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Autore: Lela White    22/12/2011    13 recensioni
A volte è molto più facile scappare. A volte, è l’unica possibilità che ci si presenta. A volte la vita ti mette davanti a l’unica eventualità che non puoi sopportare e tutto diventa semplicemente troppo doloroso…
Michela è una studentessa universitaria, semplice, dolce ed ingenua. Alessandro è colui che c’è sempre stato, il suo migliore amico, che la sempre protetta da tutto, tralasciando l’unico, imprevedibile pericolo, se stesso! Il loro è un legame possessivo, completo, disarmante, che li lascia entrambi persi di fronte l’inevitabile. Nulla però è scontato, non lo sono loro…non ne sono capaci e quando Michy fugge…tutto cambia!
Una storia narrata tra presente e passato, perché nulla di adesso può essere spiegato senza ricordare ciò che erano stati, ciò che non sono più….ma cosa è accaduto? Non più quelli di ieri, ma solo quelli di oggi…
Può l’amicizia trasformarsi in amore? Può l’Amore trasformarsi in rabbia e dolore? E se tutto ciò per cui hai lottato, vissuto…sparisse portandosi via tutto, cosa faresti?
Dal capitolo 1-( “..perchè se l’amicizia è uno dei tesori più grandi, l’Amore è uno dei dolori più forti che una persona possa provare..”)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FUGA CAP- 16 CORRETTO

 

 

 FUGA

Capitolo 16

Vedersi


ESTATE 2007

Ero nuda. Semplicemente avvolta nell’asciugamano, seduta sul bordo del letto, senza riuscire a pensare ad altro che alle parole di Ale.

“Io evito di guardarti come una Donna perché se lo facessi, non so cosa accadrebbe."

Una strana sensazione di felicità e stordimento mi avvolgeva e non riuscivo a capire come dovevo interpretare le sue parole. Non sapevo se anche lui provasse qualcosa per me o se era un semplice modo per farmi capire che mi trovava…attraente.

Io…attraente.

