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Autore: kymyit    27/11/2011    1 recensioni
Una sera Gabumon torna sulla Terra per far visita all'amico Yamato, ma lo trova con Piemon, alle solite, insomma. O quasi... ad ogni modo, è preso da una strana gelosia. Perché Yamato è ormai un uomo e lui, lui a che serve adesso che non deve più proteggerlo?
Ovvi accenni alla PieYama ^^
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Piemon/Piedmon, Yamato Ishida/Matt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Two Lonely Stars'
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-Yamato, sono arrivato!- esclamò Gabumon una volta materializzato dall’altra parte del varco fra la Terra e Digiworld. La prima cosa che vide fu il solito disordine che regnava sovrano nella stanza del suo compagno.
Poi vide i vestiti in terra e infine percepì del penetrante odore di profumo. Il solito profumo che da un bel po’ di tempo stava appiccicato anche sul digiprescelto. Gabumon non si lamentava, ma era davvero un odore fastidioso che dava alla testa.
“Forse è meglio se ripasso più tardi…” si disse preparandosi a riattraversare il varco, quando un vocio indistinto lo fece desistere.
Si affacciò alla porta della stanza. La cucina era nel solito caos, eccetto che per delle bottiglie di liquore che non dovevano esserci.
Perché Yamato non beveva (quasi) mai.
La porta del bagno era aperta e un sottile fascio di luce tagliava la penombra del corridoio. Le voci si fecero distinte man mano che il rettile si avvicinava alla porta a passo lento, quasi intimorito. Lo scroscio dell’acqua rendeva difficile sentire tutto, ma Gabumon udì chiaramente Yamato alterarsi.
-Lasciami...- biascicò.
-Non fare storie!- ecco, quello era Piemon… ma non aveva altro da fare quel digimon? Stava più lui con il suo compagno che non Gabumon stesso. Non aveva una sua prescelta da importunare?
Sì, era un puntino geloso, effettivamente, ma prima di tutto c’era la preoccupazione, perché il tono di voce del prescelto dell’Amicizia si era alterato ancora di più.
-Smettila!- urlò.
-Dove credi di andare, idiota?- anche il digimon parve molto irritato e quel tono, quasi omicida, fece scattare il campanello d’allarme nel cervello del rettile che aprì la porta di scatto, pronto a evolvere Metalgarurumon per raffreddare i bollenti spiriti del Padrone delle Tenebre.
Yamato tentò di svignarsela, nudo e completamente fradicio ma Piemon, altrettanto nudo, lo trascinò nuovamente sotto la doccia senza sforzo.
Non si accorse di Gabumon e costrinse il ragazzo a tenere la testa china sotto il getto dell’acqua freddo, a stretto contatto col suo corpo niveo.
-Vuoi stare buono cinque secondi?-
-Sei il solito maniaco!- urlò Yamato –Non riesci a pensare ad altro?!-
-Lascialo in pace!-sbottò il digimon dell’Amicizia, infuriato, irrompendo nella scena.
Piemon alzò il capo verso di lui, con disappunto e stupore, mentre il digiprescelto si divincolò mugugnando qualcosa circa i suoi neuroni inguinali e compì un passo verso la salvezza, per poi fermarsi, tremare visibilmente e…
-Torna qui, rischi di…- Piemon si scostò dalla traiettoria del rigurgito appena in tempo.
Scosse la testa, paziente, e si portò alle spalle del ragazzo, iniziando a massaggiarlo con gentilezza.
 -La tua resistenza all’alcol fa ridere…- commentò compunto.
Lo sapeva, e, infatti, non voleva farlo bere, non quella volta, ma lui gli aveva preso il bicchiere dalle mani e poi…
Certo che gli umani fanno cose davvero strane...

