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Autore: LadyofDarkness    23/07/2006    13 recensioni
Un ragazzo il cui animo è avvolto nelle tenebre più fitte, ma che anela alla luce, anche a costo della vita... Una ragazza, marchiata nell'animo dalla violenza, alla quale non può né vuole sottrarsi, ma che a lui si aggrappa per non sprofondare... Un fratello che ha perso quasi tutta la sua famiglia, ma non ha ancora rinunciato alla propria sorella, e che, insieme a lei, cerca vendetta... Un'amica che non vorrebbe esser più solo questo, ma non abbandonerebbe mai le due persone per lei più importanti, e rimarrà fino all'ultimo al loro fianco... Un altro ragazzo, speranza di un mondo che sta per essere inghiottito dall'odio e dalla violenza, che non si piegherà mai all'ombra che vuole sopraffarlo, e combatterà fino allo stremo... I loro destini intrecciati in una storia più grande di loro, ma di cui sono gli attori principali...... Il raiting è VM14, ma avverto che ci saranno diverse scene di violenza (almeno questa sarebbe la mia intenzione....).
Genere: Romantico, Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Little Scarlet Rose

parte 46

Il mese autunnale non permetteva naturalmente il caldo ed un cielo completamente assolato, ma la temperatura era sorprendentemente mite, e poche nuvole coprivano a tratti il volto luminoso del sole.

Draco aveva preferito non rinchiudersi nel castello, per lo meno non più dello stretto necessario, e così, coperto con il suo mantello, si era diretto verso il lago, finendo per sedersi sotto uno degli alberi sotto cui da ragazzo si metteva a studiare, quando era stanco dell’inutile chiacchiericci della Sala Comune che gli impediva di concentrarsi quel tanto che gli serviva.

Ora non era poi così differente.

Chiacchiere, chiacchiere, solo inutili chiacchiere.

Lui non era il tipo da buttarsi in qualcosa senza prima averci ragionato, senza prima aver sistemato ogni minimo dettaglio, senza aver previsto ogni possibile contrattempo, ma così si esagerava!

Discorsi, discorsi, solo discorsi…

E lui per di più era completamente impossibilitato a fare alcunché, considerato l’esame a cui lo stavano sottoponendo e a cui quel bastardo di Battre si sta rifiutando di dare giudizio.

«Sono un tipo fisico, tutta questa immobilità mi distrugge» mormorò lui, passandosi una mano tra i capelli, mentre un leggero sospiro scocciato gli sfuggiva dalle labbra.

«Allora non dovresti trattenerti in questo modo» gli rispose una voce calcata da un tono decisamente malizioso.

Ginevra Weasley stava appoggiata con una mano all’albero, un sorrisino derisorio in volto, gli occhi sorridenti fissi su di lui.

«Quindi dici che dovrei cercare una mano che mi aiuti a liberarmi?» domandò lui, reggendo quel piccolo gioco che avevano intrapreso, insinuante.

«Anche più di una mano volendo…» rispose lei, rimanendo a fissarlo, prendendo poi a mordicchiarsi il labbro, provocante.

Però così non era tanto sicuro di volere che il loro gioco si limitasse ad un semplice scambio di battute.

«Hai in mente il nome di quest’anima pia che potrebbe essere così gentile da aiutarmi?» chiese lui, facendo scorrere la mano sul suo petto, fino ad arrivare a sbottonarsi i primi due bottoni della camicia scura,

«Si… un’idea ce l’avrei» sussurrò la rossa, avvicinandosi con passo da gatta, posizionandoglisi davanti, per poi mettersi seduta sulle sue gambe, tirando leggermente la gonna lunga, per mettersi il più comoda possibile.

Lui le strinse le mani sui fianchi, attirandola a sé.

La sua vicinanza aveva il potere di calmarlo e agitarlo al contempo.

«Che cos’hai?» gli domandò, scostandogli una ciocca di capelli dal volto, sistemandogliela delicatamente dietro l’orecchio.

«Sono stanco di questa calma innaturale, sono stanco di sentirmi dire che non sono cose che debbano interessarmi, che devo semplicemente restare qui ed aiutare Potter ad allenarsi, sopportando nel frattempo quel bastardo di Battre» confessò tra i denti il ragazzo, mentre si oscurava in volto.

