Crossover
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Autore: Registe    22/12/2011    5 recensioni
Prima storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone".
In una Galassia lontana lontana (ma neanche troppo) l'Impero cerca da anni di soffocare l'eroica Alleanza Ribelle, che ha il suo quartier generale nella bianca citta' di Minas Tirith, governata da Re Aragorn e dal suo primo ministro lo stregone Gandalf. I destini degli eroi e malvagi della Galassia si intrecceranno con quelli di abitanti di altri mondi, tra viaggi, magia, avventure, amore e comicita'.
In questa prima avventura sulla Galassia si affaccia l'ombra dei misteriosi membri dell'Organizzazione, un gruppo di studiosi dotati di straordinari poteri che rapisce delle persone allo scopo di portare a termine uno strano rito magico da loro chiamato "Invocazione Suprema"...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Telefilm, Videogiochi
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
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Capitolo 5 - La falce di petali


auron

Auron




Narratore: "le Registe tengono a precisare al loro amato (si fa per dire) pubblico che questa scena ha inizio poco dopo quella del capitolo 4. Iniziate ad abituarvi al fatto che le Registe e la cronologia fanno a cazzotti assai spesso, ed è la cronologia ad uscirne vincitrice nel 99% delle………"
REGISTE: "Narratore, sappi che a Cento Vetrine stanno cercando proprio un nuovo narratore …… se non vuoi finire laggiù evita commenti che ……"
Narratore: "Ma lo sapete anche VOI che fate casino, inutile negarlo, inventate certe cose strampalate soltanto per ……"
REGISTE: "FUORI DI QUI!"



Kaspar, il suo Kaspar era davanti a lei!
Non un semplice ricordo, non un fantasma delle Stanze della Memoria, quello era il vero Kaspar! Poteva riconoscerlo dal respiro, dai capelli, poteva persino sentire il battito del suo cuore. Ed i suoi occhi.
Gli occhi di Kaspar andava da lei alla sua guida e ad Ash; incredulo, nervoso, le iridi della perfezione del ghiaccio che non sembravano assolutamente a loro agio. Zachar lo amava, era felice di vederlo lì, scintillante nella sua gloria e nel suo potere, così bello che la sua luce sembrava oscurare persino le superfici bianche del Castello dell’Oblio.

Narratore: "ci teniamo a precisare che questa descrizione di Kaspar è frutto della mente bacata di Zachar, il capitolo è filtrato con i suoi occhi! Se questa parte fosse stata dal punto di vista di Ash la descrizione di Kaspar sarebbe venuta ben diversa!"

“Kaspar!”.
Gli corse incontro, incurante dell’espressione preoccupata di Ash e dello sguardo corrucciato di Auron, e per poco non inciampò nelle sue stesse gambe per la foga.
“Kaspar, allora è tutto vero! Sei qui!”.
Lo abbracciò, dimenticando tutto quello che era successo. La fuga di lui, le torture dell’Imperatore, tutto si sciolse nel morbido tessuto del suo abito viola, nella certezza di forza che il mantello bianco gli conferiva. Poteva sentire su di lei il freddo degli Oggetti Millenari che il suo mago aveva trafugato, strofinando la propria testa sotto il suo mento e stringendolo per non lasciarlo più andare via.
“Zachar! Cosa ci fai TU qui? E, ad essere precisi, dov’è il qui?”.
La ragazza nemmeno sembrò ascoltare le sue parole, impegnata solo ad assaporare il sapore della sua voce, la voce che riusciva sempre a tranquillizzarla ma, allo stesso tempo, ad incutere terrore a tutti i nemici “ZACHAR, SCOLLATI!”.
Lei si ritrasse subito, come un cagnolino ammonito, abituata com’era ad obbedire immediatamente ad ogni suo ordine: perché Kaspar era sempre nel giusto, Kaspar aveva sempre ragione, Kaspar la proteggeva da ogni pericolo e per questo non voleva irritarlo. Lei gli doveva la vita: lui l’aveva salvata durante il torneo del Regno delle Tenebre, e quello che le aveva mostrato la Stanza della memoria era una mera falsità. Lo guardò di nuovo, ma non trovò per lei il sorriso che tanto si aspettava: c’erano soltanto due sopracciglia corrugate e gli occhi gelidi proprio come il ghiaccio perenne delle montagne più alte dei mondi.
