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Autore: valentinamiky    13/12/2011    10 recensioni
4^Classificata al "Cluedocontest" indetto da Tifa Lockheart90
Dal cap.1 "Arthur alzò gli occhi al cielo: possibile che il padre non avesse il minimo senso dell’umorismo?
-Stavo scherzando, ovviamente. Merlin è il figlio di Hunith-[...]
Uther lo guardò torvo.
-E tu come fai a conoscerlo?-
Arthur chiuse gli occhi, sperando pur sapendo di illudersi, che il padre non scatenasse un uragano dopo la sua semplice e schietta risposta.
-Viviamo insieme-"
Dal Cap.4 "-Arthur! No...no, vi prego! Sono innocente! Arthur, diglielo, ti prego! Non ho fatto niente, sono innocente!- Merlin continuò a urlare in preda alla frustrazione, disperato, voltandosi per quanto gli fosse consentito dalla morsa dei due agenti che lo stavano trascinando lontano, verso un loculo freddo e buio.
Aveva paura. [...]
Paura che, alla fine, anche l’ispettore lo abbandonasse al suo triste destino.
Fu proprio Arthur a riportarlo alla realtà: lo aveva afferrato per una spalla, rallentando così il percorso degli agenti. Lo aveva abbracciato, stringendolo a sé, protettivo.
-Giuro che ti tirerò fuori di qui, fosse l’ultima cosa che faccio...- aveva sussurrato, affondando il palmo nei suoi capelli scuri."
Genere: Commedia, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Guilford Saga'
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Vorrei ringraziarvi tutte, per averla letta: ne sono felice!
Bene. Siamo davvero giunti alla fine, stavolta. Almeno per questa serie v.v Ma c'è ancora qualcosa che dovrei dire: esistono due "deleted scene" che ho dovuto appunto tagliare, per ragioni di spazio e non. Il “non” sta per “avevo paura di spingermi oltre con lo slash e avevo mal interpretato le parole della giudice che aveva affermato di non amarlo, ma non che fosse vietato” v.v
Ergo,non avevo inserito la scena sottostante (anche se il mio timore non era affatto fondato XD Non aspettatevi nulla di che, è un trafiletto piuttosto corto...) e ripensandoci, è meglio così: è un regalino, un capitolo extra per tutti/e coloro che hanno letto/commentato/seguito questa fic. Bea, alla fine capirai cosa deve capire il babbeo con la "cena ambigua", promesso! (Post del faccialibro XD)

  La seconda era ambientata in una locanda come quella della prima apparizione di Gwaine. Ma è davvero troppo bella e sarebbe un peccato non usarla. Credo che la conserverò per il futuro, anche perchè quando l'ho scritta ero sulla nave del ritorno dalla Sardegna, con il mio migliore amico, che mi aveva dato dei suggerimenti. Rappresenta un bel ricordo e ci siamo divertiti tantissimo a scriverla (alle tre di notte. Mentre l'inserviente della nave passava lo straccio sul corrimano delle scale, proprio davanti alla vetrata dei nostri tavolini. XD A un certo punto, alzando lo sguardo mentre scrivevo, ho beccato, sul bancone del bar con la frutta ecc...un gatto nero, che passeggiava bel bello, in tutta tranquillità! °_° Pensavo di avere le allucinazioni o che per uno strano scherzo divino, il barman si fosse trasmutato, invece era scappato dal trasportino di una donna che ricordava troppo la professoressa Cooman! X°D), anche se forse è un po' spinta XD Ma vabbè, non credo vi scandalizzerete, no?!

Ah! Importantissimo! Pensavo di sviluppare una fic parallela a 41, nella sezione del Cast (un capitolo per ogni storia della serie), ambientata in un ipotetico Comic-con. Ma non riesco a trovare/ricordare il nome della solita intervistatrice bionda del Cast di Merlin. Qualche anima pia potrebbe illuminarmi sul suo nominativo? XD

 


41 di sangue



Le fobie del ragazzo di Wildwoods - Missing Moments

 