Ginny inclinò di poco la testa, guardandolo furba «Diciamo che ti pesa non poter spaccare la faccia al francesino, mentre invece ti tocca sopportarlo… per il resto ti portano con loro nei combattimenti, quindi…»

«Non sono abituato a fare così, non con chi so di poter schiacciare senza alcuna fatica. Vedi cosa è successo con McNair!» esclamò con veemenza il biondo, frustrato.

Ginny scosse la testa, guardandolo turbata «Non voglio ricordare quel periodo! Quello non eri realmente tu… è stato il dolore allora a spingerti ad agire, a farti compiere quello scempio – si allungo ad abbracciarlo – ho avuto paura dei tuoi occhi allora… credevo di aver perso anche te» mormorò contro la sua spalla.

Lui la strinse a sé, serio, il ricordo di quel giorno, di quei mesi ben stampati nella sua mente.

Si, forse era vero, forse effettivamente la sua mente aveva finito per rimanere ottenebrata dal senso di colpa, eppure quello era il suo modo d’agire. Non era mai stato pietoso con coloro che facevano soffrire, che facevano del male alle persone che amava.

«E Cool…» affermò, senza pensarci.

Ginny alzò la testa, girandosi verso di lui, guardandolo perplessa «Che c’entra Cool?»

Lui sorrise un po’ amaro, scostandole i capelli sanguigni, concentrandosi su di essi, come se avesse voluto acconciarglieli in una piccola crocchia.

«Credi veramente che il fatto che a scrivere del suo tradimento sia stata Mary, sia stato un caso? Lui ti aveva umiliato… in realtà il suo tradimento è stato un inganno tessuto ad arte da me, per arrivare a punirlo, ad ucciderlo» spiegò semplicemente.

Solo a quel punto abbassò lo sguardo ad incontrare quello azzurro di lei, sorpreso, e per questo imperscrutabile.

«Forse non sono un Mangiamorte, forse lo sono stato ed ora non più, tuttavia sono questo. So essere crudele e spietato. Sono un assassino, nonostante tutto» affermò lui, senza mostrarsi poi eccessivamente turbato, né amareggiato.

Eppure Ginny, attraverso i suoi occhi, apparentemente sempre così gelidi, riusciva a capire cosa pensasse, riusciva a leggergli dentro, ed ora capiva il suo leggero timore, quella domanda inespressa che dal suo sguardo sembrava investirla.

Lei si sporse verso di lui, sfiorandogli le labbra con le proprie.

«Non sei solo un assassino… e, detto francamente, in questi tempi purtroppo non sono solo le tue mani ad essere sporche di sangue. Non ci sono innocenti che combattono            questa guerra» gli disse.

Draco sospirò, facendole una carezza leggera con il dorso della mano «Ma loro per necessità. Io anche per desiderio» la contraddisse lui.

La ragazza inclinò il capo, guardandolo perplessa «Perché questo discorso?» chiese semplicemente.

«Temo prima o poi tu possa accorgerti di chi è veramente colui che dorme al tuo fianco» confessò il biondo.

Ginny sorrise, stringendosi di più a lui, avvicinando le labbra a quelle di Draco, sfiorandogliele leggermente quando cominciò a parlare «Mi piace quando mi confessi a questo modo le tue paure».

Lui la guardò con leggero rimprovero, scostandola da sé.

«Sto cercando di fare un discorso serio, Virginia»

«Un discorso inutile direi è una definizione più appropriata – rispose lei, sorridendogli seducente – io so chi sei, cosa sei stato, così come tu sai cosa sono e cosa sono stata io. Ciò che saremo non ci è dato ancora conoscerlo. Ora amo ogni cosa di te, amo la dolcezza nei tuoi occhi quando si posano slla mia figura, la tua espressione decisa, l’abbandono con cui riposi accanto a me dopo che abbiamo fatto l’amore, e come fai finta di ruotare scocciato gli occhi quando non vuoi far vedere agli altri che stai sorridendo… amo tutto di te. E visto che ti amo, accetto ogni cosa. E se anche il tuo essere fosse stato un problema, in fondo hai scelto la parte giusta alla fine… no?!»

«Ma io non ho scelto Silente» cercò di contraddirla lui, un leggero sorriso sincero sulle labbra a causa delle parole da lei sussurrate, la presa salda sui suoi fianchi.

«Lo so… tu hai scelto le persone che ami, e tentare di proteggerle è sempre la cosa migliore» concluse la rossa, stringendosi a Draco e baciandolo, leggera.

Piccoli tocchi morbidi e dolci.

