still survived cos you and I 
We turned out Golden 

Golden-The Wanted







Forse ero un po' troppo esagerata, forse il vestito era troppo corto, fatto sta che non c'era più tempo per cambiarsi. Quindi decisi di darmi un'ultima occhiata allo specchio e fregarmene dell'opinione di Matt, tanto per lui sarebbe stato troppo corto anche un burqa. L'abito era nero, con delle borchie sul petto che riflettevano la luce della lampada appesa. Avevo deciso di abbinarci le scarpe con il tacco che la sera precedente avevo fregato a Nancy e che avevo portato con me nell'eventualità di serate come quella. I capelli erano raccolti in modo leggermente trasandato e per renderli un po' più eleganti ci abbinai un fermaglio argentato. Con il trucco mi arrangiai con i pochi che avevo portato, rossetto rosso fuoco, mascara e matita nera passati forse un po' troppo pesantemente per evidenziare il verde comune dei miei occhi.

Guardai oltre lo specchio ed esaminai per la prima volta la stanza che mi aveva affidato Matthew. Era grande, molto grande e il parquet a terra era di un caldo marrone rallegrato da diversi tappeti sulle tonalità del rosso. Il letto matrimoniale si trovava nel centro della stanza e oltre a questo vi era una grande finestra grande quanto la parete che mi riservata la vista della Tour Eiffel illuminata. Avevo buttato i vestiti che avevo nell'armadio senza curarmi di appenderli e avevo tirato fuori solo il necessario.

-Eve! Sei pronta?-, urlò Matt dall'altra parte del corridoio.

-Arrivo!-. Presi la paquette e vi infilai dentro un paio di banconote da venti e un pacco di sigarette. Sinceramente mi mancava il mio cellulare e il costante controllo dei messaggi di Agnes. Scossi la testa e mi diressi verso la sala illuminata da una lampada rotonda che emanava una particolare luce rossa rendendo l'atmosfera accogliente.

-Wow!-, esclamò il mio amico che se ne stava appoggiato alla porta d'ingresso con un semplice paio di jeans scuri e un cappotto marrone sotto il quale si intravedeva una camicia bianca abbottonata fino al collo.

Feci per sbottonargli almeno il primo bottone, ma lui mi bloccò.

-Non sai che vanno di moda le camicie portate così?-, chiese spegnendo le luci.

-Che moda!-, sbuffai.

-Non è che sei gay?-.

-Ma piantala Eve, non sono mai stato così etero!-, rispose chiamando l'ascensore.

-Davvero? Parli tanto degli altri ma tu non sei di meno allora!-, commentai con un sorriso malizioso nascosto dietro la sciarpa.

-La differenza è che io le cose le faccio con stile e poi sai che sono un romanticone!-. Adesso era lui a guardarmi con un sorriso strano. Si avvicinò verso di me accarezzandomi una guancia mentre io pietrificata non riuscivo a togliere lo sguardo dai suoi occhi. Mi baciò delicatamente una guancia facendomi arrossire.

-Te l'ho detto che sei bellissima stasera?-, sussurrò. Cercai di riprendermi più in fretta che potevo.

-No, ti sei dimenticato. Mi ritengo offesa! Ah e quando arriviamo alla festa non te ne andare con la prima che incontri, cerca almeno di stare con me finché non trovo Anne!-. Incrociai le braccia appoggiandomi al legno scuro dell'ascensore.

-Non ti preoccupare, non ti lascio-.

Con la sua piccola cinquecento gialla arrivammo in meno di quindici minuti in Rue De Cevennes e parcheggiamo davanti ad una pizzeria chiamata “Pizza Nella”, al di sopra di essa dominava la zona un palazzo bianco formato principalmente da ampie vetrate che lasciavano intravedere la festa all'interno. Qualcuno resistente al freddo aveva deciso di sporgesi dal balcone gigantesco per fumare una sigaretta o per avere un po' di privacy.






Salite le scale mi ritrovai davanti la minuscola e scheletrica Anne che appena mi vide iniziò a corrermi incontro come una bambina. Io piegai leggermente le ginocchia e l'abbracciai contenta di quell'intimità, dopo di che mi diede tre baci sulle guance e mi esaminò con un sorriso luminoso sul piccolo volto. Non era cambiata per niente, forse i tratti erano più spigolosi, il fisico ancora più asciutto e i capelli più scuri e lunghi, ma era sempre lei.

