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Autore: CarolPenny    04/12/2011    3 recensioni
Perchè era andato via? Perchè non era rimasto a parlarle e a ribbattere come era suo solito fare? Perchè non aveva ammesso che dopotutto, forse, lei aveva ragione, che si poteva essere speciali anche senza ricordarlo costantemente a tutti. Che si potevano rendere i rapporti con le altre persone meno rudi se solo ci si fosse venuti incontro. Ma Potter era sempre stato fatto così. In lui c'erano stati solo cambiamenti fisici, ma il carattere non era affatto maturato e a volte sembrava di parlare ancora con il ragazzino undicenne che aveva conosciuto il primo giorno ad Hogwarts. Eppure con gli amici era diverso. Remus aveva potuto testimoniare come fosse serio riguardo molte cose. Come fosse ambizioso nella possibilità di diventare Auror e come era stato responsabile nell'aver accolto Black in casa sua, diversi mesi prima, portando sulle spalle il peso della storia di una famiglia intera, il peso dei racconti e dei segreti che l'amico gli aveva cofidato...
Era stato grazie a quelle parole che Lily aveva deciso di cominciare a comunicare di più con il ragazzo.
Dov'era quel James Potter tanto amato da Remus e dai suoi amici? (cit.)
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ci aveva pensato tutta la settimana. Era stato il suo compleanno, e non gli aveva neanche rivolto un cenno di saluto. Era troppo abituata agli anni ormai passati, in cui durante quelle giornate speciali si riunivano in una delle stanze riservate ai Prefetti per discutere del loro futuro, delle loro ambizioni, ma nessuno dei due aveva mai preso in considerazione la possibilità che un giorno, forse, le loro strade si sarebbero divise, probabilmente per sempre.
Lily e Severus non si sarebbero mai separati. Ed era una convinzione che avevano avuto entrambi. Lei, in particolare, aveva continuato a pensare che lui avesse ancora tanto da darle, e che prima o poi avrebbe messo da parte tutti quei discorsi sulla magia oscura. Forse era quello il problema più grande, lo scoglio da superare. Accettare che le Arti Oscure fossero più importanti di lei.
Ma la cosa che più la feriva, ogni volta sempre più intensamente, era il non riuscire a parlare con lui come una volta. Era più forte di lei. Non riusciva a togliersi dalla testa quello che era successo a Giugno, e non riusciva ancora a credere che fosse tutto scivolato alle loro spalle.
Forse era stata anche colpa sua? Forse sarebbe dovuta andare lei a cercarlo? Forse perché lui era rimasto deluso a sua volta?
La questione con Severus non era ancora chiusa. E quel momento sarebbe mai arrivato?
“Certo che… tra me, te e Mary, non so chi sia messa peggio!”
Quel commento fatto da Carol la riportò con i piedi per terra.
Erano in dormitorio, un’altra lunghissima settimana era passata, tra test ed interrogazioni per gli alunni del sesto anno. La Sala Comune di Grifondoro si stava preparando per l’avvenimento della serata, la festa di compleanno si Sirius Black, a cui però erano stati invitati esclusivamente e solo gli alunni del quinto, del sesto e del settimo, ovviamente sotto suggerimento (o sarebbe stato meglio dire, imposizione) della professoressa McGrannit. Lily era stata subito d’accordo, poiché preferiva le feste più intime, e a quanto pare, neanche il festeggiato si era lamentato, il che rendeva le cose molto più facili. L’unico problema sarebbe stato l’orario. Si trattava sempre dell’orario.
Era riuscita a distrarsi, e a non pensare nuovamente a Piton quando Carol riprese a parlare.
“Ho capito… meglio che scenda al campo per gli allenamenti… altrimenti qui mi deprimo davvero!” disse con enfasi.
Rosina ed Elizabeth, che erano sedute sul letto della prima, interruppero per un attimo la loro conversazione e la guardarono male. Mary invece era stesa sul suo, ed era quasi sul punto di assopirsi. Nel suo sguardo, comunque, c’era molta tristezza. Nara, infine, era giù con Sirius, accanto al camino della Sala Comune.
“Comunque… sbagli a non frequentare più il corso di Potenziamento di Antiche Rune…” la ammonì Lily, e Carol si fermò, il pantalone della divisa ancora sbottonato.
“Ormai ho deciso… e non torno indietro…” rispose seccamente l’altra, indossando felpa e mantello.
“E a cosa serve?” insisté Evans “Ad evitarli per un paio d’ore?”
Turner si infilò gli stivali e prese la su Tornado 7 e il cappotto.
“Meglio di niente…” terminò, ed uscì senza aggiungere altro.
Lily sospirò. Era molto dispiaciuta per Carol, ma pensava che il suo comportamento fosse, a volte, troppo impulsivo, e sperò in qualche modo, che quella situazione finisse il prima possibile, anche perché stava influendo sul suo rendimento scolastico. I Voti Provvisori di Gennaio sarebbero arrivati a breve. Decise che, quando sarebbe tornata dagli allenamenti, gliene avrebbe parlato. Carol avrebbe sicuramente ritrovato un po’ di coscienza e lucidità.

“Da ora in avanti la squadra di Corvonero farà sempre allenamento contemporaneamente a noi?” fece William McOre verso Turner, mentre uscivano dagli spogliatoi, diretti al castello.
“Spero di no…” rispose la ragazza afferrando meglio il manico della sua scopa.
“Secondo me…” riprese il ragazzo del terzo anno “Lo fanno apposta, per spiarci!”
Puntò un dito in aria, con fare minaccioso. Carol scosse la testa, sorridendo.
“Non credo…” disse subito “Le nostre squadre si conoscono da anni… e in nessuna delle due ci sono stati cambiamenti radicali… escludendo il tuo arrivo…”
William assunse un’aria perplessa.
“Perché allora accavallare gli allenamenti?”
Turner alzò le spalle.
“Immagino sia l’unico momento in cui possano riunirsi… o nel peggiore dei casi, vogliono solo darci un po’ di fastidio…”
“E intanto si allenano, però!”
“Non è da loro comunque… i Corvonero sono abbastanza leali!”
James Potter arrivò dietro di loro, seguito da una piccola folla di ragazze che facevano parte del suo fan club.
“Ehi, Potter!” lo chiamò William.
Il ragazzo li raggiunse, mettendosi in mezzo.
“Ti ho detto di chiamarmi Capitano!” esclamò verso McOre.
“Ma non stiamo più facendo allenamento!” ribatté l’altro.
“Indossiamo ancora la divisa!” rispose prontamente il moro.
Carol alzò gli occhi al cielo sospirando rumorosamente.
“Stavo dicendo a Caroline che secondo me la squadra di Corvonero ha deciso di fare gli allenamenti con noi per spiarci!” riprese William, come se la conversazione appena terminata non fosse mai avvenuta. James gli passò una mano dietro le spalle con fare amichevole. Qualche ragazza del fan club che camminava dietro di loro, borbottò qualcosa.
“E cosa dovrebbero spiare? Sanno benissimo che noi siamo più forti di loro!”
La solita esclamazione alla Potter, pensò subito Carol, solo che c’era stato un piccolo cambiamento.  Aveva detto un noi.
“E poi, ormai ci conosciamo abbastanza a vicenda… due squadre durature nel tempo, sono anni che loro non cambiano nessun giocatore, e usano anche le stesse tattiche. Lo stesso si potrebbe dire di noi, quindi…”
Carol fece un mezzo sorriso. Era esattamente ciò che aveva detto lei poco prima.
William finalmente sembrò essersi convinto. Venne poi raggiunto dal suo migliore amico, Paul, anch’egli del terzo anno e cominciò a parlare con lui.
Potter, allora, focalizzò la sua attenzione verso la ragazza.
“Bell’allenamento… Turner! Sicuramente migliore dell’altra volta!” disse.
Carol si guardò alle spalle per un momento, il solito gruppo di ragazze stava parlottando più animatamente.
“Grazie…” rispose distrattamente “Sono felice che sia andata meglio…” aumentò il passo.
Ormai erano arrivati all’inizio della salita che avrebbe portato al cortiletto principale.
“Si può sapere perché certe persone mi evitano sempre?” si lamentò lui accorgendosi che la ragazza voleva allontanarsi da lui.
Carol si fermò di botto.
“Oh sai… per tante cose…”
“Tante cose… cosa?”
“Beh… per cominciare, questo gruppetto qui dietro da fastidio!”
Turner indicò le ragazze del fan club.
James allargò le braccia.
“Ma… non stanno facendo nulla di male!”
“Si, certo! Seguirti ovunque… magari ascoltare conversazioni private…” ribatté lei.
Potter si scompigliò leggermente i capelli e si morse un labbro. Una delle ragazze sospirò, forse troppo palesemente.
“Ehm… ragazze… disperdetevi, per favore… ho bisogno di parlare con lei…” disse facendo larghi movimenti con le braccia verso il gruppo, che per un attimo non si mosse.
