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Autore: Sissi Bennett    26/11/2011    9 recensioni
Prendete tutto ciò che Lisa Jane Smith ci ha raccontato su Bonnie McCullough e dimenticatevelo. Bonnie manca da parecchi anni a Fell's Church, non hai mai conosciuto Elena Gilbert, non sa di essere una strega e ingnora l'esistenza dei vampiri. Ma ciò che stravolgerà la sua vita è il legame che condivide con i fratelli Salvatore, totalmente diverso da quello cui siamo stati abituati.
Dal quarantaduesimo capitolo:
Si stava mettendo in gioco per davvero, si stava abbassando a fare quello che in condizione normali avrebbe evitato come la peste. Tutti in quella sala non se n’erano neppure accorti, lo consideravano alla stregua degli altri. Bonnie, invece, sapeva che tutto quello era solo per lei. Damon si sentì quasi ridicolo.
Presentarsi su quel palco significava mettersi a nudo e mentre le altre ragazze avrebbero fatto a gara per accaparrarselo, una sola sarebbe stata l’unica e vera destinataria di un messaggio ignoto al resto dei presenti: sono qui, scegli me, punta su di me.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti, Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ashes &Wine

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Capitolo sedici: Take me to the riot

 

“I wonder if you're happy or just glad to see me scarred
took my drunken self-confession

sober up your bleeding heart
I am bending over backwards to get close to you

but still I feel so far”

(I wonder- Diffuser)

 

Come era giunta lì?

Corridoio lunghissimo, soffitto talmente alto che quasi non si vedeva.

Bonnie aggrottò le sopracciglia. C’era silenzio assoluto, inquietante; i suoi passi rimbombavano nell’aria. Perfino respirare le risultava pesante, perché poteva sentire distintamente il suono dei suoi polmoni che si dilatavano e stringevano.

Abbassò gli occhi e studiò la sua stessa figura: aveva ancora addosso la camicia da notte ed era a piedi nudi.

Non ricordava proprio di aver lasciato il letto, non sapeva come era arrivata in quel posto. Precisamente, poi, dove cavolo era finita?

Era lì per qualcosa. Ma cosa? Nel suo petto, all’altezza del cuore, un peso le diceva di continuare a cercare. L’angoscia le attanagliava la gola; era così secca  che se avesse provato a parlare, si sarebbe strozzata con la sua stessa voce.

Perché provava tutta quella preoccupazione? Che cosa la stava turbando? Non riusciva a capirlo.

Un motivo l’aveva portata fino a quel posto. Era importante, era vitale. Sapeva che se non fosse riuscita nel suo intento, sarebbe morta di dispiacere.

Camminò per minuti interminabili e fu come perdere e ritrovare la strada centinaia di volte, fino a che la parete di sinistra scomparve, lasciando posto a vetrate spesse come porte blindate.

Bonnie si avvicinò e guardò attraverso: centinaia di uomini con i piedi immersi nella sabbia. Sembrava una prigione in cui i detenuti erano costretti ai lavori forzati. L’utilità, poi, di quello che stavano facendo era oscura: trasportavano pesanti martelli e pale. Scavavano nella sabbia. Attorno al perimetro quelle che sembravano guardie. Bonnie non poteva udire le loro voci; la stanza doveva essere insonorizzata.

Istintivamente girò la testa e notò un’apertura nel vetro, abbastanza grande per passarci attraverso. Senza pensarci due volte, s’infilò e sbucò dall’altra parte; e all’improvviso tutto le fu chiaro.

Non badò alle guardie, che comunque non diedero segno di averla vista, e con apprensione cercò con gli occhi la persona per cui era venuta.

Anche lui la stava osservando da lontano. Le iridi scure puntate nelle sue.

Bonnie sentì gli occhi pizzicarle e si mise a correre nella sua direzione. Era completamente sudato ma non le importava. Gli saltò addosso, buttandogli le braccia al collo e si avvinghiò come se fosse la sua ultima occasione di averlo così vicino.

Lui la strinse con egual intensità, una mano ad accarezzarle i capelli, l’altra attorno ai fianchi, le dita chiuse intorno alla camicia da notte. (Dio, quanto non avrebbe voluto lasciarla!).

Bonnie si scostò leggermente solo per guardarlo in viso, con le mano gli prese le guance e lo avvicinò.

“Perché sei qui?” le chiese lui, fronte contro fronte.

“Mi dispiace così tanto! È tutta colpa mia” Bonnie singhiozzava .

“Sshh” la tranquillizzò asciugandole le lacrime con le dita “Devi andare. Se ti scoprono …”.

“Non ti lascio qui. Vieni via con me” lo pregò. Ormai le sue dita erano scivolate nel capelli del ragazzo.

“Non è così facile, Bonnie. Per favore va’ via, non puoi restare qui”.

“Come faccio senza di te?” sussurrò lei. Non poteva credere di averlo trovato e di dovergli dire addio così presto “Vorrei tornare indietro. Vorrei non essere stata così stupida. Potessi rifare tutto daccapo”.

“Ehi, ehi. Tu sei salva e io non mi pentirò mai di questo. Preferire passare qui dentro tutta l’eternità che …”.

Non poté finire la frase. Bonnie venne strappata brutalmente dalle sue braccia e trattenuta indietro,

“Damon!”.

Una della guardie colpì con un pugno il vampiro che si piegò emettendo un rantolo.

“Pare che non sia stata proprio una bella idea venire qui” le disse la guardia estraendo un paletto di legno dalla manica.

“No, Damon” Bonnie si dimenò e iniziò a scongiurare “No, ti prego, è stata tutta colpa mia. Non fargli del male, ti prego, non …”.

“Dovevi pensarci prima, tesoro” la guardia riportò la sua attenzione su Damon. Gli occhi del vampiro non lasciarono un secondo quelli della ragazza che davanti a lui si disperava e urlava come una matta, neanche quando il paletto colpì il suo cuore fermo da secoli.

Bonnie riuscì a liberarsi dalla presa della guardia e si gettò a terra cercando di prendere il corpo di Damon prima che cadesse.

Si tirò a sedere ad una velocità sovrumana e si trovò impigliata nella coperta. Era di nuovo in camera sua. Aveva ancora le guance bagnate.

Non aspettò nemmeno due secondi che saltò giù dal letto e a piedi nudi schizzò letteralmente fuori dalla porta. Fece alla velocità della luce la strada che la separava dalla stanza di Damon. La camera era immersa nell’oscurità: Bonnie non riusciva a vedere niente, ma sapeva perfettamente dove si trovava il letto di Damon. Prese la rincorsa e balzò sul materasso. Avvertì sotto di lei il corpo del vampiro tendersi e muoversi bruscamente. Gli avviluppò le braccia attorno al torace e strinse forte.

“Sei qui! Sei qui!” sospirò di sollievo.

“Maledizione Bonnie!” imprecò Damon alzando il capo. Squadrò la figurina della ragazza avvinghiata a lui. Tese la mano in cerca dell’interruttore della luce e lo fece scattare “Che fai? Adesso controlli se sto in camera mia di notte?!”.

