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Autore: Seiht    11/12/2011    7 recensioni
Severus reputava Harry Potter la persona più irritante mai esistita sulla faccia della terra.
Poi si ricordò di suo padre, e convenne che erano a pari merito.
E doveva proteggerlo.
Sempre e comunque.
E' il 1991, e Severus Piton sta per andare incontro all'inizio di tutti i suoi guai.
E sì. Lui lo sa.
Sa anche questo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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 Capitolo 16 
 

Trappole
 

 
Gli sembrava che il tempo scorresse infinitamente più veloce mentre si avviava verso il corridoio del terzo piano.
Raptor avrebbe tentato di rubare la Pietra, ma, cosa peggiore, Severus aveva il brutto, orribile presentimento che Harry Potter non sarebbe rimasto indifferente.
Se avesse avuto anche soltanto un briciolo della sua Lily, non sarebbe rimasto indifferente.
La porta era già aperta.
Doveva sbrigarsi.
Si avvicinò cautamente, e, a sentire i ringhi, Fuffi doveva essere più che sveglio.
Hagrid non gli aveva detto come fare a calmarlo.
Guardò bene dentro la stanza, magari Raptor o il ragazzo avevano lasciato qualcosa.
E qualcosa trovò, c’era un’arpa lì, per terra.
Un’arpa?
Non doveva forse… suonare?
Severus estrasse piano la bacchetta e borbottò a mezza voce « Silencio ».
Almeno così il cane non sentì quando il professore chiamò a se’ l’arpa con un incantesimo di appello, e questa cominciò a strusciare sul pavimento, nel tentativo di venire da lui.
Non aveva mai suonato un’arpa in vita sua.
Be’, speriamo in bene.
Annullò l’incantesimo tacitante con un movimento della bacchetta, e cominciò a pizzicare le corde con le dita.
Subito le palpebre del cane cominciarono a chiudersi, e, in pochi minuti, Fuffi era già accasciato a terra godendosi un sonno tranquillo.
Sarebbe stato più prudente continuare a suonare durante il tragitto dall’entrata alla botola che il cane aveva scoperto togliendovi da sopra la zampa destra, se non si fosse trattato di un’arpa, di un’enorme, colossale arpa di ottone.
Quello che accadde dopo occupò lo spazio di una decina di secondi.
Severus smise di suonare di colpo, e il cane cominciò subito ad agitarsi. Il professore si lanciò verso la botola aprendola velocemente mentre Fuffi cominciava già ad aprire gli occhi, e si trovò catapultato in un tunnel buio quando un’enorme zampa provvista di artigli aveva appena tentato di afferrarlo.
Cadde sul morbido.
Riconobbe subito che era una pianta, ora bisognava capire quale.
Non ci volle molto, perché il vegetale cominciò a stringergli le gambe appena tentò di muoversi.
Tranello del Diavolo.
Prima che i tentacoli viscidi arrivassero anche al busto, prese la bacchetta e gridò « Incendio! »
Subito la pianta si ritrasse, e Severus si avviò svelto verso il muro umido lì accanto.
Riprese fiato per pochi minuti, poi proseguì dritto per un passaggio fra due pareti di pietra.
Non si ricordava fosse così quando era venuto a posizionare le sue pozioni.
Arrivato alla fine del tunnel, trovò un’enorme stanza illuminata con il soffitto a volta, dove centinaia e centinaia di uccelli volavano silenziosamente. C’era una porta all’altra estremità, e Severus non provò nemmeno ad aprirla, non l’avrebbero fatta così facile.
Si guardò attorno.
C’erano dei manici di scopa accatastati in un angolo.
Manici di scopa?
Guardò in alto, e finalmente le notò.
Non erano uccelli, quelli che volavano.
Erano chiavi.
Capì immediatamente.
