La Rosa e il
Tranello del Diavolo
Le
otto meno dieci.
Hermione tornava in biblioteca dopo essere passata un momento dal
bagno; forse
ce l’avrebbe fatta, a finire il tema di Erbologia, non aveva
proprio voglia di
doverlo continuare l’indomani.
Va bene, quindi, ricapitolando. La Ruta, da alcuni ritenuta la mitica
"Erba Moly", aiuta a riconoscere i propri errori e bruciata ad
allontanare le cattive abitudini. Ad essa è abbinata la
Verbena, pianta
protettiva delle streghe dei tempi passati che può essere
usata per bagni
purificanti, e il Patchouli che aiuta gli amori
appassionati…
Rientrando rimase un momento interdetta; al suo posto si era seduto un
ragazzo.
Cos’era, cieco? Insomma, c’erano i suoi libri
lì! E poi ormai la biblioteca era
completamente vuota con una ventina di tavoli liberi!
Aprì la bocca per reclamare il suo spazio, ma la voce le
morì in gola quando si
rese conto di due particolari.
Uno, quel ragazzo era Draco Malfoy.
Due, stava sfogliando il suo libro.
La rabbia le risalì da sotto i piedi. Anche mentre studiava
doveva
infastidirla? Li aveva, lui, i suoi libri, tutti ben rilegati e nuovi
di zecca
con l’incisione D.L.M. sul dorso. Lo stava scarabocchiando,
sicuramente, gli
stava facendo le pieghe agli angoli, giusto per farla arrabbiare e
sfotterla
come sempre.
In realtà una vocina nella sua testa, la maledetta vocina
sincera e sfacciata
che la tormentava da troppo, troppo tempo, le stava dicendo anche
qualcos’altro, ma non era quello il momento di darle ascolto.
O forse sì.
Perché quella vocina le stava ricordando un terzo
particolare.
Hermione iniziò a sudare freddo.
In quel libro c’era qualcosa che nessuno avrebbe
mai dovuto vedere. Il
segreto inconfessato e inconfessabile che si portava dietro da un anno,
o forse
più, non ricordava. In quel libro, tre notti prima, quando
aveva iniziato
quello stramaledetto tema, aveva inserito un foglio volante
scribacchiato e
decorato con cinque parole ripetute su due colonne, in una bella grafia
svolazzante.
Insomma, era comprensibile: erano le due e mezzo e lei era ancora in
Sala
Comune a ripetere ad alta voce tutti gli usi e le origini
delle piante
magiche, così una parte del suo cervello si era disconnessa,
aveva afferrato
una pergamena e una piuma e aveva iniziato a mettere nero su bianco
l’assurda
ma, purtroppo, incontrovertibile verità che le attanagliava
cuore e viscere.
No, la sua ragione no. Quella era la sua guida, la sua forza, sapeva
cosa si
poteva o non si poteva dire o fare. Ma si sa che alle due e mezzo di
notte
anche lei va a dormire.
Era il cuore che aveva guidato la sua mano, mentre la voce ripeteva
meccanicamente ciò che già sapeva bene, solo per
darle l’illusione che non era
completamente impazzita, che le parole che stava vergando erano solo
una
parentesi, il suo angolo di follia e che era giusto, ci poteva stare,
ma solo
in quella fascia oraria e solo con se stessa.
Quando aveva finito aveva riguardato quel foglio e si era sentita come
una
sciocca bambinetta illusa, una dodicenne alla prima cotta, di quelle
che
riempiono diari e diari di frasi romantiche e disegnano i puntini sulle
i come
cuoricini. In fondo, però, quella era l’unica
dimensione in cui il suo segreto
poteva esistere, e non le dispiaceva; quella era la sua debolezza, la
sua
privata e personale perversione e in fondo le voleva bene, in fondo, ma
proprio
in fondo. Perché molto più spesso la faceva
impazzire, piangere e sognare
situazioni ed anche (dio, quanto si vergognava) scene di passione che
non si
sarebbero mai verificate.
Come tutte le altre volte, avrebbe dovuto gettare quel foglio nel fuoco
e
guardarlo bruciare lentamente, centimetro dopo centimetro, lettera dopo
lettera, così come anche il suo cuore andava in fiamme.
