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Autore: Doralice    12/11/2011    1 recensioni
Alaric si fece rapidamente due conti: in quella sala c'erano tre vampiri, una doppelgänger che era la chiave vivente per la libertà delle peggiori creature oscure, una strega, un angelo incarnato, un dampiro che faceva il Van Helsing per la Chiesa e due umani resi immortali da degli anelli incantati.
Gli X-Men ci fanno una pippa! - pensò.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Between Heaven and Hell'
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Note

Oh, shit!” mi sono detta mentre scrivevo questo capitolo. Perché nel descrivere certi eventi, mi sono resa conto che nel precedente capitolo avevo commesso un imperdonabile errore: il pugnale magico, per ora, è ancora ben piantato nel petto di Elijah. Bene, se andate a rileggerlo, ho corretto l'errore e adesso fila tutto normale.

Buona lettura! :)







Capitolo 14

~

Dove si paga il conto alla romana



Damon batté più volte le palpebre sui suoi begli occhi azzurri ed emise un sbuffo incredulo.

È uno scherzo. – fece saettando lo sguardo dalla lettera a lei.

Affianco a lui, Pas si accigliò: – E di pessimo gusto. –

Katherine si strinse nelle spalle ostentando indifferenza. Aveva concluso il suo compito, era ora di tornare all'ovile.

Voltò loro le spalle: – Addio. –

Katherine. –

Sorrise tra sé al suono di quella voce. Si fermò in mezzo al cortile e si girò ad adocchiarlo. Non sapeva che dire. E che cosa avrebbe potuto dire, d'altra parte?

Non fare il sentimentale, Pas. – piegò le labbra in un accenno di sorriso – Era solo questione di tempo. –

Fortunatamente, ebbe il buongusto di non aggiungere altro. Katherine poté quindi completare la sua uscita di scena con un certa dignità.

~~~

La lettera non aveva indirizzo né mittente. Era firmata “Niklaus” e conteneva...

Un invito. –

Alaric aveva parlato a stento, ma era comunque un miracolo sentire nuovamente la sua voce.

Erano tornati nel suo appartamento per recuperare un po' di armi e a sorpresa l'avevano trovato lì, esanime sul divano. Damon l'aveva osservato con una punta di preoccupazione: dopotutto quel tipo non era male – se non altro era un degno compagno di bevute – e gli sarebbe dispiaciuto se fosse passato a miglior vita. Ma Pas gli aveva premuto due dita sotto la gola e aveva grugnito soddisfatto. Nessuna cattiva notizia da dare a Jenna.

Raccattate le armi e il loro redivivo compagno di sventura, erano tornati al maniero. Lì Alaric si era ripreso e così aveva potuto dare anche lui il suo contributo ai commenti stupiti – e stupidi – sull'invito.

Per lo meno ha buongusto. – aggiunse alzando la carta verso la luce – Bella filigrana, elegante. –

Damon inarcò un sopracciglio: la possessione doveva avergli frullato il cervello.

Come ti senti? – gli chiese Stefan, con aria preoccupata.

L'uomo si portò due dita a stringere la base del naso: – Come se fossi il protagonista di una brutta replica dell'Esorcista. –

Che faccia ha? – gli chiese Damon.

Sembra una scimmia. –

Le sopracciglia di Stefan schizzarono verso l'attaccatura dei capelli. Pas alzò la testa di scatto e scoppiò a ridere.

Sì, decisamente doveva essersi frullato il cervello.

~~~

Raccontami, Katarina. Sono curioso. –

Katherine smise di giocare con un ricciolo che le scivolava in fronte e lo guardò, tentando di non apparire astiosa.

Erano increduli. – disse atona.

Reazione prevedibile. – commentò Klaus.

Posò sul tavolino davanti a loro il bicchiere di sangue che stava sorseggiando e si alzò dalla poltrona. Katherine non mangiava da qualche giorno: adocchiò famelica il bicchiere.

Klaus infilò la giacca di pelle: – Quando tutto questo sarà finito, ti farò un regalo. –

La guardò e il suo volto si aprì in un sorriso. Katherine agghiacciò fin nell'anima.

Oh, hai sete? – fece poi, fingendo di accorgersi solo in quel momento di come concupiva con lo sguardo il bicchiere di sangue.

Suo malgrado, Katherine annuì.

