Water Eyes.
Chapter
#02.
Part II
Una terribile tempesta di sabbia si era
abbattuta su Potawatoi, quel pomeriggio.
Per questo Blaine, nonostante il sole
fosse già calato oltre il monte da un pezzo, non era ancora riuscito a
rincasare. I danni non erano stati molti, ma la sabbia andava rimossa ed era
compito dei Warblers aiutare la popolazione a fare ciò.
Il ragazzo riccioluto aiutò la signora
Corcoran ad entrare in casa insieme alla piccola Beth, scavalcando un ingente
cumulo di sabbia che si era depositava davanti all’uscio, promettendole che
avrebbe lui stesso provveduto a rimuoverla non appena la calda luce solare
avrebbe di nuovo scaldato
La donna lo salutò con un sorriso
caloroso e, tenendo appoggiata al fianco la bimba biondissima, chiuse il più
possibile la porta. Non doveva aver paura,
Si incamminò stanco verso casa Hummel,
seriamente propenso a trovare riposo dopo una bella porzione di minestra calda,
quando una voce lo fece voltare “Ma guarda tu il Fato…” Blaine si voltò
lentamente, anche se non aveva di certo bisogno di vederlo per capire chi
avesse appena parlato “Esco per una passeggiata e incontro proprio la persona
che da mesi mi evita…”
Anderson osservò la figura longilinea
avvicinarsi con pacatezza, fino ad appoggiare alla parete affianco a loro.
“Non dovresti essere da Thad, Sebastian?”
chiese secco.
“Thad più anche aspettare. O arrangiarsi…
È dotato di mani come chiunque altro e il suo cicchetto serale può versarselo
da se…”
Blaine sollevò gli occhi al cielo,
piuttosto irritato. “Hai seri problemi a rispettare le gerarchie e gli ordini.”
Costatò, incrociando le braccia al petto.
“Cosa vuoi farci,
io voglio tutto e subito.” Ribattè Sebastian, un sorriso spavaldo a
incorniciargli il viso e Anderson represse il desiderio di levarglielo a suon
di pugni“E non parlo solo di entrare a far parte del Clan…” il ragazzo si
avvicinò di qualche passo, giusto per riuscire a toccare con la punta delle
dita la giacca di pelle che Blaine teneva aperta sul petto.
“E’ un peccato che gente come te non vada
tanto lontano.”
Sebastian per tutta risposta ridacchiò.
“Non mi hai dato il tempo necessario per
farmi conoscere… fino in fondo.” Lo disse avvicinando le labbra all’orecchio di
Blaine, percorrendone lieve il contorno.
Blaine, per giusta risposta, appoggiò
entrambe le mani sul petto del più giovane spingendolo via da se “Non ti
permettere di prenderti certe confidenze con me, chiaro?” disse risoluto “Non
te lo concedo”
“Non mi pare che avessi tanti problemi, il
mese scorso…” ribatté l’altro, affatto scoraggiato, guardandolo con un
sorrisetto lascivo “C’era una bella vista da sopra le mura... Ed è stata solo
pura fortuna che Jeff non ci abbia scoperti…”
Anderson sospirò,
chiudendo un istante gli occhi prima di riaprirli guardando severo Sebastian
“Quello è stato un errore, chiaro? Scordati di me, non
voglio aver nulla di che spartire con uno come te,
faccende del Clan a parte…” gli diede le spalle, pronto per tornare a casa, ma quello che uscì
dalle labbra del più giovane lo frenò.
“Starai ancora molto dietro a quel
ragazzino? No, perché ormai sono quattro anni che l’hai seppellito ed è ora che
ti svegli. Gli eroi romantici non vanno più di moda”
L’attimo successivo Blaine non gli stava
più dando le spalle, ma lo afferrava per la maglietta spingendolo contro il
muro tanto forte da fare riecheggiare il rumore nel silenzio della sera.
L’espressione del Warbler era un misto di
ira e malinconia.