“Ho fatto un brutto sogno”.

Damon sbuffò “Non dirmelo! Mostri?”.

“Peggio … c’eri tu”.

Damon si accigliò “E sarebbe un incubo?”.

“No, non hai capito: ti facevano del male” gli rivelò lei.

Il vampiro scoppiò a ridere, stentava a credere alle proprio orecchie. Quella ragazzina era un vero spasso. Così fragile, così tremendamente umana.

“Non c’è niente da ridere! Mi sono presa uno spavento”.

“Beh uno a ciascuno, non ti pare?” disse Damon alludendo alla sera prima, quando Bonnie si era quasi fatta ammazzare “Che hai sognato?”.

“Non lo so. Era una specie di prigione e tu ci eri finito per colpa mia. Io ti stavo cercando e sono riuscita ad entrare. Volevo farti scappare, ma mi hanno beccato e per punirci … ti hanno ucciso”.

“Bonnie”.

“Ti hanno conficcato un paletto nel cuore, sei morto davanti ai miei occhi ed era talmente reale” tremò leggermente.

“Era solo un sogno, io sono ancora vivo. Più o meno”.

Bonnie si strinse di più a lui, aveva la guancia appoggiata sul suo petto e sentiva che quello era il suo posto.

“Sto bene, Bonnie” la rassicurò Damon “Puoi tornare a dormire nel tuo letto”.

“Te lo puoi scordare” dichiarò caparbiamente la rossa andando ad avvolgere le gambe attorno a quelle del vampiro “Io me ne resto qui”.

Damon allargò le braccia e le lasciò cadere pesantemente sul materasso “Fa’ come vuoi, basta che mi lasci dorm-” Damon tese le orecchie e ascoltò il ritmo regolare del respiro di Bonnie: si era addormentata.

Damon spense la luce e si spostò leggermente su un fianco tentando di non svegliarla. Chiuse gli occhi e si abbandonò al sonno, evitando di soffermarsi sul perché avere Bonnie stesa nel suo stesso letto lo facesse sentire così bene.

 

“Sei sicuro che serva tutta sta roba?” chiese Caroline caricando delle pesanti catene nel retro del pick-up di Matt.

“Come faccio a esserne sicuro, Care?” replicò Tyler “Non è che io conosca molti lupi mannari. Ho rovistato in casa e ho trovato un vecchio libro che parlava della trasformazione. E a giudicare da quello che c’è scritto ne serviranno altre”.

Se il cuore di Caroline fosse stato ancora pulsante, probabilmente ci sarebbe stato un vuoto per la preoccupazione.

Voleva aiutare Tyler, lo voleva davvero, ma si accorse di essere stata troppo avventata a proporre quella “gita”. C’erano un sacco di cose che potevano andare storte: Tyler avrebbe potuto scappare, liberarsi, uccidere qualcuno. Lei poteva essere morsa e, essendo un vampiro, le sarebbe stato fatale. E Matt … era quello che rischiava più di tutti. Non era sovrumano, non aveva la supervelocità o una forza esagerata. Un lupo mannaro lo avrebbe sbranato vivo.

Lei doveva badare a tutti e tre.

“Care” la chiamò Tyler “Tutto bene?”.

“Alla grande” sorrise lei. Non poteva mostrare la sua insicurezza.

“Perché hai chiesto anche a Matt di venire?”.

“Avevo bisogno di una mano”.

“Dio … è tutto così strano” commentò Tyler passandosi una mano nei capelli “Voglio dire: tu sei diventata un vampiro, io domani notte mi trasformerò in un lupo mannaro e … mi sorprende che tu sia riuscita a convincermi così velocemente!”. 

“Mi è bastato mostrarti i miei denti” ridacchiò Caroline “Senti, so che è difficile crederci e sarà ancora più difficile accettarlo e conviverci, ma non è detto che sia un male” cercò di consolarlo.

“Da quello che ho letto nel libro è una trasformazione molto dolorosa e una volta completata io non avrò più il controllo delle mie azioni, mi lascerò guidare dal mio istinto … sarò solo un animale”.

“A tutti fa bene lasciarsi un po’ andare ogni tanto” scherzò lei.

“Potrei fare del male a qualcuno”.

“Sarai legato in un sotterraneo di una tenuta in mezzo al nulla … non avrai nemmeno la possibilità di fare del male”.

“Il mio morso è letale per te”.

“Sì, deve avermelo detto qualcuno”.

“Potrei ucciderti”.

“Prima mi devi prendere”.

“Caroline sono serio!” s’indurì Tyler.

“Anche io” ribatté la ragazza con lo stesso tono.

“Perché lo fai?”.

“Per un sacco di motivi. Ma penso possano essere riassunti tutti dicendoti che sei mio amico” disse Caroline “E poi tra scherzi della natura ci si deve aiutare!”.

Tyler la osservò con attenzione e si chiese come diamine facesse a sorridere sempre anche quando ci sarebbe stato da piangere.

“Sai qual è il lato positivo di tutto ciò?” iniziò “Passare questi due giorni con una delle ragazze più fighe della scuola”.

“Tyler!” esclamò Caroline sdegnata.

“Non fare la finta tonta … come se non lo sapessi di ess … quella è Bonnie?”.

La ragazza si voltò verso il cancello e alzò la mano in segno di saluto.

“Ehi Caroline!” rispose Bonnie “Ciao Tyler”.

“Bonnie” piegò leggermente il capo. Non conosceva da molto la rossa e non era il tipo da dare subito confidenza. Si sentiva anche un po’ in imbarazzo perché Bonnie sapeva del suo segreto.

“Te lo portata” disse la ragazza all’amica e le passò una boccetta di vetro.

“Cos’è?” s’incuriosì Tyler notando il liquido giallastro all’interno.

“Strozzalupo” spiegò Care “Anche io ho fatto le mie ricerche, sai?”.

“Il nome non è invitante” dichiarò Tyler.

“E’ un erba velenosa per i lupi mannari. T’indebolirà un po’ così saremo sicuri che non scapperai da nessuna parte”.

“Mi vuoi avvelenare?” si finse sospettoso “Dove l’hai presa?” s’informò rivolgendosi a Bonnie.

“Me l’ha data Damon”.

“Il vampiro sanguinario che mi vorrebbe morto?! Ora sono certo che tu mi voglia avvelenare!”.

“Non fare il bambino, Tyler!” lo rimproverò Caroline “Non ti può uccidere, è come la verbena per noi vampiri. Ci fiacca ma non ci ammazza”.

“Cos’è questo? Il tuo nuovo motto?”.

Caroline gli lanciò un’occhiata di fuoco. Tyler capì di doverla lasciare sola per un po’ con Bonnie. Aveva decisamente bisogno di chiacchiere femminili prima di avventurarsi in quell’impresa. Salutò tutte e due e con una scusa rientrò in casa.

“Sembra che l’abbia presa bene” constatò Bonnie.

