Ashes &Wine
Capitolo sedici:
Take me to the riot
“I wonder if
you're happy or just glad to see me scarred
took my drunken self-confession
sober up your bleeding heart
I am bending over backwards to get close to you
but still I feel so far”
(I
wonder- Diffuser)
Come
era giunta lì?
Corridoio
lunghissimo, soffitto talmente alto che quasi non si vedeva.
Bonnie
aggrottò le sopracciglia. C’era silenzio assoluto,
inquietante; i suoi passi
rimbombavano nell’aria. Perfino respirare le risultava
pesante, perché poteva
sentire distintamente il suono dei suoi polmoni che si dilatavano e
stringevano.
Abbassò
gli occhi e studiò la sua stessa figura: aveva ancora
addosso la camicia da
notte ed era a piedi nudi.
Non
ricordava proprio di aver lasciato il letto, non sapeva come era
arrivata in quel
posto. Precisamente, poi, dove cavolo era finita?
Era
lì per qualcosa. Ma cosa? Nel suo petto,
all’altezza del cuore, un peso le
diceva di continuare a cercare. L’angoscia le attanagliava la
gola; era così
secca che se avesse
provato a parlare,
si sarebbe strozzata con la sua stessa voce.
Perché
provava tutta quella preoccupazione? Che cosa la stava turbando? Non
riusciva a
capirlo.
Un
motivo l’aveva portata fino a quel posto. Era importante, era
vitale. Sapeva
che se non fosse riuscita nel suo intento, sarebbe morta di dispiacere.
Camminò
per minuti interminabili e fu come perdere e ritrovare la strada
centinaia di
volte, fino a che la parete di sinistra scomparve, lasciando posto a
vetrate
spesse come porte blindate.
Bonnie
si avvicinò e guardò attraverso: centinaia di
uomini con i piedi immersi nella
sabbia. Sembrava una prigione in cui i detenuti erano costretti ai
lavori
forzati. L’utilità, poi, di quello che stavano
facendo era oscura:
trasportavano pesanti martelli e pale. Scavavano nella sabbia. Attorno
al
perimetro quelle che sembravano guardie. Bonnie non poteva udire le
loro voci;
la stanza doveva essere insonorizzata.
Istintivamente
girò la testa e notò un’apertura nel
vetro, abbastanza grande per passarci
attraverso. Senza pensarci due volte, s’infilò e
sbucò dall’altra parte; e
all’improvviso tutto le fu chiaro.
Non
badò alle guardie, che comunque non diedero segno di averla
vista, e con
apprensione cercò con gli occhi la persona per cui era
venuta.
Anche
lui la stava osservando da lontano. Le iridi scure puntate nelle sue.
Bonnie
sentì gli occhi pizzicarle e si mise a correre nella sua
direzione. Era
completamente sudato ma non le importava. Gli saltò addosso,
buttandogli le
braccia al collo e si avvinghiò come se fosse la sua ultima
occasione di averlo
così vicino.
Lui
la strinse con egual intensità, una mano ad accarezzarle i
capelli, l’altra
attorno ai fianchi, le dita chiuse intorno alla camicia da notte. (Dio,
quanto
non avrebbe voluto lasciarla!).
Bonnie
si scostò leggermente solo per guardarlo in viso, con le
mano gli prese le
guance e lo avvicinò.
“Perché
sei qui?” le chiese lui, fronte contro fronte.
“Mi
dispiace così tanto! È tutta colpa mia”
Bonnie singhiozzava .
“Sshh”
la tranquillizzò asciugandole le lacrime con le dita
“Devi andare. Se ti
scoprono …”.
“Non
ti lascio qui. Vieni via con me” lo pregò. Ormai
le sue dita erano scivolate
nel capelli del ragazzo.
“Non
è così facile, Bonnie. Per favore va’
via, non puoi restare qui”.
“Come
faccio senza di te?” sussurrò lei. Non poteva
credere di averlo trovato e di
dovergli dire addio così presto “Vorrei tornare
indietro. Vorrei non essere
stata così stupida. Potessi rifare tutto daccapo”.
“Ehi,
ehi. Tu sei salva e io non mi pentirò mai di questo.
Preferire passare qui
dentro tutta l’eternità che
…”.
Non
poté finire la frase. Bonnie venne strappata brutalmente
dalle sue braccia e
trattenuta indietro,
“Damon!”.
Una
della guardie colpì con un pugno il vampiro che si
piegò emettendo un rantolo.
“Pare
che non sia stata proprio una bella idea venire qui” le disse
la guardia
estraendo un paletto di legno dalla manica.
“No,
Damon” Bonnie si dimenò e iniziò a
scongiurare “No, ti prego, è stata tutta
colpa mia. Non fargli del male, ti prego, non …”.
“Dovevi
pensarci prima, tesoro” la guardia riportò la sua
attenzione su Damon. Gli
occhi del vampiro non lasciarono un secondo quelli della ragazza che
davanti a
lui si disperava e urlava come una matta, neanche quando il paletto
colpì il
suo cuore fermo da secoli.
Bonnie
riuscì a liberarsi dalla presa della guardia e si
gettò a terra cercando di
prendere il corpo di Damon prima che cadesse.
Si
tirò a sedere ad una velocità sovrumana e si
trovò impigliata nella coperta.
Era di nuovo in camera sua. Aveva ancora le guance bagnate.
Non
aspettò nemmeno due secondi che saltò
giù dal letto e a piedi nudi schizzò
letteralmente fuori dalla porta. Fece alla velocità della
luce la strada che la
separava dalla stanza di Damon. La camera era immersa
nell’oscurità: Bonnie non
riusciva a vedere niente, ma sapeva perfettamente dove si trovava il
letto di
Damon. Prese la rincorsa e balzò sul materasso.
Avvertì sotto di lei il corpo
del vampiro tendersi e muoversi bruscamente. Gli avviluppò
le braccia attorno
al torace e strinse forte.
“Sei
qui! Sei qui!” sospirò di sollievo.
“Maledizione
Bonnie!” imprecò Damon alzando il capo.
Squadrò la figurina della ragazza
avvinghiata a lui. Tese la mano in cerca dell’interruttore
della luce e lo fece
scattare “Che fai? Adesso controlli se sto in camera mia di
notte?!”.
“Ho
fatto un brutto sogno”.
Damon
sbuffò “Non dirmelo! Mostri?”.
“Peggio
… c’eri tu”.
Damon
si accigliò “E sarebbe un incubo?”.
“No,
non hai capito: ti facevano del male” gli rivelò
lei.
Il
vampiro scoppiò a ridere, stentava a credere alle proprio
orecchie. Quella ragazzina
era un vero spasso. Così fragile, così
tremendamente umana.
“Non
c’è niente da ridere! Mi sono presa uno
spavento”.
“Beh
uno a ciascuno, non ti pare?” disse Damon alludendo alla sera
prima, quando
Bonnie si era quasi fatta ammazzare “Che hai
sognato?”.
“Non
lo so. Era una specie di prigione e tu ci eri finito per colpa mia. Io
ti stavo
cercando e sono riuscita ad entrare. Volevo farti scappare, ma mi hanno
beccato
e per punirci … ti hanno ucciso”.
“Bonnie”.
“Ti
hanno conficcato un paletto nel cuore, sei morto davanti ai miei occhi
ed era
talmente reale” tremò leggermente.
