Solo altri tre capitoli, TRE
CAPITOLI >:I ce la posso fare. In ogni caso, posso dire che non mi piace?
Non mi piace. Non so, l’idea mi soddisfa ma non sono riuscita a concentrarmi e a
scrivere quello che volevo scrivere decentemente. Semplicità spiazzante e
introspezione zero (sarà che mi è drenata tutta via con Hic
Sunt Dracones? Facciamo che
è così, dai).
Ma ciccialculo,
tanto non è un capitolo LAVEN A______A *DISCRIMINANTE*. MA POI PERCHE’ E’
KANDALENALEE, ED E’ COSI’ LUNGO? AL DIAVOLO.
La cosa pressoché divertente è
che quando scrissi il quinto capitolo di SEVEN, il motivo della ‘luce negli
occhi di Lenalee’ ce l’avevo in mente, e mi soddisfaceva. Poi è passato il
tempo, e io me lo sono dimenticato e mai più ricordato con ESTREMO mio
rammarico. Perciò, questa è l’unica cosa che mi è venuta in mente *_*’ , e
ammetto che non mi dispiace.
Ho realizzato mentre scrivevo che io uso spesso termini harrypotteristici che se uno non ricorda bene o non ha
neppure letto i libri non può capire .__. Quindii:
Puffola Pigmea: animaletto fluffoso, peloso e
assolutamente adorabile, dal pelo dai colori improbabili, ad es. lilla, rosa,
ecc.
Berretti rossi: folletti che si nascondono tra antichi ruderi e
rovine di castelli e attaccano i viaggiatori uccidendoli e intingendo i loro copricapi nel loro sangue. Assomigliano a dei vecchietti
brutti.
Marciotti: spiritelli a una gamba sola che fanno perdere la strada ai viaggiatori
accendendo le loro lanterne e facendo credere che vi siano abitazioni umane (e
causandone spesso la morte).
Disclaimer: semplicemente,
no.
.
Why Lenalee had
that light in her eyes
( S E V E N
)
.
Una palpebra
di Kanda si contrae in un tic d’irritazione, quando
la mammoletta si lascia andare anima e corpo a un
ennesimo, lungo, sonoro sospiro e, spazientito, chiude il suo libro di Erbologia con un tonfo e lo butta nell’erba.
“Ti hanno
trasfigurato in uno sfiatatoio umano?”
Allen si
volta di scatto, con le sopracciglia bianche aggrottate e il labbro superiore
arricciato per lo sdegno. Le sue dita stringono gli steli d’erba così forte che
le sue nocche si fanno più pallide.
“Non posso
neanche respirare ora?” chiede bruscamente.
Kanda sbuffa e
mette da parte anche lui il libro di studio. “Quello non è respirare, cretino.
È imitare una balena che emerge.”
Allen dev’essere miracolosamente d’accordo con lui, perché
ritorna silenziosamente a contemplare il tramonto. Sospira di nuovo. Una vena
comincia a pulsare dolorosamente sulla tempia di Kanda,
tanto che questi si sente invogliato a condividere uno dei suoi rari e saggi
consigli di vita per far sì che tutto ciò finisca.
“Senti, mammoletta—”
“È Allen.”
“Non
m’importa. Se hai qualche problema, allora fai qualcosa per risolverlo.”
Quando il
più giovane guarda torvo il cielo con una certa caparbietà, Kanda
sa di aver colpito nel segno – non che ci volesse molto. Lo ‘scoop dell’anno’,
lo chiama ormai Lenalee segretamente.
“Come se
fosse facile,” lo rimbecca Allen con acidità, e ci manca poco perché incroci le
braccia, metta il broncio e si volti dall’altra parte per crogiolarsi solitario
nella sua inguaribile frustrazione.
Kanda sospira – e
si blocca a metà, colto dall’orrendo dubbio che quella che manifesta Allen sia
una malattia contagiosa – perché, se Lenalee ha
davvero ragione, e Lenalee ha sempre ragione quando si tratta di faccende di cuore, Kanda può affermare senza remore che quei due rasentano l’idiozia pura. “Perché
poi sono qui con te, io?”
Allen rotea
gli occhi con tale enfasi che Kanda sospetta abbia
avvertito una fitta di dolore, dietro i suoi stupidi bulbi oculari. “Forse
perché Lavi se n’è andato ormai da una buona mezz’ora, idioKanda?”
risponde sardonicamente, senza enfasi. “Ma te ne sei accorto solo ora? Pensavi
fosse stato rapito da dei Berretti Rossi?”
“Dimmi anche
perché non ti ho ancora massacrato di fatture da quando ti conosco?” chiede Kanda di rimando.
