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Cloud aprì lentamente gli occhi. Per
qualche strano motivo pensava di essere in un sogno: il letto era abbastanza
comodo, le coperte calde e da qualche parte, non avrebbe saputo dire dove,
proveniva un suono insistente.
Brip,
brip, brip...
Ma cos’era?
-Pronto? Qui Zack.-
Ah, era un telefono, si disse Cloud,
stropicciandosi gli occhi. Beh, allora andava tutto bene: era mattina presto,
fuori faceva freddo e Zack era nel “salotto-cucina-sala da pranzo”, forse
rannicchiato sul sacco a pelo con il cellulare attaccato all’orecchio.
Invece no.
Zack era già in piedi da un pezzo, più
meno da quando le prime luci dell’alba gli avevano sfiorato il viso. Era
un’abitudine che si era preso durante la guerra, allenandosi a non dormire o a
dormire il minimo indispensabile. Quando sei nel mezzo di una battaglia non
puoi dormire, se vuoi vivere. E Zack voleva vivere, per cui era sempre sveglio
e pronto.
Mentre armeggiava con la caffettiera
teneva il telefono tra l’orecchio e la spalla, e intanto ascoltava la voce del
suo interlocutore che gli parlava.
Annuendo e rispondendo di tanto in
tanto, Zack riuscì a mettere la caffettiera sul fuoco. Si ritenne un maestro
del caffè.
-Ho detto che va bene.- Disse, posandosi
una mano su un fianco.-Se puoi farmi un favore...-
Non completò la frase perché avvertì
qualcuno che gli arrivava alle spalle. Si voltò rapidamente e scorse il viso
assonnato di Tifa.
-Ora scusa, devo lasciarti.- Concluse
Zack, e riattaccò senza neanche aspettare la risposta.
Tifa lo guardò, sorpresa di trovarlo già
sveglio e vestito di tutto punto.-Da quanto sei in piedi?- gli domandò.
-Parecchio!- esclamò Zack con
entusiasmo.-Il caffè è sul fuoco.-
-Caffè...?-
-Non hai mai assaggiato il fantastico
“caffè alla Zack”, scommetto.- Disse il soldato, correndo verso Tifa. L’afferrò
per le spalle e la guidò verso la sedia.
-No, credo di no.- Bofonchiò lei,
confusa.
Zack sorrise.-Cloud è sveglio?-
-Dovrebbe.- Rispose Tifa.-Non ne sono
certa.-
-Lo sono.-
Cloud era appena apparso nel soggiorno,
nient’affatto assonnato. Salutò Zack, poi Tifa, infine andò davanti alla
caffettiera e la guardò con aria perplessa.-Ho sentito che ti hanno chiamato.-
Disse, all’indirizzo di Zack.
-Era quella persona di cui ti ho parlato
ieri.- Spiegò il soldato, mentre apriva un mobile in cui erano ammassate tutte
le tazzine. Ne prese tre e le posò vicino ai fornelli.-Ha detto che oggi può
incontrarci.-
Tifa lanciò un’occhiata interrogativa a
Cloud, che disse:-Zack vuole aiutarci a trovare un lavoro.-
-Impossibile. Già ho cercato in tutti i
posti possibili: nessuno offre lavoro.- Disse Tifa, sbadigliando.-Dev’essere
colpa della guerra... Nessuno ha voglia di assumere gente nuova. Siamo in
crisi.-
Zack aveva cominciato a versare il caffè
nelle tazzine con aria assorta.-Effettivamente hai ragione. Nessuno assume, di
questi tempi... Però...-
Cloud osservò il liquido scuro che dalla
caffettiera fluiva nella tazza, e già sentì il buon profumo del caffè
pizzicargli le narici.
-Tentar non nuoce.- Concluse Zack,
posando la caffettiera nel lavandino. Prese due tazzine e ne porse una a Cloud,
che gli stava vicino, e una a Tifa, che ancora sembrava scettica.-Ditemi una
cosa: siete di Midgar oppure siete venuti qui da qualche altra città?-
Tifa sgranò gli occhi. Perché gli
interessava?
-Nibheleim.- Disse Cloud, prima che Tifa
aprisse bocca.-Siamo natia Nibelheim.-
Il sorriso di Zack si allargò a
dismisura.-Allora siete paesani, proprio come me! Io sono nato a Gongaga, non
so se avete presente...-
-Sì.- Disse Tifa, anche se non aveva la
più pallida idea di dove si trovasse Gongaga.
Cloud sorrise.
-E perché siete venuti a Midgar?-
domandò Zack, curioso.