-Aspetta un momento, Arthur...-
Il biondo farfugliò delle proteste incomprensibili, ma l’altro gli tappò la bocca, annusando l’aria e storcendo il naso.
-Non senti uno strano odore? Come se...sì, come se stesse bruciando qualcosa-
Senza sapere bene come, l’ispettore tornò in sé. Effettivamente, Merlin aveva ragione. Ma cosa poteva mai essere quella puzza terribile?
Improvvisamente impallidì. Scattò su come una molla, lanciando imprecazioni e corse fuori dalla stanza, lasciando così il moro piuttosto interdetto.
Lo raggiunse di corsa in cucina, appena in tempo vedere il biondino armeggiare con una padella col manico ormai quasi sciolto, il suo contenuto completamente carbonizzato e un fumo denso e nero che prendeva possesso della sala. Che scempio! Un altro minuto e avrebbe incendiato la casa!
Corse alla finestra per spalancarla, tenendo il naso tappato con una mano e sventolando l’altro braccio per cacciare il più distante possibile quella nube tossica: rischiavano seriamente di morire asfissiati, là dentro!  
-Che cos’era in origine?- si volle informare, dopo aver portato a termine la vitale manovra.
-Pasta aglio e olio...- s’imbronciò Arthur, immaginando perfettamente la reazione dell’altro, che non tardò a manifestarsi: Merlin cadde al suolo, tenendosi la pancia rischiando seriamente di soffocarsi per le troppe risate.
-Non c’è niente di divertente, Merlin!- tuonò, senza però sortire l’effetto sperato: in fondo, non sarebbe mai riuscito a far valere la sua autorità sul coinquilino. Era un caso senza speranza!
-Sì, invece! Arthur, sei una calamità in cucina!- riuscì ad articolare, tra una risata e l’altra.
L’ispettore sbuffò: non c’era modo di rimediare. Forse però, poteva farla pagare a quell’impertinente.
-Se lo trovi tanto divertente...- con un balzo, gli piombò addosso, immobilizzandolo con una mano ed iniziando a fargli il solletico con l’altra.
Merlin, se possibile, iniziò a ridere ancora più forte, fino alle lacrime, contorcendosi sotto il suo peso e pregandolo di smettere. Quando iniziò a piagnucolare, Arthur smise di torturarlo in quel modo. Ma anziché spostarsi, si chinò ancora di più su di lui, catturando ancora una volta le sue labbra invitanti: per avere la sua rivincita e rimuovere una simile onta per il suo orgoglio...
-Preparati, Merlin...perché mangerò te, per cena!-
 
Il moro spalancò gli occhi confusi, senza capire il riferimento.
Arthur lo guardava con un’intensità che avrebbe potuto scioglierlo, annebbiandogli completamente ogni pensiero, annullandone persino la sagacia.
Si ritrovò a deglutire, a disagio, vittima di un inspiegabile sfarfallio allo stomaco mentre il viso dell’ispettore si avvicinava sempre di più al proprio. Sfiorandogli le labbra in un casto bacio, che ebbe però il potere di farlo tremare impercettibilmente.
La lingua del biondo saggiò nuovamente le sue labbra, morbide e irresistibili che si schiusero in un muto invito.
Fu una questione di secondi e quel bacio dolce si trasformò con la rapidità di una tempesta estiva. Famelico, passionale, bisognoso, affamato...tanto che Arthur si staccò da lui per riprendere fiato, gli occhi lucidi di desiderio.
Gli baciò la tempia sinistra, dolcemente, prima di scendere a torturargli l’orecchio (“assurdo”) con piccoli e provocanti morsi, mentre le sue mani risalivano curiose sui fianchi asciutti del coinquilino.
Merlin non riusciva a pensare ad altro se non alla bocca di Arthur e a tutte le sensazioni che gli stava provocando.
Tante.
Troppe.
Così, quando Arthur si rialzò, tendendogli una mano per aiutarlo a fare lo stesso, il moro restò immobile.
-Merlin...- Arthur sussurrò appena il suo nome, quasi temesse di spaventarlo con la propria voce. Ma bastò a far tornare un minimo di lucidità all’interpellato, che finalmente posò le dita sul palmo del biondo, dandosi anche lo slancio per rimettersi in piedi quando l’ispettore lo tirò a sé.
 
