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Autore: kiddoB    04/12/2011    9 recensioni
Ogni uomo, prima o poi, incontra la sua donna irraggiungibile. [...] è quella che sarebbe tutto ciò che non meriti ma che la vita ti potrebbe regalare come un premio di fiducia, quella che ti amerebbe non per cosa hai o per cosa fai, ma semplicemente per quello che sei. Con la tua stronzaggine, con la tua vigliaccheria, con i tuoi limiti e debolezze, lei ti amerebbe così e non ti vorrebbe diverso.
Il problema, appunto, è che non te la meriti.

Draco Malfoy trova per caso un foglio speciale, nel libro dell'ultima persona da cui se lo sarebbe aspettato.
La stessa vicenda di "La Rosa e il Tranello del Diavolo" dal punto di vista maschile.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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P.S. la trama di questa one - shot è la stessa della mia precedente "La Rosa e il Tranello del Diavolo", ma stavolta dal punto di vista di Draco  (ciò non toglie che possa essere letta anche da sola).  

Ringrazio in particolar modo Barbarak che mi ha suggerito l'idea e che come sempre mi aiuta e consiglia.

 

 

 

 

La sera dell'audace follia

 

 

-  Draco, allora noi andiamo.
-  Va bene, ci vediamo a cena.
-  Cazzo, Malfoy, mi stai diventando un secchione peggio della Granger.
Solito colpo al cuore.
-  Finiscila, Zabini. Ho solo voglia di finire questo tema così domani potrò allenarmi.
-  Poi mi ci fai dare uno sguardo, vero?
-  Sogna! Bello, vero, prima sfottermi e poi copiare? Te lo scordi!
-  Ho proprio ragione. Stai diventando peggio della Mezzosangue.
Draco gli scagliò contro con rabbia il libro di Erbologia. Blaise, ridendo, lo raccolse e corse via.
-  Ehi, mi serve!
Ormai era andato.
Della Mezzosangue.
Quanto odiava quel nomignolo. Soprattutto perché era stato lui, tanti anni prima, ad affibbiarglielo. Da allora tutti i suoi compagni si sentivano autorizzati ad usarlo, sempre per ferirla, metterla in ridicolo o parlare male di lei alle spalle, in realtà i maschi invidiosi della sua intelligenza e abilità, le femmine anche della sua innegabile bellezza. Perché era bella. Molto, molto bella. Non una bellezza da copertina, certamente non aveva due occhioni da cerbiatta, gambe chilometriche o seno prosperoso; ma era affascinante, intrigante, elegante. Elegante. C’era in lei quel fattore incognito che trasforma una ragazzina in una calamita. Con la divisa uguale a quella di tutte le altre, la chioma ribelle di ricci indomabili, le dita sempre macchiate di inchiostro, senza trucco, senza ornamenti, senza gingilli, aveva quella classe innata e soprattutto inconsapevole che le donne avvertono a naso e odiano. Sapevano che, se lei ne avesse preso un minimo di consapevolezza, avrebbero avuto un’avversaria imbattibile; così le Serpeverde stavano sempre molto attente a non concederle quell’opportunità, sottolineando ogni momento quanto fosse goffa, trascurata, sfigata e inadatta a quel mondo in cui loro invece camminavano spavalde e ammaliatrici.
Potevano ingannare chiunque, ma non Draco. Anche lui aveva quel dono genetico di riconoscere il meglio, quando lo vedeva. Lo aveva capito sin dalla prima volta, sin da quando aveva undici anni, che quella bimbetta altezzosa e un po’ saccente, che adorava divorare i libri e rispondere correttamente alle domande, aveva un potenziale esplosivo.
Così come aveva anche capito subito che era la sua donna irraggiungibile.
Ogni uomo, prima o poi, incontra la sua donna irraggiungibile. È quella diversa da tutte le altre, diversa per te, è quella che avrebbe il potere di redimerti dalla tua condizione di inferiorità spirituale, dai tuoi errori, dalle tue meschinità; è quella che sarebbe tutto ciò che non meriti ma che la vita ti potrebbe regalare come un premio di fiducia, quella che ti amerebbe non per cosa hai o per cosa fai, ma semplicemente per quello che sei. Con la tua stronzaggine, con la tua vigliaccheria, con i tuoi limiti e debolezze, lei ti amerebbe così e non ti vorrebbe diverso.
