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Autore: Strega_Mogana    15/12/2011    2 recensioni
Quando lei gli mise una mano sul braccio sentì il cuore esplodergli nel petto. La sentì avvicinarsi di più al suo corpo e pregò mentalmente Salazar di non vacillare quando avrebbe voltato lo sguardo per guardarla negli occhi per dirle con assoluta certezza che lui non sarebbe rientrato per le feste natalizie.
- Severus… ti prego…
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Tu mi fai sorridere -




Hogwarts, 1 Dicembre 1975
Biblioteca, sezione Creature Magiche altezza lettera “K”



Lo spazio tra gli scaffali era ristretto ed illuminato solo da poche candele che volteggiavano sopra le librerie di legno, probabilmente ancora più antico dell’intera scuola.
L’aria era calda, nonostante il soffitto alto, e odorava di pergamena vecchia e inchiostro sbiadito.
Pesanti volumi rilegati in pelle volteggiavano a mezz’aria ogniqualvolta Madama Prince li appellava o li rimetteva al loro posto.
Il mago abbassò la testa un paio di volte appena prima che un grosso tomo impolverato lo potesse colpire sulla fronte.
Controllava in religioso silenzio ogni titolo che riusciva ad intravedere nella penombra, senza però trovare quello che cercava.
Sbuffò, sollevandosi in punta di piedi per vedere meglio un grosso libro di pelle marrone con sbiadite scritte dorate sulla costa.
Necessitava di quel libro per un compito importante e non riusciva a trovarlo da nessuna parte.
Perché Madama Prince lasciava che gli studenti prendessero i libri più importanti senza poi rimetterli nel loro giusto ordine alfabetico?
Infastidito, prese la bacchetta dalla tasca interna del mantello orlato di verde e appellò il volume, mantenendo prima la concentrazione, quindi il contatto visivo quando il pesante libro apparve da un angolo e iniziò a volteggiargli sopra la testa.
- Sev!
Il mago sgranò gli occhi, colto alla sprovvista, voltando appena la testa verso l’entrata dell’angusto corridoio avvertendo, prima ancora che lei entrasse nel suo campo visivo, l’inconfondibile profumo di fiori di campo che accompagnava ogni suo dolce movimento.
Quando Lily lo vide fece uno dei suoi dolcissimi sorrisi, e qualcosa dentro il cuore burbero del giovane mago si sciolse, facendogli provare il consueto tepore nel petto quando era in sua presenza.
Era innamorato di lei da così tanto tempo da non ricordare cosa significasse una vita senza Lily Evans.
Anzi, non esisteva nessuna vita senza Lily Evans.
- Ero certa di trovarti qui!
Il libro volteggiò dolcemente tra le braccia del ragazzo, che lo strinse cercando di resistere alla tentazione di abbracciare lei.
Ormai era un impulso quasi impossibile da ignorare.
- Stai già cercando materiali sui Kelpie? – domandò Lily stupita, leggendo il titolo del tomo – Ma dobbiamo consegnare il tema solo prima di Natale!
- Sai che non mi piace accumulare i compiti. Avevo qualche ora libera ho deciso di portarmi avanti. – nonostante il suo cuore urlasse tutto l’amore che provava per lei, le labbra sottili erano serrate su quei sentimenti che sapeva non essere corrisposti.
Era un amico. Si doveva accontentare, anche se voleva dire morire dentro ogni giorno.
Si sistemarono nell’angolo più lontano dalla visuale di Madama Prince. Severus prese due rotoli di pergamena e la boccetta di inchiostro con una penna d’aquila un po’ malconcia e li adagiò con cura e precisione sul tavolo davanti a lui.
Lily si limitò ad appendere la borsa allo schienale della sedia e a fissarlo con un lieve sorriso che le increspava le labbra rosee.
Sapeva che non sopportava di essere fissato, nemmeno da lei e questo, quella brillante nonché bellissima strega, lo sapeva perfettamente.
Stufo di essere fissato, seppure se quei meravigliosi occhi smeraldo, si voltò verso di lei, mascherando il suo imbarazzo con una maschera infastidita.
- Mi stai fissando. – le disse a bassa voce, lanciando occhiate veloci al bancone dove Madama Prince stava esaminando con cura un libro riportato da uno studente di Tassorosso.