Un sospirò sfuggì dalle labbra del biondo, mentre le palpebre scendevano a coprire il sollievo visibile nei suoi occhi grigi-azzurro, e la stringeva a sé.

Voleva sentirla.

Voleva saperla sua.

La spinse lentamente a terra, sull’erba morbida, sdraiandola sotto di sé, approfondendo il bacio che si stavano scambiando senza tuttavia mutarne la natura.

Un bacio lento, quasi un incantesimo che li aveva ammaliati.

«E se arrivasse qualcuno… se arrivasse Ron?» domandò lei, con tono giocoso, mentre lui faceva scivolare via dalle spalle la morbida veste da strega, scoprendole i seni pieni.

«Imparerebbe finalmente qualcosa» le rispose Draco, scambiando con lei uno sguardo divertito.

Ginny rise, inarcandosi leggermente indietro, scoprendo il collo bianco.

Bellissima.

La amava… la amava come non aveva mai amato altro.

Tutto… avrebbe fatto di tutto per lei.

Sarebbe morto per lei…

 

«Comincia a diventare pesante come situazione» sospirò la ragazza, continuando ad osservare quella dannata cartina, cercando di trovare un senso, un qualche schema logico per quegli attacchi continui «Deve esserci una spiegazione logica, un qualche disegno alla base di tutto… bisogna solo decifrarlo» sospirò infine, passandosi le mani tra i capelli ricci, in un gesto estremo di stizza.

«Io ce l’ho l’unica spiegazione logica che si possa dare a tutto questo. Voldemort è un folle, e i Mangiamorte lo sono ancora di più a seguirlo» esclamò il ragazzo dalla fulgida chioma rossa, dondolante sulla sedia posta dall’altra parte del tavolo, in cui stavano studiando, la testa inclinata indietro per poter mantenere un equilibrio, mentre teneva in equilibrio una semplice matita tra bocca e naso.

«Ron! Smettila di dire castronerie, sii serio! Gli attacchi dell’ultima settimana sono un problema più che preoccupante! Non possiamo liquidarlo con le tue battute di spirito» lo rimbrottò Hermione, guardandolo con gelida furia, tanto che il rosso preferì tornare composto, riprendendo i documenti che stava esaminando.

Da quando stava con lei, aveva imparato a mantenere la bocca chiusa in simili momenti. Se prima era divertente (secondo una visione puramente masochistica della vita) punzecchiarla di continuo, ora non portava altro che a tanta, tanta astinenza, e non è che lui ci tenesse poi così tanto ad una simile condizione…

«Non credo ci sia molto da capire Hermione. Sta cercando di stancarci – intervenne Harry, sedendosi annoiato vicino agli altri due – Sa che ci muoviamo con le squadre migliori. Che vogliamo il minor numero di vittime tra i nostri. I Mangiamorte che invece ci manda sono giovani, spesso poco importanti, e mai veramente potenti. Appartengono quasi tutti a famiglie Mezzosangue decadute da rami cadetti di casate nobiliari – Hermione annuì. Si, lo aveva scoperto lei stessa, cercando nomi sulla lista delle vittime che erano state riconosciute – Vuole sfinirci» concluse, allarmante.

Ron lo guardò preoccupato, mentre la ragazza tornava a concentrarsi, gli ingranaggi del suo fine intelletto che riprendevano velocemente a girare.

«Dobbiamo cercare di creare turni di emergenza particolari, far ruotare meglio le varie squadre. Non possiamo farci trovare stanchi»

Harry chiuse gli occhi, prendendo a sentire le parole dell’amica, sempre più preoccupata, che ora si stava facendo aiutare da Ron.

La fine si avvicinata, lo sentiva… si sentiva vibrare.

Voldemort aveva messo in moto gli ultimi ingranaggi, stava preparando qualcosa, ma non riusciva bene a capire cosa.

Venne risvegliato dai suoi pensieri dalle porte della biblioteca che si aprivano con forza.

«Un altro attacco. Sirius è già sul porto. Preparate le vostre squadre»

 

«Che cosa vede qui signor Malfoy?»

Draco rimaneva appoggiato allo schienale della scomoda sedia, un braccio penzoloni dietro lo spalliera, le gambe accavallate con noncuranza, il corpo fasciati dagli usuali abiti scuri, sul volto un’impareggiabile espressione di noia e sarcasmo.