Era un concetto talmente strano per me, da lasciarmi totalmente confusa. Poi qualcuno interruppe i miei pensieri.
“Michy hai finito?” Chiese Gaia, entrando con un vassoio in una mano ed una borsa nell’altra.
Mi voltai lentamente e scossi la testa come per riprendermi da uno shock.
“Allora qui c’è il tuo panino. Abbiamo cenato tutti così, visto che dobbiamo prepararci per la serata e guarda qui cos’ho? E’ una cosa stupenda che ti piacerà da matti.Mi urlò praticamente nelle orecchie.
La guardai sempre più confusa.
“Ma dove sono Daniela ed Ilaria?” Chiesi.
"Si sono appena fatte la doccia e stanno arrivando. Ho proposto di prepararci tutte insieme qui." Lo sapevi che Ale ha scelto la camera più grande? Hai uno specchio enorme ed è quello che ci serve”.
Scossi la testa e sorrisi della sua esuberanza.
“Veramente non lo sapevo. Tutte le fortune a me, eh?” Sogghignai, alzando gli occhi al cielo.
Il mio tono non la sorprese, anzi, iniziò a studiarmi come per capire cosa fosse accaduto poco prima.
“Senti prima che arrivino le altre, ho capito che il discorso dei ragazzi…beh che ci sei rimasta male, ma vedi, secondo me, lui non intendeva quello che hai capito tu.Disse, sedendosi al mio fianco.
La guardai ed annuii leggermente, mentre le parole di Ale mi risuonavano nella testa come una dolce melodia che non vuole lasciarti.
Sorrisi appena ed imbarazzata distolsi lo sguardo.
“Ok quella faccia non mi convince, che mi sono persa?” Chiese Gaia curiosa.
Sorrisi ancora e mi nascosi il viso con le mani, poi presi un bel respiro e la guardai.
“Devo dirti una cosa e so che dirai –te l’avevo detto- e farai i salti di gioia ma, prima, sappi che credo sia tutto un gran casino e che ci sia poco da festeggiare.”
Gaia annuì, sorridendo appena davanti alla mia espressione.
“Credo…” Respirai. “Credo di essermi innamorata di Ale.Conclusi veloce.
Lei mi guardò, si aprì in un bellissimo sorriso e mi abbracciò forte stringendomi a .
“Sono felice che tu l’abbia capito.” Esordì.
“Io no! Io ho paura, una paura tremenda e credo di aver solo rimandato e rifiutato quello che provo per lui, ma adesso…adesso è così difficile! Non ce la faccio, non mi sento più libera, né di muovermi, né di parlare spontaneamente, perché…perchè se lo facessi, gli direi solamente che lo amo…che l’ho sempre amato e che voglio scelga me. Che mi guardi come se fossi l’unica, che quando mi sfiori si senta morire perché io…perché è questo ciò che io provo." Dissi, come un fiume in piena, singhiozzando tra le sue braccia.
Ero esplosa. La verità era uscita fuori in tutta la sua irruenza e desiderai solo parlare, piangere e sognare. Sperare che tutto si sarebbe risolto, che quello che sentivo non fosse ingiusto o sbagliato. Che non avevo colpa di nulla perché in fondo…mi ero solo innamorata.
“E poi lui non mi aiuta per niente! Non mi ci fa capire nulla con il suo atteggiamento. Come prima in giardino, ha detto quelle cose e poi…poi in camera..." Mi fermai, asciugando le lacrime e tornando a sorridere come una sciocca.
“Sto impazzendo." Commentai.
“A cosa ti riferisci? Non ti seguo." Chiese Gaia curiosa.
“Prima è entrato in camera senza bussare. Io mi stavo mettendo la crema con solo l’asciugamano indosso, e beh, ad una mia frase dove gli dicevo che sapevo di non fargli effetto come donna, si è stranito molto e mi ha risposto che non mi vede come una donna, perché se lo facesse non saprebbe cosa potrebbe accadere. Ecco il sunto."
Gaia sbottò a ridere come una matta, scuotendo la testa.
“Ma quanto è contorto?”
“Già." Risi amaramente.
La vidi improvvisamente scattare in piedi, sorridendo gioiosa.
“Allora costringiamolo." Disse battendo le mani.
Strabuzzai gli occhi e la guardai confusa.
“A fare cosa?”
“A guardarti come una donna!” Commentò, come se fosse ovvio e si diresse verso la borsa che aveva portato.
“Stasera al “Coco night” c’è un party sulla spiaggia e ci andremo tutti, sarà l’occasione perfetta."
La guardai, storcendo la bocca ed alzando gli occhi al cielo.
“Guarda che le favole alla Cenerella non esistono. E poi è una festa, non un cataclisma.Commentai ironica.
Lei sbuffò e si affacciò dalla porta urlando il nome di Ilaria e Daniela per poi tornare verso di me.
“Ma non è una semplice festa…Ci mascheriamo!”
“Cosa? Una festa in maschera a luglio?”
“Donna di poca fede. E’ stata organizzata così, una sorta di “Halloween estivo”, non c’è un vero tema, l’importante è essere sexy e mezzi nudi.Concluse ridendo.
Mi alzai e presi la borsa che aveva tra le mani.
“Bene proprio la festa per me.Dissi, scuotendo la testa sconvolta.
“Vuoi fare colpo?” Chiese facendomi l’occhiolino.
“Su di chi?” Intervenne Daniela in accappatoio, con mille buste e borse al seguito.
Trattenni il respiro davanti a quella domanda. Anche se erano mie amiche, non mi sentivo pronta a confidarmi con loro.
“Beh…”
“Dobbiamo aiutare questa pecorella smarrita, perché si è presa una bella cotta.Disse Gaia con la sua boccaccia. Mi voltai a fulminarla con lo sguardo e capì.
“Davvero?” Chiese Ilaria mettendo tutte le sue cose sul letto.
“Uffa chi è? Perché io sono sempre l’ultima a sapere le cose?” Insistette Daniela.
Tre paia di occhi mi fissarono in attesa e io non seppi cosa dire. Le parole uscirono da sole.
“E’ Stefano” Sputai tutto d’un fiato.
Si udirono urli di entusiasmo, da parte di Ilaria mentre Gaia e Daniela mi guardarono allibite. Potevo comprendere la reazione di Gaia, visto quello che le avevo detto poco prima, ma l’espressione di Daniela mi lasciò interdetta. Almeno quanto lei.
“Bene fanciulla. Allora ci pensiamo noi!” disse Daniela abbracciandomi e facendomi sedere sul letto, senza però smettere di guardarmi stranamente.

