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Autore: Luz_    29/11/2011    1 recensioni
Nessuna continuità.
Nessuna storia.
Solo un solo filo rosso che inizia per A e termina per Z.
Alex e Zoe, gli antipodi della loro storia.
[...] “In sintesi: sì, amo te. Amo te, Zoe. Amo le cose più banali che ti caratterizzano, amo i tuoi occhi, le tue labbra, il tuo sorriso. Ma anche il neo che hai sulla nuca, non vorrei si offendesse. Amo il dentifricio che dimentichi di sciacquare via dal labbro la mattina e che levo con un bacio appena ci incontriamo; amo quando ti arrabbi e mi offendi, perché le offese che crei sono le più belle che io abbia mai ascoltato. Amo il pensiero che forse, io e te, un giorno andremo a fare la spesa insieme per riempire il nostro frigorifero. Amo gli infiniti motivi per cui ti sto dicendo queste cose. E come dimenticarlo, amo il pensiero che tu ami me. Perciò in sintesi, Zoe: io sì, amo te.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Una volta qualcuno disse che le nostre impronte non sbiadiscono dalle vite che tocchiamo. Ciò vale per tutti o è soltanto una stronzata poetica?

 
Voglio chiederti di portarmi al mare e di correre sulla battigia, bagnando i jeans ripiegati sino alle caviglie. E voglio chiederti anche di portarmi a ballare. Ma non in discoteca, no. Portami a ballare su una collina, dove non c’è nessuno, solo noi e la musica dei nostri respiri. E sai, dato che ci sono, voglio farti una foto, una soltanto. Uno scatto rubato, mentre dormi o ridi o ti arrabbi.
Potrei volerti chiedere tante cose, tante davvero, ma il mio discorso è breve, sai? Non è bello nè di quelli che fanno tremare dall’emozione o spingono a pensare ‘cazzo, mi ama realmente’.  Il mio discorso è un brutto filmino del futuro che ancora viviamo, un filmino che attraversa i miei occhi come una meteora l’universo.
Potrei volerti chiedere di abbracciarmi, quando ti siedi accanto a me, perchè sai che ne ho bisogno. Potrei chiederti perchè anche tu sei stronzo come tutti gli altri, dopotutto. O potrei volerti chiederti di avvolgere il mio viso e di baciarmi e dirmi che va tutto bene.
Potrei dirti tante stronzate simili a queste. Ma con te voglio essere sincera e perciò il mio discorso è breve. Brutto. Un filmino anni quaranta.
Già ti vedo lontano, all’università. Un’altra amica con cui studiare. Un altro gruppo con cui sbronzarti. Un’altra donna da baciare. Avrai nuovi progetti, nuovi desideri, nuove aspettative, nuove paure.
Già ti vedo a trent’anni. Un professionista affermato precocemente. Perchè, io lo so, sei sempre stato speciale. Anche quando avevo la varicella e sei corso da me nonostante ne fossi anche tu contagiato. Ti sei infilato nel mio letto e così, stretti l’uno all’altro, abbiamo dormito per ore, mescolando i nostri respiri malaticci.
Già ti vedo a quarant’anni. Una moglie, diciamo bionda. Poi due bambine, simili ad angioletti. Un cane, solo perchè loro lo amano, mentre tu ne sei allergico.
E già ti vedo lontano da me e tutto ciò che ora sono in grado di fare è parlarti di questo filmino brutto e breve, mentre vorrei poterti colpire con parole solenni e poetiche. L’ultimo tentativo per stringerti a me e legarti con cavi di ferro. E mi appoggerei a te, di nuovo. E tu mi lasceresti fare, in silenzio, calmo, mite, attendendo che la bufera che sta sconvolgendo il mio animo si acquieti.
Ti vedo ridere con lei, quella bionda che incontrasti quel venerdì piovoso, in cui credevi che niente avrebbe potuto rendere migliore quella giornata, e ti vedo baciarle il capo o soffiarle calore nelle mani gelate in un pomeriggio di metà dicembre. Non ricorderai com’era la tua vita prima di incontrarla. Non ricorderai cosa significava essere felice, triste, deluso o arrabbiato. Non ricorderai la ragazza della varicella. Nè quella della libreria, dove eri solito rintanarti dopo aver trascorso una brutta giornata. Quel venerdì invece non sei venuto.
E non ricorderai di quando arrossivi se giudicavo il tuo nuovo taglio di capelli e affondavi il capo nel maglione per sparire quanto più possibile. Non ricorderai la presenza della mia assenza, come dicevi.
Mentre io ricorderò ogni risata, ogni lacrima, ogni grida spesa per te. Ricorderò la tua presenza. E la tua assenza. Ti ricorderò, ma sarà solo per un attimo. Un solo attimo in cui ti ringrazierò. Ecco, si. Un semplice grazie, per avermi fornito ricordi sufficienti per una vita da vivere lontano da te.

 
   
 
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