NOTE: Rieccomi,
più o meno puntuale. Mi
scuso in anticipo per la brevità del capitolo, ma
nell’ultima settimana la mia
Musa si è impigrita parecchio (temo di averla influenzata
negativamente) e le
poche facciate che andrete a leggere sono il frutto di neanche
quarantott’ore
di scrittura: il verdetto finale spetta a voi, come sempre.
Vado un
po’
di fretta, quindi sarò concisa: buona lettura e a risentirci
nell’angulus!
Ci vollero
diverse secchiate di acqua fredda, almeno una cinquantina di ceffoni
ben
assestati ed infine una sniffata di sali perché Arthur
Pendragon, fresco di
nomina a sovrano e novello sposo, riprendesse i sensi.
La prima cosa che vide, battendo a fatica le palpebre e tirandosi a
sedere sui
gomiti, fu un paio di mani anziane e sciupate che gli palpavano con
perizia la
zona addominale. Cosa diavolo…?
“Che
ti
dicevo, Merlin? Anche il ventre di tuo marito presenta il lievissimo
gonfiore
di una persona incinta di circa tre mesi -il che giustifica le nausee-
ma nel
suo caso lo si nota con maggiore difficoltà, considerata la
differente tonicità
muscolare” stava spiegando Gaius all’altro giovane
re.
Le iridi del
mago, però, non brillavano di curiosità,
entusiasmo o paura come si conviene a
un futuro genitore. Incrociandone lo sguardo, Arthur
rabbrividì nel decifrarvi
solo la più totale inespressività.
“Merlin”
lo
chiamò, posando una mano su quelle contratte a pugno del
moro. “Merlin, che ti
prende?”
L’occhiata
che l’amato gli lanciò avrebbe fatto gelare il
sangue a Sauron in persona.
“E me
lo
chiedi pure, Asino ragliante che non sei altro? Mi prende che entrambi
aspettiamo un bambino, porca di quella pupazza, e non ho la
più pallida idea di
come sia potuto accadere” sibilò più
velenoso di una dose massiccia di arsenico,
rifuggendo il tocco gentile e assicurante di Arthur.
“Merlin,
topolino mio, di cosa ti stupisci? Siamo nel fiore della giovinezza,
sani e
vigorosi; l’abbiamo fatto tante di quelle volte che era
inevitabile che
succedesse, prima o poi” replicò ilare.
“Ma
santa
miseria, Arthur, quando Belenos distribuiva l’intelligenza tu
eri al bar a fare
colazione? Nel caso ti fosse sfuggito, per concepire bisogna che almeno
uno dei
due copulanti sia dotato di utero, ovaie e vagina, e a quanto mi
risulta ne
siamo entrambi sprovvisti!” ruggì.
“Ehm,
riguardo a questo avrei un’idea” si intromise nel
battibecco coniugale Gaius,
tossicchiando rispettosamente. “Ho motivo di credere che sia
opera della magia,
Altezze Reali”.
“Fantastico,
Capitan Ovvio è tra noi” borbottò tra
sé e sé Merlin. “Ciò non
toglie”, ribatté
con un tono di voce udibile, “che la gravidanza di Arthur sia
inspiegabile”.
“Permettimi
di contraddirti, mio caro” chiocciò un poco
malizioso l’interessato.
“E’
successo
solo qualche volta” mormorò l’altro, le
orecchie improvvisamente paonazze.
“Centoventinove
su duecentosettanta circa, calcolando una media di tre scopate al
dì per tre
mesi” precisò il marito.
“Dioniso
infoiato, hai tenuto il conto delle volte in cui ho fatto
l’attivo?”
“Non
solo,
le ho descritte minuziosamente nel mio diario segreto”
sorrise seducente.
“Oh
Salazar”, esalò basito il mago, “ho
sposato un cretino integrale. Spero solo
che i nostri figli non prendano da lui”.
“Ora
sei
ingiusto, amore” la buttò sul ridere
l’Asino Reale, sedendo accanto a lui e
cingendogli le spalle con un braccio. “Capisco che
l’idea di partorire ti
terrorizzi, ma pensa al lato positivo: i nostri genitori faranno i
salti di
gioia!”
“Adesso
sì
che mi sento rassicurato” sospirò Merlin poggiando
il capo contro quello del regal
babbeo.
Trascorsa
un’altra luna, i ventri dei nostri eroi divennero ormai ben
visibili e
tondeggianti sotto le loro vesti di leggero lino (si era ormai in piena
estate), e pertanto venne deciso di annunciarne pubblicamente le
gravidanze. Per
quanto la situazione fosse bizzarra ed inusuale, si trattava comunque
di una
lieta novella. Fu per l’appunto vera letizia quella che il
popolo manifestò
quando lo venne a sapere; non solo i Re si erano presi gioco delle
leggi
naturali, riuscendo a concepire, ma i Delfini sarebbero stati
addirittura due.
Uther, come
previsto da Arthur, quando un messaggero proveniente da Camelot gli
recapitò
una missiva in cui gli veniva comunicato il doppio lieto evento, diede
in
esclamazioni di gioia poco consone ad un ex sovrano e si
affrettò a renderne
partecipe il marito. Cenred palesò altrettanta
felicità all’idea di avere
presto dei nipotini acquisiti -benché non avesse nemmeno
compiuto quarant’anni-
e, dopo essersi recato in merceria, si dedicò con solerzia
al lavoro a maglia per
confezionare due paia di scarpine a vivaci colori (di lana,
poiché i parti
erano previsti per la festa di Yule).
