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Autore: Afaneia    14/12/2011    3 recensioni
Quando erano piccoli, Rosso e Blu giocavano insieme ed erano l'uno l'opposto dell'altro: il fuoco e l'acqua, il nero e il bianco, l'istinto e il buonsenso, la pazzia e la ragione.
Eppure, qualcosa deve essere accaduto perché Rosso e Blu si siano poi ritrovati a essere rivali. Cosa può averli divisi in una città serena quanto Biancavilla? E che cosa, poi, porterà Rosso ovunque in giro per Kanto, e che cosa lo spingerà a fuggire il mondo ritirandosi sulla cima del Monte Argento?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga della Prescelta Creatura'
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Trascorsero giornate furibonde durante le quali Rosso quasi non dormì né mangiò, tutto preso com’era a catturare, allevare, allenare.

Per l’ora di pranzo del suo primo giorno di viaggio, aveva già raggiunto Smeraldopoli. Là aveva consumato in fretta quello che sarebbe stato probabilmente il suo ultimo vero pasto per i suoi successivi due giorni, aveva visitato il Centro Medico per Pokémon, ascoltando in un angolo le voci di alcuni allenatori riguardo al Bosco Smeraldo, e si era rimesso in cammino.

Charmender si era dimostrato simpatico e affettuoso con lui. Gli obbediva senza difficoltà e gli piacevano molto i biscotti che Rosso condivideva con lui. Di notte, quando Rosso s’intristiva per la propria solitudine, lo faceva uscire dalla sua Pokéball e parlava con lui. Charmender alleviava il suo vuoto.

Catturò un Caterpie, poi un Oddish, in previsione della prima palestra che aveva deciso di sfidare, quella di Brock di Plumbeopoli. Sapeva che Charmender sarebbe risultato svantaggiato come tipo, ma comunque non demordeva: gli sembrava che stesse facendosi molto forte in poco tempo. Poco prima di raggiungere Plumbeopoli, quando ormai quasi non vi sperava più, catturò un Poliwag che però gli appariva troppo debole, non tanto (in realtà) per Brock, quanto piuttosto in paragone alla sua ambizione.

Ma Plumbeopoli fu per lui una rivelazione. Aveva sempre creduto che le città si assomigliassero le une con le altre come i cuccioli con le madri, e così era, in effetti, per quanto riguardava Biancavilla e Smeraldopoli, per esempio. Ma in confronto a Smeraldopoli, che quantomeno Rosso conosceva in parte, Plumbeopoli era immensa (e cosa non avrebbe pensato, riguardo Azzurropoli o, ancora più avanti, Zafferanopoli o addirittura Fiordoropoli?) e, per la prima volta dopo tanti giorni, Rosso si sentì nuovamente un ragazzo che andava a scoprire nuove città…si sentiva perso.

Era ormai pomeriggio inoltrato, e dopo aver vagato senza meta per circa un’ora , Rosso cominciò a sentirsi addosso tutta la stanchezza e la fame del suo viaggio. Dalla sua partenza da Viridian City, non aveva mangiato altro che biscotti al cioccolato e un piccolo panino al formaggio che aveva trovato in una tasca dello zaino. Ma ora i crampi allo stomaco cominciavano a farsi sentire, e così Rosso, chieste indicazioni per il più vicino Centro Pokémon, vi si diresse e vi entrò.

Ottenuta una stanza, portò i suoi Pokémon a riposare e a farsi controllare, dopodiché dormì per un paio d’ore, almeno finché l’infermiera Joy, come Rosso le aveva chiesto, non lo chiamò per la cena. Allora Rosso consumò un pasto caldo e abbondante che rinfrancò le sue forze nella sala in cui solitamente gli allenatori si incontravano, solo in un angolo ma con le orecchie attente alle voci che lo circondavano.

Fu un bene per lui ascoltare, quella sera, sebbene ormai cominciasse a detestare sempre più il suono di voci umane. A un tratto sentì qualcuno urlare una battuta, qualcosa come: “Ma prima o poi anche il Team Rocket si fossilizzerà!” e tutti attorno scoppiare a ridere. Sorpreso, volse il capo e si guardò attorno per indovinare chi avesse gridato quelle parole, e vide che esse provenivano da un robusto Avventuriero circondato da varie altre persone.

Suo malgrado incuriosito, Rosso, che aveva ormai terminato la cena, si alzò in piedi e si avvicinò al tavolo dell’Avventuriero.

“Scusate” disse a voce abbastanza alta da farsi udire: “Non volevo origliare, ma vi ho sentiti parlare del Team Rocket, e vorrei capire…”

“Accomodati! Accomodati!” esclamò quegli, invitandolo a sedersi al proprio fianco: era buono e gentile come tutti gli Avventurieri. “Siediti, ragazzo mio, io mi chiamo Nan, e tu?”