Montò in sella ad un manico di scopa e si alzò in volo.
Doveva trovare quella giusta.
Si guardò intorno per un po’: se qualcun altro l’aveva già presa, avrebbe dovuto essere almeno un po’ rovinata.
Infatti, dopo non molto la vide.
Volava in basso, perché aveva entrambe le ali azzurro chiaro piegate, era grossa e argentata.
Volò in picchiata, ma la chiave era velocissima, e lo schivò.
Doveva accerchiarla, in un qual modo doveva riuscire a metterla con le spalle al muro.
Le spalle al muro… ma certo!
Volò più veloce per riuscire a starle dietro in mezzo all’altro centinaio di chiavi, la vide sfrecciare in mezzo a due fini chiavette dorate dalle ali rosse e poi andare a sinistra, verso il muro.
Il muro.
Fantastico.
Era un’azione alquanto delicata da compiere, più che altro, sarebbe stato difficile fare quel genere di incantesimo su un manico di scopa.
Doveva aspettare il momento giusto.
La chiave fece due strane piroette e si avviò a tutta velocità verso la parete. Avrebbe svoltato subito verso sinistra se…
« Murus Latericius! »
Un muro di pietra comparve improvvisamente davanti alla parete della stanza, schiacciando la chiave in mezzo.
Con un altro colpo di bacchetta Severus la fece subito Evanescere, e, con una rapida mossa, prese la grande chiave argentata.
Tornò giù con la scopa, e quando fu a circa un metro da terra saltò, ficcando immediatamente la chiave nella grande serratura.
Era giusta.
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La porta si aprì con uno scatto.
Sentì subito delle voci provenire dall’altra stanza, e questo lo rincuorò non poco.
Qualcuno parlava.
Qualcuno era vivo.
« …Ron, Ron! Stai fermo con questa gamba, non possiamo fare niente, dobbiamo solo avvertire Silente! »
« Hermione, ma Harry… »
Il professore si avvicinò.
La stanza era occupata da una grande scacchiera, e quasi tutti i pezzi erano a terra spaccati.
« Te l’ho detto, non possiamo… AH! »
La ragazza fece un grande salto alla vista di Severus, ed impugnò la bacchetta.
« Cosa ci fa lei qui? Se sta cercando di rubare la Pietra o di fare del male ad Harry dovrà prima passare sul nostro cadavere! » strillò la Granger.
Severus fece una smorfia.
« Placati, non sono qui per rubare proprio niente ».
Weasley tentò di alzarsi facendo leva con un mano.
« E allora che cosa ci fa qui?! »
Il professore si chinò verso il rosso per vedere la sua gamba.
« Sono venuto qui per salvarvi, mi sembra ovvio. La gamba è a posto, penso che non sia nemmeno rotta ».
La Granger abbassò la bacchetta.
« Professore… chi… chi è con Harry adesso, professore? V-voi-sapete-chi? »
Severus si alzò.
« Ora come ora, non è affar vostro ».
« Signore » riprese allora la Granger. « Harry è il nostro migliore amico, rischia la vita in tutto questo. Lo… lo salverà, vero? »
Migliore amico.
Severus fece per rispondere, quando vide che i pezzi degli scacchi si stavano lentamente riformando.
« Dove è andato? » chiese brusco.
« Harry? E’ andato di là » rispose la ragazza indicando una grande porta davanti a loro.
Severus la raggiunse velocemente schivando i pezzi che si riformavano.
« Andate subito alla voliera e mandate un gufo al professor Silente. Io… tornerò presto con il vostro amico ». Fece per aprire la porta, quando la voce della ragazza lo fermò di nuovo.
« Professore! Come… come faceva a sapere che eravamo qui? »
Severus la guardò, e, suo malgrado, un sorriso amaro affiorò sulle sue labbra.
« Istinto, Granger ».
E dovere, aggiunse dopo tra se’ e se’.
 

