FUGA CAP- 16 CORRETTO
FUGA
Capitolo
16
Vedersi
ESTATE 2007
Ero
nuda. Semplicemente avvolta
nell’asciugamano, seduta sul bordo del letto, senza riuscire
a pensare ad altro
che alle parole di Ale.
“Io
evito di guardarti come
una Donna perché se lo facessi, non so cosa accadrebbe."
Una
strana sensazione di felicità
e stordimento mi
avvolgeva
e non riuscivo a capire come dovevo interpretare le sue parole. Non
sapevo se
anche lui provasse qualcosa per me o se era un semplice modo per farmi
capire
che mi trovava…attraente.
Io…attraente.
Era
un concetto talmente strano
per me, da lasciarmi totalmente confusa. Poi qualcuno interruppe i miei
pensieri.
“Michy hai finito?” Chiese
Gaia,
entrando con un vassoio
in una
mano ed una
borsa nell’altra.
Mi voltai lentamente e scossi la
testa come per riprendermi da uno shock.
“Allora qui c’è
il tuo panino.
Abbiamo cenato tutti così, visto che dobbiamo prepararci per
la serata e guarda
qui cos’ho? E’ una cosa stupenda che ti
piacerà da matti.”
Mi
urlò praticamente nelle orecchie.
La guardai sempre più confusa.
“Ma dove sono Daniela ed
Ilaria?”
Chiesi.
"Si sono appena fatte la doccia e stanno arrivando. Ho proposto di
prepararci tutte insieme qui." Lo
sapevi che Ale ha scelto la camera più grande? Hai uno
specchio enorme ed è
quello che ci serve”.
Scossi la testa e sorrisi della
sua esuberanza.
“Veramente non lo sapevo. Tutte
le fortune a me,
eh?” Sogghignai,
alzando gli occhi al
cielo.
Il mio tono non la sorprese,
anzi, iniziò a studiarmi come per capire cosa fosse accaduto
poco prima.
“Senti prima che arrivino le
altre, ho capito che il discorso dei ragazzi…beh che ci sei
rimasta male, ma
vedi,
secondo me,
lui non intendeva quello che hai capito tu.”
Disse,
sedendosi al mio fianco.
La guardai ed annuii leggermente,
mentre le parole di Ale mi risuonavano
nella testa come una dolce melodia che non vuole lasciarti.
Sorrisi appena ed imbarazzata
distolsi lo sguardo.
“Ok quella faccia non mi
convince, che mi sono persa?” Chiese
Gaia curiosa.
Sorrisi ancora e mi nascosi il viso
con le mani, poi
presi un bel respiro e la guardai.
“Devo dirti una cosa e so che dirai
–te l’avevo detto- e farai i salti di gioia ma,
prima, sappi che credo sia tutto un gran casino
e che ci sia poco da festeggiare.”
Gaia annuì,
sorridendo appena davanti alla
mia espressione.
“Credo…” Respirai.
“Credo di essermi innamorata di Ale.”
Conclusi
veloce.
Lei mi guardò, si aprì in
un
bellissimo sorriso e mi abbracciò forte stringendomi a sè.
“Sono felice che tu l’abbia
capito.”
Esordì.
“Io no! Io ho paura, una paura
tremenda e credo di aver solo rimandato e rifiutato quello che provo
per lui,
ma adesso…adesso è così difficile! Non
ce la
faccio, non mi sento più libera, né di
muovermi, né di parlare spontaneamente,
perché…perchè se lo facessi, gli direi
solamente che lo amo…che l’ho sempre amato e che
voglio scelga me. Che mi
guardi come se fossi l’unica, che quando mi sfiori si senta
morire perché
io…perché è questo ciò che
io provo." Dissi,
come un
fiume in piena, singhiozzando tra le sue braccia.
Ero esplosa. La verità era uscita
fuori in tutta la sua irruenza e desiderai solo parlare, piangere e
sognare.
Sperare che tutto si sarebbe risolto, che quello che sentivo non fosse
ingiusto
o sbagliato. Che non avevo colpa di nulla perché in
fondo…mi ero solo
innamorata.
