Mai dichiararsi ad un licantropo durante la settimana che precede la luna piena, potresti provocare reazioni inaspettate… E Sirius Black lo proverà sulla sua pelle, in un mix di serietà e situazioni demenziali. Fanfic leggera e con lieto fine, per chi vuole farsi due risate senza perdere tutto lo zucchero del dolce amore tra Remus Lupin e Sirius Black.^^
Istinto di lupo
Remus Lupin era solo nel dormitorio del
sesto anno Gryffindor e si stava godendo
quell’inaspettato momento di pace.
Seduto
alla sua scrivania preferita, quella vicino alla finestra, con gli occhi
semichiusi e il calore dei raggi del sole di inizio marzo che gli scaldavano
parte del viso, continuava a pensare a quanto culo
avesse avuto nel beccare l’intera stanza vuota e silenziosa.
Non
poteva sprecare quel momento.
No
che non poteva e, deciso a trarne la calma necessaria almeno per i cinque
giorni a seguire, continuava a crogiolarsi nello stesso pensiero che avrebbe
dovuto rilassarlo e, chissà, magari conciliargli un breve sonno.
Sono
solo nel mio dormitorio e, seduto alla scrivania di James
che ho sempre voluto per me, ho la prima occasione da una settimana a questa
parte di ascoltare il magnifico suono del silenzio, o meglio, il suo calmo
respiro perché, tra tanto silenzio, sembra essersi addormentato anche il silenzio.
Inarcò
un sopracciglio…troppi silenzi in quella frase.
Inarcò
anche l’altro…ma che gliene fregava delle ripetizioni? Era un suo
pensiero e la ripetività dà sicurezza e
permette di interiorizzare meglio i concetti. L’aveva fatto apposta, lui!
Mica era un tipo che per parlare bene aveva bisogno di prestare attenzione
parola per parola, lui!
Tsk, che faccia tosta! Come si permetteva quello di contraddirlo
sul suo campo naturale, grammatica e sintassi?
Aspetta,
ripetività non si dice! Ripetitività
è corretto. Oh diamine, che gli stava succedendo?
Questa
è tutta colpa di Sirius! Mi ha contagiato con
il suo sgrammaticato modo di parlare!
Deciso
a non rivolgere la parola per il resto della vita al rampollo di casa Black, in modo da
decontaminarsi dal morbo che gli aveva attaccato, buttò un occhio
all’orologio.
Le
cinque e dieci. Aveva perso dieci minuti che potevano essere utilizzati per
garantirgli la solidità mentale di affrontare il chiasso fino al
prossimo momento di pace, la sua oasi rigogliosa chissà quanto lontana.
Diamine!
‘Fanculo i dormitori, voglio una stanza
singola!
Ah,
ma l’avrebbe chiesto a Silente, con la scusa che i Prefetti avevano
bisogno di non lasciarsi troppo coinvolgere dalla propria Casa in modo da
essere del tutto imparziali!
Ma
non era quello il momento di pensarci, meglio iniziare tutto daccapo prima che
il tempo scadesse.
Sono
solo nel dormitorio del sesto anno Gryffindor e mi
sto godendo un inaspettato momento di pace che, se non rovinerò ancora
con dubbi grammaticali, potrà essere un inaspettato lungo momento di
pace e che, se schianto tutti coloro che vivono qui, potrà diventare un
inaspettato lungo lunghissimo momento di pace.
E
lui amava gli inaspettati lunghi lunghissimi momenti di pace, che gli ricordavano
che lassù qualcuno, nonostante tutta la sfiga che si ritrovava, ancora
lo amava.
Inaspettato
lungo lunghissimo momento di pace: Ecco le vere parole magiche della sua vita,
il suo personale incantesimo per essere felice.
Ma
allora, perché sembrava che qualcosa non andasse?
Gli
ci volle solo un attimo di riflessione per scoprirlo.
Cazzo!
Questo non è un inaspettato lungo lunghissimo momento di pace!
Sono
giorni che lo sto preparando!
Come
in ogni formula magica, completezza, coerenza e coesione sono indispensabili
per garantire il risultato e un lungo lunghissimo momento di pace non era
neanche lontanamente paragonabile ad un inaspettato lungo lunghissimo momento
di pace.
Per
prima cosa mancava in questo modo tutta la natura divina del dono e Merlino
solo sapeva quanto avesse bisogno a volte di sentirsi dire “Ecco, questo
è perché te lo sei meritato”.
