Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: Il_Genio_del_Male    23/12/2011    6 recensioni
Nuovi imprevisti minacciano (beh, vabbè) di turbare la quiete di Camelot. Riusciranno i nostri eroi a vivere per sempre felici e contenti? E soprattutto, l'ammmòòòre trionferà una volta per tutte?
[Seguito di "A midsummer night's dream... in Camelot"]
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Once upon a time...'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

NOTE: Chiedo umilmente perdono per il ritardo di quasi due settimane e mi cospargo il capo di cenere. Sono una bestiaccia, è vero, e non ho nemmeno scusanti perché il capitolo era pronto già da qualche giorno. Che volete farci, mi è venuto un forte attacco di culopesaggine misto ad apatia (con tanto di crampi-addominali-fase-pre-mestruale, giusto per gradire) che mi ha tenuta lontana dalla tastiera del mio amatissimo computer. Confido che non si ripeterà più, comunque.

Il mistero si infittisce, il delirio dilaga e nessuno dei miei personaggi ci sta capendo più una mazza, quindi che dire? Stay tuned e non perdete la speranza: un altro paio di aggiornamenti e avrete una risposta ai vostri dubbi.

Buona lettura, ci si becca a fine pagina!

 

 

 

 

 

Un silenzio esterrefatto seguì quell’affermazione.

Silenzio che venne infranto da una risata a gola spiegata proveniente dalla boccaccia larga di Arthur. Gli occhi dei presenti si spostarono quasi all’unisono sulla figura del Re, in abito-pareo e infradito, letteralmente piegato in due (per quanto l’ingombrante pancione glielo permettesse) dalle risate, aggrappato al gomito del consorte onde evitare di rovinare a terra. Il curioso spettacolo durò fino a quando Merlin, vergognandosi a morte, si chinò quel tanto che bastava per sibilare all’orecchio dell’altro.

“Arthur, giuro che se non ti fai passare ‘sto attacco di ridarella subito i sex toy li brucio sul serio, quant’è vero che Grande Fratello è una cafonata pazzesca”.

L’Asino Reale, percependo nella voce del compagno un tono di velata minaccia, si zittì bruscamente dopo soli tre decimi di secondo (la loro vita sessuale era troppo preziosa, e Merlin fin troppo zelante nel mantenere le sue minacce promesse). Facendo leva sul braccio del mago si rimise in posizione eretta e vagamente dignitosa e con la mano liberà asciugò le lacrime che gli solcavano le guance.

“Perdonate il mio disdicevole comportamento, messeri. Al tempo stesso però debbo ringraziarvi, Sir Cullen: erano mesi che non mi spanciavo dalle risate a questo modo” esordì con un bel sorriso ilare stampato in volto.

“Quali delle mie parole sono state involontariamente motivo di divertimento per voi, Sire?” domandò il vampiro, perplesso come se stesse avendo a che fare con un demente patentato o con un bambino in vena di scherzi. Entrambe le opzioni non erano nemmeno troppo lontane dalla realtà, pensò con un pizzico di ansia Merlin.

“Vedete, Sir Cullen, non mi ritengo un intellettuale né un topo di biblioteca, ma persino io ho letto il Dracula di Bram Stoker. Non potete essere quel che sostenete di essere, suvvia, perché i vampiri non hanno sorrisi perfetti da copertina patinata e occhi ambrati, e soprattutto non sbrilluccicano alla luce del sole” rispose il regal babbeo non riuscendo a trattenere un risolino.

Merlin si schiaffò una mano in faccia, chiedendosi per l’ennesima volta per colpa di quale astrusa congiunzione astrale si fosse dovuto innamorare di un simile cretino. Il sorriso esitante di Edward si congelò in una smorfia contratta della bocca e Jacob, accanto a lui, emise un ringhio sordo.

“Non avete tutti i torti, Sire. Ma vedete, per quanto io rappresenti l’eccezione che conferma la regola, sono indubbiamente un vampiro. I miei denti sono taglienti come diamanti e intrisi di un veleno paralizzante nonché mortale ed i miei occhi diventano più rossi del sangue quando sono a digiuno. Quanto alla peculiarità della mia pelle, è un’eredità da parte di madre” replicò glaciale.