 Che avevo fatto?

 

*****************************

 

ALESSANDRO POV

 
“Quanto credete ci faranno aspettare?” Chiesi sbuffando.
Vidi altre tre teste scuotersi, mentre Stefano spalancò le braccia e rise.
“Sono donne. E’ ovvio che ci facciano aspettare, ma d’altra parte cosa ci manca? Guardati intorno, bella musica, belle donne e alcol a volontà”.
Ridemmo e brindammo alle donne.
“E poi perché non vi siete voluti mascherare? Io sarei stato un Ladro d’eccezione” Chiese Davide indicandoci con il dito, per poi pavoneggiarsi, senza vergogna.
“Ecco appunto. Non credo avresti fatto tutto questo scalpore e comunque non vedi la mia collana di fiori?” Mostrai ridendo.
“Non vale, te l’ha data la pollastrella all’entrata.Continuò.
Riccardo rise e scosse la testa.
“Ancora devo capire come fai a rimorchiare in questo modo. Insomma nemmeno siamo arrivati, che già una ragazza si è fatta avanti.Commentò curioso.
Risi e feci spallucce bevendo un altro sorso di birra.
“Sul serio non è normale, direi addirittura imbarazzante. , potrei decisamente offendermi. Perché guardare te, quando ci sono io!” Intervenne Davide.
“Sono ancora libero, però. E’ tutta questione di tempistica, riuscire a giostrarsi le situazioni al meglio e non cadere in nessuna rete.Dissi facendo l’occhiolino.
“Già, come incastrare la ragazza del martedì mattina, tra una lezione e la ragazza del martedì sera.Commentò Stefano e tutti scoppiammo a ridere.
“Esagerati! Non sono a questi livelli.Commentai, sorseggiando la  mia birra e continuai. “Cosa posso dire? Riesco a capire le donne. Le so guardare come vogliono essere guardate e nonostante tutto, rimango sempre onesto con loro e con me stesso. Sanno cosa le aspetta e non si tirano indietro. Anzi!".
, proprio.Borbottò Stefano, abbassando lo sguardo, ma sentii ugualmente.
“Beh, che c’è ? Non è vero forse?” Chiesi, sorpreso dalla sua reazione.
“Tu, riesci a capire le donne.Commentò, sfidandomi con lo sguardo ed incrociando le braccia al petto.
“Certo.Ammisi convinto.
Annuì come per assecondarmi ma senza sembrarne sicuro.
“Forse hai ragione. Forse capisci davvero le donne, ma ce n’è una che, secondo me, è un foglio bianco. Che ti fa uscire di senno, semplicemente con uno sguardo di troppo o solo se la si nomina in contesti che non ti piacciono. E…se per caso, non c’è, ora, ci sarà”.
Mi irrigidii all’istante senza sapere nemmeno il perché.
“Non so di cosa tu stia parlando.Commentai, distogliendo lo sguardo dal suo, divenuto troppo fastidioso, e mi concentrai su altro.
La musica si alzò ed il locale iniziò a riempirsi, mentre poggiato al bancone battevo il piede a terra a ritmo di musica e mi guardavo intorno. Sentivo una strana agitazione sotto pelle ed anche se stavo cercando in tutti i modi di non pensarci, probabilmente era per quello che avevo detto a Michy.
La giornata era stata assurda sin dall’inizio. Ogni volta che mi voltavo, incrociavo i suoi occhi e stranamente non riuscivo a riconoscerli. Mi guardava diversamente ma non capivo in che modo fosse diverso e questo m’infastidiva.
Di certo avevo sbagliato a parlarle in quel modo. Stavo iniziando a pentirmene ma era stato tutto così improvviso. Avevo la terribile sensazione di aver varcato una soglia e, dannazione, erano anni che cercavo di delinearla. Ma sentirla così abbattuta... Sembrava insicura e dagli occhi avevo capito che avesse pianto. Forse era solo un momento di stanchezza. Forse aveva bisogno di certezze, forse non si sentiva a suo agio con il suo corpo e visto che abbiamo sempre parlato di tutto, voleva conferme da me, che la conosco meglio di tutti.

