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Autore: Yunalesca Valentine    11/11/2011    5 recensioni
Nella “gerarchia” dei vampiri, oltre alle classi note da tutti, vampiri e non, vi è anche un’altra categoria, meno diffusa ma comunque presente: quella dei Dampyr; figli nati da un vampiro e da un umano.
Ed alla Cross Academy si trasferisce una persona che appartiene a questa “categoria”, anche se ancora non sa di appartenervi. Se mai scoprirà la sua vera natura, tutto dipenderà dalle sue azioni. Dopotutto, non sempre la verità viene a galla.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Zero Kiryu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I

A New Beginning

 

Una giornata alquanto uggiosa e, a giudicare dal cielo, propensa ad un acquazzone coi fiocchi. Mentre una lumachina solitaria attraversava la strada, una macchina nera sfrecciava sulla strada silenziosamente, in direzione dell’enorme cancello che si poteva scorgere in lontananza. Al suo interno vi era, oltre al conducente, una donna sulla trentina, una ragazza, probabilmente sui sedici-diciassette anni, intenta a guardare il paesaggio attraverso il finestrino con un misto di svogliatezza e preoccupazione nel suo sguardo.

La macchina, giunta nei pressi del cancello, si fermò di fronte ad esso; le due persone a bordo scesero, per poi guardarsi intorno.

«Spero di aver preso la strada giusta...» disse la donna, continuando a guardarsi intorno.

«Zia... non dirmi che per tutto questo tempo hai seguito una strada scelta a caso!» esclamò la ragazza che, a quanto pareva, era la nipote della trentenne.

«No, no, non l’ho scelta a caso! Solo che ho la netta sensazione che questo cancello non sia quello principale, ma uno secondario, molto probabilmente utilizzato per le emergenze...» replicò la donna, avvicinandosi al suddetto cancello e seguita a ruota dalla nipote.

«Di una cosa sono sicura, però: siamo arrivate a destinazione» continuò, appoggiando le mani sull’inferriata. «Lo vedi quel palazzo laggiù?» chiese alla nipote, che si avvicinò per vedere meglio e che le rispose con un cenno del capo «È lì che andrai».

«Wow... Che culo» replicò la ragazza, ironica.

La zia si limitò a sospirare: sapeva perfettamente che la sua adorata nipotina, con quell’atteggiamento, avrebbe sicuramente causato qualche problema; ma non ci poteva fare, praticamente, nulla.

 «Ma... per esempio... non potevo rimanere dov’ero? Non vedo nessuna differenza tra questo posto e quello dove stavo prima, a parte il fatto che sia... completamente isolato dal mondo!» esclamò la ragazza, tornando verso l’auto ed attirando – involontariamente – l’attenzione di qualcuno.

«Ho capito, ma non urlare!» le disse la zia, una volta raggiunta.

«Avete bisogno d’aiuto...?» domandò loro una voce proveniente alle loro spalle.

Le due si voltarono e videro una ragazza dai capelli castano scuro, lunghi fino alle spalle, con gli occhi marroni e vestita con quella che doveva essere, molto probabilmente, una divisa scolastica. Non molto distante da lei, con le spalle poggiate contro il muro, vi era un ragazzo, vestito anch’esso con la suddetta divisa, e con i capelli – vero ma strano – argentati e gli occhi viola chiaro.

«Voi sareste...?» chiese la trentenne, leggermente sospettosa.

«Io sono Yuuki Cross, mentre lui» indicò il ragazzo «è Zero Kiryu» disse la ragazza, Yuuki.

Stava per chiedere chi fossero, quando la zia della giovane l’anticipò, dicendo: «Il mio nome è Angela Cecil e questa qui» indicò la ragazza al suo fianco «è mia nipote: Aura Thanatos. Dai vostri abiti deduco che siate degli studenti della Cross Academy, giusto?» disse Angela.

«Sì, esatto» le rispose Yuuki.

«Bene. Allora siamo davvero nel posto giusto» disse Angela, attirando l’attenzione di Aura, che le si avvicinò e le disse: «Allora, prima, quando hai detto che eri sicura di esser nel posto giusto, hai mentito!».

«No, non avevo mentito; solo che non ero sicura!» ribatté la donna, nonostante sapesse perfettamente di essere nel torto.

Aura si passò una mano sulla faccia e commentò, sarcastica: «Che culo...». E così iniziò un botta e risposta tra la zia e la nipote.