In
secondo luogo poi, messo di fronte ai fatti, sapeva di aver imbrogliato per
guadagnarsi quel pezzo di oasi pacifica tanto agognata. Non era stato carino da
parte sua dire a Peter che aveva sentito la ragazza
di lui dire qualcosa di propriamente non molto piacevole
sull’appuntamento che i due avevano avuto il giorno prima ad Hogsmeade, soprattutto perché lui non sapeva nemmeno
che faccia avesse la ragazza di Wormtail. Non era
stato nemmeno tanto gentile mandare un biglietto anonimo al capitano della
squadra di Quidditch gryffindor
per informarlo che uno dei suoi giocatori del sesto anno, a quanto sapeva,
aveva stretto accordi con Lucius Malfoy
per far vincere la partita agli odiati Slytherin in
cambio di un appuntamento con Narcissa Black,
fidanzata del biondo e ragazza a detta di tutti più bella
dell’intero anno. Il che, come già ci sarete arrivati, era falso
quanto in galeone di bronzo, soprattutto perché i membri in squadra del
suo dormitorio erano tutti felicemente fidanzati, tranne James
che ancora correva dietro a Lily e che quindi non aveva occhi per nessun’
altra, e Sirius che era legato alla ragazza Slytherin da rapporti di parentela stretti almeno quanto
l’odio che provavano l’uno per l’altra.
E,
se si voleva essere proprio sinceri, non era stato del tutto corretto far
diffondere la voce di un compito in classe a sorpresa preparato dalla Mc Granitt per il giorno
successivo e che verteva su un argomento solo casualmente accennato dalla
professoressa, in quanto non contenuto nei libri di testo in uso ma solo su un
unico tomo custodito gelosamente in Biblioteca dalla Price e che, guarda il
caso, non poteva essere portato via di lì se non sotto il permesso della
suddetta donna che non aveva la minima voglia di cedere su quel punto.
Infine,
ultimo ma non meno importante…ehm…perché non si è mai
sentito parlare di una argomentazione con meno di tre punti e quindi ci doveva
essere…
Ah
sì. La musicalità di inaspettato lungo lunghissimo momento di
pace, che stimolava le aree del riposo della sua mente, non si avvicinava
neanche approssimativamente a quello di un semplice e banale lungo lunghissimo
momento di pace.
Lui
questo lo sapeva, anche fin troppo bene, anzi così fin troppo bene che
capì immediatamente che la pace era conclusa.
Ma
non avrebbe sprecato comunque così il suo sigh
solo lungo lunghissimo momento di pace!
Si
sarebbe impegnato in qualcosa di utile e rilassante, che non poteva fare nella
baraonda a cui era costretto nel dormitorio.
Certamente!
Prima
che potesse intavolare un’altra discussione con se stesso basata sulla
stupidità di prefiggersi un obiettivo senza che questo fosse stato
realmente già scovato, si ricordò della lettera di sua madre arrivatagli
quella mattina e decise di rispondervi, nonostante potesse già
immaginare l’argomento su cui vertesse.
Caro
Remus,
spero
davvero con tutto il cuore che le cose lì ad Hogwarts
continuino ad andarti bene. Non sai quanta gioia ho provato nel leggere la tua
ultima missiva…forse ne ho provata giusto un po’ meno quando
è arrivato il richiamo ufficiale da parte di Silente una settimana fa,
comunque.
Non
voglio neanche sapere cosa diavolo ci facevate tu, Sirius
e James nel dormitorio Slytherin
in piena notte e come mai vi hanno trovato bacchetta in mano chini sul letto di
quel ragazzo.
Si,
sto usando il plurale .Nonostante a quanto pare loro hanno detto che tu stavi
cercando di fermarli, credo di poter affermare con certezza che basterebbe una
semplice magia per dimostrare che parte degli incantesimi dalle conseguenze
raccapriccianti usati su quel poverino provengono dalla tua bacchetta.
E
sai cosa di dico, Remus? Non ci pensare, figlio mio,
e divertiti un po’. ^^
Hai
trovato dei veri amici, un po’ matti forse, ma che ti vogliono bene,
quindi non lasciarteli scappare. La licantropia sembrava un ostacolo troppo
arduo da superare nel raggiungere stretti rapporti umani e invece hai trovato
quegli angeli…(che, per inciso, devi assolutamente invitare a passare qualche
giorno da noi durante le vacanze estive!!!).
Immagino
che ti costi mentire loro così frequentemente sulle tue sparizioni ma, Remus, è necessario. Come al solito utilizzerai la
lettera che ti ho mandato per dire che devi venire a trovare la tua pazza e
malata madre questo weekend, così da poter raggiungere il Platano
Picchiatore senza troppi problemi.
Prego
affinché tu non senta troppo dolore nel trasformarti, e che non ti
faccia troppo male nella solitudine di quella casa.
Imploro
ancora di più, però, affinché tu riesca a liberarti dello
spettro del lupo nei giorni in cui sei umano perché Remus,
quello che stai trascinando è un fardello che negli anni hai
ulteriormente appesantito. Sono certa che la vicinanza dei ragazzi ti
farà bene, da questo punto di vista, quindi nonostante non voglia
consigliarti sugli incantesimi migliori per danneggiare il prossimo durante il
sonno(non saprei neanche dove trovarli poi…magari su qualche vecchio
libro di tuo padre…ma non lo farò Remus
J. Lupin, no che non lo farò!), credo di
potermi fare una risata della descrizione meticolosa degli effetti delle vostre
magie su quello Slytherin che TU mi manderai appena
possibile.