Cosa lo irritava? Cosa aveva fatto di sbagliato?
Non aveva superato la prova come lui si aspettava?
“Zachar, di solito quando faccio domande mi attendo una risposta! In particolar modo da te!”.
“Ma Kaspar tu …… mi hanno detto che eri qui …… che ti eri alleato con i membri dell’Organizzazione …… non è così?”.
Vide l’aria intorno al corpo della persona che amava illuminarsi, brillare, con scintille rosse, gialle ed azzurre che diedero un tono ancora più cupo al suo abito; aveva di colpo creato intorno a sé delle barriere magiche come per proteggersi da qualche pericolo, come se si aspettasse di venir colpito. Evidentemente Ash pensò che quei colori fossero il preludio a qualche incantesimo terribilmente distruttivo, perché lanciò un urlo e si tuffò dietro la cosa più massiccia e resistente che riuscì a trovare (le spalle di Auron), ma la ragazza non prestò molta attenzione a nessuno dei due.
“Mi hai fatto chiamare da Auron perché io superassi quella prova, no? Ed io ce l’ho fatta, ho vinto la Stanza della Memoria!”.
“Ti sembra forse che abbia mai avuto bisogno del tuo aiuto per portare a termine qualche piano?”.
“Certo, tu sei così potente …… però …… mi ha detto ……”
I suoi occhi corsero alla guida, che stava scrutando il suo Kaspar in modo diffidente. Come era stato possibile? Perché Kaspar era così adirato?
“I membri dell’Organizzazione come al solito hanno visto bene; ho ricevuto da loro in persona l’ordine di convocarti in nome di Kaspar. Una lieve bugia a fin di bene, mia Invocatrice, perché ciò ti ha dato la forza di superare questa prima prova”.
Il suo tono era freddo, sembrava non provare alcun dispiacere nel ripetere quelle parole, ma Zachar sentì il cuore frantumarsi nel suo petto.
“Lei deve essere il mago Kaspar, l’Intercessore di Zachar. In effetti avrei dovuto aspettarmelo che sarebbe stato lei ad essere chiamato dal richiamo della prima Stanza”.
Una bugia.
L’ennesima bugia della sua vita.
Della sua piccola e fragile vita.
Tutti le avevano detto bugie per raggirarla. Il Trio Destroyer, Daala, persino Zam la mutaforma.
Ed ogni volta doveva arrivare Kaspar a proteggerla, a squarciare i veli di menzogne ed a ridare la luce alla sua esistenza. Ancora una volta si sentì una stupida: lo aveva deluso, aveva cercato di fare qualcosa da sola, con le proprie forze, ma sembrava vivere in un eterno teatro di marionette. Kaspar doveva essere davvero stanco di andarla a recuperare, ecco il perché del suo sguardo.
Abbassò la testa, sentendosi idiota, vergognandosi.
“Avete usato Zachar per farmi arrivare qui?” il suo tono di voce era ancora gelido, ma aveva qualche nota di compiacimento “Avete bisogno del mio enorme potere?”.
“Dubito che tu possa fare fisicamente qualcosa per noi, Intercessore. Il tuo potere magico è superiore alla media, o così dicono i membri dell’Organizzazione. Ma dubito siano anche solo lontanamente sufficienti per sconfiggere il Grande Satana Baan”.
“Tsk, se volete il mio munifico aiuto per distruggere questo nemico dovreste come minimo chiedermelo in ginocchio!”.
Zachar fissò l’ombra del suo uomo proiettata sul pavimento dalla luce innaturale della stanza, osservando il mantello bianco rimanere immobile, senza un filo di vento che lo facesse gonfiare, mettendo in risalto il potere di Kaspar. Non le sfuggivano le note di compiacimento nella sua voce, perché la guida aveva riconosciuto di aver bisogno di lui; ma riconosceva anche il tono di chi è pronto a scatenare una violenta tempesta di incantesimi su tutti coloro che avevano appena osato condurlo in quel Castello contro la sua volontà. Era fuggito dall’Impero Galattico, e non aveva intenzione di servire quei misteriosi Membri dell’Organizzazione senza ottenerne qualcosa in cambio.