Ad Hunith, che aveva prolungato la sua permanenza al castello
(marcondirondirondello) su insistenza del figlio e del genero, il
pensiero di
diventare nonna relativamente giovane fece ritornare in mente i bei
tempi in
cui Merlin era un fagottino caldo ed indifeso attaccato al suo seno e
le prese
una botta di commozione che la rese alquanto lacrimevole e nostalgica
per
diversi giorni. Superata la crisi, si asciugò gli occhi e
con piglio dolce ma
energico fornì ai due ragazzi consigli e rassicurazioni
sulla maternità.
Aithusa era troppo piccola per comprendere appieno la situazione.
Bastò
tuttavia che il babbo e il papà le spiegassero che dentro le
loro pance stavano
crescendo i suoi fratellini perché ella esprimesse la sua
approvazione
sbattendo le alucce e gorgogliando orgogliosa. Nagini, che ormai si
considerava
membro della famiglia a tutti gli effetti, si limitò a
sibilare pacatamente.
Morgana, dal canto suo, scoppiò a ridere così
selvaggiamente che le vennero le
convulsioni e le ci vollero delle ore per riprendersi. Tuttavia, non
appena il
suo sguardo si posò nuovamente sul pancione del fratellastro
e sui suoi piedi
leggermente a papera tipici delle donne incinte, tornò di
umore estremamente
ridanciano.
C’è da dire a sua discolpa che Arthur gravido era
uno spettacolo effettivamente
piuttosto buffo. I suoi cavalieri, ad esempio, faticavano a soffocare
l’attacco
di ilarità che li coglieva puntualmente nel vedere il biondo
re presentarsi
agli allenamenti mattutini con le lombari inconsciamente inarcate,
quasi a
voler ostentare il ventre gonfio. Di sera, alla taverna del Sole
Nascente, le
battute allusive fioccavano con naturalezza. Gli avventori brindavano
più e più
volte agli spermatozoi gagliardi di entrambi i sovrani, e in
particolare a
Merlin per essere riuscito a domare (e qui le risatine si sprecavano)
un principino
sul pisello come Pendragon junior.
Il piccolo Mordred, messo al corrente della notizia in quanto testimone
di uno
degli sposi, si mise a sfogliare febbrilmente, con il suo compagno di
stanza
nonché amichetto del cuore Tom Riddle, il Libro dei Nomi per
stilarne una lista
da sottoporre successivamente ai futuri genitori.
“Che
ne dici
di Voldemort, per un maschietto?” propose Tom,
improvvisamente ispirato.
“E’
troppo
lugubre. A me piace Harry, invece” lo contraddisse
l’amico.
“Assolutamente
no! Non so per quale motivo, ma quel nome mi sembra foriero di cattive
notizie”
Tom rabbrividì impercettibilmente.
Ahinoi (?),
quando l’arpia Gwen venne resa edotta dal
fratello della doppia
gravidanza di quei malefici sodomiti prese una decisione drastica: fece
armi e
bagagli e si trasferì nel più vicino convento
delle Carmelitane Scalze, votandosi
così alla vita monastica. Nessuno a Camelot ne
sentì la mancanza –tranne,
forse, Elyan.
Arthur e
Merlin, entrati che furono nella ventunesima settimana di gestazione
(Gaius
infatti aveva stabilito, dopo una prolungata e minuziosa visita medica,
che erano
rimasti incinti a distanza di pochissimi giorni l’uno
dall’altro, durante una
delle loro prime notti
d’ammmòòòre), cominciarono a
mostrare i primi segni
d’inevitabile insofferenza.
Erano indubbiamente entrambi preoccupati per le reciproche condizioni,
ma a
rendere Arthur perennemente irritabile e a tratti isterico era
l’astinenza,
cause di forza maggiore, a cui il medico di corte li aveva costretti.
Merlin,
invece, non era abituato a vedersi così pieno e florido e
temeva di essere
divenuto una palla di lardo senza forme. A ben poco valsero le
soluzioni di
divertimento alternativo suggerite dal mago (benedetti i sex toy e gli
amici
briganti che avevano avuto il fegato di regalarglieli) e le
rassicurazioni da
parte dell’Asino Reale su come la figura dell’amato
consorte fosse sempre
deliziosamente filiforme. Le scariche di ormoni a cui i nostri eroi
erano
sottoposti ne stravolsero non poco carattere e ragionevolezza,
rendendoli più
simili a due donne suscettibili e piagnucolanti in piena sindrome
premestruale
che ai legittimi sovrani di Camelot.
A smuovere
le acque e a salvare i Re ed i loro sottoposti/amici/parenti e figlie
adottive
da un esaurimento nervoso collettivo ci pensò un dipinto.
Beh, anche
questo capitolo è andato. Nel prossimo, se la Musa mi
assiste, avrà luogo il
crossover lolloso e (ovviamente) alto tasso di slash che vi avevo
promesso.. E
il dipinto ne è un indizio. *fischietta con aria misteriosa*
Non mi
dilungo oltre giacché i miei doveri domestici mi chiamano;
spero di sentire i
vostri pareri.
A
risentirci!