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Autore: MarchesaVanzetta    11/12/2011    0 recensioni
Attesa e trepidazione innanzi a un telefono dopo il primo appuntamento.
Giulia chiamerà?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Donne a un telefono che non suona mai.

(Donne, Neri per caso)



La schiena appoggiata al letto morbido, la gamba penzoloni, due dita ad attorcigliare i lunghi capelli castani e una mano a sorreggere un libro non letto da due occhi inquieti.
Sara stava aspettando una telefonata da ormai diciannove ore, trentasei minuti e venticinque secondi.
Telefonata che, evidentemente, tardava ad arrivare.
In un guizzo si alzò per andare a preparare un te, cercando di ingannare l’attesa.
Diciannove ore, trentanove minuti e sette secondi dopo il primo bacio con Giulia, Sara stava versando l’acqua bollente nel mug arancione per poi intingerci la bustina di te.
Mentre mescolava lo zucchero precipitato sul fondo della tazza pensava a come sedici ore, sette minuti e un tot di secondi prima, di fronte al ristornate giapponese, avesse visto Giulia in tutta la sua bellezza: i capelli corti e biondi incorniciavano un viso tondo e sorridente, gli occhi grigi illuminavano la strada, la bocca coperta di rossetto rosso si muoveva salutandola. Era perfetta.
Venti ore, sette minuti e cinquantacinque secondi dopo esser stata salutata da Giulia da un “Ti chiamo” il telefono finalmente squillò.
Sara corse verso l’apparecchio che trillava sul comodino di fianco al letto, respirò profondamente un paio di volte e alzò la cornetta.
“Pronto?” rispose la ragazza, il respiro di nuovo regolare.
“Ciao Sara” salutò dolcemente una voce femminile. Giulia.
“Ciao Giulia!” esclamò Sara, il cuore che batteva all’impazzata.
“Ecco, forse è presto per chiamarti, sai ci siamo viste solo ieri, però… oh va bene, volevo sentire la tua voce. Sono patetica, scusa” disse Giulia, affastellando le spiegazioni alle scuse, sentendosi tremendamente in imbarazzo.
Sara non sapeva cosa rispondere, sentiva di stare come l’altra ma era troppo felice e imbarazzata per dire alcunché.
“Scusa, sono stata eccessiva, hem… ti richiamo tra un po’, va bene?” tentò la bionda, temendo di aver fatto una figuraccia.
“No, aspetta!” la interruppe Sara “Ci vediamo al parco tra venti minuti? Vorrei parlarti…”
“Certo!” accettò entusiasta l’altra.
Venti ore, trentacinque minuti e diciannove secondi dopo le due ragazze si stavano di nuovo abbracciando e baciando, mentre l’orologio di entrambe giaceva abbandonato a casa, tutt’e due troppo agitate per ricordarsene.

  
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