Per la prima volta dal loro incontro, Auron si fece sfuggire un ghigno “Il Grande Satana non è un nemico come gli altri. Siede sul suo castello volante, circondato da migliaia di demoni furiosi. Il suo odio è antico come la terra ed il cielo e nelle sue dita scorre più magia che nelle vene di tutti gli incantatori del nostro mondo”.
“Mi credete un semplice maghetto di un pianetuncolo agricolo?”.
“Io so che tu sei l’Intercessore, il compagno dell’Invocatrice, ed insieme darete vita all’Invocazione Suprema. Questo risveglierà lo Spirito del Castello dell’Oblio, e guidato dai miei potenti e giudiziosi padroni porterà la pace e la giustizia”.
Kaspar rise.
Rise in modo gelido, ma per Zachar fu abbastanza. L’uomo che lei adorava tanto aveva di nuovo la situazione in pugno, ed adesso le cose sarebbero andate per il verso giusto. Lo fissò, ammirandolo di nuovo, contemplando lo scintillare d’oro di tutti gli oggetti che aveva ancora tra le mani; adesso sarebbe tutto finito e lui l’avrebbe portata di nuovo in salvo.
Kaspar rivolse ad Auron un sorriso calcolatore “E credi che io ascolti per un secondo di più le tue favole da bambini, soldato?”.
“Assolutamente sì, Intercessore”.
“Questa storia è sempre più inverosimile. Zachar, come hai potuto cadere nella bugia di questo tizio?”.
La ragazza abbassò di nuovo la testa, ma oltre ad un flebile “Scusami …” dalle sue labbra non uscì niente altro. Sapeva che, se avesse anche solo osato fissarlo, la sua ira la avrebbe travolta in pieno.
“Mi domando dove hai il cervello!”
“Sei solo un’oca, ti sembra che IO possa aver bisogno di te?”
“E ti credi degna di poter stare accanto a me? Dovresti prima essere UTILE, dannazione!”
“Spero che tu almeno sappia come farMi andare via di qui!”.
Zachar ascoltò la lunga serie di insulti che piovevano su di lei; cos’altro avrebbe potuto fare, oltretutto? Aveva sbagliato per l’ennesima volta.
Non aveva altra scelta che chiedergli scusa e sperare nella sua magnanimità: “Kaspar …… io …… non volevo, non pensavo …… perd ……!”
CIAFF!
Il bruciore alla guancia venne soltanto dopo; Zachar si ritrovò riversa a terra, colta di sorpresa, con Kaspar che la fissava pieno di disprezzo. All’arrivo del dolore si portò una mano alla guancia, sentendola pulsare anche attraverso i propri guanti, con gli occhi che le si riempirono immediatamente di lacrime.
Cercò di trattenerle, perché Kaspar si irritava quando la vedeva piangere.
Ma non l’aveva mai colpita in quel modo, mai. Come era giunta a meritarsi quello schiaffo?
Ash entrò immediatamente nel suo campo visivo “Zachar, ehi? Ehi?”.
Senza capire bene come, si ritrovò tra le mani un fazzoletto “Kaspar è stato davvero cattivo con te! Perché non gliela fai vedere tu? Proprio come al torneo!”.
“NON CE NE SARA’ BISOGNO!”
Era la prima volta che sentiva la propria guida alzare la voce.
“SENTI UN PO’, TESTA DI MOCHO VILEDA, TI HA DATO DI VOLTA IL CERVELLO?”
Auron portò la sua mole e la sua spada davanti a lei, fermandosi a pochi passi da Kaspar; il braccio destro era sollevato, e la mano stringeva l’elsa della spada ancora ferma sulla sua schiena.
“E tu che vuoi, soldatino?” rispose Kaspar, evidentemente nervoso per l’intervento.
“Personalmente vorrei ficcarti la mia spada su per il culo, ma ringrazia la magnanimità dei membri dell’Organizzazione se non ti affetto qui!”.