Dopo qualche attimo di esitazione, le ragazze si divisero, formando gruppetti più piccoli e si allontanarono. James e Carol si lasciarono superare. Alcune di loro rivolsero sguardi acidi verso Turner, che però li ignorò completamente.
“Oh wow…  spero di vedertelo fare ancora!” commentò sorridendo ironicamente.
Lui si scompigliò nuovamente i capelli (era un gesto a dir poco frequente, una sorta di tic) e continuarono a camminare.
“Hai parlato a McOre del portiere di Corvonero, e di come illuderlo?” le chise, più seriamente.
“Certo.” rispose immediatamente Carol “Aspettavo giusto te per poter citare anche gli altri giocatori… di solito spetta al capitano dare indicazioni…”
“Lo farò al prossimo allenamento… sperando che non ci siano nuovamente loro…”
“Si potrebbe andare a parlare con la McGrannit… potrebbe chiedere al professor Vitious perché continua a dare alla squadra il permesso di allenarsi nonostante la nostra prenotazione esclusiva del campo…”
“Si, stavo pensando anche io di andare a parlare con la professoressa…”
“Ci tiene così tanto alla squadra!”
“Infatti… una bella fortuna… la professoressa di Trasfigurazione che si interessa di Quidditch!”
Carol fece un mezzo sorriso.
“Batteremo Corvonero comunque…”
“Sempre sicuro di te!”
“Che ci vuoi fare… anche se, ci sarebbe una cosa di cui non sono molto sicuro… forse mi puoi aiutare…” si fermò “Ti sei presa una cotta per Sirius?”
Carol si fermò bruscamente e sgranò gli occhi, chiedendosi se avesse sentito bene.
“Cosa?”
“Ti ho chiesto se ti piace Sirius!”
Turner aprì e richiuse la bocca,  cercando di dire qualcosa.
“Un momento fa parlavamo di Quidditch, cosa c’entra Black?”
“Niente, infatti… vuoi rispondermi?”
Carol era ancora incredula. Fece una mezza risata nervosa.
“Non so come ti sia venuto in mente… assolutamente no!” rispose.
James annuì soddisfatto. Lui e Sirius ne avevano discusso per diversi giorni.
“E’ un’idea assurda!” continuò lei “Non sono mica così stupida da prendermi una cotta per un ragazzo che è già fidanzato!”
L’aveva detto spontaneamente, nonostante fosse una bugia. Anche se, non del tutto.
L’anno precedente, si era innamorata di Austin McRaises prima del fidanzamento di lui con la ragazza di Tassorosso, e con Remus era successa la stessa cosa, anche se purtroppo se ne era resa conto troppo tardi. A volte, a Carol sarebbe piaciuto avere la sicurezza di Potter. Lui che era innamorato di Lily da sempre, e non si era mai arreso.
“Beh, Turner… visto che non sono te, non posso saperlo!” rispose lui ridendo.
Carol fece un movimento nervoso con la scopa, facendola più volte battere a terra.
“Perché ti piace così tanto prendere in giro le persone?”
Erano arrivati nel cortiletto. L’acqua della fontana centrale era completamente ghiacciata.
“Perché ci sono bersagli fin troppo facili!”
Turner sbuffò.
“Perché non cambi un po’ soggetto, eh? Potrei anche aiutarti!” le uscì di getto.
James la fece fermare, alzando un sopracciglio, sguardo sornione.
“E chi, per esempio? Sentiamo!”
Carol fece finta di pensarci.
“Rita Collins.”
Potter aprì leggermente la bocca.
“Rita Collins?”
Strizzò leggermente gli occhi.
 “E’ una tipa piuttosto permalosa, non c’è gusto! Se uno deve lagnarsi, meglio lasciar perdere!”
Carol dischiuse la bocca sorpresa.
“Io prediligo due tipi di persone da prendere in giro…” proseguì il ragazzo “Chi subisce e sta zitto… e chi mi risponde a tono… quelli sono i litigi migliori!” e sorrise allegramente.
La ragazza rimase leggermente sorpresa. James le stava confidando tantissime cose ultimamente. Fino a non molto prima, si erano parlati solo ogni tanto, di solito più frequentemente durante gli allenamenti di Quidditch, ma per anni si erano semplicemente rivolti saluti e lui aveva chiesto a lei o a Nara notizie di Lily.
“E poi è la ragazza di Remus…” disse ancora Potter “Non vorrei iniziare questioni inutili, sopratutto con lui!”
“Già… è così serio…” rispose Carol, involontariamente.
James la squadrò, ma sorrise.
“Non sempre…” le disse “Quando vuole, anche Lunastorta sa essere simpatico!”
Carol fece un sorriso sincero, leggermente sorpresa. Da fuori, Remus era sempre sembrato un ragazzo fin troppo riservato e decoroso. Le sarebbe piaciuto conoscerlo di più…
A quel punto, il suo sorriso svanì di colpo, ma cercò di non darlo a vedere.
“Lunastorta, eh?” disse verso Potter.
“Ehm… si, è un…”
“Soprannome… lo so… li sento molte volte…” lo anticipò Carol “Anche tu ne hai uno… aspetta… Felpato? Ah no, quello credo sia di Black… tu devi essere Ramoso!”
James rimase parecchio sorpreso, ma continuò a sorridere.
“Li diciamo così tanto spesso?”
“In realtà è stata Lily ad accorgersene!”
A quel punto il ragazzo rimase spiazzato, e Carol se ne accorse. In effetti, nonostante fosse la verità, lo aveva detto apposta.
“E poi…” proseguì sempre lei “Sono scritti anche sopra quella lunga pergamena che avete sempre con voi, tu, Black, Remus e Peter…”
“La pergamena?...” chiese Potter nervoso. “Cosa hai letto?”
Carol lo guardò, allucinata.
“I nomi, ho detto!”
“Niente altro?”
“Cosa avrei dovuto leggere, scusa?”
James non sembrava affatto convinto. La Mappa del Malandrino era un segreto che i quattro amici avevano con tanta cura cercato di nascondere. Per loro era come una cosa intima, un piccolo successo personale, nonostante si intromettesse in un certo senso nella vita di tutti coloro presenti nel castello.
Spesso lui la usava per riuscire a raggiungere Lily Evans ovunque si trovasse, ma a volte preferiva chiedere alle amiche, o sarebbe risultato probabilmente troppo sospetto. E Remus era spesso fin troppo fiscale riguardo l’argomento cercare Lily.
Lasciala stare!” gli aveva ripetuto una miriade di volte.
“Però devo ammettere che sono rimasta sorpresa: Messer Lunastorta, Codalisca, Felpato e Ramoso… molto fine…”
“Lo sapevo, hai letto altro!”
Lily comparve nel cortile e scese gli scalini. James la vide ed estrasse la bacchetta che punto verso Carol.
“Cosa ti prende ora? Abbassa la bacchetta!” disse, ma si accorse ben presto anche lei dell’amics e capì.
James si era sempre comportato così in sua presenza. Cercava sempre un modo per attirare l’attenzione, la sua attenzione. Quella volta, la vittima sarebbe stata proprio Carol.
Sempre meglio, pensò lei. Aveva un conto in sospeso con lui. Il duello durante la prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure.
Estrasse anche lei la bacchetta e fece cadere la scopa a terra. La stessa cosa fece lui.
“Mi capisci al volo!”
“Diciamo che a volte sei molto scontato, Potter!”
Tutti i ragazzi nel cortile si girarono verso di loro e questa volta Carol non ebbe nessun tipo di esitazione e gli lanciò una fattura Orcovolante. James la bloccò immediatamente e gliene lanciò una a sua volta. Inevitabilmente Lily corse verso di loro per farli smettere, ma nessuno dei due abbassò la bacchetta. Continuarono a lanciare incantesimi e fatture minori e a schivarle una dopo l’altra. Una deviò addirittura verso il colonnato schivando un ragazzo di Tassorosso.
Evans arrivò finalmente di fianco a Carol ma si spostò giusto in tempo, perché Potter aveva appena lanciato l’incantesimo Levicorpus.
Turner prese un respiro profondo, facendo un movimento circolare con la bacchetta. Una luce intensa scaturì dalla sua bacchetta e un cerchio azzurro-argento comparve davanti a lei. Lo aveva già fatto. Ci era riuscita con un oggetto solido, ci sarebbe riuscita anche con un incantesimo.
In effetti il getto luminoso mandato dal ragazzo rimbalzò sullo scudo invisibile e tornò subito indietro, più veloce di prima e lo colpì in pieno. James Potter si alzò in aria, testa in giù e poi ricadde subito dopo. Ci fu un piccolo boato e Carol fece corse verso di lui, notando che non si muoveva.
“Sei tutto intero?” chiese, visto che si trovava ancora a terra.
“Ovviamente!” rispose finalmente il ragazzo, aprendo gli occhi e cercando gli occhiali, che gli erano scivolati via.
Turner fece un sospiro di sollievo e gli porse una mano per farlo rialzare, che lui prese senza tante cerimonie.
“Era il tuo incantesimo quello?” le chiese, inforcando le lenti.