Allora che aspetti? – le disse con aria soave – Bevilo. –

Dov'era il trucco? Katherine attese un momento prima di allungare la mano verso il bicchiere.

Solo quanto lo afferrò e se lo porto alle labbra, l'odore di verbena le investì le narici, facendole venire la nausea. Il sorriso di Klaus si aprì ancor di più, conferendogli tratti ferini. Quando Katherine allontanò il bicchiere, il sorriso fu soppiantato da un'espressione mortalmente seria.

Bevilo. –

L'ordine rimbalzò nelle sinapsi di Katherine, riducendo tutta la sua volontà ad un mero sussurro. Vide la sua mano avvicinare nuovamente il bicchiere alle labbra, e queste, ignorando la nausea crescente, schiudersi e accogliere una sorsata. I muscoli della gola, contro ogni istinto, ingoiarono il sangue.

Una scia bruciante le investì i visceri e Katherine tossì convulsamente, stringendo la presa sul bicchiere fino ad incrinarlo. Klaus schioccò la lingua e scosse la testa.

Se lo rompi dovrai berne il doppio. – l'avvertì.

Ansante e con gli occhi lacrimanti, Katherine si pulì la bocca con una manata e alzò uno sguardo d'odio su di lui. La mano che teneva il bicchiere compì nuovamente il tragitto fino alle labbra, riversandole in gola una nuova dose di veleno. Klaus annuì, un'espressione di dolce soddisfazione in volto.

Brava. – mormorò.

Con gli intestini aggrovigliati, Katherine lo vide uscire. Ormai sola, si piegò in avanti, trafitta dai dolori. Il bicchiere quasi le cadde di mano. Una goccia densa aveva travalicato il bordo e stava scivolando lungo la curva del vetro: Katherine la leccò via piena di disgusto e con gesti tremanti lo ripose sul tavolino.

Con un sospiro d'angoscia chiuse gli occhi e tentò di rilassarsi sulla poltrona. Sapeva che era il minimo. Sapeva che quando Klaus avrebbe concluso tutta la faccenda della maledizione, ogni cosa sarebbe peggiorata, portando l'orrore più nero nella sua vita. Avrebbe ricordato quel ridicolo giochino con blanda nostalgia.

Doveva trovare una via d'uscita e doveva farlo adesso. Ma prima...

Priva di volontà, lo sguardo le cadde su quel dannato bicchiere. Era ancora mezzo pieno. O mezzo vuoto? Oh, be', suppose che dipendesse dai punti di vista. Trovò la forza di riderne. Poi, senza indugiare ulteriormente, lo afferrò. Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, ingollandolo in solo sorso.

~~~

Sei nervosa? –

No. –

Vuoi saltare le lezioni? –

No. –

Potremmo andare a fare shopping... –

Elena alzò gli occhi al cielo e sbuffò l'ennesimo “no”, accompagnando la parola col rumore sferragliante della chiusura dell'armadietto. Bonnie strinse le labbra e lanciò un'occhiata furtiva a Jeremy, che inarcò le sopracciglia in silenziosa complicità.

Andrà tutto bene. – disse loro con un fare rassicurante che era ben lontano da come effettivamente si sentiva.

Abbiamo organizzato ogni cosa, non mi succederà niente. – aggiunse in tono deciso, incamminandosi verso l'aula – Non succederà niente a nessuno. –

Ma mentre parlava sentiva la profonda menzogna di cui erano impregnate le sue parole e ancora una volta desiderò con tutta sé stessa di non essere una inutile ed indifesa umana. Ma era proprio l'umanità l'unica cosa che le restava per sopravvivere, anche se questo, paradossalmente, l'avrebbe potuta portare alla morte. Se così non fosse stato, avrebbe già chiesto a Stefan di vampirizzarla. Eppure non aveva mai osato, né lui aveva mai aperto il discorso. E decidere adesso, in poche ore, sarebbe stato un imperdonabile colpo di testa.


Il rituale si terrà questa notte, al culmine del Plenilunio, nella radura del bosco nei pressi della cascata. Siete invitati a presentarvi con un certo anticipo: le dieci sarà un orario perfetto.

sempre vostro,

Niklaus


Elena sentì le lacrime premerle contro le palpebre mentre camminava tra le due ali di armadietti, in mezzo ai suoi compagni del liceo, sotto gli striscioni che annunciavano l'ennesimo ballo a tema. Li aveva preparati lei assieme a Caroline, se lo ricordava bene quel pomeriggio, indaffarate con colla e forbici, tra le risate e le sciocche confessioni adolescenziali.

Si bloccò in mezzo al corridoio e si voltò rigidamente verso di loro.

È solo un venerdì di fine maggio. – dichiarò sentendo scorrere le lacrime giù per le guance – Voglio viverlo in tutta la sua noiosissima normalità. –

Bonnie piegò la testa ed emise un buffo “ohw”, Jeremy l'abbracciò stretta.

Però dopo andiamo a fare shopping! – sentenziò la strega, unendosi all'abbraccio – Jeremy ci tiene le borse, vero Jeremy? –

Nonostante tutto, riuscirono a farsi sfuggire una risata.