“E poi lui non mi aiuta per
niente! Non mi ci fa
capire nulla con il suo atteggiamento. Come prima in giardino, ha detto
quelle cose e poi…poi in camera..." Mi
fermai, asciugando
le lacrime e tornando a sorridere come una sciocca.
“Sto impazzendo." Commentai.
“A cosa ti riferisci? Non ti
seguo." Chiese
Gaia curiosa.
“Prima è entrato in camera
senza
bussare. Io mi stavo mettendo la crema con
solo l’asciugamano indosso, e beh, ad una mia frase
dove gli dicevo che sapevo di non fargli effetto come donna, si
è stranito
molto e mi ha risposto che non mi vede come una donna,
perché se lo facesse non
saprebbe cosa potrebbe accadere. Ecco il sunto."
Gaia sbottò a ridere come una
matta, scuotendo
la testa.
“Ma quanto è
contorto?”
“Già." Risi
amaramente.
La vidi improvvisamente scattare
in piedi, sorridendo gioiosa.
“Allora costringiamolo." Disse
battendo le
mani.
Strabuzzai gli occhi e la guardai
confusa.
“A fare cosa?”
“A guardarti come una
donna!” Commentò,
come
se fosse
ovvio e si
diresse verso la borsa che aveva portato.
“Stasera al “Coco
night” c’è un
party sulla spiaggia e ci andremo tutti, sarà
l’occasione perfetta."
La guardai,
storcendo la bocca ed alzando gli occhi
al cielo.
“Guarda che le favole alla
Cenerella non esistono. E poi
è una festa,
non un cataclisma.”
Commentai
ironica.
Lei sbuffò e si affacciò
dalla
porta urlando il nome di Ilaria e Daniela per poi tornare verso di me.
“Ma non è una semplice
festa…Ci
mascheriamo!”
“Cosa? Una festa in maschera a
luglio?”
“Donna di poca fede. E’
stata
organizzata così, una sorta di “Halloween
estivo”, non c’è un vero tema,
l’importante è essere sexy e mezzi nudi.”
Concluse
ridendo.
Mi alzai e presi la borsa che
aveva tra le mani.
“Bene proprio la festa per me.”
Dissi,
scuotendo la testa
sconvolta.
“Vuoi fare colpo?” Chiese
facendomi
l’occhiolino.
“Su di chi?” Intervenne
Daniela in
accappatoio, con mille buste e borse al seguito.
Trattenni il respiro davanti a
quella domanda. Anche
se erano mie amiche, non mi sentivo pronta a confidarmi con loro.
“Beh…”
“Dobbiamo aiutare questa
pecorella smarrita, perché si è presa una bella
cotta.”
Disse
Gaia con la sua boccaccia. Mi voltai a
fulminarla con lo sguardo e capì.
“Davvero?” Chiese
Ilaria mettendo
tutte le sue cose sul letto.
“Uffa chi è?
Perché io sono
sempre l’ultima a sapere le cose?” Insistette
Daniela.
Tre paia di occhi mi fissarono in
attesa e io non seppi cosa dire. Le parole uscirono da sole.
“E’ Stefano” Sputai
tutto d’un fiato.
Si udirono urli di entusiasmo, da
parte di Ilaria mentre Gaia e Daniela mi guardarono allibite. Potevo
comprendere
la reazione di Gaia, visto quello che le avevo detto poco prima, ma
l’espressione di Daniela mi lasciò interdetta.
Almeno quanto lei.
“Bene fanciulla. Allora ci
pensiamo noi!” disse Daniela abbracciandomi e facendomi
sedere sul letto, senza
però smettere di guardarmi stranamente.
Che
avevo fatto?
*****************************
ALESSANDRO POV
“Quanto credete ci faranno
aspettare?” Chiesi
sbuffando.
Vidi altre tre teste scuotersi,
mentre Stefano spalancò le braccia e rise.
“Sono donne. E’ ovvio che
ci facciano
aspettare, ma d’altra parte cosa ci manca? Guardati intorno,
bella musica,
belle donne e alcol a volontà”.
Ridemmo e brindammo alle donne.