“Non azzardarti a nominarlo un’altra
volta o ti spezzo il collo.” La minaccia
uscì come il bisbiglio di un serpente e Sebastian tremò un attimo, quasi
d’eccitazione, mentre il corpo caldo di Blaine era premuto contro il suo. “Non
voglio più sentirti parlare di Kurt in quel modo.” Lo strattonò per bene, fino
a fargli sbattere la testa contro il
muro.
Sebastian notò, oltre alla profonda collera,
una tristezza infinita dentro quei occhi di miele e quasi ne venne risucchiato,
finché Blaine non lo lasciò andare con un’ultima spinta.
Sebastian abbassò gli occhi, sorridendo
maliziosamente mentre Blaine faceva un paio di passi indietro “Non c’è bisogno
di scaldarsi tanto… Non intendevo mancare di rispetto al tuo amichetto, non è
il mio stile” Si sistemò la giacchetta di jeans lisa, prima di piegare la testa
di lato e continuare a fissare il moro “Solo il passato è passato… E il
presente non deve vivere in riflesso di ciò che è stato. Sembravi più
intelligente…” Camminò lentamente verso di lui, appoggiandogli una mano al
petto per poterlo accarezzare lascivamente “Pensa a quello che potrei offrirti…”
Blaine sostò lo sguardo, non indeciso se
cacciarlo a calci o buttarlo dalle mura, quando Jeff li interruppe.
“Ehm scusate” disse sbrigativo “Però
c’è... C’è la messaggera delle Cheerio che vuole conferire con te, B”
Il ragazzo annuì e si passò una mano fra
i capelli, scompigliandoli ancora di più.
“Immagino che riprenderemo questa
conversazione in un momento più opportuno…” commentò Sebastian, allegro. “A
presto, Blaine.” Anderson si scostò bruscamente dal suo tocco e evitò accuratamente
di guardarlo, tenendo il capo chino e colmo d’astio a terra, finché Sebastian
non sparì dalla loro vista.
Jeff guardò l’amico preoccupato e gli
posò una mano sulla spalla. “E’ tutto okay?”
“Sì Jeffrey, è stato solo uno scambio di
divergenze.” Il ragazzo parve crederci e
Blaine tirò un sospiro.
Di certo non aveva voglia di rivelare il
perché di quello scontro e la fortuna aveva voluto che fosse un ingenuo come
Jeff a scoprirli.
Ricambiò il sorriso raggiante che il
biondo gli stava regalando e sospirò nuovamente. “Forza, andiamo.” Commentò
poi. “Non voglio far aspettare Lopez a lungo o da stronza si trasforma in arpia
isterica!”
La ragazza la trovarono seduta sul cofano
della sua cabrio bianca, appoggiata sui gomiti, mentre illustrava a Duvall come
soddisfare una donna solo utilizzando l’enorme appendice che chiamava naso
“Alla buon’ora” commentò acidamente guardando Blaine, mentre Nick si toccava
pensieroso il naso “Devo proferire con te, nanerottolo”
“Non puoi farlo qui?” domandò Blaine,
appoggiandosi con entrambe le mani alle mura, impaziente di andarsene a letto.
Santana sorrise
furbesca “Mi manda Quinn… Ha saputo da una fonte
certa che i Titans attaccheranno
Jeff e Nick si scambiarono uno sguardo
stravolto.
Blaine si morse il labbro “Quanto certa è
questa fonte?”
L’ispanica si passò
una mano tra i capelli, sedendosi diritta “Molto più di quello che potete
pensare… Ma se non mi credete non è un gran problema, no?
Statevi qui a covare le vostre uova, gallinelle” Rise perfida “Io non ho tempo
da perdere…. Riferisci quello che credi al tuo Capo” concluse, scendendo con un movimento
elegante dal cofano e salendo al posto di guida, mettendo in moto.
I tre la guardarono sgommare lontano, i
fanali che illuminavano a giorno il buio del deserto di fronte a loro.
“Torno dentro.” Comunicò Blaine. “Vado a
parlare con Thad. Sperando che non riversi tutta la sua rabbia su di me!”
ironizzò.