“Mi chiamo Rosso, e vengo da Biancavilla” replicò quegli tranquillamente.

“Biancavilla! La mia ragazza è di Biancavilla, e la sto giusto andando a trovare. Se vorrai, potrò portare qualche messaggio a casa da parte tua.”

“Dicevamo del Team Rocket” lo interruppe Rosso, che detestava cambiare argomento.

“Il Team Rocket, è vero! Beh, che c’è da dire? Devi sapere che sono venuto fin qui da Celestopoli attraversando le grotte del Monteluna, e vedi, là si trovano un mucchio di fossili, e persino alcuni pezzi di meteoriti. Beh, ti confesso che speravo di trovare io stesso qualche scheggia di ambra, ma nulla di più, da regalare alla dolce Josephine. Comunque, mentre davo un’occhiata in giro, mi è capitato d’incappare in un mucchietto di quei Rocket. Saranno stati cinque o sei, non di più, e si trovavano proprio nella zona in cui sono stati ritrovati i fossili di Pokémon antichi e in cui solo le autorità scientifiche possono scavare. Ebbene, quei Rocket stavano ammucchiando un sacco di fossili in un grande cesto!”

“Ho urlato loro di smettere di rubare i fossili, che appartengono alla comunità, ma invano: due di loro mi hanno attaccato e i miei Pokémon, già stanchi, non ce l’hanno fatta. Perciò ho dovuto fare ritirata e sono venuto qui di corsa! Ho dato l’allarme alla polizia, e loro faranno ciò che credono meglio. Ecco qua, ragazzo: sei soddisfatto?”

Rosso non rispose, ma rimase un po’ soprappensiero, riflettendo. Poi, improvvisamente, sentì come la presenza di due occhi puntati sulla sua schiena stanca, e si volse di scatto. Vide un ciuffo di capelli rossi e un alone viola scuro nell’ombra di un angolo della sala, ma dopo un attimo esso si spense dietro una porta che si chiudeva.

“Blu!” mormorò Rosso balzando in piedi. “Blu è qui!”

Corse in un lampo fino a quella porta, la spalancò, si precipitò fuori: ma di Blu non c’era più traccia nell’aria, né sulla terra, a quanto sembrava.

 

Il mattino seguente, Rosso sfidò Brock senza indugio, e non ebbe a dire il vero grossi problemi a batterlo. Aveva finalmente avuto la sua prima medaglia, la medaglia Sasso, eppure in qualche modo si sentiva insoddisfatto: certo, Charmender era forte, ma il resto della sua squadra era in qualche modo di un’insopportabile mediocrità, un’intollerabile debolezza che non poteva conciliarsi col suo sogno. Si disse che, a costo di frugare tutta Kanto, avrebbe catturato Pokémon molto più forti. E così, mentre si avviava al passo verso i misteri del Monteluna, progettava la sua squadra ideale.

A poco a poco, tra gli alti monti, cominciava a spuntare l’alta cima aguzza del Monteluna. Via via che camminava, gli occhi puntati su di esso, Rosso ripensava alle parole dell’Avventuriero, e si diceva: “Che cosa troverò là?”

A ogni passo la strada si faceva sempre più in salita, ma Rosso non demordeva, non poteva demordere: finalmente arrivò in cima.

La sommità del monte era arida e brulla, ma qua e là sorgevano cespuglietti spontanei che nascondevano le entrate di varie gallerie sotterranee. La maggior parte di essi era stata rudemente spostata; solo uno di essi, tuttavia, risultava ordinatamente potato e sormontato da un cartello che recava la scritta: “Per Celestopoli.”

Ormai deciso, Rosso si calò senza esitazione nella galleria, di cui percorse senza difficoltà il primo tratto, illuminato artificialmente a giorno e ormai percorso da innumerevoli segni di piedi umani. Catturò uno Zubat e un Geodude, ma non riuscì in nessun modo a trovare un Clefairy, la qual cosa lo irritò profondamente.

Ma a poco a poco raggiunse la zona degli scavi, vividamente illuminata e contrassegnata da varie transenne, perfettamente distinguibili nella luce.

Ricordando le parole dell’Avventuriero, Rosso si avvicinò, suo malgrado incuriosito, alla zona transennata. Risultava vuoto, ma in un angolo giaceva un gran mucchio di pale e picconi incrostati di terra e muschio.

Non sembrava vi fosse nulla di storto.

“Beh, se ne saranno andati. Oppure la polizia li ha cacciati” pensò Rosso alzando le spalle; e dicendosi che non valeva la pena di infilarsi lì dentro, si allontanò seriamente.