“E poi perché non vi siete
voluti
mascherare? Io sarei stato
un Ladro d’eccezione” Chiese
Davide indicandoci con il dito, per poi pavoneggiarsi, senza vergogna.
“Ecco appunto. Non
credo avresti
fatto tutto questo scalpore e comunque non vedi la mia collana di
fiori?” Mostrai
ridendo.
“Non vale,
te l’ha data la pollastrella all’entrata.”
Continuò.
Riccardo rise e scosse la testa.
“Ancora devo capire come fai a
rimorchiare in questo modo. Insomma nemmeno siamo arrivati, che
già una ragazza
si è fatta avanti.”
Commentò
curioso.
Risi e feci spallucce bevendo un
altro sorso di birra.
“Sul serio non è normale,
direi
addirittura imbarazzante. Sì,
potrei decisamente offendermi. Perché guardare te, quando ci
sono io!” Intervenne
Davide.
“Sono ancora libero, però.
E’
tutta questione di tempistica, riuscire a giostrarsi le situazioni al
meglio e
non cadere in nessuna rete.”
Dissi
facendo
l’occhiolino.
“Già, come incastrare la
ragazza
del martedì mattina,
tra una lezione e
la ragazza del martedì sera.”
Commentò
Stefano e
tutti scoppiammo a ridere.
“Esagerati! Non sono a questi
livelli.”
Commentai,
sorseggiando la mia
birra e continuai.
“Cosa posso dire? Riesco a capire le
donne. Le so guardare come vogliono essere guardate e nonostante tutto,
rimango
sempre onesto con loro e con me stesso. Sanno cosa le aspetta e non si
tirano
indietro. Anzi!".
“Sì,
proprio.”
Borbottò
Stefano, abbassando lo sguardo, ma sentii ugualmente.
“Beh, che c’è ?
Non è vero
forse?” Chiesi,
sorpreso dalla sua
reazione.
“Tu, riesci a capire le donne.”
Commentò,
sfidandomi con lo
sguardo ed incrociando le braccia al petto.
“Certo.”
Ammisi
convinto.
Annuì come per assecondarmi ma
senza sembrarne sicuro.
“Forse hai ragione. Forse capisci
davvero le donne, ma ce n’è una che, secondo me,
è un foglio bianco. Che ti fa
uscire di senno, semplicemente con uno sguardo di troppo o solo se la
si nomina
in contesti che
non ti piacciono. E…se per caso, non
c’è, ora, ci sarà”.
Mi irrigidii all’istante senza
sapere nemmeno il perché.
“Non so di cosa tu stia parlando.”
Commentai,
distogliendo lo sguardo
dal suo,
divenuto
troppo fastidioso, e mi concentrai su altro.
La musica si alzò ed il locale
iniziò a riempirsi, mentre poggiato al bancone battevo il
piede a terra a ritmo
di musica e mi guardavo intorno. Sentivo una strana agitazione sotto
pelle ed
anche se stavo cercando in tutti i modi di non pensarci, probabilmente
era per
quello che avevo detto a Michy.
La giornata era stata assurda sin
dall’inizio.
Ogni
volta che mi voltavo, incrociavo i suoi occhi e stranamente non
riuscivo a
riconoscerli. Mi guardava diversamente ma non capivo in che modo fosse diverso
e questo m’infastidiva.
Di certo avevo sbagliato a
parlarle in quel modo. Stavo iniziando a pentirmene ma era stato tutto
così
improvviso. Avevo la terribile sensazione di aver varcato una soglia e,
dannazione,
erano anni che cercavo
di delinearla. Ma sentirla così abbattuta...
Sembrava insicura e dagli occhi avevo capito che avesse pianto. Forse
era solo
un momento di stanchezza. Forse aveva bisogno di certezze, forse non si
sentiva
a suo agio con il suo corpo e visto che abbiamo sempre parlato di
tutto, voleva
conferme da me, che la conosco meglio di tutti.