Osservava con distacco Maximilien tenere tra le mani il cartoncino con sopra le classiche macchie di inchiostro nero che andavano a formare disegni astratti apparentemente privi di logica.

«Lei che si contorce dal dolore, signor Battre» rispose incolore, portandosi una mano davanti alla bocca simulando uno sbadiglio.

«E qui signor Malfoy?»

«Lei in una pozza si sangue, signor Battre…» continuo con il medesimo tono il testato.

«I suoi istinti sono decisamente portati all’assassinio e alla tortura… Non me la sentirei di darle il permesso di girare tra la popolazione in tutta tranquillità» cercò di provocarlo il francese, approfittando della sua posizione di giudice ed esaminatore.

«I miei istinti sono portati alla vendetta, e comunque, faccia come crede. E’ il suo lavoro essere obiettivo nei miei confronti, non crede?» rispose con ironia il biondo, continuando ad apparire sempre più annoiato.

Dietro di loro Fleur, ormai spazientita da quella tiritera che durava da tutto il giorno, si alzò sbuffando esasperata per la centesima volta in quella giornata.

Ormai aveva toccato il fondo della misura.

«Malfoy, saresti pregato di fare il serio e prestare attenzione ai test a cui ti sottoponiamo. Non è un gioco quello a cui ti stiamo sottoponendo. E tu Maximilien, dovresti essere più serio nel tuo ruolo! Alzati su, ci penso io…» mormorò la mezza Veela, avvicinandosi alla scrivania e facendo segno al suo compagno di alzarsi.

Quello non fece alcuna piega, lasciandole con tranquillità il posto e riprendendo ad osservare il tutto dal fondo della sala.

Fleur scostò i capelli biondi da davanti, riprendendo un’aria seria e decisamente professionale e, sedendosi lisciando la gonna di seta che indossava quel giorno, sistemò i cartoncini, riproponendoli per l’ennesima volta al biondo.

«Ricominciamo Draco, e questa volta vorrei ti applicasi seriamente al test che ti proponiamo di fare. Rispondi con sincerità… che cosa vedi qui?»

Il biondo sospirò, passandosi una mano sul volto, e decidendo che, con la Delacour, forse poteva anche farlo.

Aveva sempre trovato inutili quegli stupidi giochini psicologici, ma se effettivamente potevano servire a qualcosa…

Socchiuse gli occhi, prendendo ad esaminare ogni singola macchiolina nera che riluceva quasi sinistra sul foglio bianco.

«Un albero su un viale deserto» rispose d’istinto.

«Un albero? Che genere di albero?» incalzò la biondina.

«Mmmmh… non so di preciso. Però vedi… qui c’è il tronco che si inclina verso la strada, in una parte di arco… e qui le fronde, che ombreggiano la strada. Ma è l’unico…» mormora il ragazzo, indicando le varie parti del suo disegno immaginario.

«Che colori ti evoca?»

«Arancione… rosso…»

«Autunno quindi»

«Si… un albero a cui le foglie cominciano a cadere…» concluse il ragazzo, facendosi pensoso.

«Simbolo di morte» si intromise Battre.

«Simbolo anche di nostalgia però… di stanchezza…» puntualizzò Fleur, girandosi ostile.

Ma tra tanti partner, perché proprio lui?

Le stava rendendo le cose molto più difficili del previsto. Per di più aveva così poca professionalità.

I commenti sui “pazienti” andavano fatti in privato, e non con il testato che poteva udire quanto dicevano.

Malfoy non avrebbe detto niente, lo immaginava, ma tutto ciò decisamente andava contro la sua etica professionale.

«Come preferisci» fece spallucce quello, ricominciando a fare silenzio, permettendole di poter tornare al suo lavoro.

«Allora… quest’altro invece? Che mi dici?» domando, prendendo un forte respiro e calmandosi.

Quello era il suo lavoro e, nonostante tutto, intendeva farlo bene.

«Lenzuola sfatte»

Si sentì rispondere.

Inarcò un sopracciglio, attendendo continuasse.

«Un enorme letto con lenzuola sfatte…»

«Solo?»

Era di difficile interpretazione una tale visione.

«No no… capelli scomposti ed un corpo morbido velato e mostrato da quelle lenzuola» concluse il ragazzo, mentre una vena di malizia gli illuminava gli occhi.

«Una donna distrutta ed appagata, le labbra turgide, i seni pieni, il ventre appena coperto ed appagato…» continuò a spiegare quello, gli occhi fissi in quelli di Fleur, che finì per cominciare ad arrossire pesantemente.