“Era
solo un sogno, io sono ancora vivo. Più
o
meno”.
Bonnie
si strinse di più a lui, aveva la guancia appoggiata sul suo
petto e sentiva
che quello era il suo posto.
“Sto
bene, Bonnie” la rassicurò Damon “Puoi
tornare a dormire nel tuo letto”.
“Te
lo puoi scordare” dichiarò caparbiamente la rossa
andando ad avvolgere le gambe
attorno a quelle del vampiro “Io me ne resto qui”.
Damon
allargò le braccia e le lasciò cadere
pesantemente sul materasso “Fa’ come
vuoi, basta che mi lasci dorm-” Damon tese le orecchie e
ascoltò il ritmo
regolare del respiro di Bonnie: si era addormentata.
Damon
spense la luce e si spostò leggermente su un fianco tentando
di non svegliarla.
Chiuse gli occhi e si abbandonò al sonno, evitando di
soffermarsi sul perché
avere Bonnie stesa nel suo stesso letto lo facesse sentire
così bene.
“Sei
sicuro che serva tutta sta roba?” chiese Caroline caricando
delle pesanti
catene nel retro del pick-up di Matt.
“Come
faccio a esserne sicuro, Care?” replicò Tyler
“Non è che io conosca molti lupi
mannari. Ho rovistato in casa e ho trovato un vecchio libro che parlava
della
trasformazione. E a giudicare da quello che c’è
scritto ne serviranno altre”.
Se
il cuore di Caroline fosse stato ancora pulsante, probabilmente ci
sarebbe
stato un vuoto per la preoccupazione.
Voleva
aiutare Tyler, lo voleva davvero, ma si accorse di essere stata troppo
avventata a proporre quella “gita”.
C’erano un sacco di cose che potevano
andare storte: Tyler avrebbe potuto scappare, liberarsi, uccidere
qualcuno. Lei
poteva essere morsa e, essendo un vampiro, le sarebbe stato fatale. E
Matt …
era quello che rischiava più di tutti. Non era sovrumano,
non aveva la
supervelocità o una forza esagerata. Un lupo mannaro lo
avrebbe sbranato vivo.
Lei
doveva badare a tutti e tre.
“Care”
la chiamò Tyler “Tutto bene?”.
“Alla
grande” sorrise lei. Non poteva mostrare la sua insicurezza.
“Perché
hai chiesto anche a Matt di venire?”.
“Avevo
bisogno di una mano”.
“Dio
… è tutto così strano”
commentò Tyler passandosi una mano nei capelli
“Voglio dire:
tu sei diventata un vampiro, io domani notte mi trasformerò
in un lupo mannaro
e … mi sorprende che tu sia riuscita a convincermi
così velocemente!”.
“Mi
è bastato mostrarti i miei denti”
ridacchiò Caroline “Senti, so che è
difficile
crederci e sarà ancora più difficile accettarlo e
conviverci, ma non è detto
che sia un male” cercò di consolarlo.
“Da
quello che ho letto nel libro è una trasformazione molto
dolorosa e una volta
completata io non avrò più il controllo delle mie
azioni, mi lascerò guidare
dal mio istinto … sarò solo un animale”.
“A
tutti fa bene lasciarsi un po’ andare ogni tanto”
scherzò lei.
“Potrei
fare del male a qualcuno”.
“Sarai
legato in un sotterraneo di una tenuta in mezzo al nulla …
non avrai nemmeno la
possibilità di fare del male”.
“Il
mio morso è letale per te”.
“Sì,
deve avermelo detto qualcuno”.
“Potrei
ucciderti”.
“Prima
mi devi prendere”.
“Caroline
sono serio!” s’indurì Tyler.
“Anche
io” ribatté la ragazza con lo stesso tono.
“Perché
lo fai?”.
“Per
un sacco di motivi. Ma penso possano essere riassunti tutti dicendoti
che sei
mio amico” disse Caroline “E poi tra scherzi della
natura ci si deve aiutare!”.
Tyler
la osservò con attenzione e si chiese come diamine facesse a
sorridere sempre
anche quando ci sarebbe stato da piangere.
“Sai
qual è il lato positivo di tutto ciò?”
iniziò “Passare questi due giorni con
una delle ragazze più fighe della scuola”.
“Tyler!”
esclamò Caroline sdegnata.
“Non
fare la finta tonta … come se non lo sapessi di ess
… quella è Bonnie?”.
La
ragazza si voltò verso il cancello e alzò la mano
in segno di saluto.
“Ehi
Caroline!” rispose Bonnie “Ciao Tyler”.
“Bonnie”
piegò leggermente il capo. Non conosceva da molto la rossa e
non era il tipo da
dare subito confidenza. Si sentiva anche un po’ in imbarazzo
perché Bonnie
sapeva del suo segreto.
“Te
lo portata” disse la ragazza all’amica e le
passò una boccetta di vetro.
“Cos’è?”
s’incuriosì Tyler notando il liquido giallastro
all’interno.
“Strozzalupo”
spiegò Care “Anche io ho fatto le mie ricerche,
sai?”.
“Il
nome non è invitante” dichiarò Tyler.
“E’
un erba velenosa per i lupi mannari. T’indebolirà
un po’ così saremo sicuri che
non scapperai da nessuna parte”.
“Mi
vuoi avvelenare?” si finse sospettoso “Dove
l’hai presa?” s’informò
rivolgendosi a Bonnie.
“Me
l’ha data Damon”.
“Il
vampiro sanguinario che mi vorrebbe morto?! Ora sono certo che tu mi
voglia
avvelenare!”.
“Non
fare il bambino, Tyler!” lo rimproverò Caroline
“Non ti può uccidere, è come la
verbena per noi vampiri. Ci fiacca ma non ci ammazza”.
“Cos’è
questo? Il tuo nuovo motto?”.
Caroline
gli lanciò un’occhiata di fuoco. Tyler
capì di doverla lasciare sola per un po’
con Bonnie. Aveva decisamente bisogno di chiacchiere femminili prima di
avventurarsi in quell’impresa. Salutò tutte e due
e con una scusa rientrò in
casa.
“Sembra
che l’abbia presa bene” constatò Bonnie.
“Già”
concordò Caroline “Ma ho l’impressione
sia una finta” sospirò “Fa tanto lo
spavaldo ma in realtà è spaventato a morte. Ha
paura di trasformarsi, del male,
di ferire qualcuno … e io comincio a pentirmi di aver
chiesto aiuto a Matt”
fece un’altra pausa come se non riuscisse a trovare le parole
giuste “Ci sono
troppe cose che possono andare storte. Tyler potrebbe scappare, io
potrei
essere morsa, Matt pure e io sono l’unica che deve badare a
tutti, ma … mi
serviva una mano, capisci?
Elena è
troppo presa con Katherine e Klaus, Meredith questo week end
è via con i suoi;
Matt era l’unico! E se devo essere sincera, sono contenta che
venga. Ti potrà
sembrare egoista, ma Matt riesce a calmarmi con uno sguardo e io ho
bisogno di
rimanere concentrata … niente attacchi di panico”.
In
quel momento Bonnie ebbe un’idea illuminante. Chiunque altro
l’avrebbe trovata
completamente folle e avventata, ma lei la vedeva piuttosto come una
possibilità di rendersi davvero utile.