“Uh, sto tremando di PAURA!”
Narratore: "leggetelo con il tono con cui Scar si rivolge a Zazu all’inizio del Re Leone."
“E fai bene!”.
La scena avvenne rapidamente: Kaspar mosse la mano con cui l'aveva appena colpita ed evocò due Sfere Infuocate, che si mossero ad un suo cenno e raggiunsero il bersaglio in meno di un battito d’occhi. Auron ebbe pochi istanti per estrarre la sua arma, ma abbastanza da mettere tra se stesso e Kaspar la solida lama. Quella s'illuminò di luce azzurra, ed il suo padrone la portò di taglio, colpendo in sequenza prima una poi l’altra Sfera Infuocata.
L’energia degli incantesimi rimase sull’arma per un po’ ed il guerriero rimase immobile, puntando i piedi, lasciando che i grandiosi incantesimi di Kaspar attraversassero la spada ed in essa si dissipassero.
Kaspar si passò una mano tra i capelli, fiero dell’effetto di argento luccicante che davano; però gli occhi apparivano disturbati. La maga era sicura che Kaspar NON aveva preso in considerazione che una singola arma potesse assorbire uno dei suoi incantesimi più potenti.
Poi chiamò a sé il potere del fulmine, illuminando il suo braccio “Vediamo se questo incantesimo ti insegnerà a startene al posto, mercenario!”.
La Catena di Fulmini guizzò rapida, ma si infranse lungo una parete; Auron aveva di nuovo attraversato il Corridoio Oscuro, sgusciando nelle ombre rapido, incalzante, molto più di quello che il suo fisico sembrava permettergli. Kaspar evidentemente sentì la magia di apertura, perché eresse intorno a sé una barriera gelida quando il suo avversario ricomparve dal nulla; la spada scivolò lungo l’incantesimo, caricandola per assorbirne la forza.
Zachar era certa di non aver mai visto un’arma simile. Si diceva che Lilancor, la spada che l’ammiraglio Daala aveva sottratto ad un drago e che adesso pendeva, rubata, al fianco dello stesso Kaspar, possedesse degli enormi poteri, ma lei non l’aveva mai vista in azione. L’incantesimo difensivo di Kaspar si incrinò, e lei vide i piccoli cristalli di ghiaccio sciogliersi lungo la lama, che si aprì un varco verso il suo obiettivo.
Ash era così nervoso che le stringeva il braccio.
Sentì un brivido percorrerle la schiena quando Kaspar avvolse la sua mano sinistra di Strali Oscure, attingendo in pieno ai poteri delle ombre; lui trovava gli incantesimi di Oscurità affascinanti ma poco coreografici, ma quando li sferrava voleva dire che si stava innervosendo oltre ogni misura.
Auron era spacciato, ne era certa.
Perché nessuno poteva competere con la foga di Kaspar.
E la guancia continuava a farle male.
“Ehi, Zachar, che succede?”.
I due duellanti si erano fermati. Il cozzare della lama contro la magia, il rumore di stivali e scarpe che battevano il pavimento, le parole che sussurravano incantesimi arcani svanirono come neve al sole; una brezza lieve era entrata nella stanza priva di finestre. Lei percepì la magia vibrare, cantare e danzare lì dentro, ed evidentemente anche Kaspar doveva essersi reso conto del cambiamento: con una mano ancora piena di magia si guardò intorno, voltando l'occhio in alto. Dal soffitto scendeva una cascata di petali rosa, accompagnata dal profumo più dolce che lei avesse mai sentito.
I petali sfioccarono uno ad uno verso il pavimento, apparentemente inesauribili. Auron aggrottò entrambe le sopracciglia, ma mantenne la sua spada ben piantata avanti a sé. Da un nuovo Portale Oscuro emerse una figura vestita di un lungo cappotto nero, che lasciava scoperta soltanto la parte inferiore, da cui sbucavano stivali altrettanto neri. Dei pendagli grigi si scontrarono tra loro, lasciando un suono argentino al passo del nuovo venuto, cambiando colore in vicinanza delle magie che aleggiavano ancora nella stanza. Ma la cosa che colpì maggiormente Zachar fu lo sguardo della nuova arrivata, che con la sua mera comparsa aveva calamitato lo sguardo di tutti i presenti.