Nick e Jeff lo guardarono allontanarsi
per qualche secondo, prima rimettersi ai loro posti.
La notte era ancora lunga.
~°~°~
Con il capo reclinato all’indietro, la
nuca appoggiata allo schienale di una vecchia poltrona lisa e le gambe stese sul
parapetto di cemento, Thad osservava rapito la volta celeste
Lo faceva più o meno ogni sera, prima di
andare a dormire.
Quando il buio calava su Potawatoi e
tutti si ritiravano nelle loro umili dimore, lui terminava la cena con un
bicchiere di qualche strano alcolico alieno (di solito scelto da Nick Duvall,
considerato un vero intenditore visto che non esisteva pianeta nelle vicinanze
della terra sul quale non avesse vomitato almeno una volta), consumato poco
fuori dalla sua grande casa.
Tanti anni prima, qualcuno di davvero
importante per lui gli aveva raccontato di come le stelle fossero in realtà le
persone care che li avevano lasciati e che, da lassù, continuavano a guardarli
e a vegliare su di loro.
Thad sorrise lievemente, alzando il
bicchiere verso l’alto come per fare un brindisi immaginario prima di buttare
giù quella bevanda forte e sentirla scendere fino allo stomaco, bruciandogli la
gola e pizzicandogli gli occhi.
Si portò una mano alla bocca mentre un
paio di colpi di tosse lo scuotevano appena, poi tornò a rilassarti
socchiudendo stancamente gli occhi.
Credeva davvero a quello che Kurt gli
aveva detto, nonostante fossero solo due ragazzini.
Pensava che realmente suo padre e suo
fratello lo guardassero da là su, indirizzandolo verso le giuste decisioni e
facendogli forza. Magari si sarebbero anche sentiti fieri di lui, prima o poi.
Lo avrebbero guardato con fierezza, ritenendolo un grande Capo…
Poi ci dovevano essere anche tutti i
ragazzi che se n’erano andati lassù, i padri di famiglia che non erano mai
tornati da moglie e figli, coloro che erano stati spazzati via dalla pestilenza
aliena….
E poi c’era lui.
Thad aveva paura di essersi ormai
dimenticato di come fosse Kurt. Non riusciva più a distinguere nella sua mente
con esattezza le sfumature di azzurro, verde e grigio che aveva nelle iridi,
anche se ricordava che erano chiarissime e luminose.
Non ricordava più il suono della sua voce
o che espressione assumesse quando fosse arrabbiato. Non ricordava il suo
colore preferito o il modo in cui portava i capelli….
Eppure l’immagine di loro due da bambini
lo tormentava ancora, soprattutto in quei momenti di profonda meditazione
introspettiva.
Lo aveva considerato il suo migliore
amico per anni e anni, fino a che non era arrivato Anderson e il loro tempo
insieme si era accorcia da ‘tutto il giorno’ a ‘qualche volta’ a ‘raramente’.
Quando Kurt era morto il peso di una
feroce consapevolezza lo aveva del tutto atterrito: la causa del loro
allontanamento era solo sua e avrebbe dovuto conviverci a vita.
Sospirò pesantemente, chiudendo gli occhi
per un istante, cercando di ricordare come fosse il suo melodico della sua
risata, della sua voce….
Ma suonava lontana, come dal fondo di un
pozzo.
-C’è
sempre qualcuno che ti ascolta e veglia su di te da lassù, Thaddy…-
Riaprì gli occhi scuri, piantandoli di
nuovo nel cielo nero.
“Mi stia davvero ascoltando ora?”
sussurrò pallidamente.
“Cosa hai detto,
capo?”
Il ragazzo sussultò,
rischiando di cadere a carponi a terra “Sebastian!
Ma ti pare il modo? Arrivarmi alle spalle come un ladro??”
Il ragazzo lo raggiunse, affiancandosi a
lui “Dovremmo parlare, non ti pare?”
“Parlare di cosa?” chiese
scocciato Harwood.
