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Autore: jas_    09/12/2011    29 recensioni
Abigail odiava Harry Styles, con tutta sé stessa. Era la persona più egoista, vanitosa, antipatica e viziata che avesse mai conosciuto.
Sophie invece trovava che Niall Horan fosse la persona più bella che avesse mai visto sulla faccia della Terra. Sorriso buffo, accento irlandese e occhi ipnotici. La sua sola vicinanza le provocava la tachicardia.

Due amiche, cinque ragazzi, una scommessa.
Cos'ha in serbo per loro il futuro?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'You belong with me'
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Sophie depositò i libri nell’armadietto guardandosi intorno leggermente preoccupata. Quella mattina Abigail non si era fatta viva a scuola, era probabile che fosse stata in ritardo visto il poco preavviso che le aveva dato, ma conosceva bene l’amica e sapeva che in qualunque caso non si sarebbe assentata per un’intera giornata. Odiava recuperare le materie. Prese il cellulare dalla borsa e le inviò un messaggio chiedendole dove fosse prima di dirigersi silenziosamente verso l’aula di biologia. Nonostante la campanella non fosse ancora suonata, nell’ora successiva l’aspettava il compito in classe di biologia e preferiva ripassare piuttosto che perdere tempo per i corridoi della scuola.
Quando arrivò in classe, questa era deserta come al solito. Prese posto silenziosamente al suo abituale banco vicino alla finestra prima di perdersi ad osservare il panorama che le regalava quella postazione. L’ampia vetrata dava, infatti, sul cortile posteriore della scuola, quello che separava le aule dalla palestra. Alcuni studenti si stavano dirigendo all’interno dell’edificio rivestito di mattonelle di terra cotta mentre altri andavano nella direzione opposta, evidentemente affaticati dalla lezione di educazione fisica appena terminata. I raggi del sole filtravano a malapena attraverso lo spesso strato di nubi che copriva il cielo. Un vento insistente minacciava pioggia e vista la velocità con cui cambiava il tempo a Londra, Sophie non si sarebbe sorpresa se avesse preso l’acqua tornando a casa. Sospirò ricordandosi di non avere l’ombrello con sé, e voltandosi di nuovo verso l’aula. Il suo cuore perse un battito.
Niall Horan era appoggiato allo stipite della porta che la guardava sorridente reggendo alcuni libri. Quando i loro sguardi s’incrociarono, il ragazzo mosse alcuni passi verso di lei completamente a suo agio, come se essere lì a osservarla fosse la cosa più normale del mondo.
«Ciao!» esclamò sorridente appoggiando i libri sul banco. Il rumore riecheggiò nell’aula vuota e silenziosa.
Sophie non riusciva a capire da dove prendesse tutta quella sicurezza e disinvoltura. Come se il pomeriggio precedente non fosse successo niente, come se non si fossero quasi baciati.
«Ehi..» mormorò molto meno convinta lei, aprendo gli appunti di biologia.
«Tutto bene?» chiese Niall occupando il posto del giorno precedente.
La ragazza gli rivolse un sorriso incerto annuendo leggermente, «e tu?»
Niall sospirò passandosi una mano tra i capelli, «sì» disse poi poco convinto, «sono solo un po’ agitato per il compito in classe» confessò.
Sophie appoggiò istintivamente la mano sopra quella del ragazzo, «andrai alla grande» gli sussurrò poi rivolgendogli un sorriso rassicurante. Solo in quell’istante si rese conto del gesto che aveva appena fatto, solo allora realizzò quanto la mano di Niall fosse calda.
Il ragazzo ricambiò il sorriso, molto più preoccupato e altrettanto sorpreso da quella reazione da parte della timida e insicura Sophie.
«Speriamo» sospirò interrompendo a malavoglia quel contatto per allontanare il suo banco. Il professore era entrato.
Sophie restò ad osservarlo per alcuni secondi prima di focalizzare l’attenzione sull’insegnante che spiegava brevemente ciò in cui consisteva la verifica mentre distribuiva i fogli alla classe.
Si portò una mano sul petto sentendo il cuore batterle ancora forte, troppo forte. Prese un respiro profondo e ringraziò il professore quando le porse il compito in classe.
Per i successivi sessanta minuti non avrebbe dovuto pensare a Niall Horan, ma lo sguardo le cadde comunque sul biondino che scriveva già sul suo foglio. La fronte aggrottata e la bocca socchiusa esattamente come il giorno prima.
 