“Vostra madre, Sir Cullen?” s intromise cautamente Emrys, rivolgendo uno sguardo al marito che intimava chiaramente di tacere, se ci teneva ad uscire vivo da quella situazione.

“Sono figlio di un diretto discendente del Conte Dracula e di Tinkerbell, Altezza”, precisò il rosso un poco meno ostile, ma visibilmente in imbarazzo.

“Il suo nome non mi è nuovo: dovrei conoscerla?” l’altro aggrottò la fronte.

“E’ Campanellino, Altezza. Quella di Peter Pan, per intenderci”.

La fragorosa risata di Arthur riecheggiò nella corte. Nei giorni a venire ci furono sguatteri che giurarono di averne sentito l’eco fin nelle cucine.

 

 

Fortunatamente il vampiro sembrava averci fatto il callo, a reazioni come quella di Arthur, e diede prova di un certo savoir-faire. Il suo compagno, al contrario, per poco non azzannò il sovrano alla gola.

Prima però che scoppiasse un incidente diplomatico, ci scappasse il morto e i due stranieri venissero arrestati e giustiziati per direttissima, intervennero Cullen -che, con la sua forza prodigiosa, placcò il licantropo- e Merlin, che eresse uno scudo difensivo servendosi della magia. Ci vollero delle ore e molta pazienza per allontanare la folla assiepatasi nel cortile, trattenere le guardie dal compiere gesti inconsulti, sedare gli intenti omicidi di Jacob e convincere Arthur a darsi una regolata, ma alla fine riuscirono nell’impresa.

Sospirando di sollievo per la scampata tragedia, i due alleati improvvisati si scambiarono un sorriso d’intesa. Fu il turno di Pendragon junior di ringhiare, possessivo come al solito.

Quando furono tutti e quattro in grado di parlarsi senza commettere gaffe colossali o arrecare offesa all’interlocutore, i re di Camelot  fecero strada nel castello (marcondirondirondello) agli ospiti e li condussero negli appartamenti reali, invitandoli a mettersi comodi. Un servitore si occupò di recarsi nel laboratorio medico per convocare urgentemente Gaius, Caspian e Peter. Una volta arrivati, portando con loro le bambine -che, rispettivamente, volarono e strisciarono in grembo ai genitori, seduti sul letto a baldacchino- e fatte le presentazioni, il summit ebbe inizio.

“Bene, direi che possiamo tranquillamente saltare i convenevoli e venire al sodo. Gentili signori”, Merlin guardò dritto negli occhi Edward e Jacob, accarezzando distrattamente la testa di Nagini, “qual buon vento vi porta nel nostro regno?”

Invece di rispondere, il vampiro si alzò in piedi. Nessuno osò fiatare, perché si trattava evidentemente di un momento topico e carico di pathos. Con gesti lenti e solenni sciolse i lacci del mantello e lo lasciò scivolare a terra. Coperto a stento da un dolcevita color marron glacé (ma non aveva caldo, che diamine?) e da un paio di jeans con la fascia elastica in vita, faceva bella mostra di sé un pancione marmoreo e di dimensioni considerevoli.

“Noto che non siete minimamente sorpresi” commentò ironicamente. Poi si rivolse a Caspian e Peter. “Ne deduco che anche uno di voi sia-” e indicò la propria pancia.

“Io” alzò la mano il sovrano di Narnia. “Ma sono solo al quarto mese”.

“Lo vedo; il gonfiore del ventre è appena accennato” annuì lui.

“E voi, messere? A che punto della gravidanza siete arrivato?” si informò Caspian.

“Quasi al sesto mese. E chiamatemi pure Edward” sorrise il vampiro, schermendosi.

“E avete già un pancione così grande? Parola mia, di questo passo non partorirete un bambino, ma un ometto fatto e finito!” intervenne -a sproposito, o forse no- Arthur, sinceramente ammirato.