“Già” concordò Caroline “Ma ho l’impressione sia una finta” sospirò “Fa tanto lo spavaldo ma in realtà è spaventato a morte. Ha paura di trasformarsi, del male, di ferire qualcuno … e io comincio a pentirmi di aver chiesto aiuto a Matt” fece un’altra pausa come se non riuscisse a trovare le parole giuste “Ci sono troppe cose che possono andare storte. Tyler potrebbe scappare, io potrei essere morsa, Matt pure e io sono l’unica che deve badare a tutti, ma … mi serviva una mano,  capisci? Elena è troppo presa con Katherine e Klaus, Meredith questo week end è via con i suoi; Matt era l’unico! E se devo essere sincera, sono contenta che venga. Ti potrà sembrare egoista, ma Matt riesce a calmarmi con uno sguardo e io ho bisogno di rimanere concentrata … niente attacchi di panico”.

In quel momento Bonnie ebbe un’idea illuminante. Chiunque altro l’avrebbe trovata completamente folle e avventata, ma lei la vedeva piuttosto come una possibilità di rendersi davvero utile.

“Che Matt tra tutti sia quello meno pratico del soprannaturale, è una cosa su cui siamo tutti d’accordo” disse e Caroline capì al volo che l’amica stesse macchinando qualcosa “D’altro canto sappiamo che farebbe di tutto per te, anche rischiare la sua vita”,

“Ora sì che mi stai tranquillizzando!”.

“Porta anche me”.

Caroline alzò le sopracciglia in un’espressione sorpresa “Cosa?!”.

“Ci vuole qualcuno che tenga a bada Matt mentre tu ti occupi di Tyler” chiarì Bonnie “L’hai detto tu stessa che qualcosa potrebbe andare male e Matt si butterebbe tra te e Tyler pur di proteggerti. Risultato? Nessuno di voi tre ne uscirebbe vivo”.

“Bonnie …”.

“Fammi finire” la pregò la rossa “Tu sei l’unica che può fronteggiare Tyler in caso di pericolo. Sei forte, veloce, agile e hai i riflessi pronti; sei l’unica che potrebbe fuggire alla sua furia animale e riuscire a renderlo inoffensivo. Io vivo con due vampiri, ormai non mi sorprendo più di niente … sono preparata! Mentre tu ti occupi di Tyler, io impedirei a Matt di farsi ammazzare per salvarti. Non ti dovrai preoccupare per lui”.

“Dovrei lasciare il ragazzo per cui ho una cotta in mano a colei che l’altro ieri si è buttata nella fossa dei vampiri?!”.

“Ho imparato la lezione, Care. Basta con le mosse avventate” le assicurò Bonnie “Poi l’altra sera si trattava solo di me, non metterei mai qualcun altro in pericolo”.

“E mentre tieni d’occhio Matt, chi terrà d’occhio te?”.

Bonnie le rivolse un sorriso carico di fiducia.

Caroline considerò l’idea “Non dico che non mi farebbe piacere averti con me e con Matt …”.

“Fantastico!”.

“Non cantare vittoria troppo presto” l’avvertì l’altra “Chiedi prima il permesso a Damon o a Stefan; non voglio trovarmi un paletto nel cuore per averti portata senza il loro consenso”.

“Non c’è problema” disse Bonnie “Stefan è via a caccia, ma Damon mi farà di sicuro venire”.

L’importante è crederci.

 

Quando Meredith Sulez si ritrovò di fronte alla porta di casa Elena Gilbert capì subito che da lì a poco sarebbero arrivati i guai.

Dal momento in cui Stefan era arrivato a Fell’s Church con il fratello, la sua vita era stata sconvolta: la sua migliore amica si era innamorata di un vampiro, l’altra sua migliore amica era diventata un vampiro, Mr. Tanner era stato ucciso, lei lo aveva trovato il cadavere e poi si era innamorata dell’insegnante di storia. Se i suoi genitori l’avessero scoperto avrebbero probabilmente rinchiuso a vita lei e denunciato lui. Motivo per cui avrebbe aspettato fino alla fine del liceo prima di rivelare il suo piccolo segreto.

In fondo Alaric era solo un insegnate; c’era di peggio … avrebbe potuto essere un vampiro. Ottima motivazione per i suoi genitori; avrebbe potuto usarla.

Alaric cominciava a mancarle; era via da quasi un mese e per via del fuso orario non riusciva a sentirlo con regolarità.

Non sapeva nemmeno che cosa fosse andato a fare in Scozia. Lui continuava a fare il misterioso e il fatto che tutta la faccenda riguardasse anche Damon non la metteva a suo agio.

Lei era sempre stata abituata ad avere tutto sotto controllo, ora sentiva che qualcosa incominciava a sfuggirle di mano.

E non appena Elena le disse per quale ragione fosse andata a trovarla, Meredith seppe per certo che la sua vita ormai aveva preso una direzione così inaspettata da risultarle impossibile tornare indietro.

Perché la vecchia Meredith non avrebbe mai acconsentito ad una tale cazzata!

“Tu sei fuori come un balcone, Elena” l’apostrofò con tono turbato “Giuro, non so come ti sia venuta in mente un’idea così … te l’ha consigliato Bonnie per caso?” si accertò con sospetto. Si era davvero affezionata alla piccola rossa, ma non poteva negare che fosse la regina dei piani sconsiderati.

“No, non ho parlato con Bonnie, ma la capisco, sai?” la difese Elena “Non è bello essere esclusi da qualcosa che ti riguarda. Alaric è in Scozia da un mese e tu non sai nemmeno che cosa stia facendo! Non vorresti andare là e scoprirlo da sola?” insinuò toccando un tasto dolente.

“Sì, Elena … muoio dalla voglia, ma non è una buona ragione per farlo”.

“Senti, so che può sembrare una pazzia e … forse lo è, ma io ho bisogno di sapere che cosa sta succedendo. Bonnie non ha potuto raccontarmi niente perché Damon l’ha lasciata fuori dalla stanza e Stefan non vuole dirmi niente perché mi preoccuperei per nulla. Non hanno ancora la soluzione, non sanno se io sono la doppelgaenger che Klaus cerca e non mi vogliono allarmare inutilmente. Come se io potessi stare calma!”.

“Cercano di proteggerti, Elena” le disse Meredith “Tu vorresti fare di testa tua e loro ti tengono all’oscuro per impedirti di peggiorare le cose. Con la tua fortuna finiresti tra le braccia di Klaus prima del previsto”.

“Grazie per la fiducia” berciò Elena “Dai, Mere, ti prego” e le fece gli occhioni dolci “Ti chiedo solo di accompagnarmi a Greensboro per parlare con quei vampiri”.

“Oh sì! Una cosuccia da niente” sminuì con sarcasmo la mora.

“Voglio solo parlare con questo Sage … non dobbiamo per forza farci vedere dagli altri” cercò di convincerla.

“Non posso Elena, devo partire questa sera con i miei. Lo sai che devo andare a trovare i miei nonni, non li vedo da una vita”.

“Torneremo in tempo. Ho guardato gli orari dei treni, ce n’è uno che parte tra mezz’ora e non ci mette nemmeno due ore per arrivare. Per tornare indietro possiamo prendere quello delle cinque. Sarai in casa prima che i tuoi genitori si accorgano che sei uscita”.