“Di me” la buttò lì l’altro “Non faccio
altro che servirti alcolici e portarti i pasti, credo di meritare anche io una
chance per entrare ufficialmente nel Clan” disse vagamente irritato, mantenendo
però un tono ossequioso.
“A parte il fatto che prima non ti sei
presentato e che mi sono servito da solo…” disse Thad, alzandosi e appoggiando
il bicchiere ormai vuoto sul parapetto “Sei ancora molto giovane, sei realmente
convinto di essere pronto per montare su una motocicletta?”
“Sì” replicò deciso Sebastian, fissandolo
con espressione risoluta.
“Dovrò pensarci, e poi…” dei passi veloci
su per le scale di pietra lo distrassero, e appena Blaine apparve avvertì il
più giovane agitarsi appena accanto a lui. Non ne comprese il
motivo e non lo chiese nemmeno “Che ti prende, Anderson? Vuoi anche tu
qualcosa, tipo, non so, fermargli nuovi per la tua coda da pony?”
Blaine non lo ascoltò quasi “I Titans”
disse affannato, appoggiandosi con le mani alle ginocchia mentre si chinava
appena in avanti, stremato dalla corsa. Questo bastò per attirare a pieno
l’attenzione di Thad che si fece serio “Attaccano
Harwood fece un paio di passi, lasciando
che la mantella scura svolazzasse nella fredda aria notturna “ ‘Bastian, vai a chiamare Wes e David… Attaccheremo anche
noi.”
~°~°~
Santana scesa dalla sua decapottabile con un balzo elegante, aggiustandosi
le pieghe della gonna e alcune ciocche di capelli mosse dal vento. Rivolse lo
sguardo all’accampamento dei Titans con una smorfia di disgusto e prima
d’incamminarsi all’interno, si abbassò ancora un poco la maglietta per esaltare
la curva morbida del suo seno.
Non avrebbe potuto fare altrimenti, davanti ai quei bietoloni l’unica cosa che
serviva era pelle nuda e sfrontatezza, e Santana ne aveva da vendere.
Sam Evans stava di guardia, giocherellando con una rivoltella e poco distante
da lui un enorme omaccione con la testa incassata nelle spalle e gli occhi
chiusi.
Santana ancheggiò verso di loro, lentamente e i suoi passi leggeri sul terreno
scricchiolante attirò l’attenzione di Sam, che rimase un attimo sconcertato
dalla nuova arrivata.
Si alzò in piedi e l’affrontò, rimettendo la sua pistola nella fondina. “Cosa
fai tu qui?” domandò, senza preoccuparsi di lasciarle addosso
l’impronta del suo sguardo voglioso.
“Voglio parlare con il Re degli Stupidi.” Rispose la ragazza, incrociando le
braccia al petto. “Ora.”
Il biondino rimase a fissarla per un lungo attimo, remore della loro breve ma
torbida relazione.
“Cos’è Evans, il Capo ha mandato a chiamare la sua puttana?” l’omaccione, aveva
aperto gli occhi e fissava Santana con un sorriso di sfida.
“Shane, falla finita e chiama Finn per darmi il cambio, accompagno Santana da
Karofsky.” Esclamò Sam, trattenendo per i fianchi
Evans accompagnò la mora all’interno dell’accampamento, solo quando Hudson si
sedette al suo posto in guardiola.
La sfilata di Santana fra i Titans fu motivo di soli fischi e urla,
accompagnati da allusioni sessuali così squallide che la mora si limita a
guardarli con sufficienza, offrendo loro tutto quello che il suo corpo aveva da
mostrare, e stampata in faccia un’autentica espressione strafottente.
Non era minimamente nascosta l’alleanza, se così si poteva chiamare, fra le
Cheerio e i Titans.
Ed era più che risaputo che fra loro c’erano più scambi di fluidi corporei che
informazioni strettamente connesse alla guerra dei Clan.
La carne è debole, pensava Santana.