“Che
Matt tra tutti sia quello meno pratico del soprannaturale, è
una cosa su cui
siamo tutti d’accordo” disse e Caroline
capì al volo che l’amica stesse
macchinando qualcosa “D’altro canto sappiamo che
farebbe di tutto per te, anche
rischiare la sua vita”,
“Ora
sì che mi stai tranquillizzando!”.
“Porta
anche me”.
Caroline
alzò le sopracciglia in un’espressione sorpresa
“Cosa?!”.
“Ci
vuole qualcuno che tenga a bada Matt mentre tu ti occupi di
Tyler” chiarì
Bonnie “L’hai detto tu stessa che qualcosa potrebbe
andare male e Matt si
butterebbe tra te e Tyler pur di proteggerti. Risultato? Nessuno di voi
tre ne
uscirebbe vivo”.
“Bonnie
…”.
“Fammi
finire” la pregò la rossa “Tu sei
l’unica che può fronteggiare Tyler in caso di
pericolo. Sei forte, veloce, agile e hai i riflessi pronti; sei
l’unica che
potrebbe fuggire alla sua furia animale e riuscire a renderlo
inoffensivo. Io
vivo con due vampiri, ormai non mi sorprendo più di niente
… sono preparata!
Mentre tu ti occupi di Tyler, io impedirei a Matt di farsi ammazzare
per
salvarti. Non ti dovrai preoccupare per lui”.
“Dovrei
lasciare il ragazzo per cui ho una cotta in mano a colei che
l’altro ieri si è
buttata nella fossa dei vampiri?!”.
“Ho
imparato la lezione, Care. Basta con le mosse avventate” le
assicurò Bonnie
“Poi l’altra sera si trattava solo di me, non
metterei mai qualcun altro in
pericolo”.
“E
mentre tieni d’occhio Matt, chi terrà
d’occhio te?”.
Bonnie
le rivolse un sorriso carico di fiducia.
Caroline
considerò l’idea “Non dico che non mi
farebbe piacere averti con me e con Matt
…”.
“Fantastico!”.
“Non
cantare vittoria troppo presto”
l’avvertì l’altra “Chiedi
prima il permesso a
Damon o a Stefan; non voglio trovarmi un paletto nel cuore per averti
portata
senza il loro consenso”.
“Non
c’è problema” disse Bonnie
“Stefan è via a caccia, ma Damon mi
farà di sicuro
venire”.
L’importante
è crederci.
Quando
Meredith Sulez si ritrovò di fronte alla porta di casa Elena
Gilbert capì
subito che da lì a poco sarebbero arrivati i guai.
Dal
momento in cui Stefan era arrivato a Fell’s Church con il
fratello, la sua vita
era stata sconvolta: la sua migliore amica si era innamorata di un
vampiro,
l’altra sua migliore amica era
diventata un vampiro, Mr. Tanner era stato ucciso, lei lo aveva trovato
il
cadavere e poi si era innamorata dell’insegnante di storia.
Se i suoi genitori
l’avessero scoperto avrebbero probabilmente rinchiuso a vita
lei e denunciato
lui. Motivo per cui avrebbe aspettato fino alla fine del liceo prima di
rivelare il suo piccolo segreto.
In
fondo Alaric era solo un insegnate; c’era di peggio
… avrebbe potuto essere un
vampiro. Ottima motivazione per i suoi genitori; avrebbe potuto usarla.
Alaric
cominciava a mancarle; era via da quasi un mese e per via del fuso
orario non
riusciva a sentirlo con regolarità.
Non
sapeva nemmeno che cosa fosse andato a fare in Scozia. Lui continuava a
fare il
misterioso e il fatto che tutta la faccenda riguardasse anche Damon non
la
metteva a suo agio.
Lei
era sempre stata abituata ad avere tutto sotto controllo, ora sentiva
che
qualcosa incominciava a sfuggirle di mano.
E
non appena Elena le disse per quale ragione fosse andata a trovarla,
Meredith
seppe per certo che la sua vita ormai aveva preso una direzione
così
inaspettata da risultarle impossibile tornare indietro.
Perché
la vecchia Meredith non avrebbe mai acconsentito ad una tale cazzata!
“Tu
sei fuori come un balcone, Elena”
l’apostrofò con tono turbato “Giuro, non
so
come ti sia venuta in mente un’idea così
… te l’ha consigliato Bonnie per
caso?” si accertò con sospetto. Si era davvero
affezionata alla piccola rossa,
ma non poteva negare che fosse la regina dei piani sconsiderati.
“No,
non ho parlato con Bonnie, ma la capisco, sai?” la difese
Elena “Non è bello
essere esclusi da qualcosa che ti riguarda. Alaric è in
Scozia da un mese e tu
non sai nemmeno che cosa stia facendo! Non vorresti andare
là e scoprirlo da
sola?” insinuò toccando un tasto dolente.
“Sì,
Elena … muoio dalla voglia, ma non è una buona
ragione per farlo”.
“Senti,
so che può sembrare una pazzia e … forse lo
è, ma io ho bisogno di sapere che
cosa sta succedendo. Bonnie non ha potuto raccontarmi niente
perché Damon l’ha
lasciata fuori dalla stanza e Stefan non vuole dirmi niente
perché mi
preoccuperei per nulla. Non hanno ancora la soluzione, non sanno se io
sono la
doppelgaenger che Klaus cerca e non mi vogliono allarmare inutilmente.
Come se
io potessi stare calma!”.
“Cercano
di proteggerti, Elena” le disse Meredith “Tu
vorresti fare di testa tua e loro
ti tengono all’oscuro per impedirti di peggiorare le cose.
Con la tua fortuna
finiresti tra le braccia di Klaus prima del previsto”.
“Grazie
per la fiducia” berciò Elena “Dai, Mere,
ti prego” e le fece gli occhioni dolci
“Ti chiedo solo di accompagnarmi a Greensboro per parlare con
quei vampiri”.
“Oh
sì! Una cosuccia da niente” sminuì con
sarcasmo la mora.
“Voglio
solo parlare con questo Sage … non dobbiamo per forza farci
vedere dagli altri”
cercò di convincerla.
“Non
posso Elena, devo partire questa sera con i miei. Lo sai che devo
andare a
trovare i miei nonni, non li vedo da una vita”.
“Torneremo
in tempo. Ho guardato gli orari dei treni, ce n’è
uno che parte tra mezz’ora e
non ci mette nemmeno due ore per arrivare. Per tornare indietro
possiamo
prendere quello delle cinque. Sarai in casa prima che i tuoi genitori
si
accorgano che sei uscita”.
Meredith
alla fine cedette alle richieste dell’amica.
Pensò, infatti, che se avesse
rifiutato, Elena sarebbe andata lo stesso da sola e si sarebbe cacciata
in un
guaio davvero serio. Meglio tenerla d’occhio.
“Dimmi
almeno che sei in macchina, perché non ho intenzione di
camminare fino alla
stazione”.
Elena
esultò e saltò ad abbracciarla.
Mentre
il treno sfrecciava sui binari, Meredith non aveva trovato niente di
meglio da
fare che osservare Elena dormire.
Per
quanto a volte desiderasse ardentemente che i Salvatore non fossero mai
arrivati a Fell’s Church, doveva ammettere che Stefan era
stato un vero
toccasana per ridimensionare Elena.