Meredith alla fine cedette alle richieste dell’amica. Pensò, infatti, che se avesse rifiutato, Elena sarebbe andata lo stesso da sola e si sarebbe cacciata in un guaio davvero serio. Meglio tenerla d’occhio.

“Dimmi almeno che sei in macchina, perché non ho intenzione di camminare fino alla stazione”.

Elena esultò e saltò ad abbracciarla.

Mentre il treno sfrecciava sui binari, Meredith non aveva trovato niente di meglio da fare che osservare Elena dormire.

Per quanto a volte desiderasse ardentemente che i Salvatore non fossero mai arrivati a Fell’s Church, doveva ammettere che Stefan era stato un vero toccasana per ridimensionare Elena.

La bionda era sempre stata la reginetta di turno, otteneva tutto senza sforzi, era amata, coccolata e ammirata. Meredith la considerava come una sorella, ma a volte avrebbe voluto che non le fosse tutto così facile.

Poi i suoi genitori erano morti in un incidente stradale, si era lasciata con Matt e Stefan era giunto a Fell’s Church e per parecchio tempo non l’aveva degnata di uno sguardo. Meredith si era sentita tremendamente in colpa, come sei lei fosse la responsabile di ciò che era accaduto all’amica.

Elena, però, ne era uscita forte e più matura. Più consapevole dell’effetto che aveva sulle persone e più restia  ad usarlo a suo favore come in precedenza. Elena Gilbert grazie a Stefan era decisamente cresciuta e Meredith non poteva che esserne orgogliosa. D’altra parte era anche preoccupata dall’influenza che Damon incominciava ad avere sulla ragazza.

Meredith era sicura che Elena provasse per lui una forte attrazione e non voleva assolutamente che quello compromettesse la relazione con Stefan.

Con tutto il cuore sperò che l’amica sarebbe stata abbastanza assennata per non buttare tutto al vento per una fissazione da ragazzina.

“Adesso che facciamo?” chiese dopo essere scesa dal treno.

“Bonnie mi ha detto che il posto è in periferia, è un quartiere un po’ squallido, con un night club per spogliarelliste”.

“Accattivante!” ironizzò Meredith “Non vedo l’ora di arrivarci. Come lo troviamo, genio?”.

Elena si guardò intorno un po’ smarrita “Ottima osservazione. Ehi! Scusi lei! Non è che mi potrebbe aiutare?” urlò ad un passante e gli corse dietro.

Meredith si schiaffò una mano sulla fronte. Ogni tanto la vecchia, sfacciata Elena tornava a galla.

Cominciarono a camminare nella direzione indicata dal signore, cercando con lo sguardo d’individuare l’insegna del locale, almeno per accertarsi di essere nel quartiere giusto.

“Così tu vorresti incontrare questo vampiro con cui ha parlato Damon?”.

“Esatto” rispose Elena “Dato che sia Stefan che Damon tacciono come delle tomba, mi tocca andare dritta alla fonte”.

“Certo! Perché te l’ha ordinato il medico”.

“Non c’è bisogno di essere così acide!” la ribeccò Elena “Comunque dovremmo essere vicine ormai … guarda là, è un night club, no?”.

“Mai credevo che nella mia vita sarei andata alla ricerca di un night!”.

Le due si scambiarono un’occhiata e scoppiarono a ridere, perché nell’assurdità della situazione quella era assolutamente la cosa più stramba.

“Katherine?”.

Entrambe gelarono sul posto e non ebbero il coraggio di voltarsi.

 

Bonnie fissava indecisa un paio di felpe stese sul letto. Stava facendo lo zaino per partire con Caroline e non sapeva bene cosa portarsi dietro.

“Vai da qualche parte?”.

Si girò verso la porta per incrociare gli occhi incuriositi di Damon, appoggiato allo stipite con aria scanzonata.

“Ehi” lo salutò Bonnie.

“Com’è che non mi sgridi per essere uscito senza avvisarti? Non hai più paura che mi mettano sotto chiave e mi torturino?” la prese in giro.

“Non è divertente!” replicò Bonnie “Stanotte ho davvero pensato di dover venirti a riprendere da qualche parte”.

“Mi fai sciogliere il cuore con queste belle parole” la canzonò mettendosi una mano sul petto.

“Prima dimostrami di avere un cuore”.

“Ahia!” finse di offendersi il vampiro “Così mi ferisci”.

Bonnie scelse infine una felpa vecchia e un po’ consumata; stava per andare a fare da babysitter ad un lupo mannaro, poteva permettersi di non essere vestita come una modella.

“Il fatto che tu stia ritirando quel maglione mi suggerisce che non stai per fare un fuga d’amore con Christian”.

“Christopher” lo corresse Bonnie “E comunque accompagno Caroline e Matt nel Maryland per aiutare Tyler” aveva dato per scontato che Damon avrebbe acconsentito senza fare storia.

Grandissimo errore.

“Dove hai detto che vai?” tuonò l’uomo tra l’incredulo e il teso.

“N- non va bene?” balbettò Bonnie colta di sorpresa.

“No che non va bene” dichiarò Damon “Tu sei pazza se credi che ti lascerò andare dopo quello che hai combinato a Greensboro”.

“Mi è servita di lezione. Non farò mai più mosse avventate, te lo giuro”.

“E sei arrivata a questa conclusione nel lunghissimo tempo tra scorso tra ieri e oggi? Non si cresce in una notte, ragazzina”.

A certa gente non bastano nemmeno cinquecento anni. Pensò con irritazione la giovane “Damon, perché? È una specie di punizione?”.

“Questa volta è sul serio pericoloso. Tu non ci andrai, fine della discussione”.

“Ma non sono da sola … Caroline è un vampiro, lei mi può difendere”.

“Chi? Baby vamp? Non sa badare nemmeno a se stessa” .

“Viene anche Matt e lei non lo porterebbe mai se pensasse di non poterlo proteggere” gli fece notare come se fosse un’ovvietà.

“Sinceramente se dovesse succedere qualcosa a quell’umano, non me ne importerebbe nulla. E poi Caroline ha una cotta per quel tipo; credi che si preoccuperebbe di te se lui fosse in pericolo?”.

Bonnie incassò il colpo a fatica. Odiava sentirsi l’ultima arrivata, quella non così importante.

“Ha bisogno del mio aiuto” continuò imperterrita. Aveva la testa troppo dura, non si sarebbe arresa facilmente.

“Sono certo che potrà fare a meno di te”.

“Perché mi vuoi costantemente tenere sotto una campana di vetro? Non sono fatta di porcellana!” gli gridò addosso “Preferivo quando te ne fregavi di me”.

“Bonnie”.

“No, Damon!” lo interruppe “Perché devo essere io quella diversa? Perché Elena, Caroline e Meredith possono giocare a fare le grandi, ma io rimango sempre la bambina?! Cosa c’è di sbagliato in me?”.

Damon abbassò lentamente le palpebre con stanchezza “Meredith e Caroline non sono mie nipoti”.

“Ed Elena?” lo incalzò.

Damon rimase in silenzio.