Saprò
se hai calcato troppo la mano, Sig. Prefetto!
Un
bacio,
Mamma
Sorridendo
della scherzosa minaccia della madre e ripromettendosi di far leggere la
lettera a Sirius in modo da farlo incazzare
un po’ (all’amico era stata mandata da casa una Strillettera
che aveva urlato per 20 minuti consecutivi in piena Sala Grande, a causa di
quello scherzetto innocente), si mise in cerca di una piuma d’oca, deciso
a mettersi all’opera.
Perquisì
tutti i cassetti della scrivania prima di rendersi conto che, a parte fogli e
foglietti pieni di disegni di boccini d’oro e delle iniziali di Lily Evans in tutte le forme e dimensioni, non avrebbe trovato
nulla.
Poi,
nello sbattere il ginocchio contro la testata del letto più vicino, ebbe
l’illuminazione.
E
che illuminazione!
Sirius Black, l’uomo che lo stava portando al rifiuto della
lingua corretta, nascondeva in un ripiano segreto del suo baule quella che
tutto il dormitorio chiamava con devozione “
Prima
che la sua mente riuscisse a razionalizzare completamente la complessità
della parola furto a caratteri neri e in grassetto sulla sua fedina penale, Remus Lupin, prefetto di Hogwarts e bravo ragazzo, si era già riseduto ad una
scrivania non sua e stava succhiando, in apparente contemplazione, una piuma
d’oca di zucchero.
Reato più, reato
meno…
Lo
considererò una sorta di parziale risarcimento al danno subito dalle mie
capacità dialettiche.
Ecco!
Controllò
l’orario all’orologio alla parete, operazione che necessitò
di un movimento innaturale del suo collo che gli provocò comunque meno
dolore del sapere che mancavano solo 17 minuti alla fine del suo lungo
lunghissimo momento di pace.
Doveva
muoversi!
Intinse
la penna nel calamaio, attento a non inzaccherare di inchiostro lo zucchero
della penna e, con un sospiro, si mise all’opera.
Cara
pazza e malata madre,
e
facciamo corna affinché questa disgrazia non si aggiunga alle altre,
come va?
Si fermò. Forse era un po’
banale, ma tutte le lettere iniziano così.
Sarò
felice di metterti al corrente dei risultati ottenuti dal migliore alunno del
corso di incantesimi una settimana fa, ma credo che per questo aspetterò
l’arrivo di Sirius, che meglio di me
ricorderà tutti i dettagli più orripilanti, o di James, che ha avuto la brillante idea di scattargli una
foto.
E,
non ho calcato troppo la mano, io!
Solo
tre o quattro incantesimi, in fondo e, tengo a specificare, il naso non ha
subito alcuna trasformazione ma è così di suo.
Prova
a dire che ti fa pena e ti sconosco come genitrice…perfino
Beh,
forse qualcosa potevamo evitarla comunque…non è stata
un’azione molto corretta, in realtà…
Ma
diamine, ecco che mi hai fatto sentire in colpa!
Non
ho fatto tutto io!
Ho
quasi solo guardato, io…
E
comunque se l’è meritato, so che stava organizzando
qualcosa…
Uno
scherzo bruttissimo, tanto brutto che tutti mi avrebbero riso dietro fino
all’ultimo giorno dell’ultimo anno e non avrei mai avuto più
in coraggio di farmi vedere in pubblico.
Non
so cosa ma era così…diamine! Lo so.
Fidati!
Il mio istinto non sbaglia (quasi) mai!
Bene,
cambiamo argomento…
Non sentì neanche il bisogno di controllare la
lettera ricevuta per rendersi conto che era arrivato a dover toccare
l’argomento licantropia & ragazzi.
Era sempre così, in ogni lettera.
E, come tutte le volte, gli venne il blocco
dell’artista o, più propriamente, del bugiardo.
Cara
Mamma,
credo
sia il caso che tu sappia che tuo figlio, 16 anni, prefetto ecc ecc, se ne frega decisamente degli statuti di sicurezza e
di tutto il resto, ma durante le sere di luna piena se ne va in giro con i suoi
-come li hai definiti tu- angeli, per l’occasione in forma canina, di
cervo e di ratto, ad esplorare e a mancare per poco la gente evitando per un
soffio di infettare poveri innocenti di
quello stesso contagio che ha reso te vedova e madre di un mostro
peloso, e me orfano di padre e mostro peloso, appunto.
Ecco, quello era decisamente ciò che non doveva dire,
espresso nel modo più crudele possibile e…
“…del tutto falso, Moony.”
Prima che potesse girarsi, sentì una presenza sopra
di lui e due braccia gli circondarono le spalle in un possessivo abbraccio.
Sarebbe stato da lui, Remus Lupin, sussultare a quel contatto improvviso, ma non lo fece.
Questo perché era ancora più da Remus Lupin distinguere la voce
di Sirius Black tra mille, forse diecimila altre, e
sapere in anticipo quali sarebbero stati i suoi movimenti ancor prima che la
mente dello stesso li formulasse.