Il problema, appunto, è che non te la meriti.
E Draco aveva sempre saputo di non meritarsi Hermione. Per quanti sforzi avesse potuto fare, per quanti cambiamenti avesse potuto apportare  a se stesso e al suo modo di pensare, per quanto avesse provato a scalare quella montagna con i picconi, coi chiodi, con le unghie, per quanto avesse tentato di rinnegare la sua vita e i suoi trascorsi, non sarebbe mai arrivato alla cima.
Lei era sulla vetta perché lì era nata, non aveva dovuto fare nessuno sforzo per arrivarci. Lui era invece incontrovertibilmente e innegabilmente indegno. Anche se fossero vissuti in un limbo, in una dimensione parallela, in un mondo alternativo in cui tutto lo sfondo sociale che li separava non fosse esistito (lui nobile Purosangue, discendente da una famiglia aristocratica, razzista, malvagia e intollerante, lei Babbana di nascita e per questo, solo per questo, inferiore) sarebbe comunque stato ai suoi piedi.
Erano nati così. Lei col cuore bianco e immacolato, pura, sempre candida, eterea anche in mezzo al marcio e allo sporco; ma per quanto Draco avesse potuto lavarsi l’anima con la candeggina, sarebbe sempre rimasta quantomeno grigia.
Si era spesso chiesto se non la idealizzasse troppo. In fondo era solo una ragazza, una come tante. Che  aveva di così speciale che gliel’aveva fatta odiare dal primo momento? Si, l’aveva odiata, i primi anni, ripetendosi che la detestava per il suo sangue impuro; la odiava tanto da volerle fare del male fisico, aveva sognato di schiaffeggiarla, di levarle dalla faccia quel sorrisetto che gli sembrava presuntuoso, di spegnerle negli occhi quel fuoco sacro d’interesse per le lezioni, di toglierle quella candidezza dal volto che a lui dava così maledettamente fastidio, e non capiva perchè.
Poi era cresciuto. Aveva conosciuto da vicino il mondo femminile e aveva finalmente compreso.
Aveva capito che quello che aveva di speciale era tutto l’insieme, tutta se stessa. Draco era l’animale richiamato dall’istinto verso la preda. Una preda che pensava di voler dilaniare, ma da cui in realtà era già stato dilaniato.
Quell’odio era solo desiderio.
Quella voglia di tirarle uno schiaffo era solo voglia di posare le mani su di lei.
Quel fastidio era solo la consapevolezza di non poterla avere.
Non solo perché nessuno li avrebbe mai capiti, supportati e visti di buon occhio. Semplicemente perché doveva ammettere che non se la meritava.
Ed anche perché lei non lo voleva, pensava Draco con una punta di dolore. Ci avrebbe potuto benissimo provare, volendo, non era la paura di un rifiuto che l’aveva sempre fatto desistere; in fondo un paio di due di picche li aveva ricevuti e non glie n’era importato niente, per una che gli diceva no ce n’erano cinque che gli dicevano sì. Il problema era che non avrebbe retto ad un suo rifiuto, che l’avrebbe certamente ferito troppo non solo nel suo orgoglio maschile, ma anche in quel sentimento infossato nel suo animo ma sempre e comunque presente. Hermione, pensava, non era mica scema; inconsciamente la sua anima la guidava e sapeva di meritare il massimo. Un massimo che non era Draco.
E che non è neanche Weasley! notava ogni volta, furibondo. Ma se non altro lo stupido rosso aveva avuto più occasioni; stessa Casa, amici da sempre, tutti i giorni insieme. Il fatto che poi non le avesse sapute sfruttare e che ancora le girava intorno senza decidersi era la dimostrazione, chiara e lampante, che era un perfetto idiota. Ma purtroppo, dannazione, più degno di Draco, che compensava quel desiderio irrealizzabile corteggiando e seducendo sempre e solo ragazze ricce, infilando le mani tra i loro capelli mentre le possedeva, chiudendo gli occhi e immaginando che il corpo in cui stava scivolando, la pelle che stava baciando, i seni che stava stringendo fossero quelli di Hermione.