“Scusa, dimenticavo: lei può comandarti a bacchetta. Ha un potere che io mi sogno” commentò in modo più velenoso di quanto volesse.

“Cazzo, Bonnie!” sbottò Damon e innervosito la prese per le braccia e l’attirò a sé “Farai mai quello che dico! Non capisci che cerco di tenerti al sicuro? Stiamo parlando di un licantropo durante la luna piena, non sarà più il tuo amico Tyler. Ti sbranerà senza esitazioni, nemmeno ti riconoscerà. Credi davvero che affiderei la tua vita ad una neovampira che deve occuparsi anche di un altro umano e nel frattempo evitare di farsi mordere?  Non sono così sconsiderato” questa volta aveva alzato lui la voce “L’altra sera eri con me e quasi ti sei fatta uccidere. Eri con me, ma non è bastato. Ho passato i cinque minuti più brutti della mia vita e non mi era mai capitato di provare una così fottuta paura” la voce ora si era fatta bassa, quasi un sussurro “Faccio di tutto per proteggerti, perché me la devi rendere così difficile?”.

Gli occhi di Bonnie si addolcirono in un istante. Le sue mani scattarono tra i capelli del vampiro e avvicinarono le due fronti “Io sono qui, non vado da nessuna parte, Damon, non mi perderai” mormorò “E’ solo che non mi sento libera; mi sembra sempre di dover dimostrare qualcosa. Ogni volta devo prendermi la tua fiducia, tu non me la dai mai …”.

“Mi fido di te … è degli altri che non mi fido”.

Bonnie ridacchiò. Sembrava uno di quei genitori apprensivi.

“Vorrei solo che la smettessi di paragonarmi alla bambina di dieci anni fa”.

Damon si scostò appena e le accarezzò la guancia con delicatezza “Forse sei davvero cresciuta”.

E il campanello suonò. Bonnie non ci volle credere. Damon stava finalmente per concederle il suo permesso, pareva disposto ad ammettere che non poteva controllare la sua vita, che la riteneva ormai abbastanza matura. Bonnie valutò seriamente di strozzare chiunque li avesse interrotti.

“Sparisci per cinquecento anni e ora ti vedo un giorno sì e due pure” commentò acidamente Damon dopo aver aperto la porta e aver rivelato Katherine.

“Ritieniti fortunato considerando che sto per salvare il tuo amore” rispose lei.

“Ovvero?”.

“Stavo gironzolando intorno alla casa di quella mora, quella inquietante … a proposito la casa più brutta che abbia mai visto …”.

“Sto per chiudere la porta” l’avvertì Damon.

“Elena ha deciso di fare una piccola gita a Greensboro. Non credo sia molto soddisfatta di quello che le avete raccontato” spiegò Katherine “Da che mi ricordo quei vampiri mi odiano. Non credo che sia sicuro per la mia doppelgaenger andarsene in giro per quelle strade”.

“Damon” lo chiamò Bonnie alle sue spalle “Se Elena è andata da quei vampiri dobbiamo andare a riprenderla” si allarmò ricordando quello che le avrebbero fatto se Damon non fosse intervenuto.

“Rimani qui, ok?” le disse “Sistemo io questo casino”.

“Sì tesoro, lascia le cose da grandi a noi” le disse Katherine con un sorriso di circostanza.

“Io vado, tu no” la freddò Damon e si trasformò in corvo volando via.

“Pf!” sbuffò Katherine “Come se fosse l’unico che possiede un paio di ali” dopodiché si tramutò in una bellissima civetta bianca e seguì Damon.

Bonnie rimase sulla soglia a guardare due puntini sparire oltre gli alberi. Richiuse la porta mestamente.

Perché ogni volta che Damon sembrava concederle un po’ di libertà poi ritirava tutto, troppo preoccupato che si facesse male? Non era una bambola di pezza! Perché con lui doveva sempre essere due passi avanti e cinque indietro?

Non si aspettava certa che le avrebbe dato il permesso di aiutare Tyler, ma qualcosa di base era sbagliato. C’era ancora qualcosa di irrisolto, altrimenti non si sarebbe sentita così incompleta.

Con un ultimo sbuffo salì in camera per chiamare Caroline.

 

“Katherine?”.

“N- no … mi chiamo Elena” rispose la bionda che al nome della vampira si era tesa come una corda di violino.

“Ma certo, come ho potuto confondermi! Damon mi ha parlato di te” disse l’uomo.

“Tu … sei Sage?” gli domandò Elena facendosi avanti. Meredith rimase in disparte osservando la scena in silenzio.

Oui, mademoiselle, al tuo servizio” le sorrise il vampiro “Damon ti ha mandato da me?”.

“Non proprio” fu vaga Elena “Ma so che avete parlato l’altra sera … di me” .

Sage annuì “E’ stata una chiacchierata interessante, poi una piccola rossa ci ha interrotto”.

“C’è un motivo se sono qui” continuò Elena “Speravo che tu potessi darmi delle risposte”.

“Siete venute qui da sole? Senza protezione?”.

“I nostri amici … non credo sarebbero felici di trovarci qui” questa volta era stata Meredith a parlare. Sperava che Sage sarebbe stato disposto a raccontare ciò che sapeva o sarebbe stato un viaggio a vuoto “Abbiamo preso un treno e abbiamo camminato fino a qui, quindi … per favore … spiegaci che cosa sta succedendo”.

Sage acconsentì ma insistette a scortarle fino alla stazione. Lì in giro c’erano vampiri che avevano parecchi conti in sospeso con Katherine e la somiglianza con Elena avrebbe messo la ragazza in serio pericolo.

Avrebbe chiarito tutti i loro dubbi nel tragitto verso i treni, ma voleva essere certo che le due ragazze arrivassero a casa sane e salve. Damon lo avrebbe ammazzato se fosse accaduto loro qualcosa. Senza contare che lo avrebbe odiato lo stesso per aver detto ad Elena i piani di Klaus.

“Katherine, lei ha detto che sono la sua doppelgaenger, non so nemmeno che cosa significhi, ha detto che Klaus ha bisogno del mio sangue per accrescere il suo Potere e …”.

“Ferma, partiamo dall’inizio” la interruppe Sage “Partiamo dalla parola doppelgaenger, perché è la chiave di tutto. È nata per definire un doppio di sé, un doppione di qualcuno già esistente, di solito in seguito ad uno sdoppiamento della personalità, ma è qualcosa di temporaneo, prima o poi il sosia viene riassorbito dalla figura principale. Nel tempo, poi, il suo significato è traslato ed è passato ad indicare quel fenomeno soprannaturale per cui ogni tot anni compare una persona totalmente uguale ad una esistita nel passato; stesso fisico, stesso patrimonio genetico, se si dovesse fare l’esame del DNA, ci sarebbe completa corrispondenza. Ma è l’unico aspetto che condividono, perché caratterialmente si è del tutto indipendenti. È come se una tua antenata fosse stata clonata e tutte le sue sosia comparissero negli anni a intervalli irregolari”.

“Quindi Katherine non è la prima doppelgaenger?”.