Ricordo
ancora l’esatto istante,
in cui mi accorsi che fosse divenuta una donna. Era un pomeriggio di
qualche
anno prima ed entrando in camera sua, la vidi su una scala intenta a
sistemare
i ripiani alti della libreria. Indossava un vestitino di cotone giallo
leggero,
i capelli raccolti morbidi in una coda, mentre ciuffi ribelli le
incorniciavano
il viso e la luce arancione del pomeriggio, giocava
con le sue forme. Rimasi abbagliato, quando,
poi,
si voltò
sorridendomi.
Non
avevo visto mai niente di più
bello.
“Ehi
sei ancora qui?” Chiese
Stefano
schioccandomi le dita davanti al
viso.
“Sì,
sì pensavo”
“Bene,
ti aggiorno. Stavamo dicendo che stasera
noi tre, in quanto uomini belli e single, dobbiamo servire la
comunità
femminile, ci stai?” Chiese
Davide ridendo.
Feci spallucce e sorrisi.
“Tutto per la comunità.”
Dissi
ancora ma Stefano
intervenne.
“Che poi abbiamo tre splendide
donne in casa, non ci sarebbe nemmeno bisogno di cercare
così lontano.”
Disse
tornando a
guardarmi e fu troppo.
“Ancora con questa storia.”
Esordii
infastidito,
prima di sentire nuovamente il nome di Michy.
“Ah giusto, ragazzi non nominate
Michela o il signorino, qui, si agita.”
Disse
Stefano facendo ridere gli altri ma non me.
Lo guardai serio e stranito
ancora di più.
“Ma che cazzo c’entra ?
E’ perché
sono nostre amiche, non mi va di parlare così di loro.”
“Non ti va di parlare così
di
Michela!” Sottolineò
Riccardo.
Mi voltai di scatto verso di lui.
“Ehi, ma che diavolo vi siete
messi in testa, stasera! E’ la mia migliore amica e non mi va
di stare qui, ad
immaginare mille modi per farmela” Esclamai
arrabbiato.
Tutti tacquero per alcuni istanti
prima che Riccardo si alzasse
in piedi con il volto sorpreso.
“Oh mamma.”
Sussurrò,
sparendo nella folla.
Ci voltammo tutti e tre senza
vedere nulla. Non capii cosa stesse accadendo e d’un tratto
anche Davide
scattò.
“Per la miseria.”
Disse,
sparendo a sua volta.
Io
e Stefano ci guardammo confusi
e ci spostammo dal bancone.
Mi mossi tra la folla, cercando
di seguire il punto dove erano spariti ma non era facile. Venivo
continuamente
spintonato da una parte all’altra, mentre la folla aumentava
a dismisura.
C’era il delirio vero e proprio.
D’improvviso, sentii una mano
stringermi la spalla, mi voltai e vidi Stefano con la bocca spalancata.
Mi diede una pacca sulla schiena
e scoppiò a ridere per poi avvicinarsi e dirmi :
“Ti voglio bene, ma sei un coglione!”
Alzò
gli occhi e
indicò un punto in fondo alla sala.
Lo
seguii e...
Due
grandi occhi nocciola sorsero
tra la folla e quando incontrarono
i miei, li
sentii sulla pelle come se mi stessero
accarezzando. Il piccolo viso, da bambina dolce e indifesa,
aveva lasciato il posto ad una donna bellissima e sensuale,
incorniciato
com’era da una parrucca a caschetto rosa…Rosa? Assurdo! Era
totalmente
diversa, ma sempre lei.
Si morse le labbra e pensai solo
che volevo affondare in esse e lasciarmi andare, completamente.
La pelle lattea, stretta in un
piccolo corpetto bianco, lasciava poco spazio
all’immaginazione, ma davvero
molto alla vista. Stretti pantaloncini bianchi,
mostravano le cosce lunghe e affusolate di
quella che da sempre era la mia bimba, ma che in quell’attimo
vidi per la prima
volta.
La
mia Michy… e dannazione era
bellissima.
La
musica si spense. L’agitazione
salì. Le orecchie presero a fischiare e la testa a
girare.
La sala si svuotò di tutte quelle
persone e in un attimo, giusto il tempo di battere le ciglia, di capire
che non
fosse un sogno, realizzai
come,
in
realtà, tutto intorno a me non era mutato per nulla, ma che,
invece, era bastato
quel singolo istante, per far crollare tutte le mie Certezze.