Aveva degli occhi ancora più belli di quelli di Kaspar, di un azzurro profondo come le acque di un lago e, realizzò nemmeno due attimi più tardi, altrettanto pericolosi.


“Auron, cos’è questo trambusto?”.
Ash rimase a bocca aperta e non la richiuse per un bel po’. La donna si era mossa con grazia, lasciando cadere al suo massaggio una miriade di petali rosa che sbucavano ovunque, dal cappuccio alle maniche. Si era spostata in modo sinuoso verso il signor Auron, rivolgendo a lui ed a Zachar un sorriso inquietante per poi portarsi a meno di tre passi da Kaspar.
I suoi capelli erano di un rosa vivo, mossi, che le giungevano fino alle spalle, proprio come una corolla di fiori su un viso pallido ma fermo; era molto più alta della maggior parte delle ragazze che Ash aveva mai visto (non tantissime, a dire la verità) e dalle spalle larghe e ferme che accompagnavano un passo delicato ma deciso.
Poi aveva parlato.
E la voce NON era assolutamente quella di una ragazza.
No, decisamente no.
Auron abbassò la testa in segno di rispetto: “Padron Marluxia, mi scusi. Non intendevo disturbarla”.
Il sorriso del nuovo arrivato era terribilmente inquietante “Non temere, Auron. Da quel che mi dicono vari uccellini anche Mu ha avuto diversi problemi con il suo Intercessore”.
Ah, allora questo / a è uno dei fantomatici Membri dell’Organizzazione! pensò Ash, fissando sbalordito gli abiti e le fattezze del / della nuovo / a arrivato / a.
Ha degli occhi che mettono davvero paura …… brr …… appena torno a casa devo assolutamente chiedere un consiglio a Brock! Lui è così esperto con le ragazze che saprà dirmi se questo / a qui è un uomo o una donna!
Per quanto Auron fosse più alto e minaccioso del membro dell’Organizzazione, questo padron Marluxia doveva incutergli un certo timore. Il soldato infatti si era ritratto subito, abbandonando il tono furioso con cui si stava rivolgendo a Kaspar pochi minuti prima; ma evidentemente il mago non doveva essere rimasto poi così colpito dal nuovo arrivato, perché sfoderò uno dei suoi sorrisi più pericolosi, scosse il mantello per avere un po’ di coreografia, si sistemò con grazia i capelli per coprire l’Occhio Millenario e si avvicinò all’ uomo che continuava a perdere petali come un ciliegio nel pieno della sua fioritura.
“Tu saresti quello che comanda qui dentro?”.
Un altro sorriso gelido in risposta: “Tecnicamente sì”.
“Quindi sei stato TU a dire a questo stupido soldato di rapire Zachar per arrivare fino a me, giusto?”
“Oh, è stato il Castello dell’Oblio a scegliervi, non di certo io”.
Lo sguardo di Ash impazzava per la stanza: Zachar era ancora accanto a lui, con gli occhi sgranati e la guancia colpita che era diventata ancora più rossa e gonfia. Auron aveva ancora la spada sguainata, ma sembrava assolutamente paralizzato dall’apparizione di questo Marluxia.
I petali non cadevano più dal soffitto, ma avevano lasciato un odore dolciastro, proprio come quello di un Vileplume o di decine di rose avvizzite ed abbandonate su un balcone; quelli che avevano toccato terra, trasportati da una brezza leggera, vorticavano rapidamente sul pavimento, raccogliendosi in un’unica massa rosa che si avvicinava a Kaspar. Provò ad indicare la cosa a Zachar, sicuro che si trattasse di una magia non esattamente benevola, ma la ragazza non rispondeva né alle sue parole né ai mille tentativi di tirarle la manica.
I suoi occhi verdi erano sgranati, fissi soltanto su Kaspar.
L’uomo dai capelli rosa scivolò in avanti, portandosi a pochi centimetri dalla faccia del suo avversario.