Ma questa è tutta un’altra storia…
“Buongiorno Signor Padfoot,
credevo fosse chiaro il motivo per cui non volevo avere nulla a che fare con i
tuoi esercizi di legilimanzia…”
Remus alzò lo sguardo,
con un sopracciglio alzato in maniera fin troppo teatrale, per avere una
migliore visuale del volto di Sirius Black, che
troneggiava, in tutto il suo metro e ottanta di altezza, sulla sedia su cui
invece lui era seduto.
“Sinceramente no, Messer Moony…la
signoria vostra ha tergiversato più e più volte sulla
motivazione, fornendo però un’ampia scelta di minacce e
intimidazioni rivolte alla mia persona.”
“Appunto. Il motivo è semplicemente che non lo
devi fare.”
Lo
faccio anche per te Sirius…fidati!
“Bugiardo” sussurrò l’altro,
avvicinando pericolosamente le sue labbra all’orecchio del licantropo,
che dovette con tutta la sua forza mentale reprimere un fremito.
“Freddo?”
Quando basta una parola per annunciare di aver fallito su
tutta la linea.
Dannazione…no,
Sirius Questa è davvero una domanda
cretina…
“No, ma a quanto pare sono riuscito a farti cambiare
argomento!” lo canzonò prendendo la palla al balzo e donandogli un
sorrisetto ironico, giusto un po’ traballante.
“Me lo dirai un giorno, vero?”
“No…”disse sbrigativo, impegnandosi nel
rimettere al loro posto le cose di James “Non
è importante…”
E, quando Remus Lupin diceva che qualcosa non era importante, ma sembrava
che i suoi occhi dicessero tutt’altro, voleva dire semplicemente che era
tutta un’altra storia.
“Tornando al discorso originario, comunque”
asserì Sirius, più serio, decidendo di utilizzare
i suoi arti superiori in modo più utile, ma sfortunatamente non per
questo più piacevole “credo che gli ultimi due…quattro,
cinque righi debbano essere eliminati”.
La punta della bacchetta del moro si mosse velocemente sul
foglio, sortendo l’effetto di una gomma per cancellare.
“Ed adesso…”annunciò con un
sorriso, facendogli segno affinché gli cedesse il posto sulla sedia
“lascia fare al tuo amico Padfoot,
specializzato in spiegazioni, scuse e menzogne di ogni genere!”
Tempo due minuti e l’intera pergamena era riempita
della scrittura di Remus, non proveniente però
dalla sua mano ma dalla bacchetta del giovane Black.
“ Non banale, non formale, non commovente e
soprattutto non patetico…va bene?”
Dopo una veloce sbirciata si trovò a confermare.
“Grazie Sirius…”
disse, cercando di utilizzare il tono più adatto.
Inutile, perché l’altro, piuma d’oca in
mano e occupato a scrivere, già non lo seguiva più.
“Che stai facendo?”
“Accludo un personale messaggio alla signora Lupin…”sogghignò malvagio, utilizzando
un accento aristocratico che non gli era proprio, pronto a farsi beffe delle 4
fasi standard di cui ogni reazione di Remus era
composta.
1° stadio: curiosità nelle parole.
“Ma che…?”
2° stadio: curiosità nei gesti.
“Fatti più in là, voglio leggere”
3° stadio: riconoscimento e fruizione dei punti salienti
del messaggio. In quel caso:
Cara
Signora Lupin,
spero
si ricordi di me, Sirius Black, l’amico di suo
figlio. Io e gli altri compagni di dormitorio di Remus
siamo fieri e annunciarle che il suo ragazzo è finalmente diventato il
suo uomo. L’altroieri, 13 marzo, alle ore 9.56,
il mio sopraffino occhio ha scorto sulla gota sinistra del ragazzo in questione
il primo pelo di barba. Spero concordi con me nell’urgenza di portare Remus ad Hogsmeade per
l’acquisto del primo rasoio, priorità che sfortunatamente il
suddetto giovane non sembra condividere. Ah la timidezza…dovrebbe essere
curata forse ancora più duramente dell’irrequietezza, ma in quel
caso a causa di suo figlio perderemmo tutti gli anni
Sempre
vostro,
Sirius Black
4° stadio A (o anche conseguenza 1): arrossamento gote.
4° stadio B (o vedi sopra): incazzatura.
“Sirius! Cancella
immediatamente!” Sguardo furente.
“Ma perché?” Sguardo da cane (per
l’appunto) bastonato.
“Perché si!”
“No-no” Canzonatura.
“Sirius…non fare
l’idiota”
“Mai stato più serio…si tratta di un
evento di importanza mondiale per le madri, Remus! E
io so quanto ti costa mentirle, quindi…”
Remus Lupin
odiava quel sorriso da sadico assassino e, proprio in virtù di
ciò, non avrebbe dovuto fermarsi a contemplarlo, dando la
possibilità ai riflessi scattanti di Sirius di
aggiungere il biglietto alla lettera di Remus e
affidarla al suo gufo.
