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Autore: Lady Moonlight    10/12/2011    2 recensioni
La giovane Freya Gadamath non conosce quasi nulla di faccende che riguardano Vampiri, Fate, Unicorni ed altri esseri sovrannaturali. Trascorre la sua vita praticando la professione di Guaritrice, cercando di aiutare la gente bisognosa.
Tutto cambia quando il vescovo di Shang la dichiara una strega, condannandola al rogo. Prima che la cerimonia della sua morte abbia inizio, però, un avvenimento improvviso cambia le sorti del suo destino.
Freya avrà salva la vita solo se adempirà al compito che il vescovo le ha assegnato.
Ma lei non ha idea di quanto quell'incarico sia complesso, soprattutto se la questione riguarda un Angelo precipitato dall'Eden.
[Le tenebre dei suoi occhi si fecero più confuse e più minacciose. Respirò, sapendo che ogni boccata d'aria poteva rivelarsi l'ultima, per lei.
Poi la voce assunse sfumature più incerte, quasi avesse intuito la paura che, ora, animava la sua vittima. Sembrava che si stesse gustando il momento, meditando su quale fosse l'istante più ideale per sopprimere definitivamente la preda.
Quando, infine, le tenebre giunsero fino a lei e per lei, la ragazza comprese che il suo destino era sempre stato quello... fin da quando quel gioco aveva avuto inizio.]

Seguito di: Contratto di Sangue-L'ombra del principio
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Contratto di Sangue'
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03
Change

 

 

