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Autore: FairyCleo    22/12/2011    7 recensioni
"Era tutto il giorno che l' intero enturage di servitori di re Uther e figlio faceva su e giù per il castello, lustrando persino i cardini delle porte delle segrete.
Camelot doveva prepararsi al meglio per accogliere in maniera egregia un ospite molto particolare".
Dal capitolo 5:
"Veloce come non mai, con il cuore che galoppava così forte da fargli quasi male, Artù era giunto davanti la porta della fredda cella dove era stato rinchiuso Merlino.
Il poveretto giaceva a terra, svenuto, rannicchiato su di un fianco, con le braccia incrociate sul petto, nascoste in parte dalle ginocchia ossute, e il viso affondato in esse.
Nonostante avesse rivolto la schiena verso il freddo muro di pietra, non era difficile immaginare in che condizioni fosse.
Sotto di lui, una pozza di liquido denso e scuro si stava allargando a vista d' occhio.
Se non fosse intervenuto all' istante, sarebbe morto dissanguato in quel posto infernale".
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Red eye


Non riusciva a credere a quello che i suoi occhi gli stavano mostrando.
Crudele e inesorabile era lo spettacolo che si presentava davanti alle sue iridi color del mare.
Un' eterna oscurità. Un' opprimente, avvolgente oscurità regnava in quel luogo dimenticato dagli dei.
Là dove un sole luminoso e splendente avrebbe dovuto inondare il mondo con i suoi raggi dorati, c' era solo una pallida luna che stentava a sorgere, intrappolata tra le braccia della vecchia che faceva di tutto per tenerla prigioniera.
Gli alberi spogli che costellavano la terra arida e i ruderi avvolti da rovi contruibuivano solo a rendere ancora più tetro quello scenario da incubo.

Ciò che più di tutto, però, rendeva spettrale quel luogo, era la presenza di piccole, minuscole lucine che aleggiavano per tutta la cittadella, rischiarando appena i volti troppo lontani di persone che, ricurve sotto il peso opprimente del buio e di un dolore inespresso, vagavano per le stradine strette come anime in penitenza.

Sconfortato da quella vista crudele, il giovane mago aveva indietreggiato, fino a che le sue cosce sottili non avevano incontrato la solida struttura del comodo letto su cui si era seduto, rannicchiandosi come un bambino spaventato.

Dov' era finito?
E perché, soprattutto, la magia aveva provocato una simile sciagura?
Perché quella era opera della magia. Riusciva a sentirla nella sua più remota essenza. Scorreva nelle mura del castello, percorreva l' aria, scorreva lungo le acque, avvelenandole lentamente ed inesorabilmente.

Durante la sua giovane esistenza, più volte si era imbattuto in posti intrisi di magia nera, ma mai aveva visto nulla di simile.
Quale creatura possedeva simili abilità?
Chiunque fosse, Merlino era certo di una cosa: non avrebbe mai voluto incontrarla.

Sconfortato, si era rifugiato sotto le pesanti coltri, tirandosele fino ai capelli.
Si sentiva troppo debole per fare qualunque cosa, persino per ragionare.
Persino per piangere.

Dov' era Artù?
Sapeva che non era giusto sperare che il principe di Camelot, l' erede al trono, salisse sul suo destriero e, galoppando veloce, venisse a salvarlo, ma non poteva farne a meno.
Non voleva stare lì. Non poteva stare lì.
Perché la sorte aveva scelto proprio lui? Dov' era finita la storia dell' altra faccia della medaglia?
Dov' era finita la storia del "destino che doveva compiere"?
Era solo uno scherzo?
Il drago si era preso gioco di lui, ingannandolo e ferendolo?
Già, Kilgarrah... quello stupido lucertolone sputafuoco non aveva mosso un dito per aiutarlo.
E Clara? Dov' era finita?
Faceva parte del gruppo di scagnozzi di Miraz, perché non si era ancora fatta viva?
L' aveva ingannato anche lei?
Il dubbio stava diventando una certezza.

TOC. TOC. TOC.

"A-avanti...".
"Signorino Merlino..." - Margareth, la buffa, scorbutica Margareth aveva mantenuto fede alle sue promesse, portando con sè un enorme vassoio stracolmo di leccornie.
Gli occhi vigili della cameriera si erano subito accorti della finestra spalancata.
Senza induguare oltre, aveva posato il pesante vassoio sul tavolo, precitandosi a chiudere le spesse ante.