- Devo farti una domanda.
Lily non aveva mai amato i giri di parole, era schietta e sincera e questo gli piaceva. Tutto, a dire il vero, gli piaceva di lei, anche quelle disgustose caramelle al gusto di anice che mangiava.
- Dimmi. – disse aprendo il libro e cercando il punto giusto da dove iniziare le sue ricerche.
- Torni a casa per Natale?
Il mago si lasciò sfuggire un sospiro esasperato. Avrebbe dovuto immaginare la natura della domanda. Dopo quattro anni Lily non aveva ancora capito.
- Conosci già la risposta. – rispose semplicemente senza alzare la testa dal libro. Sapeva che se avesse incontrato le sue iridi verdi colme di delusione non sarebbe stato in grado di negarle nulla. Nemmeno la propria vita.
- Vuoi restare nel castello chino sui libri per tutte le vacanze natalizie?
- Non sono solo. – ribatté prontamente voltando pagina per cercare nel capitolo successivo le informazioni che gli occorrevano – Resta anche qualche mio compagno.
- Oh certo. – mormorò velenosa l’altra – I tuoi amici oscuri.
- Ne abbiamo già parlato Lily. – tagliò corto Severus, questa volta voltandosi per guardarla – Non fanno nulla di male.
- Tranne studiare le Arti Oscure.
- Sono solo pettegolezzi. Ma se vuoi intraprendere il discorso posso ricordarti le mie corrette deduzioni sul tuo amico Lupin.
Lily sbuffò sollevando un ciuffo ramato, Severus trattenne un sorriso vittorioso, mentre tornava a concentrarsi sul capitolo. Sapeva che sarebbero tornati su quel discorso prima o poi, ma sperava di aver aggirato l’argomento per quella settimana.
Lily diventava sempre più insistente sulle sue frequentazioni e questo iniziava a dargli fastidio.
- Per quanto riguarda il Natale… - riprese Lily dopo qualche attimo di silenzio – sono certa che ai tuoi genitori farebbe piacere vederti per le feste. - Severus si trattenne dal sollevare gli occhi al cielo. Lily era cocciuta quanto un troll quando voleva qualcosa – E poi sono stanca di darti il mio regalo per gufo o qualche giorno prima. Voglio che apri il mio regalo la notte della Vigilia come tutti.
- A Spinner’s End Natale è un giorno come un altro. – mormorò malcelando una profonda tristezza che solo a lei avrebbe mostrato – E dubito che a mio padre interessi dove e con chi passo il Natale.
Quando lei gli mise una mano sul braccio sentì il cuore esplodergli nel petto. La sentì avvicinarsi di più al suo corpo e pregò mentalmente Salazar di non vacillare quando avrebbe voltato lo sguardo per guardarla negli occhi per dirle con assoluta certezza che lui non sarebbe rientrato per le feste natalizie.
- Severus… ti prego…
Il ragazzo si sentì tremare dentro. Lei non lo chiamava quasi mai per nome, non con quella voce appena sussurrata, non con quel tono. Voltò lentamente la testa incrociando gli smeraldi incastonati nei suoi occhi.
Era vicina… troppo vicina.
E tutta la sua sicurezza e terminazione si sgretolò in mille briciole.
Deglutì il più silenziosamente possibile, imponendo al suo corpo di non reagire a quella sublime tentazione.
Lei sbatté le lunghe ciglia con una malizia che forse non sapeva ancora di possedere.
- Ci penserò. – disse con una calma che a stento credeva gli appartenesse.
Il sorriso sul volto di Lily era un misto tra la gioia e la vittoria, in quattro anni era la prima volta che gli rispondeva in quel mondo; in quattro anni era la prima volta che Lily Evans usava le sue innate arti di seduzione per costringerlo a fare qualcosa.
La strega si alzò e prese la sua borsa dalla sedia.
- Fammi sapere il più presto possibile! – disse felice mettendosi la borsa a tracolla – Ci vediamo a lezione di Pozioni, Sev!
Se ne andò quasi saltellando come una bambina. Severus osservò i lunghi capelli rossi ondeggiare ad ogni suo passo, i riflessi leggermente più chiari di alcune ciocche brillarono alla debole luce delle fiamme delle candele.
La osservò sparire dalla sua vista poi si concentrò nuovamente sul tomo.
Il profumo di lei lo accompagnò per il resto della giornata.