La mammoletta ghigna beffarda. “Troppo carino e simpatico per
uccidermi? Penso che la causa sia comunemente chiamata ‘amore omosessuale non
ricambiato’. Kanda, lo so che ti piaccio, non c’è
bisogno di sfogare la tua frustrazione sessuale in questo modo violento.”
Kanda gli scocca
un’occhiata tra il disgustato e l’allibito. “Tu… che… Lavi,” grugnisce in preda a un attacco simultaneo di
ribrezzo e stupore.
Gli occhi di
Allen sembrano ora due palle da golf. “Oddio,” geme, prendendosi la testa tra
le mani, “sembravo Lavi. Oddio. Io
non farei mai, mai, battute gay
riguardanti me e te. Ora mi sento… Non lo so.
Contaminato.”
Kanda simula un
conato molto realistico. “Se prima non ero sicuro, ora lo so per certo: stai
troppo con quell’altro deficiente.”
Allen alza
la testa, e si guarda momentaneamente intorno con aria smarrita. Sospira di
nuovo. “Già, probabilmente,” ribatte, perdendosi di nuovo ad osservare le
nuvole sopra la sua testa.
Kanda avrebbe
preferito rimangiarsi le sue parole, se non per pietà – perché è certo non si
tratti di ciò – almeno per evitare il ritorno della mammoletta
a quello stato di calma depressione.
Perché quella
storia diventa sempre più irritante, ogni giorno che passa. Ed è già passato un
mese.
Non che a Kanda interessi qualcosa di quei due idioti: potrebbero venire
gettati vivi in un covo di draghi affamati, per quanto si preoccupa per loro.
Ma la faccenda sta avendo delle ripercussioni sulla sua vita privata, e la sua
capacità di sopportazione viene ogni giorno messa a dura prova. Perché a causa
di quei due che, a quanto si dice, non fanno altro che girare uno attorno
all’altro come un sistema di pianeti attratti dalla forza gravitazionale in
attesa di un’improbabile collisione, in quel periodo Lenalee
non pensa a nient’altro.
Qualcosa, nella sua natura femminile, le
impedisce di trattenersi dal ficcare il naso ovunque ci sia una possibile
storia d’amore che non prende piede. Deve sempre sforzarsi per gli altri, risolvere
i loro problemi laddove essi stessi non riescono in alcun modo—Lenalee
è troppo buona per l’umanità. E se questo non affatica lei, di certo però
affatica Kanda e la sua capacità di sopportazione.
“Il cielo è
bellissimo, vero? Solo in prossimità dell’estate ha questi colori,” Allen tira
fuori dal nulla. Poi s’acciglia. “E solo in prossimità dell’estate e della
scomparsa definitiva della mia sanità mentale tenterei di far notare a te una cosa del genere.”
È soltanto
rosso, medita Kanda osservando con occhi spenti
l’approssimativamente monocromatico tramonto racchiuso tra la superficie oleosa
del Lago Nero e i frastagliati pendii di montagne lontane.
“È come
sempre. Solo… rosso, e ancora rosso,” gli rivela
perciò, senza troppa enfasi.
Allen
grugnisce, e osa lanciargli uno sguardo impietosito. “Questo la dice lunga sul
tuo senso del romanticismo. Dimmi Kanda, qual è
l’ultima cosa romantica che hai fatto per Lenalee?”
“Cosa c’entra
questo?” domanda lui con stizza.
Allen gli
rivolge quella solita smorfia che è un chiaro invito all’uso della violenza. “Rispondi
e basta, idioKanda.”
Non
vorrebbe, ma Kanda riflette, la sua memoria entrata automaticamente
in azione. Riflette per svariati minuti, e con crescente – ma poco evidente –
disperazione, si rende conto che l’ultima volta risale a Natale, quando ha
regalato a Lenalee Komurin,
la soffice Puffola Pigmea acquistata in un negozio di
scherzi di Diagon Alley –
peraltro regalo che Lavi lo aveva
pressoché costretto a fare, convinto che Lenalee ne
sarebbe rimasta deliziata. A Kanda, d’altronde,
l’idea di dare a Lenalee un animale piccolo, peloso,
potenzialmente puzzolente, e facilmente uccidibile, non allettava più di tanto.
Lenalee ne fu effettivamente deliziata,
ma il fatto che l’avesse subito chiamato Komurin al
tempo concretizzò tutti i suoi timori.
Kanda non è
neanche sicuro che quella volta conti. Non tanto per la spinta di Lavi, quanto
perché era Natale.
“Komurin,” ringhia, laconicamente.
“Komurin, idioKanda?” rimbecca Allen con voce schernente, “Era Natale. Mica vale.”
Kanda l’aveva
supposto.
