Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Elle Douglas    08/12/2011    2 recensioni
A chi non è mai capitato di sognare? A me sì, tante e tante di quelle volte, ma questa volta è diverso, ho immaginato la mia storia con il mio attore preferito, colui che da due anni è entrato nella mia vita con uno dei suoi splendidi sorrisi, di chi sto parlando? Ma di lui: Robert Pattinson!
Ho immaginato un’incontro a Montepulciano e da lì si è sviluppata tutta la storia.
“Cosa succede se una ragazza come tante, un giorno riuscisse a realizzare il suo sogno e a realizzare una vita su quello?" Come sarebbe una vita insieme al suo idolo? Ho provato a immaginare ed ecco cosa ne è uscito... spero vi possa piacere a magari perché no? Anche emozionare!
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Allora, Allora.. come al solito mi scuso per l'interminabile attesa, è inutile dirlo ormai, ma ecco il nuovo capitolo.
Rob e Van si sono ritrovati e hanno fatto pace, come molti di voi sapranno, ed ora si godono un po' di intimità tra di loro, appunto per questo il capitolo ha preso una sfumatura abbastanza HOT, non eccessiva ma c'è qualcosina... 
Spero comunque che vi piaccia, come sempre e che mi diate commenti e recensioni al riguardo per sapere le vostre impressioni :D
Ora scappo, che vado a dare gli ultimi ritocchi all'albero! XD
Al prossimo capitolo!

Kiss!


“Mi sa che hai dimenticato qualcosa sai?”, disse sventolandomi di fronte agli occhi un bracciale d’oro che parlava chiaro: “The actor fell in love with the fan”, era quello che mi aveva regalato a San Valentino.
“Oh”, esclamai sorpresa nel rivederlo quando me lo porse tra le mani. “E così ce l’avevi tu?”, chiesi divertita rimirandomelo tra le mani con gli occhi luccicanti di chi prova un emozione indescrivibile.
Annui con un sorriso degno di infarto mentre mi teneva abbracciata a sé su un divano di una camera d’albergo che avevamo preso per restare da soli e non disturbare ulteriormente le mie amiche, che figuriamoci non erano dispiaciute affatto. “Ehm sì”, indugiò. “Teoricamente lo hai dimenticato tu in albergo, ma si comunque, lo avevo io..” tagliò corto continuando a sfiorarmi accarezzandomi le gambe che erano sulle sue e facendomi rabbrividire ogni qualvolta il palmo delle sue dita toccasse un lembo della mia pelle. Bruciavo viva sotto il suo tocco.
Mi morsi le labbra per reprimere un insana nuova voglia di lui.
“Sai, il fatto è che.. quel giorno”, ne parlavo a fatica, davanti a lui, perché sapevo quanto dolore potevo provocargli. “ho preso tutto così in fretta per fuggire che non ho fatto proprio caso al fatto che non l’avevo messo in borsa. Quando sono arrivata in Italia infatti, credevo di averlo perso. Ho scandagliato in tutta la valigia ma niente. Ho creduto fosse un altro segno del destino che mi indicasse di non stare più insieme”, alzai gli occhi, fino a prima bassi per guardarlo e misurare ogni sua espressione. Inequivocabilmente era nero in volto e serrava i denti cercando in tutti i modi di non farmi notare nulla con un sorriso tipicamente finto. Lasciai perdere il bracciale e gli accarezzai una guancia cercando di fargli tornare il sorriso. “Ma ora io e te siamo qui, no? Tu me l’hai portato e sei venuto qui, insomma è stato un buon motivo per farti tornare da me!”, dissi cercando di fargli cambiare espressione.
Ed eccolo di nuovo quel raggio di sole, quel mio raggio di sole. Sorrisi di rimando, stupita da come potesse ancora farmi battere il cuore e completamente rossa in viso, lo tirai dal collo della sua maglia bianca verso me, verso le mie labbra che bramavano fortemente di lui come il mio cuore.