Sam l’accompagnò fino al rifugio che Karofsky chiamava reggia, e parlò per un
breve momento con Azimio, braccio destro del capo, che rientrò nella grotta,
per riuscire qualche minuto dopo. Non parlò, ma fece un veloce gesto del capo
che Santana interpretò con un via libera.
Salutò con un mezzo gesto della mano Sam ed entrò nel covo di David.
La grotta era immersa nella semioscurità ed emanava un forte puzzo d’umido.
Santana storse il bel nasino per il disgusto.
“A cosa devo l’onore, dolcezza.” L’accolse David, spaparanzato su un divano di
pellicce di animali.
“Prima di tutto non sono una dolcezza e secondo, alzatati panzone ho una
novella.”
Il Titan non perse il sorriso e con un buffo movimento si alzò, facendo un
profondo inchino. “Noto con dispiacere che non abbiamo le stesse intenzioni,
Lopez.”
“Noti benissimo Karofsky.” Rispose lei, graffiante e sprezzante.
“Allora dimmi cosa cazzo vuoi e sparisci.”
Santana assunse un ghigno e si avvicinò sensualmente a David, toccandogli le
spalle e parlandogli direttamente nell’orecchio. “Stammi a sentire, scarto
sociale, quei cervelloni dei Warblers attaccheranno
La reazione di Karofsky fu prevedibile.
Assunse un’espressione di pura ira sul volto, respirando affannosamente e
scrocchiando le nocche delle mani come se volesse stritolare uno ad uno, i componenti del clan dei Warblers.
“Ne sei certa?” domandò.
La ragazza si limitò ad annuire. “La fonte è una tra le più sicure di tutta la
zona.”
David rimase un attimo pensieroso, indeciso sul dal
farsi. “AZIMIO!” tuonò. “riunisci tutti i Titans.
IMMEDIATAMENTE.”
Il ragazzone di colore, accorso di fretta, annuì e sparì nuovamente, mentre
Santana ridacchiava fra sé e sé. Accarezzò la giacca rossa del capo Titans e
sorrise morbidamente. “Ora che il mio compito è finito posso anche andarmene.”
Lo salutò con un fluido movimento di dita e uscì ancheggiando.
Sam era ancora lì, ad aspettarla. “Non ti scomodare,
Bocca da Trota, conosco la strada.”
Era stato semplice.
Più semplice di quanto si era immaginata.
D'altronde era scontata la loro reazione.
Quinn, pur non avendo accettato le condizioni di Sue, aveva fatto in modo che i
due Clan si mettessero uno contro l’altro e che durante l’ultimo plenilunio del
mese, si incontrassero alla Sue Corporation per una battaglia all’ultimo
massacro.
I Titans e i Warblers erano troppo stupidi per non capire la trappola innescata
da Quinn e Santana, per una volta, non aveva contestato alle sue decisioni.
Non vedeva l’ora di godersi la tragica fine dei due Clan e la rinascita e
rivincita delle Cheerios.
~°~°~
Ancora
una volta Kurt si apprestava a guardare un tramonto in solitaria, seduto nella
parte più alta di tutto l’accampamento. Il sole non era più cocente come la
stagione passata e Kurt riusciva benissimo a scrutare l’orizzonte senza morire
di caldo.
Calciò
un sassolino con la punta del piede e lo sentì ruzzolare a terra fino a
fermarsi davanti a un paio di pesanti anfibi coperti di lacci allentanti.
Il
ragazzino sollevò o sguardo fino ad incontrare gli occhi sorridenti di Blaine.
“Cosa
ci fai qui da solo?” chiese, avvicinandosi per sedersi al suo fianco, giusto ad
un soffio da lui.
Kurt
sentì il cuore premersi in una dolorosa morsa che, nonostante, l’intensità, non
lo sorprese affatto. Erano all’ordine del giorno, oramai.
Bastava
un minimo di vicinanza e sembra che il suo corpo dovesse prendere fuoco.
Cercando
di ostentare una certa nonchalance accavallò le gambe, sospirando pesantemente
“Nulla…” rispose semplicemente.
