Stefan
si svegliò con lentezza provando un forte senso di
disorientamento. Aveva la bocca impastata, la vista offuscata e per
di più percepiva un senso di scomodità che non
risparmiava nessuna parte del suo corpo.
Dopo qualche secondo
realizzò di trovarsi rannicchiato sul sedile posteriore della
macchina di Klaus.
Gli ultimi secondi vissuti prima di perdere
conoscenza gli ritornarono alla mente accompagnati da delle
spiacevoli fitte alle tempie.
Si guardò intorno, ma capì
subito di trovarsi in luogo dove non era mai stato. Era una sorta di
parcheggio isolato, e di fronte a lui lampeggiava la scritta di un
bar.
Sentendosi ancora frastornato scese dall'auto ed entrò
nel locale.
Quando mise piede in quella classica taverna dall'aria
rustica, vide Klaus seduto al bancone che sorseggiava ciò che
probabilmente era dello scotch. Intorno a lui: tavolini ribaltati,
corpi dilaniati, chiazze di sangue e silenzio. L'aria torva
dell'ibrido, che pur avvertendo la sua presenza di non si voltò
a guardarlo, gli lasciò intendere l'esito di quell'avventata e
assurda missione omicida.
***
***
Elena
e Bonnie parlarono per quasi tutta la notte. Elena volle sapere per
filo e per segno tutto ciò che era accaduto, soprattutto le
parti che riguardavano Stefan.
“Non era lo stesso
Elena...Aveva uno sguardo spento, e per di più ha aggredito
Alaric...” Bonnie riportò la sua versione della storia
con le impressioni che aveva avuto a riguardo; per lei, Stefan, ora
che girava nell'orbita di Klaus, aveva di nuovo rinunciato alla sua
umanità, e non voleva che Elena si ostinasse ad amare il
ricordo di una persona che era ritornata ad essere un mostro.
“Sì,
ma Stefan sa del suo anello, stava solo reggendo il gioco Bonnie... è
così...deve essere per forza così!” ad Elena,
invece, il fatto che lui avesse attaccato Alaric era la conferma di
ciò che sperava con tutta sé stessa; Stefan non aveva
rinunciato alla sua umanità, ed era al servizio di Klaus solo
per tenere al sicuro lei e Damon. Questo pensiero rinnovò la
sua fiducia nel futuro e la fece stare subito meglio.
***
***
Dalla
finestra entrarono i primi chiarori dell'alba.
Summer e Damon se
ne stavano sdraiati sul letto in religioso silenzio.
Lei,
accoccolata sul suo petto, aveva esaurito tutte le lacrime di cui
disponeva, ed ora non faceva altro che respirare con lo sguardo fisso
in un punto indefinito.
Damon, con la punta delle dita, le
sfiorava il braccio dalla spalla fino al gomito per poi risalire e
riscendere con estrema delicatezza.
Summer si sentiva
incredibilmente a disagio, e restava immobile nella paura di
incontrare lo sguardo di Damon. Tra le tante emozioni con cui doveva
aveva a che fare in quel momento, c'era anche l'imbarazzo. Non aveva
mai pianto davanti a nessuno. Ricordò che quando il signor
Harris morì, si chiuse nella sua stanza, si lasciò
cadere dietro la porta, concedendosi due lacrime silenziose, e poi si
obbligò a smettere. Quella stessa sera andò a caccia di vampiri, sentendosi più distaccata e spietata del solito. Non aveva mai pianto così tanto, ed
ora si sentiva svuotata ma anche piacevolmente leggera. Il problema,
in quel momento, era solo Damon; lei non aveva mai mostrato il suo
dolore o le sue debolezze a nessuno, e non sapeva come comportasi, ma
le parole del vampiro dettarono la scena togliendole ogni altra
opzione.
“Vuoi che ti lasci riposare?”
Summer pensava
che la voce di Damon, in quel frangente così inviolabile, le
sarebbe risultata qualcosa di stonato e fastidioso, ed invece, con
suo grande stupore, le risuonò gradevole e dolce.
Annuì
pensando di aver momentaneamente scansato un attimo di tremendo
imbarazzo; avrebbe solo dovuto tenere la testa bassa ed aspettare che
il vampiro uscisse dalla stanza. Ma non andò così.
Damon
si spostò sul fianco facendo sì che lei si ritrovasse
con la schiena sul materasso. Summer continuò ad eludere i
suoi occhi, ma quando il vampiro le accarezzò dolcemente il
viso non poté fare a meno di guardarlo.
