Elizabeth stentava a crederci: erano davvero rumori di battagli ad infuriare al piano superiore. Jack l’aveva previsto o lo sapeva? Sicuramente aveva visto qualcuno che arrivava verso casa e aveva fatto quella scenata teatrale. Non poteva essere Will, era troppo presto, i patti non si discutevano e Calypso non avrebbe mai permesso a Will di prendersi più di dieci minuti. Se anche fosse stato Will, non avrebbe notato nulla di strano, la casa era troppo silenziosa e quieta: Chevalle aveva mandato il resto della sua ciurma di marinai volgari in paese, infastidendo i commercianti e i paesani, mentre si era tenuto una decina tra i suoi attendenti e sottoposti più stretti, compreso il suo ex maggiordomo.
Il tradimento di Charles non l’aveva stupita più di tanto, l’aveva sempre trattato male e con inadeguata e immoderata freddezza. Si era sistemato in camera di James, invece Chevalle si godeva la stanza di Elizabeth.
Aspettarono una decina di minuti, fin quando non si sentirono dei colpi sulla porta. Jack ricambiò subito e si sentì una voce familiare « Capitano, tutto bene? »
« Fantasticamente, Gibbs, ti sei fermato a bere, ubriacone che non sei altro? »
« Solo una pinta, capitano… abbiamo avuto un piccolo contrattempo, ma con un po’ di fortuna siamo arrivati » si sentì anche un colpo di pistola e i lucchetti della porta caddero uno dopo l’altro con un forte tintinnio. Sulla soglia apparve il signor Gibbs, invecchiato da qualche ruga sulla fronte e da più capelli bianchi del solito. Portava una camicia bianca, piena di macchie e ormai quasi tutta grigia. Un gilet non abbottonato gli copriva la schiena muscolosa ma un po’ infiacchita. Aveva infine una spada che brillava nel buio per il sangue che la ricopriva.
Jack lo guardava con sufficienza, come se il suo amico gli volesse vendere una bottiglia di rum a un prezzo altissimo ma di buona marca. Diede loro una spada a testa e la pistola a Jack. Barbossa lo guardò con diffidenza ma accettò ugualmente la sua spada. Elizabeth si tenne stretto James, che guardava il nuovo arrivato con un po’ meno interesse rispetto a come aveva fatto con Jack.
« Come va, Gibbs? » domandò il capitano mentre salivano le scale che portavano al piano superiore.
« Oh, una piccola ferita sulla spalla, Jack, però non mi fa male… grazie per avermelo chiesto »
I prigionieri si fermarono e alzarono gli occhi al cielo « Benissimo, e tua sorella? E la tua amante? E il tuo cane, Gibbs? Come stanno? No, dimmelo, non saprei come resistere senza saperlo… dicevo di sopra! Mai che tu riesca a capire, Gibbs! »
Il sorriso del compagno si spense e con voce un po’ più rauca « Ah. Siamo superiori di tre persone, sono una decina, non di più… ma Chevalle ci sta dando qualche problema… » a quelle parole, il solito spirito combattivo di Elizabeth riemerse, come un animale addormentato dopo un lungo letargo.
« No. Meglio andarsene finché siamo in tempo, tra non molto arriveranno gli altri e allora sarà difficile scappare tranquillamente »
« Come se la fuga fosse una cosa tranquilla » borbottò Barbossa, aprendo finalmente la porta di casa.
James tirò la manica della madre « Cosa facciamo… »
La donna si mordicchiò le labbra nervosamente… aveva voglia di farla pagare a Chevalle ma la situazione non era delle migliori, l’animale nascosto e addormentato dentro di lei doveva dormire per un altro po’ « Va bene, andiamo… ma dove? »
Jack si sistemò il cappello che non aveva mai perso di vista « Sulla mia nave, ovviamente »
L’altro capitano lo osservò, con gli occhi semichiusi « Non mi sembra che tu c’abbia portato fuori, Jack. Gibbs c’ha salvato »
Agitò la mano « Dettagli, Barbossa, dettagli »
Finalmente uscirono di casa, mentre Gibbs avvisava il resto della ciurma – Pintel, Ragetti, Cotton e tutti gli altri che era riuscito a contattare sulla Perla – che la missione era andata a buon fine. Elizabeth però ancora rimuginava: dove sarebbe andato, ora Will… come si sarebbero incontrati? Strinse i pugni e tentò di ragionare con razionalità, se fosse rimasta lì l’avrebbero fatta nuovamente prigioniera e il suo amato avrebbe dovuto sottomettersi a Chevalle « Jack… lo perderò… non arriverò mai in tempo… non riusc…»
« Oppure no » la voce era familiare così come il tono sommesso e un po’ in imbarazzo perché non era capace di corteggiare una donna. Corse da lei, non riuscendo a credere che potesse riabbracciarla e stringerla forte, sentire nuovamente l’odore dei suoi capelli ed essere trafitto dai suoi occhi senza fine.
Lei ricambiò l’abbraccio con gioia indescrivibile e, quando smisero di tenersi stretti l’un l’altro, Will passò una mano sul petto di Elizabeth, per tenerla stretta ugualmente, come se all’improvviso avesse potuto sparire. James, però, non sembrava affatto contento. Aveva associato quella figura a suo padre, ma si aspettava molto di più. Quel estraneo con la bandana rossa intonata alla camicia sembrava un pirata solo per i vestiti, ma era troppo sdolcinato per essere un fuorilegge. Quel Jack, quello si che sarebbe stato il padre perfetto.
Elizabeth, per dare coraggio a Will che aveva visto quel bambino, lo spinse un po’ più avanti « Will, lui è James… James Jack William »
Tutti parvero sorpresi dai tre nomi e guardarono la piratessa, allibiti, compreso Will « Lui è… »
« Avrete modo di fare l’allegra famigliola più tardi, se non vi dispiace » Jack si era ripreso in fretta e indicava la Perla Nera, in contrasto con la luna piena della notte.
N.d.A. Salve! Rieccomi con questo nuovo capitolo :3 Non ho molto da dire... Finalmente Will è tornato... ma come mai in anticipo? E riusciranno a scappare o Chevalle li riuscirà a riprendere? Vi lascio con questi interrogativi e con una piccola richiesta... recensite questa storia? Grazie *_* A presto!
Luna