-Per cercare fortuna.- Rispose Tifa, in
tono vago.-Però non stavamo neanche tanto male, in confronto ad adesso.-
Cloud abbassò lo sguardo sulle proprie
scarpe.-Già...- sussurrò.
Zack si voltò verso di luie gli lanciò
un’occhiata penetrante. Sentiva, anzi, ne era sicuro, che quei due stavano
nascondendo qualcosa. Tuttavia preferì non indagare e si accontentò di quelle
poche informazioni.
Tifa si sbrigò a cambiare argomento:-E
tu? Perché sei venuto a Midgar?-
Zack agitò la tazzina per un po’,
silenzioso, poi sospirò e rispose:-Perché volevo... Diventare un eroe.-
Dal tono della sua voce Cloud capì che
non ci era riuscito.
-Un... Eroe?- ripetè Tifa, impressionata.
-Ma nella mia situazione è molto
difficile essere eroi, anzi...- sospirò Zack, poggiando la tazzina nel
lavandino, accanto alla caffettiera ancora fumante.-Credo di aver fallito.-
Cloud avrebbe voluto dirgli che non era
vero, che l’aiuto che aveva dato a lui e a Tifa era stato più che un gesto da
eroe: si era fidato di due persone mai viste prima, le aveva accolte in casa
propria e adesso si preparava ad aiutarli a trovare un lavoro. Era più che un
eroe...
Invece non disse nulla, e rimase ad
ammirare il sorriso di Zack. La cosa più bella era che sul viso del soldato non
mancava mai l’allegria, e questo era già tanto.
-Sono tornato ieri dal fronte di
battaglia, nel Wutai.- Raccontò Zack, con falsa leggerezza.-La guerra lì
continua, ma non credo ne avrà per molto...!- rise, ma non ci credeva neanche
lui.
La guerra economica per la conquista del
Wutai andava avanti da anni ormai, ma soltanto recentemente si era scesi al
conflitto armato.
Midgar, con la sua potenza industriale
esercitata dalla ShinRa, continuava ad avanzare sul fronte nemico, acquistando
terreno e territori. Sicchè il Wutai, che da solo non poteva contrastare la
forza della grande capitale, aveva cominciato a giocare di strategia.
Così come l’esercito della ShinRa era
composto da soldati geneticamente modificati attraverso una misteriosa sorgente
d’energia (il Mako), il Wutai aveva iniziato a creare dei mostri in grado di
sconfiggerli, e aveva stretto alleanze con paesi che, già sotto il controllo di
Midgar, erano intenzionati ad ottenere l’indipendenza.
Zack, nello specifico, era uno di quei
soldati che tecnicamente venivano chiamati Soldier,
persone dalle capacità strabilianti e distruttive.
Lui ricordava che, quando era ancora un
soldato semplice, uno di quelli che portavano solo il casco e il fucile, la
vita era stata molto più semplice. Non era mai sceso in guerra, non aveva mai
partecipato a missioni suicida, né aveva avuto sulla coscienza tante morti come
in quegli anni.
Uno dei motivi per cui aveva deciso di
aiutare Cloud e Tifa era per riscattare quelle morti.
-Zack...-
La voce di Cloud interruppe il filo dei
suoi pensieri. Alzò la testa di scatto e guardò il suo nuovo amico senza dire
nulla, ancora stordito dai propri ricordi.
-Va tutto bene?- domandò Tifa.
Zack tornò a sorridere e diede una pacca
sulla spalla a Cloud.-Ma certo!- esclamò, dissimulando tutta la propria
sofferenza.-Andiamo da quel mio...- non seppe come definirlo.-Andiamo dal mio
capo.-
-Dal tuo capo?- domandò Cloud,
arrossendo.
Zack sorrise, furbetto.-L’avete mai
visto un generale dell’esercito?-
***
Cloud non aveva mai visto un uomo come
Sephiroth in tutta la sua vita. Le persone come lui, con un tale mix di
carisma, fascino, bellezza, intelligenza e forza erano così poche che si
potevano contare sulle dita.
Cupo e indifferente quanto Zack era
solare e amichevole, Sephiroth pareva essere l’emblema dell’autorevolezza e
dell’attrazione fatale.
-E questa sarebbe la “questione
incombente”?- domandò, lanciando un’occhiata a Cloud e Tifa.
Zack cercò di calmarlo con le
mani.-Teoricamente sì.-
Sephiroth gli lanciò un’occhiata di
sbieco.-Credevo di averti congedato per riflettere sulla tua carriera, non per
aiutare due senzatetto raccapezzati per strada.-
-Ei!- esclamò Tifa.