Eden. Possibile che quel luogo, con più cose in comune con una leggenda, fosse in verità realtà? Freya non riusciva a credere che simili racconti, divulgati più per necessità religiosa che materiale, potessero essere in qualche modo collegabili agli strani eventi che si stavano verificando in quel piccolo punto della carta geografica.
Doveva esserci dell'altro. Qualcosa di più concreto e tangibile che potesse sciogliere i suoi dubbi.
Con un gesto delicato della mano si allontanò dal volto i ciuffi di capelli castani che le erano scivolati sugli occhi. Notò che la pelle aveva assunto un colorito più chiaro, malsano, più simile a quello di una persona anziana che a quello di una normale ragazza della sua stessa età. Sbuffò, ma lo fece per allontanare la tensione più che per esprimere una smorfia di noia.
Non aveva più rivolto la parola all'uomo che con tanta sicurezza le aveva confessato di essere il reale ed unico Ufrhin e nemmeno a nessun altro dei prigionieri.
Avvolgendosi il busto con le braccia ricordò, il giorno di qualche mese prima, quando non aveva esitato un attimo nel dare al vescovo di Shang il suo appoggio per risolvere il caso di una misteriosa malattia che aveva colpito i suoi Officianti.
Lo stesso Ufrhin era stato aggredito da quello strano morbo che aveva condannato tre dei suoi seguaci a vivere in uno stato di cecità permanente. Altri Officianti, i più anziani, invece, non erano sopravvissuti.
Freya non aveva posto domande al vescovo la mattina in cui si era presentata al suo cospetto per ritirare la sua ricompensa. Si era limitata ad un commento sulla salute dell'uomo ed a salutarlo con un cenno del capo. Non aveva espresso le sue perplessità su quella strana malattia ed era tornata alla sua abitazione con un piccolo tesoro nelle tasche degli abiti.
La maggior parte del denaro l'aveva utilizzato per le riparazioni della casa. Le monete che le erano rimaste, invece, le aveva nascoste nei suoi stessi vestiti, cucendole con un doppio strato di stoffa.
Nel mentre lo pensava, si rese conto che anche in quell'abito, ormai sgualcito e macchiato, si nascondeva qualche spicciolo e si domandò se in qualche modo sarebbe stato possibile per lei riuscire a corrompere delle guardie della prigione.
Persa nei suoi pensieri e possibili progetti di fuga, si rese conto solo in un secondo momento che una chiave era stata inserita nella toppa della sua cella.
Cigolando, le sbarre si mossero in avanti e fecero irruzione in quel posto angusto due soldati del vescovo, uno dei quali puntò una torcia fiammeggiante nella sua direzione.
Freya si coprì gli occhi, mugolando per il dolore che quella presenza di luce così luminosa le stava arrecando.
"Dovete venire con noi." annunciò il più grosso dei due uomini, afferrandola per un polso e tirandola verso l'uscita.
Nello stesso istante la fortezza fu attraversata da un profondo boato. Freya s'immobilizzò e si rese conto che quel suono apparteneva ad una voce. Un urlo così terribile che sembrava appartenere più ad una bestia che ad un essere umano.
Il suono si ripeté con maggiore intensità ed alcuni detenuti si coprirono le orecchie, mentre le guardie imprecarono sottovoce.
"Ha ricominciato ad urlare e a ribellarsi." fu il primo commento dell'uomo che la stava stringendo.
"Eppure mi era sembrato di capire che il vescovo avesse fatto uso di veleni e droghe per tenere tranquillo il suo ospite." constatò la guardia, appoggiata malamente alle sbarre.
Freya spalancò la bocca dallo stupore, sebbene non sapesse di cosa i due parlassero, ma si affrettò a richiuderla non appena colse l'occhiataccia che le rivolse il soldato.
La sua mente elaborò quelle nuove informazioni domandandosi chi fosse il prigioniero, perché di questo si trattava, che Ufrhin aveva con sé.
"Dubito che esista qualcosa in grado di trattenere quell'individuo. Ricordi quanto ci è costata la sua cattura? Tre uomini sono morti e altri due sono feriti gravemente." riprese il soldato, sospingendo Freya in avanti.
"Già." commentò la guardia che dava le spalle alla ragazza e che si affrettò a richiudere la cella una volta che i due furono usciti. "Nemmeno Ufrhin potrà avere la meglio su di lui. Il vescovo doveva dare retta al comandante Lynus e lasciarlo andare. Quell'essere non farò altro che attirare nuovi demoni verso Shang." osservò, protendendo in avanti la torcia.
"Fai strada Markus." ordinò con tono secco il soldato al fianco di Freya. "Il vescovo non ama fare attendere i suoi prigionieri troppo a lungo." sentenziò con una smorfia sul viso.
Freya tossì quando della polvere scivolò dal soffitto sulla sua testa, ma non fu quello che le provocò dei lunghi tremiti lungo la mano. Questioni e dubbi più importanti del verificare l'esistenza o meno di un luogo chiamato Eden avevano preso forma nella sua mente.
La prima faccenda riguardava ciò che avevano accennato le guardie. Mentre tentava di mettere un piede l'uno al fianco dell'altro senza inciampare si chiese cosa volessero dire con l'espressione "attirare nuovi demoni". Significava che un gruppo di demoni aveva già attaccato la città mentre lei era in prigione? Eppure, la presenza di quei mostri non era stata cancellata dai confini dell'Impero Thogal? Ed erano davvero demoni o vampiri che venivano riconosciuti più comunemente con quel semplice nome?
Ma se avevano attaccato la città dovevano essere un gruppo sostanzioso, almeno un centinaio, ed una simile presenza di esseri infernali non era possibile. Perlomeno non da quando la magia aveva abbandonato quelle terre, e si parlava di centinaia d'anni indietro. Gli esseri soprannaturali erano ormai così rari e poco propensi alla presenza umana, ad esclusione dei vampiri, che era assurdo credere alle parole pronunciate dai soldati.
Eppure non avevano mentito, di quello Freya era piuttosto certa.
La seconda questione riguardava il suo prelievo dalla cella. Era giunto il momento della sua esecuzione? Ufrhin aveva davvero così tanta fretta di vederla morta?
Freya scivolò su uno dei gradini della scala che stavano salendo e finì con lo sbattere la testa su uno spigolo. La vista le si oscurò per un istante e la ragazza si costrinse a trattenere il respiro finché il dolore tornò ad essere sopportabile.
"Cosa stai cercando di fare?" sbraitò, la guardia di nome Markus.
"Non è evidente?" domandò Freya con una smorfia. "Cercavo un modo per uccidervi." commentò sarcastica, non trovando neanche lontanamente divertente quella pessima battuta.
Naturalmente non aggiunse che la sola idea di fare del male ad un altro essere vivente la disgustava e terrorizzava più della sua stessa morte.
Un nuovo e straziante urlo avvolse i tre individui, che tuttavia cercarono di ignorare quel lamento spaventoso. I due uomini s'affrettarono ad aiutare la ragazza a rialzarsi e senza proferire alcuna parola la condussero al piano superiore della fortezza.