Fatto sta che questo successe…delucidazioni sulle
possibili cause? Nessuna disponibile, in quanto sfortunatamente si tratta di
tutta un’altra storia.
“E che diavolo, Sirius! No!!”
“Black
1, Lupin 0! Ne devi mangiare di pasta se vuoi anche solo sperare di
poter competere con i miei riflessi!”
“
Ma vaff…”
***
“Moooooooooooooony?”
Il diretto interessato, steso sul suo letto e dando di
proposito e del tutto volutamente (meglio ribadire il concetto, almeno secondo Pemus…)le spalle all’odiato compagno,
sbuffò ed emise una sorta di grugnito, a testimoniare la sua ferma
volontà di non rivolgergli la parola fino alla prossima Coppa del Mondo
di Quidditch.
“Mooooooooooooooooooooooooony?”
Ancora niente.
Black, intento anche lui a concedersi un po’ di
meritato riposo spaparanzato sul suo letto, dopo le accuse piuttosto pesanti
del capitano di Quidditch, cercò inutilmente
annullare le distanze toccando con la mano la schiena del licantropo. Questo,
però, del tutto disinteressato allo sforzo dell’amico di allungare
il braccio il più possibile, si spostò più in là,
allontanandosi dal campo d’azione del moro.
Sirius, infelice, riprese a
lamentarsi e a chiamarlo ininterrottamente.
A discapito, comunque, degli infantili tentativi
dell’amico di richiamare la sua attenzione, Remus
Lupin, del tutto indifferente, si era ripromesso di
non cedere e di pensare a tutt’altro.
Il problema del ragazzo era che sfortunatamente
“tutt’altro”, negli ultimi mesi, sfociava nel giro di 5 secondi
e senza tanti complimenti in “tutta un’altra storia”.
E Remus Lupin,
sedici anni, prefetto di Hogwarts, tentava con tutta
la forza di restare lontano da qualunque cosa che, spacciandosi per niente,
fosse invece “un’altra storia”, o meglio la sua “tutta
un’altra storia”.
L’altra storia di Moony,
bisogna sapere, non era altro che un insieme di messaggi subliminali che la sua
mente deviata continuava ad inviargli ogni qual volta non era completamente
concentrata su qualcosa.
E, per inciso, nonostante l’appellativo
“secchione”, gli alti voti scolastici e la sua serietà e
senso della responsabilità, Remus Lupin stava scoprendo che la sua mente riposava troppo,
troppo spesso (“troppissimo spessissimo”,
aveva pensato una volta, durante una noiosa lezione di Storia della Magia,
quando la parte bacata della sua mente aveva iniziato a bombardare con immagini
che non avrebbe voluto vedere, quei pochi neuroni con ancora la voglia di
lavorare correttamente e bene. Aveva smesso di ribellarsi appena si era reso
conto della suddetta castroneria grammaticale che questi avevano espresso in
protesta, e si era rassegnato al fatto che di efficienti non gliene erano
rimasti assolutamente.)
Tornando in argomento, tutte queste “scene”,
della durata per l’appunto di un sogno ad occhi aperti, perché
altro non erano, si presentavano nella loro diversità sempre legate ad
uno stesso argomento.
Per aiutarvi meglio a capire quale (perché
naturalmente in questo sito non ci sono commenti dell’autore, né
elenco dei personaggi o delle serie, né raiting…e
quindi, poveri sventurati lettori, avete aperto a caso…^^) basti pensare
che in quel momento Remus stava riflettendo sulla
somiglianza tra la realtà e la sua ultima “visione”.
La sua mente schematica era arrivata in poco alla
conclusione che…
In entrambe:
·
Lui e Sirius erano soli nel
dormitorio
·
Erano tutti e due stesi su un materasso morbido
·
C’era un gran silenzio, interrotto solo dalla voce
dell’amico che lo chiamava.
Il vero problema, analizzava la mente del licantropo,
riguardava piccole e sottili differenze che, a causa della sua sfiga congenita,
avevano il potere di cambiare completamente tutta la situazione.
Infatti nel sogno:
·
Il letto che li ospitava era uno solo, ma non dava loro
nessun fastidio e nemmeno problemi di spazio, visto che non si trovavano
l’uno di fianco all’altro ma l’uno sull’altro.
·
C’erano molti meno vestiti ma non sembrava esserci
nessun problema, in quanto erano troppo impegnati per sentire freddo.
·
La voce di Sirius era bassa e
provocante e, invece di essere intervallata da lamenti e piagnistei si faceva
sentire, in un sussurro o poco più, tra un gemito e l’altro.
Il ragazzo dai capelli castano chiaro sospirò,
rassegnato.
A questo punto ritengo quasi inutile dire che Remus Lupin aveva una cotta di
grado superiore al settimo per Sirius Black.
Una cotta molto lunga e molto intensa.