Carol annuì.
“Carino…” e fece un sorriso largo e contagioso, che infatti Turner non riuscì a non ricambiare.
Lily era sempre lì di fianco, con le braccia incrociate e guardò male non solo il ragazzo, mentre toglieva i residui di neve sulla sua divisa, ma anche l’amica.
Qualunque commento però fu stroncato sul nascere, perché dietro Evans comparve un’altra figura, lo sguardo di lunga più severo di quello della ragazza. Carol raccolse il suo manico di scopa e il sorriso svanì immediatamente dal suo volto e da quello di James.

“Non ci credo, Ramoso! Ti fai mettere in punizione proprio la sera del mio compleanno?”
“Che vuoi che sia, Felpato! Conosci bene le punizioni della professoressa McGrannit, tra due ore al massimo sarò già di ritorno!”
Sirius assunse un’aria rassegnata.
“A proposito…” continuò l’altro “Chi ti ha mandato quel grosso pacco che hai gentilmente poggiato sul mio letto?”
“Mia cugina Andromeda.” rispose Black, prendendo un piccolo rotolo di pergamena dalla tasca e cominciando a leggere. Andromeda, l’unico membro della sua famiglia con cui aveva contatti. Era la sua cugina preferita infatti, e come lui era stata rinnegata dai Black perché aveva sposato un nato Babbano.
“-Buon diciassettesimo compleanno! Con affetto, Andromeda, Ted e Ninfadora.-”
“Chi è Ninfadora?” si intromise Nara guardando il nome scritto sulla carta.
“E’ sua figlia… ha tre anni.”
“Che nome buffo!”
“Io lo trovo carino…” disse invece Carol flebilmente, dietro l’amica.
Potter guardò l’ora.
“Sono le otto… siamo in ritardo, andiamo Turner!”
I due si allontanarono.
“Due ore, allora! Ti aspetto per le dieci!” urlò loro Sirius.
James gli sorrise, facendogli poi l’occhiolino. Come se potessero decidere loro il tempo della punizione.
La Sala Comune di Grifondoro era completamente addobbata per la festa di Black, e i primi invitati erano già arrivati.
Carol salutò con la mano Nara e si affrettò a seguire Potter verso il buco del ritratto.
Entrambi sarebbero dovuti andare dalla professoressa di Trasfigurazione a causa del duello che avevano fatto nel cortile principale. La ragazza, in particolare, attraversò la sala a testa bassa, decisamente imbarazzata, di fianco invece ad un James Potter stranamente allegro.
Mentre attraversavano i corridoi, diretti allo studio della McGrannit, Carol lo sentì anche canticchiare.
“Perché quella faccia da Thestral, Turner?”
La ragazza alzò lo sguardo, ma non rispose.
“Non sarà mica per la punizione?” continuò Potter.
Carol restò in silenzio. James ridacchiò.
“Averne una è un grande onore!”
“Parla per te… e poi è la seconda quest’anno!” rispose finalmente e amaramente la ragazza.
Lo sguardo del moro non mutò.
“A chi credi interessi che tu abbia avuto una punizione?”
Carol alzò le spalle e rispose.
“Fuori da Hogwarts… al Ministero della Magia… al Dipartimento degli Auror…”
Potter scoppiò a ridere.
“Credi davvero che a loro importi conoscere i meriti o i demeriti degli alunni?”
Turner fece di nuovo silenzio.
“E credi che a qualunque mago oscuro interessi se hai avuto una o dieci punizioni a scuola?” e pronunciò quell’ultima frase seriamente.
La ragazza non seppe cosa rispondere, ma in realtà pensò che James avesse ragione.
“Di qua…” fece sempre lui prendendola improvvisamente per un braccio e portandola davanti ad un quadro a grandezza d’uomo. Fece il solletico alla cornice e il ritratto che rappresentava un mago panciuto dall’aria buffa si spostò mostrando ai due un cunicolo.
Potter trascinò Carol dentro quello che ormai era chiaro fosse un passaggio segreto.
“Ci porta proprio davanti lo studio della McGrannit!” disse sempre lui.
Turner rimase in silenzio per tutto il tragitto, leggermente in discesa, ma trovò la cosa molto divertente e sorrise. Essere in compagnia di Potter, aveva i suoi vantaggi dopotutto.
 Il sentiero fu breve e uscirono grazie allo spostamento di un altro quadro.
“Hai ragione.” esclamò la ragazza proprio davanti alla porta dello studio. “Mi riferisco a quello che hai detto prima…”  
“Lo so.”
James sorrise soddisfatto e bussò. La risposta della professoressa non tardò ad arrivare, contemporaneamente all’apertura della porta.
La grande stanza era più illuminata del solito. Tutti i lampadari erano accesi e c’erano anche dei candelabri di ottone sopra la scrivania dell’insegnate. La McGrannit li fece entrare e aspettò che la raggiungessero.
“Buonasera professoressa!” fece subito Carol educatamente, subito seguita dal ragazzo.
“Buonasera a lei signorina Turner, e a lei signor Potter.”
I due si fermarono proprio davanti alla scrivania, dietro la quale la McGrannit sedeva. Indossava la solita veste verde smeraldo e uno scialle di lana color carne le copriva le spalle.
“Prima di cominciare, è mio desiderio comunicarvi il motivo che mi ha spinto a darvi questa punizione.” esordì lei. Carol si fece completamente seria e la guardò intensamente.
“Ogni tipo di duello tra due o più studenti è ammesso solamente durante le esercitazioni in classe o in club specializzati. Personalmente non scoraggio chi è tanto intenzionato a perfezionare la propria tecnica magica, ma questo è il regolamento di Hogwarts, e fino a quando resterò una vostra insegnate, è mio compito punirvi.”
Carol si inumidì le labbra con la lingua, riflettendo sulle parole della professoressa.
“Personalmente non scoraggio chi è tanto intenzionato a perfezionare la propria tecnica magica…”
Probabilmente allora, non era rimasta delusa da lei?
“Sedetevi…” disse infine indicando dei banchetti attaccati alla cattedra che i due ragazzi non avevano notato. Due sedie volarono verso di loro ed entrambi furono quasi investiti da esse.
Non appena si furono seduti, la McGrannit parlò di nuovo.
“Credo che entrambi siate in grado di darmi una mano a correggere questi test…” agitò la bacchetta e due pile di fogli si mossero verso James e Carol. “Potter ti affido quelli del primo anno… a lei signorina Turner invece quelli del terzo… mi ricordo che quando lo sottoposi alla vostra classe, lei ebbe il massimo dei voti.”
Turner si sentì più rilassata e cominciò a pensare che, dopotutto, quella punizione non sarebbe stata molto cattiva. Sicuramente, si stava rivelando più interessante della prima nelle serre.
Rivolse all’insegnante un mezzo sorriso e prese la piuma che era appena comparsa sul banco.
“Brown Angelica, Grifondoro” lesse, e notò un primo errore nella definizione di una nozione di Trafigurazione. Contò velocemente tutti i fogli. Dovevano essere almeno una ventina. O forse poco più.
Notò un nome famigliare.
“McOre William…”
Lesse subito il suo test e trovò solo due errori. Sorrise e notò che James stava facendo lo stesso.
Per un attimo alzò lo sguardo verso di lei ma Carol dovette distoglierlo perché le venne da ridere.
Era stata proprio una stupida. Aveva immaginato una punizione molto più severa e una professoressa McGrannit molto più arrabbiata.
Tossì leggermente e cercò di ritornare seria, riportando lo sguardo sui test.

*
Dopo l’ennesimo brindisi, Lily cominciò ad avere il disgusto per la Burrobirra. Rita Collins, di fianco a lei, stava parlando animatamente con Valencia Void.
“Non sapevo che tua madre lavorasse al Dipartimento dei Maghi Interpreti!” disse allegramente.
Valencia annuì.
“Probabilmente, allora,  conoscerà la tua! Visita spesso il Reparto Traduzione delle Antiche Rune!”
Evans continuò ad ascoltare la conversazione tra le due ragazze, interessata, ma allo stesso tempo in modo distaccato. I suoi genitori non lavoravano per il Ministero della Magia. I suoi genitori non erano maghi, in effetti.
Si trovavano nel grande studio del professor Lumacorno, sedute intorno al tavolo circolare. L’insegnante aveva riunito tutto il Lumaclub per festeggiare l’arrivo di Collins al suo interno.
“Un semplicissimo brindisi.” aveva detto.  Invece, erano lì già da un’ora.
Piton aveva più di una volta rivolto lo sguardo verso Lily che però, ancora più di prima, provò a far finta di niente. La conversazione di Dicembre le ronzava ancora in testa. Severus la guardò nuovamente, e questa volta lei sostenne lo sguardo, facendolo poi abbassare a lui.
“Professor Lumacorno!” esclamò  improvvisamente Rita, che aveva ormai smesso di parlare con Valencia.
“La ringrazio per questo splendido benvenuto!” e sorrise.
Il professore ricambiò agitando una mano.