“Oh
cazzo!” Commentai.
Mi
avevano messo un’assurda
parrucca rosa e non capii nemmeno come avessero fatto a convincermi.
Daniela
insisteva nel dire che ero perfetta e che sembravo una di quelle
bamboline sexy
e provocanti, mentre io mi sentivo molto più come
una Barbie fuori dalle righe.
Tutto
sommato però, era stato
divertente.
“Ragazze ci stanno aspettando al
bancone. Dobbiamo cercare di farci vedere perché Riccardo,
con questa musica,
non sentirà mai il cellulare.”
Disse
Gaia
incamminandosi.
Iniziammo a farci largo tra la
gente e notai,
meravigliata, come non fossimo state le uniche a partecipare
mascherate, anzi
la maggior parte delle ragazze si
era letteralmente sbizzarrita.
“Scusate ma quella sarebbe una
Jessica Rabbit in bichini?” Chiese
Ilaria ridendo.
“Sì,
credo proprio di sì.”
Ammisi
sconvolta.
“Venite. Qui, in fondo alla sala.”
Ci
urlò Daniela che si
trovava in testa alla fila.
Mi fermai a guardarla per un
secondo e capii perché tutti la trovassero bella. Lo era
davvero e sapeva di
esserlo. Per la serata aveva scelto un completo leopardato. Corpetto e
gonna
che aveva perso oramai la sua forma primaria, dopo essere passati sotto
un paio
di forbici. L’intento era sembrare una “Jane
sexy” e c’era più che riuscita.
Riusciva, infatti, a giocare con
la sua sensualità senza risultare troppo finta o costruita.
Sapeva cosa voleva da un uomo e
se lo prendeva. Come facevano molti uomini con lei stessa, ovviamente.
Daniela
sosteneva che era uno scambio equo, dopotutto era la classica storia
dove se lo
fa un uomo, è un “grande” di fronte gli
altri di genere maschile, ma se lo fa
una donna, è una poco di buono.
“Ahi.”
Borbottai
all’ennesima spinta, voltandomi arrabbiata.
“Scusami, ti ho fatto male ?” Chiese
un ragazzo
decisamente molto più alto di me.
Piegai la testa in alto fino ad
incontrare il suo volto e feci spallucce guardandolo.
“Non fa niente.”
Risposi,
tornando dalle
altre.
Una volta tutte insieme,
iniziammo a cercare i ragazzi per la sala. Presi a scorrere ogni volto,
senza
troppo interesse, fino a che non raggiunsi
la mia meta e mi fermai.
Quando vidi anche lui bloccarsi e
guardarmi, sentii nel cuore il presentimento che quella serata sarebbe
stata
decisamente più lunga di
quello che credessi.
Nonostante la gente e la
confusione che ci avvolgeva, riuscii chiaramente a sentire, oltre che
vedere, i
suoi occhi su di me. E fu la prima volta.
Gli occhi che mi avevano guardato
da sempre. Le stesse labbra che desideravo mordere, lo stesso corpo che
avevo
più volte ammirato. Lui, Ale, di fronte a me…con
un’espressione impenetrabile!
“Ehi,
senti vorrei farmi
perdonare.”
Disse
una voce al mio
fianco.
“Come?” Mi
voltai stordita ed infastidita per essere stata
interrotta e mi ritrovai lo stesso ragazzo di poco prima.
“Dicevo, volevo farmi perdonare.
Ti va qualcosa da bere?” Chiese
sorridendo.
Lo
guardai confusa. Anche se
avevo capito benissimo le sue parole, rimasi qualche secondo di troppo
in
silenzio, non sapendo cosa dire.
“Beh vedi…”
Balbettai
distogliendo lo sguardo e cercando
ancora Ale, ma non era più dove lo avevo visto.
“Ti
prometto che farò il bravo.”
Sorrise
dolce e lo trovai
davvero carino, ma in quel momento la mia mente era totalmente
scombussolata da
altro.
“La ragazza è impegnata.”
Disse
una voce al mio
fianco e mi voltai sorpresa.
“Oh scusami non lo sapevo. Beh
complimenti e buona serata.”