La
bionda era sempre stata la reginetta di turno, otteneva tutto senza
sforzi, era
amata, coccolata e ammirata. Meredith la considerava come una sorella,
ma a
volte avrebbe voluto che non le fosse tutto così facile.
Poi
i suoi genitori erano morti in un incidente stradale, si era lasciata
con Matt
e Stefan era giunto a Fell’s Church e per parecchio tempo non
l’aveva degnata
di uno sguardo. Meredith si era sentita tremendamente in colpa, come
sei lei
fosse la responsabile di ciò che era accaduto
all’amica.
Elena,
però, ne era uscita forte e più matura.
Più consapevole dell’effetto che aveva
sulle persone e più restia
ad usarlo a
suo favore come in precedenza. Elena Gilbert grazie a Stefan era
decisamente
cresciuta e Meredith non poteva che esserne orgogliosa.
D’altra parte era anche
preoccupata dall’influenza che Damon incominciava ad avere
sulla ragazza.
Meredith
era sicura che Elena provasse per lui una forte attrazione e non voleva
assolutamente che quello compromettesse la relazione con Stefan.
Con
tutto il cuore sperò che l’amica sarebbe stata
abbastanza assennata per non
buttare tutto al vento per una fissazione da ragazzina.
“Adesso
che facciamo?” chiese dopo essere scesa dal treno.
“Bonnie
mi ha detto che il posto è in periferia, è un
quartiere un po’ squallido, con
un night club per spogliarelliste”.
“Accattivante!”
ironizzò Meredith “Non vedo l’ora di
arrivarci. Come lo troviamo, genio?”.
Elena
si guardò intorno un po’ smarrita
“Ottima osservazione. Ehi! Scusi lei! Non è
che mi potrebbe aiutare?” urlò ad un passante e
gli corse dietro.
Meredith
si schiaffò una mano sulla fronte. Ogni tanto la vecchia,
sfacciata Elena
tornava a galla.
Cominciarono
a camminare nella direzione indicata dal signore, cercando con lo
sguardo
d’individuare l’insegna del locale, almeno per
accertarsi di essere nel
quartiere giusto.
“Così
tu vorresti incontrare questo vampiro con cui ha parlato
Damon?”.
“Esatto”
rispose Elena “Dato che sia Stefan che Damon tacciono come
delle tomba, mi
tocca andare dritta alla fonte”.
“Certo!
Perché te l’ha ordinato il medico”.
“Non
c’è bisogno di essere così
acide!” la ribeccò Elena “Comunque
dovremmo essere
vicine ormai … guarda là, è un night
club, no?”.
“Mai
credevo che nella mia vita sarei andata alla ricerca di un
night!”.
Le
due si scambiarono un’occhiata e scoppiarono a ridere,
perché nell’assurdità
della situazione quella era assolutamente la cosa più
stramba.
“Katherine?”.
Entrambe
gelarono sul posto e non ebbero il coraggio di voltarsi.
Bonnie
fissava indecisa un paio di felpe stese sul letto. Stava facendo lo
zaino per
partire con Caroline e non sapeva bene cosa portarsi dietro.
“Vai
da qualche parte?”.
Si
girò verso la porta per incrociare gli occhi incuriositi di
Damon, appoggiato
allo stipite con aria scanzonata.
“Ehi”
lo salutò Bonnie.
“Com’è
che non mi sgridi per essere uscito senza avvisarti? Non hai
più paura che mi
mettano sotto chiave e mi torturino?” la prese in giro.
“Non
è divertente!” replicò Bonnie
“Stanotte ho davvero pensato di dover venirti a
riprendere da qualche parte”.
“Mi
fai sciogliere il cuore con queste belle parole” la
canzonò mettendosi una mano
sul petto.
“Prima
dimostrami di avere un cuore”.
“Ahia!”
finse di offendersi il vampiro “Così mi
ferisci”.
Bonnie
scelse infine una felpa vecchia e un po’ consumata; stava per
andare a fare da
babysitter ad un lupo mannaro, poteva permettersi di non essere vestita
come
una modella.
“Il
fatto che tu stia ritirando quel maglione mi suggerisce che non stai
per fare
un fuga d’amore con Christian”.
“Christopher”
lo corresse Bonnie “E comunque accompagno Caroline e Matt nel
Maryland per
aiutare Tyler” aveva dato per scontato che Damon avrebbe
acconsentito senza
fare storia.
Grandissimo
errore.
“Dove
hai detto che vai?” tuonò l’uomo tra
l’incredulo e il teso.
“N-
non va bene?” balbettò Bonnie colta di sorpresa.
“No
che non va bene” dichiarò Damon “Tu sei
pazza se credi che ti lascerò andare
dopo quello che hai combinato a Greensboro”.
“Mi
è servita di lezione. Non farò mai più
mosse avventate, te lo giuro”.
“E
sei arrivata a questa conclusione nel lunghissimo tempo tra scorso tra
ieri e
oggi? Non si cresce in una notte, ragazzina”.
A
certa gente non bastano nemmeno
cinquecento anni.
Pensò con irritazione la giovane “Damon,
perché? È una specie di punizione?”.
“Questa
volta è sul serio pericoloso. Tu non ci andrai, fine della
discussione”.
“Ma
non sono da sola … Caroline è un vampiro, lei mi
può difendere”.
“Chi?
Baby vamp? Non sa badare nemmeno a se stessa” .
“Viene
anche Matt e lei non lo porterebbe mai se pensasse di non poterlo
proteggere”
gli fece notare come se fosse un’ovvietà.
“Sinceramente
se dovesse succedere qualcosa a quell’umano, non me ne
importerebbe nulla. E
poi Caroline ha una cotta per quel tipo; credi che si preoccuperebbe di
te se
lui fosse in pericolo?”.
Bonnie
incassò il colpo a fatica. Odiava sentirsi
l’ultima arrivata, quella non
così importante.
“Ha
bisogno del mio aiuto” continuò imperterrita.
Aveva la testa troppo dura, non
si sarebbe arresa facilmente.
“Sono
certo che potrà fare a meno di te”.
“Perché
mi vuoi costantemente tenere sotto una campana di vetro? Non sono fatta
di
porcellana!” gli gridò addosso
“Preferivo quando te ne fregavi di me”.
“Bonnie”.
“No,
Damon!” lo interruppe “Perché devo
essere io quella diversa? Perché Elena,
Caroline e Meredith possono giocare a fare le grandi, ma io rimango
sempre la
bambina?! Cosa c’è di sbagliato in me?”.
Damon
abbassò lentamente le palpebre con stanchezza
“Meredith e Caroline non sono mie
nipoti”.
“Ed
Elena?” lo incalzò.
Damon
rimase in silenzio.
“Scusa,
dimenticavo: lei può comandarti a bacchetta. Ha un potere
che io mi sogno”
commentò in modo più velenoso di quanto volesse.
“Cazzo,
Bonnie!” sbottò Damon e innervosito la prese per
le braccia e l’attirò a sé
“Farai mai quello che dico! Non capisci che cerco di tenerti
al sicuro? Stiamo
parlando di un licantropo durante la luna piena, non sarà
più il tuo amico
Tyler. Ti sbranerà senza esitazioni, nemmeno ti
riconoscerà. Credi davvero che
affiderei la tua vita ad una neovampira che deve occuparsi anche di un
altro
umano e nel frattempo evitare di farsi mordere?