Arthur, vedendo la sua espressione confusa, non riuscì a trattenersi e si avventò nuovamente sulla sua bocca, sentendolo così meravigliosamente arrendevole, per una volta.
-Sembra che abbia finalmente trovato il modo di farti tacere...Merlin- lo stuzzicò.
Ma il moro si limitò a rispondere con un broncio adorabile, arrossendo leggermente per l’insinuazione del compagno, che ridacchiò, scompigliandogli i capelli.
Non era la prima volta che li accarezzava così, ma mai come in quegli ultimi giorni si era ritrovato a desiderare così intensamente di poterli sfiorare di continuo. Non aveva mai pensato a lui così spesso, insistentemente e di sicuro, mai lo aveva guardato sotto quella nuova luce: l’aveva sempre visto come un caro amico, per quanto sincero e leale, ma ora...
Era tutto cambiato, così rapidamente e la sua sola presenza, bastava ad accendere in lui il desiderio di quel corpo.
Gli cinse i fianchi, attirandolo a sé, beandosi del contatto che gli donò il suo torace esile. Indietreggiò, cercando a tentoni la porta della propria camera, senza staccarsi un solo istante dalle labbra dell’altro. Quando furono abbastanza vicini al letto, invertì le posizioni, per sospingere il compagno sul materasso; lo vide cadere all’indietro, come stordito, ma non gli lasciò il tempo di scostarsi.
In un battito di ciglia, il moro si ritrovò di fronte l’ispettore, che riprese la sua tortura di baci e carezze. La nuova vittima ad essere presa di mira, fu il collo niveo dello studente, che ansimò leggermente, sorpreso e sconvolto da simili attenzioni.
Sentiva le mani di Arthur, le sue labbra, quella sua lingua da asino borioso, ovunque. E ad ogni tocco, a ogni carezza e ogni bacio, o morso, o qualunque altra attenzione dedicatagli dal biondo, sentiva il sangue incendiarsi e scorrere a velocità folle sottopelle, donandogli una sensazione indescrivibile.
La maglietta volò a terra, seguita immediatamente da quella di Arthur, poi dai loro jeans.
Fu quando la mano del biondo provò a rimuovere anche l’ultima barriera, che la mano di Merlin si strinse sul suo polso, decisa.
L’ispettore si sollevò leggermente, sentendo il corpo del compagno teso come una corda di violino, abbastanza da poterlo osservare negli occhi.
Merlin abbassò lo sguardo, mettendosi seduto, rannicchiandosi in posizione fetale, con la schiena contro il muro, cercando probabilmente di occupare meno spazio possibile, nonostante l’altezza.
E sembrava così piccolo, in quel momento, che il biondo restò paralizzato. Aveva fatto qualcosa di sbagliato? Si era solo immaginato quell’alchimia che li aveva incendiati fino a un istante prima? No, non lo credeva davvero possibile. Che Merlin ci avesse ripensato?
Il silenzio era opprimente, così il giovane Pendragon si impose di dire qualcosa. Qualunque cosa.
-Merlin, io...-
-Mi dispiace- lo interruppe il moro, curvando ancora di più le spalle, appoggiando la fronte sulle ginocchia così da nascondere il viso in fiamme per l’imbarazzo. –Non ce la faccio, scusami...-
Arthur boccheggiò, incapace di replicare. Non riusciva a crederci: non aveva nessuna esperienza con i ragazzi, ma Merlin gli aveva appena spezzato il cuore. Non riusciva più a vedere il coinquilino come “ragazzo”, ma solo come “Merlin”. Non aveva più importanza il fatto che fossero entrambi maschi, ma il moro non era dello stesso parere. Era questo che lo aveva ferito, più del rifiuto in sé.
Almeno finchè Merlin non riprese a parlare.
-E’ che tu sei il primo e...non lo so, Arthur. Stai correndo troppo, non riesco a starti dietro. Mi sento troppo strano e poi...oh, non lo so! Ho paura di rovinare tutto, credo...- biascicò, in un timido pigolio.
Arthur lo guardò: aveva finalmente rialzato lo sguardo e gli sembrò di annegare in quei pozzi d’oceano spauriti. In quelle iridi colme d’insicurezza, in cui poteva leggere la silenziosa supplica di perdonarlo, come se ce ne fosse davvero bisogno. Occhi che si sgranarono, appena l’altro gli cinse le spalle, con fare protettivo.
-Merlin sei...un idiota, ecco!-
L’idiota in questione sentiva il cuore battere impazzito, fino a fargli temere di poter provocare un terremoto. E il profumo che lo solleticò, insieme ad una carezza rilassante di Arthur che gli massaggiava la nuca, scompigliandogli i capelli corvini, a dispetto delle parole lo fece sentire al sicuro.
E questa sensazione crebbe, quando il più grande lo invitò a sdraiarsi, permettendo a Merlin di accoccolarsi al suo fianco, avvolgendolo con la coperta subito dopo.
 
Restarono semplicemente così, tutta la notte, scambiandosi baci ora dolci, ora focosi.
Ma il biondo non tentò in alcun modo di forzarlo oltre. E di questo, Merlin gliene fu immensamente grato.
Le prime luci dell’alba li sorpresero finalmente addormentati e ancora stretti l’uno all’altro.

 

  
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