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Autore: Akisan    07/12/2011    13 recensioni
A volte il destino riserva sorprese mozzafiato, ricche di avventure e compagni formidabili.
A volte, invece, decide semplicemente di prenderti per i fondelli.
Così, senza neanche sapere bene il perché, Alex si ritrova suo malgrado a fare comunella con un Arrancar con seri problemi di gestione della rabbia, una ragazzina logorroica totalmente priva di buonsenso, e un individuo subdolo che, secondo lei, ha buone probabilità di discendere direttamente dal demonio.
Il tutto in un ambiente ricco di Hollow, gatti, sarcasmo allo stato brado e situazioni equivoche.
Mooolto equivoche.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grimmjow (tappandosi le orecchie): << Ma che diavolo è questo rumore assordante? Non sentivo dei lamenti così strazianti da quella volta in cui Harribel ha sorpreso Nnoitra a frugare nel suo cassetto della biancheria! >>

Alex: << Qualcuno le impedisca di vedere ancora quel video! >>
Aramis: << La fai facile! Ormai è completamente avvolta da un’aura di depressione! L’angelo ha provato a staccare la spina al computer, e ora guardala. >>
(indica Liz accovacciata in un angolino buio)
Aki: << BWHAAAAAAAAAA! AXEEEEEEEL! Perché? Perché almeno alla fine non hai abbracciato Roxas invece di mangiare quello stupido ghiacciolo? Diglielo che lo ami! Bwhaaaaaaa! >>
Grimmjow: << Basta, ora trancio lei e il suo maledetto Kingdom Hearts! Non ne posso più di questa lagna! >>
Alex: << Fermo cretino, se ti avvicini troppo verrai contagiato dalla sua depressione, come Liz! >>
Aramis: << Non vorrei mettervi ansia, ma di questo passo verremo anche noi inglobati dalla sua tristezza… che depressione… finiremo i nostri giorni consumandoci in lacrime nell’attesa che qualcuno trovi i nostri cadaveri e dia loro degna sepoltura… >> (si accovaccia a terra)
Alex: << E ora non metterti anche tu, che questa introduzione sta diventando troppo lunga! Senti Aki, è normale che chi fa parte di un gruppo criminale muoia: l’Organizzazione XIII, l’Akatsuki, gli Espada… >>
Grimmjow: << Ehi! >>
Liz: << Ma anche noi ormai siamo un’associazione a delinquere, vuoi dire che moriremo tutti? >>
Aramis: << E dire che questa sera dovevo uscire con quella bella mora… >>
Aki: << Axeeeeeeel! >>
Alex: << Basta, ci rinuncio. Vieni Grimmjow, andiamo di là a saccheggiare il frigo. >>
 

Una valanga di grazie a Calia e Nebula216 per aver messo questa storia tra le ricordate, a THEARTY, Elelola, Seminy_53, gwinaslan, Ayako83 e ToshieF per averla messa tra le seguite, ad AriCastle66, Seminy_53, Yunalesca Valentine e ToshieF per averla messa tra le preferite, a Seminy_53 per avermi messa tra gli autori preferiti e a chi legge e basta. Buon Natale!