Come al solito indossava abiti sgargianti infatti aveva abbinato una gonna gialla a vita alta con un top blu elettrico, per coprirsi dal freddo portava una giacca in pelle nera dello stesso colore dei tronchetti ai suoi piedi. I capelli leggermente mossi e con delle sfumature viola le ricadevano sul lato sinistro nascondendo in parte la maglia e il rossetto fucsia la faceva sembrare una bambola di porcellana.

-Sempre più alta-.

-Sempre più bella!-, risposi io. Sapevo che le piaceva essere adulata e soprattutto essere posta al primo piano senza nessuno che la oscurasse e il fatto che fossi più alta di lei la infastidiva. Forse avrei dovuto togliermi le scarpe con il tacco.

“Oh, ma per favore! Non ho intenzione di fare la guastafeste, tanto meno mettermi ad atteggiarmi! Sono rimasta nell'ombra fino adesso e rimarrò nell'ombra probabilmente fino alla fine dei miei giorni”.

Alla sua sinistra e alla sua destra notai le sue socie, serve, aiutanti...chiamatele come volete. Loro invece non erano cambiate neanche di uno spicciolo, sempre acide, con la puzza sotto il naso e inclini al lecchinaggio.

-Flore e Chloé! Che bello rivedervi!-, esclamai abbracciandole. “Che meraviglia rivedere due simpatiche zabette come voi due, speravo che fosse il vostro giorno libero, peccato!”.

Flore si scostò subito e si sistemò preoccupata i lunghi capelli biondi. Mi sorrise e spostò immediatamente lo sguardo su Anne per essere rassicurata sulla sua condotta e falsa esibizione. Chloé invece mi abbracciò con più entusiasmo, non era poi così male come ragazza. Si faceva influenzare moltissimo e andava dove il vento tirava, ma avevo conosciuto persone peggiori così ricambiai l'abbraccio e mi complimentai sincera per il vestito rosa antico che le avvolgeva gli esili fianchi. Anne intanto si era scambiata qualche breve battuta con Matthew.

-Cosa ci fai ancora sulla porta! Avanti entra!-, mi ordinò lei.






Entrata nel grande atrio rimasi a bocca aperta. Potevo dire con certezza che la festa di Steve non era niente a confronto. Si, è vero, lo stile di Anne era molto diverso da quello di una persona normale, ma era quello che la rendeva così interessante e particolare.

Centinaia di palloncini sulle tonalità dell'arancione e del rosa volavano per la stanza e la maggior parte era ammassata sul soffitto, mentre le luci ad intermittenza creavano splendidi riflessi sulle pareti di un lieve giallo. La musica era molto soft, più sul pop dolce leggermente re-mixato che sulla disco dance.

-Bella musica!-, dissi io mentre Matt si allontanava per salutare qualche suo amico.

“Come non detto, mi toccherà unirmi ad Anne”. Non che avessi qualcosa contro di lei. Da una parte era una vera amica, ma dall'altra vedevo come trattava Flore e Chloé, e be'...non avrei mai voluto essere nei loro panni. Mi mancava solo quello di essere dipendente da una ragazzina e la mia vita sarebbe affondata come il Titanic.

-Allora! Cosa mi racconti di Milano? Cosa va di moda in questo periodo?-, chiese Anne prendendomi a braccetto mentre con l'altra mano salutava i suoi amici. Sembrava il papa!

-Mah, vanno molto le tonalità del marrone-. Non ne sapevo molto di moda. Mi limitai a scrollare le spalle.

-Oh si? Quindi forse il mio abbinamento non va bene!-, disse accigliata facendo cadere il suo sguardo sul completo.

-Io penso che vada benissimo! Sei semplicemente perfetta! Mi piace l'abbinamento del blu con il giallo, molto particolare!-. Non avrei mai avuto il coraggio di vestirmi come lei, io ero molto più tradizionalista, mi bastava una semplice maglietta e un paio di jeans per andare ad una festa, ma quella sera credevo che fosse qualcosa di molto più sofisticato conoscendo Anne ed ecco il perchè di quel vestito.

Matt mi aveva avvertito del cambiamento della ragazza al mio fianco, solo che non credevo fosse stato così radicale. Sembrava un'altra persona, più libera.

-Non si può dire lo stesso di te!-, disse guardandosi in giro. “Grazie, sei la solita”. Ero abituata ai suoi sbalzi d'umore.

-Credo che dovrò rimediare a questo pasticcio-. Mi trascinò verso una scala e mi spinse verso la prima porta che incontrammo.

-Sono così messa male?-. Annuì. Dentro stavo fumando, ma come al solito non lo davo a vedere. Non tutti erano così ricchi da permettersi vestiti di marca, il mio dell'HeM poteva sfigurare in confronto ai suoi, ma se stiamo a guardare la mia condizione non ci sarebbe nessun santo che reggerebbe. Era già tanto che avevo un paio di scarpe con il tacco...