 

 

Uno strano silenzio avvolgeva la rocca di Shang. Perfino gli animali delle scuderie sembravano tacere. Non c'era un solo cane che ululava od un cavallo che nitriva.
Mentre attraversava i corridoi freddi e perennemente avvolti nel buio, Freya si soffermò a lanciare un'occhiata fuori da una delle poche e piccole finestre che consentivano di osservare l'esterno.
Era pomeriggio, riuscì a constatare, ma la piazza era deserta e per le vie camminavano solo uomini armati di scudi e di lance. Rilucevano di un bagliore argenteo, grazie alle raffinate armature, e da quell'altezza apparivano splendidi e invincibili.
Tuttavia, Freya sapeva fin troppo bene quanta debolezza, in realtà, si celasse sotto quelle corazze. Vecchi deboli ed incapaci e giovani inesperti e impreparati.
Il suo sguardo si spostò oltre la grande muraglia che proteggeva la città ed il suoi occhi catturarono detriti e fiamme. Ogni abitazione all'infuori di Shang era stata rasa al suolo e bruciata.
Il suo cuore perse un battito nello stesso istante in cui le tornarono alla mente i volti dei suoi pazienti. Ricordò la promessa che aveva fatto a Valha e si morse le labbra per impedirsi di cedere allo sconforto. Cos'era successo nel giro di quanto, tre giorni?
"Maledetti demoni." inveì Markus invitandola a proseguire. "Non hanno avuto pietà per nessuno."
Freya intravide un lampo di rimorso negli occhi dell'uomo e si chiese se provasse davvero almeno un pizzico di pietà per la povera gente, che gli uomini del vescovo per primi avevano ridotto in miseria.
Le due guardie la fecero passare in uno stretto cunicolo che la ragazza capì essere una sorta di passaggio nascosto e si ritrovò in una stanza, faccia a faccia con l'uomo che sosteneva essere il vescovo Ufrhin.
La prima cose che Freya notò, furono le profonde occhiaie che segnavano il volto della persona più potente di Shang. Il grigio delle iridi aveva assunto una sfumatura più scura e le pupille erano dilatate in modo anormale.
I soldati la spinsero con forza verso una poltrona di velluto rossa e si allontanarono silenziosi verso il passaggio dal quale erano venuti.
Seduta e con uno strano senso di ansia che non riusciva a levarsi di dosso guardò incredula Ufrhin mentre le porgeva una tazza di tea e le indicava dei biscotti al tavolino al suo fianco.
Freya appoggiò la bevanda fumante sulle sue gambe e si ripromise di non mangiare o bere nulla di quello che le poteva offrire il vescovo.
"Credete che potrei cascare nuovamente nel tranello del veleno?" annunciò acida, ricordando l'episodio avvenuto nelle prigioni. Sentì l'uomo ridacchiare mentre le volgeva le spalle, intento a zuccherare la sua bevanda.
"Un evento increscioso di cui naturalmente mi pento." intervenne l'uomo voltandosi nella sua direzione.
La stanza era piacevolmente arredata ed un tiepido fuoco manteneva una temperatura gradevole nell'ambiente. Freya sbadigliò e si rese conto di quanto stesse bene seduta su quella comoda e soffice poltrona. I muscoli si rilassarono e per qualche secondo la ragazza si dimenticò del motivo per cui si trovava in quel luogo. Tuttavia la voce gracchiante del vescovo la riportò bruscamente alla realtà.
"Sono sopraggiunte nuove esigenze in questi ultimi giorni."
Freya affondò le mani nel tessuto, incurandosi dei danni che avrebbe potuto recare all'oggetto.
"Dei demoni hanno attaccato Shang e avete compreso che io sono l'unico essere vivente in grado di salvarla?" commentò sarcastica. In altre occasioni Freya si sarebbe morsa la lingua piuttosto che infangare pubblicamente la stupidità del vescovo, ma in quel momento non riuscì a trattenersi.
Ufrhin, o forse Shaber, gettò il capo all'indietro e scoppiò in una fragorosa risata. Poi si zittì all'improvviso, consapevole o meno del suo bizzarro comportamento.
"No, naturalmente non mi aspetto da te un evento di tali dimensioni." disse, quasi rimproverandola per il suo modo di fare.
Freya digrignò i denti, quasi fosse stata una belva. Trovava quell'individuo odioso oltre ogni limite e nonostante quello continuava a rimanere seduta e ad aspettare ciò che voleva dirgli.
"Povera ragazzina." constatò il vescovo avvicinandosi al suo viso e prendendo tra le mani una ciocca dei suoi capelli. Freya rabbrividì di disgusto quando avvertì il suo alito caldo contro il suo volto. "Farai ciò che ti ordinerò perché sono io colui che può disporre della tua vita." riprese appoggiando la guancia contro quella della ragazza.
Freya balzò in piedi, mettendo una buona distanza tra sé e il suo aguzzino. Si portò una mano dove la pelle di lui l'aveva sfiorata e si massaggiò con forza, come a voler cancellare una macchia indelebile di inchiostro.