Hogwarts, 15 Dicembre 1975
Sala Grande, ora di colazione, tavolo dei Serpeverde



Il vecchio gufo spelacchiato, unico ricordo che Eileen aveva sottratto dalla famiglia Prince prima di infangarne il nome con un matrimonio misto, planò con poca grazia sul tavolo della sua Casa. Severus guardò storto l’animale, mentre quello camminava verso di lui incurante dei piatti in cui infilava le zampe o faceva cadere le piume bagnate.
Quando si fermò, osservò il suo padrone con gli acquosi occhi gialli allungando una zampa sporca di porrige.
Il giovane mago si domandava come quella bestiacca riuscisse sempre a trovare la giusta destinazione.
Era una domanda a cui non aveva mai trovato risposta.
Slegò il foglio di pergamena dalla zampa e gli diede qualche boccone di pane sporco di marmellata.
Non era il pasto più salutare per l’animale, ma se non era mai morto mangiando i ratti di Spinner’s End non sarebbe morto per così poco.

Io e tuo padre siamo così entusiasti di averti a casa per Natale!
Non potremmo venirti a prendere in stazione, ma ti prometto che ti cucinerò un pranzo delizioso.
Un abbraccio,
Mamma


Severus inclinò un sopracciglio nero. Dubitava fortemente che suo padre fosse entusiasta di averlo in giro per casa durante le vacanze natalizie. Probabilmente si era limitato a grugnire qualcosa dalla poltrona del salotto, mentre trangugiava birra d’infima qualità seguendo attentamente la partita di calcio in televisione.
Tobias Piton dimostrava entusiasmo solo quando la sua squadra segnava un goal o quando doveva ricordargli che la sua esistenza valeva meno del guano di quel gufo.
- Grazie. – mormorò al pennuto piegando la lettera e facendola sparire in un libro che aveva sempre a portata di mano – Vai pure a riposarti e poi torna a casa quando vuoi. Non ho intenzione di rispondere a questa lettera.
L’uccello sembrò lanciargli un’occhiata indispettita poi apri le ali e si alzò in volo, non prima di aver lasciato un ricordo poco gentile accanto al suo bicchiere.



