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Autore: more_    29/11/2011    10 recensioni
«Louis è il padre del mio bambino» dissi sottovoce con tono piatto. Mio cugino spalancò gli occhi appena sentì quelle parole e si alzò dal letto di scatto, squadrandomi.
«Chi è quella testa di cazzo?» gridò sottovoce per non farsi sentire, né da Nathan né da Anne e gli altri. Io annuii abbassando lo sguardo. Harry si abbassò verso di me e mi mise le mani sulle spalle «Dimmi che stai scherzando! Lui non può essere il padre di Nathan!»
«Secondo te non ricordo con chi ho fatto sesso, Harry? E’ lui, Louis Tomlinson. Mi piaceva, molto temo fa, peccato che lui mi abbia solo usata! Veniva al mio stesso liceo a Doncaster, e ora non ci credo che sia qui, dall’altra parte della casa. Guarda un po’ tu che coincidenza!» chiarii mentre altre lacrime di rabbia scendevano sul mio volto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Making every kind of slience, It takes a lot to realize
Its worse to finish then to start all over and never let it lie.

 

«Il padre di Nathan è a casa tua?» squittì Danielle dopo averle raccontato tutto l’accaduto. Le erano cadute dalle mani una pila di fogli appena aveva sentito le parole “padre” e “Nathan” ed era rimasta a bocca aperta. Mi chinai per aiutarla a raccogliere i fogli e annuii sospirando.
Ero scappata a lavoro appena aver finito di mangiare, così mi ero tolta il peso di avere Louis davanti tutto il pomeriggio. Lavoravo in una redazione di una rivista locale per ragazze da sei mesi e mi stavo trovando piuttosto bene, anche se i miei sogni erano stati tutt’altro. Prima di rimanere incinta desideravo diplomarmi per poi laurearmi in lettere, ma i miei sogni furono spazzati via con un soffio. Ero riuscita a diplomarmi con la scuola serale e per fortuna avevo trovato questo lavoro, e mi avevano assegnato il titolo di “quella che da i consigli”, infatti leggevo la posta delle ragazze che mi scrivevano e davo dei consigli. Sotto mano mi erano capitate molte lettere di ragazze sedicenni rimaste incinta, e ogni volta che mi arrivavano lettere del genere, scoppiavo a piangere.
Sul posto di lavoro avevo incontrato Danielle che per mantenere i suoi studi di danza, era stata costretta a cercare lavoro come segretaria.
Raccogliemmo tutti i fogli da terra e poi li appoggiamo sulla mia scrivania.
«Non puoi sapere la reazione che ho avuto quando l’ho visto a casa» commentai amareggiata abbassando lo sguardo.
«Immagino, ma lui non ti ha detto niente quando ti ha vista?» mi chiese confusa sedendosi affianco a me.
«No, non mi ha neanche riconosciuta. Sono stata per lui solo un giocattolo, capisci? Un oggetto usa e getta, non ha avuto nessun pudore quella sera, nessun sentimento nei miei confronti. Nella sua testa era stampata un’unica parola: sesso» dissi sfogandomi trattenendo le lacrime. Danielle vedendomi afflitta mi abbracciò e mi rassicurò che non mi avrebbe fatto più niente, perché ora c’era lei. Rimanemmo a lungo così, fin quando Liam, il suo ragazzo nonché grafico della rivista, non ci interruppe.
«Ehi bellezze, cosa succede?» ci chiese euforico. Io e Danielle ci staccammo e lo fissammo confuse, con un sguardo piuttosto amareggiato «Tutto bene?» chi chiese nuovamente fissandoci.
«Ti racconto dopo» rispose Danielle «Tu piuttosto, cos’hai da festeggiare?»
«Mi hanno dato l’aumento!» urlò sventolando la sua busta paga davanti ai nostri occhi. Io e Danielle ci guardammo tra noi e poi scoppiammo a ridere per la buffa faccia che Liam aveva adottato.
«Sono contenta per te» gli dissi baciandolo sulle guance, mentre Danielle lo baciò appassionatamente, era così carini quei due. Dopo qualche minuto rimasti a parla con me, mi lasciarono sola perché dovevo completare il mio lavoro della settimana, ma fui di nuovo interrotta.
«Mi scusi, cerco Mylène Foster..» un ragazzo moro, con dei capelli particolari tutti tirati all’insù e due occhi grandi marroni mi fissava dall’altra parte della scrivania.