La
fastidiosa mammoletta si astiene dall’aggiungere
altro in proposito – forse perché è soddisfatto a sufficienza, o forse perché sa
che può insultare Kanda sull’inesistenza del suo
spirito romantico almeno tanto quanto Kanda può
insultarlo riguardo alla sua cotta per Lavi. “Penso che dopo questa illuminante
conversazione, tornerò indietro al castello. Mi sta venendo fame.”
“Tu hai
sempre fame,” precisa Kanda con disprezzo.
“Come tu sei
sempre scemo.”
Kanda sa che a Lenalee non piace che lui faccia del male ad Allen, ma
Allen sta tirando troppo la corda, e più cresce, più in lui la disciplina e il
rispetto per i più grandi va perdendosi. “Vai, mammoletta,
prima che la mia mano raggiunga la mia bacchetta.”
Allen
ridacchia di gusto, mentre raccoglie il suo libro da terra. “Non ci metto mica
una settimana ad arrivare alla Sala Grande.”
Quando la
mano di Kanda saetta alla sua cintura, Allen comincia
a correre a perdifiato verso il castello.
E mentre fa
previsioni sulle possibilità di Allen di arrivare alla Sala Grande senza
risultare vittima di un Marciotto lungo la strada, Kanda si alza e si dirige con tranquillità verso la Foresta
Proibita.
La luce del
tramonto filtra a malapena nella radura in cui Kanda
si ferma, circondato dai grossi alberi millenari dai tronchi scuri e i rami
cadenti. Il tappeto di aghi, radici e terriccio scricchiola piacevolmente sotto
i suoi piedi, in quel silenzio rilassante fatto di pause tra lievi bubbolii e
lontani stridii di falchi. Kanda si siede su una
familiare radice che si snoda da sottoterra, e infila la mano nella sua borsa,
alla ricerca del trancio di carne cruda presa poche ore prima nelle cucine.
Una volta
tiratolo fuori, lo butta per terra, e chiude gli occhi.
Non deve
attendere molto, prima che i fruscii nell’aria aumentino. In pochi minuti,
svariate paia di sgranati occhi bianco latte, senza pupille, fanno capolino tra
le ombre degli alberi. Le grosse e scheletriche creature dal manto nero e la
testa di draghi scivolano lentamente alla fioca luce rossastra del sole, che le
fa apparire ancora più demoniache.
I tre Thestral avanzano, con le loro grandi ali da pipistrello
ripiegate lungo i fianchi, e si avvicinano al pezzo di carne cruda, annusando
il terreno davanti a loro con circospezione.
Uno di loro è
particolarmente giovane, le sue zampette magre si agitano irrequiete intorno
alle altre creature più grandi, e Kanda ne osserva in
silenzio l’aspetto tetro e inquietante, gli occhi lattiginosi e le ossa prive
di carne che si scorgono perfettamente attraverso lo strato di pelle nera,
aspettando che si faccia coraggio e venga più vicino.
I Thestral sono creature curiose, ha sempre pensato, dato il
loro aspetto inquietante e ‘malvagio’, così in contrasto con la loro docile indole.
Destinati a essere temuti e considerati simbolo di disgrazia.
Dei reietti
nel mondo dei maghi.
Kanda rammenta
per un attimo la paura che attanagliò il suo cuore alla vista di quegli esseri
orrendi per la prima volta, all’inizio del suo secondo anno, e ai ricordi che
riportò lo scoprire che potevano vederli solo coloro che avevano conosciuto la
morte.
Un nome
affiora alla mente, ma Kanda è troppo spaventato dal solo
ricordo di quella persona. Così il nome sprofonda di nuovo, non detto, negli
antri della sua memoria.
I Thestral più grandi iniziano a dilaniare il piccolo pezzo
di carne cruda, ma il piccolo si avvicina cautamente, un po’ altalenante, a
lui. Il suo muso dalle narici rotonde e frementi sfiora il palmo teso della sua
mano, e subito Kanda tira fuori un altro pezzo di
carne.
Mentre il
cucciolo di Thestral afferra con i denti bianchi ed
equini il trancio sanguinolento e lappa con affetto la mano sporca, Kanda abbozza un mezzo sorriso, mentre realizza che
probabilmente non vi sarà mai una creatura che preferirà più dei Thestral.
Quella
notte, Kanda non riesce a dormire. Steso sul suo
letto a baldacchino, rimane sveglio, a meditare.
In quei
pochi momenti in cui cade vittima del pressante sonno, sogna se stesso, la sua
famiglia, il suo passato, Alma—e prontamente si
sveglia, con il cuore martellante nel petto.
I sospiri e
l’intermittente russare e parlottare di Lavi nel letto accanto lo distolgono a
malapena dal suo filo di pensieri – solo quando, nel sonno, Lavi sembra
dilettarsi quasi apposta in una lunga serie di sospiri, Kanda
gli lancia un’occhiata truce intimandogli telepaticamente di smetterla e di
risolvere i suoi problemi, perché quei sospiri sono proprio uguali a quelli di Allen—magari è contagioso. Magari dovrebbe star loro
lontano di questi tempi.