 

Basta con la tortura. Doveva finire quello stramaledetto tema.
L’assafetida è un'erba selvatica dall'odore irritante, che però è utile nello svelare le parti più profonde e segrete di noi stessi: se proprio si deve, usare solo all'aperto e con estrema cautela e non respirarne assolutamente il fumo. Il pepe nero può ridurne l’effetto ed è molto potente nell'allontanare la negatività e i sentimenti avversi. In quanto al Tranello del Diavolo…
Eh. Il Tranello del Diavolo. Vatti a ricordare, l’avevano studiato il primo anno.
Come si sconfigge? C’entrava qualcosa col fuoco. Col calore. Con la luce. O forse con l’acqua…
Blaise si era portato via il libro. No, non l’avrebbe continuato l’indomani, non ne aveva la minima voglia.
-  La biblioteca sta per chiudere – gli disse Madama Pince, fredda come sempre.
-  Va bene, vado subito – sibilò lui, infastidito da quel tono da arpia.
Maledetto Zabini!
Si alzò e iniziò a raccogliere le sue cose, quando vide su un altro tavolo un libro di Erbologia senza proprietario. Ci avrebbe impiegato un attimo, doveva solo controllare una cosa, mica lo voleva rubare.
Si sentì assurdamente emozionato quando, avvicinandosi, si rese conto che erano i libri della Granger.
Era sua, la calligrafia del tema lasciato ad asciugare. Erano sue le piume rosse e nere. Era suo quell’enorme dizionario di Antiche Rune.
Draco pensò di essere di una ridicolaggine mai vista quando lo attraversò il pensiero fugace che stava per posare le mani dove anche quelle di lei si erano posate. Maledizione, era come un dodicenne alla prima cotta, di quelli che si nascondono dietro l’angolo a spiare la bambina, indecisi se avvicinarsi e regalarle il cioccolatino oppure no.
Quante volte l’aveva spiata, lui, mentre studiava o scriveva? Da sempre, in biblioteca, cercava il posto più lontano da lei ma allo stesso tempo quello che gli permettesse di osservarla meglio, senza che altri si mettessero davanti o gli ostacolassero la visuale. Da sempre sapeva come muoveva il polso, come si mordicchiava il labbro inferiore quando qualche passaggio le sfuggiva, come si bloccava i capelli con una matita quando le andavano sugli occhi, come si chinava verso Potter o Weasley a spiegare loro qualcosa che i rispettivi limitati cervelli non capivano. Una volta che, come quella sera, erano rimasti solo loro due, lei era scappata via dieci minuti prima, buttando un foglio di brutta appallottolato nel cestino. Senza rifletterci, Draco l’aveva raccolto e messo in tasca. Era tornato al dormitorio e l’aveva aperto, l’aveva disteso con le mani sul letto; era una pergamena dove lei aveva preso appunti di Pozioni che poi aveva ricopiato in bella. Che bisogno ci fosse di ricopiarli, il ragazzo non l’aveva capito, dato che anche quel foglio era ordinatissimo.
Un minuto dopo si era vergognato come un ladro. Addirittura andare a pescare i fogli dai cestini. Era da ricovero. Però poi, sempre continuando a vergognarsi da morire, non aveva resistito e l’aveva inserito nella federa del cuscino, in modo da poterci poggiare la guancia mentre dormiva.
Adesso aveva addirittura il privilegio di potersi sedere al suo posto e aprire il suo libro, non gli sembrava vero. Ma dov’era andata? Forse in bagno, forse era persa tra gli scaffali. Se fosse tornata e l’avesse visto lì si sarebbe arrabbiata? Sicuramente. Poco male, l’avrebbe messa a posto con due parole crudeli come sempre, resistendo allo stramaledetto impulso di sgombrare il tavolo da tutti quegli inutili oggetti, prenderla e fare l’amore con lei fino all'alba.
Si sedette e aprì il libro all’indice. Tranello del Diavolo, pagina 394.
Gli cadde l’occhio sul titolo di pagina 393. Storia e proprietà della Rosa.
Sorrise.
Ironia della sorte. La Rosa e il Tranello del Diavolo. Le rose bianche erano i fiori preferiti di lei, una volta aveva visto il maledetto pezzente regalargliene una e gli aveva quasi lanciato il coltello della colazione, pregando di colpirlo in mezzo agli occhi. Ecco, proprio per questo lui era il Tranello. Quanto sarebbe stato bello poterli abbinare! Ma nemmeno sulla carta ciò è possibile; se apri il libro c’è lo spacco della rilegatura che li separa. Potranno essere vicini quanto vuoi, ci sarà sempre un crepaccio a dividerli. La Rosa è troppo bella, pura, semplice e delicata; il Tranello è una pianta nociva, può fare solo del male. Bella a vedersi, certamente, decorativa, ma niente di più. Non c’è niente che la renda amabile. La Rosa, invece, possiede una magnificenza intrinseca che non si può estirpare, qualsiasi cosa si dica o si faccia. Non c’è modo per farli combaciare, a meno di non ferire la Rosa. Ma questo sarebbe un crimine troppo grande con cui convivere.
Il ragazzo sospirò. Cercò la pagina che si aprì subito, in quanto c’era un foglio in mezzo.
Lesse quello che gli serviva. Il Tranello del Diavolo si sconfigge con la luce o comunque con una fonte di calore.
Fece per richiudere ma, come quella volta col cestino, sentì istintivamente il bisogno di appropriarsi di quel foglio. Tanto, conoscendola, non le sarebbe servito, sicuramente era solo uno schema di brutta o uno scarabo…