 
Capitolo 24: C’era un commesso, in un negozio lontano lontano…
 
C’era un negozio di cianfrusaglie varie, in una stradina secondaria, della cui esistenza pochi erano al corrente, e di quei pochi ancora di meno acquistavano davvero qualcosa. Di solito qualcuno entrava, faceva un giro per ficcare il naso tra tutti quegli oggetti particolari, e poi usciva.
Tuttavia, da qualche giorno a quella parte il numero di persone che aveva cominciato a svoltare in quella stradina per entrare nel negozio era paurosamente aumentato, ma la cosa che più avrebbe stupito qualcuno che si fosse messo lì a scandagliare gli arrivi, era che circa tre quarti di quell’improvvisa ed insolita orda di clienti era di sesso femminile.
Il mistero era di facile soluzione: il proprietario del negozio, ovvero il signor Urahara, aveva da poco assunto due nuovi commessi tuttofare, che facevano uno strano effetto sulla nuova clientela, del tipo “pur di dar loro un’occhiata lo svuoto, quel posto!”.
Uno era bruno, alto e vestito di pelle, e malgrado stesse sempre da solo al bancone non aveva alcun problema a stare dietro a tutti, e nel mentre trovare pure il tempo di flirtare con le clienti.
L’altro aveva degli stranissimi capelli azzurri ed era alto forse più del primo, ma in compenso era molto più scontroso e non parlava mai con chi entrava nel negozio, e per lo più faceva avanti e indietro dal magazzino, sollevando come se niente fosse una quantità spaventosa di scatoloni. Se si era accorto che una sostanziosa quantità di ragazzine gli sbavava dietro, non lo dava certo a vedere, ma la natura femminile è tenace, e il numero delle sue ammiratrici non accennava per nulla a calare.
Il problema per le clienti più fedeli era un altro: avevano sentito da voci di corridoio che in realtà i nuovi assunti erano quattro, e che quindi c’erano due persone che lavoravano lì ma non si mostravano a loro.
Due ragazze.
Male, malissimo.
E se quei due super gnocchi fossero stati già impegnati? Con quelle due?
Le fan del ragazzo con i capelli azzurri non avevano pace. Lui non aveva degnato nessuna di loro di uno sguardo, quindi chissà che mostro di bellezza doveva essere la ragazza che gli interessava. Magari era più grande, bionda e super formosa, una di quelle da paginone centrale di playboy con un sex-appeal che filtrava da tutti i pori…

*

Alex fece appena in tempo a mettersi una mano davanti alla bocca prima di starnutire sonoramente.
<< Maledetta polvere! >> imprecò allontanando da sé lo straccio con cui stava spolverando in magazzino.
Perché lei doveva fare quel lavoro ingrato mentre Liz spadellava allegramente in cucina?
Non era giusto, Urahara li stava schiavizzando tutti e quattro, però con la scusa che loro due non potevano farsi vedere dai clienti, per evitare di essere riconosciute da qualche conoscente che magari aveva appena visto per strada le loro copie, toccava loro pulire, riordinare e quant’altro.
All’inizio vedere Grimmjow costretto a fare il commesso, per di più insieme ad Aramis, entrato anche lui in un gigai, l’aveva fatta sbellicare dalle risate, ma poi quando aveva scoperto che il suo compito sarebbe stato quello di riordinare e pulire quella sottospecie di magazzino, il cui aspetto ricordava piuttosto un container di cianfrusaglie abbandonate lì da qualche secolo, la voglia di ridere le era passata in un lampo.
In ogni caso l’aveva davvero stupita la piega pseudo pacifica che aveva preso la situazione. Il fatto che i due bambini problematici fossero momentaneamente rinchiusi in corpi umani e che fossero tutti impegnati in quei lavori che rasentavano lo sfruttamento aveva contribuito parecchio a raffreddare i bollenti spiriti, senza contare che Urahara aveva messo loro a disposizione per allenarsi la botola nel seminterrato del negozio, che, Alex l’aveva scoperto a proprie spese, non era una semplice botola.
 
Era successo quattro giorni prima: Grimmjow l’aveva afferrata all’improvviso per un braccio e l’aveva trascinata verso il seminterrato.
<< Dove diavolo stiamo andando di preciso? >> aveva chiesto perplessa vedendolo scendere deciso le scale, al fondo delle quali sapeva benissimo che non c’era nulla, a parte la polvere e forse qualche topo.
<< Ad allenarci. >> aveva tagliato corto lui, senza degnarsi di aggiungere qualcosa che potesse vagamente somigliare ad una spiegazione.
Al che Alex si era guardata intorno, notando di sfuggita due roditori che si rintanavano dietro quella che forse due secoli prima sarebbe potuta assomigliare ad una credenza. << Qui? Ottima scelta. >>
Grimmjow si era messo a trafficare col pesante lucchetto di una botola, poi, mentre lei cominciava a chiedersi se si aspettasse forse di trovarci un forziere, si era spazientito e aveva direttamente fracassato le assi di legno con un pugno.
<< No. >> le aveva finalmente risposto indicandole l’apertura con un ghigno. << Lì sotto. >>
A quel punto, attanagliata da un terribile sospetto, si era sporta a guardare, e il sangue le era completamente defluito dalle guance.
Una sottile, altissima scala a pioli scendeva nel vuoto per quelli che sembravano essere più di cento metri e portava a un paesaggio arido, stranamente illuminato a giorno e soprattutto lontano.
<< Oh, certo. >> aveva esclamato con voce stridula indietreggiando. << Ci puoi giurare che scenderò lì. Contaci. >>
Grimmjow l’aveva squadrata a metà tra il divertito e il seccato, poi si era fatto avanti minacciosamente. << Se non porti quelle tette piccole giù da quella maledetta scala ti ci porto io di peso, chiaro? >>
“T-tette picc…”
<< Scordatelo! Neanche se me lo chiedi in ginocchio! Allenati da solo, idiota! >>
Detto questo aveva fatto dietrofront e aveva cominciato a correre.
<< TORNA SUBITO QUI, NANETTA DA GIARDINO! >>
<< COME NO, STUPIDO NEANDERTHAL! >>
 