«Sono io» risposi intimidita dal suo sguardo abbastanza affascinante. Non sembrava inglese, aveva qualcosa di straniero.
«Oh bene.. sono il nuovo addetto alla posta dei lettori, insomma il tuo aiutante» mi spiegò sorridendo, piegandosi sulla scrivania appoggiando i gomiti su di essa «felice di conoscerti, mi chiamo Zayn, con la Y non con la I, anche se dovrebbe essere al contrario» si presentò ridendo.
Buffone, pensai.
«Mylène, e anche il mio nome si scrive con la Y» risposi sarcasticamente facendo un sorrisetto falso «la tua scrivania è quella» conclusi indicando la scrivania accanto alla mia per poi ritornare con gli occhi puntati al computer.
Zayn, o come si chiamava lui, si guardò intorno e lentamente raggiunse la sua postazione. Lo guardai con la coda dell’occhio mettersi le mani in tasca per poi darsi un’altra occhiata intorno e infine ritornare con gli occhi puntati su di me.
«Cosa c’è che non va?» gli chiesi seccata voltandomi verso di lui e incrociando le braccia al petto.
«Non so veramente da dove iniziare» ammise allontanando la sedia con le ruote dalla sua scrivania, per poi sedersi. Sbuffando mi alzai, presi una cinquantina di lettere che si trovavano vicino al mio computer e gliele portai appoggiandole con un tonfo sulla scrivania.
«Leggile tutte, tieni conto di quelle più importanti e significative, riflettici e poi dammele domani. Domande?» dissi con tono duro e imponente sperando di essere stara chiara. Zayn in un primo momento mi guardò un po’ confuso, poi sorrise.
«Mi concedi una serata?» rispose sorridendomi. Lo fissai con rabbia e poi mi voltai per tornare al mio posto.
«Scordatelo» dissi infine sedendomi. Lui rise e iniziò a prendere le lettere sfogliandole, mi scappò un sorriso anche a me, ma lo feci andare via subito.
«Il tuo nome non è inglese, non è vero?» mi chiese attaccando discorso con me.
«No, ho origini francesi. Mia nonna si chiamava così» spiegai velocemente iniziando a battere qualcosa sulla tastiera per completare il settimanale «anche tu non sembri inglese»
«Sono di origini pakistane» ammise aprendo una lettera «per questo sono bello» aggiunse vantandosi. Mi voltai verso di lui e alzai il sopraciglio in segno di disapprovazione.
«Sei anche odioso» conclusi annuendo.  Nessuna reazione da parte sua, solo un’occhiata.
A fine giornata, alle 19.00, il mio lavoro era finito. Stampai ciò che avevo scritto e lo misi in una cartellina rossa con sopra il mio nome. Mi alzai dalla sedia e presi la mia giacca e la borsa.
«A domani Zayn con la Y» dissi salutandolo uscendo dalla mia postazione.
«Ciao Mylène che non mi ha dato un appuntamento» rispose lui al mio saluto. Lo guardai sorridendo e poi raggiunsi la direzione, dove lasciai la cartellina rossa.
Fuori dagli uffici cercai il volto di Harry e la sua vespa tra le persone che camminavano, ma non vidi né il rosso luccicante della sua moto né i suoi capelli ricci. Sbuffai e presi il cellulare dalle mani per chiamarlo.
«Ti serve un passaggio?» una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare, mi voltai e vidi Zayn proprio dietro di me.
«No, sto aspettando già qualcuno. Grazie comunque» risposi sorridendo al ragazzo moro.
«Figurati, io ci ho provato»  sorrise un’altra volta. Rimasi incantata dal suo dolcissimo, ma allo stesso tempo sensuale sorriso.
«Mylène?!» mi venne un colpo appena sentii la sua voce, la sua fottutissima voce. Mi girai e lo vidi a due passi da me con le mani nella felpa, i suoi pantaloni arrotolati all’estremità e i suoi mocassini. Louis.
Maledissi chiunque in quei secondi che rimasi a fissarlo. Cazzo cazzo e ancora cazzo. Quella specie di ragazzo senza sentimenti mi stava squadrando attendendo una mia risposta, una mia reazione, e poi sorrise. Cosa cazzo mi sorrideva a fare? Una rabbia improvvisa mi pervase il corpo, se non fosse per la mia incapacità di fare a botte lui starebbe già giacendo in un cimitero londinese.
«Dov’è Harry?» gli domandai isterica incrociando le braccia. Lui fece le spallucce e sorrise, di nuovo.
