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Autore: Doralice    14/11/2011    1 recensioni
Alaric si fece rapidamente due conti: in quella sala c'erano tre vampiri, una doppelgänger che era la chiave vivente per la libertà delle peggiori creature oscure, una strega, un angelo incarnato, un dampiro che faceva il Van Helsing per la Chiesa e due umani resi immortali da degli anelli incantati.
Gli X-Men ci fanno una pippa! - pensò.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Between Heaven and Hell'
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Note

Errata corrige: questo è il penultimo capitolo. Chiedo venia, ma ci sono troppe cose da dire e se le metto tutte insieme fa effetto scatola di sardine – o finale alla Dracula di Stoker fate voi.







Capitolo 15

~

Dove a dare il meglio di sé si finisce col rimetterci



Visto? – fece Pas rivolto a Damon, quando si sentì l'urlo di Klaus. – Te l'avevo detto che non c'era bisogno di segnali. –

Damon emise uno sbuffo di sufficienza.

Bonnie. – fece Stefan alle loro spalle – Sai cosa fare. –

La strega li doppiò silenziosa e camminò decisa verso Maddox.

Pas si rannicchiò sull'erba ed estrasse dal pastrano il pugnale e le due boccette.

Voi occupatevi dei tirapiedi, così posso avvicinarmi a lui. – illustrò mentre imbeveva il pugnale delle due sostanze.

Non era granché sicuro che il procedimento fosse quello, ma tant'è... non avevano molto tempo per testare l'adeguato funzionamento dell'arma.

Sì, e ti becchi tutto il divertimento. – commentò Damon seccato.

Pas nascose il pugnale, ormai pronto, nel punto migliore da cui estrarlo.

Non ti perdi niente, c'è già Elijah che ci sta già rovinando la festa. – commentò muovendo appena la testa verso la radura.

I tre si voltarono a guardare la scena. C'era poco da scherzare: mai nella sua vita Pascal Serrault aveva assistito ad uno scontro tra due Antichi. E lui ne aveva viste di cose che voi umani...

Sentì Damon schiarirsi la voce: – Tutto sommato... meglio così. –

Très bien. Basta con le ciance. – Pas roteò due paletti nelle mani e li porse loro dalla parte del manico – Abbiamo una doppelgänger da salvare. –