Alex sospirò e ricominciò a spostare scatoloni, per continuare la sua grande operazione di pulizia generale e cercare insieme di tenere occupata la mente per non pensare troppo a Grimmjow, cosa che in effetti succedeva un po’ troppo spesso per i suoi gusti.
 
D’altra parte lui e gli altri due ce li aveva intorno 24 ore su 24, e ciò causava il continuo susseguirsi di situazioni sfibranti, quali la presenza costante di almeno un abusivo nella sua stanza, gente che le tendeva agguati per i motivi più idioti, abbracci random non richiesti, litiganti da dividere, costante “Aramis-radar” attivato per scongiurare approcci alla sua persona o peggio a Liz, e sparizione costante dei suoi biscotti al cioccolato.
La sera era stanca morta, quindi era sempre la prima ad andare a dormire. Si sdraiava, provava invano a rilassarsi dopo una giornata di schiavitù, apriva la porta per minacciare di morte quei casinisti dei suoi nuovi coinquilini, che a giudicare dalla quantità di decibel raggiunti avevano intenzione di sostenere un provino per entrare a far parte di una band di metallari, ignorava le risposte idiote e, sempre da sola, si metteva a dormire.
Il mattino dopo, non sapeva bene perché, il pavimento si era riempito di corpi inanimati. Tipo campo profughi.
O dopo-sbornia da rave party.
Oltretutto praticamente tutti sdraiati addosso a lei, cosa che non faceva altro che consolidare la sua refrattarietà ai contatti fisici.
Presagendo il prossimo avvenire di un’altra giornata faticosa, si districava dal groviglio umano, che qualche spettatore malpensante avrebbe potuto interpretare come un’orgia, e scendeva a fare colazione.
Tempo mezzo minuto e si scatenavano le urla del buongiorno al vicinato di Grimmjow, che sbraitava contro Liz e Aramis perché ancora una volta si erano intrufolati nottetempo nella stanza, che oltretutto non era sua, in cui si era a sua volta introdotto contro il volere della proprietaria, ovvero lei.
La colazione, che Urahara insisteva che come tutti gli altri pasti venisse consumata tutti insieme “come farebbe una vera famiglia” (bleah), trascorreva tra minacce, ulteriori urla ed efferati furti di cibarie, e poi, finito il frugale pasto con una media di tre brioches a testa, cominciava la gara per l’occupazione del bagno, nella quale sicuramente i Terminator avrebbero messo meno impegno.
Il resto della giornata si manteneva più o meno su questi toni, con l’aggiunta del fatto che lui, oltre a volerla a tutti i costi trascinare nel baratro del seminterrato, la stressava anche in un altro modo.
 
