Becoming clown
A
chi ha il sorriso importante come il mio.
«Ginny, non essere assurda».
«Non lo sono. Ti sto facendo notare
l’evidenza. Al massimo potresti dire che sono ovvia».
«E di
grazia cosa ci sarebbe di ovvio nella supposizione che Draco Malfoy sia
pazzo di me?»
C’erano state notti in cui le loro mani
si erano sfiorate come per caso; nessuno di loro ne aveva ricavato una
scintilla o un bagliore di elettricità, ma qualche volta, quando le dita di
Draco si erano strofinate sulla stoffa della sua camicia, entrambi si erano
colti a osservare quell’intreccio come davanti alla più preziosa delle rarità.
A cena Draco le rivolgeva lo stesso
sguardo, e poi lo riempiva di domande così riservate da sembrare
impronunciabili anche al lume della mezzanotte, nei corridoi deserti.
«Non la smette mai di guardarti, te ne
sei accorta persino tu».
Hermione giocò con una mollica di pane e
la gettò nel suo piatto, ancora mezzo pieno. «Siamo diventati amici. Ma stai
fraintendendo. Non mi guarda come… non è uno di quegli sguardi che rivolgi a
una persona con cui immagini di uscire una sera o l’altra. Non sorride
nemmeno».
«Vero. Non ti sorride mai. E cosa fa?»
«Non lo so», abbozzò lei, pensosa. «Mi
prende in giro anche se ha smesso di insultare il mio sangue. Fa dell’umorismo
su qualsiasi cosa. Mi punzecchia in continuazione… una volta è arrivato a farmi
il solletico», elencò Hermione, con espressione quasi oltraggiata.
«Merlino, è più grave di quanto
immaginassi», annuì Ginny, lanciando un’occhiata al tavolo di Slytherin.
Le candele sospese a qualche metro da
terra soffiavano ombre cupissime sugli allievi intenti a parlottare davanti
alla tazza di caffè che li avrebbe tenuti svegli tutta la notte. Draco Malfoy
aveva occhi che dell’ombra amavano la segretezza, così della sua sagoma si
intuivano i contorni intrecciati a fili di capelli biondi, il mento sostenuto
da mani pallidissime, e la linea delle labbra un poco arricciate.
***
Natale sapeva di neve caduta dagli
alberi di un ricordo infinito, di malinconia e luci sempre accese.
«Granger, ho visto tutte le sfumature
della tua disperazione quando la McGranitt ha suggerito di leggere questo libro
e tu già sapevi che è praticamente irreperibile».
«Sai Malfoy, se fossi stato un altro ti
saresti disperato anche tu, invece di misurare tutta la mia… costernazione».
«E perché avrei dovuto disperarmi? Io il
libro ce l’ho».
Hermione fu certa che le brillarono un
po’ gli occhi, quando Malfoy cacciò dalla cartella Trasfigurazioni impossibilissime: come renderle possibili. Solo per
bacchette avanzatissime.
Lo osservò quasi famelica, mentre lui se
lo rigirava tra le mani un po’ insicure. Un istante dopo, si ritrovò il libro
tra le braccia. «Buon Natale, Granger».
Hermione si piegò appena sotto il peso
di quel tomo voluminoso, sorridente.
Sorrise tantissimo, un po’ per lei e un
po’ per lui.
***
«Sai, Ginny, avevi ragione».
«È un anno che ti ripeto che non hai
bisogno di preoccuparti dei M.A.G.O.».
«Non intendevo quello. E poi forse ho
sbagliato l’interpretazione di una runa».
Ginevra alzò gli occhi al cielo,
esasperata. Attese la spiegazione di Hermione respirando la prima aria d’estate.
«Non ha ancora sorriso».
«Ma io non immaginavo che la situazione
fosse così grave. Merlino, quanto
siete strani».
«Sai cosa c’era scritto sull’ultima
pagina del libro che mi ha regalato a Natale?» Hermione si tormentò un po’ le
mani, strofinandole sulla camicia proprio come faceva lui quando la toccava
fingendo di non volerla abbracciare. «C’era scritto che magari leggendolo avrei
smesso di annoiarlo con tutte quelle domande sul fatto che non sorride mai,
anche se riesce a ridere di tutto. Diceva che il sorriso l’aveva perso dopo due
minuti alle prese con una trasfigurazione
impossibilissima».
«E tu?»
«Io? Ginny, sono un disastro. Ci ho
messo sei mesi a capire cosa intendeva con trasfigurazione
impossibilissima».
«Cioè?»
Hermione socchiuse gli occhi,
scorgendolo in lontananza. «Trasformare se stesso dalla mia nemesi al mio
ragazzo».
L’altra tirò un sospiro profondo.
«Quindi tu ora conti che se gli comunichi che ci è riuscito, gli salterà in
mente di sorriderti?»
«Certo che no!», ribatté Hermione,
convintissima. «Però magari invece di prendermi in giro, preso dalla
soddisfazione ammetterà che per trasfigurare un chicco di riso in un naso da
clown devi avere il sorriso sulle labbra».
«E che se ne fa Malfoy di un naso da
clown?», domandò Ginny, in tono ragionevole.
«Non lo so».
Hermione lo seppe l’ultimo giorno di
scuola, mentre cercava di far ragionare quell’attaccabrighe del suo nuovo
ragazzo. Malfoy aveva usato il naso da clown per ridere di lei, dopo averlo
sistemato a tradimento sul suo viso, approfittando del fatto che fosse stremata
dal solletico.
«Non ti sorride, Hermione. Ti solletica.
Pensa che il tuo sorriso sia più importante del suo».
È una di quelle cose che speravi finisse
in un aborto. Invece poi la finisci, la leggi e dici: almeno così posso ridere
di me XD
E spesso rido qui: Click
Filomena