Non sono così sconsiderato” questa
volta aveva alzato lui la voce “L’altra
sera eri con me e quasi ti sei fatta uccidere. Eri
con me, ma non è bastato. Ho passato i cinque
minuti più brutti
della mia vita e non mi era mai capitato di provare
una così fottuta paura” la voce ora si era fatta
bassa, quasi un sussurro
“Faccio di tutto per proteggerti, perché me la
devi rendere così difficile?”.
Gli
occhi di Bonnie si addolcirono in un istante. Le sue mani scattarono
tra i
capelli del vampiro e avvicinarono le due fronti “Io sono
qui, non vado da
nessuna parte, Damon, non mi perderai” mormorò
“E’ solo che non mi sento libera;
mi sembra sempre di dover dimostrare qualcosa. Ogni volta devo
prendermi la tua
fiducia, tu non me la dai mai …”.
“Mi
fido di te … è degli altri che non mi
fido”.
Bonnie
ridacchiò. Sembrava uno di quei genitori apprensivi.
“Vorrei
solo che la smettessi di paragonarmi alla bambina di dieci anni
fa”.
Damon
si scostò appena e le accarezzò la guancia con
delicatezza “Forse sei davvero
cresciuta”.
E
il campanello suonò. Bonnie non ci volle credere. Damon
stava finalmente per
concederle il suo permesso, pareva disposto ad ammettere che non poteva
controllare la sua vita, che la riteneva ormai abbastanza matura.
Bonnie valutò
seriamente di strozzare chiunque li avesse interrotti.
“Sparisci
per cinquecento anni e ora ti vedo un giorno sì e due
pure” commentò acidamente
Damon dopo aver aperto la porta e aver rivelato Katherine.
“Ritieniti
fortunato considerando che sto per salvare il tuo amore”
rispose lei.
“Ovvero?”.
“Stavo
gironzolando intorno alla casa di quella mora, quella inquietante
… a proposito
la casa più brutta che abbia mai visto
…”.
“Sto
per chiudere la porta” l’avvertì Damon.
“Elena
ha deciso di fare una piccola gita a Greensboro. Non credo sia molto
soddisfatta di quello che le avete raccontato”
spiegò Katherine “Da che mi
ricordo quei vampiri mi odiano. Non credo che sia sicuro per la mia
doppelgaenger andarsene in giro per quelle strade”.
“Damon”
lo chiamò Bonnie alle sue spalle “Se Elena
è andata da quei vampiri dobbiamo
andare a riprenderla” si allarmò ricordando quello
che le avrebbero fatto se
Damon non fosse intervenuto.
“Rimani
qui, ok?” le disse “Sistemo io questo
casino”.
“Sì
tesoro, lascia le cose da grandi a noi” le disse Katherine
con un sorriso di
circostanza.
“Io
vado, tu no” la freddò Damon e si
trasformò in corvo volando via.
“Pf!”
sbuffò Katherine “Come se fosse l’unico
che possiede un paio di ali” dopodiché
si tramutò in una bellissima civetta bianca e
seguì Damon.
Bonnie
rimase sulla soglia a guardare due puntini sparire oltre gli alberi.
Richiuse
la porta mestamente.
Perché
ogni volta che Damon sembrava concederle un po’ di
libertà poi ritirava tutto,
troppo preoccupato che si facesse male? Non era una bambola di pezza!
Perché
con lui doveva sempre essere due passi avanti e cinque indietro?
Non
si aspettava certa che le avrebbe dato il permesso di aiutare Tyler, ma
qualcosa di base era sbagliato. C’era ancora qualcosa di
irrisolto, altrimenti
non si sarebbe sentita così incompleta.
Con
un ultimo sbuffo salì in camera per chiamare Caroline.
“Katherine?”.
“N-
no … mi chiamo Elena” rispose la bionda che al
nome della vampira si era tesa
come una corda di violino.
“Ma
certo, come ho potuto confondermi! Damon mi ha parlato di te”
disse l’uomo.
“Tu
… sei Sage?” gli domandò Elena
facendosi avanti. Meredith rimase in disparte
osservando la scena in silenzio.
“Oui, mademoiselle, al tuo
servizio” le
sorrise il vampiro “Damon ti ha mandato da me?”.
“Non
proprio” fu vaga Elena “Ma so che avete parlato
l’altra sera … di me”
.
Sage
annuì “E’ stata una chiacchierata
interessante, poi una piccola rossa ci ha
interrotto”.
“C’è
un motivo se sono qui” continuò Elena
“Speravo che tu potessi darmi delle
risposte”.
“Siete
venute qui da sole? Senza protezione?”.
“I
nostri amici … non credo sarebbero felici di trovarci
qui” questa volta era
stata Meredith a parlare. Sperava che Sage sarebbe stato disposto a
raccontare
ciò che sapeva o sarebbe stato un viaggio a vuoto
“Abbiamo preso un treno e
abbiamo camminato fino a qui, quindi … per favore
… spiegaci che cosa sta
succedendo”.
Sage
acconsentì ma insistette a scortarle fino alla stazione.
Lì in giro c’erano
vampiri che avevano parecchi conti in sospeso con Katherine e la
somiglianza
con Elena avrebbe messo la ragazza in serio pericolo.
Avrebbe
chiarito tutti i loro dubbi nel tragitto verso i treni, ma voleva
essere certo
che le due ragazze arrivassero a casa sane e salve. Damon lo avrebbe
ammazzato
se fosse accaduto loro qualcosa. Senza contare che lo avrebbe odiato lo
stesso
per aver detto ad Elena i piani di Klaus.
“Katherine,
lei ha detto che sono la sua doppelgaenger, non so nemmeno che cosa
significhi,
ha detto che Klaus ha bisogno del mio sangue per accrescere il suo
Potere e …”.
“Ferma,
partiamo dall’inizio” la interruppe Sage
“Partiamo dalla parola doppelgaenger,
perché è la chiave di tutto. È nata
per definire un doppio di sé, un doppione
di qualcuno già esistente, di solito in seguito ad uno
sdoppiamento della
personalità, ma è qualcosa di temporaneo, prima o
poi il sosia viene
riassorbito dalla figura principale. Nel tempo, poi, il suo significato
è
traslato ed è passato ad indicare quel fenomeno
soprannaturale per cui ogni tot
anni compare una persona totalmente uguale ad una esistita nel passato;
stesso
fisico, stesso patrimonio genetico, se si dovesse fare
l’esame del DNA, ci
sarebbe completa corrispondenza. Ma è l’unico
aspetto che condividono, perché
caratterialmente si è del tutto indipendenti. È
come se una tua antenata fosse
stata clonata e tutte le sue sosia comparissero negli anni a intervalli
irregolari”.
“Quindi
Katherine non è la prima doppelgaenger?”.
“No,
è troppo giovane. Io parlo di un fenomeno molto
più antico. Proprio per questa
periodicità il loro sangue è usato per legare
incantesimi, riti, maledizioni”.
“Perché
il sangue?”.