Espresso per Londra, 22 Dicembre 1975
Vagone centrale, ora indefinita



La campagna inglese sfrecciava a grande velocità dai finestrini.
I colori si mischiavano veloci in macchie indistinte capaci di far venire il voltastomaco.
Severus osservava distrattamente il panorama, con il mento appoggiato sul palmo della mano.
Il vagone era vuoto e silenzioso. Uno dei vantaggi del rientro a casa durante le feste erano i viaggi in treno senza ragazzini del primo anno che correvano da un vagone all’altro.
Era quasi rilassante.
Non si era aspettato di passare tutto il viaggio con Lily al suo fianco, ma, in cuor suo, ci aveva inutilmente sperato.
Rimpiangeva i tempi in cui solo lui era l’amico speciale di Lily.
Per lei era facile fare nuove amicizie, tutti le volevano bene, la invidiavano per la sua bellezza e la sua intelligenza.
Lui, invece, era rimasto quello di sempre. Solitario, taciturno e nascosto dietro grossi libri. Nulla della sua personalità si poteva definire amichevole.
Il mago, stanco del panorama monotono ed indistinto, sospirò appoggiando la testa sul cuscino di velluto rosso e chiuse gli occhi sperando in qualche ora di riposo.
Sentì la porta scorrevole aprirsi e il profumo di Lily invase il vagone. Capì che non voleva fare rumore per non svegliarlo. Tutta quella premurosità gli faceva sempre un certo effetto.
Forse solo sua madre era sempre stata così premurosa nei suoi riguardi.
Lasciò passare qualche minuto. Avvertì i suoi delicati passi e il peso del suo corpo sul sedile accanto. Dentro di sé sperò che Lily appoggiasse la testa sulla sua spalla, ma sapeva che era solo una bella fantasia romantica che non avrebbe rivelato ad anima viva.
- Mi hai svegliato. – disse all’improvviso con un lieve tono infastidito.
Sentì Lily sussultare sulla poltroncina e poi dargli un lieve colpetto sul braccio.
- Mi hai spaventato a morte, Sev! – lo rimproverò con finta rabbia.
Il mago fece un live sorriso, uno dei rari sorrisi che solo a lei concedeva, e aprì gli occhi tuffandosi quasi immediatamente nel verde smeraldo dei suoi.
- Scusa. – le disse – Ma credevo che non venissi più.
- Oh…- fece lei sostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio – ho dovuto seminare Potter. Continuava a seguirmi chiedendomi di uscire con lui.
Severus serrò la mascella irritato. Alla prima occasione avrebbe schiantato quel Potter con la sua stessa bacchetta. Aveva quasi inventato l’incantesimo adatto per fargli fare una figura da imbecille davanti a tutta la scuola.
- Alla fine gli ho lanciato una fattura, - continuò lei del tutto ignara del turbinio di pensieri vendicativi nella mente dell’amico – é seccante quanto uno gnomo da giardino.
- Ha anche la stessa intelligenza. – scappò a Severus, mentre immaginava di prendere Potter per la divisa, farlo girare in aria e lanciarlo lontano per non fargli più trovare la via del ritorno.
La risata cristallina di Lily esplose nel piccolo scompartimento. Severus si beò di quel suono angelico sapendo che non c’era nulla di più bello al mondo.
- Quando ci vediamo per scambiarci i regali? – domandò la strega.
- Tu volevi che aprissi il tuo regalo la Vigilia di Natale.
- Oh…- un’ombra oscurò le iridi smeraldine di lei – beh… la Vigilia ho un impegno. Credo che mi terrà impegnata tutto il pomeriggio.
- Immagino che dovrai pranzare con tutta la famiglia, - rispose l’altro celando con maestria il dispiacere – non è un problema ci possiamo vedere qualche giorno dopo.
- Non è un pranzo. - spiegò l’altra – Io, mamma e Tunia andiamo all’ospedale per portare ai bambini malati dei doni. E’ un bel gesto e sollevi l’umore di quei bambini in un brutto momento, l’ospedale fa venire anche un Babbo Natale così i bambini non si sentono abbandonati durante il Natale. - in un lampo Lily gli afferrò il braccio – Perché non vieni anche tu? Ci aiuti a distribuire i doni e poi posso darti il mio prima di tornare a casa.
- Non mi piacciono i bambini e sono certo di non piacere a loro.
- Oh andiamo, Sev! E’ un bel gesto e porti a qualcuno il sorriso.
- Io non faccio mai sorridere nessuno.
- Non è vero, - ribatté con sicurezza l’altra – tu mi fai sorridere, Sev.
Severus deglutì un doloroso groppo in gola. La osservò qualche istante per non cadere nella sua trappola, poi tornò a fissare il panorama indistinto fuori dal finestrino.
- Ci penserò.