Intanto il ragazzo, che non si era minimamente mosso da dove era, Zero, scrutava le due con sospetto: Angela era sicuramente umana, visto che non aveva nessuna caratteristica riconducibile a loro, mentre sua nipote, Aura, non lo convinceva affatto. C’era qualcosa di strano in quella ragazza... innanzitutto il colore degli occhi lo metteva in guardia, visto che erano rossi. Non erano di quel rosso acceso a lui ben noto, ma questo non escludeva il fatto che potesse essere una di loro. A parte la piccola questione sul colore degli occhi, Zero non riscontrò nessun’altra caratteristica non umana, visto che i capelli neri e la carnagione rosea erano perfettamente normali.

Nell’esatto momento in cui finì la sua analisi “scientifica”, Aura ed Angela avevano finito il loro battibecco, e quest’ultima aveva preso nuovamente la parola: «Saresti così gentile da condurci da Kaien Cross? Ho una questione da discutere con lui» disse rivolgendosi a Yuuki, la quale annuì e prese a camminare verso l’edificio scolastico, seguita da Zero e le altre due.

Una volta giunti a destinazione, Yuuki e Zero si congedarono, dicendo che avevano un compito da fare.

Angela bussò alla porta, dopodiché l’aprì ed entrò, seguita da una riluttante Aura. Dietro la scrivania, sommerso da una catasta di pratiche, documenti e quant’altro, vi era il Preside, Kaien Cross. Non appena si rese conto di avere compagnia si alzò di scatto, facendo volare alcuni fogli e sistemandosi gli occhiali.

«Kaien Cross...?» domandò titubante Angela.

L’uomo, mentre raccoglieva i vari fogli volanti, disse: «Sì, sì, sono io! Un attimo che sistemo queste carte...». Peccato che, mentre afferrava l’ultimo, mise male un piede e cadde, facendo cadere a terra tutte le carte che aveva in mano.

Aura guardò sua zia, come per dire “Ma siamo sicuri che questo qui sia veramente il Preside, e non il sostituto, oppure il bidello?”, ricevendo come risposta un sospiro. Nel frattempo l’uomo si era alzato ed aveva sistemato velocemente le carte, ed Angela colse la palla al balzo, chiedendogli: «Sono Angela Cecil, colei che ha firmato i documenti per l’iscrizione di mia nipote in questa scuola».

«Ah, sì, sì! È tutto pronto, non resta altro che vostra nipote prenda le sue cose e si trasferisca nel dormitorio in cui è stata assegnata» rispose Kaien, allegro come una pasqua.

«Bene, allora posso anche andare. Un’ultima cosa: è stata assegnata alla Night Class, giusto?» chiese Angela, dopo aver messo la mano sulla maniglia della porta.

«Sì. Inoltre, non ci sono stati problemi dall’altra parte. Potete stare tranquilla».

«Perfetto. Allora posso andare in pace» disse scherzosamente Angela, aprendo la porta.

«Ah, Aura» si voltò verso sua nipote «mi raccomando, vedi di farti riconoscere subito, ok?» le disse, prendendola in giro come solo lei sapeva fare, e ricevendo come riposta un “Vai nel culo, zia”.

«Sì, sì, certo; ti voglio bene anch’io, nipotina» replicò; dopodiché uscì dalla stanza, chiudendo dietro di sé la porta e tornando verso la macchina, che aveva lasciato molto lontano.

Non molto tempo dopo l’uscita di scena della zia di Aura, qualcun altro bussò alla porta ed entrò, rivelando un ragazzo vestito con lo stesso abito indossato da Zero ma bianco, e dai lunghi capelli castano scuro e dagli occhi del medesimo colore.

«Kaname-kun, ben arrivato. Com’è la situazione?» gli chiese il Preside, con un tono quasi confidenziale.

«Tranquilla, come al solito. Noto che la nuova ragazza è finalmente arrivata» disse il ragazzo che, da quanto detto pochi istanti prima dal Preside, si chiamava Kaname.

«Sì, è finalmente arrivata. Non resta che accompagnarla al dormitorio; ormai le lezioni sono già iniziate, e non mi pare il caso di interromperle».

Aura, non appena sentì che per quel giorno non avrebbe fatto praticamente niente, si sentì invadere da un’immensa gioia. Lei e lo studio non andavano molto d’accordo.

«Portarla in classe adesso equivarrebbe a mandare in fermento tutti gli altri, e non è il caso, visto che in questi ultimi giorni sono stati piuttosto irrequieti; ma adesso non è il momento di parlare di questo...» disse Kaname, per poi voltarsi verso Aura «Vogliamo andare?» le chiese. Aura si limitò ad annuire, per poi seguirlo fuori dalla stanza.