Sephiroth scosse la testa.-Perdonatemi.-
Cloud notò che negli occhi stranamente
verdi di Sephiroth c’era un bel po’ di disagio, e non era neanche del tutto
certo che si trattasse dell’imbarazzo per averli appena definiti “senzatetto raccapezzati per strada”.
Zack si grattò la nuca,
imbarazzato.-Avanti Sephiroth... Ho bisogno che me li piazzi da qualche
parte... Devono trovare un lavoro!-
Sephiroth spostò lo sguardo da Zack a
Cloud a Tifa, e sorrise con ironia.
Il fatto di dover dipendere da
quell’uomo così inquietante e lugubre, pensò Tifa, non era affatto
rassicurante.
Zack insistette per un po’, ma Tifa era
certa che Sephiroth non lo stesse neanche ascoltando.
All’improvviso il generale alzò una mano
guantata, e Zack ammutolì.-Farò quel che posso.-
-Ah!- esclamò Zack, felicissimo.-Grazie,
questa sì che è una bella notizia!-
Sephiroth non badò ai ringraziamenti.-Però
non posso fare tutto. Dovranno anche cavarsela da soli. Conosco una persona che
sta per vendere un locale, un bar per la precisione. Visto che siamo in una
situazione un po’ complicata ha deciso di darlo via per pochi guil...-
Tifa e Cloud si guardarono. Un bar? Non
avevano mai lavorato in un bar... Sapevano a stento come cucinare un uovo...
Sephiroth notò che stavano esitando,
tuttavia continuò:-Posso telefonargli e chiedergli di fermare ogni
contrattazione, in modo da permettervi di acquistarlo.-
-Ma non avremmo i soldi!- esclamò Tifa,
con veemenza.
-Questo non è un mio problema. È l’unico
modo che conosco per darvi una mano. Ormai c’è solo un modo per lavorare e
guardagnare...- e nel dirlo Sephiroth si voltò verso la ShinRa quasi
automaticamente.
Zack s’incupì.
Gli occhi di Cloud si spostarono dalla
strada al complesso industriale, e per un attimo sembrò prendere in
considerazione la questione.
-Non scherziamo.- Disse Zack, con
allegria.-Conosco qualcuno che può aiutarci.-
Tifa fece una faccia strana. Quella
frase l’aveva già sentita.
Sephiroth sorrise, sarcastico fino al
midollo.-In tempi di guerra ci sono solo due tipi di lavori che vanno molto: i
becchini e gli armieri.-
Cloud rabbrividì.
-Beh... Non solo loro.- Disse Zack con
un sorriso.-Scusa Sephiroth, dobbiamo andare.-
Sephiroth annuì e fece un lieve cenno di
saluto con il capo.-Cerca di concentrarti anche sull’altra questione, Zack.-
Il soldato lo assecondò, ma a Sephiroth
non sfuggì che la sua era soltanto un’annoiata remissività. Nonostante ciò non gli disse nulla, si voltò
e se ne andò verso la ShinRa, camminando nel gelo della città.
Zack rimase a fissare le spalle di
Sephiroth. Non aveva nessuna voglia di mettersi a pensare alla propria
carriera, piuttosto aveva intenzione di gettarsi anima e corpo nell’aiutare
Tifa e Cloud, che intanto si guardavano con aria confusa.
-Hai avuto un’idea?- domandò Cloud a
Zack.
Zack si riscosse di colpo.-Sì. Ma
dovremo lavorare.-
Tifa era un po’ perplessa.-Scusa,
Zack... Ma tu non dovresti andare con Sephiroth?-
-Il grande capo mi ha messo in riserva
per un po’.- Spiegò Zack, alzando il pollice con un sorriso ampio sulle
labbra.-Per cui ho del tempo libero.-
-Cosa facciamo adesso?- chiese Cloud,
ansioso di scoprire cos’avesse architettato il soldato.
-Siete mai stati al mercato...?-
Cloud scosse la testa.
Zack si posò le mani sui fianchi,
soddisfatto.-Meglio così.- Poi aggiunse:- La prossima destinazione sarà proprio
quella.-
Angolino
di Tico:
Eccomi di nuovo qui! Aggiornamento
veloce stavolta, perché vorrei sbrigarmi ad entrare nel vivo della storia!
Beh... Non ho molto da dire stavolta, voglio
solo che i fatti non sono esattamente uguali a quelli del gioco.
Ancora non ho rivelato la ragione per
cui Zack è tornato a Midgar, ma l’ho fatto volutamente (suspence!)...
Vi assicuro una giravolta di eventi
molto particolari :3
Un bacio da Tico