Lei e il fuoco, unicamente con lui condivideva l’occulto
desiderio che le
graffiava l’anima.
Solo che tre notti prima aveva desistito, le era piaciuto tanto quel
foglio,
era venuto proprio bene, ordinato e preciso, con una calligrafia
tondeggiante
ed equilibrata. Così l’aveva piegato a
metà ed inserito nel libro, tra la
pagina della Rosa e quella del Tranello del Diavolo. Inizialmente non
ci aveva
fatto caso, ma poi quella coincidenza l’aveva fatta sorridere.
La rosa, il suo fiore preferito, bianca, pura, semplice e profumata.
Il Tranello del Diavolo, pianta veramente bellissima, mozzafiato a
vedersi. Ma
avvicinarsi era impossibile; era pericolosa, faceva male, uccideva. La
si
poteva amare, ma solo da lontano.
E lo spacco della rilegatura segnava in confine, il burrone, il
crepaccio da
cui queste due pagine erano e dovevano rimanere separate. Il foglio,
inserito
in quel canyon dalla parte piegata, rimaneva dritto. Hermione ci lesse
la
grande verità che purtroppo avvolgeva il suo segreto: quella
pergamena sarebbe
rimasta sempre e per sempre così, in piedi, dritta, muro
invisibile ma
esistente. La diversità era immensa e invalicabile, erano
due piante purtroppo
incompatibili. C’era solo un modo di far combaciare la Rosa,
il Tranello e
quelle parole che la ragazza avrebbe immensamente desiderato che non
fossero
solo parole; chissà, forse, in un’altra vita.
La Rosa sul Tranello, il Tranello sulla Rosa, insieme, uniti,
appiccicati. In
mezzo a loro un foglio che celava al suo interno quel desiderio
spasmodico e
destinato a rimanere muto.
C’era un solo modo per ottenere quel risultato. Chiudere il
libro.
Solo che adesso il libro era stato aperto. Il vaso di Pandora era stato
scoperchiato.
Da qualcuno che non era Hermione.
Dall’ultima persona che avrebbe dovuto saperlo.
Dal Tranello del Diavolo in persona.
Il panico la investì come una secchiata d’acqua
gelida. Il sudore freddo ormai
la faceva rabbrividire. Sapeva di dover correre, strappare di mano a
Malfoy il
tomo e pregare, pregare che non avesse trovato il foglio.
Il problema era che i piedi si rifiutavano di muoversi.
Era troppo umiliante, troppo imbarazzante. Era troppo.
Era il suo segreto.
- Cara, la biblioteca
chiude tra dieci minuti – le disse Madama Pince, gentile.
- Sì... sì... vado…
Quelle parole la risvegliarono. Corse verso il ragazzo e gli
strappò di mano il
libro.
- Ce li hai i libri,
Malfoy. Usa i tuoi. La biblioteca sta chiudendo.
Lui alzò gli occhi e la fissò profondamente.
Non erano mai stati così vicini.
Il respiro le si spezzò mentre la fantasia galoppava e uno
stramaledetto e poco
opportuno rossore le invadeva le guance. Quei due laghi ghiacciati e
cristallini dove Hermione, nelle notti insonni, immaginava con gioia
perversa
di annegare. Quel naso dritto, quella pelle diafana e morbida che non
chiedeva
di meglio che assaggiare. Quelle labbra sottili su cui sarebbe voluta
morire.
Quei capelli biondi e profumati per cui avrebbe venduto
l’anima, pur di
stringerli tra le sue dita.
Un inaspettato calore le crebbe tra le gambe. Si sentì una
stupida.
E lui continuava a fissarla.
- Che… che hai da
guardare? – balbettò incerta.
- Niente.
Draco si alzò con calma, viso di marmo, serafico e immoto.
Continuava a
guardarla.
Se Hermione gli avesse guardato le mani, avrebbe notato che tremavano
incontrollabilmente.
- Perché stavi leggendo…
- Stavo facendo anche io
il tema di Erbologia, solo che Blaise si è portato via il
mio libro per
sbaglio. L’ho finito ma volevo controllare una cosa,
così ho visto il tuo e ho
cercato l’informazione che mi serviva. Tutto qui.
Non l’aveva presa in giro o ferita. Aveva parlato con un tono
di voce
tranquillo, calmo. Gentile?