Il vampiro provò
una sensazione con non riuscì a decifrare, ma soprattutto si
sentì strano all'idea di doverla lasciare.
Accarezzò
il suo volto e osservò quel sangue secco che aveva sotto
l'occhio - il segno di quel taglio rimarginato - con apprensione e dispiacere.
Gli occhi si soffermarono
anche sulle sue labbra. Le desiderò intensamente, ma cambiò
rotta posandole un delicato bacio sulla fronte.
Summer restò
impietrita e, quando lui si scostò dal suo corpo, si sentì
improvvisamente raggelare.
Damon la vide trasalire e le sistemò
addosso la coperta con un gesto non troppo accurato: volle farla
sembrare un'azione meccanica ed istintiva.
Si alzò dal
letto e cercò un ultimo sguardo di Summer prima di andarsene,
ma quando questo non arrivò tempestivamente si girò e
si avviò verso la porta. Solo quando Damon fu di spalle lei lo
guardò provando una sensazione che le strinse il petto.
Le
bastarono pochi minuti per cadere in un sonno profondo, al contrario
di Damon che, entrato nella sua stanza, non ci provò
neanche a riposare; subito si riempì la vasca per smaltire un
po' di stress e per interrogarsi sulle strane sensazioni che provava.
***
***
Damon
si stava abbottonando la camicia quando il campanello di casa
suonò.
Subito andò ad aprire, e decisamente non si
aspettava la persona che gli comparve davanti.
“Summer è
in casa?” Lily gli fece un'occhiataccia contrariata, e non lo
degnò neanche di un saluto. Lei non amava avere a che fare con
i vampiri e, anche se non giudicava le scelte di Summer, di certo non
le capiva.
Damon le fece segno di accomodarsi.
“E'
qui...ma si è appena addormentata, ed anche se probabilmente
sei la sua amichetta del cuore, non ti permetterò di
svegliarla” l'insolenza, come sempre, era il suo marchio di
fabbrica.
“Non sei nella posizione di poter fare il gradasso
con me Damon, quindi ti consiglio vivamente di moderare i toni...”
Lily, anche in quel caso, mantenne la solita calma e gli parlò
con un tono placato e relativamente diplomatico.
Il vampiro fece
una smorfia infastidita. Ne aveva abbastanza di tutte le persone più
forti di lui che non gli permettevano di essere prepotente; era una
falciata al suo carattere!
“Quindi cosa farai? Andrai a
svegliarla, dopo che ha passato un'intera
notte a piangere, solo per non darmela vinta? ” le disse con la consueta arroganza.
Lily si immobilizzò con un'espressione
sorpresa.
“Summer...Summer ha pianto?” la strega era
incredula.
“E' quello che si fa in questi casi...o almeno
quello che fate voi donne...noi uomini siamo meno rumorosi!”
Lily
si voltò in alto verso la rampa di scale. Damon sembrava serio,
e lei non riusciva a credere alle sue orecchie.
“Ho bisogno
di parlarti Damon...ma non qui”
Il vampiro la guardò
incuriosito, poi fece una smorfia di assenso e con la mano le indicò
la porta.
***
***
Damon
e Lily decisero di andare al Grill e presero posto al bancone
ordinando subito da bere.
“Allora?...Cosa devi dirmi?”
a Damon venne servito il suo scotch e guardò nauseato
quell'assurdo centrifugato di frutta e carote che aveva ordinato la
strega.
“Davvero Summer ha pianto?”
“Perché
ti sorprendi tanto?...E' per caso un'automa di tua creazione?”
il vampiro non riusciva mai ad essere serio, e diceva sempre qualche
parola di troppo.
“Non è da lei...e soprattutto non è
da lei farlo davanti agli altri...se lo ha fatto con te” si
girò a guardarlo “Significa che per lei sei
importante...” Lily, in quel momento, realizzò che non
poteva più trattare Damon con disprezzo. Se Summer ci aveva
visto del buono, allora doveva fidarsi del parere della sua amica.
Il
vampiro annuì sentendosi spiazzato e vagamente
terrorizzato.
Anche lei era importante per lui, ma questa
consapevolezza iniziava a schiacciarlo.
“Allora
Lily...Summer mi ha parlato dell'incantesimo che le hai
fatto...sicura che funzioni? Abbiamo visitato già un terzo
delle case e lei non ha sentito niente...” preferì
cambiare argomento.
“Il medaglione può essere ovunque
Damon...potreste anche trovarlo nell'ultima casa che vi resterà
da visitare...statisticamente non lo esclude nulla...”
Damon
per un attimo ci sperò, ma subito rinnegò quel pensiero
sentendosi ridicolo.