E lui aveva una ragazza da riprendersi.

~~~

Caroline e Tyler – Tyler, il suo amico d'infanzia, che adesso giaceva sull'erba emettendo lamenti strazianti – erano ad un passo da Elena, eppure non poteva nemmeno parlarci. Le grida e il crepitio dei fuochi attorno a loro e il fragore vicino della cascata: tutto quel chiasso la stordiva.

Poi, d'un tratto, così come si erano manifestate, le fiamme si spensero. Cieca nel buio improvviso, Elena si rannicchiò istintivamente a terra e attese, col cuore in gola.

Caroline gridò qualcosa, ma non capì: le parole si persero nell'orgia di suoni che si stava scatenando attorno a lei. Grida, tonfi, ringhi, agghiaccianti rumori di ossa spezzate, il tutto accompagnato come in sottofondo dalle arcane litanie che Bonnie e Maddox si lanciavano addosso. Nell'aria, assieme ai fumi dei fuochi ormai spenti, iniziò a spargersi un tanfo acre e nauseabondo di sangue.

Quando sentì una mano sulla sua spalla, saltò su con un grido strozzato. Poi il vento le portò un odore familiare e, ancora prima che parlasse, Elena stava stringendosi spasmodicamente Jeremy – al suo fratellino. Le pupille, adesso abituate alla luce fioca della luna, poterono distinguere altre due sagome: quella alta e massiccia di Alaric, e quella bassa e minuta di Nora.

Un fascio di luce che non era luce li investì, caldissimo e abbagliante. Ad Elena sembrò di tornare a respirare dopo una lunga apnea. Quando riuscì a riacquistare la vista, incrociò il suo sguardo stupito con gli altri.

Non sapevo che brillassi di luce propria. – fece Alaric rivolto a Nora.

Effettivamente appariva come accesa da un alone soffuso.

Presente l'aureola? – borbottò lei – È la versione due punto zero. –

Quello scambio di battute fu paradossalmente comico in quella situazione.

Tutto bene? – le chiese Jeremy.

Elena annuì automaticamente con un febile “sì”.

Dov'è Caroline? – chiese, rendendosi conto che là dove prima sorgevano i cerchi di fuoco non c'era più nessuno – Dove sono lei e Tyler? –

Alaric scosse la testa: – Spero molto lontano da qui. –

Poi la voce cantilenante di Bonnie si spense in un lungo grido. Le dita di Jeremey si conficcarono dolorosamente sulla spalla Eleba, strappandole un lamento. Sentì suo fratello scattare in avanti, ma Alaric lo agguantò, facendolo rotolare a terra, e contemporaneamente Nora gridò “no”.

Dovete starmi vicini! – intimò – Non arrivo cinque metri di... –

Devo andare da lei! – la interruppe Jeremy con voce ansiosa – Non possiamo lasciarla da sola... lei non lascerebbe nessuno, io devo... –

Intervenne Alaric, sciorinandogli un sacco di belle ragioni per le quali non era il caso di andare lì, e ne nacque una discussione.

Poi una sagoma grottesca spuntò dal buio: sembrava un mostro con troppe braccia. Il mostro era dotato di favella e conosceva molti epiteti poco eleganti. Quando entrò nel raggio di Nora, le imprecazioni toccarono entità divine ed Elena sentì l'angelo chiedere scusa a nome del mostro. Poi una parte del mostro parve staccarsi e rotolare a terra.

Era Bonnie, svenuta. Jeremy si lanciò verso la sua ragazza e la trascinò a sé.

Mi devi un favore. – fece l'altra metà del mostro in tono seccato.

Adesso che guardava meglio, non era che Damon.

~~~

A Nora non piaceva il suo aspetto. Per niente. Avrebbe voluto poter estendere la sua protezione anche alle creature oscure, ma era semplicemente antitetico. Decise di fare finta di nulla: l'avrebbe curato alla fine. Avrebbe curato tutti loro.

Alaric gli chiese di Pas, ma Damon scosse la testa.

Non lo so. Stavo sistemando un tizio, poi Bonnie si è messa a sputare sangue e a parlare in aramaico al contrario. Ho fatto fuori Maddox e l'ho portata qui. – riassunse.

Jeremy lo guardava con tanto d'occhi.

Adesso ci penso io. – lo rassicurò.

Stefan? – chiese ancora Alaric.

Ho perso anche lui. – confessò, saettando lo sguardo da lui ad Elena.

La ragazza gli si avvicinò e Nora distolse lo sguardo. Scambiò un'occhiata con Alaric e decise che era il momento buono per occuparsi di Bonnie.

~~~

Niente musi lunghi. Te lo riporto tutto intero. –

Elena annuì e abbassò lo sguardo, stretta nelle braccia. Damon tirò giù la manica della maglia con un movimento automatico. Avrebbe voluto per lo meno abbracciarla un'ultima volta. Era veramente una scena patetica.

Allungò una mano e incontrò la barriera alzata dall'angelo. Sfrigolava tra di loro, di un biancore irreale. E bruciava da matti, ma non volle allontanarsi. Illuminata da quei bagliori, Elena gli sorrise, e a sua volta alzò una mano verso la sua.

Cerca di tornare anche tu tutto interno. – gli disse piano, con le lacrime gli occhi.

E per un lungo, perfetto attimo, gli apparve in tutta la purezza di cui l'aveva ammantata e con cui l'aveva amata. Quello era forse ancora meglio di un abbraccio. Adesso sì che era pronto a tirare le cuoia.

Ma fu solo, appunto, un attimo. I rumori della battaglia alle sue spalle infransero quel momento, richiamandolo al dovere. Abbassò la mano e di nuovo, senza pensarci, tirò giù la manica.

Torno a menare i cattivi. – sollevò un angolo della bocca in un mezzo sorriso e fece per andarsene.

Damon!

Il richiamo lo fece accigliare. Guardò Nora interrogativo e, appena notò dove puntava il suo sguardo, la fulminò.

Non dire una parola. – le ingiunse.

Le labbra strette e il cipiglio contrariato, l'angelo spostò lo sguardo dal suo braccio a i suoi occhi.

Come ti pare, ma dopo facciamo i conti.

Sì, signora maestra!

Sentì i loro sguardi sulla nuca mentre si allontanava.