Londra, 24 Dicembre 1975
Parcheggio dell’ospedale di Londra, primo pomeriggio



- Tunia è proprio una stupida! – sbottò Lily chiudendo la portiera della macchina con più forza del necessario.
- Lily non parlare così di tua sorella. – la ammonì la madre, mentre apriva il bagagliaio e prendeva le borse con dentro i regali per i bambini.
- Ma è vero! – rispose la strega – Non è venuta solo perché c’é Severus!
Severus era felice di non avere Petunia tra i piedi, era una continua seccatura con le sue occhiate colme di disprezzo. Si avvicinò alla madre di Lily e prese una delle borse; la donna lo ringraziò con un sorriso. Borbottò qualcosa sperando di apparire gentile e si incamminò verso l’entrata dell’ospedale.
Non aveva detto neppure a sua madre quello che aveva in programma quel pomeriggio, era troppo umiliante per il suo orgoglio.
Ma Lily gli aveva detto che la faceva sorridere e questo l’aveva turbato nel profondo molto più di quanto volesse ammettere anche a se stesso.
Avrebbe donato la sua vita per lei.
Salirono con l’ascensore fino alla pediatria dove un’infermiera con un grave problema di peso li accolse con una smorfia.
Probabilmente non era una nuova arrivata perché sia Lily che sua madre mormorarono qualcosa che non sembrava affatto un complimento.
- Ah. – disse semplicemente la donna – Siete quelli del volontariato. I bambini sono in reparto, non possono uscire in corridoio.
- Va bene, - rispose cordialmente la Babbana – dov’è il ragazzo che deve interpretare Babbo Natale?
- L’agenzia ha mandato un vecchio alcolizzato, è arrivato qui già ubriaco. Ha iniziato a vomitare in corridoio ed è svenuto poco dopo, l’abbiamo messo su un lettino in attesa che la sbornia gli passasse. Ci vorrà almeno tutta la notte.
- Non sarà la stessa cosa senza un Babbo Natale. – mormorò tristemente Lily – I bambini si aspettano un Babbo Natale.
- Non possiamo farci nulla, Lily. – fece la madre rassegnata – Vorrà dire che dovremmo inventarci una scusa per giustificarne l’assenza.
- I bambini ci resteranno proprio male.
Severus aveva imparato in anni di violenze e soprusi a riconoscere i segni di una pessima giornata.
Quella mattina si era svegliato con un vago prurito alla gola e un’eccessiva sudorazione alle mani.
Nonostante tutto aveva attribuito quegli strani sintomi all’impellente appuntamento con Lily e alla gioia di starle accanto per tutto il pomeriggio, nonostante quel lavoro umiliante.
Scioccamente si era sbagliato e se ne era reso conto, purtroppo, troppo tardi quando ormai sia Lily che sua madre lo stavano guardando in modo strano.
Improvvisamente gli fu difficile anche solo respirare.


Londra, 24 Dicembre 1975
Reparto di pediatria dell’Ospedale, corsia D, stanza 745, tardo pomeriggio



L’ennesimo bambino gli starnutì addosso prima di guardarlo dubbioso.
- Tu non sei Babbo Natale! – disse arrabbiato cercando di osservarlo bene sotto la barba e i baffi finti che gli davano un prurito mostruoso – Tu sei troppo giovane.
In effetti era una delle mille scuse che si era inventato per evitare l’inevitabile.
Lily e sua madre, in perfetta subdola armonia femminile, lo stavano aiutando ad indossare quell’orrido costume rosso e bianco distruggendo ogni sua debole scusa.
Quando aveva detto di essere troppo magro per interpretare Babbo Natale, la madre di Lily, con quel suo sorriso gentile che aveva trasmesso alla figlia, gli aveva legato in vita e sulla schiena un cuscino per renderlo più grassottello.