O è pazzo o è stupido! Nemmeno papà Impe si avvicinerebbe così tanto a Kaspar! Cioè, lo farebbe solo se Kaspar fosse immobilizzato, senza un braccio ma magari anche due e sotto almeno un centinaio di scudi anti-magia!
“La cosa ti disturba, Intercessore?”.
“Non sono un Intercessore. Sono Kaspar, il più potente stregone che esista! E faresti bene a ricordartelo, obbrobrio di sesso confuso!”.
Le sopracciglia (cielo, sono rosa anche quelle!) assunsero una piega minacciosa, e come risposta i petali alle spalle di Kaspar si agitarono di nuovo, vivissimi, fino a quando la massa trasportata dal vento non cambiò colore, passando dal marrone ad un verde intenso. “Padron Marluxia, mi autorizza a spaccare la faccia a questo qui?”.
Si mette male ……
“Per ora ci serve intero, Auron. Non dimenticartelo”.
“Ma la ha insultata, padrone!”
“Allora perché non hai mai rotto uno zigomo o due ad Axel? La cosa non mi sarebbe affatto dispiaciuta!” Ash non capì di chi stessero parlando, ma la loro guida divenne rossa come il suo soprabito.
Gli occhi del Membro dell’Organizzazione scintillarono, profondi come il mare di Kamino ed ancora più tempestosi “Però ……” il suo tono mellifluo faceva accapponare la pelle “…… il nostro gentile Intercessore dovrebbe imparare come comportarsi alla presenza di un padrone del Castello!”
Si mette MOLTO male ……
L’uomo alzò il braccio, accompagnato dal fruscio del suo abito nero. Da sopra la sua testa cadde un solo, unico petalo, di un rosa più vivo degli altri e grande almeno il doppio; attraversò l’aria con deliberata lentezza, incurante dello sguardo dei tre nuovi venuti, scivolando come mosso da un vento impalpabile. Appena toccò il palmo del Membro dell’Organizzazione brillò, carico di energia, esplodendo in centinaia di nuovi petali, una cascata rosa, rosso sangue e persino nera; il braccio dell’uomo si abbassò, e nella sua mano destra era apparsa un’enorme falce.
Si mette DAVVERO male ……
In altre situazioni Ash avrebbe pensato che quella falce fosse stata l’arma più ridicola che avesse mai visto nel corso della sua breve ma assai movimentata vita. Il manico, lungo e leggermente ricurvo, era di un verde intenso, sormontato in cima da uno strano simbolo bianco e giallo, che ricordava un paio di strane decorazioni che aveva notato nello stesso Castello. La lama della falce era di un rosa molto intenso, quasi rosso, dalla lama curva e appuntita in più segmenti, che conferiva all’arma l’aspetto di un fiore sul suo stelo. Ma nelle mani di quell’uomo, con quel sorriso e quegli occhi pericolosi, Ash non ci trovò assolutamente nulla da ridere.
SONO CAVOLI!
Con l’istinto di sopravvivenza che gli aveva permesso di arrivare con tutti gli organi e gli arti al loro posto senza mai passare per una condanna a morte dell’Imperatore, Ash acchiappò Zachar per le spalle e la spinse, faccia e ventre a terra, contro la parete alla loro sinistra. Qualche centimetro sopra le loro teste l’aria vibrò, mossa dal braccio del Membro dell’Organizzazione, caricata di una qualche forma di energia; Kaspar non fu abbastanza svelto ad erigere un incantesimo di protezione, perché volò all’indietro contro una colonna.
“Il più potente stregone che esista …… ? Ho visto ragazzini rispondere meglio al mio colpo!”.
I petali che si erano accumulati nella stanza si contorsero, fondendosi, e a quel colore verde smeraldo prese forma una pianta gigantesca, che coprì con le sue spire tutto lo spazio che separava l’uomo dai capelli rosa da Kaspar.
Kaspar si rialzò, sgusciando dietro la colonna, lasciando che il vegetale appena evocato si attorcigliasse dietro il pilastro bianco. La sua faccia era furiosa, ed in pochi secondi Ash vide se stesso trasformato in un simpatico mucchietto di cenere “Posso evocare molto di meglio di una piantina!”.