“Era doveroso! L’ho sempre fatto per tutti!”
“Però… vede… nella torre di Grifondoro stasera c’è una festa di compleanno abbastanza importante, quindi dovremmo andare…”
Lily guardò la ragazza, stupita. Lumacorno non si scompose.
“E chi è che festeggia?” chiese.
“Sirius Black, signore…”
Le teste di Piton e di Regulus Black scattarono in direzione di Rita in modo palese, ma non furono le uniche.
“Oh… l’altro Black…” commentò il professore. Il suo viso sembrò gonfiarsi.  “Già diciassette anni, eh?” e guardò proprio Regulus che però non disse nulla. Il suo sguardo era totalmente inespressivo.
“Beh, direi che è arrivata l’ora del congedo a questo punto!”
Lily si stupì della velocità con cui Rita era riuscita a convincere Lumacorno a sciogliere quell’incontro. Dopo pochi minuti erano già fuori dallo studio, dirette alla Sala Comune.
“Soddisfatta del Lumaclub?” le chiese curiosa, mentre salivano una prima rampa di scale.
Era tutta la sera che desiderava porle quella domanda e quel momento sembrò adatto.
Rita arricciò le labbra.
“Mhmm…  forse lo avevo sopravvalutato un po’!” e fece un mezzo sorriso “Credevo ci fossero solo ragazzi e ragazze Purosangue di cui Lumacorno conosce le famiglie!”
Evans si fermò di botto appena sentì la parola Purosangue.
“Invece avrai notato che alcuni di noi hanno genitori Babbani!” rispose freddamente.
Rita sembrò non accorgersene e riprese a parlare.
“Naturalmente… e a quanto pare siete anche i suoi preferiti!”
Ripresero a salire le scale.
“Non mi sorprende, comunque…” disse ancora Collins “Hai dei voti che chiunque invidierebbe!”
Lily arrossì leggermente. Succedeva sempre quando qualcuno le faceva i complimenti.
“Che io sappia, anche tu sei bravissima!”
Rita le rivolse un largo sorriso.
“Mi spieghi una cosa?” disse quest’ultima poi, più seriamente.
“Perché il professor Lumacorno, riferendosi a Sirius, ha detto l’altro Black?”
Lily si passò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Beh… per via di Regulus…”
“Regulus Black, il ragazzo del Lumaclub, amico di… ehm… Piton?”
Evans annuì.
“Perché, sono parenti?”
“Sono fratelli!”
Questa volta fu Rita a fermarsi improvvisamente, aprendo la bocca, incredula.
“Ma… come? Regulus è di Serpeverde, Sirius di Grifondoro…”
Lily annuì nuovamente. L’altra invece sembrò continuare a pensarci, ma poi alzò le spalle.
“Beh, i Black non mi piacciono molto… anche i miei non amano avere contatti con loro negli ultimi tempi…”
La rossa non disse nulla, ma ammise tra sé, che i genitori di Rita avevano fatto bene.
Sirius parlava spesso della sua famiglia, e non in modo positivo. Le sue parole erano sempre gravi, dopotutto però, sembravano essere vere.  
“Sarà anche un Grifondoro, ma secondo me lui e il suo amico Potter portano Remus sulla cattiva strada…”
Lily ritornò con i piedi per terra; stranamente la sua attenzione era caduta sul nome di Potter.
Rita proseguì.
“Prima ho chiesto al professor Lumacorno come mai non avesse nominato anche Remus un membro del Lumaclub! Dopotutto è un Prefetto come te e anche i voti sono alti! Poi, mi ha spiegato il motivo…”
Lily si stupì una seconda volta quella sera, per il modo in cui Rita era riuscita ad acquistare confidenza con l’insegnante di Pozioni.
Ovviamente,  aveva rivelato anche a lei le ragioni che lo avevano spinto a non volere Lupin nel Lumaclub.
“Sembra proprio che stare in compagnia di quei due non gli faccia bene. Potter e Black ricevono troppe punizioni!”
“Ne hanno ricevute più del numero dei loro anni messi insieme!” commentò Lily.
Rita annuì.
 “Secondo Lumacorno, Remus è sprecato per quel gruppo. E quindi ho capito come farlo entrare…”
Evans la guardò di sottecchi.
“Devo convincerlo a dar loro meno confidenza, e ovviamente deve stare più a contatto con il professore.”
Lily rimase stranita. Non era esattamente ciò che l’insegnante aveva detto a lei.
 “Lui ti ha detto così? Che è colpa loro?” chiese all’altra, che annuì nuovamente.
"Me lo ha fatto capire..."
Evans rimase incredula e per un momento si sentì stranamente contrariata, ma poi capì.
Aveva sbagliato a pensare che Lumacorno si fosse subito fidato di Rita.
Non si trattava affatto di Potter e Black. Loro non c’entravano niente con la scelta del professore. Tra l’altro, più di una volta, le aveva confidato di aver pensato di accogliere anche Sirius nel Lumaclub, ma con scarsi risultati. Lui aveva rifiutato.
“Non credo che sia una buona idea…” disse fermandosi proprio di fronte il ritratto della Signora Grassa.
“Cosa?” chiese Rita fermandosi a sua volta.
“Convincere Remus a stroncare improvvisamente ogni tipo di rapporto con i suoi amici…”
Collins fece un sorriso malizioso.
Acromantula!”
Il ritratto si spostò di lato.
“Vedremo…” concluse la ragazza del quarto anno, entrando per prima.
Se c’era una cosa che Lily sapeva benissimo, e che in realtà tutti sapevano, era l’esistenza di un forte legame di amicizia tra quei quattro ragazzi: Remus, James, Sirius e Peter.
Lupin non si sarebbe mai separato da loro. Mai. Glielo aveva confidato giusto l’anno prima, dopo un discorso impegnativo e molto commovente su Potter, Black e Minus.
Seguì lentamente Rita ed entrò nella Sala Comune.
La musica non era alta, ma c’erano delle luci molto forti e dei festoni ingombranti di colore rosso e oro che quando era uscita per raggiungere il sotterraneo non aveva notato. Riconobbe subito Mary, Elizabeth e Rosina che stavano parlando in modo appartato in un angolino. Poi, c’era un gruppo di ragazzi del settimo anno capitanato da Austin McRaises e Nicholas Flowerbed. C’erano i due cacciatori della squadra di Grifondoro, Rich e Looney e uno dei battitori, Hanna Hook. Infine, altri tre ragazzi del quinto anno, intenti a mangiare intorno ad uno dei tavolini situati vicino alla parete di pietra.
Sirius, Nara e Potter invece erano al centro della stanza, e stavano agitando le loro bacchette. Molte panche di legno vennero attaccate l’una a l’altra, formando una piccola piattaforma. Alla sua destra invece, accanto al camino, erano seduti Remus e Peter. C’era un libro poggiato sulle loro gambe. Carol era di fronte e Lupin, in piedi. Quando Lily e Rita raggiunsero i tre però, Turner rimase per qualche secondo con la bocca aperta, come se fosse stata interrotta, poi, fece qualche passo indietro.
“Siete tornate!” fece Remus sorridendo.
Rita ricambiò e andò subito a sedersi vicino a lui.
Lily guardò Carol che aveva voltato il viso altrove. Quest’ultima cercò di fare respiri profondi e di calmarsi. Un attimo prima aveva rischiato di sentirsi male.  Si era avvicinata a Remus con l’intenzione di scusarsi per le parole aggressive che gli aveva rivolto una settimana prima. Infatti, era da allora che non si parlavano. Ma l’arrivo di Rita aveva stroncato tutto, e le aveva fatto perdere il coraggio.
“Devo parlarti!” fece Collins verso il fidanzato.
“Va bene… finisco di aiutare Peter con queste domande di…”
“Non può farlo da solo?” sbottò la ragazza infastidita.
Lily si intromise.
“Lo aiuto io…” e si andò a sedere dall’altro lato, proprio accanto a Minus. Da quella posizione riusciva però anche a sentire ciò che Remus e Rita dicevano. Era proprio curiosa di sapere in che modo avrebbe introdotto il discorso devi stare lontano da Potter e Black.
Carol si morse un labbro. Era inutile starsene lì senza fare o dire niente, così si alzò, intenzionata a dare una mano a Nara, Sirius e James, ma si accorse ben presto che i tre stavano venendo proprio da quella parte.
“Credo che tu debba cambiare un po’ comitiva…  Potter e Black sono un po’ troppo…  ehm… indisciplinati per te…”
Remus la guardò, perplesso.
“Io li definirei più che altro come estremamente vivaci…” rispose in modo semplice “Non mi dispiace stare con loro…”
“Non capisci… ho parlato con Lumacorno e lui mi ha detto che per entrare nel…”
“Evans! Collins! Già tornate dal Lumachenoiaclub?”
James Potter era arrivato, e tanto per cambiare, attirò tutta l’attenzione su di sé.
Rita lo guardò, acida.
“E tu e Turner?” rispose subito “Avete già scontato la vostra punizione?”