Alla pari, sembra stupido precisare che Remus
Lupin non aveva mai fermato Sirius
Black in mezzo ai corridoi per dirgli “senti, mi piaci da
impazzire”, ma aveva semplicemente deciso che una cotta è una cosa
stupida, che a lui, persona seria e responsabile, sarebbe passata in un attimo.
Questo, intendo la decisione, due anni prima e, proprio in
virtù del fatto che per gli animali, e quindi anche per i lupi, un anno
è un tempo esageratamente lungo rispetto alla concezione umana, saltava
subito all’occhio che qualcosa non quadrava.
Adesso il problema era capire se questo qualcosa era la sua
mente, il suo cuore o semplicemente il bel corpo di Sirius,
la sua risata cristallina, il suo modo di camminare sempre a testa alta, i suoi
occhi acquosi e luminosi, il suo…basta
così Remus!
E lui, Remus Lupin,
lo avrebbe scoperto e neutralizzato in nome della sua sanità mentale e
dell’amicizia con i ragazzi. Anzi, avrebbe iniziato subito a lavorarci!
Peccato che tutto passò immediatamente in secondo
piano quando si rese conto di non essere più l’unico ad occupare
il suo letto.
Sirius.
Oddioddioddio!!!
Ecco, quella era esattamente una reazione che, in
virtù del suo proponimento di eliminare la minaccia Sirius,
non avrebbe dovuto avere.
Ma poteva ancora recuperare! Si, che poteva.
“Moooooony?” Remus si rese conto di dargli ancora le spalle e,
ricordando che poteva ancora recuperare –si che poteva- (il messaggio era
non si sa come diventato il suo grido di guerra e il suo slogan personale)
ordinò a se stesso di non voltarsi e di ignorarlo.
I circuiti mentali di Sirius
però, messi KO dal crescente amor proprio, narcisismo, egocentrismo e
vanità, non concepivano neanche lontanamente l’idea che qualcuno
potesse essergli indifferente.
Menchemmeno Moony.
Ma non perché Moony era suo
amico –James non aveva esitato a mandarlo a
quel paese quando aveva iniziato a strepitare- ma semplicemente perché Moony è Moony e
mi ascolta sempre.
Iniziò quindi, Sirius, una
intensa e confidenziale conversazione con la schiena di Remus,
che aveva provveduto ad avvicinare a sé con un abbraccio fin troppo
forte all’altezza del petto del licantropo.
“Cioè…tu devi capire, Moony!
Mi è cugina!!! E poi…una serpeverde. Ma
no…
E quello continuava a strepitare…per non parlare poi
di James che stava iniziando a
scaldarsi…’IO AMO LILY’ ha urlato
ad un certo punto…e poi lui lo ha preso per il bavero e allora io ho
detto che non si doveva permettere e lui ha detto che il capitano era il
capitano e che io ero io…e io gli ho detto ‘lo so, lo
so…proprio per questo se non lo lasci ti spacco la faccia’
e allora lui ha detto…”
Circa dieci minuti dopo…
“Cioè, tu mi hai capito, vero Moony?”
“Oh, si si…certamente…!”
Ma
solo perché sono io l’artefice di tutto. Cercare di capirti quando
sei preso in un racconto è impossibile…sembra che tu ci tenga
davvero molto a saltare volutamente tutte le parti chiave del discorso per
soffermarti sui dettagli più stupidi e noiosi…
“E cosa devo fare secondo te?”
Baciarmi,
più o meno. Sono certo che la tua vita diventerebbe perfetta.
“Semplicemente niente…lascia perdere. Più
ci rimugini sopra più tutto ti sembrerà di proporzioni maggiori
della realtà…”
E, lettori, non c’è nessun riferimento sessuale
riguardante i pensieri di Lupin su una determinata
parte del corpo di Sirius Black…o almeno credo.
E’ lui che parla.
Remus sentì
l’innato bisogno di farsi del male. (Appunto…-__-)
“Per te è tutto facile…come si fa a non
pensarci? Mi hanno deliberatamente accusato di essere una sorta di spia Slytherin…di essere un traditore!!! Ma
capisci?”
E
tu stai deliberatamente mandando a farsi fottere
tutti i miei buoni propositi di non saltarti addosso. Ma capisci?
“Si che ho capito. Senti, alzati di qui e fa qualcosa
che di faccia rilassare…che so, una doccia? Trasformarti in Padfoot e rincorrerti la coda…”
Oppure utilizzare una volta sola in tutta
la tua vita il cervello in modo intelligente, per capire che il tuo amico ha
una cotta per te…ma no, questo non è rilassante…
“Una cosa che mi rilassi?” Sirius
sembrava interessato.
“Si, la cosa più rilassante che ti venga in
mente al momento…” rispose paziente Remus,
sperando di toglierselo di dosso, prima che i suoi neuroni rimasti si unissero
al coro Oddioddioddio.
Sentì uno spostamento d’aria e capì che
l’altro si stava alzando.
Inaspettato fu però il ritrovarselo dopo un minuto
inginocchiato davanti a lui al lato del letto, in modo da poterlo guardare bene
in faccia.