"Perché non uccidermi, se per voi sono una tale seccatura." obiettò la Guaritrice che a stento riusciva a mantenere un tono di voce pacato.
"Ci ho provato. Ho provato così tante volte ad ucciderti che credo di aver perso il conto." confessò l'uomo gonfiando il petto per l'orgoglio delle sue parole. "E credimi non ho mai fatto tanta fatica prima d'ora per vedere qualcuno nella tomba!" esclamò.
Freya rabbrividì di disgusto, non capendo per quale motivo qualcuno avrebbe dovuto volerla morta.
"E non hai idea di quanto sia stato umiliante scoprire che i miei tentativi non venivano nemmeno percepiti da te, tranne l'ultimo con il veleno." borbottò, strizzando gli occhi.
Freya mosse qualche passo intorno alla poltrona su cui era stata seduta fino ad un attimo prima.
"Sai cosa c'è di divertente in tutto ciò?" domandò. La ragazza scosse la testa. "Proprio ora che, finalmente, dopo mesi di tentativi falliti ero riuscito a condannarti al rogo per eresia, all'improvviso, ecco che mi occorre il tuo aiuto!" proruppe furente.
Freya deglutì, sempre più ansiosa di comprendere il motivo per cui quell'uomo aveva bisogno di lei. Cercò il punto in cui aveva attraversato il passaggio segreto e fece per correre in quella direzione, quando un altro urlo disumano del prigioniero la scosse a tal punto che si bloccò a metà strada. Questa volta, notò la ragazza, il lamento era molto più forte e molto più vicino alla posizione in cui si era trovata in precedenza. Doveva provenire da qualche stanza vicina.
"Ma per quale motivo uccidermi?" trovò, infine il coraggio di chiedere.
"Ingenua." sibilò il vescovo. "Sei così sciocca che non ti accorgi nemmeno di ciò che accade intorno a te. La popolazione di Shang ti ha eletto come musa di speranza, dopo che ripetutamente hai sfidato la mia autorità, che tu ne fossi più o meno consapevole." tacque e con un gesto della mano fece andare in mille pezzi il servizio del tea.
E Freya ricordò. Ricordò i tentativi di Valha mentre la prendeva da parte per raccontargli come il vescovo stava perdendo i suoi consensi in città. "Sciocchezze" le aveva risposto, allora, con un sorriso indulgente. Ripensò al cadavere del Religioso che aveva trovato poco lontano da casa sua, un assassino-il suo assassino-che era stato a sua volta vittima di un altro omicida.
Era dunque tutto vero? Com'era stato possibile che lei non si fosse accorta di nulla?
"Chi siete voi?" sussurrò all'uomo che aveva di fronte. "Il vostro nome non è Ufrhin, dico bene?" avanzò, ora più decisa che mai nello scoprire la verità. "No." proseguì, vedendo che l'altro non sembrava in alcun modo sorpreso. "È così." bisbigliò più a se stessa che al vescovo.
"Siamo giunti a questo, Shaber." concluse, rivelando l'effettivo nome dell'uomo.
Shaber chiuse gli occhi, quasi beandosi nel sentire pronunciare quel nome che da tempo si era lasciato alle spalle.
"Ma bene! Vedo che hai avuto tempo di fare qualche amicizia, giù nelle prigioni." constatò l'ex mercenario. "Ad ogni modo sapere la verità non cambia la tua situazione." sentenziò.
"È così." fu costretta a riconoscere Freya, mentre le sue mani tastavano la fredda parete alle sue spalle. Era in trappola sotto tutti i punti di vista possibili.
"Ho bisogno delle tue capacità di Guaritrice e se mi aiuterai ti posso assicurare che ti lascerò andare. Sarai libera."
Freya inarcò le sopracciglia. "Certo. Libera di finire divorata dai demoni." lo assecondò.
"Potresti sempre scoprire di essere più veloce di loro nella corsa." commentò compiaciuto di sé Shaber. Poi scoppiò a ridere, come se tutta quella situazione fosse esilarante.
Freya scosse la testa, conscia che comunque fossero andate le cose quella era la sua unica e reale possibilità per lasciare viva la città-fortezza di Shang.
"Che cosa dovrei fare?" domandò, mentre la stanchezza minacciava di sopraffare le sue ultime forze. In quel momento desiderava solo lasciarsi sprofondare in un comodo letto.
"Tu lo curerai."
"Cosa?" ribatté Freya.
"L'Angelo." fu l'ultimo commento che Freya sentì prima di precipitare nel buio.

 

 

 

 
Eccomi tornata con un nuovo capitolo! Vi sono mancata? O forse vi è mancata di più la storia? XD
Comunque... oggi è il dieci dicembre il che vuol dire che compio ben tre anni qui su efp! *offre cioccolata calda virtuale a tutti*
Grazie a tutti coloro che continuano a seguirmi ed a sostenermi in questa impresa! By Cleo^.^ 


 

   
 
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