~~~

Non c'era una parte di Stefan che non fosse lorda di sangue. Il sangue caldo e aspro di altri vampiri cui aveva strappato arti e organi a volontà. Si guardò attorno: l'unica figura che campeggiava assieme a lui su quella selva di cadaveri, indossava un inconfondibile pastrano.

Sei ferito. – lo apostrofò quando Stefan lo raggiunse.

Seguì con gli occhi la direzione da lui indicata e si tastò il petto, perplesso. Non se n'era nemmeno reso conto. Eppure, a pensarci, faceva anche male. E non si rimarginava. Scosse la testa: ci avrebbe pensato dopo.

Anche tu. – notò, adocchiando come una gamba fosse già fasciata.

Niente che non possa risolversi con un laccio emostatico. – fece lui, stringendo con uno strattone le bende ormai intrise di sangue

Poi lo squadrò e aggiunse in tono ironico: – Divertito? –

Gli rispose con un ringhio secco, osservandolo distrattamente mentre ripuliva i paletti e li riponeva nelle tasche.

Oh, non essere timido mon ami. – gli diede una pacca sulla spalla – Lasciati andare. Ogni tanto un'orgia di sangue fa bene. Come ai vecchi tempi. –

Stefan preferì ignorare l'argomento.

Schioccò la lingua: – Dov'è Klaus? –

Lo vide bloccarsi e tendere le orecchie.

Credo che la lite familiare si sia spostata... – alzò una mano e voltò lentamente su sé stesso – di là. –

Lo seguì mentre andava in direzione della cascata. Adesso che ci faceva caso, sentiva anche lui dei rumori di lotta provenire da quella direzione. Ma concentrato com'era a captare qualsiasi suono riconducibile ad Elena, non ci aveva ancora fatto caso.

Stefan restò pietrificato quando li trovarono. L'acqua della cascata era rossa del loro sangue. Si stavano distruggendo a vicenda. A tratti vedeva le loro figure lottare tra i flutti o lanciarsi tra le rocce. Erano veloci – troppo veloci.

Ce l'hai ancora il paletto che ti ho dato? – fece Pas.

Stefan lo estrasse dalla tasca dei jeans.