«Che cosa stiamo facendo?» chiese Abigail allarmata quando, finalmente, Harry parcheggiò la macchina.
«Tra poco arriverà un bel temporale e non vorrei trovarmi in giro senza ombrello quando questo accadrà.»
«Quindi dove andiamo?» domandò di nuovo la ragazza curiosa.
«Quante domande, Parker» l’ammonì Harry scendendo dall’auto.
Abigail lo imitò, «sei tu che mi stai praticamente tenendo in ostaggio.»
«Mi sembra che stia camminando con le tue gambe. Io non ti ho nemmeno sfiorata quindi, tecnicamente, sei libera.»
«Tecnicamente?»
«Beh, sì. Praticamente non vuoi stare lontana da me» osservò Harry mostrando un sorriso a trentadue denti.
Abigal lo scrutò per alcuni secondi cercando di reprimere il desiderio di strozzarlo che in quel momento la stava assalendo. Doveva tranquillizzarsi e trattenere i suoi istinti omicidi nei confronti di quel meraviglioso ragazzo dagli occhi trasparenti. Per quanto fosse vanitoso, egocentrico, spavaldo e viziato, qualunque persona sana di mente avrebbe definito Harry un bel ragazzo. Che poi avesse un cespuglio incolto al posto dei capelli, un gusto di vestire antiquato quanto quello di sua nonna e una lista di difetti di gran lunga superiore a quella dei pregi, beh, quello era un altro conto.
«Sì, certo» rispose distratta Abigail.
Harry si arrestò bruscamente, «visto? Lo ammetti anche te.»
«La ragione si da solo ai matti, ricordatelo» ribatté la ragazza con tono di sfida.
«Tu sei matta» mormorò Harry con un tono di voce appena udibile, mosse un passo verso la ragazza per spostarle una ciocca di capelli che le era caduta sul viso, «di me» aggiunse poi mostrando un sorriso spavaldo accompagnato dalle immancabili fossette.
Abigail deglutì visibilmente a disagio, erano vicinissimi, più di quanto non lo fossero mai stati. Poteva scorgere negli occhi verdi di Harry alcune sfumature più scure che non aveva mai notato prima e un piccolo neo all’angolo sinistro della bocca. Sentiva il suo respiro caldo solleticarle la pelle e un brivido le percorse la schiena.
Si scostò bruscamente riprendendo a camminare, non poteva sentirsi così in imbarazzo davanti a Harry-guarda-quanto-sono-figo-Styles. Lei era più intelligente e sveglia delle ochette che cadevano ai suoi piedi con un solo schiocco di dita, lei non si sarebbe fatta sottomettere da uno stupido ragazzino viziato che si faceva ancora comprare i vestiti dalla mamma.
«Hey! Dove scappi?» la richiamò il ragazzo correndo per raggiungerla.
«Il più lontano possibile da te.»
Harry la prese per un polso costringendola a voltarsi, «scusa se ti ho messa a disagio» mormorò visibilmente dispiaciuto.
«Non mi hai messa a disagio» soffiò Abigail sciogliendosi da quella presa con uno strattone e riprendendo a camminare, questa volta più lentamente.
Il ragazzo non riuscì a trattenere un sorriso, era sua, pensò osservandola con la coda dell’occhio, senza proferire parola. Sapeva esattamente come si sentiva, il suo cuore le comandava di lasciarsi andare al fascino Styles ma c’era ancora il cervello a impedirglielo. Era come se si trovasse in mezzo a una guerra e dovesse scegliere da che parte schierarsi.
Era una questione di giorni e quelle labbra sarebbero diventate sue, se non tutto il resto, pensò malizioso Harry mordendosi un labbro prima di raggiungerla e camminare al suo fianco senza proferire parola.
 