Anne aprì l'armadio che occupava tutta la parete destra e stette a guardarlo per qualche minuto mentre io ispezionavo per la prima volta la sua stanza. Pareti rosa e gialle con un letto matrimoniale contro la parete sinistra e una lunga scrivania davanti a me. Su di essa vi era un'enorme computer e appoggiato vicino ad esso un portatile. Mi sembrava di essere ritornata a Milano, nella perfetta casetta che Nancy aveva modificato per il “mio” bene. Non potevo di certo vivere in quel caos, giusto?

Mi sedetti sul letto attenta a non stropicciare l'immacolato piumone.

-Ecco! Non ti preoccupare, me li ridarai un altro giorno-, disse la nanetta e mi porse un vestito giallo stretto fino alla vita e a tubino fino a metà coscia. Non era il mio genere, ma vedendo come erano vestiti i suoi amici mi avrebbe almeno fatto passare inosservata. Mi spinse verso il bagno e lì mi cambiai indossando anche il paio di stivaletti con il tacco che mi aveva consegnato.

Mi guardai allo specchio e decisi di sciogliermi i capelli.

Uscita mi fece sedere su uno sgabello e, nonostante le mie proteste, mi sistemò i capelli in una traccia che cadeva laterale sul mio seno. Arricciai il naso trattenendo il commento scortese che mi sfiorava la lingua e cercava di trovare spazio tra le mie parole.

-Grazie! Davvero! Dovresti fare la stilista-, dissi a denti stretti abbracciandola.

Anne rise e iniziò a parlare di quanto le piacesse lo shopping, i vestiti, l'emozione nel comprare un vestito che nessuno si sarebbe potuto permettere e altre cose stupide alle quali annuivo con falso interesse. “Certo che sei proprio superficiale”.

Flore appena mi vide notò il mio cambio di abiti e guardò leggermente arrabbiata la sua protettrice, mentre a me riservò una semplice occhiata colma d'invidia.

Dopo qualche chiacchierata con dei suoi amici con (naturalmente) le solite figure di emmental da parte mia a causa del mio scarso interesse alla moda e al gossip parigino mi rifugiai all'esterno. Mi aggrappai alla ringhiera e chiusi gli occhi cercando di scacciare la sensazione di essere una completa estranea indesiderata per tutti. Dopo di che mi consolai con una sigaretta e iniziai a pensare cosa avrei fatto in futuro.

Parigi non sarebbe stata la mia prima e ultima tappa, avevo in mente un obbiettivo molto più grande: l'America, gli Stati Uniti. Nuova aria e come disse Cristoforo Colombo: nuovo mondo.

Era quel genere di posto di cui avevo sentito solo parlare e dove le persone come me sembravano essere in molte, quindi perchè non tentare? In fondo se non avessi spiccato il volo verso quel paese avrei ripreso a vagare per l'Europa, magari Praga o Madrid, Amsterdam o Londra. No, avevo chiuso con quelle città. Troppi ricordi, alcuni positivi, altri negativi. Avevo bisogno di altro. Avevo bisogno di qualcosa di nuovo, completamente inesplorato da parte mia.

-Ti verrà la febbre se non ti copri-, disse qualcuno alle mie spalle facendomi sobbalzare. Mi girai e trovai Matt con le mani nelle tasche dei Jeans e lo sguardo rivolto alla luna.

Si avvicinò e mi posò sulle spalle il suo cappotto.

-Dai papà! Così verrà a te un malanno-, esclamai con una voce da bambina.

Rise e mi abbracciò involontariamente. Un abbraccio da orso, di quelli che si davano ai migliori amici, quelli pieni d'affetto e non di amore.

-Vedo che Anne ha migliorato la situazione, anche se non credevo che fosse possibile-, mi sussurrò all'orecchio.

-Oh grazie mister oggi-mi-sento-di-fare-complimenti!-.

-Dai vieni dentro, ti faccio conoscere qualche mio amico!-. Mi prese per mano e mi riportò dentro mentre la mia mente per una volta cercava di svuotarsi e godersi la serata.

 

 






Dopo mezzanotte la festa si era trasformata in un vero e proprio delirio. I palloncini che vagavano per l'aria erano solo un fastidioso intralcio, le luci si erano fatte più aggressive come la musica e dal nulla erano sbucati fiumi di birra, spumante e vino. La cosa iniziava a farsi interessante con un tipo da Bruxelles, ma Matt come al solito mi rovinò il divertimento dicendo che era ora di andare.