«Non poteva venirti a prendere, così mi sono offerto io. Ho sentito che doveva andare a salutare un suo amico, che in questo momento, non ricordo come si chiama, anche se mi aveva raccomandato di dirtelo»  mi rispose grattandosi la testa e alzando gli occhi, per cercare di colmare il vuoto che c’era nella sua testa da criceto morto.
«Niall! E’ arrivato Niall?» chiesi euforica spalancando gli occhi, in quel momento tutta la rabbia venne spazzata via.
«Si, è quello il suo nome» disse battendo un pugno sul palmo dell’altra sua mano.
Niall, il mio caro Niall era ritornato in città. Lui era il migliore amico di Harry, ed era diventato per me come un fratello maggiore negli ultimi tre anni, anche se io ero più grande di lui di un anno. Era andato via per le vacanze estive in Irlanda, a casa dei suoi genitori. Nell’ultima telefonata che ci eravamo fatti mi aveva detto, che al suo ritorno, lo avrei visto in una maniera diversa, e morivo dalla voglia di sapere il perché.
«Io vado, ci vediamo Mylène» Zayn, che era rimasto dietro di me, mi salutò facendomi l’occhiolino.
«A.. a domani» balbettai a bassa voce, mentre lui cominciava già ad allontanarsi. Mi girai di nuovo verso Louis, avvampando un po’.
«Ti ha detto altro?» gli chiesi abbassando lo sguardo. Lui scosse la testa  «Okay» riuscii a dire.
«La macchina è da questa parte» mi disse indicando la direzione. Senza dire niente lo seguii rimanendo a distanza di sicurezza e poi entrai nella sua auto, e iniziai a sentirmi a disagio. Per i primi dieci minuti di viaggio non parlammo, c’era solo la radio di sottofondo. Nella sua macchia c’era il suo odore. Dolce e amaro contemporaneamente, lo stesso che quella notte sentivo esclusivamente mio, quello che mi era rimasto impresso nelle narici per anni.
«Hai qualcosa di vagamente familiare» sbottò voltandosi leggermente verso di me, tenendo sempre un occhio sulla strada. Spalancai gli occhi e continuai a tenere lo sguardo basso.
«Andavamo nella stessa scuola, mi avrai visto nei corridoi» spiegai mentendo. Iniziai a mangiarmi le unghie, lo facevo sempre quando ero nervosa o in tensione.
«Probabile» concluse. Parcheggiò pochi minuti dopo davanti casa di zia Anne. Mi precipitai a scendere velocemente da quell’auto, e mi preparai il discorso offensivo da dire Harry su ciò che era successo per colpa sua, e anche di Niall in un certo senso.
Appena aprii la porta di casa, mio figlio Nathan corse ad abbracciarmi. Io lo presi in braccio e gli diedi un bacio per poi rimetterlo a terra. Gli chiesi se aveva fatto il bravo, e lui ovviamente mi aveva risposto di si, anche se sapevo che qualcosa aveva combinato.
Entrai in salotto con accanto a me Nathan e dietro di me Louis. Mi faceva strano averlo in casa, averlo vicino.
In salotto c’erano Harry e un ragazzo che non conoscevo in piedi a parlare. Guardai Harry male e avanzai verso di lui con aria da sergente militare.
«Harold Edward Styles..» cominciai a parlare puntandogli un dito contro.
«Che fai, non mi saluti?» il ragazzo accanto a Harry mi guardò sorridendo. Lo guardai confusa, e poi lo riconobbi. Gli occhi azzurri, le guance rosee, il suo sorriso.. e i capelli biondi? Niall, biondo.
Scoppiai a ridere, così tanto che la pancia iniziò a farmi male. Misi una mano sopra la bocca e mi lasciai abbracciare da Niall, che era diventato più alto di almeno cinque centimetri. Dopo che la ridarella mi fu passata mi avvinghiai a lui e lo riempii di baci sulla guancia.
«Ma che cavolo hai fatto ai capelli?» gli dissi prendendo alcune ciocche dal suo ciuffo all'insù.
«Ti avevo detto che mi avresti visto diversamente» mi disse sorridendo abbracciandomi di nuovo.
«Dio quanto mi sei mancato, devo raccontarti un sacco di cose»

 




 

________
BUOOOONNSAALVVEE A TUTTI :D
*scleraguardandoZayn*
Okay, okay, okay.
Ecco gli altri 3/5 dei One direction :D *applausi*
Grazie a tutte le ragazze che hanno recensito :3
Un bacio e fatemi sapere cosa ne pensate :D

   
 
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