Ricordo ancora l’esatto istante, in cui mi accorsi che fosse divenuta una donna. Era un pomeriggio di qualche anno prima ed entrando in camera sua, la vidi su una scala intenta a sistemare i ripiani alti della libreria. Indossava un vestitino di cotone giallo leggero, i capelli raccolti morbidi in una coda, mentre ciuffi ribelli le incorniciavano il viso e la luce arancione del pomeriggio, giocava con le sue forme. Rimasi abbagliato, quando, poi, si voltò sorridendomi.

Non avevo visto mai niente di più bello.

“Ehi sei ancora qui?” Chiese Stefano schioccandomi le dita davanti al viso.
Sì, sì pensavo”
“Bene, ti aggiorno. Stavamo dicendo che stasera noi tre, in quanto uomini belli e single, dobbiamo servire la comunità femminile, ci stai?” Chiese Davide ridendo.
Feci spallucce e sorrisi.
“Tutto per la comunità.Dissi ancora ma Stefano intervenne.
“Che poi abbiamo tre splendide donne in casa, non ci sarebbe nemmeno bisogno di cercare così lontano.Disse tornando a guardarmi e fu troppo.
“Ancora con questa storia.Esordii infastidito, prima di sentire nuovamente il nome di Michy.
“Ah giusto, ragazzi non nominate Michela o il signorino, qui, si agita.Disse Stefano facendo ridere gli altri ma non me.
Lo guardai serio e stranito ancora di più.
“Ma che cazzo c’entra ? E’ perché sono nostre amiche, non mi va di parlare così di loro.
“Non ti va di parlare così di Michela!” Sottolineò Riccardo.
Mi voltai di scatto verso di lui.
“Ehi, ma che diavolo vi siete messi in testa, stasera! E’ la mia migliore amica e non mi va di stare qui, ad immaginare mille modi per farmela” Esclamai arrabbiato.
Tutti tacquero per alcuni istanti prima che Riccardo si alzasse in piedi con il volto sorpreso.
“Oh mamma.Sussurrò, sparendo nella folla.
Ci voltammo tutti e tre senza vedere nulla. Non capii cosa stesse accadendo e d’un tratto anche Davide scattò.
“Per la miseria.Disse, sparendo a sua volta.

Io e Stefano ci guardammo confusi e ci spostammo dal bancone.
Mi mossi tra la folla, cercando di seguire il punto dove erano spariti ma non era facile. Venivo continuamente spintonato da una parte all’altra, mentre la folla aumentava a dismisura.
C’era il delirio vero e proprio.
D’improvviso, sentii una mano stringermi la spalla, mi voltai e vidi Stefano con la bocca spalancata.
Mi diede una pacca sulla schiena e scoppiò a ridere per poi avvicinarsi e dirmi : “Ti voglio bene, ma sei un coglione!” Alzò gli occhi e indicò un punto in fondo alla sala.

Lo seguii e...

Due grandi occhi nocciola  sorsero tra la folla e quando incontrarono i miei, li sentii sulla pelle come se mi stessero accarezzando. Il piccolo viso, da bambina dolce e indifesa, aveva lasciato il posto ad una donna bellissima e sensuale, incorniciato com’era da una parrucca a caschetto rosa…Rosa? Assurdo! Era totalmente diversa, ma sempre lei.
Si morse le labbra e pensai solo che volevo affondare in esse e lasciarmi andare, completamente.
La pelle lattea, stretta in un piccolo corpetto bianco, lasciava poco spazio all’immaginazione, ma davvero molto alla vista. Stretti pantaloncini bianchi, mostravano le cosce lunghe e affusolate di quella che da sempre era la mia bimba, ma che in quell’attimo vidi per la prima volta.