Ok l’etica professionale ma… aveva un modo di raccontare il tutto che sembrava avrebbe potuto far vergognare anche il più svergognato degli uomini. Un modo che non era volgare ma… passione liquida.

Quel ragazzo sembrava fatto di passione liquida.

Il suo tono come una carezza, i leggeri movimenti del corpo, le labbra appena bagnate, e gli occhi che ti inchiodavano, ti incantavano, e ti facevano perdere.

Se non fosse stata innamorata già di Bill si sarebbe potuta perdere dietro un simile sguardo.

«Vuole che continuo signorina Delacour?» concluse ironico quello.

«N-no… direi può bastare per oggi» esclamò quella, praticamente di scatto, bloccandosi poi e sorridendo al ragazzo.

Ah… e se lei aveva sangue Veela in corpo, non osava pensare che effetto potesse arrivare a fare quel demonio angelico alle altre fanciulle.

Fu in quell’istante che la porta della stanza si aprì di scatto, facendo entrare un Harry Potter serio e decisamente determinato.

«Malfoy, vieni con me. C’è un attacco, e abbiamo bisogno di uomini esperti… Battre, se vuoi unirti a noi…»

 

«Allora, siete pronti signori?» domandò Harry, sistemandosi il mantello in modo che non gli intralciasse i movimenti.

Draco e Maximilien annuirono, finendo anch’essi di prepararsi.

Il biondo lanciò un’occhiata in tralice al francese, avvicinandoglisi poi leggermente ed allungando una mano verso il suo mantello.

«Ti lasci troppo scoperto…» mormorò semplicemente, spostandoglielo in modo da coprire meglio il cinturone con le ami, poggiandogli poi una mano sul braccio sinistro scoperto.

Il contatto con i guanti di pelle del ragazzo gli provocarono un leggero brivido.

Erano viscidi e freddi, come se fossero già bagnati di sangue.

«So fare da me…» rispose semplicemente, allontanandolo da sé.

Una sensazione spiacevole.

Malfoy gli lanciò una lunga occhiata indifferente, glaciale. Poi si voltò verso Harry, con un semplice «Possiamo andare» sussurrato a fior di labbra.

Il moro annuì, per poi smaterializzarsi sul luogo dello scontro.

Era uno spettacolo agghiacciante.

I corpi dei babbani, sorpresi negli affari della prima mattinata fuori dalle proprie case, ricoprivano il selciato.

In molti erano lì, fermi, gli occhi sbarrati, a guardare senza vedere quanti transitavano loro vicino.

Niente sangue, se non quello dei combattenti, degli appartenenti ai due schieramenti che ora si davano battaglia. Senza misericordia.

Solo la morte albergava tra di essi. E non c’era pietà per nessuno… ma tutto ciò non faceva alcuna presa sulle squadre appena giunte.

Erano così tristemente abituati a vedere tutto quello, uno spettacolo così famigliare a tutti loro che non persero neanche un istante a cincischiarsi o disperarsi.

«Ron! Porta le tue squadre sulla destra! A sinistra c’è già Sirius! Chiamate qualcuno per andare ad aiutarli, lì sembra essere scoppiato l’inferno. Hermione… laggiù ancora non sono arrivati in molti, riesci a coprire un eventuale fuga ai civili? Malfoy, Battre, voi due con me, andiamo a rompere il culo ad un po’ di gente…» Harry concluse di assegnare le aree di competenza di ognuno, e tutti, subito, si distribuirono sul territorio, prendendo a fronteggiare i vari Mangiamorte che si presentavano davanti a loro.

Gli incantesimi vibravano nell’aria, andando a colpire senza guardare in faccia nessuno. I corpi cadevano a terra, feriti o privi di vita, ma non c’era tempo per fermarsi, per aiutare. Si finiva per calpestare quella moltitudine di membra e carne e sangue.

Sangue.

Più il tempo passava, più la strada sotto i loro piedi sembrava percorsa da un fiume rosso in piena, che macchiava i volti, che bagnava le loro mani.

Distruzione e Morte. Restava solo questo.

Morte per consentire la vita…

Harry si guardava intorno, mentre affondava la propria sciabola nella morbida carne di un incappucciato e, subito dopo, lanciava uno schianteismo contro un Mangiamorte che stava per finire una ragazza della sua squadra.