“Ciò è dovuto al fatto che i neonati dei licantropi e dei vampiri sono più sviluppati del normale. Il padre di Edward, medico di professione, ha stimato che nostro figlio alla nascita dovrebbe pesare intorno ai sei, sette chili” parlò per la prima volta Jacob, con voce roca e vibrante d’orgoglio.

“Sicché è pure in grado di parlare” constatò tra sé e sé il biondo babbeo.

“Poffarbacco, davvero un gigante in miniatura” si congratulò Merlin lanciando un’occhiata di sbieco all’amato. “O gigantessa. Conoscete già il sesso?”

“E’ un maschio” rivelò radioso Edward. “E voi, lo sapete?” chiese rivolto agli altri tre.

“Nella nostra epoca non è ancora stata inventata l’ecografia. Lo scopriremo una volta che saranno nati, suppongo” scrollò le spalle il mago, imitato da Peter.

“Ma è una crudeltà dover attendere fino al parto per sapere il sesso dei nascituri! Se permettete, vorrei farvi dono di un macchinario per le ecografie. Il tempo di telefonare a Carlisle perché la ordini e prenda il nostro jet privato e vi verrà recapitata nel giro di qualche ora” offrì il (per sempre) giovane Cullen.

“No! No, per carità, Edward. La vostra generosità è ammirevole, davvero, ma non ce n’è bisogno. Ci piace la sorpresa, sì. Ecco. Il bello della diretta, o qualcosa di simile” rifiutò con ferma gentilezza il mago, alzandosi per sottrargli l’iPhone ultimo modello prima che potesse anche solo avvicinarlo all’orecchio.

“E’ sempre così altruista?” Arthur, avvicinatosi alla poltrona occupata dal licantropo, si azzardò a rivolgergli la parola.

“Oh, questo è niente. A quanto pare gli state simpatici. Tende a farsi prendere un po’ la mano con le persone con cui si trova a suo agio. Preparatevi a venire sommersi di regali costosissimi” borbottò l’altro ancora imbronciato ma senza più intenti bellicosi.

“Spero che anche voi possiate imparare a apprezzarci, o meglio, ad apprezzare me. Vi chiedo scusa, Sir Black, per aver riso del vostro compagno; al vostro posto avrei reagito nello stesso modo. Non so cosa mi sia preso, credetemi” bisbigliò il Re, contrito.

“Saranno gli ormoni, pure Edward ogni tanto si comporta da totale mentecatto da quando è rimasto incinto. Comunque sia, anche io debbo porgervi delle scuse, Altezza: non avrei dovuto attentare alla vostra vita. Giuro su quanto ho di più caro al mondo che non si ripeterà” promise a sua volta Jacob.

“Ricominciamo da zero, che ne dite? Molto lieto di fare la vostra conoscenza, il mio nome è Arthur” e gli porse la mano destra.

“Piacere mio. Io sono Jacob” rispose, stringendogliela vigorosamente.

I due nuovi amici si fissarono con intensità; poi, intrecciando i rispettivi mignoli, cantilenarono all’unisono: “Mannaggia al diavoletto che ci ha fatto litigar: pace, carote, patate”, scoppiando a ridere l’istante successivo.

A qualche passo di distanza, i loro compagni assistettero inteneriti alla riappacificazione.

“Per fortuna hanno appianato le loro divergenze. E’ sempre cosa buona e giusta evitare una strage” commentò pensieroso Merlin.

“Ammetto che il mio Jake è un po’ irruento, ma in fondo è un bonaccione. Io sono il suo punto debole, sapete, e diventa un tantino aggressivo e suscettibile quando gli sembra di percepire una qualsiasi minaccia od offesa diretta a me” mormorò il vampiro con occhi colmi d’ammmòòòre per il licantropo.

“Mi ricorda Arthur” ridacchiò egli.

“Merlin” lo chiamò l’Asino Reale, che aveva fatto ritorno alla sua precedente postazione, sulle sponde del letto. “Mi sento trascurato. Calati nei panni del marito premuroso e servizievole e vieni qui a dimostrarmi quanto mi ami” ordinò in tono giocoso, le iridi scintillanti di malizia.