Un instante più tardi una vampata di fuoco rosso scaturì dalla sua mano destra e colpì il vegetale come una lunga, massiccia lancia fiammeggiante; la sollevò e la scagliò indietro, incenerendo una delle sue ramificazioni. La pianta iniziò a contorcersi su se stessa, poi restò immobile mentre qualche altro filo di fumo esalava dalle sue fibre.
“TUTTO QUI?” gridò Kaspar. Un attimo dopo si lanciò verso l’avversario con le mani, di nuovo avvolte dalle fiamme, volte verso l’alto, un’arma di selvaggia magia. Verso il soffitto, constatò Ash con orrore, si erano formate diverse scintille che si aggregavano fra loro, preparando la strada per il distruttivo Sciame di Meteore che poteva mettere chiunque in seria difficoltà. L’aria si era fatta incandescente, e trascinò una Zachar ancora allibita più lontano possibile dal raggio d’azione del mago.
Quel Marluxia non si mosse.
Il fuoco scaturì nuovamente prima tra le sue dita e poi dall’alto, diretto contro l’avversario da una decina di direzioni diverse.
Poi Auron apparve di nuovo dal nulla, teletrasportandosi con uno dei suoi portali e si fermò tra le fiamme ed il suo padrone, impugnando la sua enorme spada che adesso brillava di una luce rossastra tale da sembrare essa stessa composta di fiamme. Lo Sciame di Meteore partì senza esitazione, una macchina di morte che correva contro i suoi avversari, pronta a non lasciare nulla di loro a parte le loro armi. Ma Auron le affrontò senza fuggire, con l’arma posta davanti e di taglio a sé.
Nonostante il calore, la schiena di Ash si imperlò di sudore “Zachar, ti prego, dimmi che SAI cosa dobbiamo fare ……”
La lama di Auron si portò verticalmente e poi di lato, intercettando con mortale precisione ognuna delle sfere infuocate dirette contro il suo padrone; gli occhi di quello erano chiusi, immobili, e soltanto la presa delle dita sul manico della falce tradiva un certo nervosismo, ma non ce ne fu bisogno. L’arma della loro guida si illuminò ad ogni colpo, diventando più intensa delle fiamme stesse, e per ogni sfera infuocata che colpiva la spediva lontano; quasi tutte si schiantarono sul pavimento o sul soffitto, lasciando notevoli segni neri, ma un paio arrivarono addirittura a Kaspar.
Il mago, pur non avendo calcolato la mossa, si avvolse nel suo mantello e fece sparire il contrattacco.
Quando lo Sciame di Meteore si dissolse, la loro guida abbassò l’arma, Era stanco, provato, il respiro affannato ed il braccio destro spossato dalla fatica. L’abito era più liso di prima e Ash intravide il sego di una bruciatura sul collo; ma si sentì sollevato nel vederlo tutto sommato intero.
Nessuno prima d’ora aveva mai respinto un incantesimo di Kaspar: ed il mago doveva saperlo bene, perché era ancora più furioso di prima, con gli occhi che non si fermavano mai e mantenevano una guardia costante, finché non si fermarono proprio su di loro due. Era la seconda volta che quel soldato parava le sue magie.
“Zachar, forza, che aspetti a darmi una mano?”.
“Non credo che ne avrai bisogno. Non ti servirà quella ragazza”. L’uomo dai capelli rosa, che non si era mosso per tutta la durata dello scontro, si fece avanti scrollandosi dalle spalle la cenere che ancora fluttuava. Aveva perso il sorriso del suo ingresso, ma il suo sguardo era carico di determinazione.
“O meglio …… dopo avrai bisogno di un bravo mago guaritore ……”
Un’aura oscura avvolse la falce, che iniziò a rilasciare petali. Sembrava che la stessa oscurità avesse deciso di rispondere alla chiamata di quell’uomo. Un passo in avanti ed un portale Oscuro lo avvolse ed il passo successivo era lì, a meno di un metro da Kaspar, lasciando che fosse la lama rosa ad emergere dalle tenebre prima del suo stesso corpo.
Zachar si alzò, ma non fece in tempo.