Attacchi di questo genere stavano avendo sempre più piede, erano sempre più numerosi, e lui ancora non riusciva a fare nulla.

Cosa aveva di particolare quel semplice paesino babbano, in Scozia?

Non vi erano neanche maghi ad abitarlo!

Perché sempre tutto quel dolore… tutta quella distruzione. E tutto per un pazzo.

Un povero pazzo, che lui avrebbe dovuto sconfiggere.

Si accorse di un nemico alle sue spalle che stava per attaccarlo solo troppo tardi. Era già pronto a ricevere il colpo, preoccupandosi soprattutto di come riattaccare, ma quello non arrivò mai.

Il Mangiamorte cadde a terra, il cranio sfracellato da un preciso colpo di pistola alla nuca, il sangue e la materia grigia che ora sgorgava a terra, gli bagnava i piedi.

Alzò gli occhi, ignorando l’ennesima vittima di quella carneficina, incontrando per un attimo uno sguardo grigio, pronto e concentrato.

Volse gli occhi al cielo, sbuffando divertito. Quante volte ancora avrebbe dovuto la vita a Malfoy?

Riprese immediatamente a combattere, destreggiandosi in quel cumulo di nemici, mai realmente pericolosi.

Erano sempre dei massacri quegli assalti, in cui Voldemort non si preoccupava di sacrificare i suoi seguaci più deboli sotto i colpi della loro Resistenza.

Affondò la lama della sua spada nell’ennesimo ventre.

Vittime senza volto.

Carne da macello.

Rimaneva comunque un massacro a cui lui avrebbe già potuto porre fine se fosse stato abbastanza forte.

Non importava se erano di uno schieramento opposto al suo, erano comunque altre croci che portava sul cuore, vittime che aveva sulla coscienza, come ogni singola morte avvenuta in quel conflitto senza fine.

Ma ormai in più o in meno facevano assai poca differenza. L’unica cosa che poteva fare era cercare di fare più passi in più verso il suo traguardo, pensando solo ai propri interessi, senza preoccuparsi dei corpi che avrebbe calpestato sul suo cammino.

Ciò lo avrebbe portato solo a distrarsi.

Si abbassò, evitando un getto di luce verde che fece però stramazzare al suolo qualcuno alle sue spalle e, con un unico gesto fluido, puntò la sua bacchetta contro il mittente della maledizione mortale, scagliando con un sussurro un potente incantesimo da taglio che squarciò il petto del malcapitato.

Senza neanche attendere di vederlo cadere a terra, si girò per riprendere la lotta con il successivo avversario, ma la sua attenzione fu catturata da una chioma bionda che si infilava con circospezione in uno dei violetti del paesino.

Che diavolo combinava Malfoy?

 

Neanche fosse fatto apposta (o meglio, volendo dar la colpa al fato e non all’intelletto umano) il vicolo era uno di quelli senza uscita, piccoli e nascosti, quasi sempre usato da qualche barbone per riposare e quindi evitato completamente dalla popolazione normale.

Per di più poco più in là si stava svolgendo una battaglia violenta e sanguinosa… chi mai si sarebbe interessato a cosa stava avvenendo in quella sudicia stradina?

Draco poggiò lo sguardo schifato e divertito, con sommo disprezzo, sull’essere strisciante terrorizzato a terra, che muoveva gli occhi in maniera febbrile, senza fissarsi mai su nulla.

Tutto come aveva previsto… tutto così semplice e gustoso.

La sua figura rivestita di nero fremeva.

Quant’era che aspettava una simile occasione? Quant’era che preparava piani su piani, ricercava occasioni, mezzi, alibi.

Ed alla fine tutto era arrivano inaspettato, l’occasione presentata su un vassoio d’argento.

Un vassoio d’argento su cui presto egli stesso avrebbe posto la testa di quell’infame.

«Maximilien…» lo richiamò, quasi con dolcezza.

Il ragazzo si girò di scatto, come terrorizzato.

«M-Malfoy…» mormorò, allungando un braccio verso di lui, sforzandosi per arrivare a toccarlo, prendendo praticamente a strisciare verso il biondo, aggrappandosi poi alle sue gambe.

«T-ti prego, aiutami. I-io non capisco… E’ tutto c-così… è spaventoso. E’-» gli sfuggì un versetto terrorizzato mentre si voltava di scatto di lato, osservando con orrore un leggero movimento poco più in  là.