"Vi avevo detto di non aprire le finestre... siete disubbidiente!".

Il suo tono vagamente canzonatorio aveva ferito Merlino, il cui viso era spuntato timidamente dalle pesanti coperte.
La donna se n' era accorta, e, senza aggiungere altro, aveva preso il piatto con la zuppa calda tra le mani, sedendosi sul letto accanto al suo magrissimo ospite.

"Su, Merlino, mettetevi seduto... Non posso imboccarvi se vi ostinate a rimanere sdraiato... rischierei di ustionarvi".

"I-imboccarmi? Margareth, non ce n' è bisogno, io...".
"Alt! Non provate nemmeno a dirmi che fate da solo e non osate dire nemmeno che non avete fame. Aprire quelle ante vi ha sfinito, possibile che non ve ne rendiate conto?".

Aveva ragione... Ma non aveva alcuna voglia di mangiare.
O, forse, non aveva la forza di fare neanche quello.

"Su, fate il bravo: dite 'aaaaa' " - e aveva avvicinato un cucchiaio stracolmo di zuppa fumante alla bocca rosea e carnosa del giovane mago.
Merlino doveva ammettere che l' odore era davvero invitante.
E poi, come dire di no ad una come Margareth?

Facendosi forza, aveva dischiuso le labbra, lasciandole poi avvolgersi attorno al cucchiaio e all' invitante pietanza.
Buonissima.
Non avrebbe saputo dire di preciso di cosa si trattasse, ma era sicuro che contenesse della carne. E mangiare la carne, per uno come lui, era un privilegio.
Per questo, era riuscito a superare persino la particolarità di dover essere imboccato, e si era preparato a ricevere un nuovo boccone senza neanche farsi pregare.

Margareth si sentiva più che soddisfatta.
"Vedo che vi è tornato l' appetito! Bene... molto bene!".
Merlino sorrideva tra un boccone e l' altro: mai avrebbe creduto di incontrare un volto amico nel bel mezzo del male.

"Signora..." - aveva chiesto, con la bocca ancora piena.
"Margareth signorino Merlino... solo Margareth... Possibile che non lo capiate?".
"Eff.. ofai... dafforfo..." - se Artù lo avesse visto parlare con la bocca piena sarebbe rabbrividito. Evitando di morire soffocato, aveva preferito inghiottire rumorosamente il sostanzioso e succulento boccone.
"Le piace?".
"Cosa?".
"La mia zuppa!".
"Ah! Si!" - aveva risposto distrattamente, prima che un' altro cucchiaio stracolmo riempisse la sua bocca - "E' buoniffima!".
"Ne sono felice! Sa, è un' antica ricetta del luogo... occorrono un sacco si ingredienti per prepararla, e molte ore per cuocerla. Ma è la pietanza più saporita e nutriente che troverete in tutto il regno! E per togliere l' amaro di questi giorni, vi ho portato un dolce alle nocciole. Sono sicura che vi piacera tantissimo, signorino Merlino...".

Le parole della donna lo avevano colpito. Cosa sapeva davvero di lui e di quello che gli era capitato? Ma non aveva avuto cuore di trovare risposta ai propri interrogativi. Forse, aveva trovato il lato positivo di quella prigionia: dell' ottimo cibo.
A malincuore, era arrivato all' ultimo cucchiaio di zuppa, e Margareth, senza farlo aspettare troppo, gli aveva versato un bicchiere di acqua fresca, iniziando poi a spezzettare il dolce che Merlino avrebbe mangiato.

"Niente vino per voi, signorino... Non vorrei che vi facesse male!".

"Siete molto gentile... lo ricorderò".

La donna sorrideva soddisfatta.

"E' solo il mio lavoro... Credo che siano altre le cose che dovrete ricordare" - aveva risposto, cominciando ad imboccargli il dolce.
"Che volete dire?".
Margareth era diventata improvvisamente scura in volto.
"Nulla signorino... nulla... finite il dolce, su! Avete già messo su un po' di colore! Sono certo che un altro paio di giorni di riposo e sarete come nuovo!".
"Ma, io...".
"Niente ma! Finite il dolce!".
E Merlino aveva obbedito.
Del resto, era certo che presto avrebbe saputo a cosa sarebbe andato incontro.
                                                                        *

Passi.
Un' eco di passi risuonava nell' ampia scalinata nel castello di pietra nera.
Le flebili luci delle candele non erano in grado di illuminare a sufficienza quell' ambiente tetro e freddo.
Per questo, anche a chi lo consceva da sempre, sarebbe stato impossibile riconoscerlo.

