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Autore: Il_Genio_del_Male    18/11/2011    9 recensioni
Nuovi imprevisti minacciano (beh, vabbè) di turbare la quiete di Camelot. Riusciranno i nostri eroi a vivere per sempre felici e contenti? E soprattutto, l'ammmòòòre trionferà una volta per tutte?
[Seguito di "A midsummer night's dream... in Camelot"]
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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- Questa storia fa parte della serie 'Once upon a time...'
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NOTE: Rieccomi, più o meno puntuale. Mi scuso in anticipo per la brevità del capitolo, ma nell’ultima settimana la mia Musa si è impigrita parecchio (temo di averla influenzata negativamente) e le poche facciate che andrete a leggere sono il frutto di neanche quarantott’ore di scrittura: il verdetto finale spetta a voi, come sempre.

Vado un po’ di fretta, quindi sarò concisa: buona lettura e a risentirci nell’angulus!

 

 

 

 

 

Ci vollero diverse secchiate di acqua fredda, almeno una cinquantina di ceffoni ben assestati ed infine una sniffata di sali perché Arthur Pendragon, fresco di nomina a sovrano e novello sposo, riprendesse i sensi.
La prima cosa che vide, battendo a fatica le palpebre e tirandosi a sedere sui gomiti, fu un paio di mani anziane e sciupate che gli palpavano con perizia la zona addominale. Cosa diavolo…?

“Che ti dicevo, Merlin? Anche il ventre di tuo marito presenta il lievissimo gonfiore di una persona incinta di circa tre mesi -il che giustifica le nausee- ma nel suo caso lo si nota con maggiore difficoltà, considerata la differente tonicità muscolare” stava spiegando Gaius all’altro giovane re.

Le iridi del mago, però, non brillavano di curiosità, entusiasmo o paura come si conviene a un futuro genitore. Incrociandone lo sguardo, Arthur rabbrividì nel decifrarvi solo la più totale inespressività.

“Merlin” lo chiamò, posando una mano su quelle contratte a pugno del moro. “Merlin, che ti prende?”

L’occhiata che l’amato gli lanciò avrebbe fatto gelare il sangue a Sauron in persona.

“E me lo chiedi pure, Asino ragliante che non sei altro? Mi prende che entrambi aspettiamo un bambino, porca di quella pupazza, e non ho la più pallida idea di come sia potuto accadere” sibilò più velenoso di una dose massiccia di arsenico, rifuggendo il tocco gentile e assicurante di Arthur.

“Merlin, topolino mio, di cosa ti stupisci? Siamo nel fiore della giovinezza, sani e vigorosi; l’abbiamo fatto tante di quelle volte che era inevitabile che succedesse, prima o poi” replicò ilare.

“Ma santa miseria, Arthur, quando Belenos distribuiva l’intelligenza tu eri al bar a fare colazione? Nel caso ti fosse sfuggito, per concepire bisogna che almeno uno dei due copulanti sia dotato di utero, ovaie e vagina, e a quanto mi risulta ne siamo entrambi sprovvisti!” ruggì.

“Ehm, riguardo a questo avrei un’idea” si intromise nel battibecco coniugale Gaius, tossicchiando rispettosamente. “Ho motivo di credere che sia opera della magia, Altezze Reali”.

“Fantastico, Capitan Ovvio è tra noi” borbottò tra sé e sé Merlin. “Ciò non toglie”, ribatté con un tono di voce udibile, “che la gravidanza di Arthur sia inspiegabile”.

“Permettimi di contraddirti, mio caro” chiocciò un poco malizioso l’interessato.

“E’ successo solo qualche volta” mormorò l’altro, le orecchie improvvisamente paonazze.

“Centoventinove su duecentosettanta circa, calcolando una media di tre scopate al dì per tre mesi” precisò il marito.

“Dioniso infoiato, hai tenuto il conto delle volte in cui ho fatto l’attivo?”

“Non solo, le ho descritte minuziosamente nel mio diario segreto” sorrise seducente.

“Oh Salazar”, esalò basito il mago, “ho sposato un cretino integrale. Spero solo che i nostri figli non prendano da lui”.

“Ora sei ingiusto, amore” la buttò sul ridere l’Asino Reale, sedendo accanto a lui e cingendogli le spalle con un braccio. “Capisco che l’idea di partorire ti terrorizzi, ma pensa al lato positivo: i nostri genitori faranno i salti di gioia!”

“Adesso sì che mi sento rassicurato” sospirò Merlin poggiando il capo contro quello del regal babbeo.

 

 

Trascorsa un’altra luna, i ventri dei nostri eroi divennero ormai ben visibili e tondeggianti sotto le loro vesti di leggero lino (si era ormai in piena estate), e pertanto venne deciso di annunciarne pubblicamente le gravidanze. Per quanto la situazione fosse bizzarra ed inusuale, si trattava comunque di una lieta novella. Fu per l’appunto vera letizia quella che il popolo manifestò quando lo venne a sapere; non solo i Re si erano presi gioco delle leggi naturali, riuscendo a concepire, ma i Delfini sarebbero stati addirittura due.