“Perché
è la vostra linfa vitale, è quello che trasmette
il vostro gene, è lì che sta
tutta l’energia. Tutti i rituali sono creati per accrescere i
Poteri ed è una
strega a sigillarli, ma le streghe sono serve della natura, devono
mantenere
l’equilibrio, non possono permettere che qualcuno sia troppo
più potente,
troppo diverso. Alcune di loro sono costrette dalle circostanze
perciò hanno
trovato questa scappatoia. Non si sa mai dove o quando
comparirà la prossima
doppelgaenger , è difficilissimo trovarle,
c’è quindi una buona possibilità che
il rito non venga mai eseguito”.
Elena
e Meredith ascoltavano zitte e attente, come a scuola. Affascinate da
quella
mitologia, preoccupate per il destino della bionda.
“Ho
incontrato Klaus una volta” proseguì Sage
“Bel ragazzo, ma con manie di
grandezza. È un originario e il più potente al
mondo, ma è ossessionato che
qualcuno possa batterlo. Quando uno è abituato per
così tanto tempo a essere il
primo, è dura accettare di essere superato, ti rende
vulnerabile. Non mi ha mai
accennato a come era intenzionato ad aumentare la sua forza, ma
suppongo che
quello che ti ha detto Katherine sia possibile. Insomma siete identiche
e lei
ha avuto a che fare con Klaus. Non so se sia vero, ma è
molto verosimile”.
“Non
c’è un modo per ucciderlo?”.
“Ho
spiegato a Damon che l’unico modo per uccidere un Antico
è il legno di frassino
bianco, ma è introvabile. In alternativa potrebbe chiedere
ad una strega; la
magia ha creato il rito, la magia può spezzarlo. Non
sarà facile, però: prima
di tutto dovrebbe trovarne una che non lo odi e deve essere anche
abbastanza
potente da contrastare un incantesimo così antico”.
“Hai
detto che il fulcro di tutto è il mio sangue. C- come
può averlo?”.
“Il
modo più semplice per un vampiro è morderti.
Parliamo di una magia antica, legata
ad una concezione sacrificale. È necessario che tu muoia per
completare
l’incantesimo”.
Elena
ammutolì. La sua espressione s’impietrì
ma cercò di non darlo a vedere, anche
se fu palese.
“Non
c’è niente che possiamo fare per
fermarlo?” s’intromise Meredith “Forse
non sa
nemmeno di Elena …” suppose.
“Damon
è un mio amico e gli devo un favore. Ho intenzione di andare
nella Dimensione
Oscura e cercare informazioni. È tutto quello che posso
fare”.
Sia
Meredith che Elena non avevano la più pallida idea di cosa
fosse la Dimensione
Oscura, ma in quel momento non era la questione più
importante.
“Io
… ti ringrazio, Sage, per tutto quello che hai fatto e che
farai” gli sorrise
Elena.
Sage
ricambiò con un cenno del capo “Spero di portarti
notizie migliori la prossima
volta che ci vedremo” si piegò a fare il baciamano
a entrambe le ragazze “Au revoir,
cheris” le salutò
“E’ stato
un piacere conoscervi”.
Elena
si appoggiò alla carrozza del treno e osservò con
sconforto la figura del
vampiro francese.
Quando
quella mattina si era svegliata con l’idea di andare ad
indagare, aveva intuito
che avrebbe ricevuto brutte notizie. Pensava di essere preparata.
Invece dopo
le parole di Sage si sentiva come in un altro mondo, come se quella che
le
stava davanti fosse un’altra realtà,
un’altra Elena Gilbert. Non la bionda,
bellissima, affascinante, popolare, ma una
ragazza estranea, diversa che non condivideva la sua
stessa vita.
Come
era arrivata a quel punto? Quando era cominciato tutto? Con Stefan? Ma
forse se
lui non fosse mai giunto a Fell’s Church sarebbe stato
peggio. Lei non avrebbe
mi potuto sospettare che un vampiro antico le avrebbe dato la caccia.
Poi il
suo pensiero si rivolse a Margaret e a zia Judith e a tutti i suoi
amici.
Sarebbero stato sbalzati nel pericolo più buio e la colpa
era solo sua.
“Elena”.
Avrebbe
dovuto farsi forza, per loro, per salvarli. Avrebbe affrontato Klaus,
avrebbe
fatto di tutto per proteggere le persone che amava. Non avrebbe
permesso a
nessuno di far loro del male; sarebbe morta piuttosto.
“Elena”.
“Hn?”.
“Sage
non è stato preciso … potresti non essere tu la
doppelgaenger che Klaus cerca”
la confortò Meredith.
“Hai
ragione, deve essere un’altra, perché il mondo
è pieno di doppelgaenger”
ironizzò Elena distogliendo lo sguardo “Scusami,
Mere, non volevo risponderti
male. Sono solo un po’ scossa”.
“Non
ti succederà niente, ok?” la
tranquillizzò Meredith “Stefan e Damon non ti
lasceranno morire e anche noi faremo del nostro meglio anche se non
abbiamo i
superpoteri”.
Elena
l’abbracciò stretta. Il supporto delle sue
migliore amiche, della sorellanza
velociraptor era ciò che di più importante
possedeva. Nient’altro avrebbe
potuto farle superare quel momento difficile.
“Dimmi
se non è quella puttanella di Katherine Von
Swartzschild!” esclamò una voce alle loro spalle.
Per
la seconda volta in
poche ore il nome di Katherine fece tremare le due giovani.
Lì a pochi metri da
loro se ne stavano due uomini a fumare. Meredith ed Elena capirono al
volo che
quell’incontro non sarebbe stato così piacevole
come quello condiviso con Sage.
“Con
quello che mi hai
fatto l’ultima volta non so con che coraggio ti ripresenti
qui a Greensboro”.
Elena
fece scivolare la
mano sul braccio di Meredith senza farsi notare e lo tirò
leggermente verso di
lei. Dovevano andarsene alla svelta.
La
stazione era deserta e
quei due vampiri (era palese che lo fossero) avrebbero potuto
attaccarle in
qualsiasi momento.
“Corri”
le mormorò quasi
non emettendo suono.
Le
due diedero loro le
spalle e fuggirono più veloce della luce, ma non abbastanza.
Si trovarono la
strada sbarrata dopo pochi metri.
Non
le lasciarono nemmeno
il tempo di chiarire il malinteso; uno di loro prese Elena per il collo
e
l’attaccò al muro sollevandola leggermente.
“Sono
anni che sogno di
staccarti il cuore” le ringhiò a pochi metri dal
volto.
“N
– non sono Kat-
therine” annaspò lei tentando con le dite di
smollare la presa.
“Smettetela!”
strillò
Meredith in modo autoritario “Levatele le mani di
dosso!”.
“Tu
stanne fuori” le
intimò l’altro vampiro.
“Non
è Katherine! Non è
Katherine” ripeté istericamente e si
appigliò alle spalle del vampiro che
teneva l’amica con l’intenzione di liberarla
“Lasciala, dannazione! Non senti
che il suo cuore batte!”.
Il
vampiro tese le
orecchie e, rendendosi conto dell’errore, tolse subito le
mani dalla ragazza.
Elena cadde in ginocchio tenendosi il collo rosso e dolorante e
tossì un paio
di volte. Meredith le fu subito accanto.
“Come
è possibile?” si
accigliò il vampiro “Sei uguale a lei”
tirò un pungo al muro facendo sobbalzare
le due ragazze “Maledizione!” imprecò
“Un’altra occasione buttata in fumo”.
“Prima
o poi la troverai
e ti vendicherai” gli disse l’altro quasi a dargli
il contentino.