Percorsero i vari corridoi e scesero diverse rampe di scale, prima che il ragazzo si fermasse davanti ad una porta, presumibilmente di una classe: «Le lezioni si tengono qui, ogni giorno». Aura si limitò ad annuire nuovamente: aveva perso la lingua, oltre al suo “Che culo...”. 

Stavano per andare avanti, quando una serie di schiamazzi provenne proprio da dietro la porta, costringendo Kaname a chiedere ad Aura di aspettare un attimo e ad entrare nell’aula, facendo cessare, con la sua sola presenza, gli strepiti. Quando uscì, riprese a camminare come se nulla fosse successo: evidentemente doveva aver pietrificato i presenti con il suo sguardo.

 

Raggiunto il Dormitorio, il Moon Dorm, Kaname condusse Aura fino alla stanza assegnatale e, prima di congedarsi, le disse: «Tutti i tuoi effetti personali sono stati portati qui in anticipo, da vostra zia. Per qualsiasi cosa, ti prego di rivolgerti a me. A domani». E se ne andò.

Aura, rimasta sola, si decise ad entrare in quella che sarebbe stata, d’ora in poi, la sua nuova “residenza”; la stanza aveva le pareti bianche e due finestre: una di fronte alla porta, la più grande, esattamente dall’altra parte della stanza, e l’altra, di medie dimensioni, sulla sinistra. Il pavimento era composto da semplici mattonelle bianche con un singolo rombo nero al centro. Come arredamento vi erano un divano color crema sotto la finestra grande, un cassettone bianco con le maniglie color oro sulla destra, uno specchio rettangolare con dei fiori di rubino sulla cornice a destra, sopra il mobile; ed infine, vi era il letto ad una piazza e mezzo, le cui coperte erano rosso scuro. Sopra la testata vi era l’altra finestra.

Alla sinistra del letto, proprio alla sinistra di Aura, vi era una scrivania semplice ma allo stesso tempo raffinata: bianca con le finiture color oro, e con dei motivi floreali lungo il bordo. Ad accompagnare tale struttura, vi era una sedia dello stesso colore e con le stesse finiture e motivi. E se sulla sinistra vi era la scrivania e la sedia, alla destra vi era un piccolo comodino color perla con tanto di lampadina a forma di rosa. Come ciliegina sulla torta, sul suddetto letto c’erano sei rose: rossa, arancione, gialla, blu, viola e bianca.

«Devo dire che non si sono sprecati per il “servizio” in camera... Che culo» si ritrovò a dire ad alta voce Aura, davanti a tale visuale.

Senza aggiungere altro iniziò a disfare la valigia, smistando il contenuto nei vari cassetti del cassettone, e scovando, con suo orrore, la sua divisa: anch’essa bianca e con tanto di gonna. Cercando di evitare il contatto visivo con quell’indumento, richiuse velocemente il cassetto in cui era e si tolse le scarpe, per poi sedersi sul letto, proprio di fronte alle rose.

«Ed ora di queste, cosa me ne faccio? Le sniffo? Le mangio? Le faccio appassire? Uffa... ma un bel cioccolatino come negli alberghi no, eh? Almeno quello l’avrei potuto mangiare...» si lamentò, squadrando i fiori.

Fortuna volle che, sopra il comodino, accanto alla lampada, ci fosse un vaso con lo stemma della scuola. Immediatamente prese le rose, facendo attenzione a non bucarsi con le spine, e le mise al suo interno.

«Risolto il problema delle piante... menomale!».

Aura incrociò le gambe per poi mettersi a testa in giù ed osservare la camera dalla nuova visuale; ben presto si annoiò e fece l’unica cosa che, al momento, poteva fare: dormire.




Con qualche giorno d'anticipo, approdo nel fandom di Vampire Knight! :3
Al momento non ho nulla da aggiungere, a parte questa piccola avvertenza: vi prego di non plagiare/copiare/prendere ispirazione dai miei scritti, perché, per quanto possano essere delle semplici storielle scritte per piacere e via dicendo, hanno comunque richiesto tempo e fatica; non mi piacerebbe vedere uno dei miei personaggi, (leggasi anche: OC; Original Character) girellare in una storia che non è la mia, così come vedere una determinata scena messa da un'altra parte. Potrei continuare a fare esempi, ma mi fermo qui, visto che si tratta solo di un avviso e non di un'accusa :)

   
 
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