Stammi dietro e quando ti dico “ora”, usalo. In fretta e più forte che puoi. Al resto penso io. –

~~~

Elijah un tempo aveva avuto un fratello. Quello con cui si stava azzannando, non ne era che un pallido ricordo. Per cui era con il cuore leggero di chi si libera di un vecchio fantasma che si era disposto, ormai da tempo, a porre fine alla sua grottesca vita. Ma nella realtà, ciò che andava fatto gli si stava rivelando mostruosamente doloroso da applicare.

Io mi fidavo di te! – gli ruggì Klaus, le dita artigliate alla sua gola.

Le spezzò una ad una, liberandosi dalla sua morsa. Gli piegò il braccio dietro la schiena e lo forzò ad immergersi nell'acqua. Klaus si liberò e con un balzo andò ad appollaiarsi su una roccia, pronto ad attaccare.

Ti ho perdonato nonostante il tuo tradimento. – ringhiò – Sono stato generoso. –

Elijah non si fece sorprendere, ma il colpo fu comunque violento e si ritrovarono ancora una volta a lottare sotto l'acqua gelida. Riemersero con un rombo sordo, scaraventandosi via a vicenda.

E tu come mi hai ringraziato? Come?! – continuava Klaus, nel suo monologo isterico.

Era fuori di sé.

Comprensibile.

Ma, rifletté freddamente Elijah, questo lo metteva in svantaggio. Lui aveva già avvertito la presenza di Serrault e del minore dei Salvatore.

Se capissi, fratello, mi ringrazieresti. – gli sussurrò, sapendo che l'avrebbe sentito.

Gli si avventò addosso. E Klaus, che fino a quel momento era sempre stato il primo ad attaccare, per un momento restò stupito. Un momento di troppo. Mostrò il fianco ed Elaijah ne approfittò. Afferratolo per le spalle, lo scagliò in una ben precisa direzione.

Pascal urlò qualcosa. Poi vi fu un rumore sordo. E un tonfo.

Elijah chiuse gli occhi. Quando li riaprì, il dampiro sovrastava il corpo esanime di suo fratello, il pugnale tenuto alto in mano. Senza nemmeno rendersene conto, gli fu affianco, la mano serrata sulla sua.

Si guardarono per un lungo momento, poi Serrault comprese. Gli lasciò il pugnale e si allontanò con Salvatore.

~~~

Quando Bonnie iniziò a percepire qualcosa, oltre al buio ovattato in cui era crollata, si rese conto che il mondo intero dondolava e che il sole stava sorgendo. Poi Jeremy le disse qualcosa che lei non afferrò, e comprese di essergli in braccio. Era tutto finito? Socchiuse gli occhi nella luce dell'alba e si strinse addosso al suo ragazzo. Quando li riaprì, stavano varcando la soglia del maniero.

Gli altri stavano dicendo qualcosa mentre Jeremy l'adagiava con cautela sul divano del salone. Contavano gli assenti, probabilmente, ma comunque lei non capiva nulla, né aveva la forza di provarci. Poi Jeremy le s'inginocchiò davanti e senza dire una parola le mise al dito il suo anello magico. Il sangue scorse veloce fino alle guance e Bonnie si ritrovò improvvisamente lucida. Devastata dalla stanchezza e dai dolori, ma lucida. E imbarazzata.

Paonazza, lanciò ad Elena uno sguardo che gridava “aiuto”. Lei nascose un sorrisetto. Bell'aiuto che le dava!

Andiamo a cercare gli altri. – se ne uscì Alaric, da molto, molto lontano.

Jeremy annuì. Le lasciò un bacio sulla fronte e raggiunse Alaric. Benedetta la prontezza di spirito del suo professore di storia!

~~~

Curare Pas non fu una passeggiata: Nora non poteva applicare i suoi poteri curativi su delle creature oscure, per cui dovette limitarsi ad affievolirgli il dolore con il vecchio, poco celestiale – ma sempre efficacie – metodo del rabbocco di whisky. Il resto lo fecero le sacche di zero negativo dello scantinato dei Salvatore.

Il problema era Stefan. Le sue ferite guarirono, in modo sospettosamente lento, ma guarirono. Tranne una.

Nora lo agguantò per un braccio e lo trascinò lontano dalle orecchie degli altri. Era pallido e già sudava di un sudore malsano. Come facevano gli altri a non accorgersi?

Come te lo sei procurato? – gli sussurrò tra i denti, pallida in volto.

Lui si accigliò: – Non ne sono sicuro. –

Stefan, io non posso curarti, ma se capiamo cos'hai possiamo chiedere a Bonnie. – insisté, con il gran brutto presentimento che lui sapesse perfettamente cosa fosse.

Credo che... – Stefan abbassò la testa e si umettò le labbra – se è quello che penso, Bonnie non può aiutarmi. –

Nora strinse gli occhi e sospirò. Non poteva... non doveva essere quello. Non anche lui.