Le sue labbra morbide si adagiarono perfettamente alle mie in un bacio, dapprima molto lento e dolce fatto di risate e morsi ad ogni piccolo distacco, poi più bramoso e vivo quando la sua lingua prepotente si fece strada nella mia bocca socchiusa in cerca della mia e in quell’intreccio fatto di sospiri e brama in cui nessuno dei due ormai respirava più. Il sapore dolce delle sue labbra unito al retrogusto amaro della nicotina mi erano entrati dentro diventando completamente miei, ed era così anche per il suo odore, mi stava riempiendo l’anima inebriandomi e facendomi perdere i sensi. Poi il divano finì e io quasi non caddi a terra se lui non mi avesse sollevata ridendo.
“Sei sempre la solita maldestra eh?”, disse sorridendo mentre ci risistemavamo nella stessa posizione di prima.
Risi imbarazzata guardando in basso. “Eh sì. Non mi ameresti se non fossi così!”.
Mi guardò corrucciato. “Ti amerei anche con un occhio in mezzo alla fronte”.
“Si, si.. come no. Non esagerare ora!”, scoppiammo a ridere entrambi.
La sua mano riprese a far bollire le mie gambe e il mio cuore con le sue carezze che ora avevano preso a fare dei ghirigori.
Sbuffai nervosa.
“Ti do fastidio?”, chiese guardandomi di sottecchi.
Lo guardai interrogativa, non capendo a cosa si riferisse prima di capire cosa intendeva.
“No, no.. direi di no!”, dissi imbarazzata come se lo conoscessi a pena. Rise.
“E Nick?”, chiesi per sviare l’imbarazzo.
“Nick cosa?”.
“Come l’ha presa? Il tuo venire qui in piena promozione, non credo l’abbia rallegrato”, dedussi.
“Vuoi sapere davvero come l’ha presa?”, chiese sgranando gli occhi. Gli sembrava una cosa strana? Annui.
“Beh, quando gliel’ho detto, e l’ho fatto all’ultimo minuto, mi ha urlato contro per tutto il tempo con parole che non oso pronunciare. Ma non me n è fregato nulla, gli ho sbattuto la porta in faccia e me ne sono andato”, disse con sguardo vitreo.
“Addirittura?”, chiesi incredula sgranando gli occhi.
“Non mi sarei mica fermato davanti alle sue minacce e alle sue insulse arringhe”.
Lo guardai senza rispondere, non avevo voglia di rattristarlo nuovamente. Volevo vedere i suoi occhi ardere e gioire dentro i miei, i suoi occhi azzurri mescolarsi ai miei castani, non oscurarsi.
“Mi sei mancato, sai?”, dissi accarezzandogli il braccio e abbassando lo sguardo, come sempre quando ammettevo di amarlo.
Si voltò lentamente verso me e mi guardò con il solo sguardo che mi sapeva regalare, mozzandomi il fiato.
“Anche tu amore”. Rivelò.
“Sai Rob, quando ero lontana da te, ho pensato che tu senza me potessi stare meglio, che tu..”
“Stai impazzendo vero?”, mi zitti sgranando gli occhi come se fossi matta. “Secondo te avrei potuto vivere senza respirare?”, domandò serio a pochi centimetri dal mio viso.
“La similitudine mi piace”, ammisi arrossendo. “Quindi io sono il tuo respiro?”, chiesi inchiodandomi ai suoi occhi.
“Anche molto di più”, disse mentre con fare dolce iniziò a baciarmi sull’incavo del collo facendomi rabbrividire.
Chiusi gli occhi lasciandomi andare ai suoi baci.
Mi venne quasi la pelle d’oca quando pian piano iniziò a dirigersi verso l’orecchio. Mi stava facendo eccitare, lo sapevo dove voleva arrivare e ci stava riuscendo alla grande dato che iniziai a gemere in silenzio, mordendomi il labbro inferiore di tanto in tanto martoriandolo. Lo senti ridere divertito per poi riprendere famelico sul mio collo con ancora più vigore.