“No, è troppo giovane. Io parlo di un fenomeno molto più antico. Proprio per questa periodicità il loro sangue è usato per legare incantesimi, riti, maledizioni”.

“Perché il sangue?”.

“Perché è la vostra linfa vitale, è quello che trasmette il vostro gene, è lì che sta tutta l’energia. Tutti i rituali sono creati per accrescere i Poteri ed è una strega a sigillarli, ma le streghe sono serve della natura, devono mantenere l’equilibrio, non possono permettere che qualcuno sia troppo più potente, troppo diverso. Alcune di loro sono costrette dalle circostanze perciò hanno trovato questa scappatoia. Non si sa mai dove o quando comparirà la prossima doppelgaenger , è difficilissimo trovarle, c’è quindi una buona possibilità che il rito non venga mai eseguito”.

Elena e Meredith ascoltavano zitte e attente, come a scuola. Affascinate da quella mitologia, preoccupate per il destino della bionda.

“Ho incontrato Klaus una volta” proseguì Sage “Bel ragazzo, ma con manie di grandezza. È un originario e il più potente al mondo, ma è ossessionato che qualcuno possa batterlo. Quando uno è abituato per così tanto tempo a essere il primo, è dura accettare di essere superato, ti rende vulnerabile. Non mi ha mai accennato a come era intenzionato ad aumentare la sua forza, ma suppongo che quello che ti ha detto Katherine sia possibile. Insomma siete identiche e lei ha avuto a che fare con Klaus. Non so se sia vero, ma è molto verosimile”.

“Non c’è un modo per ucciderlo?”.

“Ho spiegato a Damon che l’unico modo per uccidere un Antico è il legno di frassino bianco, ma è introvabile. In alternativa potrebbe chiedere ad una strega; la magia ha creato il rito, la magia può spezzarlo. Non sarà facile, però: prima di tutto dovrebbe trovarne una che non lo odi e deve essere anche abbastanza potente da contrastare un incantesimo così antico”.

“Hai detto che il fulcro di tutto è il mio sangue. C- come può averlo?”.

“Il modo più semplice per un vampiro è morderti. Parliamo di una magia antica, legata ad una concezione sacrificale. È necessario che tu muoia per completare l’incantesimo”.

Elena ammutolì. La sua espressione s’impietrì ma cercò di non darlo a vedere, anche se fu palese.

“Non c’è niente che possiamo fare per fermarlo?” s’intromise Meredith “Forse non sa nemmeno di Elena …” suppose.

“Damon è un mio amico e gli devo un favore. Ho intenzione di andare nella Dimensione Oscura e cercare informazioni. È tutto quello che posso fare”.

Sia Meredith che Elena non avevano la più pallida idea di cosa fosse la Dimensione Oscura, ma in quel momento non era la questione più importante.

“Io … ti ringrazio, Sage, per tutto quello che hai fatto e che farai” gli sorrise Elena.

Sage ricambiò con un cenno del capo “Spero di portarti notizie migliori la prossima volta che ci vedremo” si piegò a fare il baciamano a entrambe le ragazze “Au revoir, cheris” le salutò “E’ stato un piacere conoscervi”.

Elena si appoggiò alla carrozza del treno e osservò con sconforto la figura del vampiro francese. 

Quando quella mattina si era svegliata con l’idea di andare ad indagare, aveva intuito che avrebbe ricevuto brutte notizie. Pensava di essere preparata. Invece dopo le parole di Sage si sentiva come in un altro mondo, come se quella che le stava davanti fosse un’altra realtà, un’altra Elena Gilbert. Non la bionda, bellissima, affascinante, popolare, ma una  ragazza estranea, diversa che non condivideva la sua stessa vita.

Come era arrivata a quel punto? Quando era cominciato tutto? Con Stefan? Ma forse se lui non fosse mai giunto a Fell’s Church sarebbe stato peggio. Lei non avrebbe mi potuto sospettare che un vampiro antico le avrebbe dato la caccia. Poi il suo pensiero si rivolse a Margaret e a zia Judith e a tutti i suoi amici. Sarebbero stato sbalzati nel pericolo più buio e la colpa era solo sua.

“Elena”.

Avrebbe dovuto farsi forza, per loro, per salvarli. Avrebbe affrontato Klaus, avrebbe fatto di tutto per proteggere le persone che amava. Non avrebbe permesso a nessuno di far loro del male; sarebbe morta piuttosto.

“Elena”.

“Hn?”.

“Sage non è stato preciso … potresti non essere tu la doppelgaenger che Klaus cerca” la confortò Meredith.

“Hai ragione, deve essere un’altra, perché il mondo è pieno di doppelgaenger” ironizzò Elena distogliendo lo sguardo “Scusami, Mere, non volevo risponderti male. Sono solo un po’ scossa”.

“Non ti succederà niente, ok?” la tranquillizzò Meredith “Stefan e Damon non ti lasceranno morire e anche noi faremo del nostro meglio anche se non abbiamo i superpoteri”.

Elena l’abbracciò stretta. Il supporto delle sue migliore amiche, della sorellanza velociraptor era ciò che di più importante possedeva. Nient’altro avrebbe potuto farle superare quel momento difficile.

“Dimmi se non è quella puttanella di Katherine Von Swartzschild!” esclamò una voce alle loro spalle.

Per la seconda volta in poche ore il nome di Katherine fece tremare le due giovani. Lì a pochi metri da loro se ne stavano due uomini a fumare. Meredith ed Elena capirono al volo che quell’incontro non sarebbe stato così piacevole come quello condiviso con Sage.

“Con quello che mi hai fatto l’ultima volta non so con che coraggio ti ripresenti qui a Greensboro”.

Elena fece scivolare la mano sul braccio di Meredith senza farsi notare e lo tirò leggermente verso di lei. Dovevano andarsene alla svelta.

La stazione era deserta e quei due vampiri (era palese che lo fossero) avrebbero potuto attaccarle in qualsiasi momento.

“Corri” le mormorò quasi non emettendo suono.

Le due diedero loro le spalle e fuggirono più veloce della luce, ma non abbastanza. Si trovarono la strada sbarrata dopo pochi metri.

Non le lasciarono nemmeno il tempo di chiarire il malinteso; uno di loro prese Elena per il collo e l’attaccò al muro sollevandola leggermente.

“Sono anni che sogno di staccarti il cuore” le ringhiò a pochi metri dal volto.

“N – non sono Kat- therine” annaspò lei tentando con le dite di smollare la presa.

“Smettetela!” strillò Meredith in modo autoritario “Levatele le mani di dosso!”.

“Tu stanne fuori” le intimò l’altro vampiro.

“Non è Katherine! Non è Katherine” ripeté istericamente e si appigliò alle spalle del vampiro che teneva l’amica con l’intenzione di liberarla “Lasciala, dannazione! Non senti che il suo cuore batte!”.

Il vampiro tese le orecchie e, rendendosi conto dell’errore, tolse subito le mani dalla ragazza. Elena cadde in ginocchio tenendosi il collo rosso e dolorante e tossì un paio di volte. Meredith le fu subito accanto.