Senza attendere di essere annunciato dalle guardie reali, aveva spalancato le porte del grande Salone degli Scranni, guardando dritto verso l' enorme trono di ebano scuro occupato da colui che per molto tempo era stato considerato solo un vile usurpatore.

"Mio re!" - aveva detto, inchinandosi al suo cospetto.
"Lord Glozelle... vedo che finalmente avete deciso di raggiungerci! Buon per voi...".

Re Miraz, seduto in maniera altezzosa su quello che era stato il trono di suo padre prima e di suo fratello poi, fissava con i suoi occhi di pece il proprio generale.
Le luci diffuse in tutta la stanza scintillavano sulla sua lucida corazza, accendendo anche i suoi occhi stanchi e fieri.

"Il cavallo ha perso il suo potere magico, mio signore... per questo sono rimasto indietro...".
Miraz sorrideva, maligno.
"Oh... Generale Glozelle... la cosa mi addolora! E dimmi, hai avuto difficoltà a ritrovare la strada di casa?".
Il soldato non capiva, ma il tono di sua altezza non lo allettava affatto.
"Certo che no, mio signore...".
"Bene... bene...".
Lord Glozelle non si era accorto che Miraz fissava un punto preciso oltre la propria spalla.
"E ditemi..." - aveva ricominciato a dargli del voi - "Anche il cavallo di Clara ha perso i suoi poteri?".

Il sangue si era gelato nelle vene del generale: sperava che Miraz non si fosse accorto della loro assenza, ma così non era stato. Non sfuggiva proprio niente al suo vigile sguardo.

"Io- io... vostra maestà, noi...".
"Voi cosa, generale Glozelle?".

Un sibilo sinistro si era propagato nell' aria, ma lord Glozelle non se n' era reso conto.

Doveva trovare una scusa... e subito! O sarebbero stati guai, per lui e per la giovane Clara.

"Credo di non essere stato chiaro: VOI COSA?".
"Avevo... Aveva... noi...".
"Voi?".
"Noi... AAAHH!".

Spire oscure all' apparenza impalpabili stavano avvolgendo il solido corpo del generale, stringendo fino al punto di piegare il pregiato metallo della splendida armatura.
Il fiato era venuto a mancargli.
Le costole si stavano incrinando, e presto si sarebbero fratturate, così come le ossa delle sue gambe e delle sue braccia.

Fra le lacrime che a stenti riusciva a trattenere, poteva vedere il volto compiaciuto del proprio re che gioiva del suo dolore, e con le orecchie che sembravano voler esplodere da un momento all' altro, aveva finalmente potuto udire il sibilo sinistro che aveva preceduto la sua aggressione.

"Vostra maestà... no... vi prego...".

"Sai cosa spetta ai traditori, generale! E' la legge di Telmar!".

Il dolore lo stava facendo impazzire.

"Re Miraz... no!".

"DOVE ERAVATE, GENERALE???".

E li aveva visti. Lord Glozelle li aveva visti. Aveva visto quelle pupille di fuoco.
Le stesse pupille di fuoco che avevano dato il via a tutto quell' orrore.
Le stesse pupille di fuoco che avrebbero decretato la fine dei giochi.

Con terrore, la sua stanca mente non aveva potuto fare altro che volgersi verso un unico pensiero: quanto dolorosa poteva essere la morte?

Continua...
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Merliniane, chiedervi scusa è riduttivo.
Sono in arcimegastraiperritardo, ma ho una valida motivazione: esami universitari e regali di Natale!!
Ora sono tutta per voi, e non dovrebbero più esserci ritardi! <3
E poi, aggiornare mentre trasmettono in tv "Il leone, la strega e l' armadio" ha il suo perché!;)
Bene bene... Merlino ha mangiato... Margareth lo ha prima sgridato e poi coccolato... e poi lo ha lasciato pieno di dubbi!
E quel mostro di Miraz che osa fare del male ad uno dei suoi uomini. Provo una grande pena per lord Glozelle.
Quale sarà la sua sorte? E quella di Clara? Cosa farà Artù?
Ovviamente, scopriremo tutto nelle "prossime puntate".
E, con l'augurio di un Natale pieno di gioia e di amore, vi lascio, sperando di sentirvi presto!
Baci enormi e coccolosi!
Sempre vostra,
Cleo!
   
 
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