~~~

Damon vagò intorno alla cascata fino all'alba. Ci si buttò, con l'intenzione di affogarsi. Poi si ricordò che non poteva crepare in quel modo. Fradicio d'acqua e di disperazione, sputò una boccata sul prato e vi si gettò. Fissò senza vederlo il cielo che si colorava di indaco e viola, inghiottendo le ultime stelle. Giocava con l'anello: sarebbe stato poetico uccidersi col levarsi del sole. Incenerito dai primi raggi del mattino. Ma il sole si levò e lo colpì, trovando l'anello al suo posto.

Sghignazzò tra sé. Non aveva nemmeno le palle per farlo. Era patetico.

Si levò a sedere e alzò la manica, osservando critico l'avambraccio. Imputridiva a vista d'occhio. Si chiese che faccia avesse. Somigliava già a Rose? Quanto ci avrebbe impiegato prima di dare di matto?

Abbassò la manica e si alzò in piedi. Doveva procurarsi da bere. E uccidere Tyler. No, prima avrebbe ucciso Tyler e poi si sarebbe fatto venire una cirrosi. Infine, ubriaco, avrebbe cercato Pas e l'avrebbe provocato fino a farsi impalettare da tutta la sua artiglieria.

Sì, era un piano geniale. Peccato che perse i sensi prima di poterlo mettere in atto.

~~~

Il maniero sembrava un lazzareto.

Elena non aveva mai avuto la vocazione dell'infermiera, ma a mali estremi. Non storse il naso davanti a tagli suppuranti né davanti ad ossa sporgenti da ferite aperte. Fece quello che le si chiedeva di fare senza battere ciglio, maneggiò acqua santa, sacche di sangue, erbe dall'odore nauseabondo e vecchi tomi che Bonnie, debole com'era, non era in grado di reggere da sola.

Era il minimo che poteva fare. Se strapparsi un braccio fosse servito a qualcosa, l'avrebbe fatto. Aveva già offerto di far bere il suo sangue a Stefan e Pas, ricevendo dei secchi rifiuti da parte loro, nonché i rimproveri di Bonnie e Nora.

Continuava a chiedersi che fine avessero fatto gli altri. Occhieggiava la porta come se da un momento all'altro Alaric o Jeremy dovessero varcarla con un cadavere in braccio. Pensava che erano stati troppo fortunati, era convinta che da un momento all'altro sarebbe arrivata la batosta.

Non poteva immaginare quanto i suoi timori fossero vicini alla realtà.

~~~

Per la settima volta, Caroline cadde in ginocchio e si rialzò. Lei era forte, ma Tyler era un pezzo di ragazzo di un certo peso. Casa Lockwood era lì davanti a loro, ancora uno sforzo.

Aveva bisogno di nutrirsi. Se ne rese conto nonappena bussò alla porta, incurante dello stato in cui versavano, e venne ad aprirle la cameriera. Poteva percepire il sangue caldo che le scorreva nelle vene. Caroline mollò a terra Tyler e prima di capire cosa stava facendo, l'aggredì.

Quando si riprese, si vergognò a morte. La donna era rannicchiata a terra, terrorizzata e sanguinante. Le parve di rivedersi, appena un anno prima, e una morsa allo stomaco per poco non le fece rigettare il sangue appena bevuto.

Guardami. – le ordinò con voce tremante.

La donna alzò gli occhi piangenti su di lei. Caroline si sforzò di pensare che era anche per il suo bene – per il bene di tutti.

Stai tranquilla. Non ti succederà niente. – scandì.

La donna tirò su col naso e annuì lentamente. Aveva smesso di piangere.

Caroline si morse il polso e glielo avvicinò alle labbra: – Bevi. –

Quando la ferita fu guarita, le disse di cambiarsi di abito e mangiare qualcosa. Dimenticare quello che era successo, occuparsi d'altro.

La seguì con lo sguardo mentre si allontanava con il passo incerto dell'ubriaca. Forse avrebbe dovuto tenerla d'occhio: se moriva, sarebbe stata responsabile della vampirizzazione di una donna innocente.