*
 

 

Severus riconobbe subito che quella era la camera con la prova preparata da Raptor dall’odore pungente e muffo di troll. Ed effettivamente c’era un troll, steso a terra, la fronte e il viso insanguinati. Raptor doveva averlo schiantato prima.
Ottimo, meno lavoro per lui.
Il professore si coprì con il mantello e uscì velocemente dalla sala.
Appena entrato nella successiva vide il fuoco dalle sfumature violette e quello color pece dietro e davanti a lui e le sette bottiglie di forme diverse disposte in fila sul tavolo al centro della stanza.
Allungò spedito il braccio per prendere la Pozione del Ghiaccio contenuta nella boccetta più piccola e se la porto alle labbra.
Salverò tuo figlio, Lily.
Bevve velocemente la pozione e superò il fuoco nero.
Entrò nell’ultima stanza, e si accorse subito del cambio di temperatura. Un caldo torrido si estendeva tra quelle quattro mura.
Abbassò lo sguardo e li trovò distesi a terra, entrambi, Raptor coperto di vesciche come se fosse stato buttato tra le fiamme, il ragazzo pieno di graffi e abrasioni.
Nessuno dei due si muoveva.
Non ci volle molto a capire che Raptor era morto, il suo volto deformato da strane scottature lasciava intravedere gli occhi chiari spalancati e vitrei, per cui Severus corse dal ragazzo, scostandosi di dosso il mantello.
Si inginocchiò vicino al corpo rannicchiato in una posizione tutt’altro che naturale dell’undicenne e lo osservò qualche istante.
Nella sua mano destra notò della polvere, rossiccia.
La Pietra Filosofale.
E così era andata distrutta.
E così a Severus non importava affatto.
Posò una mano sulla fronte del ragazzo, poi sul petto e sul polso, per sentire i piccoli e incerti battiti che il cuore di lui sembrava esalare a stento. 
Lo avvolse nel mantello e lo prese in braccio.
Era leggero.
Stava camminando a tutta velocità verso l’uscita quando lo notò.
Lo Specchio delle Brame era in fondo alla stanza, identico a quando lo aveva visto a Natale.
Non aveva per niente voglia di vedere Lily, in quel momento, per niente.
Doveva salvare suo figlio, doveva salvarlo, doveva…
Gli occhi gli bruciavano per il caldo soffocante di quella stanza, ed anche se Severus fece di tutto per evitarlo, non poterono non soffermarsi, lacrimanti, sulla superficie lucida della specchiera così inspiegabilmente affascinante.
Era già pronto al dolore che avrebbe provato nel vederla lì, era già pronto.
Ma nello specchio non apparirono i bei capelli rossi di Lily, solo i suoi occhi, incastonati nel viso di un ragazzo con gli occhiali, spettinato, con una brutta cicatrice a forma di saetta sulla fronte e degli abiti troppo grandi per lui addosso, sorridente, in piena salute, vivo.
Vivo.

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Note dell'autrice con seri problemi mentali
00:57
Devo essere sincera, non ho resistito.
Se penso che siano andate davvero così le cose?
Assolutamente sì.
Perchè, sono sicura, e spero davvero sia così, credetemi, che quando Silente ha detto a Harry in infermeria "Sono arrivato giusto in tempo per toglierti di mano a Raptor", lo ha fatto soltanto per coprire Severus, per non "svelare la parte migliore di lui", ecco.
Be', potrei anche star dicendo una colossale balla, ma, sinceramente, mi piace molto di più così.
Che dire?
Innanzitutto, Murus Latericius non è un incantesimo "ufficiale", sì, me lo sono inventato di sana pianta, cioè, l'IL se l'è inventato di sana pianta. Dal latino, vuol dire semplicemente "muro di pietra".
Poi, ovviamente, Severus vede Harry vivo nello Specchio delle Brame, non so perchè, ma anche questo fatto, mi sembra così vero, come se l'avesse scritto la Rowling nel libro.
Sarà la mia mente malata, anzi, sicuramente è la mia mente malata.
Ah, e poi, finalmente Hermione parla! x)
Scusate, amo quella ragazza, non potevo non farla parlare per tutta la storia <3
Infine, le immagini.
Secondo me sono semplicemente divine, e questo ( http://square1design.deviantart.com/ ) è il link della pagina di DeviantART del genio che le ha disegnate.
Ce le vedevo troppo per questo capitolo.
Be', detto questo, per la penultima volta, a voi.
Per l'ultimo capitolo, invece, a domenica, cari.
Siete fantastici, grazie.
Un bacio,
Ela

  
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