~~~

Nora strizzò gli occhi nella luce rossa del tramonto e portò una mano alla fronte per vedere meglio i colori della vetrata della chiesa. Erano di una fattura davvero mirabile. Ne apprezzò a lungo l'effetto cromatico e poi si sedette sugli scalini del sagrato, col mento posato sulle mani.

Non pregava mai. Da umana, le era stato dimostrato quanto le preghiere fossero inutili. E in più di un'occasione. Era anche per quello che all'inizio non aveva affatto capito perché la volevano lassù. Perché proprio lei, aveva chiesto loro. Non aveva ottenuto risposta ovviamente. In seguito le risposte sarebbero arrivate da sole, e adesso sapeva il perché.

Soffiò via l'aria con uno sbuffo e con essa si dileguarono anche quei pensieri. Comunque fosse andata, quella missione stava per finire e Nora doveva ancora assimilare la cosa. Aveva poche ore per abituarsi all'idea che avrebbe dovuto abbandonare nuovamente quel piano e tornare lassù ad annoiarsi. A non provare niente. All'inizio era stato magnifico, si era sentita pacificata. Ma adesso... le era bastato riavere un corpo per capire che era quello ciò che cui aveva bisogno. Non era un pensiero da Virtù Angelica, ma era il suo pensiero. E chissenefrega.

Quando li vide arrivare, si alzò in piedi con un sospiro, spazzolando i jeans. La sua ora di libertà era finita.

Pronti? –

Se così si può dire. – commentò Pas.

Dove sono...? –

La domanda di Stefan fu interrotta dal rumore dei freni dell'auto. Due ragazze ridacchianti e un po' brille aprirono le portiere e scesero, salutando allegramente. Erano seguite da un impacciatissimo Jeremy, che riuscì a raggiungerli solo dopo essersi districato da una montagna di borse e sacchetti stipati sul sedile posteriore.

Gli uomini ammutolirono di stupore. Nora si morse un labbro, trattenendo una risata.

Fasciata nel suo vestitino nuovo, Elena prese per mano Stefan e si fece volteggiare davanti ai suoi occhi.

Ti piace? – gli chiese con un sorriso.

Stefan alzò le sopracciglia e aprì la bocca, incapace di emettere alcun suono. Infine annuì mesto e le sorrise.

Rischiare la pelle non giustifica alcuna caduta di stile. – sentenziò Bonnie, con una mano sul fianco e l'altra a cingere la vita di Elena.

La ragazza annuì: – Caroline sarà molto soddisfatta quando vedrà come siamo eleganti. Dice sempre... che... –

La frase le morì in gola. Quel nome. Un silenzio tombale scese sul gruppo.

~~~

Klaus era così puntiglioso... fino allo sfinimento. Quella svista era imputabile solamente alla concitazione degli eventi di quei giorni. Non era spiegabile in altro modo.

Katherine s'immobilizzò e roteò appena la testa, aguzzando le orecchie. Nessuno. Posò le mani sul coperchio della bara. Era il momento di scoprire chi era celato con gran cura da Klaus.

Quando l'aprì, ebbe un sobbalzo. Non per la sorpresa, ma perché quello implicava una totale rivalutazione dei ruoli. Dunque, non era stato lui a tradirla.

Si soffermò appena su quei lineamenti familiari. E la sua mano già si chiudeva sul pugnale. Lo estrasse con un movimento secco e restò in attesa, tentando di razionalizzare quello che aveva appena fatto.

Elijah parve restare immutato in quella morte apparente. Poi i suoi occhi si sbarrarono, vuoti, e ispirò l'aria con un lungo rantolo rabbioso.

Katherine fece un passo indietro, il braccio piegato davanti a sé, pronto a ricollocare il pugnale nella sua sede. Le mani di Elijah artigliarono i bordi della bara e il suo volto ne riemerse, emaciato, sfigurato dalla sete. Katherine non aveva nulla per nutrirlo – non aveva preventivato quello. Tentennò. Infine fece sparire il pugnale in una tasca dei jeans e gli andò incontro.

Elijah la fissò con occhi imperscrutabili mentre lei lo sosteneva, aiutandolo ad uscire dalla bara. Katherine si sbilanciò: era dannatamente pesante. Caddero insieme a terra, in ginocchio, le braccia intrecciate.

Non hai un bell'aspetto. – ebbe la spudoratezza di commentare.

Katherine sogghignò: – Senti da che pulpito. –