Uther, come previsto da Arthur, quando un messaggero proveniente da Camelot gli recapitò una missiva in cui gli veniva comunicato il doppio lieto evento, diede in esclamazioni di gioia poco consone ad un ex sovrano e si affrettò a renderne partecipe il marito. Cenred palesò altrettanta felicità all’idea di avere presto dei nipotini acquisiti -benché non avesse nemmeno compiuto quarant’anni- e, dopo essersi recato in merceria, si dedicò con solerzia al lavoro a maglia per confezionare due paia di scarpine a vivaci colori (di lana, poiché i parti erano previsti per la festa di Yule).
Ad Hunith, che aveva prolungato la sua permanenza al castello (marcondirondirondello) su insistenza del figlio e del genero, il pensiero di diventare nonna relativamente giovane fece ritornare in mente i bei tempi in cui Merlin era un fagottino caldo ed indifeso attaccato al suo seno e le prese una botta di commozione che la rese alquanto lacrimevole e nostalgica per diversi giorni. Superata la crisi, si asciugò gli occhi e con piglio dolce ma energico fornì ai due ragazzi consigli e rassicurazioni sulla maternità.
Aithusa era troppo piccola per comprendere appieno la situazione. Bastò tuttavia che il babbo e il papà le spiegassero che dentro le loro pance stavano crescendo i suoi fratellini perché ella esprimesse la sua approvazione sbattendo le alucce e gorgogliando orgogliosa. Nagini, che ormai si considerava membro della famiglia a tutti gli effetti, si limitò a sibilare pacatamente.
Morgana, dal canto suo, scoppiò a ridere così selvaggiamente che le vennero le convulsioni e le ci vollero delle ore per riprendersi. Tuttavia, non appena il suo sguardo si posò nuovamente sul pancione del fratellastro e sui suoi piedi leggermente a papera tipici delle donne incinte, tornò di umore estremamente ridanciano. 
C’è da dire a sua discolpa che Arthur gravido era uno spettacolo effettivamente piuttosto buffo. I suoi cavalieri, ad esempio, faticavano a soffocare l’attacco di ilarità che li coglieva puntualmente nel vedere il biondo re presentarsi agli allenamenti mattutini con le lombari inconsciamente inarcate, quasi a voler ostentare il ventre gonfio. Di sera, alla taverna del Sole Nascente, le battute allusive fioccavano con naturalezza. Gli avventori brindavano più e più volte agli spermatozoi gagliardi di entrambi i sovrani, e in particolare a Merlin per essere riuscito a domare (e qui le risatine si sprecavano) un principino sul pisello come Pendragon junior.
Il piccolo Mordred, messo al corrente della notizia in quanto testimone di uno degli sposi, si mise a sfogliare febbrilmente, con il suo compagno di stanza nonché amichetto del cuore Tom Riddle, il Libro dei Nomi per stilarne una lista da sottoporre successivamente ai futuri genitori.

“Che ne dici di Voldemort, per un maschietto?” propose Tom, improvvisamente ispirato.

“E’ troppo lugubre. A me piace Harry, invece” lo contraddisse l’amico.

“Assolutamente no! Non so per quale motivo, ma quel nome mi sembra foriero di cattive notizie” Tom rabbrividì impercettibilmente.

Ahinoi (?), quando l’arpia Gwen venne resa edotta dal fratello della doppia gravidanza di quei malefici sodomiti prese una decisione drastica: fece armi e bagagli e si trasferì nel più vicino convento delle Carmelitane Scalze, votandosi così alla vita monastica. Nessuno a Camelot ne sentì la mancanza –tranne, forse, Elyan.

 

 

Arthur e Merlin, entrati che furono nella ventunesima settimana di gestazione (Gaius infatti aveva stabilito, dopo una prolungata e minuziosa visita medica, che erano rimasti incinti a distanza di pochissimi giorni l’uno dall’altro, durante una delle loro prime notti d’ammmòòòre), cominciarono a mostrare i primi segni d’inevitabile insofferenza.
Erano indubbiamente entrambi preoccupati per le reciproche condizioni, ma a rendere Arthur perennemente irritabile e a tratti isterico era l’astinenza, cause di forza maggiore, a cui il medico di corte li aveva costretti. Merlin, invece, non era abituato a vedersi così pieno e florido e temeva di essere divenuto una palla di lardo senza forme. A ben poco valsero le soluzioni di divertimento alternativo suggerite dal mago (benedetti i sex toy e gli amici briganti che avevano avuto il fegato di regalarglieli) e le rassicurazioni da parte dell’Asino Reale su come la figura dell’amato consorte fosse sempre deliziosamente filiforme. Le scariche di ormoni a cui i nostri eroi erano sottoposti ne stravolsero non poco carattere e ragionevolezza, rendendoli più simili a due donne suscettibili e piagnucolanti in piena sindrome premestruale che ai legittimi sovrani di Camelot.

A smuovere le acque e a salvare i Re ed i loro sottoposti/amici/parenti e figlie adottive da un esaurimento nervoso collettivo ci pensò un dipinto.

 

 

 

 

Beh, anche questo capitolo è andato. Nel prossimo, se la Musa mi assiste, avrà luogo il crossover lolloso e (ovviamente) alto tasso di slash che vi avevo promesso.. E il dipinto ne è un indizio. *fischietta con aria misteriosa*

Non mi dilungo oltre giacché i miei doveri domestici mi chiamano; spero di sentire i vostri pareri.

A risentirci!




   
 
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