Alla fine Yamato crollò addormentato e la doccia per fargli passare la sbornia servì a ben poco. Piemon e Gabumon rimasero svegli e lucidi, in silenzio, davanti al suo letto.
Il rettile si vergognava di pocanzi e il suo disagio era evidente, quasi tangibile.
-Mi spiace…- disse.
-Eh?-
-Prima in bagno… ho sentito Yamato urlare e ho pensato che gli stavi facendo qualcosa di male…-
Piemon non parve prendersela.
-Se fossi riuscito a farlo tornare lucido forse…- insinuò e il digimon rettile socchiuse gli occhi.
Sapeva dove voleva andare a parare.
Insomma, se Yamato non si fosse ubriacato sino a vomitare forse Piemon gli sarebbe saltato sopra… beh, gli sarebbe saltato addosso comunque, in effetti, almeno quello, pensava. Invece, a scapito di quel pregiudizio, il digimon dell’Amicizia aveva dovuto ammettere a se stesso che, per quanto il Padrone delle Tenebre fosse ossessionato dal corpo del suo compagno, si era premurato di fargli passare la sbornia e non ci aveva fatto nulla. L’odore di sesso ormai lo conosceva, Gabumon. E poiché non percepiva quell’acre sentore, dovette ammettere a se stesso di essersi totalmente sbagliato.
-Torno a Digiworld.- disse Piemon, dopo aver rimboccato le coperte al ragazzo che dormiva nella grossa. Neppure le cannonate l’avrebbero risvegliato, poco ma sicuro.
-No, forse è meglio se vado…- rispose Gabumon –Pyomon e i cuccioli mi aspettano per cena…-
-Insisto.- rispose il mega, aprendo il digivarco che dava alla sua dimora –Anche perché non ha fatto che lamentarsi del fatto che ti stava trascurando, quindi è meglio se trova te al suo risveglio.-

Gabumon non poté negare di essersi sentito un poco felice in quel momento.
Quando il digivarco si chiuse al passaggio del Padrone delle Tenebre, rimase però solo a riflettere su come tutto fosse cambiato da quando Yamato era solo un bambino.
Lo guardò dormire sprofondato sotto il piumone. Ormai aveva vent’anni sulle spalle e tutto il diritto di amare chi voleva. Lui non aveva forse scelto la sua Pyomon?
Si sentì egoista nel provare quella profonda nostalgia per il passato, per i giorni dei bambini prescelti e delle loro lotte, per la sensazione d’orgoglio che avvertiva quando doveva proteggerlo e si rendeva conto di essere l’unico a poterlo fare, a poterlo comprendere.
Erano ormai cose del passato, però. Non doveva più proteggerlo da niente e da nessuno, perciò, dopo averlo atteso con pazienza per anni e anni e averlo aiutato a crescere ed essere divenuto a sua volta un digimon migliore, Gabumon si domandò quale fosse il suo scopo ora che Yamato era, ufficialmente, diventato un uomo.
Due braccia forti gli cinsero il collo come a dar risposta a quell’interrogativo pressante.
-Gabumon…- sussurrò Yamato, con la voce impastata dal sonno e gli occhi chiusi. –Gabumon…-
Il digimon arrossì violentemente.
-Gabumon…- continuò a chiamare il suo compagno.
Il rettile sospirò, sorridendo timidamente sotto la sua pelliccia.
-So… sono qui…- disse prendendo le mani calde del ragazzo fra le sue fredde e squamose.
-Ti voglio bene…- biascicò il ragazzo. In realtà, Gabumon percepì un borbottio quasi indistinto, ma comprese benissimo e non poté non sentirsi felice. Perché alla fine si era fatto solo un sacco di pensieri inutili.
-Anch’io…- rispose, accoccolandosi fra le braccia dell’amico al calduccio sotto le coperte.
Alla fine doveva solo continuare ad essere ciò che era per Yamato.
A dispetto di quanto credeva, forse non era affatto cresciuto più di quel bambino mingherlino e scontroso di nove anni prima.



Note: Ehm... questa doveva essere una cosa scema all'inizio, con la faccenda dell'equivoco e tutto... ma poi è venuta fuori una cosa un po' triste. Gabumon è così coccoloso... lo strittolerei per ore se mi capitasse fra le mani... e vabbè, baci peluchiosi a tutti!! ^_-
   
 
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