“Cosa c’è adesso?” disse Remus, stanco, abbandonando il suo morbido cuscino per
mettersi seduto sul letto.
“Ci ho pensato…” sussurrò
l’altro con voce roca ed espressione incredibilmente seria.
“E allora?” ribatté l’altro
strofinandosi gli occhi.
“Coccolami.”
Remus era una persona molto
controllata e seria.
Remus era l’amico
migliore da chiamare quando si ha bisogno di aiuto.
Remus era anche tremendamente
cotto di Sirius.
Ma, Remus era anche un marauders, e quel titolo a discapito di molti commenti, se
lo era meritato.
Alla luce di ciò, sarà facile capire
perché, ancor prima di arrossire e di maledirsi per averlo fatto, Remus Lupin scoppiò in una
malcelata risata.
Il giovane Black, inaspettatamente, aspettò
seriamente che l’attacco di ridarella dell’amico si spegnesse e
continuò a fissarlo, in silenzio.
Ecco cos’era quello che il licantropo amava e odiava
allo stesso tempo.
Sirius, o meglio il suo modo di
fare.
Perché il moro, bisogna sapere, sembrava il
più delle volte aspettare che fossero soli per lasciarsi andare ad un
qualcosa che assomigliava terribilmente a flirtare.
Con lui: Remus.
E no, non stava esagerando. Sapeva solo che quello era
l’ostacolo più difficile da superare nel considerare Sirius solo come un semplice amico.
Sirius era sensibile. Ma solo
con lui.
Sirius abbassava le difese e si
mostrava debole. Ma solo con lui.
Ma, nonostante questo sembrava rientrare in un concetto di
amicizia molto stretta,
Sirius era anche fisico. Mooolto fisico. Ma solo con lui.
Remus sapeva quindi che
probabilmente l’amico non stava scherzando e le sue gote presero colore.
Ancora.
Dannazione!
Nonostante la fama di scarso pensatore, l’altro non
aveva potuto fare a meno di riflettere sulle strane reazioni dell’amico e
ciò, in un modo o nell’altro, l’aveva tangibilmente subito
ricondotto a uno studio sul suo di comportamento.
Come
diavolo gli era venuto in mente di chiedere a Remus
di coccolarlo?
Doveva solo pensare ad una cosa rilassante…non a arghhh!
La realtà era una sola però. Avrebbe deciso di
passare tutta la sua vita nella forma canina senza tante riflessioni, se questo
avesse significato essere esposti sempre alle particolari attenzioni
dell’amico.
A volte, infatti, dopo la luna piena, quando Remus si svegliava nella Stamberga Strillante, poco
vestito, stanco e dolorante come un moribondo, e vedeva Padfoot
davanti a sé, addormentato, prendeva ad accarezzarlo, con la poca forza
che gli rimaneva e a grattargli dietro le orecchie con uno sguardo che, agli
occhi socchiusi di un cane che finge di dormire, sembrava colmo di sentimento.
Si era chiesto spesso se fosse stato crudele da parte sua
desiderare che tutte le notti ci fosse la luna piena per ricevere
quell’amorevole trattamento…e si era risposto di si, perché
lo voleva solo per un suo piacere personale.
Al
diavolo Remus, dannazione!
Perché non si comportava come lui?
Perché non gli dimostrava il suo affetto, quello che sentiva? Il loro
rapporto era speciale…o forse era solo lui a pensarlo?
Abbracci, carezze, contatti fisici erano sensazioni che a Moony, il suo Moony, non faceva
mancare, perché sapeva che a lui servivano.
Lo sentiva.
Ma allora perché per l’altro non era lo stesso?
Perché senza sollecitazioni non lo stringeva in un abbraccio, non gli
parlava all’orecchio, non lo prendeva per mano, non lo…baciava?
Riflessione.
Baciava?
Voleva davvero che Remus lo
baciasse?
E cos’era quel possessivo vicino al nome
dell’amico?
Cioè lui non…vero?
Cazzo,
che casino!
Al
diavolo Remus!
O,
fondamentalmente, a me Remus…ma su questo era meglio
non soffermare l’attenzione.
“Ehm ehm…” Remus fece prepotentemente riconoscere la sua presenza.
Panico.
“Moony...carissimo. Anche lei
in questo parco.”
Ma Remus non voleva scherzare.
E, probabilmente, se avesse saputo cosa dire, neanche Sirius avrebbe voluto farlo.
Però poteva ancora uscirne fuori…
“Cosa c’è, Remie?”
Si, stava riprendendo il controllo di se stesso.
Yu-huuuu.
“Niente Sirius…”
rispose l’altro, stendendosi nuovamente sul letto con le braccia
incrociate sotto la testa.
Niente
Sirius…mi hai solo chiesto di coccolarti.
Vigliacco.
“Bene…e allora?”
“Allora cosa?”