Così ora sedeva su una sedia scomoda, con addosso i vestiti che puzzavano di alcool e una barba bianca che gli dava prurito, ad ascoltare ogni sciocca puerile domanda che quei bambini gli porgevano.
- Io sono un suo aiutante. – rispose con la frase che Lily gli aveva suggerito la prima volta – Il Vero Babbo Natale si sta preparando per il viaggio di questa notte.
- Io non ci credo. – fece il bambino pulendosi il naso gocciolante con il dorso della mano – Non può fare il giro del mondo con una stupida slitta e consegnare tutti i regali in una notte.
- Babbo Natale è magico! – venne in suo aiuto Lily, stava in piedi accanto lui, aveva indossato un ridicolo copricapo di feltro verde con un campanello in cima – Lui può fare tutto.
- Io continuo a non crederci! – gridò il bambino – Non può fare tutto in una notte! E non può sapere chi ha fatto il bambino buono o cattivo!
- Babbo Natale ha un oggetto magico che gli permette di rallentare il tempo. - rispose Severus ormai stufo di quel marmocchio petulante.
- E come si chiama? – domandò sempre più sospettoso l’altro.
- Giratempo, - spiegò il mago, sentì Lily accanto a lui trattenere il fiato – è un oggetto piccolo, a volte grande solo come una moneta. Lui lo gira e può tornare indietro nel tempo, per questo riesce a fare il giro del mondo in una sola notte.
Il bambino lo fissò con gli occhi improvvisamente sgranati, per la prima volta un adulto, o quello che a lui sembrava un adulto, gli dava una risposta alla sua domanda senza limitarsi dal dire che Babbo Natale era solo magico.
- E la lista dei bambini buoni? – domandò con improvvisa curiosità.
- Per quella ha una serie di piccole spie che osservano i bambini di tutto il mondo e poi gli dicono come si sono comportati.
- E come si chiamano queste spie?
- Doxy. - rispose prontamente il giovane mago – Sono folletti blu che vivono sotto il letto dei bambini cattivi, o che fanno troppe domande.
Il bambino spalancò ancora di più gli occhi terrorizzato, prese il piccolo dono che Lily gli porgeva e scese velocemente dalle gambe di Severus.
La bambina che seguiva aveva poco più di cinque anni, indossava un piccolo pigiama arancione e guardava il ragazzo mascherato con meraviglia e timore.
Severus lanciò uno sguardo ai genitori che stavano in un angolo del reparto, avevano gli occhi lucidi e un leggero sorriso sulle labbra.
Intenerito dal visetto pallido della piccola, si chinò e l’aiutò a salire sulle sue gambe.
- Io ci credo a Babbo Natale. – disse con un filo di voce, sulle guance aveva tante piccole effigi che spiccavano sulla pelle pallida - Vorrei tanto una bambola con un vestito viola.
- Vediamo cos’ho nel mio sacco magico. - disse Severus prendendo il sacco dalle mani di Lily e guardandoci dentro. Dalla manica del vestito fece uscire la punta della bacchetta che portava sempre con sé anche quando non era permesso dalle leggi magiche, e con un veloce incantesimo non verbale cambiò il colore del vestito alla prima bambola che trovò nella sacca.
Quando fece vedere la bambola la piccola batté le mani e strinse a sé il giocattolo con un sorriso radioso. Si allungò verso il volto del ragazzo e gli diede un lieve bacio sulla punta del naso adunco.
Severus si sentì arrossire sotto la barba finta.
- Grazie, aiutante di Babbo Natale. Buon Natale.
- Buon… buon Natale piccola… - mormorò lui incredulo, osservando la bambina che correva verso i genitori, mostrando il dono.
- Hai visto, Sev?- fece Lily accanto a lui, sfiorandogli la spalla con un lieve tocco – Non sono l’unica che riesci a far sorridere.