Quel Marluxia roteò l’arma in una spirale, portando con sé tutta l’Oscurità che sembrava nascosta in quel portale. Mosse il braccio rapidamente, Ash non riuscì a seguirne del tutto la traiettoria, vide solo punte di rosa, giallo e verde che sembravano danzare nella notte. Ne seguì un’esplosione enorme, e Kaspar, colpito tra capo e collo, al petto ed alle gambe volò all’indietro, attraversando tutta la lunghezza dell’anticamera. Non appena toccò terra il sangue iniziò a sgorgare copioso ed Ash, che proprio non riusciva a sopportarlo, si nascose gli occhi dietro le mani.
Da quella posizione notò assai poco, tranne che quel Marluxia, con grazia e lentezza, aprì la mano. La falce rimase in aria per qualche secondo, ancora pulsante di magia, poi si dissolse in una cascata di petali rossastri neri. Nella stanza regnò il silenzio, rotto soltanto dal respiro affannoso di Auron, che era caduto su un ginocchio e tentava di rinfoderare la spada; Ash poteva sentire il proprio cuore andare a mille, perché soltanto Zam Wesell era mai riuscita a mettere Kaspar a cuccia.
“Eccellente lavoro, Auron” fece l’uomo, rivolgendo i suoi passi verso il mago disteso a terra “Devo ammetterlo, Vexen ha fatto miracoli con la tua spada”.
“Padron Vexen è saggio e potente. Nessun suo lavoro è mai fallito!”.
“Sì, come no ……” si inchinò accanto a Kaspar, scostando gli abiti insanguinati e puntando dritto alle sue tasche ed alle sue mani.
Zachar si sollevò di scatto: “NON TOCCARLO!”.
“Signorina Invocatrice, le ripeto, per il momento mi serve vivo” si rimise in piedi e fissò proprio il punto dove si trovavano loro due. Nella mano sinistra, ancora grondante di sangue, stava l’Occhio Millenario. E, comprese Ash con terrore, nel Portale Oscuro che si era formato alle sue spalle stavano prendendo il volo diversi oggetti, luminosi e non, che pochi attimi prima facevano parte della collezione dei furti di Kaspar.
“Come osi!”
La ragazza creò tra le sue dita una piccola lama violacea e la scagliò contro l’uomo che aveva appena sconfitto e derubato l’unica persona che per lei importasse; ma quel Marluxia si spostò di pochi passi, lasciando che l’attacco venisse assorbito dalle candide pareti del castello.
Zachar, ti prego, non lo irritare …… non lo fare …… ti prego …… o, se proprio devi, fallo quando io sono uscito dal suo raggio d’azione, ti prego……
“Madamigella, sono desolato nel dover dire che il nostro primo incontro non è stato dei più piacevoli” rivolse lo sguardo a Kaspar, ancora immobile sul pavimento, svenuto, ancora ignaro di aver perso i suoi inseparabili tesori “Le consiglio di tenere a freno il suo Intercessore la prossima volta ……”
Il suo ultimo sorriso colpì Ash ancora più nel profondo; c’era qualcosa che trasudava pericolo da quelle stesse labbra, come un predatore che invitasse le proprie vittime a seguirlo nella sua tana. Stavano giocando alla sua partita, e dovevano rimanere tutti interi. Se Kaspar non era riuscito a fermare anche solo uno di quei Membri dell’Organizzazione voleva dire che erano davvero nei guai.
“Ah, Auron …… ti consiglio di andare. Ti assicuro che la seconda Stanza della Memoria è ancora libera e pronta ad attendere i nostri ospiti”.
Gli occhi blu dell’uomo fissarono con voluta lentezza tutti i presenti, poi svanirono insieme a lui in un altro portale, che sfioccò nell’aria accompagnato da un’esplosione di petali neri.
Zachar corse verso Kaspar, mentre Auron, barcollando, si diresse verso l’enorme portone che sembrava volesse inghiottirli, per poi acchiappare il mago svenuto. Né Ash né la ragazza riuscirono ad obiettare, perché l’attimo successivo furono nuovamente avvolti nella luce ed abbandonarono l’anticamera ancora segnata dallo scontro mortale.
  
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