Neanche i suoi pensieri lo avessero evocato, Grimmjow aprì rudemente la porta del magazzino.
Le faceva ancora impressione vederlo con aspetto umano, senza contare che, odiava doverlo ammettere, i jeans e la T-shirt nera che indossava, nonostante fossero sempre a dicembre, gli donavano. Parecchio.
Notando il suo sguardo fisso su di lui, Grimmjow le si avvicinò con un sorriso pericoloso stampato in faccia. << Ti piace forse il panorama? >>
Alex gli voltò le spalle e si rimise a spolverare.
<< Se sei venuto qui per prendere della roba da portare in negozio, sbrigati a tornare dalle clienti. Loro sì che lo gradiscono il panorama. >>
Due mani si appoggiarono con una certa forza allo scaffale di fronte a lei, facendo traballare paurosamente alcuni scatoloni; subito dopo Alex si sentì avvolgere dal suo odore familiare, e si immobilizzò.
<< Al diavolo il negozio! Quando ce ne andremo non vorrò più vedere umani per almeno un secolo! >> le brontolò infastidito all’orecchio. << E comunque, cos’è, ti dà fastidio che quelle donne mi guardino? >>
Alex intanto stritolava e torceva lo straccio tra le sue mani, costringendosi a non fare la stessa cosa con il collo del ragazzo dai capelli azzurri alle sue spalle.
<< Tu ringhi perfino a Liz quando mi si avvicina troppo, e vieni ad accusare me di gelosia? E già che ci siamo, la pianti una buona volta di entrare nella mia camera? Non sono il tuo peluche della buona notte! >>
<< A giudicare da come ti rannicchi sempre contro di me non sembra che ti dispiaccia poi così tanto. >>
Colpita a segno, cominciò ad arrossire.
<< G-guarda che non lo faccio mica apposta! Semplicemente di notte ho freddo, e non è certo colpa mia se sei un termosifone ambulante… >>
<< E allora di che ti lamenti se ti tengo caldo? >> replicò Grimmjow serrandola tra le sue braccia e appoggiandole il mento sulla testa.
Era una cosa che ultimamente faceva spesso, come se non fosse più capace di stare in piedi senza parcheggiarle addosso almeno un braccio, o in alternativa, il petto, il cui aeroporto preferito di solito era la sua schiena.
<< Mi lamento perché per prima cosa pesi, e poi sono stufa del tuo bisogno costante di stritolare la gente anche mentre dormi. >> borbottò ripensando a quante volte aveva lottato invano per liberarsi dalla morsa che spesso e volentieri le impediva di allontanarsi da lui anche solo di pochi centimetri.
<< Quante storie che fai! Se non facessi così quel maledetto donnaiolo allungherebbe subito le mani, magari ti piacerebbe farti scaldare da lui, eh? >>
<< Grimmjow, lo sai come si chiamano quelle cose spesse che si usano di notte? Sono le “coperte”. Svolgono la tua stessa funzione, ma in compenso non si agitano, non ti stringono e non ti palpano, e soprattutto non litigano tra di loro su chi abbia più diritto a scaldarti! >> replicò, stanca per l’ennesima insinuazione che lei “incoraggiasse” Aramis e baggianate simili.
Inaspettatamente Grimmjow la lasciò andare senza dire niente. Subito dopo però la luce si spense, e visto che la porta era chiusa e non c’erano finestre, il magazzino precipitò nel buio.  
<< Ma cosa…? >>
Non fece in tempo a riprendersi dalla sorpresa che, senza tanti complimenti, le vennero legate le braccia dietro la schiena con qualcosa di robusto e le fu avvolta una benda attorno agli occhi.
<< CHE DIAMINE FAI? >> urlò, mentre quel pazzo se la caricava in spalla.
<< Non crederai mica che sia venuto per una chiacchierata, vero? Visto che sei così testarda ora passo alle cattive! >>
<< E quand’è che avresti usato le buone, scusa? Tu hai qualcosa che non va nel cervello, credimi! E mettimi giù! >>
<< Non così in fretta, prima abbiamo qualcosa da concludere, noi due. >>
Con suo sommo orrore, Alex si rese conto che la stava portando da qualche parte, ma data la sua posizione scomoda e la benda sugli occhi, non riusciva a capire la direzione che avevano preso.
Provò a fare forza per rompere le corde che la legavano, ma tanto sarebbe valso che tentasse di buttar giù Las Noches a testate.
<< Non sprecare energie, sono corde rinforzate con il reiatsu, ci vuole ben altro per romperle! >> gongolò Grimmjow, che nel mentre si era fermato.
 << E tu te ne vai in giro con una roba del genere? >>
<< Ehi, dovresti sentirti lusingata, le ho prese apposta per te! >>
<< Fottiti, Grimmjow! >> sibilò Alex tra i denti.
In quel momento erano due le cose che non avrebbe mai voluto scoprire: la prima era cosa cavolo esattamente l’espada ritenesse di doverci fare con una corda super resistente fatta apposta per lei, e la seconda era dove diavolo la stesse portando.
Poi un rumore.
Quel rumore.
Alex si irrigidì, desiderando con tutta se stessa di essersi sbagliata. Perché se davvero era stato quello che pensava a produrlo, allora la sua vita era finita.
Lei era morta e Grimmjow era il più infame bastardo mai esistito in qualsiasi dimensione nota e sconosciuta.
Poi lui cominciò innegabilmente a scendere una scala, una scala a pioli, confermando così che era proprio il rumore cigolante della botola quello che si era sentito, e il panico più totale si impadronì di lei.
“Nooooooooooooooo!”