Scontato?”
Potter ridacchiò, tirando con sé il suo amico Black.
Carol aveva entrambi di fianco e si sentì invadere da una strana allegria. Come se un’energia invisibile si fosse impossessata di lei.
“Oh… si” disse facendo finta di essere sconvolta “E’ stato terribile… vero, James?”
Il ragazzo le sorrise, anche se leggermente sorpreso del fatto che si fosse rivolta a lui in quel modo. Ma non fu l’unico a pensarlo. Lily, Nara e Remus fissarono lo sguardo verso di lei.
“Già… la McGrannit ci ha appesi a testa in giù nel Sotterraneo e ci ha fatto ripetere tutto il programma di Storia della Magia dell’anno scorso.”
Per qualche secondo nessuno parlò, poi, lui e Carol scoppiarono a ridere.
Nara si accigliò, mentre gli altri, a parte Sirius che aveva capito si trattasse di una battuta, guardarono i due ragazzi con perplessità.
“Ma, Carol… è vero?”
Jackson sembrò preoccupata. L’altra alzò gli occhi al cielo.
“Certo che no! James ama sempre esagerare!”
Potter fece una smorfia, ma poi le passò un braccio intorno alle spalle.
“Perché? Ammettilo che sarebbe stato divertente!”
Carol lo guardò allucinata.
“Assolutamente no!” commentò invece Nara, ma un attimo dopo erano tornati a ridere.
Peter si unì a loro, mentre Lily si girò verso Remus che alzò le spalle.
“Sentite un po’ voi!” sbottò improvvisamente Sirius puntando un dito verso i ragazzi seduti sul divano di fronte al camino.
“Siete pregati di alzarvi, questa è la mia festa e io pretendo che si balli!”
Andò vicino a Peter e Lily e prese il libro da cui stavano facendo i compiti, ma improvvisamente James si allontanò da Turner e lo prese per un braccio.
“Felpato, ascolta la radio! La nostra canzone!”
I due si mossero velocemente verso il centro della Sala Comune e salirono sopra la piattaforma di panche. Il volume della musica aumentò notevolmente e tutti li osservarono cominciare una danza scomposta. Muovevano braccia e gambe nello stesso momento e verso lo stesso lato. Cantavano a squarciagola, davvero troppo forte, tanto che i ragazzi più vicini a loro dovettero coprirsi le orecchie.
Carol invece aveva le mani sul volto e sembrò proprio che stesse piangendo. Intanto, Lily, Peter, Remus e Rita si erano finalmente alzati. Si sentì una risata. Carol si asciugò le guance umide.
“Sono osceni!” esclamò continuando a ridere, così tanto da avere le lacrime agli occhi, appunto.
Evans e Jackson si guardarono sconvolte e allo stesso modo si voltarono verso James e Sirius.
Quella festa stava prendendo una piega davvero assurda.
Potter scese repentinamente dal palco improvvisato con un tonfo che fece indietreggiare tutti e andò a prendere Peter e Remus. Carol continuò a ridere a crepapelle, anche quando allo stranissimo ballo si unirono Minus e Lupin. Il primo si muoveva goffamente, sicuramente peggio sia di James che di Sirius. Invece Remus, intimidito, si limitò a dondolare sul posto.
“THE WIZARTS ARE WILD THE WIZARDS ARE WILD!” cantarono Potter e Black insieme. A quanto pare doveva essere il titolo della canzone.
Rita intanto si stava sbracciando cercando ci convincere Remus a scendere.
Finalmente la canzone terminò, e i quattro amici ritoccarono terra.
“Allora… come vi è sembrato il ballo?” fece subito Sirius raggiungendo le ragazze.
Nara lo guardò indecisa ma allo stesso tempo dolcemente, a rispondere però, fu Lily.
“Volete la verità?”
James le fece segno di parlare.
“Eravate ridicoli!”
I due amici si lanciarono un’occhiata di intesa e sorrisero.
“Oh bene bene… è una bella soddisfazione!” rispose Potter.
Evans incrociò le braccia al petto.
“Questa adesso me la spieghi, Potter! Che cosa vi renderebbe così soddisfatti?”
Nara e Sirius lasciarono che James e Lily continuassero a battibeccare.
“Eravamo davvero così ridicoli?” chiese alla fidanzata a voce bassa.
Lei sorrise sinceramente.
“Beh… si, un tantino ridicoli lo eravate… ma… è la tua festa, quindi puoi fare quello che vuoi!”
Black quasi non le fece terminare la frase, prendendole il viso e baciandola dolcemente.
Nara stava dimostrando di essere molto di più di quello che da fuori sarebbe potuto sembrare. Sirius cominciò a pensare che, forse, con lei sarebbe potuta durare di più. Magari sarebbe potuta durare e basta. Ma sarebbe dovuto passare ancora del tempo prima di capire se sarebbe successo o meno.
Nara, dal canto suo, non riusciva ancora a credere di star vivendo quella situazione. All’inizio dell’anno non avrebbe mai immaginato di potersi innamorare di Black e di riuscire a stare con lui, quasi da subito. Come Carol, non era mai stata molto fortunata con i ragazzi, quindi per lei, si trattò di un piccolo traguardo personale, che, almeno in quel momento, sperò non finisse mai.

La serata terminò in modo abbastanza particolare e strano. Peter vomitò tutto quello che aveva mangiato a cena e durante la festa, e durante quello spettacolo non molto felice i pochi invitati ancora rimasti, si volatilizzarono nei rispettivi dormitori, lasciando ai tre amici del ragazzo, alle altre compagne del sesto anno, Rita e Austin McRaises, il compito di mettere tutto in ordine e di ripulire. Sfiniti, si andarono a sistemare su i divani e le poltrone accanto al fuoco. James si sedette senza tante cerimonie accanto a Lily, con un sospiro molto rumoroso.
Ecco, quello sarebbe stato sicuramente il momento in cui l’avrebbe invitata alla festa di San Valentino. La ragazza se lo sentiva, lo sapeva, ne era sicura e aspettò che il ragazzo formulasse la frase.
Passarono diversi minuti, in cui nessuno parlò, poi Remus fu il primo ad alzarsi incitando tutti ad andare a dormire. Rita scattò in piedi quasi contemporaneamente a lui e se lo portò però in disparte.
Rosina, Mary ed Elizabeth si alzarono subito dopo, augurando la buona notte a tutti, lanciando occhiate amareggiate verso Sirius e James e salutando con forse troppo entusiasmo Austin McRaises.
Fu poi il turno di Carol, che strattonò Lily per un braccio. Quest’ultima era ancora impegnata ad immaginare in che modo Potter le avrebbe chiesto della festa, ma si rese conto ben presto che il ragazzo non la stava neanche degnando di uno sguardo.
“Buona notte!” disse lui poi, guardandole entrambe, e facendo poi un cenno a Turner che lo salutò con la mano.
Nara fece loro segno che sarebbe salita qualche minuto più tardi.
Austin McRaises fece invece uno scatto, alzandosi a sua volta e chiedendo a Carol un momento per parlare. Nara, Sirius, James e Lily osservarono la scena. I due si allontanarono verso l’altra parte della sala e a parlare fu Austin con molta disinvoltura, sorridendo allegramente. La ragazza invece sembrò un po’ imbarazzata. Ben presto però l’attenzione si spostò altrove. Rita Collins stava parlando velocemente e ad alta voce.  Dava l’impressione di essere alterata.
La videro attraversare la Sala Comune e senza voltarsi a salutare, salì in dormitorio. Remus l’aveva seguita fino all’inizio della scala a chiocciola prima di arrendersi. Anche Austin si mosse, con aria leggermente delusa.
“Se ci ripenserai… io… ti aspetto.”
E le sue parole si sentirono nitidamente, visto che era calato di nuovo il silenzio.
Tutti quei piccoli avvenimenti  erano successi troppo velocemente, uno dopo l’altro, tanto che inizialmente fu difficile assimilarli totalmente.
Sirius aveva compiuto diciassette anni. Adesso non era più ufficialmente legato alla sua famiglia.
Peter aveva vomitato e non aveva terminato i compiti di Storia della Magia.
James si era parecchio divertito, ma allo stesso tempo aveva lottato contro se stesso, e aveva trattenuto il desiderio di invitare Evans alla festa di San Valentino.
Lily pensò con sollievo che la serata era finalmente finita, e quasi non le sembrò vero aver anche partecipato a quel brindisi fatto nello studio di Lumacorno. Tra l’altro, continuava a fissare Potter di sottecchi e a notare la sua nuova e strana confidenza verso Carol.  Escludendo quella piccola discussione riguardo il balletto sulle panche, lei e James non avevano parlato per niente durante la festa.
Non era affatto normale.