La mia Michy… e dannazione era bellissima.

La musica si spense. L’agitazione salì. Le orecchie presero a fischiare e la testa a girare.
La sala si svuotò di tutte quelle persone e in un attimo, giusto il tempo di battere le ciglia, di capire che non fosse un sogno, realizzai come, in realtà, tutto intorno a me non era mutato per nulla, ma che, invece, era bastato quel singolo istante, per far crollare tutte le mie Certezze.

“Oh cazzo!” Commentai.

 

 


 

 

Mi avevano messo un’assurda parrucca rosa e non capii nemmeno come avessero fatto a convincermi. Daniela insisteva nel dire che ero perfetta e che sembravo una di quelle bamboline sexy e provocanti, mentre io mi sentivo molto più come una Barbie fuori dalle righe.

Tutto sommato però, era stato divertente.
“Ragazze ci stanno aspettando al bancone. Dobbiamo cercare di farci vedere perché Riccardo, con questa musica, non sentirà mai il cellulare.Disse Gaia incamminandosi.
Iniziammo a farci largo tra la gente e notai, meravigliata, come non fossimo state le uniche a partecipare mascherate, anzi la maggior parte delle ragazze si era letteralmente sbizzarrita.
“Scusate ma quella sarebbe una Jessica Rabbit in bichini?” Chiese Ilaria ridendo.
, credo proprio di sì.” Ammisi sconvolta.
“Venite. Qui, in fondo alla sala.Ci urlò Daniela che si trovava in testa alla fila.
Mi fermai a guardarla per un secondo e capii perché tutti la trovassero bella. Lo era davvero e sapeva di esserlo. Per la serata aveva scelto un completo leopardato. Corpetto e gonna che aveva perso oramai la sua forma primaria, dopo essere passati sotto un paio di forbici. L’intento era sembrare una “Jane sexy” e c’era più che riuscita.
Riusciva, infatti, a giocare con la sua sensualità senza risultare troppo finta o costruita.
Sapeva cosa voleva da un uomo e se lo prendeva. Come facevano molti uomini con lei stessa, ovviamente. Daniela sosteneva che era uno scambio equo, dopotutto era la classica storia dove se lo fa un uomo, è un “grande” di fronte gli altri di genere maschile, ma se lo fa una donna, è una poco di buono.
“Ahi.Borbottai all’ennesima spinta, voltandomi arrabbiata.
“Scusami, ti ho fatto male ?” Chiese un ragazzo decisamente molto più alto di me.
Piegai la testa in alto fino ad incontrare il suo volto e feci spallucce guardandolo.
“Non fa niente.Risposi, tornando dalle altre.
Una volta tutte insieme, iniziammo a cercare i ragazzi per la sala. Presi a scorrere ogni volto, senza troppo interesse, fino a che non  raggiunsi la mia meta e mi fermai.
Quando vidi anche lui bloccarsi e guardarmi, sentii nel cuore il presentimento che quella serata sarebbe stata decisamente più lunga di quello che credessi.
Nonostante la gente e la confusione che ci avvolgeva, riuscii chiaramente a sentire, oltre che vedere, i suoi occhi su di me. E fu la prima volta.
Gli occhi che mi avevano guardato da sempre. Le stesse labbra che desideravo mordere, lo stesso corpo che avevo più volte ammirato. Lui, Ale, di fronte a me…con un’espressione impenetrabile!

“Ehi, senti vorrei farmi perdonare.Disse una voce al mio fianco.
“Come?” Mi voltai stordita ed infastidita per essere stata interrotta e mi ritrovai lo stesso ragazzo di poco prima.
“Dicevo, volevo farmi perdonare. Ti va qualcosa da bere?” Chiese sorridendo.

Lo guardai confusa. Anche se avevo capito benissimo le sue parole, rimasi qualche secondo di troppo in silenzio, non sapendo cosa dire.
“Beh vediBalbettai distogliendo lo sguardo e cercando ancora Ale, ma non era più dove lo avevo visto.