*

<< Cosa devo fare con te, Aramis? >> sospirò Urahara, come se fossero ancora ai tempi in cui quello scapestrato gli piombava in casa senza preavviso.
Era quasi mezzogiorno, e il negozio era chiuso per la pausa pranzo, perciò lo aveva reclutato per portare a termine il lavoro lasciato a metà dalla signorina Alex, così bruscamente trascinata via dai suoi doveri.
Aramis si rimboccò meglio le maniche e afferrò cinque scatoloni in una volta. << E perché? Con tutti i soldi che ti sto facendo guadagnare potresti chiudere baracche e burattini e partire per una crociera ai Tropici. Anzi, se ci vai davvero fammi un fischio, magari ti faccio compagnia. >>
Urahara gli indicò con il ventaglio dove metterli. << Pensavo che se solo ti sforzassi di sembrare più simpatico, lei si fiderebbe più di te, non trovi? E poi abbiamo bisogno che il signor espada se ne stia tranquillo, non potresti smetterla di punzecchiarlo? >>
<< Mmm, detta così suona proprio come se fossi il guastafeste di turno, vero? Beh, d’altra parte ce n’è sempre uno all’interno di un gruppo, non vorrai mica che vada contro la tradizione? >>
<< Capisco. In questo caso temo che l’ordine su quegli scaffali sia completamente errato, ti spiacerebbe ricominciare? >>
Aramis si passò una mano tra i capelli, esasperato.
<< Lo sai che sei insopportabile quando ti metti in testa di insegnarmi a comportarmi in modo civile? >>
<< Faccio del mio meglio. >> rispose lo shinigami con un sorriso. << Sono convinto che Meiko avesse maggior ascendente su di te, ma noto che tutti questi anni sotto sigillo sono stati deleteri per la tua educazione. >>
<< Non è che ne siano passati poi molti. >>
<< Però a lei sono bastati per cambiare. È per questo che Meiko le ha permesso di liberarti, no? >>
Il ragazzo fece una smorfia, mentre tirava di nuovo giù gli oggetti che aveva appena finito di ordinare. << Alex è un altro discorso. È naturale cambiare, se non ti ricordi piùcom’eri prima. Anche se in effetti io non vedo tutti questi cambiamenti, e dire che finora sono pure stato gentile con lei. >>
Urahara ridacchiò dietro al ventaglio. << Sicuro che basti solo questo? Pensavo che uno come te, abituato a leggere i pensieri altrui, fosse più perspicace. >>
Mentre parlava si sfiorò il cappello, che impediva a chiunque di entrargli nella mente.
<< Rettifico, sei insopportabile anche quando fai il saputello. Ora capisco perché sei così tristemente single. >> commentò Aramis acidamente.
<< Sentiamo, perché sarebbe cambiata? >>
In quel momento fece capolino dalla porta Liz, avvolta in un grembiule e armata di mestolo. << Scusate, qualcuno potrebbe venire ad apparecchiare la tavola? Di solito lo fa Alex, ma credo che al momento sia impegnata… >>
Il sorrisetto di Urahara non si attenuò nemmeno per un istante quando vide Aramis dargli le spalle e seguirla subito in cucina, lasciando la loro conversazione a metà.
<< Beh, direi che ti sei risposto da solo, Aramis. >>