È proprio
durante una di quelle divagazioni, mentre agguanta il cuscino con aggressività
e lo lancia addosso alla faccia di Lavi, segretamente bramando di trascinare i
corpi dei due idioti nella Foresta Proibita e cospargerli di sangue affinché i Thestral li scambino per carne macilenta e commestibile,
che viene folgorato da un’idea.
“Sono
sicura, Yuu, Lavi sta solo fingendo. E male, anche,”
gli spiega sovrappensiero Lenalee, il giorno dopo,
mentre camminano fianco a fianco sull’erba del prato, diretti alla capanna di Crowley. Lenalee si gratta la
guancia con irritazione, per nulla conscia del disinteresse di Kanda. “È come se tutta la sua abilità recitativa
scomparisse completamente intorno ad Allen!”
“Che
peccato,” risponde Kanda poco eloquentemente, come
suo solito.
“Dai, Yuu, non fare lo scontroso, so che ci tieni anche tu a
loro! Allen sbava dietro a Lavi da secoli ormai, e ora sento che sta per
succedere qualcosa, deve succedere!
Ne sono sicura al cento per cento! Hai presente quando l’altra volta siamo
andati al cucina-party, quando Allen ha detto a Lavi che c’era un innamoramento
in vista? Giuro che Lavi è sbiancato
di colpo, pareva avesse incrociato lo sguardo di un Basilisco. Tra Bak e Fou poi…!
L’aria di cambiamento mi sta dando alla testa! …Davvero,
Yuu, non posso essere l’unica eccitata per tutta
questa faccenda.”
Kanda guarda gli
occhi di Lenalee che brillano per l’emozione e le sue
mani che si muovono febbrilmente, irrequiete come il suo animo. Gli ricorda una
Puffola Pigmea.
“Cosa ti ha
dato quell’idea?” chiede, sicuro di aver trattenuto al meglio l’intonazione
sarcastica.
Lenalee sbuffa e si morde agitata l’interno della guancia, mentre Kanda riesce quasi a sentire gli ingranaggi della sua mente
che si mettono in moto all’unisono.
“Stiamo
escogitando un piano per accertarcene,” continua Lenalee
come se Kanda non avesse mai parlato, “perché se da
un lato io ne sono certa, dall’altro Allen è praticamente sull’orlo di un
collasso nervoso, anche se no lo dà a vedere – per la barba di Merlino, sapevo
che Allen era bravi a fingere, ma non credevo così bravo. Comunque è arrivato a pensare che Lavi si stia
comportando così perché ha scoperto di piacergli – teme di aver fatto qualcosa
che non doveva quando era ubriaco, ma ne dubito, dato che siamo stati insieme
tutto il tempo. E poi è una cosa assurda: prima di tutto Lavi è un idiota e non
può averlo capito così all’improvviso, e inoltre, se anche l’avesse scoperto, non
reagirebbe mai in questo modo.”
Kanda è perplesso
dalla parlantina di Lenalee. Tenta di rammentare
quand’è stata l’ultima volta che ha inspirato.
“In ogni
caso,” dice Lenalee a voce più bassa e meno alterata,
“devo chiedere aiuto a mio fratello… qualcuna delle
sue pozioni potrebbe tornarci utile…”
“Io penso,”
s’inserisce Kanda con voce controllata, “che dovresti
lasciare che loro se la sbrighino da soli. Se vogliono comportarsi come delle
stupide femminucce, che lo facciano. È colpa loro se sono dei codardi.”
“Dice il
ragazzo che ci mise un anno a dichiararsi,” lo punzecchia Lenalee
con ilarità evidente, “Dico bene, Yuu Kan-da?”
Kanda si volta
dall’altra parte e fissa l’orizzonte con caparbietà.
Di fianco a
lui, la risata di Lenalee risuona leggera e piacevole
nell’aria, mentre le dita affusolate di lei aprono dolcemente la mano stretta a
pugno di Kanda e vi si infilano subdole.
È pomeriggio
inoltrato ormai, la brezza che accarezza la sua pelle è fresca e rinvigorente.
I suoi occhi si posano sulla capanna rotonda e solida di Crowley,
dal cui camino esce inaspettatamente uno sbuffo di fumo rosso.
Lenalee sembra essersi ormai calmata, e il suo sguardo vaga per il
profilo della foresta, del lago, delle montagne. Poi sospira pesantemente.
Kanda è sul punto
di scuoterla per le spalle e urlarle ‘lo dicevo che era contagioso!’ quando
ingoia le parole sulla punta della lingua e deglutisce rumorosamente.