“Come è possibile?” si accigliò il vampiro “Sei uguale a lei” tirò un pungo al muro facendo sobbalzare le due ragazze “Maledizione!” imprecò “Un’altra occasione buttata in fumo”.

“Prima o poi la troverai e ti vendicherai” gli disse l’altro quasi a dargli il contentino.

Gli occhi del primo vampiro vennero attraversati da un lampo di rabbia e in un attimo artigliò il braccio di Meredith e la costrinse ad alzarsi “Non siete quello che stavo cercando, ma capitate nel momento giusto. Ho una sete terribile” detto questo sfoderò le zanne e calò sul collo di Meredith.

La mora sentì le punte dei canini sfiorarle la pelle ma non andarono oltre. Il corpo del vampiro divenne improvvisamente rigido e crollò a terra.

“Vampiri della Dimensione Oscura” sentenziò Katherine gettando il suo cuore sulla strada “Sempre così coglioni” commentò “Oh eri tu Joseph?” chiese fintamente dispiaciuta al cadavere “L’uomo dagli attributi più piccoli che abbia mai visto. Beh tu che hai da guardare?!” esclamò in direzione dell’altro compare “Sparisci prima che ti spezzi il collo”.

Quello indietreggiò e si girò con la chiara intenzione di darsela a gambe, ma Damon lo intercettò staccandogli la testa di netto “Schifoso codardo”.

“Damon” bisbigliò Elena stupita quanto Meredith di vederlo lì con Katherine a difenderle.

“Tu sei davvero nei guai” la informò puntandole un dito contro.

“Perché sei qui con lei?” gli domandò di rimando, un po’ scocciata.

“Siamo venuti a salvare il tuo regale culo, Principessa, nel caso non te ne fossi accorta” la freddò lanciandole un’occhiata tagliente “Ora filate su quel treno, tutte e due, prima di fare altri spiacevoli incontri”.

“Non volevo fare niente di male” si giustificò Elena che solo in quell’istante, studiando lo sguardo glaciale di Damon, si rese conto di quanto irresponsabile fosse stata.

“Sul treno” ordinò Damon “Ora”.

Meredith annuì, prese Elena per mano e si avviò alle porte del vagone più vicino senza proferir parola. Damon le imitò e Katherine per ultima seguì il trio.

Prima di salire sulla carrozza Elena si girò “Lei non viene con noi” dichiarò indicando Katherine.

“Cosa?!” si sdegnò la vampira.

Elena non controllò nemmeno se le avrebbe dato retta o no. Entrò nel vagone e con Meredith andò a occupare dei posti.

“Sta scherzando, vero?” chiese incredula Katherine “Le ho appena salvato la vita e mi ripaga così!”.

Damon era piuttosto divertito dal battibeccare le due “L’hai sentita, no? È lei il capo”.

“Ti fai comandare così a bacchetta come se fossi una foca ammaestrata?” insinuò la donna alzando un sopracciglio.

“Ti dà fastidio di non essere più tu ad avere questo potere su di me?” le rinfacciò Damon.

“Sono venuta da te perché sapevo che Elena era in pericolo. Voglio solo un po’ di fiducia. So di aver ferito sia te che Stefan, ma devi capire Damon che non sono io il tuo nemico, non più”.

Damon assottigliò le labbra e un velo di tristezza pervase i suoi occhi “Hai ragione, ci hai ferito”.

Salì sul treno senza voltarsi.

 

Elena richiuse con delicatezza la porta del Pensionato. Erano arrivati Fell’s Church in ritardo, Meredith era schizzata dentro casa appena avevano fermato la macchina mormorando qualcosa sul fatto che i suoi l’avrebbero uccisa.

Elena valutò che avrebbe preferito cento volte affrontare i genitori di Meredith piuttosto che una sola volta Damon Salvatore arrabbiato.

Il vampiro stava davanti a lei, girato di spalle, immobile. Elena sgattaiolò via verso la cucina. Aveva bisogno di bere dell’acqua e di stare lontano da lui, perché in quel momento la faceva sentire come una bimba beccata con le mani nella marmellata; una piccola e stupida irresponsabile.

“Chiariamo una cosa” proruppe Damon irrompendo in cucina “Io mi preoccupo per te e non me ne frega niente se pensi che io non ne abbia diritto solo perché non sono Stefan. So di non essere Stefan, sono grato di non essere Stefan, ma continuo a preoccuparti per te. Potrà anche sembrarti una cosa patetica, fastidiosa, potai anche odiarmi, però io farò tutto ciò che è in mio potere per proteggerti”.

“Damon”.

“Fammi finire” la bloccò prima che potesse ribattere “Quello che hai fatto oggi è stato incosciente e da idioti. Che senso ha cercare informazioni per salvarti da Klaus quando ti fai ammazzare da sola? Hai idea di cosa sarebbe successo se quei vampiri ti avessero presa? Stefan non si sarebbe mai perdonato, tu saresti morta e io …”.

Mi dispiace” si scusò Elena con gli occhi lucidi posando una mano su quella del vampiro “E ti ringrazio per essere venuto ad aiutarmi. Ci avrebbero uccise se non ci fossi stato tu”.

Gli di Damon incastonati in quelli di Elena brillarono. Sapere di essere stato quello che aveva tenuto Elena in vita era la ricompensa più gratificante che potesse ricevere.

“Beh … anche Katherine ha aiutato”.

Elena rise “Già … sono in debito con lei. Chissà perché ma non credo sia una cosa buona” spostò la mano “Darò ascolto sia a te che a Stefan d’ora in poi, ma mi dovete promettere che ascolterete anche la mia opinione. L’altro giorno mia sorella è stata rapita, ora non c’entro solo io, altri sono coinvolti, quindi … non fate tutto da soli, ok?”.

“Mi pare abbastanza giusto” acconsentì Damon.

Sentirono la porta della villa aprirsi e richiudersi. Dopo un attimo Stefan comparì in cucina. Li fissò allarmato “Che succede?”.

“Niente” rispose Damon con nonchalance “Elena mi stava annoiando con le sue chiacchiere da femminuccia. Meno male che sei tornato”.

Elena si girò verso Damon strabuzzando gli occhi. Era certa che avrebbe raccontato a Stefan quella che aveva combinato, invece l’aveva coperta.

Stefan si avvicinò ad Elena e la baciò; la bionda lo abbracciò con trasporto e chiuse gli occhi beandosi del profumo del ragazzo. Qualche ora prima aveva temuto di non vederlo mai più.

“Ti fermi per cena?” le domandò con dolcezza.

Elena annuì scuotendo la testa.

“Vado a chiamare anche Bonnie, vorrà unirsi a noi” suppose Stefan.

“Non è in casa” disse Damon “Mi ha mandato un messaggio poco fa, ha raggiunto Meredith, dice che passerà la notte là”.

“Non può essere” lo contraddisse Elena.

“Non fare l’offesa, Principessa” la prese in giro Damon “E’ tutto il giorno che sei con Meredith, è comprensibile che non ti voglia più tra i piedi per un po’ ”.