Londra, 24 Dicembre 1975
Parco giochi, poco prima di cena



- Sei stato bravissimo oggi, Sev! - fece Lily dondolandosi sull’altalena.
Erano nello stesso parco giochi dove si erano incontrati per la prima volta, per Severus era il posto più bello del mondo.
Lì, in quel piccolo spazio erboso, erano Severus e Lily, gli amici, i compagni, solo loro. Non c’era la scuola, le famiglie o le Case a separarli.
Lei era di nuovo la sua Lily, la sua amica d’infanzia, la strega meravigliosa che gli aveva rubato il cuore.
Il mago restava in silenzio, assaporando ogni attimo in sua compagnia, bevendo come un assetato nel deserto la sua bellezza. Vedeva ogni riflesso dei suoi ramati capelli anche in quella sera buia dove solo qualche stella riusciva a superare l’illuminazione della città. Si perdeva nel mare smeraldo dei suoi occhi, pendeva da quelle perfette labbra rosee così belle e irraggiungibili da fargli male.
- Non ho fatto nulla di che. - minimizzò scavando con la punta della scarpa un piccolo buco nella terra sotto il seggiolino dell’altalena – Ho solo consegnato dei giocattoli.
- Hai donato un sorriso, Sev. Hai reso felici quei bambini malati. Hai un cuore colmo di luce, lo sai?
Severus sgranò gli occhi e si voltò a fissarla. Gli avevano detto molte cose nella sua giovane vita, ma mai che aveva un cuore di luce.
- No… - mormorò tornato a guardare il terreno sotto i suoi piedi – l’ho fatto perché me l’hai chiesto tu. – ammise vergognandosi un poco – Solo per quello.
- Però l’hai fatto. – puntualizzò la strega aprendo la borsa di tela che aveva appoggiato sulle ginocchia a prendendo un pacchettino argenteo – Tieni, - gli disse porgendoglielo – questo è per te. Buon Natale, Sev.
Il giovane prese il pacchetto e lo scartò con cura stando attento a non rompere troppo la carta. Gli piaceva pensare a Lily mentre lo incartava. Sperava con amore o, quanto meno, con profondo affetto.
Il nuovo set di provette e ampolle che vide all’interno della scatola gli strappò un sorriso. Aveva visto quel set ad Hogsmeade, ma costava troppo per le sue esili risorse così si era accontentato delle ampolle rigate dell’aula di Pozioni comprando solamente lo stretto indispensabile per le lezioni.
Per molti quel regalo poteva sembrare informale e alquanto freddo, ma per lui era la cosa più bella che avesse mai ricevuto in tutta la sua vita.
- Grazie. – le disse accarezzando il vetro panciuto di una fiala – Sono bellissime, le userò solo per le pozioni più importanti e rare. Ora tocca me. - dopo quel meraviglioso regalo si sentiva un po’ sciocco, ma ormai non aveva molte alternative. Dalla tasca del cappotto tirò fuori un piccolo pacchetto blu, legato da un nastro dorato.
La strega aprì il sacchetto con occhi luminosi, restò stupita di ritrovarsi tra le mani una riproduzione di un piccolo gnomo.
Diverso da quelli da giardino che avevano studiato, questo gnomo aveva un lungo cappello a punta blu, indossava un giacchetto di foglie autunnali e un paio di pantaloni di muschio. Aveva i piedi scalzi e una lunga barba bianca. La riproduzione era stata incantata così il piccolo gnomo aveva iniziato a danzare sul dorso della mano della strega, facendo ondeggiare la lunga barba.
- Mia madre è di origini gallesi.- spiegò Severus osservando le capriole dell’esserino – Questo è un Folletto acchiappasogni. Nelle credenze gallesi si pensa che possa catturare gli incubi di chi gli dorme accanto. ¹
- Severus… - fece Lily con un sorriso – è bellissimo! E’ bello sapere che ti preoccupi per me, e con lui non avrò mai più incubi.
Lily si alzò dall’altalena e si avvicinò a Severus dandogli un leggero bacio sulla guancia.
- Buon Natale, Sev.


Hogwarts, Dicembre 1980
Stanza delle Necessità, notte.



La Stanza delle Necessità aveva assunto l’aspetto di un normale ufficio, Silente si guardò attorno qualche istante evitando di osservare il quadro della sorella appesa al muro che fungeva da passaggio segreto tra quella meravigliosa stanza magica e la taverna di Aberforth.
Severus Piton sedeva su una poltrona davanti al fuoco. Il viso pallido spiccava ancora di più con le vesti nere, le ombre sul suo volto lo facevano apparire più vecchio di quello che in realtà era.
Silente si chiese se le cose sarebbero migliorate nell’animo turbato di quel giovane la cui unica colpa era stata quella di esser stato sedotto dal potere.
Un po’ come lui anni e anni prima.
- Li ha nascosi? – domandò apprensivo il mago torturandosi le mani, nonostante il camino acceso, sentiva il freddo penetrargli nelle ossa, congelando la sua stessa anima.
Allora li nasconda tutti…
- Sì, Severus. Capirai che non posso dirti dove.
- Non mi interessa. Voglio solo sapere se lei… loro sono al sicuro.
La metta... li metta al sicuro. La prego.
- Per il momento sì.
Il giovane professore annuì e si chiuse nel suo consueto silenzio. Silente ci aveva messo poco a capire quando doveva forzare il mago a parlare o quando era meglio lasciarlo solo con le sue ombre.
- Puoi restare tutto il tempo che vuoi. – fece il vecchio mago avvicinandosi alla porta.
- No. – disse risoluto il giovane alzandosi di scatto prendendo il mantello dallo schienale della poltrona dove l’aveva risposto al suo arrivo – Devo andare. Ci incontreremo di nuovo, Silente. Ma non voglio più usare quello. – continuò indicando il mantello dell’invisibilità appoggiato su un tavolo accanto al quadro di Ariana – Non creda che non abbia capito a chi appartiene. Ho i miei metodi per non farmi vedere.
Senza dargli il tempo di rispondere Severus era già sparito oltre il ritratto accompagnato dall’unica immagine rimasta della sorella amata e per colpa sua perduta.
Silente avvicinò alla porta quando un lieve bagliore catturò la sua attenzione. Il Preside si avvicinò notando un piccolo pacchetto blu sul tappeto davanti al camino, probabilmente era scivolato dalle tasche del mantello di Severus. Si chinò per raccogliere il piccolo dono maledicendo quell’inizio di artrite che gli faceva dolere ogni osso del corpo.
Quando lesse il destinatario sul bigliettino un’ombra attraversò le iridi celesti del Preside.
Ammise a se stesso di aver giudicato male il ragazzo.