*

<< Ecco, i piatti sono lì sopra. Ah, ma tu lo sai già no? Anche se da quando siamo qui è la prima volta che apparecchi, in effetti. I bicchieri invece…>>
Liz era girata verso il gas, con una mano girava il minestrone, con l’altra gli indicava i cassetti e nel mentre non la finiva di parlare.
Quella ragazza era un essere davvero singolare, di questo Aramis ne era assolutamente certo.
Lo trattava con assoluta familiarità, neanche si conoscessero da una vita, e ogni scusa era buona per mettersi a chiacchierare. Gli chiedeva di lui, di Meiko, della colonia e se si ricordava qualcosa della sua vita da umano, arrabbiandosi quando si accorgeva che le stava mentendo o se non voleva risponderle.
Oltretutto voleva esplicitamente che le rispondesse parlando.
<< Guarda che parlare è la terapia principale di ogni percorso psicologico, non lo sai quanti suicidi vengono evitati ogni anno solo parlando? >> gli aveva assicurato un paio di giorni prima per convincerlo.
Poi, indispettita dalla sua impermeabilità ad ogni argomento sui presunti benefici dei rapporti interpersonali basati sul dialogo, se n’era uscita con una di quelle trovate balzane che Aramis stava imparando ad attribuire al suo carattere, o più probabilmente a una qualche disfunzione genetica.
<< Scommetto >>, aveva esordito, << che uno come te non sarebbe mai capace di avere a che fare con qualcuno senza leggergli nel pensiero, il che è davvero triste, perché significa che come mentalità sei ancora più in basso di un bambino dell’asilo. Se mai perdessi il tuo potere ti ritroveresti sperduto in un mondo di gente di gran lunga più in gamba di te. >>
Ovviamente lui stava proprio usando quel potere che a parere di Liz non lo rendeva migliore di un qualsiasi marmocchio, quindi sapeva benissimo cosa le frullava per la testa, ma aveva finto sorpresa.
<< Ma davvero? E quindi secondo te che dovrei fare? >>
Lei si era illuminata di un autocompiacimento che aveva quasi un che di perverso.
<< Fai pratica con me. Basta che diventi mio amico senza mai leggermi nel pensiero, e sei a cavallo! >>
Lui era scoppiato a ridere.
Amico.
Voleva che diventasse suo amico!
Quell’umana era davvero spassosa, non poteva farci niente.
<< E perché no? Suona interessante. >>
Ovviamente ogni tanto barava, ma si era reso conto che chiedersi ogni volta con cosa se ne sarebbe uscita senza saperlo in anticipo era piuttosto divertente.
Mentre lui apparecchiava, lei gli chiese se pensava che i due disertori, che ormai erano spariti nel seminterrato da quasi tre ore, sarebbero tornati in tempo per mangiare con loro.
Aramis espanse la mente fino ad incontrare le loro, guardò a che punto erano e sorrise maligno. << Mi sa che per oggi non torneranno, la principessa non ha  gradito molto lo scherzo. >>   
 
 
Angolo delirazioni
Aki: << Wow gente, questo credo proprio che sia ufficialmente uno dei capitoli più lunghi che abbia mai scritto! >>
Alex: << In compenso è quello dove ufficialmente ti odio di più. >>
Aki: << Pensavo fosse quello dove Grimmuccio ti salta addosso. >>
Alex: << Lo era, ora questo lo ha decisamente spodestato. >>
Liz: << A me è piaciuto! >>
Aramis: << A me pure. >>
Grimmjow: << Pure a m… >>
Alex: << Tu stai zitto, chiaro? >>
(Aki la guarda con occhi da cucciolo abbandonato)
Alex: << Che vuoi? >>
Aki: << Alexiuccia… >>
Alex: << Che c’è? >>
Aki: << Posso intervistare te e Grimmjow la prossima volta? >>
Alex: << No. >>
Aki: << Dai dai dai! >>
Alex: << Ho detto di no! >>
Aki: << Grazie! Allora se qualche lettrice vuole farvi una domanda la inserisco tra le mie, ok? >>
Alex: << … ti odio… >> 

  
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