Disse
il ragazzo
andandosene.
Guardai Stefano seguirlo con
volto duro, per poi tornare da me.
“Cosa bisogna fare con te?” Chiese
sorridendomi.
“Che vuoi dire?”
“Stasera hai deciso di fare
impazzire qualcuno, non è vero?” Chiese
avvicinandosi di più al mio volto e percepii uno strano
doppio senso nelle parole.
Scossi la testa ed abbassai lo
sguardo imbarazzata.
“Non so a cosa ti riferisci.
Veramente sono state le ragazze a farmi vestire così e mi
sento anche un po’
ridicola.”
Commentai,
gesticolando
nervosa e
guardandomi intorno alla ricerca di Ale.
Sentii Stefano avvicinarsi di
più. Stringermi la vita con un braccio e sussurrarmi
all’orecchio:
“ti assicuro che sei
tutto, tranne che ridicola”.
Mi irrigidii alzando lo sguardo
verso il viso di Stefano e lo trovai concentrato sul mio volto.
“Sei bellissima stasera e lo
farai impazzire.”
Commentò
sfiorandomi una
guancia con le labbra calde, per poi guardarmi e farmi
l’occhiolino.
Arrossii
di botto, per poi scoppiare a ridere.
Stefano
lo sapeva o,
quanto meno,
lo aveva capito.
“Ragazze
siete una bomba!” Urlò
Davide
abbracciandoci una ad una.
“Stasera volete farci fare a
botte con qualcuno, non è vero?” Chiese
Riccardo controllando la gonna di Gaia.
“Ma smettetela, siamo qui per
divertirci, perciò divertiamoci!” Urlò
Daniela al mio fianco passandoci
bicchieri, pieni di qualcosa di indefinito.
“Aspettate ma Alessandro?” Chiese
Stefano e lo
ringraziai mentalmente per aver fatto la stessa domanda che mi frullava
per la
testa.
“Eccolo lì!” Ci
voltammo e lo vidi
poggiato al muro di fronte a noi.
Gli
occhi verdi, come
la tempesta pronta
ad esplodere, fissi su di me.
Mi guardava, mi toccava, mi
divorava con lo sguardo, in quella che non capii mai che emozione
fosse. Se rabbia
o desiderio. Specialmente quando vidi la ragazza al suo fianco,
baciargli il
collo, sensuale.
Lì,
in quel momento, il mio cuore
si buttò definitivamente nel vuoto. Ero distrutta e
disillusa ma invece di
arrendermi al destino, alle mie mille paure, alle sue parole che non
riuscivo
mai a comprendere totalmente, buttai tutto all’aria. Me
stessa, noi, il nostro
futuro.
Voleva
giocare? Avrei giocato
anch’io!
*********************************************
Potrei
dirvi tante cose. Potrei stare qui, a raccontarvi come l'ansia per
questo capitolo, mi abbia fatta impazzire, ma vi dirò solo
GRAZIE.
Grazie
a
tutte coloro che si sono fermate a recensire lo scorso capitolo, a chi
continua a mettermi tra seguite/preferite/ricordate...spero che Fuga vi
stia dando le stesse emozioni che da a me!
Vorrei
fare
un ringraziamento speciale a Fallsofarc, Clara-sterne, e la mia amica
Marina (da cui la nostra Gaia prende vita) per avermi consigliato-
supportato e sopportato...Questo è un momento importante per
la
storia e spero ogni volta di non deludere le aspettative (non che stia
scrivendo la Divina Commedia, intendiamoci :D ) ma è la mia
piccola storia e da gioco, quale è iniziato, è
diventato
qualcosa di più.
In
Michy,
Ale, Gaia, Riccardo, Stefano, Daniela, Ilaria, Davide.... ci sono io.
C'è Emanuela, i suoi pensieri, le sue paure e anche le
personalità più particolari, dei suoi amici :D
Spero
inoltre abbiate apprezzato l'idea del Banner speciale, opera della
formidabile Khristh....IO ADORO LO!!!!!
Non
mi resta che abbracciarvi sperando che vi sia piaciuto anche questo
capitolo e augurandovi uno splendido Natale.
Lela