“Lenalee, dovresti smetterla con tutto…
questo. Di solito, quando sei così esagitata, tendi a causare soltanto danni.
Se davvero si piacciono, prima o poi si sveglieranno. Forse dovresti lasciarli
fare a modo loro.”
“Pfff, lasciarli
fare,” ribatte Lenalee, gonfiando le guance e
sbuffando tragicamente, “da soli non arriverebbero da nessuna parte neanche entro
il secolo!”
Ma le guance
soffuse di rossore non sembrano concordare con le sue parole, e infatti la voce
di Lenalee si spegne, per poi alzarsi in un nuovo
sospiro.
La palpebra
di Kanda si contrae in un tic nervoso.
“Il fatto è che… Yuu, lo sai che Allen ha
avuto una vita un po’ difficile… vi somigliate così
tanto – e non ne siete neanche consapevoli, mi sorprende che non ci sia maggior… empatia tra di vuoi. Ma comunque, non ti
piacerebbe vedere Allen sinceramente
felice per una volta?”
La domanda
lo prende in contropiede.
Vagamente
ritorna con la mente a tutte le ragazze di Lavi in quegli anni, e Allen sempre
fastidiosamente allegro e sorridente attorno a lui, sempre in sua compagnia…
Sì—“Non
m’importa,” riprende secco, scrollando le spalle.
Lenalee si rabbuia istantaneamente, e Kanda
capisce di aver commesso un errore. Ha un piano preciso in mente, e non ha
intenzione di rovinarlo per alcun motivo.
Stringe la
mano libera in un pugno.
“Io… ho dato un consiglio alla mammoletta
ieri,” ammette con una certa dose di reticenza, indeciso su come proseguire e
incerto su come reagirà la sua ragazza.
Lenalee gli rivolge giustamente un’espressione confusa. “Riguardo a
cosa?”
“Al
coniglio.”
Gli angoli
della bocca della ragazza si piegano leggermente all’insù. “E cosa gli hai
detto?”
“Che se c’è
qualche problema che lo disturba così tanto, dovrebbe impegnarsi a risolverlo,”
modifica adeguatamente le parole.
Nonostante
l’espressione di Lenalee sia contraddittoria, un
misto tra divertimento e esasperazione, il suo sorriso s’intensifica.
“Sono sicura
che Allen abbia apprezzato,” annuisce, decisamente più allegra di pochi secondi
prima.
“Di certo,”
conferma spudoratamente Kanda, trattenendo un ghigno
alla corsa smodata di Allen su per il prato.
A quel punto
Lenalee si ferma, ormai poco distanti dalla capanna,
e si volta verso di lui, con un ampio sorriso che le illumina il volto
incorniciato dai capelli corvini. Kanda sospetta che
ci sia del sangue Veela nella sua famiglia,
nonostante le innegabili origini cinesi.
La ragazza
si alza sulla punta dei piedi e schiocca un bacio sulla sue labbra. “Yuu, io lo so che tanto non sei così orrendo e insensibile
come vuoi che la gente creda,” gli rivela, con fare complice.
I pensieri
di Kanda si dirigono automaticamente verso l’immagine
dei Thestral della Foresta Proibita.
“Vieni,” le ordina
con impeto, prendendola per mano e trascinandola con sé verso la foresta.
“Cosa—ma non stavamo andando a trovare Crowley?”
chiede Lenalee concitata, notando il loro
allontanarsi dalla capanna.
“Non ho mai
detto che saremmo andati da Crowley,” si giustifica
lui, addentrandosi nel folto degli alberi in un battibaleno. La mano di Lenalee si stringe velocemente attorno alla sua. Dopo una
decina di minuti arrivano alla ombrosa pianura del giorno prima.
Lenalee butta un’occhiata per terra, e individua subito gruppetti di
foglie macchiate di una sostanza fluida e rossastra. Kanda
la osserva sgranare gli occhi in segno di comprensione.
“È qui che
vieni a dare da mangiare ai Thestral?” chiede Lenalee in un sussurro impaurito. Kanda
sospetta che l’immagine del pezzo di carne che viene maciullato da denti
invisibili a mezz’aria, durante quella fatidica lezione di inizio anno, non
abbia mai lasciato la sua memoria.
Nonostante
per lei non sia la stessa cosa, dato che non li può vedere, Lenalee
ha sempre accettato la strana abitudine di Kanda di
scomparire ogni tanto dalla circolazione per andare a fare compagnia ai Thestral. Kanda è abbastanza
sicuro che lei non abbia capito davvero cosa significhino per lui quelle
creature, ma gli basta che non lo guardi come se fosse pazzo – come ogni tanto
fa Lavi.