Iniziò a succhiare e a mordere facendomi morire. Sapevo che alla fine mi sarei ritrovata con un livido in bella vista preda del suo insensato senso d’amore improvviso. Avrei dovuto mettere una sciarpa per non far vedere il succhiotto al resto del mondo.
Ma chi se ne importava in quel momento?
Il mondo poteva aspettare, guardare, gioire e invidiare.
Lui era su di me mentre io mi abbandonavo a lui completamente chiudendo gli occhi e immergendo le mie mani nei suoi capelli.
Mi distesi sotto di lui, pronto ad accoglierlo e iniziai a baciarlo freneticamente seguendo il ritmo dei suoi baci.
Il mio cuore iniziò a battere più furiosamente, sembrava al galoppo ormai e penso iniziasse a sentirlo anche lui a un certo punto, dato che mise due dita sul collo in silenzio intento ad ascoltarlo. Il caldo mi pervase e il tocco delle sue mani, sulla mia pelle seminuda incendiò il tutto facendomi divampare ansimando.
Stavo morendo sotto di lui e lui era colui che mi stava uccidendo.
I nostri baci, intanto iniziavano a non avere più nulla di leggero e dolce, erano diventati tutt’altro ora. Iniziò a succhiare il mio labbro inferiore quasi strappandomelo e io feci lo stesso con il suo labbro azzardando anche a passarci sopra la lingua, in men che non si dica mi ritrovai immersa in un bacio che di leggero aveva ben poco se non un bel nulla, era d’un tratto diventato pieno, corposo, travolgente e passionale e io ci ero immersa completamente dentro, con il corpo, con l’anima e con il cuore.
Ci staccammo piano alternando piccoli baci per riprender fiato e non morire del tutto.
Poi un telefono squillò, non era il mio, o almeno non volevo fosse il mio.
Continuai a bramare di lui, noncurante degli squilli ripetuti, noncurante di chi fosse, volevo restare in quella posizione, con lui, in quell’intimità che si era appena creata perciò lo lasciai squillare prendendo a baciarlo ancora di più.
Ma a lui la cosa sembrava non convincere.
“Ti.. sta.. squillando.. il.. telefono”, uscì ansimante almeno quanto me a pochi centimetri dal suo viso.
“Lo so”, risposi ad occhi chiusi non volendo rovinare il momento. “Lascialo squillare”.
Ed eccolo di nuovo riappropriarsi delle mie labbra imprigionandomi nei suoi baci. Le sue mani iniziarono a scendere sempre più frenetiche in un posto proibito a molti tranne che a lui.
Il telefono riattaccò a squillare a circa 5 metri facendomi saltare i nervi.
“Cazzo!”, esclamai irritata staccandomi dalle sue labbra.
Lui sorrise. “Potrebbe essere importante. Forse è tua madre”. Cercò di consolarmi lui, baciandomi il collo.
“La solita guastafeste”.
Lui intanto, con quel fisico da bronzo di Riace, a petto nudo si recò nell’altra stanza per prendere il telefono.
Il volto che mi propose al suo ritorno era più livido e nero. Mi alzai di scatto pensando fosse successo qualcosa di grave e mi diressi  verso di lui con espressione impaurita.
“ E’ Diego..”, fece porgendomi il telefono di controvoglia mentre stringeva con l’altra mano un pugno e cercava di mascherare la gelosia che stava riemergendo. E pure ora no, maledizione. Il display del telefono continuava a lampeggiare, dalle sue mani, nemmeno lo guardai, avevo gli occhi fissi sul suo volto che fingeva invano un sorriso non naturale che conoscevo meglio di me.
Presi il telefono e lo staccai completamente spegnendolo e lanciandolo su un tavolino lì vicino.
Mi alzai sulla punta dei piedi per alzarmi e arrivare a baciare quell’ evidente statua umana che avevo accanto.
Dovevo arrivare alle sue labbra.
Lo abbracciai avvinghiandomi al suo collo nel tentativo di ricreare l’atmosfera di poco prima in modo da finire nelle sue labbra e farmi amare anche in modo fisico. Non poteva essere tutto rovinato da quella telefonata che per me non aveva senso.
