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Autore: missohara    30/11/2011    5 recensioni
George Harrison. Piccola lettera dolceamara, per ricordare il mitico chitarrista.
Non ho altro da dire. un mio pensiero, una mia riflessione, la mia nostalgia.
Scusate l'ortografia, non ho riletto molto bene (fatemi notare eventuali refusi, ve ne prego).
Prima esperienza nel fandom, sperando d'esser beneaccolta.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.A Marty, perché sì. Perché non posso non ringraziarla di tante, troppe cose. Perché ogni tanto i fiumi di miele li posso scrivere anche a lei.

 

Something

 

Caro George,

non so come cominciare.

Non sono io quella che ti deve scrivere una lettera.

Dev’essere tua moglie, tuo figlio, un tuo caro amico, a farlo. A scrivere parole che no, non spedirà mai, perché il destinatario un indirizzo preciso non ce l’ha più. O forse ce l’ha, ma le poste dell’aldiqua non sanno mettersi in comunicazione col posto dove sei tu, qualunque esso sia.

 

 Che poi, George, io sono anche scema.

La data è sbagliata, lo so. Sei.... Sei andato a Pepperlandia dieci anni ed un giorno fa, non oggi.

Ma non riuscivo a scrivere, ieri. Non mi venivano le parole e si ingarbugliavano attorno alla tastiera e non ne veniva fuori nulla se non un insieme di frasi stonate, non armoniche.

 

Tu sei morto il giorno dopo il mio compleanno. Non ci potevo credere, quando la mia  amica (che, tral’altro, ti saluta tanto anche se non sa che ti scrivo), me l’ha detto. Lunedì, quando si è spenta la mezzanotte dei miei quattordici anni, ho pensato “è il 29 novembre”.

E la mia mente, sul suono delle campane della chiesetta davanti alla mia finestra, è corsaa te. A tutti gli album che ho sull’ipod, quelli dei beatles oppure i tuoi da solista.

Con la mia amica ci passavamo le canzoni su msn, ed era un ridere commentarcele a vicenda, sentirle e parlarne.

Poi ho pensato a quando siamo andate, insieme, a Milano e lei cercava i tuoi CD.

Ed io, col tono angelico: “È uno sfigato, è uno sfigato.”

Ma non è vero, George. Non l’ho mai pensato, odio chi sottovaluta te e Ringo rispetto a John e Paul (cioè, John è il mio preferito, ma non per questioni di bravura).

 

 

 

Eri il chitarrista dei Beatles. Cioè, tu e John eravate i chitarristi.

Ma John è il mio amato cantante, da Beatle o da solo. Perciò, tu sei il mio secondo Beatle preferito.

Che Paul e Ringo mi sono simpatici, ma a volte nelle loro canzoni non trovo niente, a volte mi strappano il cuore, ma.... Se proprio devo fare una classifica, tu avresti la “medaglia d’argento”.

Ma che cavolo te ne frega, George, di questo?

Non lo so.

Mia mamma mi rimprovera per una verifica di tedesco andata così così ed io ho voglia di piangere, stasera.

Che mi son rifugiata nello schermo immacolato di word per pensarti, scriverti, riflettere sulle tue canzoni.

Come sarebbe stato bello andare ad un tuo concerto. Con Martina, l’amica di cui ti parlavo prima.

Lei, di te, è innamorata davvero. Ed anche se ieri ne abbiamo parlato poco, troppo poco, le note delle tue canzoni aleggiavano nell’aria, in quel nostro piccolo spazio telematico ch’è diventato un rifugio, una specie di bolla dove possiamo dirci tutto ed a volte scappare, da quel mondo che ci fa sgranare gli occhi e dire “basta”, oppure ci stupisce e ci fa sorridere.

 

E le ho detto che ero stanca, solo per correre a scrivere. Ma lei mi perdona, lo fa sempre.

Domenica ho visto Paul in concerto, Gee. Ti ha omaggiato, come al solito, con Something.

Che io l’adoro, lei. Ed al momento delle prime note ho urlato “George”, incurante degli sguardi di tutti.

Perché non c’è cover di Something che tenga. Quella canzone è meravigliosa, ed è tua.

Ti immagino lì, a Pepperlandia. Seduto con John e Linda, ed anche Maureen.

Riderai, probabilmente, insieme a Lennon di tutte le lettere, le dediche, i disegni che han fatto le tue fan. E fra poco sarà di John, il turno di ridere (e, giuro, di me riderà tanto) per i fiumi di miele che siam capaci di elargire, noi innamorate di un Beatle.

Sarai, probabilmente, in compagnia della tua “chitarra gentile”, che mi manca tanto, oggi. Perché sono usciti accordi memorabili. E chi osa dire che Jimy Endrix era un chitarrista migliore di te, non ha capito niente. Forse, ma proprio forse perché io di chitarre capisco poco, oggettivamente lo era. Ma... Non ti si può paragonare a nessuno, George.

A volte ho nostalgia di te e di John  terribilmente. Più John, a volte, ma solo perché io con lui ho un rapporto speciale.

Eppure io, per un tuo concerto, darei qualsiasi cosa. Per sentire la tua save the world, di cui sono innamorata, dal vivo.

E per ballare con la mia amica, per vederla piangere e sorridere insieme, che lei è capace di fare anche questo, per te.

Che lei una lettera non se l’aspettava, non a te perlomeno.

Eppure io ti scrivo, Gee.

Anche se mi ero ripromessa di scrivere per la prima volta nel fandom parlando di John, ti scrivo comunque. Perché, di tant’intanto, io le mie promesse non le mantengo.

Manchi, George. Manchi a tante persone, e credo tu lo sappia.

Manchi ad una ragazzina troppo bionda che ha scoperto i Beatles da pochi mesi e li adora. Che io, quando ho sentito here comes the sun, mi sono commossa, George.

È finita, questa lettera. Smettila di ridere, per carità.

Ora... Sappi che ti voglio bene, per quanto se ne possa volere ad un idolo che non si conosce, ma che si sogna e di cui si scrive. E salutami John, ti prego.

 

Ceci

 

Memphis’s space (almeno le mie note dell’autrice, le dedico ad Elvis):

Una piccola lettera per George Harrison.

Che non è il mio Beatle preferito, e l’avrete capito. Ma che mi manca, mi manca da morire.

Grazie a Martina, ancora. Perché  è colpa o merito suo se ascolto i Beatles.

Grazie a chi leggerà o lascerà un mezzo commentino, anche se non lo merito.

Baci

Ceci

 

 

 

 

 

   
 
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