“Beh Damon...ripasserò
stasera... prenditi cura di lei!” la strega si alzò e si
infilò il suo cappotto.
Il vampiro annuì, riprovando
nuovamente quella strana oppressione al centro del petto che iniziava
davvero ad infastidirlo.
***
***
Damon
ritornò a casa e subito si diresse verso la stanza di
Summer.
Bussò leggermente, ma aprì senza aspettare
una risposta. Lei stava ancora dormendo, e si avvicinò al
comodino posandoci sopra il cibo da asporto che aveva preso al Grill
per lei.
La osservò e con un gesto istintivo le accarezzò
i capelli, ma quel lieve spostamento bastò a svegliarla.
“Non
volevo svegliarti...” sussurrò.
Summer si girò
nella sua direzione e lui si accovacciò per
guardarla dritto negli occhi.
Lei si sentiva ancora imbarazzata e
a disagio, ma lo sguardo dolce del vampiro la costrinse a rivelare
ciò che aveva pensato per tutta la notte.
“Quindi è
così? Oltre a non essere un mostro... sei addirittura un bravo ragazzo
...” Damon sorrise, anche Rose, in punto di morte, gli aveva
detto qualcosa di simile.
“Ti sbagli...sono cattivo...e te
lo dimostro subito” Damon prese il telefono dalla tasca del
pantalone e le scattò una foto.
“Questo, Summer, è
il tuo attuale aspetto!” disse mostrandogliela.
Summer
afferrò il telefono con velocità alzando la schiena;
aveva gli occhi gonfi e tutto il mascara sciolto.
“Ok. Cattivo è dire poco! Sei
un essere abietto!” si sentì avvampare, ma non ebbe il
tempo di riversargli addosso tutta la dovuta rabbia, perché
Damon si affrettò a baciarla.
Summer ricambiò il suo
bacio passandogli una mano tra i capelli, ma quando questo finì
si sentì nuovamente a disagio.
Si guardò intorno e
cercò subito un diversivo.
“Cosa mi hai portato?”
chiese, guardando in direzione del comodino.
“Praticamente
tutto quello che c'è sul menù del Grill”
“Non
credi di aver esagerato?” Summer sorrise nel vedere quella
montagna di pacchetti che ricoprivano il mobile, e il vampiro lo
notò sentendosi soddisfatto.
“Ma se mangi per quattro
persone!”
“Non è vero, e comunque vai al diavolo!”
“Ummm...il
fatto che riesci ad inveire contro di me... significa che stai
meglio?” Il tono del vampiro passò da giocoso a dolce
nel giro di un attimo, ma lo sguardo di Summer si fece infinitamente
triste.
“Significa che...sto cercando di non
pensarci...”
Damon capì di aver fatto un grosso
errore ad averglielo ricordato, ma subito cercò di
rimediare.
“Fammi spazio” usò il solito tono
dispotico, ed alzò le coperte scoprendola.
“Cosa?!
No! Neanche per sogno! Lasciami in pace!” Summer era
esterrefatta; cosa gli faceva credere che lo volesse ancora nel suo letto? Per i suoi gusti, si era mostrata debole abbastanza.
Ma il vampiro le mise un braccio dietro la schiena e l'altro sotto le
ginocchia, e la gettò sull'altra piazza del materasso.
Si
sdraiò sul letto mettendo le mani incrociate dietro la nuca e
Summer lo guardò allibita; Tarzan era tornato alla
riscossa!
“Potresti gentilmente lasciarmi da sola?” il
'gentilmente' era ovviamente ironico.
Il vampiro scosse
dispettosamente la testa in segno di negazione.
“Damon!” la cacciatrice iniziò ad arrabbiarsi bonariamente, ma
il vampiro si girò sul fianco e l'attirò a sé
facendo aderire i loro corpi e facendole appoggiare la testa sul suo
braccio.
Summer sospirò rassegnata.
“Non farai mai
niente di quello che ti dico, vero?” sussurrò teneramente, facendogli
delle carezze dietro l'orecchio.
Il vampiro chiuse gli occhi ed
annuì come un bambino soddisfatto delle proprie marachelle.
In
quel momento Summer capì che Damon si stava prestando ad
essere la sua distrazione; ed inoltre realizzò che aveva
passato un'intera notte a coccolarla, e questo significava che lei
non gli avrebbe mai più negato un po' di tenerezza, perché
quell'antipatico vampiro se l'era guadagnata tutta.
***
***
Klaus
e Stefan misero piede nel bar di Gloria.