Godric’s Hallow, 25 Dicembre 1980
Salotto di James e Lily Potter, la mattina di Natale



- Devo prendere la macchina fotografica! – rise James, mentre correva al piano superiore – Sirius deve vedere Harry sulla scopa.
- Stai attento, James! – urlò Lily dal soggiorno. Era china sul piccolo tavolo basso intenta a scrivere l’ennesima lettera all’amico Felpato – Harry ha già rotto un vaso e non voglio altri disastri per oggi!
Seduto sul pavimento, Harry rideva osservando la piccola scopa appoggiata al muro.
Lily osservò il figlio con un sorriso; era incredibile che in un mondo così oscuro potesse esistere ancora della felicità.
James fece gli scalini due alla volta ed entrò in salotto come una furia, prese il bambino e lo sistemò sulla scopa giocattolo che il padrino gli aveva regalato per Natale.
- Sarai un grande Cercatore, Harry! – fece James spingendolo piano – Lily hai visto dov’è finito il mio boccino?
La strega fece una piccola smorfia scocciata, James era cambiato da diversi anni ma, soprattutto quando era nervoso, non aveva mai perso il vizio di giocare con quello stupido boccino d’oro.
Ed era sempre nervoso quando Silente prendeva il suo mantello dell’invisibilità.
- E’ finito sotto l’albero. – rispose senza alzare gli occhi dalla lettera, ormai aveva quasi riempito la prima pagina – Devi proprio usarlo adesso? Il suo continuo ronzio mi distrae.
Il marito non le rispose intento com’era a cercare il piccolo tesoro sotto l’albero addobbato.
- Oh, Lily.- fece il mago da sotto l’albero – Hai dimenticato un regalo.
Se c’era una cosa che Lily Evans in Potter amava oltre suo marito e suo figlio, erano i regali.
Abbandonò la lettera e si avvicinò al marito incuriosita.
- Che regalo?
Quando James le mostrò il piccolo pacchetto blu con il fiocco dorato sentì un tonfo al petto, all’altezza del cuore.
Dimenticare per lei era impossibile, teneva la testa occupata per non pensarci, ma a volte i ricordi riaffioravano prepotenti nella mente.
Bastava poco: un libro, un colore, una battuta o un piccolo dono blu con un fiocco dorato.
- Da… da dove viene? – domandò prendendo il regalo delicatamente.
- Non lo so. - rispose il marito avvicinandosi al bambino – Era insieme ai regali che ci ha portato Silente da parte dei membri dell’Ordine. Non c’è il mittente ma solo il tuo nome. – Lily continuava a guardare il dono immobile - Non lo apri?
Lily sapeva già cosa conteneva il regalo. Slegò il fiocco e aprì il pacchetto.
Un piccolo gnomo uscì saltellando e iniziò a ballare sul pavimento. Aveva un lungo capello e punta verde e un gilet di corteccia, diversamente dall’altro che teneva nascosto in un vecchio baule, insieme alla sua vecchia vita, questo aveva una corta barba rossiccia e una lunga treccia che usciva dal cappello a punta.
- Quello cos’ è? – domandò James sgranando gli occhi.
- Un folletto del Galles. – rispose Lily prendendo in mano la statuetta ballerina – Nelle leggende tengono lontani gli incubi.
- Quello li fa venire gli incubi! – fece il mago inorridito – Chi può averti inviato quel coso?
Lily sorrise e strinse al petto lo gnomo.
Tu mi fai sorridere, Sev.
- E’ stato Babbo Natale.


- Fine -



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Note:
¹ Leggenda gallese totalmente inventata XD
   
 
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