~~~

La pizza più sentita della storia delle pizze. E il bello era che a Bonnie non era mai piaciuta granché. Poi quella della Pizza Hut... ugh!

Eppure fu con autentico gusto che l'addentò. Il motivo era così palese che non c'era bisogno di darne voce. Tutti loro stavano attorno al tavolo del pub e mangiavano con entusiasmo quella che avrebbe potuto essere l'ultima pizza in compagnia del vicino di tavolo – o l'ultima pizza in assoluto.

Posso unirmi? –

Otto teste si voltarono. Otto occhi si piantarono sulla figura. Otto bocche, che stessero masticando o addentando o parlando, si aprirono per l'incredulità.

Elijah si avvicinò e con un movimento elegante prese posto tra di loro.

Dopotutto, l'ultimo invito a cena è stato bruscamente interrotto. –

Ancora nessuno aveva trovato qualcosa di degno da dire.

Suppongo che questo... – l'Antico infilò una mano nella tasca interna della giacca, causando la subitanea reazione dei presenti.

Bonnie si preparò a friggerli i neuroni, senza peraltro essere sicura che su un tipo come lui quel potere funzionasse. Ma Elijah sorrise appena alla vista delle minacciose zanne sfoderate e dei paletti rivolti contro di lui, e proseguì con noncuranza.

– … appartenga alla tua famiglia, Elena. –

Posò sul tavolo un involto di stoffa consunta. L'involto che conteneva il pugnale magico e la boccetta con polvere della quercia bianca.

Elena lo prese con cautela, per poi consegnarlo nelle mani di Pas.

Perché? – se ne uscì Stefan.

Vi ho già illustrato i miei motivi. – disse alzandosi.

Avevi detto che il nostro piano faceva acqua da tutte le parti. – gli fece notare Damon.

Non è cambiato niente. –

Bonnie si accigliò.

Chi ti ha liberato? – si sentì chiedere, come se un'altra voce avesse parlato al post suo.

Elijah voltò lentamente la testa verso di lei e piantò gli occhi nei suoi. La strega rabbrividì. Lui si limitò a sorriderle, poi, così com'era arrivato, girò i tacchi e si avviò all'uscita.

Ci vediamo fra due ore. Siate puntuali. – li salutò – Buona cena. –

Due ore?

Bonnie sentì subitaneamente lo stomaco contrarsi in una morsa. Mollò sul piatto il trancio di pizza che aveva iniziato prima: non sarebbe più riuscita a mandare giù un boccone.

~~~

Klaus sospirò nell'aria fresca e umida.

Che luogo idilliaco. Ideale per un sacrificio. –

Un borbottio molto maleducato giunse alle sue orecchie. Si voltò verso la vampira e le si avvicinò. Lei si sporse all'indietro, come in un patetico tentativo di sfuggirgli. Le sollevò il volto con un dito, suscitando un basso ringhio da parte del licantropo, che lo divertì parecchio. Erano solo dei ragazzini. Non si rendevano nemmeno conto della grandezza di ciò che stava per fare.

Dovreste essermi grati. – le sussurrò – Un giorno tutto questo sarà narrato come una leggenda. –

Caroline assunse una sorta di broncio.

So che non potete capire, ma fidatevi: state per entrare nella storia. – aggiunse lui con un sorriso comprensivo.

Maddox. – chiamò, senza staccarle gli occhi di dosso.

Caroline adocchiò lo stregone. Si avvicinò all'Antico con fare deferente e restò in attesa. Le faceva gelare il sangue nelle vene.

Klaus infilò una mano in tasca e ne estrasse un sacchetto di tela nera.

Cominciamo. – ordinò porgendoglielo.

Uno strattone divise la coppietta. Caroline aveva tenuto stretto Tyler per tutto il tempo, gli era praticamente abbarbicata. Il richiamo tremulo che gli rivolse una volta separati, quasi lo commosse. Quasi.

Caroline! – le urlò dietro lui – Ti amo! –

Klaus nascose la risatina nel palmo della mano. Erano davvero adorabili.