 Buio.
Buio totale.
Cervello spento.
Respiro bloccato. 
Dalla gola gli uscì un suono strozzato, come di qualcuno che si sta affogando.
Richiuse il libro e lo aprì alla prima pagina, per essere certo di non star avendo le traveggole. Era il suo. C’era il suo nome. Hermione Granger, Grifondoro.
Cazzo….
La sua razionalità, sempre così pronta e reattiva, aveva fatto immediatamente le valigie ed era sparita, anch’essa incapace di fronteggiare quella situazione.
Lo stomaco gli si annodò. Continuava a fissare quel foglio e a non credere ai suoi occhi. C’era un errore, era uno scherzo. Si guardò intorno alla ricerca dei bastardi che lo stavano rendendo pubblicamente ridicolo.
Non c’era nessuno. Non era una burla di Zabini.
Era…. 
Cos’era?
Si infilò il foglio in tasca e aprì il tomo a una pagina qualsiasi, senza ovviamente capire cosa avesse davanti. 
Un minuto. Ho bisogno di un minuto per razionalizzare.
Non gli sarebbero bastati dieci anni. Il tornado di emozioni e pensieri che gli vorticava in testa era troppo potente. Semplicemente qualsiasi cosa si era spenta. O forse, al contrario, tutto si era illuminato. 
Draco odiava non essere padrone di se stesso. 
E come sempre era lei che lo metteva in quella situazione di totale e completo annebbiamento.
Così com’era lei che adesso gli stava strappando il libro dalle mani.
-  Ce li hai i libri, Malfoy. Usa i tuoi. La biblioteca sta chiudendo.
Alzò gli occhi a guardarla.
Non erano mai stati così vicini.
Draco capì che doveva indossare la solita maschera di ghiaccio, nonostante tutto l’arcobaleno di emozioni contrastanti che lo stava invadendo e tutti i sussurri e le urla che gli riempivano la testa; se anche per un secondo nei suoi occhi fosse apparsa una stilla di gioia selvaggia, una goccia di vittoria e trionfo o soprattutto, soprattutto anche un granello dell’immensa lussuria che lo stava attanagliando, lei sarebbe scappata via terrorizzata e spaventata.
Lei che, invece, non era altrettanto brava. La sua espressione era cristallina: si stava vergognando follemente. Sapeva cosa c’era in quel libro e sapeva che proprio lui non l’avrebbe mai dovuto trovare. Era il suo segreto. Era il loro segreto. Mai condiviso, inconfessabile, eppure era il loro segreto, così magicamente e meravigliosamente scoperto per caso.
La razionalità ritornò potente e decisa. Altro che caso, non era una coincidenza; Draco ne fu certo.
Quella era la vita che gli stava dando un premio sulla fiducia.
Forse era vero, non se la meritava; ma indubbiamente da quel momento in poi se la sarebbe meritata.
E non sia mai che Draco Malfoy non sappia cogliere un’occasione, quando ce l’ha sottomano.
-  Che… che hai da guardare? – balbettò lei incerta.
-  Niente.
Si alzò lentamente, attento a prevedere le reazioni delle sue gambe; non era certo che avrebbero retto. Miracolosamente fecero il loro dovere. Solo le mani non rispondevano e continuavano a tremare nervosamente; fu una fortuna che Hermione lo stesse guardando in faccia. Era buffissima, tenerissima, dolcissima, con le guance in fiamme, l’espressione di chi vorrebbe seppellirsi sottoterra mentre si mordeva ferocemente il labbro inferiore e lo fissava con due occhi ardenti…
Desiderio? sperò il giovane, esaltato.
-  Perché stavi leggendo…
-  Stavo facendo anche io il tema di Erbologia, solo che Blaise si è portavo via il mio libro per sbaglio. L’ho finito ma volevo controllare una cosa, così ho visto il tuo e ho cercato l’informazione che mi serviva. Tutto qui. 
-  Va… va bene… ora dobbiamo andare…
-  Si, lo so.
Draco l’aggirò e tornò verso il suo tavolo. Lei credeva che lui non avesse trovato niente, perché altrimenti, pensava, l’avrebbe presa in giro. Le sentì distintamente tirare un grosso sospiro di sollievo.
Gli si aprì un sorriso da un orecchio all’altro. Era quello il momento di agire. Non era uno stupido come Lenticchia; il treno era fermo in stazione e ci sarebbe salito sopra.
Con lei.
Si concesse mezzo secondo per ringraziare la vita, Merlino, la scuola, un ipotetico Dio e chiunque altro per questa felicità totalmente immeritata che gli veniva servita su un piatto d’argento.
La ragazza che aveva sempre sognato lo voleva. La sua donna irraggiungibile non lo era più così tanto.
Era un autentico miracolo.
Le si avvicinò di soppiatto alle spalle, mentre lei tentava ancora di riprendere la padronanza di se stessa.
- Granger…. – le sussurrò sul collo, gongolando per l’immenso piacere di poterle parlare a mezzo centimetro dalla pelle, beandosi di quel profumo paradisiaco.
La sentì irrigidirsi come uno stoccafisso.
-  Non mi chiedi quale informazione stavo cercando?
Peccato che non la poteva vedere in faccia. Avrebbe adorato quel bordeaux che sicuramente le stava colorando il viso.  
-  Non mi ricordavo i metodi per sconfiggere il Tranello del Diavolo.
Persino da lì riusciva a sentirle il cuore che galoppava forsennato.
Ci voleva il colpo di grazia. Draco tirò fuori il foglio dalla tasca e glielo aprì davanti.
Hermione Granger e Draco Malfoy.
Hermione Granger e Draco Malfoy.
Hermione Granger e Draco Malfoy.
Hermione Granger e Draco Malfoy.
Hermione Granger e Draco Malfoy.