Sophie si diresse alla cattedra per consegnare il compito in classe nell’istante esatto in cui suonò la campanella. Era una consuetudine la sua, non si alzava mai dal banco prima della fine dell’ora, anche se aveva finito prima. Ricontrollava sempre tutto con molta perizia per essere certa di non aver commesso errori di distrazione che le avrebbero abbassato il voto ingiustamente. Uscì dalla classe per ultima. I corridoi erano affollati come al solito, e non fece in tempo a muovere un passo che già era stata travolta dal marasma di studenti che si dirigeva ognuno in una direzione diversa.
«Ehi!» si sentì chiamare.
Non ci fu bisogno di voltarsi, avrebbe riconosciuto quella voce squillante e quell’accento irlandese anche a chilometri di distanza. Un sorriso le apparì sul volto.
«Ciao Niall» disse cercando di restare calma, anche se il cuore le batteva già a mille.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli guardandosi in giro prima di posare i suoi occhi azzurri su quelli di Sophie.
«Volevo ringraziarti per.. ieri» aggiunse dopo un attimo di esitazione, «ho pure consegnato il compito prima! Non mi era mai successo prima, è tutto merito tuo!» esclamò poi lasciandosi travolgere dall’entusiasmo.
Il suo tono di voce era colmo di gratitudine.
«Tu come mai sei uscita solo adesso? Hai trovato difficoltà?»
Sophie scosse la testa ricominciando a camminare, «consegno sempre alla fine io. Sai, preferisco controllare.»
Niall annuì serio come se stesse riflettendo su quelle parole, «io non ci riesco. Sarà che la pazienza non è il mio forte» ammise rivolgendole un sorriso divertito.
Sophie sentì la terra mancarle sotto i piedi, possibile che un semplice gesto da parte di quel ragazzo potesse farla dimenticare di tutto ciò che la circondava?
Qualunque ansia o timore che aveva scompariva nell’istante esatto in cui si trovava con lui, Niall Horan era un toccasana.
Il suono della campanella la distrasse dai suoi pensieri, «ora devo andare, ci vediamo domani!» esclamò sorridente facendole l’occhiolino, «anche perché devo ricambiare il favore!»
Sophie non fece in tempo a rispondere che il biondo era già stato inghiottito dalla massa di gente che girovagava per la scuola, la ragazza si guardò in giro smarrita per alcuni secondi prima di dirigersi verso il suo armadietto. Prese il telefonino dalla borsa, un nuovo messaggio: Harry mi ha sostanzialmente rapita! Più passa il tempo più trovo quel ragazzo insopportabile! Ci vediamo domani J
Sophie sorrise chiudendo con un tonfo secco l’armadietto e dirigendosi con calma verso l’uscita della scuola immaginandosi la sua migliore amica che riempiva d’insulti quel povero ragazzo. I suoi pensieri però, furono subito interrotti dall’immagine che le si presentò davanti: Niall abbracciato a una meravigliosa ragazza che non aveva mai visto prima. Era felice, come non lo vedeva da tempo, e non sembrava volersi staccare.
Sentì un groppo formarsi all’altezza dello stomaco e la gola seccarsi. Avrebbe voluto gridare con tutta se stessa per cacciare fuori la rabbia che sentiva, invece era rimasta inerme sul pianerottolo a farsi sballottolare di qua e di là dagli altri ragazzi che stavano uscendo.
Stupida, ecco come si sentiva in quell’istante.
Una vera e propria stupida per aver potuto credere, anche se per un secondo, che un ragazzo meraviglioso come Niall potesse considerare una sfigata come lei che preferiva passare il sabato sera a leggersi un buon libro piuttosto che a scatenarsi in discoteca.
 
