Libri > Cronache del mondo emerso
Segui la storia  |       
Autore: Tactolien    20/12/2011    2 recensioni
La mia prima EFP del Mondo Emerso. Spero che vi piaccia.
Il posto era già ghermito di gente di tutte le razze: uomini, gnomi e qualche ninfa non troppo a suo agio.
La donna sorrise: con tutta quell'etnia riunita lì, nessuno avrebbe fatto caso a lei o ai suoi occhi viola
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 


Taniro la svegliò appena dopo il tramonto, aiutandola addirittura a vestirsi.

- Mantello blu, o nero?-

- Quello nero. Dovrò fare in fretta e passare per un'ombra-

- E' sicura che non vuole farsi accompagnare da nessuno di noi?-.

Raftela non lo guardò nemmeno, accomodandosi il mantello sulle spalle.

- Più che sicura. Non voglio impicci tra i piedi-.

Uscì dalla stanza... e venne subito raggiunta da altri due Fammin, con un
vassoio ciascuno.

Uno portava una tazza di latte. L'altro, alcune fette di pane e burro.

- Non volete mangiare qualcosa prima di andar via?- le chiesero quasi all'unisono.

La donna sospirò. A volte pensava che quei mostriciattoli fossero veramente opprimenti.

Anche se, tutto sommato, avvertiva un certo languorino.

Prese una fetta di pane.

- Fate uscire Fafnir dalla stalla- ordinò alla fine.

 
 

Uscì dal palazzo.

Un quarto Fammin tratteneva amichevolmente il suo Fafnir per le redini.

Fafnir. Uno splendido drago dal petto, collo e fianchi blu, con grandi ali nere che lo facevano sembrare uno spirito notturno e tenebroso proveniente dalle viscere della terra.

Raftela sorrise. Non aveva mai avuto un drago prima di arrivare nel Mondo Emerso, non gliel'avevano mai permesso.

Era incappata per sbaglio in un accampamento di soldati che si facevano chiamare "Ammazza-draghi-neri".

Aveva letto da qualche parte che i draghi neri erano creature artificiali create dell'antico Tiranno, come i Fammin. Solo che quelli venivano ancora perseguitati e uccisi a vista, incluse le razze incrociate con loro.

Indignata per il male che avrebbero fatto a quel giovane esemplare nero e blu appena catturato... Raftela lo aveva salvato... e dato alle fiamme l'accampamento con tutti i suoi uomini.

Il drago invece l'aveva tenuto con sè.

- Bene, Fafnir- montò in sella - Mi auguro che ti sia riposato abbastanza, perchè dobbiamo ancora tornare a Makrat-.

L'animale emise un grugnito d'assenso, poi spiegò le ali e si alzò in volo.

Non ci misero molto a confondersi col colore del cielo.

 

 

Arrivarono a Makrat in piena notte. Le strade erano già sgombre e gli unici rumori che si sentivano erano le grida festose delle taverne nei paraggi.

Lasciato Fafnir nella stalla per draghi più vicina, Raftela entrò in un posto chiamato "Il Drappo Viola": una locanda di lusso, molto frequentata da nobili e Cavalieri.

Sorrise.

Perfetto, era già piena di gente che festeggiava l'investitura a Cavaliere di Drago un giovane smilzo che si grattava la testa imbarazzato.

"Il classico rampollo di papà che non durerebbe cinque minuti in battaglia" pensò lei, soffocando un risolino.

Il suono di uno strumento musicale familiare attirò la sua attenzione.

Storse gli occhi.

Era ancora quella ragazza vagabonda della locanda di tre giorni prima, che cantava degli eroi del Mondo Emerso.

Stavolta... raccontava di un giovane scudiero di nome Laio, morto nella Terra della Notte per proteggere i suoi amici.

Raftela sospirò.

"Non ha importanza, ora ho ben altro a cui pensare".

Si guardò intorno, sperando di trovare subito la persona per cui era venuta.

"Ah! Eccolo!" s'illuminarono i suoi occhi.

Aveva sorvegliato l'Accademia giorno e notte per capire i movimenti delle guardie, e col passare del tempo si era interessata a un uomo di mezz'età non troppo attraente, con pochi capelli, il naso adunco e un occhio storto.