“Ti prometto che farò il bravo.Sorrise dolce e lo trovai davvero carino, ma in quel momento la mia mente era totalmente scombussolata da altro.
“La ragazza è impegnata.Disse una voce al mio fianco e mi voltai sorpresa.
“Oh scusami non lo sapevo. Beh complimenti e buona serata.Disse il ragazzo andandosene.
Guardai Stefano seguirlo con volto duro, per poi tornare da me.
“Cosa bisogna fare con te?” Chiese sorridendomi.
“Che vuoi dire?”
“Stasera hai deciso di fare impazzire qualcuno, non è vero?” Chiese avvicinandosi di più al mio volto e percepii uno strano doppio senso nelle parole.
Scossi la testa ed abbassai lo sguardo imbarazzata.
“Non so a cosa ti riferisci. Veramente sono state le ragazze a farmi vestire così e mi sento anche un po’ ridicola.Commentai, gesticolando nervosa e guardandomi intorno alla ricerca di Ale.
Sentii Stefano avvicinarsi di più. Stringermi la vita con un braccio e sussurrarmi all’orecchio: “ti assicuro che sei tutto, tranne che ridicola”.
Mi irrigidii alzando lo sguardo verso il viso di Stefano e lo trovai concentrato sul mio volto.
“Sei bellissima stasera e lo farai impazzire.Commentò sfiorandomi una guancia con le labbra calde, per poi guardarmi e farmi l’occhiolino.
Arrossii di botto, per poi scoppiare a ridere.

Stefano lo sapeva o, quanto meno, lo aveva capito.

“Ragazze siete una bomba!” Urlò Davide abbracciandoci una ad una.
“Stasera volete farci fare a botte con qualcuno, non è vero?” Chiese Riccardo controllando la gonna di Gaia.
“Ma smettetela, siamo qui per divertirci, perciò divertiamoci!” Urlò Daniela al mio fianco passandoci bicchieri, pieni di qualcosa di indefinito.
“Aspettate ma Alessandro?” Chiese Stefano e lo ringraziai mentalmente per aver fatto la stessa domanda che mi frullava per la testa.
“Eccolo lì!” Ci voltammo e lo vidi poggiato al muro di fronte a noi.

Gli occhi verdi, come la tempesta pronta ad esplodere, fissi su di me.
Mi guardava, mi toccava, mi divorava con lo sguardo, in quella che non capii mai che emozione fosse. Se rabbia o desiderio. Specialmente quando vidi la ragazza al suo fianco, baciargli il collo, sensuale.

Lì, in quel momento, il mio cuore si buttò definitivamente nel vuoto. Ero distrutta e disillusa ma invece di arrendermi al destino, alle mie mille paure, alle sue parole che non riuscivo mai a comprendere totalmente, buttai tutto all’aria. Me stessa, noi, il nostro futuro.

Voleva giocare? Avrei giocato anch’io!

 

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Potrei dirvi tante cose. Potrei stare qui, a raccontarvi come l'ansia per questo capitolo, mi abbia fatta impazzire, ma vi dirò solo GRAZIE.

Grazie a tutte coloro che si sono fermate a recensire lo scorso capitolo, a chi continua a mettermi tra seguite/preferite/ricordate...spero che Fuga vi stia dando le stesse emozioni che da a me!

Vorrei fare un ringraziamento speciale a Fallsofarc, Clara-sterne, e la mia amica Marina (da cui la nostra Gaia prende vita) per avermi consigliato- supportato e sopportato...Questo è un momento importante per la storia e spero ogni volta di non deludere le aspettative (non che stia scrivendo la Divina Commedia, intendiamoci :D ) ma è la mia piccola storia e da gioco, quale è iniziato, è diventato qualcosa di più.

In Michy, Ale, Gaia, Riccardo, Stefano, Daniela, Ilaria, Davide.... ci sono io. C'è Emanuela, i suoi pensieri, le sue paure e anche le personalità più particolari, dei suoi amici :D

Spero inoltre abbiate apprezzato l'idea del Banner speciale, opera della formidabile Khristh....IO ADORO LO!!!!! 

Non mi resta che abbracciarvi sperando che vi sia piaciuto anche questo capitolo e augurandovi uno splendido Natale.

Lela 

 

 

   
 
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