~~~

Scaraventata sull'erba, Caroline tentò stupidamente di scattare verso Tyler, ma uno scagnozzo di Klaus l'aveva già atterrata, strappandole un'imprecazione. Poi ci fu un crepitio sinistro e alte fiamme si alzarono intorno a lei. Ignara, Caroline vi si avvicinò: non sarebbe stato certo un fuocherello a tenerla buona. Venne rispedita all'indietro da un'onda d'urto.

Un cerchio magico. – realizzò.

Digrignò le zanne verso Maddox, che blaterava le sue litanie davanti ad una specie di altare di pietra. Poi la voce di Klaus annullò ogni pensiero.

Siete in ritardo. –

Freneticamente cercò con lo sguardo oltre le fiamme: anche per una vampira non era facile distinguere le forme attraverso quella luce diretta. Quando li vide quasi urlò. No, urlò, ma lo capì solo dopo, quando si voltarono a guardarla.

Caro? Caro, stai bene? –

La voce di Elena regalò una fitta al suo cuore morto. Gli occhi cominciarono a gonfiarsi di lacrime.

Elena! – le rispose.

Commovente. – le sbeffeggiò Klaus.

Disse qualcos'altro, ma fu seppellito dal un urlo straziante. Caroline si morse il labbro.

Tyler.

All'interno del suo cerchio di fuoco, il ragazzo stava rantolando sul terreno, lasciando posto al licantropo. E Caroline seppe che la luna stava per raggiungere il culmine.

~~~

Commovente. –

Sul volto di Klaus danzavano le fiamme, conferendogli un aspetto demoniaco perfettamente in linea con il lui. Stefan sentì Elena stringersi istintivamente – e inutilmente – a Stefan.

È ora, Elena. – le tese la mano – Spero che tu abbia salutato i tuoi cari. –

Lei chiuse gli occhi e annuì. Avanzò, le braccia incrociate sul petto, e Stefan dovette fare violenza a sé stesso per non impedirle di andare via. Mentre Klaus l'accompagnava vicino ai cerchi di fuoco, la vide voltarsi un'ultima volta a guardarlo. Cercò di apparire sereno, di trasmetterle tranquillità... ma si sentì come se fosse lei a rassicurare lui.

Era tutto a posto. Faceva parte del piano. Si concentrò su quei pensieri mentre osservava Klaus che le diceva di fermarsi e camminando all'indietro tornava sui suoi passi. L'ultima cosa che vide prima del levarsi delle fiamme, fu lo sguardo perduto di Elena.

Damon lo prese per la spalla e capì che era il momento di farsi da parte. Con uno sforzo immenso, lo seguì, dileguandosi tra le fronde buie.

~~~

Klaus non aveva bisogno di chiedere. Sapeva che tutto stava andando per il verso giusto – non poteva essere altrimenti. Per cui, nel momento in cui si avvicinò a Maddox e sentì la sua tensione, la attribuì allo sforzo impiegato nell'incantesimo. Mai si sarebbe aspettato quelle parole.

Abbiamo un problema. –

Il suo volto di fece pietra. E sebbene lo stregone fosse estremamente abile a mascherare le proprie emozioni, per Klaus non fu difficile percepire la sua paura.

No. – si sentì dire.

Non poteva essere.

La pietra. – Maddox la indicò, posata sul grande masso piatto davanti a loro, con l'aria di chi ha il timore anche solo di toccarla. – È un falso. –

Klaus tremò e infine esplose. L'urlo rabbioso si diffuse nella radura e riecheggiò tra gli anfratti di roccia.

Qualcosa non va, fratello? –

Tu. – sibilò ancor prima di voltarsi.

Come si fosse liberato era del tutto secondario. Adesso aveva solo una gran voglia di commettere un fratricidio.

Maddox levò il braccio, ma lui lo bloccò con un ringhio secco. Dopotutto, Elijah era suo fratello, e si sa che i panni sporchi si lavano in famiglia.

   
 
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