Kanda tira fori
un altro pezzo di carne procurato apposta per l’occasione e, come il giorno prima,
non ci vuole molto prima che due Thestral compaiano
tra gli alberi. Gli occhi di Lenalee sono spalancati
e guardinghi, mentre osservano le foglie smuoversi apparentemente da sole.
Kanda si avvicina
a uno dei Thestral e sussurra poche parole all’orecchio,
con la certezza assoluta che la creatura comprenda ogni sua parola.
Dopodiché fa
cenno a Lenalee di seguirlo, e comincia ad
allontanarsi dalla radura. Lenalee si affretta a
raggiungere il suo fianco, continuando a gettare occhiate preoccupate alle sue spalle.
“Sbaglio o
ci stanno seguendo?” gli chiede, e nel suo tono spicca un’inquietudine
consistente, come se trovasse assolutamente sbagliata o inverosimile l’intera
situazione.
Camminano
per qualche minuto, finché non raggiungono una sponda del Lago Nero. Lenalee è più stupita e confusa che mai, mentre alla luce
di un sole calante su uno sfondo striato di rosso Kanda
offre un altro po’ di cibo ai due Thestral.
“Perché
siamo venuti qui?”
Il ragazzo
risponde cedendole in mano un pezzo di carne cruda e sanguinolenta. Lenalee non ha il tempo di reagire prima che una bocca
invisibile si avventi su di lei, togliendoglielo di mano, e ingurgitandolo in
un secondo. La ragazza esclama per la sorpresa e lo spavento, ma Kanda si posiziona dietro di lei e le prende una mano, muovendola
lentamente nell’aria.
Lenalee sussulta quando sente una lingua ruvida e umida leccarle
golosamente le dita sporche di sangue. Kanda le fa
quasi ritirare la mano, ma dopo qualche secondo ella ride, scuotendo le dita
davanti a lei, cercando di sfuggire momentaneamente alla sensazione di
solletico.
“Sono
gentili,” sussurra, ammaliata.
Lui scrolla
le spalle. “Se li tratti bene,” risponde, con una certa ovvietà, come se stesse
esplicitando la verità più ovvia del mondo.
Allora Kanda le muove l’altra mano lungo il collo della creatura,
e Lenalee rimane sempre più estasiata. Poco dopo
continua ad accarezzare l’aria davanti a lei con un sorriso di pura meraviglia
sulla bocca.
“Beh,” fa
poi, mentre prende dalla borsa di Kanda l’ultimo
pezzo di carne rimasto e lo rifila a quel Thestral invisibile,
“e ora che facciamo?”
Kanda accarezza
il dorso del Thestral, intimandogli con una lieve
pressione sulla sua colonna vertebrale di abbassarsi e inginocchiarsi. “Voliamo.”
La faccia di
Lenalee si pietrifica in un’espressione
indecifrabile. “Cosa.”
Prima che
possa ribellarsi con maggior decisione, superato lo shock, Kanda
la issa sul Thestral, e balza sullo scheletrico dorso
anche lui.
“Yuu, no. Nooo, no no no!
Yuu! Yuu Kanda, noi non ci
muoviamo da qu—Aaaa!”
Il grido di sgomento
di Lenalee si solleva nel tramonto, quando il Thestral spalanca le ali nere e le sbatte potentemente
nell’aria. Automaticamente, le sue braccia si avvolgono intorno al busto di Kanda, la faccia repentinamente sprofondata nella schiena. Con
una rapidità data anche dall’abitudine, Kanda
allaccia le gambe oltre la giuntura delle ali, e si tiene al collo dell’animale
il più saldamente possibile.
Il Thestral si solleva nell’aria con un secondo battito d’ali
e, in pochi secondi, sono sopra il Lago Nero.
Kanda adora ogni
momento di quel volo. Il fresco vento sul suo volto, gli scompiglia la frangia,
s’insinua tra i vestiti, la tiepida luce del sole morente, l’umido odore dell’acqua
dolce e delle nuvole, la fragranza degli alberi, la pelle fremente di quella
creatura possente sotto di lui…
Ma
l’obiettivo è far sentire tutto quello anche a Lenalee.
Gli occhi
della ragazza sono ancora serrati, mentre questa si stringe sempre più forte a
lui.
“Lenalee, apri gli occhi,” le ordina Kanda,
“questo lo devi vedere.”
Secondi importanti
scorrono via, ma è chiaro il momento in cui Lenalee
riesce finalmente a trovare il coraggio di aprire gli occhi, perché il suo
fiato si mozza, improvvisamente, e la sua presa intorno al torso di Kanda si fa inconcepibilmente tenace.