Remus aveva, per la prima volta da quando si erano fidanzati, avuto una discussione seria con Rita, e non era riuscito a farla calmare o a spiegarle la situazione. D’altra parte si era sentito colpire troppo sul personale quando lei gli aveva consigliato di cambiare amici, solo perché in quel modo sarebbe potuto essere ammesso all’interno del Lumaclub. E se non ci fosse voluto entrare di sua iniziativa? Non era riuscito a spiegarlo. I suoi amici valevano per lui molto di più di quanto lei potesse immaginare. Ma era troppo presto per dirle la verità. Anzi, non aveva ancora preso in considerazione l’idea di farlo.
Nara si era legata ancora di più a Sirius e per tutta la sera le era cresciuta una strana voglia di sapere se sarebbe durata. Pensava spesso di poter guardare nel suo futuro, ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo veramente. Nessuno l’aveva mai incoraggiata a spingersi fino a tanto.
Carol aveva ricevuto una seconda proposta per la festa di San Valentino, ad una settimana dalla prima. Questa volta, però, da Austin McRises, la sua vecchia cotta.
Ma lei non sarebbe andata a quella festa. Era stato già deciso. Ne era sicura.

*

La colazione della domenica fu abbastanza movimentata.
Rita Collins arrivò di corsa accanto a Lupin abbracciandolo con enfasi, cantilenando delle scuse. Mentre osservava la scena, a Carol andarono storti i fiocchi d’avena e James, seduto accanto a lei, le diede diversi colpi sulla schiena per farla riprendere. Rosina, indicando Remus e la ragazza, sussurrò qualcosa ad Elizabeth, poi si rivolsero a Lily.
“Avevano litigato?”
“Non sono affari vostri!” si intromise Potter, dando un altro colpo a Carol, che tossiva.
Le due ragazze lo guardarono prima male, poi cominciarono a sussurrare di nuovo, continuando invece a fissare lui e Turner. Anche Evans li stava guardando, infatti Carol se ne accorse.
“Che c’è?”
Ma la rossa non riuscì a rispondere perché Austin McRaises li salutò chiedendo poi a Carol se potesse sedersi nel posto vuoto tra lei e Remus. La ragazza annuì, sospirando. Fino ad un anno prima avrebbe dato qualunque cosa per fare in modo che ciò accadesse. Adesso invece, avrebbe preferito evitarlo quanto più possibile. A salvarla da quella situazione, furono i gufi postini della mattina. Uno stormo davvero numeroso entrò nella Sala Grande. Ogni volatile aveva legato alle zampe un groppo pacco.
Tutti guardarono verso il soffitto, che quel giorno mostrava un cielo scuro e nuvoloso, per identificare il proprio gufo o per capire se qualcuno di loro fosse indirizzato proprio a lui.
Carol riconobbe subito il suo, Cannella, che infatti planò, con non poche difficoltà verso di lei. Ben presto tutti ebbero i propri pacchi, e iniziarono a scartarli.
La professoressa McGrannit però si alzò in piedi invitando gli alunni a fare silenzio e a fermarsi.
“Sono sicura che siate tutti curiosi di aprire i pacchi ricevuti. Vi prego però di farlo nelle rispettive Sale Comuni, senza troppa confusione. Tra l’altro, la scuola si scusa per il ritardo con la quale sono stati consegnati, ma sotto consiglio del Ministero della Magia, ognuno di essi andava controllato. Grazie, e buona domenica!”
“E’ il vestito per la festa di San Valentino!” sussurrò Rosina sbirciando nella sua scatola già scartata.
Caroline si sentì in imbarazzo. Ovviamente anche lei aveva ricevuto un vestito, ma non aveva nessuna intenzione di partecipare a quella festa.
“Austin… non è come credi…” cominciò a dire vicino al ragazzo che in effetti la stava osservando.
“Ovviamente non ho avuto modo di parlare con mia madre… che mi ha mandato questo vestito, ma io non verrò alla festa…”
“Se non vuoi venirci con me devi solo…”
“Non è per questo!” sbottò la ragazza guardandolo. In traiettoria aveva anche Remus e Rita, che avevano ovviamente fatto pace.
Austin fece per rispondere ma Carol si alzò improvvisamente prendendo il pacco e facendo salire Cannella su una spalla.
“Mi dispiace…” fu l’ultima cosa che disse prima di abbandonare la Sala Grande.
McRaises rimase a bocca aperta, ancora più deluso della sera prima.
“Ma che cos’ha?” chiese girandosi verso Nara e Lily.
Rosina ed Elizabeth cominciarono a borbottare freneticamente, mandando occhiate verso il ragazzo del settimo anno. Poi si alzarono a loro volta, prendendo i rispettivi pacchi e portandosi con loro Mary, che per tutto il tempo non aveva parlato ed aveva invece girato tristemente il viso verso il tavolo dei Serpeverde, verso Alexandre Crutchfield.
“Non te lo diranno!” fece Sirius verso Austin, rispondendo al posto di Jackson ed Evans.
“Infatti…” disse poi Nara “Sono affari suoi!”
“Ma si tratta solo di una festa…” continuò McRaises.
Lily e l’amica si guardarono amaramente e non si accorsero che James aveva intercettato il loro gesto.

*

L’arrivo dei vestiti fu ovviamente l’argomento del giorno. Nonostante l’avvertimento della professoressa McGrannit, molte ragazze si fermarono nei corridoi e nelle aule ad aprire i propri pacchi, mettendo in bella mostra i vestiti ricevuti.
Le ragazze di Grifondoro del sesto anno, chiuse in dormitorio, si fermarono ad osservare con meraviglia e ammirazione il vestito di Nara. Era lungo e stretto, viola lucido dai riflessi rossicci e luccicava. Aveva anche una lunga scollatura dietro la schiena. Rosina però non perse l’entusiasmo e mostrò il suo rosa confetto, praticamente uguale a quello di Elizabeth, che però era un po’ più chiaro.
Carol si era stesa sul letto, il libro di Antiche Rune in mano, il pacco ai piedi del letto, che non aveva aperto, e Cannella appollaiata sul suo comodino. Era così presa dalla lettura da non accorgersi che Mary McDonald si era seduta sul suo materasso.
“Ho sentito che non andrai alla festa…”
Carol sobbalzò leggermente, poi la guardò e annuì.
“Delusione d’amore?”
Elizabeth fece uno strano risolino mentre osservava Rosina indossare il suo abito.
Carol ebbe un attimo di esitazione.
“Già…” rispose semplicemente, tornando a leggere.
“Beh, non sei sola…” insisté Mary “Credo proprio che ci faremo compagnia a vicenda!”
“Non dire stupidaggini!” si intromise Rosina. “Qualcuno ti inviterà e tu dirai di si!”
Prese l’amica per un braccio e la fece scendere dal letto di Turner.
“A proposito…” fece sempre Three rivolta a Carol “Visto che McRaises non ti interessa, non ti spiace vero se lo invito alla festa?”
Tutte puntarono gli occhi verso Rosina.
“Intendi invitarlo tu?” le chiese Mary, stupita.
“Visto che Black è occupato…”
Non si curò di dirlo a voce bassa e Nara la sentì perfettamente.
“Si, infatti, Black è occupato!” sbottò infatti, infastidita.
“Non ti scaldare, Jackson! Conoscendo Black, tra non molto probabilmente non starete più insieme… magari non arriverete neanche alla festa di San Valentino!”
Nara si mosse verso di lei, ma Lily era già arrivata a fermarla e Carol si era alzata dal letto.
“Conosci così tanto Black? Come mai?” chiese Evans a Rosina.
“In realtà questo è quello che mi ha detto Mary, visto che è stato con lui l’anno scorso!”
Se ne erano completamente dimenticate. Sirius e Mary McDonald erano stati insieme più o meno tre settimane l’anno prima e la cosa aveva fatto il giro non solo della Sala Comune di Grifondoro, ma di tutta la scuola.
“Tre settimane sono davvero molte, devi averlo conosciuto proprio bene!” esclamò Nara, arrabbiata, verso Mary che invece sembrò avere tutta l’aria di non voler essere messa in mezzo a quella storia.
Rosina e Jackson iniziarono una discussione.
“Basta! Non si può leggere in pace neanche in dormitorio ora!” sbottò Carol improvvisamente, prendendo il suo libro di Antiche Rune e uscendo fuori. Scese di corsa le scale a chiocciola e appena arrivata in Sala Comune quasi si scontrò con Remus.
Il terrore si impossessò di lei, i battiti del cuore erano accelerati repentinamente ma visto che si stavano guardando, trovando un po’ di lucidità, pensò che quello fosse il momento giusto per chiedergli scusa. Una piccola raffica di vento la investì e Rita Collins scese a sua volta nella Sala. La superò, e prese Remus per mano, trascinandolo via.
Aveva perso un’altra occasione. No, forse no.
Prese un bel respiro.
“Lupin!”
Il ragazzo si fermò subito, trattenendo anche Collins. Carol si avvicinò a lui. Respirò di nuovo profondamente.
“Lo so, forse è tardi… in effetti è molto tardi… ma…” stava tremando leggermente “Mi dispiace tanto… non avrei dovuto risponderti male quel giorno… non… non avevi fatto nulla… ero solo un po’ stanca… e mi dispiace se negli ultimi tempi sto evitando il corso di Antiche Rune… scusa…”
Per un attimo, i due di fronte a lei rimasero perplessi, poi Rita strattonò di nuovo Lupin.