Infondo
era vero, non stava facendo assolutamente nulla.
Certo,
non poteva dirgli che sperava di vederlo prima di cena, non sarebbe stato molto
elegante contando che Blaine di certo era appena tornato da casa di Rachel,
dove passava parecchio tempo nell’ultimo periodo.
A
fare cosa, Kurt non voleva saperlo…. Era certo che semplicemente i suoi nervi
non avrebbero mai retto allo stress.
Blaine
si voltò di tre quarti verso di lui, lasciando che le loro spalle collidessero
lievemente in una lenta carezza “Che ti prende?” chiese ingenuamente.
“Perché
me lo chiedi?”
“Hai
una faccia…”
Kurt
alzò un sopracciglio “Questa è la mia solita faccia” disse acidamente “Forse
non la riconosci visto quanto poco la vedi….” Aggiunse poi, incapace di
fermarsi, mordendosi le labbra solo alla fine.
Aveva
esagerato, lo sapeva.
Blaine
però, non ribattè e continuò a guardarlo.
Era
affascinato da un debole raggio di sole che colpiva il viso di Kurt, facendogli
brillare gli occhi e la pelle diafana. Aveva l’aria di essere una di quelle
creature meravigliose che aveva visto in uno dei libri di Kirk.
Allungò
una mano come se volesse posarla sul suo viso e solo quando gli sfiorò la
guancia con i polpastrelli ritrasse la mano come se si fosse scottato.
“Immagino
di averti un po’ trascurato…” disse, serrando i pugni come se volesse
trattenersi da fare altre stupidaggini.
Kurt,
che era rimasto senza fiato pregando per quel tocco, sospirò affranto “Non è
importante, è giusto che tu stia con…” Storse il naso “Con la tua ragazza…”
Blaine
ridacchiò divertito, facendolo voltare “Diciamo che Rachel non è la mia
ragazza….” Disse passandosi una mano dietro al collo “Ci ho passato molto tempo
insieme e… non è decisamente il mio tipo...”
Kurt
giurò di aver appena sentito suonare le campane a festa.
Lasciò
scivolare gli occhi prima sulle gambe di Blaine, fasciate da jeans rotti in più
punti, e poi a terra impedendosi di trattenere un sorriso.
La
cosa non sfuggì all’occhio di Blaine che sogghignò. “Lo so che non ti è mai
andata troppo a genio.”
Kurt
giocherellò con la sabbia racconta ai suoi piedi. “Non è vero.” Mentì
spudoratamente. “l’ho sempre trovata… Adorabile.” Sputò fuori, quasi come se
stesse per avere un conato di vomito.
“In
realtà è petulante, egocentrica e logorroica.”
Elencò Blaine, sospirando.
Kurt
non potè fare a meno di gioirne, ma non si lasciò prendere troppo dalla
contentezza.
“Perché
dici così?
Insomma ognuno di noi ha una qualità nascosta! Non vedo
perché Rachel dovrebbe esserne sprovvista!” ribattè, senza avere il coraggio di
guardarlo in faccia.
“Perché
lei non è te, Kurt.” il sussurro che uscì dalle labbra di Blaine fu tra i più
belli che il più piccolo avesse mai sentito.
Lentamente
ogni fibra del suo essere si preparò all’implosione.
Doveva
aver capito male in qualche modo perché se realmente avesse inteso il giusto….
Beh….
A
dire il vero non sapeva come comportarsi.
Era
tutto strano, non poteva sbilanciarsi per non rischiare di sbagliare
clamorosamente, non poteva dire nulla per paura di aver capito male…
Perché
doveva essere tutto così maledettamente complesso?
Perché
non poteva semplicemente aprire il suo cuore e vedere come andava a finire?
Con
lentezza esasperante alzò il viso, guardando Blaine negli occhi e stupendosi di
quanto fossero belli, dorati grazie alla luce calda del tramonto. Il suo
sguardo saettò poi sulle labbra carnose e rese un po’ secche dalla calura del
deserto.