L'ibrido non aveva
proferito parola e Stefan, anche se era curioso, non domandò
nulla riguardo alla serata.
Erano le sette di sera, e Klaus si
meravigliò del fatto che il bar fosse chiuso. Per un attimo
venne colto da un tremendo dubbio, ma entrando nella sala notò
Gloria che puliva il bancone.
La strega alzò lo sguardo
verso di lui.
“Sei tornato!?”
L'ibrido non rispose
e continuò ad avvicinarsi.
“Vieni...c'è una
cosa che devi vedere” la strega si asciugò le mani con
uno straccio e lo condusse per le scalette che portavano alla sua
stanza.
Stefan li seguì in silenzio.
Quando Gloria aprì
la porta, Klaus vide Katherine legata alla sedia ed
imbavagliata.
“Cosa significa?”
“Credo che
sia tollerante alla verbena...ha provato a scappare e...mi ha dato un
bel po' di filo da torcere...” Gloria si tolse il foulard e
fece vedere a Klaus il segno del suo morso.
L'ibrido si avvicinò
a Katherine con un'aria torva ma piacevolmente incuriosita.
“Ahhh
Katerina...tu e i tuoi giochetti...” disse osservandola nei
suoi occhi carichi di terrore.
“Quanto tempo ci vuole per
smaltire la verbena?”
“Due o tre giorni...dipende
dalla quantità che ha ingerito...”
Klaus le afferrò
il collo e lo strinse con forza.
Katherine, che già era
imbavagliata, non riuscì a respirare e si sentì morire.
“Quando tornerò...mi divertirò a torturati
nei modi più crudeli che si possano concepire...” Klaus
lasciò la presa sul suo collo e Katherine iniziò a
tossire dentro la stoffa.
“Come quando tornerai? Dove stai
andando?” Gloria era preoccupata, significava che avrebbe
dovuto badare a quella vampira pericolosa e instabile.
“Ritorniamo
a Londra...”
Stefan, ovviamente, si sentì preso in
causa e si chiese quando sarebbe finita quella dannata storia.
***
***
Damon
si addormentò, e quando aprì gli occhi si ritrovò
da solo sul letto di Summer. Sentì il rumore dell'acqua e capì
che lei stava sotto il getto della doccia.
Si chiese per quanto
tempo avesse dormito con lei affianco, ma subito si rimproverò
mentalmente per quel pensiero scemo e di poco conto.
Si alzò
e si avviò in salotto dove lo attendeva la sua amata bottiglia
di scotch, ma il campanello suonò senza neanche dargli il
tempo di finire il primo bicchiere di una lunga lista.
Andò
ad aprire e, come immaginava, si trovò davanti la strega.
Con
un gesto della mano la fece accomodare.
“Vuoi dello scotch?”
chiese, mostrando il suo bicchiere.
“No, ti ringrazio.
Summer?”
“E' sotto la doccia...segui il rumore
dell'acqua e troverai la sua camera!” i convenevoli si erano
esauriti offrendole da bere; accompagnarla fino alla stanza
dell'amica sarebbe stato decisamente troppo!
Lily annuì e
si avviò per la rampa di scale.
Entrò nella stanza
di Summer e dopo qualche minuto la vide uscire dal bagno con un
asciugamano intorno al corpo.
La cacciatrice restò
impietrita e poi portò il volto verso il basso.
“Mi
dispiace...ti ho lasciata da sola...” asserì con
titubanza. Il senso di colpa, per aver lasciato Lily da sola ad
occuparsi del corpo di Kendra, non l'aveva abbandonata neanche per un
istante.
“Non devi preoccuparti...so quanto sia difficile
per te...” Lily, come al solito, con i suoi modi angelici, la
rassicurò facendola sentire un po' meglio.
Summer annuì
e si diresse verso il comò per prendere della biancheria.
“E
quindi...hai pianto?” le domandò sentendosi ancora
incredula.
Summer s'immobilizzò.
“Suppongo che sia
stato Damon a dirtelo...”
La strega annuì e Summer si
sedette sul letto accanto all'amica.
“Ho reagito come una
persona normale... adesso quanto tempo ci vorrà prima che
riesca a sentirmi meglio?” chiese ingenuamente guardandola con
gli occhi lucidi. Summer aveva reagito alla morte del signor Harris
in tutt'altro modo. Si era chiusa in sé stessa e per parecchio
tempo si era sentita in un ruolo recitato, in cui nulla le veniva
spontaneo e tutto era visto e vissuto con distacco. Adesso, invece,
si sentiva sé stessa e se ne sorprendeva.