“Sinceramente, non so a cosa tu ti riferisca… o almeno, non lo ricordo…” disse lui, con calma.
“Lo ricordo io, Remus, ed hai ragione, Turner, forse è un po’ tardi per le scuse, ed è tardi anche per noi… dobbiamo andare…” rispose invece Rita, aggressivamente.
Riprese a camminare  e il ragazzo fece un segno di saluto verso Carol.
“Può capitare a tutti di rispondere male a qualcuno perché magari non si ha voglia di parlare… quindi…. scuse accettate!”
Si allontanarono.
“E tornerai al corso di potenziamento, vero?” terminò il ragazzo indicando il libro che Turner aveva in mano.
La ragazza continuò a guardare mentre camminavano.
Remus non ricordava quello che era successo. Aveva altro per la testa, probabilmente. Ma almeno, aveva accettato le sue scuse, e questo bastò a farla calmare.
Rimase ferma in quella posizione, agitando avanti ed indietro la mano con il libro.
Lupin le aveva rivolto anche un sorriso. Che stupida era stata a pensare che evitarlo le avrebbe fatto bene. Quella non era come le volte precedenti. Di certo, però, non fu una consolazione rendersene conto. Anzi, sarebbe stato più difficile capire come uscirne fuori.

*

Era così caldo. Era così piacevole. Si sentiva così protetta tra le sue braccia da non volersi più separare da lui, da quella posizione. Aprì gli occhi. Sirius le era di fianco, ma a qualche metro di distanza. Girò il viso in avanti. Abbracciato a lei c’era un ragazzo biondo platino, con gli occhi grigi e i canini sporgenti: Alexandre Crutichifield.
Nara si era svegliata di soprassalto, l’immagine del ragazzo di Serpeverde ancora nitida davanti ai suoi occhi e non era riuscita più a prendere sonno, cercando di mandare via il pensiero che quello fosse un sogno premonitore.
Rimase a pensarci per tutto il giorno successivo, assentandosi quasi completamente.
“Ma cosa avete tutte e due?”
Lily aveva appena fermato sia Nara che Carol, parecchio sovrappensiero, mentre uscivano dall’aula di Storia della Magia, l’ultima lezione del giorno.
“Deve esserci per forza qualcosa?” rispose Turner, atona, lanciando uno sguardo dietro di loro, dove c’erano Potter, Black, Minus e Lupin, che le avevano quasi raggiunte.
“Non starai pensando a…” ma Lily si zittì appena in tempo, quando i ragazzi passarono ed ebbe quasi l’impressione che Carol non stesse guardando Remus.
Sirius fece un occhiolino a Nara, che sorrise debolmente. Il sogno fatto quella notte l’aveva sconvolta, e non riusciva a spiegarsi perché. Tra l’altro ricordava, in modo meno preciso, un’altra parte del sogno, in cui lei aveva la sua sfera di cristallo. Si rese forse conto del motivo, avrebbe dovuto capire prima cosa la perseguitava. Era ormai evidente che la conversazione con Alexandre l’aveva scossa non poco. Infatti, il ragazzo era comparso nei suoi sogni, mettendola parecchio in imbarazzo ogni volta che si incrociavano.
Probabilmente l’unica cosa da fare sarebbe dovuta essere andare a parlare di nuovo con lui. Chiarire ciò che ci fosse da chiarire e chiuderla lì. Non ci sarebbero stati più sogni in cui  Alexandre sarebbe stato al posto di Sirius. Nara rabbrividì al solo pensiero.
“Io devo… ehm… torno subito! Ci vediamo in Sala Comune!” si affrettò a dire alle amiche, che si guardarono senza capire.
Il cervello aveva formulato quella frase ancora prima che se ne rendesse conto.
Prese a scendere le scale velocemente, cominciando a pensare. Doveva dirigersi verso il Sotterraneo, ovviamente. Sapeva che la Sala Comune di Serpeverde si trovava lì. Durante la discesa, si accorse che la temperatura si stava abbassando e l’umidità si sentiva fin troppo intensamente. Si fermò proprio alla fine della scalinata, poiché tutti i ragazzi presenti cominciarono ad osservarla. Forse non era stata esattamente una buona idea andarci. Dopotutto, non sapeva esattamente dove si trovava la Sala Comune, naturalmente. Strinse la sua cartella e ritornò a camminare. Forse avrebbe trovato Alexandre in uno nei corridoi. Cercò di evitare gli sguardi e i commenti dei Serpeverde. Qualcuno le sbarrò anche la strada, ma lei cercò di deviare il percorso. Si trovò improvvisamente in un vicolo ceco, e in lontananza vide anche Piton e Regulus, il fratello di Sirius. Per un attimo, lo aveva preso proprio per lui. Erano molto simili. Gli stessi capelli scuri, gli stessi occhi blu, solo che Regulus era molto più basso e aveva il viso più rotondo. Entrambi furono sul punto di parlare ma qualcun altro li anticipò.
“Signorina Jackson! Cosa ci fa lei qui?”
Lumacorno era come sbucato dal nulla e per la prima volta in sei anni, Nara fu felice di vederlo. Lui invece sembrò alquanto sorpreso.
“Io… ehm… cercavo proprio lei, professore…” si affrettò a rispondere la ragazza.
L’insegnante si accigliò.
“Sa bene che il mio studio non si trova qui!”
Nara arrossì, e sperò che nessuno se ne accorgesse.
“Ehm… invece avevo l’impressione di poterla trovare… infatti!” disse ancora, e la sua voce tremò.
Doveva calmarsi, altrimenti sarebbe stata scoperta.
“Bene, cosa posso fare le lei?”
Nara pensò velocemente ad una risposta, e fortunatamente ebbe un’idea.
“Forse sarebbe stato meglio chiederlo a lezione, ma proprio non riesco a ricavare gli antidoti delle ultime pozioni che abbiamo studiato in classe! Almeno, così, saprà perché non sono riuscita a fare i compiti… vorrei che ripetesse come fare!”
Lumacorno rimase in silenzio per diversi secondi, poi invitò la ragazza a seguirlo.
“Non credo che lei sia l’unica a non averlo capito in classe, quindi, lo ripeterò senz’altro!” rispose semplicemente e Nara fece un mezzo sorriso. Attraversarono il Sotterraneo e risalirono nella Sala D’Ingresso.
“Quest’anno sono piacevolmente sorpreso da lei, signorina Jackson…  vuole davvero fare qualcosa per migliorare i suoi voti. Peccato che non sembri avere una buona predisposizione verso la mia materia…”
Il sorriso della ragazza si spense subito.
“In ogni caso, eviti di visitare il Sotteraneo…” disse ancora Lumacorno, con ammonizione “Le consiglio di aspettare sempre davanti al mio studio quando ha bisogno di parlare. Anche in orario di lezione.” terminò più severo.
Nara non lo aveva mai visto così ed annuì velocemente, salutandolo educatamente e dirigendosi verso i piani superiori. Lumacorno non aveva tutti i torti comunque. Il Sotterraneo non era sicuramente il posto migliore in cui poter girovagare, soprattutto per un Grifondoro. La rivalità tra questi ultimi e i Serpeverde era ormai risaputa. La ragazza sospirò gravemente e si risistemò la cartella sulle spalle, che pesava molto a causa della sua sfera di cristallo.
Si fermò immediatamente. Vedere la sua sfera le aveva fatto pensare ad una cosa: Chi più di chiunque altro avrebbe potuto consigliarla riguardo il sogno che aveva fatto? Chi le avrebbe potuto dire se si trattava di una premonizione o no?
La professoressa Moon.
Prese a salire le scale velocemente, dirigendosi verso la torre Nord. Avrebbe dovuto pensarci prima! Era una delle persone di cui si fidava di più ad Hogwarts, soprattutto se si trattava di argomenti inerenti alla Divinazione. Si fermò per prendere fiato e dopo aver aperto la porta che dava sulla scala a chiocciola che a sua volta portava nell’aula (e contemporaneamente allo studio dell’insegnante), dovette farlo di nuovo.
Quella che a prima vista era sembrata un’ombra, stava seduta, poggiata alle assi di pietra che sostenevano la scala. Nara si mise una mano davanti la bocca, come se potesse coprire il rumore del suo respiro affannoso, ma la figura si girò.
“Ciao.” disse Alexandre Crutchfield a voce bassa, ma si sentì benissimo.
Nara si immobilizzò.
“Ciao, cercavo proprio te!” pensò.
No, non era proprio la risposta più adatta da dargli.
Fece un cenno con la mano. Lui si rigirò in avanti, con tranquillità.
“Vengo spesso qui…” ricominciò il ragazzo dopo diversi attimi di silenzio. “Non c’è mai nessuno, escluso nelle ore di lezione, dopodiché, diventa il posto più isolato e intimo del castello! Tra l’altro la professoressa Moon non ama il cibo della scuola, quindi non esce mai da lì su!”
