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Autore: MakaWinchester    08/12/2011    4 recensioni
Fic rieditata nel marzo del 2021.
Dalla storia:
Le fessure che David aveva al posto degli occhi parlavano da sole. “Da quanto sei così in confidenza con Ryan e James?” scimmiottò accorciando le distanze tra di loro.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Beta: La prima versione aveva una beta, quella rivisitata no. Sono io la mia beta (?) 
Parole: 1767
Tags: sexual tension 
Note: Mi è capitato di rileggere questa fic e... doveva essere modificata.  
 
 
 


 
 
Clover 
 
 
 
 
 
 
 
Non ebbe nemmeno il tempo di ribattere. Quello strano ragazzo l’afferrò saldamente per un polso e la trascinò via tra la folla sudaticcia e la musica alta, ignorando volutamente i suoi tentativi di ribellione. La stava stringendo così forte da farle quasi male. Non che fosse un tipo violento, ma Clover era senza dubbio riuscita a fargli saltare i nervi quella sera. Sorrise soddisfatta. 


Facendo a spallate per passare e non preoccupandosi di chiedere scusa, David aprì quella che pareva essere una specie di porta sul retro e la condusse nel posto più appartato che era riuscito a trovare. Poi finalmente la liberò. 

“Credevo volessi staccarmi una mano,” commentò sarcastica massaggiandosi la pelle indolenzita.  

David si girò ad occhi ancora chiusi, le braccia sui fianchi, come se stesse cercando di calmarsi. Prese un respiro profondo, ignorando completamente il suo commento, e riaprì gli occhi. “Posso sapere cosa stavi facendo?” chiese con un tono che di gentile aveva ben poco.  

Clover riusciva ad intravedere i muscoli tesi del collo e lo sguardo truce che sembrava volerla sbranare – no, decisamente non era riuscito a calmarsi -, ma non si fece intimidire. Strinse i pugni e rispose a tono. “Posso sapere cosa ci facciamo qui?”  

L'aria gelida le avvolgeva le spalle scoperte e Clover non poté fare a meno di rabbrividire. Qualcuno non le aveva dato il tempo di prendere la giacca. “Al freddo, per giunta?” 

Ma David la ignorò di nuovo. “Almeno li conoscevi, quei due?” sbottò facendo trasparire tutto il malumore accumulato, insieme al vero motivo per cui erano là fuori. Senza cappotto. In pieno inverno.  

Clover non poté fare a meno di lanciare un urlo mentale di vittoria. Fino a prima non l’aveva degnata nemmeno di uno sguardo, ma era bastato fare la stupida con due sconosciuti per fargli andare il sangue alla testa.  

Era così provata dal suo comportamento ballerino. Quando erano soli la provocava con irritanti battutine maliziose e sembrava volesse saltarle addosso, mentre se in compagnia, soprattutto se quella di suo fratello, la trattava come una conoscente qualunque. Pareva quasi volesse prendersi gioco di lei. Se l’aveva scambiata per una specie di giocattolo da usare nei momenti di noia si sbagliava di grosso. Questa volta lo avrebbe messo alle strette, il bastardo.  

“Come mai ti impicci dei fatti miei?” chiese con finta ingenuità.  

Quella domanda ebbe l’effetto desiderato. David vacillò colto alla sprovvista. Ma non durò molto. Perché lui sapeva di avere un certo ascendente su di lei e non si faceva scrupoli ad usarlo a suo piacimento. E lei non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma adorava i loro battibecchi. Adorava il suo sorriso, quel dannato sorriso strafottente che ora faceva capolino sul suo volto. E adorava i suoi occhi, che ora la stavano fissando consapevoli di aver già vinto.  

Oh, no. 

“E così sei andata a parlare con quegli idioti per attirare la mia attenzione, capisco,” disse e il suo tono era un misto tra il divertito e la disapprovazione. 

Non riuscendo a capacitarsene, Clover digrignò i denti frustrata: David aveva, ancora una volta, trovato il modo per ribaltare la situazione. Quanto desiderava spaccargli la faccia!  

Questa volta non doveva cedere, non avrebbe permesso al suo ego di gonfiarsi ulteriormente. “E a quanto pare ci sono riuscita.” disse trionfante, calcando di proposito sui nomi dei due ragazzi. “Sei corso appena sono rimasta sola con Ryan James.”  