Lily le sorrise
dolcemente.
“Kendra... ci mancherà sempre...ma con i
giorni...quel dolore forte che sentiamo adesso passerà...dobbiamo
solo aspettare... ma non si sa mai quanto” alla strega si riempirono gli occhi di lacrime,
ma si sforzò di mantenere il sorriso.
Summer annuì
“Dov'è ora?”
“L'agenzia di pompe funebri
sta portando il suo corpo a New York...ed io una volta ritornata lì
mi occuperò del funerale...parto adesso”
“Vengo
con te...” Summer non voleva più lasciarla da sola,
adesso sentiva di poter gestire la cosa senza dover
scappare.
“Bene...allora ti aspetto in macchina” la
strega si alzò ed uscì dalla stanza per permettere a
Summer di prepararsi.
Arrivò in salotto e con un cenno del
capo salutò Damon.
Qualche minuto dopo il vampiro vide
Summer scendere con una borsa in mano.
“Dove vai?”
“Torno a New York per qualche giorno...” il vampiro
capì subito che aveva delle questioni da sbrigare a causa
della morte della sua amica, ma quella notizia lo spiazzò
ugualmente.
Annuì e la vide avvicinarsi alla porta. Subito
fece una faccia contrariata.
Se ne andava così? Senza
neanche salutarlo?
Summer aprì la porta e si voltò
verso di lui.
“Damon....Grazie!” disse sorridendo.
Il
vampiro le sorrise, ma quando sentì il rumore della porta che
si chiudeva una sensazione di vuoto lo pervase annientando
quell'espressione. Si guardò intorno e la casa gli sembrò
immensa.
***
***
Qualche
ora dopo, qualcuno bussò nuovamente alla sua porta e subito
pensò che fosse lei.
Aprì e si ritrovò di
fronte Elena.
“E' successo qualcosa?” chiese
scostandosi per farla entrare, e soprattutto notando la sua aria
cupa.
“No. Sono.. solo passata per chiederti come sta
Summer...”
“Summer sta bene...”
“E'
bello che tu le sia stato accanto...” la ragazza lo guardò
con orgoglio. La sera prima, Damon non aveva perso tempo a correre da
lei, e questo Elena l'aveva percepito con chiarezza.
Damon si sentì
infastidito. Ancora quella sensazione di oppressione al petto che non
riusciva a spiegarsi. Era legata a Summer, eppure quando stava con
lei non la provava. Quindi erano gli altri a provocargliela; loro e
quelle dannatissime congetture da vecchie pettegole!
“Cosa
ti fa pensare che le sia stato accanto?”
“Non ne ho
dubbi Damon...ieri eri preoccupato per lei e non puoi negarlo...”
Il
respiro di Damon si fece più sonoro.
Odiava! Odiava
immensamente quando gli altri gli facevano notare questo genere di
cose! La sua umanità...era quello il problema! Forse stava
dannatamente venendo a galla e gli altri lo stavano notando. Era
snervante!
“Ok Elena. Mi hai smascherato! Sono un tenero
orsacchiotto pieno di apprensione per gli altri...quando mi ricordo
di non ucciderli, ovviamente!”
“Puoi dire quello che
vuoi Damon...ma sono i fatti quelli che contano...”
“Come
vuoi Elena...ora se vuoi scusarmi, Summer è momentaneamente
partita ed io vorrei godermi un po' di ritrovata privacy...magari... standomene nudo per casa. Ah ma se vuoi
restare lo stesso per me non ci sono problemi... sarei una vera
carogna a privarti di un simile spettacolo!“ il vampiro iniziò
a sbottonarsi la camicia ed Elena lo guardò
contrariata.
“Messaggio ricevuto!” disse arrabbiata e
divertita dirigendosi verso la porta.
Damon era davvero al limite
della sopportazione. Nuovamente si ritrovò a notare quanto la
casa gli sembrasse enorme, vuota e silenziosa senza Summer, e quella
sensazione lo faceva impazzire.
Se il loro rapporto era davvero
diventato così intimo come dicevano gli altri allora...era il
caso di distruggerlo!
Angolino
di NaNa***
Eccomi
qui^^
Come potete vedere sono sempre la solita cattivona pronta a
cambiare le carte in tavola! XD
Come sempre ringrazio tutti quelli che seguono questa
fic ed oggi un ringraziamento particolare va a tutti quelli che hanno
messo la fic nelle Preferite/Ricordate/Seguite ...perché ormai
avete superato la 50ina!!!Me felice *.*
Spero che il capitolo vi
sia piaciuto^^
Un bacione a tutti!!!