“No, no, non hai capito: Meredith non c’è per tutto il week end. È partita stasera con i suoi genitori”.

Damon contrasse le sopracciglia e serrò le labbra. Intuì subito dove fosse andata quella piccola peste. Ribollì di rabbia. Perché lei uniche due ragazze cui teneva dovevano per forza essere delle testarde e sconsiderate amanti del rischio.

Avevano per caso un desiderio di morte? Forse lui avrebbe potuto accontentare una di loro.

“Stefan quando torna, tienimela lontana. Perché se la prendo le rompo il collo”.

 

“Ehi Bonnie, sei sicura che Damon sia d’accordo con questa cosa?” le chiese per la centesima volta Caroline mentre guidavano verso il Maryland.

“Sì, Care” mentì la rossa abortendo, senza farsi notare, l’ennesima chiamata di Damon. Premette il pulsante rosso e spense il cellulare.

Quando sarebbe tornata a casa, sarebbe scoppiato l’inferno. Probabilmente l’avrebbero rinchiusa a vita in camera sua.

Poteva apparire un’altra delle sue idee da folli, ma in realtà quello era un modo per dimostrare a se stessa di non essere inutile, di potere fare qualcosa di buono. Sapeva cavarsela da sola, l’aveva fatto per tutti quegli anni, si era presa cura di se stessa da quando era andata in Italia. Sentiva di dover accompagnare Caroline. Era cresciuta ormai, non era una bambina, non lo era più da tempo.

E forse anche Damon prima o poi l’avrebbe capito.

 

“You sprung me, I'm grateful
I love when you tell me not to speak
I owe you but I know you, you'll have me back but it's gonna take a week
What now kid?, which way love?
Will we ever make up and be friends?

[…]

Saturday nights in neon lights, Sunday in the cell
Pills enough to make me feel ill, cash enough to make me well
Take me, take me to the riot
Take me...”

(Take me to the riot- Stars)

 

Il mio spazio:

101 recensione! Voi siete pazze e io vi adoro!!!!!

Non credevo che una delle mie storie avrebbe raggiunto un risultato del genere; non finirò mai di ringraziarvi! Siete davvero fantastiche!

E io come vi ripago? Aggiornando ogni morte di papa. Ormai le scuse sono imbarazzanti e questo capitolo non mi convince nemmeno granché, per cui forse vi lascio con qualcosa di orripilante.

Però ho buone notizie! Si avvicinano le lunghe vacanze natalizie dell’università e, anche se dovrò preparare gli esami, avrò sicuramente più tempo per scrivere.

Altra cosa positiva: la pausa invernale di tutte le serie tv! Io sono una drogata di serie tv, le guardo praticamente tutte e in questo periodo se avevo un momento libero guardavo una nuova puntata togliendo tempo alla scrittura. Sono davvero imperdonabile =(

Che ve ne pare della prima parte della terza stagione di TVD? A me è piaciuta molta per tre motivi:

1)   Klaus. Dovrebbe esserci un Klaus per ogni show e un Joseph Morgan per ogni città.

2)   Il cambiamento di Stefan. Già amavo il suo personaggio (a volte più di Damon), ora lo trovo superbo! Spero davvero che gli autori proseguano con questa vendetta.

3)   Bonnie e Jeremy hanno rotto! Giuro non credo di aver esultato così tanto dai tempi in cui Lindsay Gardner se ne era andata da New Port lasciando finalmente Ryan libero di tornare tra le braccia di Marissa.

Ammetto che sono anche riusciti a non farmi detestare i momenti Delena (anche se rimango una fan di Stelena).

Ora, digressione a parte, passiamo al capitolo.

Il sogno di Bonnie è in realtà un mio sogno ( non chiedetemi cosa avevo mangiato quella sera) e ho pensato subito di scriverlo. È da tre capitoli che volevo inserirlo ma non c’era mai spazio.

Voi che ne pensate? Credete che i sogni di Bonnie siano dettati dalla soggezione o siano premonitori?

Poi ovviamente la nostra piccola rossa deve per forza fare la ribelle e ovviamente disobbedisce a Damon e parte con Caroline, Matt e Tyler. Credere che abbia fatto bene? io credo di sì; magari avrà sbagliato, potrà sembrare una che non impara mai, ma sta crescendo anche lei, deve trovare una sua dimensione, per cui … diciamo che farà parecchi tentativi prima di arrivare al traguardo.

Damon finalmente dice chiaro e tondo di tenere a lei. Non usa queste specifiche parole ma è palesassimo. Morirebbe se dovesse succedere qualcosa a Bonnie e si arrabbia perché sente che lei gli sfugge dalle mani.

L’ultima scena ricorda un po’ l’ultima di TVD 3x09 “Homecoming”. L’ho fatto apposta :P … in fondo le due situazioni mi sembrano molto simili.

A questo proposito vorrei precisare una cosa, perché questa storia è improntata sulla relazione Damon-Bonnie e non si è ancora vista una scena romantica tra i due.

Mi spiace ma dovrete aspettare ancora un bel po’. Ora come ora non credo siano ancora pronti per condividere un bacio o qualcosa di simile. Sentono qualcosa, certo, però sono appena diventati amici e si sono ritrovati da poco  e non riescono a pensare all’altro in quel senso.

Non dimentichiamo inoltre che Bonnie deve ancora scoprire che Damon ha ucciso suo fratello. Dovranno attraversare la fase dell’odio, della negazione, del perdonoe poi di nuovo amicizia, fiducia e infine qualcosa accadrà.

Ovviamente non tratterò tutte queste fasi singolarmente ( se no finiamo davvero l’anno prossimo), ma si completeranno.

Il loro è un percorso e cerco di renderlo il più realistico possibile; spero che non vi annoierete di questa attesa, che continuerò ad appassionarvi, che avrete pazienza e seguirete la Strega e il Vampiro fino alla fine.

Consolatevi nel sapere che è una sofferenza anche per me dover continuare a interrompere i loro momenti, inserire scene con alcune distrazione (vedi Christopher ed Elena). Non vedo l’ora di arrivare al punto che tutte aspettate perché lo attendo anch’io con ansia!

Parlando appunto di parentesi Delena, che vi è parsa la loro scena? Non sono molto brava a scrivere di loro, quindi mi scuso se c’è qualche loro fan che segue la mia storia. Non so se sto trattando del loro rapporto nel modo giusto. Anche se io non sono una appassionata di questa coppia, so che è molto importante quindi vorrei darle giustizia.

Nello scorso capitolo mi sono dimenticata di menzionare tra le note Sage! Errore mio! Sì lo so, è solo una comparsa e dopo questo capitolo non lo vedremo per un po’, ma sono riuscita a trovare uno spazietto anche per lui.

Non sarà l’unica guest star a comparire in questa storia. Tra un po’ ne arriverà un’altra.

Dopo questo sproloquio vi lascio e ringrazio nuovamente chi mi segue, recensisce e legge. Tutto questo va avanti grazie a voi

Anticipazione del prossimo capitolo: Trasformazione di Tyler e ritorno di Alaric!

Titolo: We can be heroes just for one day.

Fran ;)

  
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