In effetti mi sentivo stremata e avevo il piccolo presentimento che fossi leggermente ubriaca così diedi un bacio stampo al bruno davanti a me (che non era per niente male) e mi allontanai a malincuore verso la porta d'ingresso. Anne era sparita lungo le scale mano per la mano con un rosso statuario e sinceramente non avevo nessuna intenzione di andare a bussare alla sua porta e salutarla, anche perchè sarei stata senz'altro di disturbo.

Salutai invece Chloé che stava ballando su un tavolino abbracciata ad altri tre ragazzi che la guardavano con brama, quella serata sarebbe stata una favola per quelle due, mentre io mi sarei dovuta accontentare di abbracciare il cuscino. Bah, ecco le ingiustizie della vita.

Salita in macchina mi addormentai come un sasso per tutto il tragitto e quando arrivammo Matt cercò di prendermi in braccio senza però molto successo. Entrati in ascensore mi appoggiai al legno freddo e mi strinsi nel giaccone chiudendo gli occhi.

-Vedo che ti sei divertita!-, commentò Matthew proprio davanti a me. Annuii.

-Tu invece?-, mormorai. Vedendo che non mi rispondeva aprii scocciata gli occhi e trovai i suoi a pochi centimetri dai miei mentre l'aria s'impregnava del mio respiro affannato.

-Sei la più bella creatura che abbia mai visto sulla faccia della terra!-. Non capii neanche una parola di quello che disse. So solo che non riuscivo a staccare la mia mano dal suo petto e non riuscivo ad ignorare il frenetico battito del suo cuore. La flebile luce dell'ascensore riusciva a far risaltare il blu dei suoi occhi lasciando celato il verde..... Al diavolo tutti quei maledetti pensieri poetici!

Non seppi esattamente perchè lo feci, ma fatto sta che lo baciai con così tanta passione da spingerlo fino alla parete opposta dell'ascensore. Non c'era spazio per parole e neanche per respirare. Mi ritrovai inevitabilmente incollata a lui con una voglia frenetica di avere ogni singolo pezzo di quel ragazzo così meravigliosamente sexy, dolce, gentile, simpatico, romantico e....Non riuscivo a pensare. Era sbagliato o no? La sua mano tra i miei capelli. Avrei dovuto farlo o no? Il suo petto contro il mio. Ma sei scema a rovinare un'amicizia per la tua improvvisa voglia di sesso? Le mie gambe attorno alla sua vita e le sue labbra così morbide sul mio collo.

Sentii a mala pena l'ascensore che si era fermato. Con un calcio lui aprì la griglia e mi ritrovai per il corridoio con le labbra che sperimentavano il sapore del vino sulle sue. Mi strinse contro la porta alzandomi leggermente con un braccio mentre con l'altra mano tentava di aprire la porta. Gli accarezzai il volto stringendogli i capelli e avvicinandolo sempre di più a me.

Quando finalmente Matt aprì la porta mi infilai all'interno dell'appartamento mentre lui mi prendeva in braccio esplorando tutto il mio corpo e finii schiacciata tra il suo letto e il suo corpo.

Lo presi per la vita e gli tolsi la camicia con agilità. Gli accarezzai i bicipiti avvertendo i suoi muscoli e i suoi addominali fino a scendere ai jeans infine ribaltai le nostre posizioni trovandomi a cavalcioni su di lui e facendo scorrere le mie labbra sulla sua mascella. Avvertii le sue mani sulla cerniera del mio vestito e con un rapido gesto me lo slacciò e lo gettò per terra, dopo di che le sue dita sfiorarono la mia schiena nuda provocandomi dei brividi, che più che essere di freddo erano di piacere, fino a fermarsi all'attaccatura del capelli.

-Bella treccia!-, sussurrò contro le mie labbra.

-Peccato!-, disse prima di togliere l'elastico e liberare i miei capelli. Risi mentre lui mi riportava sul caldo piumone e mi mordeva con leggerezza l'orecchio.

Quello che accadde dopo potete immaginarlo, anche se non mi ricordo molto di quella sera. Maledetto alcool, avrei dovuto bene di meno, ma se lo avessi fatto non sarei mai riuscita a spingermi fino a quel punto con Matthew. Forse però prima o poi l'avrei fatto con lui. Ero completamente persa di quel ragazzo così elegante e disinvolto, tanto che il pensiero di rimandare di molto la partenza per gli Stati Uniti si impossessò della mia mente. Nah, non avrei dovuto pensare a niente quella sera...

E dopo quelle ultime considerazioni spensi del tutto la mia mente.

  
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