Magica gelosia
5° Capitolo
Riflessioni
Non sapeva perché si stesse dirigendo lì.
Ma lo avrebbe tanto voluto sapere…
Quale assurda forza lo stava costringendo a dirigersi proprio lì, da lei?
Ah… ora ricordava: Kokoda.
Era successo tutto subito dopo la conversazione, o per meglio dire, l’interrogatorio di Komachi…
Le ragazze avevano appena lasciato il negozio.
-Povera Komachi! – sospirò Kokoda, mentre risistemava il tavolino del piano di sopra.
-Le ragazze non l’hanno lasciata un attimo in pace! – aggiunse.
-Già…-
-Cosa c’è, Nattsu? Ti vedo pensieroso… - gli chiese l’amico.
-Mi è sembrato che Komachi stesse piangendo quando se n’è andata via, stamattina. Però non ne capisco il motivo…-
-Ne sei proprio sicuro? Strano…-
-E, inoltre, durante la chiacchierata di oggi, mi ha guardato con aria triste… quasi supplichevole, oserei dire, come se si aspettasse che io la fermassi o le dicessi qualcosa. Ma cosa non saprei…-
In quel momento Kokoda si chiedeva come il suo amico potesse essere così stupido da non capire. Leggeva tanti di quei libri complicati e queste cose non le notava? Avrebbe tanto voluto gridargli la verità che ancora si ostentava a negare: la ragazza provava qualcosa per lui e Nattsu non se ne rendeva conto. Possibile? A quanto pare sì. Che fare?
-IDEA!- Si disse mentalmente il ragazzo dai capelli castani.
-Nattsu, perché non ne parli direttamente con lei?-
-Beh… non ci avevo pensato. Ma in questo modo non invaderei la sua privacy?- chiese perplesso.
-Ma no! Tu sei suo amico, quindi sarebbe normale che tu ti preoccupassi per lei, no?- rispose compiaciuto Kokoda, sicuro che il suo piano sarebbe andato in porto.
-Forse hai ragione. E va bene: andrò a parlare con lei.- affermò convinto il biondo.
Ed era così che adesso il povero Nattsu si ritrovava a percorrere la strada che portava al negozio dei genitori di Komachi.
Era stato proprio un ingenuo a cadere nella (per come la vedeva lui) trappola del suo amico Kokoda.
Ma infondo Komachi era una sua amica e voleva solamente capire cosa l’affliggeva, no?
Era normale preoccuparsi per lei.
Solo che negli ultimi giorni non faceva altro che pensare a lei e senza un ragionevole motivo. E poi si era aggiunto il problema “Yusuke”. Non che quel ragazzo fosse un vero e proprio “problema”, però, quando Komachi aveva confidato che il suo amico le aveva chiesto di uscire, doveva ammettere di aver provato una strana e alquanto sgradevole sensazione, un improvviso moto di rabbia priva di senso e una stretta allo stomaco.
Se non fosse stato sicuro del rapporto che intercorreva fra lui e la ragazza dagli occhi verdi, avrebbe ipotizzato che si trattasse di gelosia.
Ma questo era impossibile, no?
Mentre faceva tutte queste elucubrazioni, si accorse di essere arrivato a destinazione.
Di fronte a lui c’era la vetrina della pasticcera “Komachi”.
Esitò un attimo davanti la porta d’entrata del negozio, indeciso sul da farsi.
Che cosa le avrebbe detto per convincerla ad aprirsi con lui?
Decise di lasciar perdere il problema: ci avrebbe pensato più tardi.
Non appena aprì la porta si sentì uno strano scampanellio, che avvisò i negozianti dell’entrata di un cliente.
Nattsu si guardò intorno alla “quasi disperata” ricerca del viso di Komachi.
Ma quello che vide fu solo quello di sua sorella Madoka.
-Cerchi mia sorella, vero?- chiese al ragazzo.
-Già.-
-È nel giardino sul retro.- gli disse sorridendo.
-Grazie.-
Come aveva detto Madoka, Nattsu trovò Komachi in giardino, seduta per terra e completamente assorta nei suoi pensieri.
Il ragazzo non potè fare a meno di notare l’espressione malinconica sul volto della ragazza, il che lo spronò ancora di più a voler approfondire l’argomento che la turbava a quel modo.
-Disturbo?-