Gli
occhi del primo
vampiro vennero attraversati da un lampo di rabbia e in un attimo
artigliò il
braccio di Meredith e la costrinse ad alzarsi “Non siete
quello che stavo
cercando, ma capitate nel momento giusto. Ho una sete
terribile” detto questo
sfoderò le zanne e calò sul collo di Meredith.
La
mora sentì le punte
dei canini sfiorarle la pelle ma non andarono oltre. Il corpo del
vampiro
divenne improvvisamente rigido e crollò a terra.
“Vampiri
della Dimensione
Oscura” sentenziò Katherine gettando il suo cuore
sulla strada “Sempre così
coglioni” commentò “Oh eri tu
Joseph?” chiese fintamente dispiaciuta al
cadavere “L’uomo dagli attributi più
piccoli che abbia mai visto. Beh tu che
hai da guardare?!” esclamò in direzione
dell’altro compare “Sparisci prima che
ti spezzi il collo”.
Quello
indietreggiò e si
girò con la chiara intenzione di darsela a gambe, ma Damon
lo intercettò
staccandogli la testa di netto “Schifoso codardo”.
“Damon”
bisbigliò Elena
stupita quanto Meredith di vederlo lì con Katherine a
difenderle.
“Tu
sei davvero nei guai”
la informò puntandole un dito contro.
“Perché
sei qui con lei?”
gli domandò di rimando, un po’ scocciata.
“Siamo
venuti a salvare
il tuo regale culo, Principessa, nel caso non te ne fossi
accorta” la freddò
lanciandole un’occhiata tagliente “Ora filate su
quel treno, tutte e due, prima
di fare altri spiacevoli incontri”.
“Non
volevo fare niente
di male” si giustificò Elena che solo in
quell’istante, studiando lo sguardo
glaciale di Damon, si rese conto di quanto irresponsabile fosse stata.
“Sul
treno” ordinò Damon
“Ora”.
Meredith
annuì, prese
Elena per mano e si avviò alle porte del vagone
più vicino senza proferir
parola. Damon le imitò e Katherine per ultima
seguì il trio.
Prima
di salire sulla
carrozza Elena si girò “Lei non viene con
noi” dichiarò indicando Katherine.
“Cosa?!”
si sdegnò la
vampira.
Elena
non controllò
nemmeno se le avrebbe dato retta o no. Entrò nel vagone e
con Meredith andò a
occupare dei posti.
“Sta
scherzando, vero?”
chiese incredula Katherine “Le ho appena salvato la vita e mi
ripaga così!”.
Damon
era piuttosto
divertito dal battibeccare le due “L’hai sentita,
no? È lei il capo”.
“Ti
fai comandare così a
bacchetta come se fossi una foca ammaestrata?”
insinuò la donna alzando un
sopracciglio.
“Ti
dà fastidio di non
essere più tu ad avere questo potere su di me?” le
rinfacciò Damon.
“Sono
venuta da te perché
sapevo che Elena era in pericolo. Voglio solo un po’ di
fiducia. So di aver
ferito sia te che Stefan, ma devi capire Damon che non sono io il tuo
nemico,
non più”.
Damon
assottigliò le
labbra e un velo di tristezza pervase i suoi occhi “Hai
ragione, ci hai
ferito”.
Salì
sul treno senza
voltarsi.
Elena
richiuse con
delicatezza la porta del Pensionato. Erano arrivati Fell’s
Church in ritardo,
Meredith era schizzata dentro casa appena avevano fermato la macchina
mormorando qualcosa sul fatto che i suoi l’avrebbero uccisa.
Elena
valutò che avrebbe
preferito cento volte affrontare i genitori di Meredith piuttosto che
una sola
volta Damon Salvatore arrabbiato.
Il
vampiro stava davanti
a lei, girato di spalle, immobile. Elena sgattaiolò via
verso la cucina. Aveva
bisogno di bere dell’acqua e di stare lontano da lui,
perché in quel momento la
faceva sentire come una bimba beccata con le mani nella marmellata; una
piccola
e stupida irresponsabile.
“Chiariamo
una cosa”
proruppe Damon irrompendo in cucina “Io mi preoccupo per te e
non me ne frega
niente se pensi che io non ne abbia diritto solo perché non
sono Stefan. So di
non essere Stefan, sono grato di
non
essere Stefan, ma continuo a preoccuparti
per te. Potrà anche sembrarti una cosa patetica,
fastidiosa, potai anche
odiarmi, però io farò tutto ciò che
è in mio potere per proteggerti”.
“Damon”.
“Fammi
finire” la bloccò
prima che potesse ribattere “Quello che hai fatto oggi
è stato incosciente e da
idioti. Che senso ha cercare informazioni per salvarti da Klaus quando
ti fai
ammazzare da sola? Hai idea di cosa sarebbe successo se quei vampiri ti
avessero presa? Stefan non si sarebbe mai perdonato, tu saresti morta e
io …”.
“Mi dispiace” si
scusò Elena con gli occhi lucidi posando una mano
su quella del vampiro “E ti ringrazio per essere venuto ad
aiutarmi. Ci
avrebbero uccise se non ci fossi stato tu”.
Gli
di Damon incastonati
in quelli di Elena brillarono. Sapere di essere stato quello che aveva
tenuto
Elena in vita era la ricompensa più gratificante che potesse
ricevere.
“Beh
… anche Katherine ha
aiutato”.
Elena
rise “Già … sono in
debito con lei. Chissà perché ma non credo sia
una cosa buona” spostò la mano
“Darò ascolto sia a te che a Stefan
d’ora in poi, ma mi dovete promettere che
ascolterete anche la mia opinione. L’altro giorno mia sorella
è stata rapita,
ora non c’entro solo io, altri sono coinvolti, quindi
… non fate tutto da soli,
ok?”.
“Mi
pare abbastanza
giusto” acconsentì Damon.
Sentirono
la porta della
villa aprirsi e richiudersi. Dopo un attimo Stefan comparì
in cucina. Li fissò
allarmato “Che succede?”.
“Niente”
rispose Damon
con nonchalance “Elena mi stava annoiando con le sue
chiacchiere da
femminuccia. Meno male che sei tornato”.
Elena
si girò verso Damon
strabuzzando gli occhi. Era certa che avrebbe raccontato a Stefan
quella che
aveva combinato, invece l’aveva coperta.
Stefan
si avvicinò ad
Elena e la baciò; la bionda lo abbracciò con
trasporto e chiuse gli occhi
beandosi del profumo del ragazzo. Qualche ora prima aveva temuto di non
vederlo
mai più.
“Ti
fermi per cena?” le
domandò con dolcezza.
Elena
annuì scuotendo la
testa.
“Vado
a chiamare anche
Bonnie, vorrà unirsi a noi” suppose Stefan.
“Non
è in casa” disse
Damon “Mi ha mandato un messaggio poco fa, ha raggiunto
Meredith, dice che passerà
la notte là”.
“Non
può essere” lo
contraddisse Elena.
“Non
fare l’offesa,
Principessa” la prese in giro Damon “E’
tutto il giorno che sei con Meredith, è
comprensibile che non ti voglia più tra i piedi per un
po’ ”.
“No,
no, non hai capito:
Meredith non c’è per tutto il week end.
È partita stasera con i suoi genitori”.
