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Autore: Lightheaded    24/11/2011    1 recensioni
La vendetta non è altro che il lento sfogo di una rabbia repressa che, una volta scemata, lascia solo un enorme vuoto.
L'ho scritta di getto, spero vi piaccia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sto ascoltando tantissima musica. Forse troppa.
Ma è il mio modo di fuggire, chiedo solo un po' di pazienza se non ho tanta voglia di ridere.
Quando mi chiedi cos'ho, padre, faccio finta di niente e ti rispondo che va tutto bene. Lo faccio anche con te, madre.
Che cosa vi aspettate d'altronde?
Fino ai dodici anni chiamavo papà mio nonno perchè tu eri solo una presenza di passaggio; qualcuno che abitava al piano di sotto e lavorava con una donna che pretendeva di essere mia madre, ma io fino a 12 anni avevo una madre meravigliosa, mia nonna. Una donna dalla pazienza invidiabile e dalla gioia di vivere incontenibile.
Poi la loro età li ha resi incapaci di starmi dietro e sono venuta a vivere con voi, che per la prima volta avevate la possibilità di fare "i genitori".
Ma cosa vuol dire per voi?
Cosa vuol dire per te, padre avere una COMUNICAZIONE con tua figlia?
Non l'ho ancora capito, e forse nemmeno tu lo sai con certezza.
Ma non te l'ho ancora chiesto e con ogni probabilità non lo farò mai.
Ho solo due ricordi della mia infanzia che vi riguardano, uno è con mia madre.
Mi ricordo bene quando a cinque anni mi scappò quella maledetta pallina finendo tra i piedi dei clienti.
Ricordo con chiarezza la magrezza del tuo fisico slanciato, i tuoi occhi scuri e opachi che mi guardavano con rabbia. Ricordo perfettamente
la paura che mi facessi del male, il vuoto allo stomaco perchè sapevo di aver sbagliato e sapevo bene che non ti saresti accontentata solo di scuse.
Mi ricordo il ceffone che mi arrivò sulla guancia. Ricordo di aver perso l'equilibrio e aver rischiato di finire per terra.
Ricordo di aver pianto una sola lacrima, più che altro per il bruciore.
Ricordo di essere corsa nella camera da principessa che mi avevate arredato anni addietro quella camera fredda in cui non dormivo quasi mai.
Ricordo di essermi guardata allo specchio per vedere il segno della tua sberla e il rossore si era già impossessato di buona parte del mio viso.
Gli occhi avevano lo stesso colore dei tuoi, solo che i miei erano VIVI.
E poi tu padre, anche di te ho solo un ricordo.
Mi avevano appena regalato la carrozzina per il mio bambolotto, ero così contenta. Giravo per tutto il piano terra dell'albergo portando a spasso il mio "bambino".
"Simona vatti a vestire, hai allenamento" mi dicesti con fare imperioso, sbucando dal bancone del bar.
Avevo 7 anni.
"Ma..io.. veramente.. Ho mal di testa" inventai candidamente. Non volevo andare ad allenamento, avevo un giocattolo nuovo.
"Smettila di comportarti da bambina, vatti a vestire. E guai a te se mi racconti un'altra bugia" fu la tua risposta secca.
Avevi un che di autoritario, l'hai sempre avuto.
Dovevo allenarmi, diventare una tennista forte perchè un tizio qualunque ti aveva detto che avevo talento. L'unica dei tuoi tre figli che aveva
delle possibilità di diventare QUALCUNO.
Le nostre conversazioni più lunghe riguardavano solo quello e pian piano mi convinsi che fosse anche il mio sogno.
Hai fatto un gran lavoro.
Ma progetti per me ne avevi fatti?
No, era soltanto una catasta di parole inconcludenti che portavano a una sola conclusione: sacrificati.
Già, la parola sacrificio è sempre stata immancabile nei tuoi discorsi.
Ma io non sono te.
Ho mollato ogni cosa: ho rinunciato alle uscite, agli amici, a una vita normale.
Ho rinunciato persino alla scuola.
Che idiota.
Si, la colpa è solo mia che ho creduto davvero di fare una cosa positiva nel mollare una cosa che ho sempre adorato per il tennis.
E tu eri felice, ti vedevo orgoglioso di me solo quando si parlava di tennis.
Perchè quello era il tuo investimento, ma lasciati dire padre che è stato l'ennesimo fallimento.
Che cosa avrei potuto fare?Che cosa avrei dovuto fare?
Vuoi insegnarmi la vita, ma tu per primo non hai ancora capito nulla, ha del ridicolo sai?
Ho combattutto tanto, troppo. Ora condurrò l'ultima battaglia contro di te.
Ora che anche mia madre non ti sopporta più, ora che anche lei è stufa di te, ora che anche questo fallimento sta per abbattersi su di te non posso far altro che guardarti da lontano, tristemente.
Perchè alla fine provo solo una sconfinata pena.
La vendetta non è altro che il lento sfogo di una rabbia repressa che, una volta scemata, lascia solo un enorme vuoto.
  
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