Sei brava. –

La voce debole di Tyler la fece voltare di scatto. Quando di era ripreso? Aveva visto e sentito tutto?

Deglutì a vuoto, sentendo svanire giù per la gola le ultime tracce di sapore del sangue.

Sì? È la prima volta che lo faccio. – si sentì dire, manco dovesse giustificarsi.

Tyler alzò le sopracciglia.

Non si direbbe. – commentò, alzandosi dagli scalini del patio ed entrando.

Caroline si affrettò ad aiutarlo. Gelò quando lui la respinse.

Non ho bisogno della tua pietà. – mormorò freddo.

Ansimava e si reggeva in piedi a stento. Forse non avrà avuto bisogno della sua pietà, ma del suo aiuto sì.

Non era un problema fino ad un attimo fa. – commentò risentita.

Se l'era trascinato fin lì e quello era il suo ringraziamento? E vogliamo parlare di tutte le volte che l'aveva assistito durante la mutazione?

Non era un problema nemmeno quando mi chiedevi... –

Oh, sta zitta! – le ringhiò addosso.

Caroline trasalì. Non che le facesse paura: era talmente debole che non avrebbe potuto torcerle un capello. Ma sembrava davvero incazzato a morte con lei e non ne capiva il motivo.

Si può sapere che cosa ti ho fatto? – gli chiese esasperata.

Tyler si portò le mani al volto e vi soffocò un lungo, basso lamento.

Quando qualcuno ti dichiara il suo amore in punto di morte, sarebbe buona educazione che tu gli dia una risposta. – le spiegò lentamente.

Il flashback del momento in cui li avevano separati e gettati nei cerchi di fuoco, le riempì la testa, pietrificandola.

Tyler... io... –

Per favore. – la interruppe alzando una mano – Risparmiami le tue giustificazioni. –

Incespicando, entrò in casa e si diresse al piano di sopra. Caroline lo seguì a distanza di sicurezza, senza avere il coraggio di toccarlo, benché vederlo in quello stato la straziasse.

Avevi bisogno di una scopata. Va benissimo. – stava borbottando – Non ero mai stato usato, ma con tutte le volte che l'ho fatto io... quando si dice la legge del contrappasso. –

Cosa doveva dire? Coma mai avrebbe potuto dire?

Va bene se te la do adesso la risposa? – sussurrò dietro di lui.

Tenendosi saldamente al corrimano delle scale, Tyler si voltò.

Non prendermi in giro, Caro. – le scandì con sguardo addolorato – Almeno questo. –

E come avrebbe potuto?

Non lo so se ti amo. – confessò, sentendo bruciare tra loro ogni parola che usciva di bocca – Ma so che non voglio perderti. –

Tyler sembrò soppesare le sue parole. Assunse quella sua espressione imbronciata che aveva sempre quando rifletteva su qualcosa di difficile risoluzione. Era adorabile quando faceva così e Caroline capì che, sì, in un certo senso lo amava. Forse non come intendeva lui, ma lo amava.

~~~

L'aveva trovato. Ci vedeva male, ma il puzzo era proprio quello tipico da cane bagnato, per cui...

Tu. Mi devi un braccio. –

Damon? –

Ignorò Caroline ed entrò in casa con passo barcollante, puntando dritto (più o meno) verso Tyler.

Creperai con me, sacco di pulci. – fece in tono malfermo.

Oh, ma per favore! –

Perché quell'oca non se ne stava mai zitta? Mosse un braccio con l'intenzione di scaraventarla via. Con suo sommo disappunto, venne bloccato.

Adesso ti riporto al maniero. – mugugnò lei.

No. – trovò la forza di protestare – Non ancora... –

Scusa. – disse poi lei, con fare contrito.

Damon la guardò senza capire. Caroline gli portò le mani alla testa ed ebbe il tempo di sentire quel orribile crock, poi la sua visuale si fece distorta e infine si spense come una TV cui era stata staccata la spina.

   
 
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