«E’ davvero terribile…» sussurrò sempre dolcemente Draco, chinandosi a prendergli il volto tra le mani guantate, lo fece volgere verso di lui, inchiodandolo con lo sguardo.

«Vuoi che finisca?»

Un leggero cenno del capo, un movimento appena accennato.

Una condanna.

Il ghigno si allargò sul volto del biondo, distorcendogli i lineamenti in un’espressione crudele.

«Ci vorrà un po’ però…»

«L-liberami. Fallo finire…»

Il pugnale si posò sulla sua guancia e, come una carezza leggera gliela percorse, lasciandogli una scia rossa.

Sangue…

Sangue che comincia a scorrere.

Sangue che viene versato.

Oh, ne era sicuro… si sarebbe divertito immensamente.

Alzò gli occhi, incontrando uno sguardo sorpreso, che lo scrutava come a capire, a immaginare.

Rimasero immobili, così per diversi istanti che si dilatarono nel tempo, mentre tutto attorno a loro continuava a correre veloce.

Harry si voltò lentamente, interrompendo solo all’ultimo il contatto con Draco.

«Non mi importa che fai. Speravamo finisse ucciso in questa o in una delle prossime battaglie… non ci importa in quali circostanze»

Draco sbuffò divertito.

Si, in quel conflitto neanche i guanti sulle mani dei buoni erano candidi… neri di orrore e cangianti di sangue…

Non c’erano innocenti a combattere     quel conflitto…

Bhè… non gli era mai realmente interessato di essere considerato uno strumento di altri, soprattutto quando finiva per compiere i propri interessi.

Abbassò nuovamente lo sguardo su Battre, sorridendo leggermente.

«Ricordalo quando andrai all’inferno, Maximilien… Draco Malfoy mantiene sempre la parola data…»

 

Quando Draco si ripresentò ad Hogwarts, atteso da molti, Silente in testa, un brivido di freddo corse lungo la schiena di tutti.

Un brivido di freddo e disgusto.

Era completamente ricoperto da plasma, il volto schizzato, il mantello zuppo.

La morte aveva agito per mano sua… una morte atroce, una morta dolorosa ed infinitamente lenta.

Malfoy, il feroce Death Eater si presentava davanti a loro.

Eccomi… condannatemi… uccidetemi…

Questo sono io… questo sono in grado di fare.

Occhi duri e crudeli… occhi che però dicevano anche qualcos’altro.

Sono in grado di torturare un uomo nel peggiore dei modi, ucciderlo nella maniera più lenta e dolorosa… sono pronto a prendermi la responsabilità di questo e di altro… non importa.

Purché le persone che io amo siano vendicate.

Purché chiunque abbia fatto loro del male abbia a rimettercene cento volte tanto.

Ed ora eccolo lì, sporco di sangue, macchiato della sua colpa che non tentava di nascondermi.

Eccomi… sono qui… ma nessuno si sentì di condannarlo.

 

La piuma svolazzava davanti a lei, nell’attesa di essere usata, ma Mary sembrava infondo non avere nessuna intenzione di mettersi a scrivere. Cosa poi?

Di cosa avrebbe dovuto mai parlare?

Le avevano già fatto richiesta di un articolo circa l’attacco di quella mattina… ma cosa avrebbe dovuto scrivere?

Lei sapeva COSA fosse successo. Ma non poteva certamente trasporlo su carta.

Tutti ai vertici della Resistenza lo sapevano e, se avesse scritto una bugia, chiunque avrebbe potuto smascherare la cosa.

O forse avrebbe dovuto omettere quell’episodio? Eppure le era stata fatta apposita richiesta.

“Vogliamo un bel pezzo sull’attacco e la relativa morte di Battre. Sta generando un bel polverone”.

Cosa avrebbe mai dovuto fare?

Inoltre per lei era stato un sollievo sapere che era veramente finita senza possibilità d’appello.

Si sarebbe dovuta mostrare dispiaciuta per l’uomo che l’aveva violentata, picchiata, mentre condannava suo fratello alla follia?

Era morto, e non sarebbe più tornato.

«Ehi Darkness… c’è posta» si sentì chiamare.

Alzò lo sguardo, ritrovandosi a dover sostenere quello serio e scrutatore di Potter. Era mollemente appoggiato alla porta, le braccia incrociate davanti al petto ed un rotolo di pergamena stretto in una mano.

Non le venne in mente nulla da dirgli.