Perché più lui parlava, più Nara sentiva l’ansia salire? Quello era il posto più isolato ed intimo del castello? Cominciò ad avere un po’ paura, non seppe neanche il vero motivo. Si sforzò a non pensare al sogno e si avvicinò a lui, poggiando la cartella sul pavimento.
“Io… noi siamo diversi!” disse con un sospiro, e sperò vivamente di non imbrogliarsi. “Tu potrai essere un bravo veggente, anche più di me, o meno di me, non è questo il punto. Noi non cerchiamo la stessa cosa! Tu non sei me, non puoi sapere cosa cerco!”
Lo aveva detto in modo stranamente severo. Alexandre non l’aveva guardata, in ogni caso. La sua espressione non era mutata. Era calmo e per niente colpito dalle parole di Nara. Poi fece un sorriso.
“Perché non prendi la tua sfera di cristallo?” e finalmente si girò, guardandola negli occhi.
“C… come sai che ho…”
“Ho sentito il rumore quando hai messo la tua borsa a terra…” le rispose subito, anticipandola.
Nara la guardò di sfuggita.
“Perché dovrei prendere la mia sfera?”
“Siediti…”
“Potresti rispondere alla mia domanda?”
Alexandre non si scompose, ancora una volta.
“Vediamo se è vero quello che dici… che nulla ci unisce…”
“Senti… tu continui a parlare di noi! Ma non c’è nessun noi! Non ci conosciamo veramente!”
Questa volta il Serpeverde cambiò espressione. Rise, e si alzò.
“Io parlo della Divinazione, Nara! Mi dispiace che tu abbia frainteso.”
Quella frase fu inaspettata, ma in qualche modo sollevante.
“La professoressa Moon mi ha parlato spesso di te, non preoccuparti, non mi ha detto nulla di troppo personale, ma, appunto, credevo fossi disposta ad approfondire lo studio, e non solo, di questa Arte.”
Adesso Nara si sentiva imbarazza. Era evidente che avesse davvero frainteso tutto. Incrociò le braccia al petto.
“Dimmi come…” rispose e il ragazzo sorrise di nuovo indicando la sua borsa.
Jackson tirò finalmente fuori la sua sfera di cristallo e si accorse che Alexandre si era seduto di nuovo.
“Dimentica tutto quello che la professoressa Moon ti ha sempre detto…”
La invitò a sedersi a sua volta, anche se la ragazza ebbe un attimo di esitazione dovuta soprattutto alla frase di Crutchfield.
“Dipende tutto da te, dalla tua mente, le interpretazioni che ti ha insegnato lei non servono a nulla!”
“Come fai ad essere così sicuro?”
Questa volta Alexandre la guardò intensamente.
“Perché l’ho già fatto!”
Fatto? Si riferiva ad una Profezia?
“Non ti credo.”
Il Serpeverde rise nuovamente. Il suono della sua voce era molto acuto.
“E’ naturale…” disse con tranquillità, per l’ennesima volta. “Quando ci riuscirai anche tu, allora potrai credermi… quindi, siediti.”
Nara non aveva mai visto quella sicurezza in un ragazzo, anzi, il modo in cui si rivolgeva a lei era molto simile a quello usato dagli insegnanti, dalle persone adulte.
Si sedette di fronte a lui. Il pavimento era freddissimo. Alexandre prese la sfera di cristallo e la poggiò delicatamente a terra. Essa cominciò ad illuminarsi, flebilmente.
Alexandre si mise di nuovo nella stessa posizione in cui Nara lo aveva trovato e non disse più nulla.
La ragazza attese, per parecchi minuti senza parlare, ma Crutchfield non si mosse. Nara incrociò le gambe più comodamente ed osservò la sfera, senza vero interesse, a dire la verità.
“Nara… dove sei stata?” sentì perfettamente la voce di Carol, infatti si guardò intorno, ma l’amica non c’era.
Alexandre era sempre immobile.
Si era sicuramente persa nei suoi pensieri. In effetti, inconsciamente, aveva pensato a Carol, visto che aveva detto a lei e a Lily che sarebbe tornata subito. Invece dovevano essere passati almeno venti minuti. E per quanto ancora sarebbe dovuta stare seduta lì, in silenzio? Era in quel modo che Alexandre voleva aiutarla?
“Nara… dove sei stata? Io e Sirius avevamo pensato di venirti a cercare se non fossi arrivata a breve…”
Questa volta riusciva a vederla perfettamente. Riusciva a vedere Carol pronunciare quelle parole.
Erano nella Sala Grande, per la cena.
Jackson sentì il suo stesso respiro, affannoso.
“Ehi piccola, tutto bene?” le chiese invece Sirius seduto alla sua destra.
“Ho fatto una corsa per scendere, visto che ero in ritardo… ero dalla professoressa Moon, per chiederle di prestarmi alcuni libri…” riconobbe la sua voce.
Lui le accarezzò il capo, sorridendo.
“A proposito… so che stiamo insieme, ma volevo chiedertelo lo stesso: Vuoi essere la mia compagna per la festa di San Valentino?”
Era tutto così chiaro, anche se a tratti, qualche nuvoletta azzurra le copriva la visuale. Chiuse e riaprì le palpebre, che le stavano lacrimando. Un attimo prima non se ne era accorta. Si trovò con il viso praticamente attaccato alla sfera di cristallo. Fece un gesto brusco ed improvviso e la fece scivolare di lato.
Alexandre ora la stava guardando. Ma ancora una volta, nessuno dei due disse niente.
Nara aveva già visto nella sfera di cristallo, altre innumerevoli volte, ma le figure che vi erano comparse non erano mai state così nitide, e non parlavano. Altre volte invece aveva solo sentito delle voci, e nella sfera non era comparso nulla. Dopo quei momenti, la professoressa Moon le aveva sempre insegnato di prendere il libro e di interpretare immediatamente quello che aveva visto e sentito, così infatti, mosse le mani verso la borsa.
“Non prendere quel libro…” la ammonì Alexandre.
Lei si immobilizzò, lo sguardo del Serpeverde puntato addosso.
“Adesso riprendi la sfera… continua ad interpellare la tua mente...” pensò la ragazza, tra sé. Ma doveva davvero farlo? Da quando si dava questo tipo di ordini?
Si alzò e andò a raccogliere la sfera, ma poi la rificcò nella sua cartella.
“Forse ci rivedremo quando potrò crederti… forse…” gli disse con decisione.
Sentiva di doversene andare. Quello era il posto più intimo ed isolato del castello. Non voleva più starsene seduta sul pavimento freddo ad osservare la sfera mentre, nel frattempo lui continuava a fissare chissà cosa o lei, senza una parola. Era snervante. Era ancora più fastidioso delle lezioni rumorose di Divinazione in cui non riusciva a concentrarsi.
Fece un cenno di saluto molto veloce e attraversò la porta.
Alexandre le rivolse un sorriso malizioso che però Nara non vide e poi tornò di nuovo a fissare il vuoto.
La ragazza prese a scendere velocemente le scale, cercando di non pensare a nulla, cercando di distrarsi salutando i ritratti appesi alle pareti e rendendosi conto che aveva un leggero languorino.
Finalmente arrivò in Sala Grande. Tutti erano impegnati a mangiare, ma in molti si girarono ad osservarla, visto che era l’unica in piedi. Nara si affrettò a raggiungere il suo posto accanto a Black.
“Nara… dove sei stata? Io e Sirius avevamo pensato di venirti a cercare se non fossi arrivata a breve…” disse subito Carol.
Nara la guardò sconvolta, respirando a fatica. Quella frase, lo sguardo che l’amica le stava rivolgendo. Li aveva immaginati poco prima…
Non poteva essere vero. Forse era uno scherzo. Alexandre aveva…
“Ehi piccola, tutto bene?” le chiese invece Sirius.
 “Ho fatto una corsa per scendere, visto che ero in ritardo… ero dalla professoressa Moon, per chiederle di prestarmi alcuni libri…” rispose meccanicamente.
Aveva pensato anche a quella frase.
Sirius le accarezzò il capo, sorridendo e riprendendo a parlare.
“A proposito… so che stiamo insieme, ma volevo chiedertelo lo stesso: Vuoi essere la mia compagna per la festa di San Valentino?”

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Ecco a voi un nuovo capitolo! Vi dico già di preparvi per il prossimo, che ritengo uno dei più importanti (che super avvertimento che vi ho fatto!)
Grazie come sempre a tutti, che continuate a seguire questa fan fiction che, in realtà, è nata per caso.
Vorrei infine fare un altro piccolo avviso. Sto preparando un esame per l'università, quindi, dopo il prossimo aggiornamento, non so se riuscirò a farlo sempre settimanalmente, quindi non pensate che vi abbia abbandonati/e :)
Bye bye!
p.s. mi raccomando, se avete dubbi o volete dei chiarimenti su qualcosa, non esitate a pormi delle domande. :)
   
 
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