Damon
contrasse le
sopracciglia e serrò le labbra. Intuì subito dove
fosse andata quella piccola
peste. Ribollì di rabbia. Perché lei uniche due
ragazze cui teneva dovevano per
forza essere delle testarde e sconsiderate amanti del rischio.
Avevano
per caso un
desiderio di morte? Forse lui avrebbe potuto accontentare una di loro.
“Stefan
quando torna,
tienimela lontana. Perché se la prendo le rompo il
collo”.
“Ehi
Bonnie, sei sicura
che Damon sia d’accordo con questa cosa?” le chiese
per la centesima volta
Caroline mentre guidavano verso il Maryland.
“Sì,
Care” mentì la rossa
abortendo, senza farsi notare, l’ennesima chiamata di Damon.
Premette il
pulsante rosso e spense il cellulare.
Quando
sarebbe tornata a
casa, sarebbe scoppiato l’inferno. Probabilmente
l’avrebbero rinchiusa a vita
in camera sua.
Poteva
apparire un’altra
delle sue idee da folli, ma in realtà quello era un modo per
dimostrare a se
stessa di non essere inutile, di potere fare qualcosa di buono. Sapeva
cavarsela da sola, l’aveva fatto per tutti quegli anni, si
era presa cura di se
stessa da quando era andata in Italia. Sentiva di dover accompagnare
Caroline.
Era cresciuta ormai, non era una bambina, non lo era più da
tempo.
E
forse anche Damon prima
o poi l’avrebbe capito.
“You sprung me, I'm grateful
I love when you tell me not to speak
I owe you but I know you, you'll have me back but it's gonna take a
week
What now kid?, which way love?
Will we ever make up and be friends?
[…]
Saturday nights in neon lights,
Sunday in the cell
Pills enough to make me feel ill, cash enough to make me well
Take me, take me to the riot
Take me...”
(Take me to the riot- Stars)
Il
mio spazio:
101
recensione! Voi siete
pazze e io vi adoro!!!!!
Non
credevo che una delle
mie storie avrebbe raggiunto un risultato del genere; non
finirò mai di
ringraziarvi! Siete davvero fantastiche!
E
io come vi ripago?
Aggiornando ogni morte di papa. Ormai le scuse sono imbarazzanti e
questo
capitolo non mi convince nemmeno granché, per cui forse vi
lascio con qualcosa
di orripilante.
Però
ho buone notizie! Si
avvicinano le lunghe vacanze natalizie
dell’università e, anche se dovrò
preparare gli esami, avrò sicuramente più tempo
per scrivere.
Altra
cosa positiva: la
pausa invernale di tutte le serie tv! Io sono una drogata di serie tv,
le
guardo praticamente tutte e in questo periodo se avevo un momento
libero
guardavo una nuova puntata togliendo tempo alla scrittura. Sono davvero
imperdonabile =(
Che
ve ne pare della
prima parte della terza stagione di TVD? A me è piaciuta
molta per tre motivi:
1) Klaus. Dovrebbe esserci un Klaus per ogni show e un Joseph Morgan per ogni città.
2) Il cambiamento di Stefan. Già amavo il suo personaggio (a volte più di Damon), ora lo trovo superbo! Spero davvero che gli autori proseguano con questa vendetta.
3) Bonnie e Jeremy hanno rotto! Giuro non credo di aver esultato così tanto dai tempi in cui Lindsay Gardner se ne era andata da New Port lasciando finalmente Ryan libero di tornare tra le braccia di Marissa.
Ammetto
che sono anche
riusciti a non farmi detestare i momenti Delena (anche se rimango una
fan di
Stelena).
Ora,
digressione a parte,
passiamo al capitolo.
Il
sogno di Bonnie è in
realtà un mio sogno ( non chiedetemi cosa avevo mangiato
quella sera) e ho
pensato subito di scriverlo. È da tre capitoli che volevo
inserirlo ma non
c’era mai spazio.
Voi
che ne pensate?
Credete che i sogni di Bonnie siano dettati dalla soggezione o siano
premonitori?
Poi
ovviamente la nostra
piccola rossa deve per forza fare la ribelle e ovviamente disobbedisce
a Damon
e parte con Caroline, Matt e Tyler. Credere che abbia fatto bene? io
credo di
sì; magari avrà sbagliato, potrà
sembrare una che non impara mai, ma sta
crescendo anche lei, deve trovare una sua dimensione, per cui
… diciamo che
farà parecchi tentativi prima di arrivare al traguardo.
Damon
finalmente dice
chiaro e tondo di tenere a lei. Non usa queste specifiche parole ma
è
palesassimo. Morirebbe se dovesse succedere qualcosa a Bonnie e si
arrabbia
perché sente che lei gli sfugge dalle mani.
L’ultima
scena ricorda un
po’ l’ultima di TVD 3x09
“Homecoming”. L’ho fatto apposta :P
… in fondo le due
situazioni mi sembrano molto simili.
A
questo proposito vorrei
precisare una cosa, perché questa storia è
improntata sulla relazione
Damon-Bonnie e non si è ancora vista una scena romantica tra
i due.
Mi
spiace ma dovrete
aspettare ancora un bel po’. Ora come ora non credo siano
ancora pronti per
condividere un bacio o qualcosa di simile. Sentono qualcosa, certo,
però sono
appena diventati amici e si sono ritrovati da poco
e non riescono a pensare all’altro in quel senso.
Non
dimentichiamo inoltre
che Bonnie deve ancora scoprire che Damon ha ucciso suo fratello.
Dovranno
attraversare la fase dell’odio, della negazione, del perdonoe
poi di nuovo
amicizia, fiducia e infine qualcosa accadrà.
Ovviamente
non tratterò
tutte queste fasi singolarmente ( se no finiamo davvero
l’anno prossimo), ma si
completeranno.
Il
loro è un percorso e
cerco di renderlo il più realistico possibile; spero che non
vi annoierete di
questa attesa, che continuerò ad appassionarvi, che avrete
pazienza e seguirete
la Strega e il Vampiro fino alla fine.
Consolatevi
nel sapere
che è una sofferenza anche per me dover continuare a
interrompere i loro
momenti, inserire scene con alcune distrazione (vedi Christopher ed
Elena). Non
vedo l’ora di arrivare al punto che tutte aspettate
perché lo attendo anch’io
con ansia!
Parlando
appunto di
parentesi Delena, che vi è parsa la loro scena? Non sono
molto brava a scrivere
di loro, quindi mi scuso se c’è qualche loro fan
che segue la mia storia. Non
so se sto trattando del loro rapporto nel modo giusto. Anche se io non
sono una
appassionata di questa coppia, so che è molto importante
quindi vorrei darle
giustizia.
Nello
scorso capitolo mi
sono dimenticata di menzionare tra le note Sage! Errore mio!
Sì lo so, è solo
una comparsa e dopo questo capitolo non lo vedremo per un
po’, ma sono riuscita
a trovare uno spazietto anche per lui.
Non
sarà l’unica guest
star a comparire in questa storia. Tra un po’ ne
arriverà un’altra.
Dopo
questo sproloquio vi
lascio e ringrazio nuovamente chi mi segue, recensisce e legge. Tutto
questo va
avanti grazie a voi
Anticipazione
del
prossimo capitolo: Trasformazione di Tyler e ritorno di Alaric!
Titolo: We can be heroes just for
one day.
Fran ;)