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Autore: SunlitDays    19/12/2011    7 recensioni
Se c’era una cosa che Octavian odiava più dei pupazzi dalla stoffa grinzosa e ruvida, erano i pupazzi dalla stoffa grinzosa e ruvida imbottiti di cotone di seconda scelta.
Crackship - Spoiler per The Son of Neptune
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Octavian
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: It’s All Your Fault!
Pairing: Octavian/Panda Pillow, accenno Octavian/Percy (onesided)

Rating: Arancione, perché ci sono un po’ di riferimenti ad atti sessuali, ma forse li vedo solo io
Warning: Crackship, slash, spoiler, fic senza capo né coda, ma imbottita di soffice cotone bianco, crackship, crackship e… ehm… l’ho detto crackship?
Note: allora, innanzitutto, è tutta colpa di Effie Malcontenta Weasley, perciò prendetevela con lei. Io una volta ero una brava fanwriter che scriveva fic canon e fluffose, raramente angst, e sempre inesorabilmente innocenti, poi un giorno (o era una sera) io e la signorina sopracitata avemmo una discussione (comunemente nota come “sclero”) ed ecco che lei impianta nella mia testa un coniglietto (rigorosamente imbottito di cotone soffice e bianco), che ha cominciato a girarmi nel cervello senza fermarsi mai. In secondo luogo, dato che è colpa sua, questa cosa è dedicata a lei, Effie Malcontenta Weasley, che tu sia maledetta per sempre XD. In terzo luogo, NON LEGGETE! No, seriamente, non leggete questa cosa.

 

 
Se c’era una cosa che Octavian odiava più dei pupazzi dalla stoffa grinzosa e ruvida, erano i pupazzi dalla stoffa grinzosa e ruvida imbottiti di cotone di seconda scelta.
Non li facevano più quei lisci e morbidi peluche dal soffice cotone bianco di una volta.
Octavian infilzò il gufo con tutto lo sdegno che quell’animale di pezza meritava. Infilò una mano in quello che doveva essere lo stomaco dell’uccello, se solo fosse stato costruito con più cura, e ne estrasse il cotone giallognolo e ruvido, impastandolo per bene tra le dita e poi stracciandolo in tanti batuffoli. Li gettò in aria e attese che si depositassero lentamente e volteggiando sull’altare.
Nessuno poteva capire la sottile e nobile arte della “Costipazia”, i brividi di piacere che solo un pelo morbido poteva dare, la sensazione del tenero e candido cotone che scivolava tra le dita...
Octavian sapeva che gli altri romani lo prendevano in giro, stolti ignoranti, il cui intelletto non andava oltre la lunghezza della loro spada.
Con gli occhi chiusi, trasse un profondo respiro prima di aprirli e guardare verso l’altare.
Tanto per cambiare, non vide niente. Ovviamente ciò era da attribuire alla scarsa manifattura del peluche.
Dette uno strillo strangolato e batté i piedi a terra, irritato. Nelle orecchie gli risuonavano ancora le risate soffocate dell’intero Senato e la voce arrogante di colui che Octavian aveva battezzato nella sua mente come P.E.S.T.E., che stava a significare: Percy è un Essere Seccante, Tonto ed Ebete. E non Percy È Sinceramente e Terribilmente Eccitante. Assolutamente no!
Doveva fare qualcosa. Doveva evitare che i romani e i greci si alleassero perché... beh, non lo sapeva bene perché, ma doveva farlo e basta, era una questione di principio.
Ma adesso era lo zimbello di tutto il Campo, più nessuno dava ascolto alle sue sagge parole, all’accurata esattezza delle sue profezie.
«Tutta colpa di quel Percy!» esclamò, pronunciando la lettera P come se avesse voluto sputarla.
Si diresse spedito verso l’armadio segreto dove tutto il Campo sapeva che Octavian celava i suoi pericolosi e oscuri attrezzi - come ogni buon Oracolo che si rispetti -, e per un attimo provò un senso di pace quando, aprendo le ante, si ritrovò davanti il suo tesoro più prezioso: la collezione completa di peluche My Little Pony.
Ebbe un fremito di eccitazione alla sola vista. Ma questo non era il momento di trastullarsi con morbidose delizie. Era ad altro che Octavian mirava, un oggetto dalla natura misteriosa e tenebrosa: il cuscino a forma di panda.
Il sommo veggente lo raccolse con riverenza dal fondo dell’armadio, posandolo con cura sull’altare.
Lo accarezzò con mani stremanti e deferenti. Con il dito indice toccò quello che era stato uno squarcio sulla pancia, ora ricucito con cura. Ne seguì la forma irregolare con lentezza lasciando che la sua pelle ne memorizzasse la trama. Poi abbassò la testa e nascose il naso nella stoffa delicata, inalando a pieni polmoni il lieve odore di sudore e terra umida, di battaglie e sangue.
Si accorse di avere il fiato grosso così si ricompose, alzandosi. Anche il sorriso del panda sembrava farsi beffe di lui e con uno scatto, prese il pugnale e lo infilzò con rabbia e rancore.
Il cotone era soffice e bianco e Octavian avrebbe voluto mangiarlo dalla collera. Gettò i batuffoli sull’altare con tutta l’intenzione di incendiarli quando... ebbe finalmente la sua visione: un’Arpia, dai lunghi capelli rossi e le grosse ali dello stesso colore. Era accovacciata su un libro gigante, gli artigli affondati nella carta e gli occhi allucinati.
Octavian lo riconobbe subito: era uno dei Libri Sibillini.
La sua risata funesta rimbombò in tutto il Tempio di Giove. Finalmente aveva un piano, non sapeva ancora cosa avrebbe ottenuto, ma - oh! - l’avrebbe ottenuto.
Gliel’avrebbe fatta pagare a quella P.E.S.T.E.

   
 
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