«Dobbiamo andare» esordì Harry serio alzandosi dalla sedia del bar in cui si erano rifugiati quando avevano sentito i primi goccioloni farsi spazio tra le nuvole grigie.
«Non vedi che piove? Non ho intenzione di prendere l’acqua solo perché tu devi andare a casa» ribatté Abigail mettendosi a braccia conserte.
«Okay, allora vado solo io.»
Senza fare troppi complimenti il ragazzo si alzò per dirigersi alla cassa a pagare le due cioccolate che avevano ordinato.
«Aspetta! E io come torno a casa?»
«Non è un mio problema» disse tranquillo Harry porgendo alla cameriera una piccola mancia, «io ti ho detto che dobbiamo andare, se poi tu vuoi restare qua, è una tua scelta.»
Abigail strinse i pugni per evitare di tirarli, con un colpo ben assestato, a quella faccia da schiaffi che si trovava davanti.
Valutò per bene le due opzioni. O si bagnava ma si faceva lasciare davanti a casa da Harry, o aspettava che la pioggia cessasse e tornava a casa in pullman con calma. Si avvicinò alla finestra del bar giati osservando il cielo plumbeo e l’acqua che scendeva a catinelle.
Quello si prospettava un bel temporale che non aveva idea di cessare molto presto così decise di seguire Harry fuori dal locale.
«Sappi che se mi ammalo sporgo denuncia» mormorò a denti stretti alzandosi leggermente la felpa senza cappuccio sulla testa. Solo in quell’istante si pentì di non essersi portata dietro l’ombrello quella mattina.
«Vieni a casa mia che ti faccio guarire io» sorrise malizioso di Harry, prima di cominciare a correre.
«Ehi! Aspetta!» gridò Abigail seguendolo.
Guardare dove mettere i piedi con l’acqua che ti entrava negli occhi non era una cosa da niente, se a questo poi si aggiungeva il freddo che sembrava penetrarti le ossa, l’impresa era quasi impossibile.
«Corri!» la spronò Harry rallentando leggermente il passo, «non dovrei essere io il bradipo che non sa correre? Qui mi sembra che sei tu che non mi stai dietro» aggiunse poi divertito.
«Fottiti Styles.»
«Me l’hai già detto troppe volte, cambia frase.»
Prima che Abigail potesse rispondergli per le rime, Harry le prese la mano trascinandola per le vie della città.
Il tocco caldo e morbido che sentì le fece dimenticare per un secondo dell’acqua che cadeva incessante sulla sua testa e che penetrava lentamente nella schiena. Si sorprese del gesto da parte del ragazzo, non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere e, anche se non l’avrebbe mai ammesso, gliene era grata.
Alcuni minuti dopo Harry si arrestò, e non guardando dove andava, Abigail rischiò di finirgli addosso.
Il riccio lasciò la sua mano per cercare nelle tasche le chiavi della macchina, con un gesto svelto l’aprì.
Senza proferire parola salirono entrambi, mai come allora Abigail era felice di avere un tetto sopra la sua testa. Quella era la prima e ultima volta che avrebbe fatto la maratona sotto l’acqua, aveva le mani in grembo e tremava dal freddo. L’episodio era da aggiungere ai motivi per cui odiava Harry Styles.
«La doccia per questo mese l’abbiamo fatta» esordì il ragazzo divertito distraendola da quei pensieri.
Abigail si voltò a guardarlo visibilmente irritata da quell’affermazione. Harry accese l’auto e avviò l’aria condizionata prima di accorgersi dello sguardo perquisitore che aveva puntato addosso.
«Spero tu abbia una proficua assicurazione sulla vita perché sto per ucciderti.»

***

Hoolaaa!
Scusate se sarò di poche parole ma mi sto riguardando per la milionesima volta harry potter e il principe mezzo sangue (anche se non vi interessa, sono arrivata al punto in cui ron mangia i cioccolatini col filtro d'amore ahaha) quindi sono tutta presa :3
Volevo solo ringraziarvi per le recensioni che mi avete lasciato, mi riempite davvero il cuore di gioia *-* 
Per premiarvi ho parlato molto di Sophie e Niall visto che vi erano mancati nel capitolo precedente anche se alla fine la povera Sophie ci rimane male :/
E NON VI DICO PER CHE COSA! MUAHAHAHAA!
In realtà il finale è stato inaspettato anche per me, questa cosa non faceva parte della scaletta (ringrazio agata per il consiglio, devo dire che mi ha messo in ordine le idee haha) però mi andava di metterla quindi ora devo rivedere un po' il tutto.
Okay avevo detto che non mi sarei dilungata ma come al solito mi sono contraddetta da sola haha!
Passiamo alla pubblicità và :)
Prima di tutto, (nel caso non l'abbiate già fatto ma mi pare impossibile) vi consiglio di passare a leggere queste due stupenderrime fan fiction u.ù 
Revolution e Hi, i'm PrinceCharming93, and you are?
E poooooi:

- And you appear, just like a dream to me
- Holmes Chapel
- Get me with those green eyes, baby

Ora mi dileguo seriamente, vi adoro :3
jas

   
 
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