«Non dovresti imperturbare la stanza, altrimenti i gufi non riescono a raggiungerti» la sgridò bonariamente lui, accostandosi allo scrittoio al quale lei sedeva.

Le porse la lettera, di cui lei ruppe il sigillo in ceralacca, aprendolo e cominciando poi a leggerla, con espressione stanca.

“Appunto” Sospirò, richiudendola.

«Brutte notizie?» domandò Harry.

«No… solo l’ennesima sollecitazione. Devo fare un articolo su stamattina e sull’omicidio Battre» spiegò semplicemente lei, sfuggendo lo sguardo che la stava studiando fissa.

«E allora? Ti mancano dati?»

Mary gli lanciò un’occhiata significativa, scura, quasi offesa, a cui il ragazzo rispose con una altrettanto carica di significato.

«Lo ha ucciso Draco…» sospirò lei, quasi con angoscia.

Harry rispose con un semplice verso, quasi un ironico “Ah si?!”. Un verso che turbò Mary, che la fece arrabbiare, che la aizzò contro il ragazzo.

«Che cosa dovrei fare eh? Che cosa pretendi che faccia?! Scrivere la verità? Scrivere che non lo so? Per cosa poi! Tutti lo condannate, tutti non aspettate altro che dire la verità, saperlo ad Azkaban per sempre…» non riuscì ad andare oltre, mentre tutto le sembrava troppo pesante. Troppo duro.

Ed era colpa sua…

Se lei non fosse stata così sciocca… se lei fosse stata più forte…

«Nessuno lo condannerà – interruppe il filo dei suoi pensieri la voce chiara e decisa di Harry – Nessuno lo condannerà, perché nessuno ne ha il diritto»

Mary alzò gli occhi grandi e persi su di lui.

«Ognuno di noi è colpevole, chi più, chi meno. Inoltre lo avremmo fatto fuori in ogni caso, stava intralciando i nostri piani… Draco è stato semplicemente lo strumento della nostra volontà» continuò a spiegarsi lui.

Quindi… Draco non correva pericolo? Non sarebbe stato accusato pubblicamente?

Persa nei suoi pensieri, non notò che il ragazzo si avvicinava, e percepì solamente il suo tocco leggero sulla fronte, mentre le scostava i capelli, seguiti dalle sue labbra, in un tenero bacio.

Alzò gli occhi ad incrociare il suo sguardo triste, che voleva apparire vuoto, uno sguardo che comunicava così tanto a chi voleva leggerli.

E lei riusciva a vedere, nitida e luminosa, quella scintilla ora in fondo ad essi, la sua anima, lacera, distrutta, eppure così irrimediabilmente forte, fiaccata dal dolore, eppure così rassicurante e luminosa. Pura, nonostante le sozzure che avevano cercato di inghiottirla.

«Ognuno di coloro che sono presenti in questa scuola, coloro che fanno parte della Resistenza, tutti sanno cosa vuol dire vedere i propri cari soffrire, ed ognuno di loro vorrebbe avere alla propria mercè coloro che l’hanno provocata per fare esattamente ciò che Draco ha fatto a Battre. Non ci sono innocenti che combattono questa guerra. Nessuno metterò in dubbio ciò che scriverai, quindi inventa, menti. Non vogliamo che tu racconti ciò che è realmente successo… o meglio, qualche ritocco non sarebbe affatto male» la rassicurò il ragazzo, un’espressione seria eppure a suo modo rassicurante.

Un ultimo sussurro, prima di andarsene, darle le spalle, e lasciarla lì, senza neanche premurarsi di salutarla.

Mary abbassò lo sguardo a terra, un leggero sorriso a piegarle le labbra.

«Grazie…»

Era una tranquilla mattinata di inizio novembre.

 

 

 

E divento sempre più imperdonabile…

Il ritardo stavolta è mostruoso, me ne scuso tanto >.<

Ma l’ispirazione è scomparsa fino a oggi pomeriggio, quando mi sono messa e ho concluso questo capito… non che sia tornata in forma, considerato il risultato non particolarmente brillante.

Trovo un po’ inutile rispondere ai commenti ora, considerato il tempo passato, ma ringrazio comunque tutti coloro che me ne hanno lasciati. ^^ Grazie mille, sono sempre preziosissimi!

 

Un bacione a tutti, ed un immenso auguro di buone vacanze!

 

 

Marcycas – the Lady of Darkness

 

  
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