Centro! Le fessure che David aveva al posto degli occhi parlavano da sole. “Da quanto sei così in confidenza con Ryan James?” scimmiottò accorciando le distanze tra di loro.  

Il suo respiro caldo le accarezzò il viso e Clover fu costretta a sbattere un paio di volte le palpebre per riprendersi. Possibile che fosse così incasinata? Non la sfiorava nemmeno e già andava in iperventilazione. Il suo corpo reagiva alla troppa vicinanza ed era attratto da quello di David come un pezzo di ferro da una calamita. Ma doveva tenergli testa, non lasciarsi incantare. “Che c'è, ti infastidisce?” domandò quasi balbettando. 

Concentrata com’era a tentare di mantenere stabile il proprio respiro, si accorse troppo tardi del braccio di David che le stava circondando la vita per attirarla a sé. Le mani si poggiarono istintivamente sul petto di lui e venne travolta dal suo odore. Clover avvertì brividi di piacere nascere dal punto in cui il suo braccio la cingeva e attraversarle la schiena, rendendole le gambe gelatina.  

Erano così vicini che i loro corpi aderivano perfettamente. Arrossì senza ritegno mentre il cuore le batteva all'impazzata. Non doveva assolutamente guardarlo negli occhi: sarebbe stata la sua rovina. Così spostò lo sguardo sulle adorabili fossette ai lati delle sue guance. Cavolo, com’era difficile! 

“E se anche fosse?” sussurrò David ridacchiando compiaciuto. 

Clover strabuzzò gli occhi a quella risata, chiaro simbolo della sua sconfitta. Nonostante i suoi sforzi, continuava a prenderla in giro. Non era riuscita a fargli scoprire le carte nemmeno questa volta. 

Ebbe un moto di stizza e tentò di liberarsi dalla sua presa. “Lasciami.” ordinò invano. “La smetti di prenderti gioco di me?” chiese acida, mentre sentiva gli occhi pungere, segno delle lacrime che stavano per fare capolino. Le ricacciò indietro. Non avrebbe assolutamente pianto per una sciocchezza simile, non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione. 

Stava per pestargli un piede quando lui improvvisamente la bloccò. “Pensi che stia giocando con i tuoi sentimenti?” chiese serio.  

Cercò il suo sguardo per capire se le orecchie non l’avevano ingannata e, da come la fissava, Clover capì che forse non tutto era perduto. Ricomponendosi, tentò di sondare il terreno. “Allora perché... voglio dire, sei davvero... geloso di me?” domandò, spostando gli occhi su un pezzo di marciapiede incredibilmente interessante.  

“Credo di sì,” rispose lui tutt’a un tratto nervoso, quasi imbarazzato. 

Uno scoppio inaspettato di gioia le fece scalpitare il cuore. In quel momento non riusciva a pensare lucidamente, l'unica cosa che voleva fare era baciarlo. Allora portò le mani dietro il suo collo e lo attirò a sé, posando le labbra sulle sue. David non se lo fece ripetere due volte, intrappolandola di nuovo fra le sue braccia. E lei si aggrappò alla sua schiena quasi con disperazione, per impedirgli di fuggire come troppo spesso era successo in quelle settimane.  

Ogni volta che le loro labbra si staccavano, permettendo ad entrambi di riprendere fiato, aveva come la strana sensazione che David si sarebbe rimangiato tutto, che l’avrebbe lasciata lì e se ne sarebbe andato ridendo. Ma le sue paure non videro la luce. Anzi. Le labbra di lui si fecero più audaci, scendendo a lambirle il collo. Clover stringeva tra le dita i suoi capelli corvini, tirando ogni qual volta che lui le imprigionava la pelle con i denti, inebriata dal piacere di quel contatto.  

Quella che stava provando era pura passione. Il modo in cui la stringeva, le sue mani che le accarezzavano il seno, gli occhi languidi che la fissavano colmi di desiderio. Tutte quelle emozioni la stavano schiacciando e, se lui non l’avesse ricambiata con altrettanto slancio, probabilmente sarebbe rovinata al suolo.  

David prese ad accarezzarle una coscia, spingendola contro il muro e insinuandosi sotto il vestito, distogliendola da quei pensieri. Clover sentì la stoffa arrotolarsi e salire su, mentre il suo cuore perdeva battiti, consapevole di quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Quando la mano destra di lui sfiorò la sua intimità, lei gemette, quasi ad incoraggiarlo, e lui non si fece attendere.  
 