Kanda non la può
vedere, ma la immagina guardarsi intorno, all’inizio spaventata dal vuoto sotto
di lei, dal fatto di trovarsi a cavallo del nulla,
sospesa a una decina di metri sopra la superficie del lago che riflette quel
tramonto infuocato che sicuramente lei apprezza di più; scorgere al loro fianco
inspiegabili spruzzi d’acqua che si alzano poco distanti da loro in infinite
gocce brillanti come minuscoli diamanti e ricadono increspando il lago; sentire
l’aria della sera inondarle il viso, farle ondeggiare i capelli, farla sentire
leggera e libera. Kanda si piega di più sul suo dorso
per permetterle di avvertire ancora meglio quella sensazione. E
prevedibilmente, sente le braccia di Lenalee sfilarsi
dal suo busto, ancora incerte. Probabilmente, Kanda,
pensa, ora chiuderà gli occhi, allargherà le braccia verso l’esterno, e
sorriderà al mondo intero.
Il Thestral plana rapidamente a pochi metri dalla superficie,
e Lenalee si riappiccica a lui in un istante, con una
risata nervosa.
Ma le ali e
le gambe del Thestral frangono lo specchio d’acqua,
sollevando un’altra scia di gocce che rinfrescano le loro gambe come una doccia
fredda. Lenalee ride, ora divertita, sporgendosi da
un lato per osservare meglio.
Kanda coglie il
momento per girarsi e osservare l’espressione estasiata di Lenalee,
la quale, quando lo nota, gli indirizza il suo miglior sorriso.
“È bellissimo,
non è vero? Solo a fine primavera ha quei colori.”
Kanda annuisce, e
mentalmente si rifiuta di ringraziare Allen per avergli ispirato l’idea. Molto alla
lontana.
Solo quando
molti minuti dopo, Lenalee inizia a rabbrividire per
il freddo, Kanda dirige il Thestral
verso la riva. Continuerebbe così per sempre, ma persino lui ammette che non
sarebbe una fine molto romantica se la lasciasse sulla sponda del lago con un
‘questa è la tua fermata’ e ripartisse per l’orizzonte. Planano con dolcezza a
terra, e Lenalee salta giù agilmente, andando subito
a cercare il collo del Thestral e accarezzarlo.
“Grazie,”
mormora gentilmente Lenalee all’orecchio della
creatura. In tutta risposta, il Thestral scuote la
testa.
Ripercorrono
gran parte della strada verso il castello in un insolito silenzio: Lenalee cammina tranquilla con un sorrisetto perenne
stampato in faccia, e lo sguardo perso sulle aguzze guglie del castello, che
lentamente vengono inglobate dal buio della sera. Kanda,
sorprendentemente, non vede l’ora che la ragazza dica qualcosa.
“Allora…” comincia perciò una volta arrivati all’ingresso
della Sala Grande, poco distanti dalle grandi clessidre delle Case. Ora, con il
rumoroso vociare di sottofondo proveniente dalla Sala, si sente pronto ad
affrontare una discussione seria. Dove con il termine ‘seria’, Kanda intende una discussione basilarmente mirata a scoprire se
può rinfacciare alla mammoletta il successo di quella
giornata. “Ti è… piaciuta?”
Lenalee si appoggia alla parete, con le palpebre che le cadono chiuse per
la stanchezza. “Oh, è stato… così…”
“Romantico?”
suggerisce lui. Il suo tono non è in alcun modo speranzoso.
Ma non può
controllare Lenalee come controlla la sua mente, e infatti
la ragazza gli lancia un’occhiata curiosa e al contempo divertita. “Stavo per
dire esaltante, in realtà.”
“Non
romantico,” sentenzia Kanda, e la delusione nella sua
voce dev’essere solo una sua allucinazione.
Lenalee lo sta però fissando con chiara compassione – ma che cazzo. “Yuu, la tua intenzione era organizzare un qualcosa di romantico?”
Sì.
“Ovviamente no.”
“Okay, perché
tu non sei il tipo romantico.”
Kanda si
stropiccia un occhio, cercando di nascondere l’irritazione che all’improvviso l’ha
inspiegabilmente assalito. Ma Lenalee allunga una mano,
prende delicatamente la sua e l’allontana dalla sua faccia.
“Quello che
intendevo dire,” mormora la ragazza con voce calma, “è che se dici così, mi
vien da pensare che qualcuno ti abbia stuzzicato abbastanza da farti credere
che fosse necessario fare qualcosa di romantico per me.”
E a quel
punto Kanda deve obbligarsi a tenere su la mandibola,
perché è irreale che Lenalee sia così intuitiva. Ma
il senso di colpa dev’essere evidente, perché la ragazza
fa un mezzo sorriso comprensivo.