Joshwa. O lo "strabico", come lo chiamavano i cadetti. Era il custode delle chiavi dell'Accademia. Le teneva sempre appese a un anello di metallo, attaccato alla cintura.

Sorrise: con quelle sarebbe potuta facilmente entrare nell'edificio, anche dalla porta principale se avesse voluto.

Non si aspettava che l'oggetto che cercava fosse in bella mostra come un comune quadro. Magari era tenuto sottochiave in qualche stanza che non conosceva.

Doveva assolutamente avere quelle chiavi.

E già sapeva come ottenerle.

Sospirò melodrammatica quando vide il povero Joshwa venire rifiutato da alcune donne, con cui aveva cercato di attaccar bottone in maniera non troppo elegante.

Si sedette avvilito al bancone tornando a scolarsi la sua birra.

"Povero Joshwa" lo fissò Raftela "Così solo e triste. Credo proprio che andrò a fargli compagnia".

Prese dalla tasca del mantello un piccolo contenitore metallico con dentro una strana miscela rosata.

La toccò appena con l'indice e se la spalmò accuratamente sulle labbra, donando loro una lucidità e un colore che invitava a baciarle.

 

 

- E' una serata troppo bella per stare soli, non crede?-.

Joshwa sobbalzò quando si ritrovò di fianco una splendida donna di vent'anni più giovane, dai lunghi capelli castani, e profondi occhi viola che gli offrì un'altra birra.

Sorrise di sbieco senza lasciar trapelare nulla sulle sue intenzioni.

Raftela soppresse una smorfia disgustata: era molto più brutto di quanto credesse.

- Mia cara signora...- parlò quello - Non vi ho mai visto da queste parti, con chi ho il piacere di parlare?-

- Milla della Terra dell'Acqua. Arrivata qui da poco. E voi invece?-

- Joshwa della Terra del Mare, Generale Cavaliere di Drago-.

Raftela ridacchiò sotto i baffi. A quanto pareva quel tipo stava fingendo di essere quello che non era per rendersi più attraente agli occhi di una perfetta sconosciuta.

"Meglio essere un Cavaliere di successo, che un comune sguattero, no?".

Restarono a lungo a parlare del più e del meno. Joshwa si inventò un mucchio di frottole su un'inesistente casata di nobili Cavalieri dalla quale discendeva, mentre Raftela dichiarò di essere un'apprendista Maga in lizza per il Consiglio.

- Ma sul serio!?- aveva esclamato lui, fiutando l'occasione.

La donna socchiuse gli occhi.

"Bene, è cotto a puntino"

- Ora devo andare. Ho preso una camera qui sopra. Peccato che dovrò trascorrere la notte tutta da sola-.

Lanciò un'ultima occhiata al custode di chiavi e salì le scale rivestite di velluto molto più lentamente di quanto avrebbe potuto.

 

Toc-Toc.

Bussò qualcuno.

Raftela sorrise. Aveva fatto molto più in fretta di quanto si aspettava. Sapeva che il suo uomo non l'avrebbe delusa.

Aprì la porta... e subito Joshwa si fiondò su di lei, puntando su quelle labbra rosee che non aveva smesso un attimo di fissare da quando l'aveva incontrata. Sapevano di fiori e fragola.

Ingerì quel sapore.

Lei strinse gli occhi. Era fatta.

La gelatina che si era messa sulle labbra era un composto soporifero di sua creazione, e quell'uomo se l'era appena preso tutto.

Neanche un minuto dopo... e Joshwa stramazzò a terra, ronfando come un marinaio ubriaco.

Raftela slegò l'anello di chiavi dalla sua cintura.

- Grazie, Cavaliere di Drago-.

 

Uscì dalla finestra. Aveva scelto con cura la stanza quando l'aveva ordinata il giorno prima. Proprio lì c'era un albero perfetto sia per scendere che per risalire.

Sparì nella notte, accertandosi di non essere vista.

Prossimo obiettivo... l'Accademia.

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Cronache del mondo emerso / Vai alla pagina dell'autore: Tactolien