 
Lei gli strappò di mano la pergamena e si girò verso di lui, senza guardarlo negli occhi mentre le lacrime riempivano i suoi.
A Draco si mozzò il respiro. Era di una bellezza intollerabile. Gli dispiaceva, però, che lo temesse, che avesse paura della sua crudeltà, che stesse aspettando la sua risata sprezzante o un’ondata di veleno. Certo tra loro era sempre andata così, era naturale che si aspettasse le consuete malvagità.
Poco male. Entro due minuti avrebbe cambiato idea.
Hermione prese il foglio dalle due estremità e fece per strapparlo.
-  No!
Si bloccò stupefatta. Senza rifletterci alzò lo sguardo verso di lui.
Draco non riuscì proprio a non sorridere.
-  Non lo strappare.
Non doveva assolutamente rompere quella pergamena che ormai per lui era sacra. Era come il fondamento della sua nuova religione, della sua nuova vita; era una reliquia, un intoccabile patto d’amore che riassumeva tutto il futuro che Draco era ormai deciso e determinato a costruire. Profanarla sarebbe stato un imperdonabile sacrilegio. C’era tutto un mondo in quell’inchiostro, il mondo in cui il Serpeverde anelava di vivere da mesi e mesi, mondo le cui porte gli si stavano aprendo davanti in quel momento e sarebbe morto piuttosto che rinunciarci.
-  Mi… 
Mi. Che poteva dirle? Cosa poteva dire senza esporsi troppo, senza sfondare il cancello di quella tempesta di gioia e soddisfazione che lo invadeva?
Mi hai reso l’uomo più felice della Terra.
Mi sento benedetto dalla vita.
Mi stupisce sapere che anche tu provi quello che provo anch’io.
Mi venderei l’anima pur di poter fare l’amore con te qui, ora, adesso, domani, dopodomani  e per sempre.
Mi ami?