Dillo
Sirius. Dillo. ‘Era uno scherzo Remus…di certo non vengo a farmi coccolare da
te…Ti piacerebbe, eh?’ Dillo e ti uccido.
“Avevi detto che mi avresti aiutato a
rilassarmi…”
“Veramente le parole non sono state proprio
quelle…”
“Sottigliezze…su su.
Fammi spazio su quel maledetto materasso”
“Perché?” ribatté il licantropo,
occupando più spazio possibile.
“Perché ho voglia di attenzioni da parte del
mio Moony.”
“Uno: Non chiamarmi ‘mio Moony’…è
orribile. Due: Sirius, non sei un cane! Cosa vuoi che
faccia? Non posso grattarti dietro alle orecchie…”
Sirius, questa è induzione alla violenza!!!
Dirò
al giudice che le tue parole mi hanno reso momentaneamente incapace di
intendere e di volere.
Sirius Black non sembrava averla
presa molto bene. Invece di limitarsi a fargli il muso e ad andarsene
continuava a fissarlo, irato.
Remus, intanto, si dava del
cretino.
“Padfoot…”
“Non chiamarmi Padfoot…è
orribile!”gli fece il verso l’altro.
“Sirius…”
“Che c’è?”
“Padfoot te lo sei scelto tu
come soprannome…” disse, seccato.
“Ah!”
“Beh?”
“Senti Remus, lasciami in
pace!”
“Adesso ce l’hai con me? Non ho mica detto io al
capitano della squadra che te la fai con tua cigina!”
(Ehm ehm…-_-)
“IO NON ME
“Appunto.”
“ E comunque non è per questo ce sono
arrabbiato con te…”
Remus roteò gli occhi,
teatrale.
“Su, allora. Dimmi cosa ho fatto?”
“Cosa non
hai
fatto!!!” ruggì l’altro.
“Cosa vuoi che ti dica, Sirius?
‘Oh povero ragazzo maltrattato da tutti, vieni qui! Farò tutto
quello che vuoi pur di renderti felice di nuovo’”?.
“Sul serio?”
“Trova qualcosa di fattibile e ti darò una
mano…Pensaci!” ammise l’altro, socchiudendo gli occhi e
abbandonando il capo sul cuscino, mentre aspettava che Sirius
lo coinvolgesse nell’ennesima partita a Scacchi Magici.
Sospirò. La sua occasione se l’era ormai
giocata, ma era quello che andava fatto. Non poteva lasciarsi ancora andare ad
atteggiamenti intimi con l’altro, come se stessero flirtando, quando in
realtà non c’era niente…almeno non per Sirius.
Depression…
Il giovane Black, nel frattempo era preso da
tutt’altri pensieri e sorrideva come un idiota vagliando le varie
opportunità.
Non solo ne era uscito, ma se giocava bene poteva anche
sperare in un bottino.
‘Farò tutto quello che vuoi per renderti felice’ aveva detto Remus,
e lui l’avrebbe preso in parola.
Inutile riproporgli di far finta che fosse Padfoot e trattarlo come tale…il licantropo non si
sarebbe lasciato andare.
Era troppo…timido? Mah…questo non lo sapeva.
Più probabilmente lui non covava gli stessi
desideri…
Depression…?
Quasi. Prima che gli venisse un’idea formidabile, ma
pericolosa sia per la possibile reazione dell’amico, sia per quello che
avrebbe significato per lui.
“Allora Sirius…mi sto
addormentando. Dì la prima cosa che ti viene in mente e finiamola”
Il ragazzo dai capelli castano chiaro aveva aperto un occhio nella sua direzione.
Oh
Remus. Non avresti dovuto farlo.
E’
un segno del destino che tu mi abbia fermato a questa riflessione.
E chi era lui, Sirius Black, per
opporsi alle forze superiori del cosmo?
“Remus…”
“Eh?” Entrambi gli occhi puntati su di lui.
“Chiudi gli occhi e non ti muovere.”
Remus ebbe una strana
sensazione, che lasciò però subito spazio a due nuove
consapevolezze.
Sirius non era pesante ma anzi
il suo corpo su di lui esercitava una pressione…gradevole.
Le labbra di Sirius, sebbene
screpolate dalle intemperie e dai troppi allenamenti all’aria aperta,
erano morbide e dolci…irresistibili.
Appena si rese conto di ciò che stava succedendo, il
licantropo sentì una strana scossa dentro di lui. Una sensazione fisica
particolare, che non aveva mai provato.
Si sentì sicuro di sé e abbandonò tutte
le ansie, le inibizioni e la sensazione di inadeguatezza dovuta alla sua scarsa
esperienza, chiudendole a chiave in una parte della sua mente che, per un bel
po’, non avrebbe utilizzato.
Di nuovo quella scossa, e altri messaggi al suo cervello.
No, non era una sensazione.
Si trattava di un istinto.
Sarebbe stato il caso di preoccuparsi, se non fosse stato
troppo occupato a chiedersi quante nuove consapevolezze sarebbe riuscito a fare
sue, prima che tornassero gli altri.
Continua…