“Amo solo te, solo te amore mio, solo te..”. Inarcai la schiena e mi sporsi sempre più verso le sue labbra. “E voglio averti, ora e per sempre”. I suoi occhi parvero riaccendersi, riemersero dal vuoto in cui erano caduti e mi guardarono.
Mi prese in braccio come solo lui sapeva fare, accogliendomi su di sé mentre io gli cingevo i fianchi con le gambe e lui mi carezzava dolcemente la schiena che prese a sbattere con vigore contro la parete e riprendendo da dove eravamo rimasti.
Ci spogliammo completamente lanciando i nostri vestiti di qua e di là per la camera e perdendoci completamente l’uno nell’altra.
Le emozioni che mi dava, il modo in cui riusciva a entrarmi dentro non erano mai la stessa cosa.
Ogni volta era un emozione nuova, da scoprire.
Mi divaricò le gambe e iniziò lentamente ad entrare spingendo con ritmi leggeri e morbidi, il suo petto nudo poggiava su di me andando su e giù, gli cinsi il collo portando il suo viso verso il mio, cercando di soffocare i miei gemiti e il mio respiro affannoso con i suoi baci ogni volta che le sue spinte si facevano più veloci e potenti. Dovevamo essere riservati, mantenere segretezza, ecco il comandamento che mi risuonava in testa da sempre, se solo avessi dato sfogo a uno solo dei miei gemiti mi sarei messa in un bel pasticcio e Dio solo avrebbe immaginato le arringhe di Nick d una qualsiasi rivelazione inaspettata.
La nostra vita, anzi la mia vita con lui era vincolata, lo sapevo, ma avevo lui e che importava?
“Mi. Farai. Morire. Un. Giorno.”, dissi ansimante tra un spinta e l’altra.
Lui sorrise madido di sudore e stupendo come un Dio sceso in terra, facendomi eccitare ancor di più, non potei fare a meno di baciarlo.
Affondò la sua lingua nella mia bocca e io in risposta lo lasciai accomodare non riuscendo a resistergli nemmeno un po’.
Il fatto che fosse mio, e mio in quel modo, in quel senso e in quella vita era ancora al di fuori di me, e quando me lo ritrovavo sempre più accanto, la maggior parte delle volte stentavo a credere che non fosse un sogno.
Era incredibile quanto fosse dolce, sensibile, premuroso oltre che bello, ed era impossibile che tra tutte le donne a disposizione che aveva avuto e aveva nel mondo avesse scelto me.
Presi a graffargli le spalle insieme a tutto il resto, quelle spalle possenti che insieme al suo splendido corpo ora risiedeva su di me.
Ero completamente abbandonata a lui, alle sue armi e al suo volere, poteva fare di me ciò che voleva.
Ormai non capivo più nulla, vivevo nell’estasi più assoluta, entrambi eravamo inebriati dai nostri corpi e dal nostro amore, chiusi gli occhi e assaporai al massimo quel momento, uno di quei momenti unici che solo lui sapeva regalarmi.
Poco dopo il tutto diminuì di intensità e lo sentii accasciarsi su di me con respiro affannato quasi come il mio.
Scivolò accanto a me e appena mi fu possibile riprender fiato e possesso di me misi una gamba sopra le sue e la testa sul suo petto abbracciandolo e ascoltando il suo cuore fare dei lunghi passi. Con l’altra mano lui mi accolse in quell’abbraccio e mi baciò la testa sussurrandomi un “Ti amo”, alzai il capo verso il suo e mi ritrovai nei suoi magnifici occhi. Mi allungai verso e gli baciai le labbra calde sussurrando a mia volta un leggero “Ti amo anch’io, non sai quanto”.
Non volevo separarmi da lui nemmeno per un attimo, mai più avrei permesso al mio cuore di patire le pene dell’inferno senza il suo battito, perché per me lui era quello, il battito del mio cuore, il respiro e l’amore della mia vita, senza alcun dubbio.

   
 
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