 
*** 

 
Le sue mani scostarono quei fastidiosi slip, facendola mugolare.  

Clover era bella, calda e gemeva a causa sua. La guardava fremere sotto le sue carezze, con le guance chiazzate di rosso e gli occhi suri. E mentre intrappolava un nuovo gemito di lei con le labbra, pensò che nessun altro avrebbe avuto il permesso di farla ansimare così vergognosamente, se non lui. Perché Clover era sua. Solo sua. Sua

Colto da un forte moto di gelosia, le sue dita si fecero più audaci, portandola pian piano all’orgasmo. 
 
 
*** 

 
Clover sentì un’improvvisa ondata di calore attraversarle tutto il corpo e, dopo che un gemito più forte degli altri le sfuggì dalle labbra, poggiò la testa sulla spalla di David, stremata. Aveva le gambe molli, tanto da credere di non riuscire a reggersi in piedi e, temendo di cadere, si aggrappò alle spalle forti di lui. 

Rimasero così per qualche secondo mentre Clover cercava di riacquistare il fiato e l’uso delle gambe. Sfortunatamente, David non le concesse molto per riprendersi. E Clover capì perché quando sentì il suo desiderio premere forte contro di lei. Voleva di più. Allora catturò le sue labbra con le proprie e gli mordicchiò il labbro inferiore, strappandogli un gemito. Gli occhi di lui divennero famelici e le sue mani corsero a sbottonare i jeans ora stretti. Ma l’ultima asola non fu mai liberata: David si bloccò quando udirono le risate di un gruppo di ragazzi dall’altro lato del parcheggio e la guardò interrogativo.   

“Forse… dovremmo fermarci. Mio fratello ci aspetta e… c’è gente...” disse con il fiato corto, augurandosi che lui capisse che non era perché non lo voleva. Ma alla parola fratello David sussultò, spegnendo ogni sua forma di desiderio e provocando così la sua ira. “Quale problema hai con mio fratello?”  

“Nessun problema,” rispose lui evitando di proposito il suo sguardo indagatore. “Hai ragione, è meglio se andiamo.” 

Clover sbuffò, si aggiustò il vestito come meglio poteva, sperando che i suoi capelli fossero in uno stato decente, e lo seguì verso la porta. Era ritornato il solito David. Nei suoi occhi non c’era nemmeno l’ombra della passione che aveva infiammato entrambi pochi minuti addietro. Lo guardò sistemarsi i jeans come se niente fosse. Cosa era Clover per lui? Solo una delle tante con cui passare il tempo? Le emozioni che aveva provato prima, mentre lui l’accarezzava, erano solo sue? Eppure aveva intravisto qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che l’aveva fatta ricredere sui sentimenti che pensava David provasse per lei. Il modo in cui l’aveva guardata, mentre i suoi gemiti riempivano l’aria; il modo in cui la baciava… era stato focoso, ma anche delicato. Come se lei fosse qualcosa di prezioso, da maneggiare con cura. 
 
Peccato, ci aveva sperato. Ora poteva quasi sentire il suo cuore incrinarsi per la delusione e, proprio quando credeva che stesse per rompersi, David fece qualcosa di inaspettato. La prese per mano, intrecciando le dita nelle sue, e disse: “Ne parliamo a casa. Vieni.” 

A quelle parole Susan avvertì il cuore ridestarsi. Gli strinse la mano mentre camminavano tra la folla, considerando che ora la presa di David non era né rude né prepotente. Era gentile, ma allo stesso tempo maldestra, e sapeva di speranza. 







 
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Note dell'Autrice:
Questa storia è stata pubblicata nel 2011 da una me molto adolescente. Sono passati 10 anni ma i personaggi - sono rimasti al mio fianco per tutto questo tempo - nella mia testa continuano a battibeccare e poi fare pace. E siccome non riesco a scollarmeli di dosso, ho deciso di dare una rinfrescata a questa fic. Il nome del personaggio femminile da Susan diventa Clover, come da principio. Il resto rimane pressoché lo stesso. Ci sarebbero altri personaggi ed altre storie - sempre legati a questi due - ma probabilmente non vedranno mai la luce. 
Grazie a chi c'è stato e a chi è rimasto. 
MakaWinchester
  
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