“Ma la
verità è, Yuu,” continua lei, alzando l’altra mano e
poggiandola con dolcezza sulla sua guancia, “che non ce n’è assolutamente
bisogno. Mi piacciono le romanticherie, ma non sei costretto a farle –
soprattutto se sono Lavi o Allen ad obbligarti. Perché, per quanto clichée ciò che sto per dire possa sembrare…
mi piaci così come sei.”
Lenalee lo guarda dritto negli occhi, e gli accarezza di nuovo la
guancia. Solo allora, Kanda si accorge che gli occhi
di Lenalee sembrano quasi più radiosi del solito, luminosi
come due ametiste incastonate nelle orbite di una scultura perfetta. Ma quello
è un pensiero troppo sdolcinato per essere nato dal suo cervello, quindi Kanda semplicemente lo rifiuta, lo ributta indietro negli
anfratti della sua mente come un barattolo ammaccato e inutilizzabile.
Ma ciò non
lo ferma dal continuare a contemplarla.
“Ma,”
conclude Lenalee quasi in un sussurro, “oggi è stato
come se avessi potuto scrutare dentro di te, un luogo il cui accesso non è stato
concesso a nessun altro all’infuori di me. Vedere ciò che sei veramente. Mi
sono sentita così… speciale, e felice. E sì, è stato molto romantico.”
E con
quello, in mancanza di una frase con cui rispondere in modo appropriato, Kanda appoggia una mano contro il muro e intrappola Lenalee con il suo corpo – d’altronde, non è mai stato un
tipo di molte parole. Il silenzio gli è sempre piaciuto.
Piega il
collo e si avvicina alle labbra di Lenalee, le cui
palpebre intanto si sono chiuse. Ora può sentire il suo respiro sulla sua
bocca, e—dalla Sala Grande si sente un sonoro tonfo e il rumore di
un’esplosione soffocata. In un attimo, il vociare degli studenti si trasforma
in un boato rumoroso di esclamazioni di stupore e di spavento, ed invade l’intero
corridoio esterno.
Kanda si
allontana di malavoglia da Lenalee, deciso a scoprire
cos’è successo di tanto grave da rovinare gli ultimi attimi di una giornata perfetta—dalla
Sala scatta fuori a una velocità impossibile una scia di familiari e fastidiosi
capelli rossi.
“Ehi, Yuu! Ti saluterei ma vado di fretta!” urla Lavi nella sua
corsa frenetica, e in pochi secondi dalla Sala spunta anche la mammoletta, tossendo ripetutamente, e ricoperto da uno
strato di sostanze indefinibili—ci sono sicuramente
delle patate, nel tutto. Senza perdere tempo, Allen corre dietro a Lavi,
seguito a ruota da un’urlante professoressa Epstein, dai capelli scompigliati e
il viso arrossato, che viene seminata rapidamente dai due.
“Bookman, tutte queste idiozie e sperimenti sui Serpeverde devono finire!” grida furente la professoressa.
“Quaranta punti in meno a Grifondoro, ha capito?! Lei
non passerà i M.A.G.O., gliel’assicuro, chiederò al
preside di espellerla! Walker—Walker! Spero lo stia inseguendo per riportarlo indietro ad
affrontare la sua punizione! Walker, non si metta nei
pasticci anche lei, quando per una volta
può evitarlo!”
Lenalee assiste alla scena, con volto impassibile.
Kanda, d’altra
parte, inizia a fumare dalla rabbia. “Domani li uccido. Tutti e due.”
Con suo
stupore, Lenalee non muove protesta.
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E fu così
che Lenalee s’illuminò per una buona settimana, piroettò
trasognata per i corridoi senza alcuna preoccupazione a macchiare la sua
felicità.
E fu così
che Kanda scoprì e gustò la bellezza dell’organizzare
qualcosa di romantico per la sua ragazza.
(La quantità
di personali idee romantiche e la sua capacità di metterle in atto, in ogni
caso, non aumentarono negli anni).
Lavi
continuò a prendere in giro Kanda con insinuazioni e
battute per tutta la settimana; Allen, semplicemente fissava Lenalee. E si chiedeva cosa diavolo era successo – e se per
caso fossero state in qualche modo le sue parole ad essere la parziale causa di
quell’inquietante e frivolo comportamento.
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THESTRALs FTW (e il prossimo capitolo… è quello
che svariate aspettano dall’inizio della storia. Credo. Ambientato durante
tutto SEVEN. Cosa sarà mai? ;) ).
Per la cronaca, essendo questo il punto di vista di Kanda, lui giustifica tutto quello che fa di carino (?) con
altre motivazioni. Ad esempio casuale, quando dice ad Allen di fare qualcosa
riguardo a Lavi, pensa di dirlo perché gli dà fastidio il suo continuo
sospirare, che è PRINCIPALMENTE VERO, però ddaaai lo
fa anche perché in realtà ci tieneee *sguanciotta*
(no non è vero).