Ma d’improvviso un suono confuso di voci e di passi, proveniente da una galleria laterale il cui accesso si trovava nella zona transennata lo richiamò, e Rosso  (ai cui occhi balenò d’improvviso una rapida sequenza d’immagini – Blu, il Team Rocket, le foto dei Pokémon morti, e di nuovo Blu), senza riflettere, scavalcò d’un balzo le transenne e attraversò di corsa la zona, gettandosi dritto in quella galleria.

Anch’essa era vividamente illuminata, ma non c’era, almeno apparentemente, anima viva fin dove arrivava la sua vista. Dopo qualche decina di metri, si fermò, domandandosi se non fosse il caso di tornare indietro, ma proprio quando l’eco dei suoi passi si fu spenta tra le pareti di pietra, egli percepì di nuovo quei rumori indistinti. Dopo un attimo di ascolto, distinse una voce più chiara e netta delle altre che urlava: “Jack, nel cesto!”

Udire quella voce e spiccare una corsa, furiosa, in avanti, fu un tutt’uno: percorse la galleria come un lampo, ignorando l’eco dei propri passi nella caverna, precipitandosi nella grotta più ampia riservata agli scavi.

E in effetti vide tre persone nerovestite affaccendarsi per la grotta, curve, sui loro cesti pieni di scatole infrangibili, trasparenti, dal chiaro contenuto…e Rosso non ci vide più dalla rabbia nel collegare d’improvviso quei fossili alla fiammante tuta nuova di Blu, di Blu che non aveva più visto…

“Fermi!”

Ma chi era lui per mettersi contro Team Rocket? Nessuno, Rosso non era davvero nessuno, solo un piccolo allenatore di Biancavilla che viaggiava da pochi giorni, e loro, invece…

Ma Blu, c’era Blu dietro tutto ciò! Giovanni o Blu, Rosso ormai non faceva differenze, tutto era peste per lui, peste. Vide che d’improvviso i loro corpi si raggelavano e i loro capi si voltavano, ma poi vide anche che risero alla sua vista.

“Ma è solo un bambino!”

“Cielo, e ci siamo spaventati tanto per un semplice bambino!”

“Un bambino!”

Ecco, ora Rosso era paonazzo per la rabbia e l’umiliazione ricevuta, e urlò: “Non sono solo un bambino, sono un allenatore!”

Ma chi avrebbe mai potuto credergli? Certo, andava in giro con qualche Pokéball appesa alla cintura; ma un ragazzino con quattro soli Pokémon e qualche Pozione nello zaino non sembrava un allenatore molto pericoloso.

“A chi credi di far paura, ragazzino?” domandò la sola donna del gruppo, venendo in avanti: era una donna alta dai folti capelli scuri… Rosso indietreggiò d’un passo. Ma ora che lo aveva visto meglio, d’improvviso la donna avvampò furiosamente: “Rosso!”

“Helena!”

“Helena, tu…tu lo conosci?”

“Zitto, Jack! Hai vinto, Rosso, ce ne andiamo via. Conosci i nostri nomi…lasciate tutto qui, ragazzi! Non devono poterci incriminare con i fossili!”

Ma come lasciarsi sfuggire quell’occasione? Ormai i tre, abbandonati i cesti, facevano per scappare…

“Helena, Hugh, aspettate!”

“Ah, no, ragazzino! Pensi di poterci fregare?”

“No, vi prego, aspettate! Dovrete pur sapere dov’è andato Blu!”

Forse con un senso di rammarico e di perplessità, i due si voltarono un momento.

“Che ti importa di Blu, Rosso? Non avete forse litigato?”

“Litigato? Sì, abbiamo litigato. Ma dov’è andato? Lo saprete!”

“No, non lo so. È in viaggio come te, e non sta mai fermo. Anche se, forse, si sta allenando col Capo…dove, non te lo dirò di certo!”

“E io non voglio saperlo” replicò bruscamente Rosso, risvegliato da quella parola, “Capo”. Non importa, andatevene pure! Ci rivedremo, e ve la farò vedere io.”

“Andiamocene, allora” sbottò Hugh, e i tre ben presto scomparvero tra le ombre della galleria.

Ora Rosso era di nuovo. Si sentiva solo e confuso; pensava a Blu e al proprio aspetto troppo debole… no, non solo al proprio aspetto.

Pensava alla sua vera debolezza. ”!

 

Ecco qua, forse un capitolo di passaggio, forse piuttosto di riflessione. Il prossimo capitolo sarà particolarmente lungo e importante per la storia, perciò preparatevi.

Grazie a nihil no kami per le recensioni!

Afaneia ;)

 

   
 
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