- Mi piace ciò che c’è scritto.
Un po’ poco, forse. Ma come inizio poteva andare.
Lei era ormai cianotica e sudata. Si vedeva che da un lato stava tentando di suicidarsi col pensiero per sottrarsi a quella che credeva un’umiliazione, dall’altro una minuscola particella del suo cuore stava sperando a tutta forza.
-  Malfoy, io…
Sicuro che stesse per dire una scemenza dettata dal suo orgoglio che avrebbe rovinato tutto, Draco decise che quella era la sera dell’audace follia. Senza rifletterci con un braccio le cinse la vita, una mano si immerse nella sua criniera e le labbra catturarono immediatamente le sue.
Quante volte aveva tirato dei capelli ricci, sognando che fossero quelli?
Quante volte aveva baciato una bocca che non era nemmeno lontanamente paragonabile a questa?
Quante volte aveva sorretto una ragazza per la vita, come stava facendo ora?
Non le aveva mai contate, sicuramente erano un bel po’. Ma le avrebbe scambiate tutte quante, ogni singola volta, con quella che stava vivendo in quel momento.
Quando si separarono le lesse negli occhi, oltre allo stupore, una sana, immensa e inoccultabile felicità.
Draco le prese il foglio e si fece leggere nei suoi la stessa delirante gioia.
- Questo, se permetti, lo tengo io.
- Ma… ma tu….
- Ci dobbiamo spiegare un po’ di cose, Granger – le sorrise.
Poi volle solo baciarla, carezzarle la schiena e stupirsi di come a volte le cose che sembrano impossibili sono quelle che accadono in mezzo minuto e che ti cambiano la vita, in una sera buia e fredda in una altrettanto buia e fredda biblioteca.

 

Madama Pince sorrise.
Ma si, per una volta la biblioteca poteva ritardare la chiusura di dieci minuti.
  
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