Erano
la cosa più invitante che Kurt avesse mai visto in tutta la sua breve vita….
Si
umettò le sue di labbra e aspettò che Blaine parlasse o che facesse qualcosa,
qualsiasi cosa.
Era
così paralizzato da non riuscire nemmeno a rilasciare il respiro che gli si era
fermato in gola.
Il più grande si fece più vicino, fino a che i
loro nasi non si sfiorarono. “Kurt.” Esalò, permettendogli di tornare a
respirare, direttamente a un soffio dalle sue labbra. “Dimmi che non è troppo
tardi.”
Il
ragazzino sentì gli occhi farsi umidi e le mani tremarono leggermente.
Troppo
tardi?
Lo
avrebbe aspettato un’altra vita intera, se solo avesse potuto.
Il
tremolio che scuoteva i suoi arti si fece ancor più forte e a Kurt fu
impossibile rispondere al più grande, a causa della troppa emozione.
Sentiva
il sangue scorrergli veloce nelle vene, pompato da un cuore che correva troppo.
Aveva paura di sentirlo esplodere.
Aveva
paura di morire tanto era felice….
Scosse
il capo pianissimo, mentre Blaine lo stringeva in un abbraccio caldo e
rassicurante, appoggiando poi una mano sulle sue reni per poterselo tenere
ancora più vicino.
Quando
il moro appoggiò le labbra sulle sue, Kurt smise di sentirsi teso, preoccupato,
triste, felice….
Smile
di provare qualsiasi cosa che non fosse la completezza.
Quel
bacio lo aveva risvegliato e stordito allo stesso tempo.
Sospirò
direttamente sulle sue labbra mentre una delle mani callose di Blaine gli aveva
circondato il viso, per poi fermarsi fra le ciocche chiare dei suoi capelli.
Lasciò
che fosse lui a baciarlo per un lungo istante, con lievi tocchi. Il suo respiro
sapeva di buono e solo quando sentì quella bocca riposarsi con lieve insistenza
sulla sua, Kurt rispose timidamente al bacio.
Al
suo primo bacio.
Afferrò
con forza i lembi del giubbino che Blaine indossava e piegò un poco la testa,
per lasciare al maggiore, più libertà.
Aveva
paura di chiudere gli occhi, paura di veder svanire quel sogno in un soffio se
lo avesse fatto. Ma quando la mano di Blaine scese a prendere la sua per
staccarla dall’orlo del giubbotto e stringerla, intrecciando così le loro dita,
si rilassò completamente lasciandosi cullare da quelle sensazioni nuove e
meravigliose.
Non
seppe quando andarono avanti così, baciandosi alle volte dolcemente e a
semplici contatti e alle volte più profondi, più affamati di amore…
Quando
Blaine si scostò da lui e alzandosi lo tenne comunque per mano, ed entrambi
notarono che era sceso il buio. Decisamente erano andati avanti per un po’…
“Torniamo…”
sussurrò Blaine dolcemente “Burt sarà preoccupato…”
Kurt
annuì ancora un po’ imbarazzato, ma con un sorriso così tenero sul viso che
sciolse il cuore al più grande.
Non
sapevano come avrebbero fatto a dirlo in casa, cosa avrebbero detto gli altri
della Tribù….
Ma
di una cosa erano certi.
Quel
bacio era stato il primo passo di qualcosa di grande.
Continua…..
Nda.
Eccoci tornate!
Scusate il ritardo ma come sapete scriviamo la
storia insieme e quindi è dura conciliare ispirazione e orari!
Ovviamente ringraziamo chi ci segue e
soprattutto chi ci da un parere^^
In questo capitolo si sono mosse le acquee
violentemente e abbiamo visto come è nato l’amore tra Blaine e Kurt…
E nel prossimo?
Vedrete cosa abbiamo in serbo per voi, ovvero
il ritorno tanto atteso di Finn che ci regalerà delle gioie non da poco!
A presto
Jessy e Grè.