- Va… va bene… ora
dobbiamo andare…
- Sì, lo so.
Il ragazzo l’aggirò e tornò verso il
suo tavolo, dove raccolse le sue cose.
Hermione tirò un sospiro di sollievo. Aveva avuto una
fortuna sfacciata. Mai
più. Quel foglio sarebbe finito tra le fiamme entro un
minuto.
- Granger... – si sentì
sussurrare sul collo.
Si irrigidì come una corda di violino.
- Non mi chiedi quale
informazione stavo cercando?
Salivazione azzerata. Mente annebbiata. Capacità di parlare
scomparsa.
- Non mi ricordavo i
metodi per sconfiggere il Tranello del Diavolo.
Lacrime di vergogna le salirono agli occhi, mentre diventava bordeaux e
il
cuore galoppava forsennato.
Draco tirò fuori un foglio dalla tasca e glielo
aprì davanti. Il suo foglio.
Mai come in quel momento Hermione desiderò di morire.
Hermione Granger e Draco Malfoy.
Hermione Granger e Draco Malfoy.
Hermione Granger e Draco Malfoy.
Hermione Granger e Draco Malfoy.
Hermione Granger e Draco Malfoy.
Gli strappò di mano la pergamena e si girò verso
di lui, ma non riuscì a
guardarlo, non avrebbe retto al suo sguardo sicuramente derisorio,
irrispettoso
o ancor peggio schifato. Non voleva farsi vedere in lacrime, umiliata e
sconvolta. Desiderava solo che si aprisse una voragine sotto i suoi
piedi e che
la inghiottisse.
Prese il foglio dalle due estremità e fece per strapparlo.
- No!
Si bloccò stupefatta. Senza rifletterci alzò lo
sguardo verso di lui.
Sorrideva.
- Non lo strappare.
La ragazza tentò di trovare una risposta acida, una
frecciatina, qualsiasi cosa
che potesse… che potesse cosa? Cosa poteva dire per
minimizzare la situazione?
Non c’era niente che potesse dire o fare per dare
un’impressione diversa. Non
era più questione di impressioni. Era lì,
scritto, nero su bianco, ben visibile
e ben leggibile. Era una verità.
Il sorriso di Draco si trasformò in un ghigno.
Ecco, lo sapeva. Il Tranello del Diavolo iniziava ad agire.
- Mi…
Hermione preparò mentalmente una lista delle possibili frasi
che avrebbe
sentito.
Mi fai schifo, Mezzosangue.
Mi fai pena.
Mi divertirò un sacco a spargere la voce in giro per la
scuola.
Mi sono fatto le migliori risate della mia vita.
Mi dispiace, ma non starei mai con te nemmeno se fossi
l’ultima donna sulla
Terra.
- Mi piace ciò che c’è
scritto.
A questa non era preparata.
Ormai era certa di essere color prugna, il cuore sarebbe
esploso entro
mezzo secondo.
- Malfoy, io…
Si rese conto di non avere più un cuore, né
polmoni, né viscere, niente di
niente, quando due braccia forti l’avvolsero e due labbra
dolci e passionali si
posarono sulle sue.
Si rese conto di non avere più la gambe quando queste non
ressero e il ragazzo
dovette stringere la presa sulla sua vita per impedirle di scivolare.
Si rese conto, invece, di avere ancora due braccia quando le
buttò al collo di
lui. E si rese conto di avere ancora una lingua quando la
usò per rispondere a
quel bacio meraviglioso che aprì la serratura della gabbia
dove aveva
imprigionato il suo segreto.
Quando si separarono, Hermione si diede un pizzicotto su una coscia.
No, non
stava sognando.
Draco le prese il foglio.
- Questo, se permetti, lo
tengo io.
- Ma… ma tu….
- Ci dobbiamo spiegare un
po’ di cose, Granger – le sorrise. Poi si
buttò di nuovo a baciarla, come un
assetato si abbevera ad un’oasi.
Hermione si ritrovò a pensare a un dettaglio irrilevante ma
che le accese il
cuore di speranza e che la fece ridere nella bocca di lui.
Il Tranello del Diavolo si sconfigge con la luce.
Madama Pince sorrise.
Ma sì, per una volta la biblioteca poteva ritardare la chiusura di
dieci
minuti.