“Chiedo scusa, amico mio. Un sovrano esigente e territoriale reclama la mia presenza” si congedò con un sorriso Merlin e raggiunse Arthur. Si accomodò, non senza qualche intoppo dovuto all’incastro tra i pancioni, sulle sue ginocchia e gli allacciò le braccia dietro al collo, concedendogli infine un bacio che non aveva nulla da invidiare ai più romantici ed espliciti slinguazzamenti cinematografici.

“Allora: soddisfatto o rimborsato?” tubò sfarfallando le ciglia quando furono costretti a staccarsi per riprendere fiato.

“Stanotte avrò modo di dimostrarti quanto tu riesca a soddisfarmi” sorrise l’altro, sornione e allusivo e sfacciatamente seducente.

Un colpetto di tosse li distolse dai loro ardori pornografici romantici, inducendoli a voltarsi verso la fonte di quel rumore.

“Gaius? Che fine avevi fatto, di grazia?” quasi sobbalzò il mago nel vedere l’anziano medico sprofondato nella sua poltrona preferita, intento a giocare con Aithusa e Nagini (quando si erano allontanate dal letto?).

“Sono sempre stato qui, figliolo, ma voi ed i vostri ospiti eravate troppo occupati a chiarire malintesi per prestarmi attenzione” li rimproverò bonariamente l’uomo.

“Perdonaci, in quanto a galateo abbiamo ancora molto da imparare”. Si guardò attorno, qualcosa non tornava. “Dove si sono cacciati Caspian e Peter?”

“Siamo qui!” esclamò la voce del Telmarino proveniente dal paravento dietro cui Arthur era solito cambiarsi d’abito.

“E che diamine stavate combinan-” cominciò Pendragon junior, ma si bloccò prima di terminare la frase. Quando vide i due sovrani fare capolino con  i vestiti in disordine e le chiome scarmigliate, gli ci volle un battito di ciglia per avere una risposta alla sua domanda.

“Ehm, gli ormoni” abbozzò Peter a mo’ di spiegazione, arrossendo.

“Non formalizzatevi tanto, amici miei. Anzi, divertitevi finché potete” replicò divertito l’altro, non senza una punta di malignità. I tempi di magra sarebbero arrivati anche per loro, che diamine!

“Signori”, si alzò in piedi Merlin, abbandonando a malincuore le cosce tornite del marito, “abbiamo divagato anche troppo. Cerchiamo di fare il punto della situazione, che ne dite? Edward, Jacob, correggetemi se sbaglio. Poco tempo dopo aver scoperto di essere in dolce attesa vi ha fatto visita un lugubre ed inquietante bambino di nome Tom Riddle?”

Essi annuirono, visibilmente perplessi.

“E costui vi ha poi suggerito di recarvi a Camelot onde capire come sia stato possibile per voi concepire un bambino?” incalzò.

“Come siete riuscito ad indovinare tutto ciò? Servendovi della magia?” chiese Jacob, battendo le palpebre con stupore.

“Gaius, a te l’onore e l’onere di spiegare ai nuovi arrivati quel che abbiamo scoperto finora” si fece da parte Emrys, lasciando la parola al medico.

Egli ragguagliò a dovere i due ragazzi, chiarendo così anche il motivo della presenza di Caspian e Peter.

“Incredibile: ciò confermerebbe la teoria della relatività speciale di Einstein” commentò entusiasta Edward a proposito dello sfasamento spazio-temporale tra Narnia, Camelot e, seppure di poco, Forks.

“E così ci stavate aspettando?” Jacob era sempre più sgomento.

“Sì, voi e l’altra coppia. Ma il mio sesto senso di uomo incinto mi dice che non dovremo attendere ancora a lungo per ritrovarci al completo, diciamo” affermò Arthur.

In quel mentre si sentì bussare alla porta. Erano Lancelot  e Gwaine, che si tenevano teneramente per manina. I loro sguardi, però, erano colmi d’apprensione.

“Ragazzi” li salutò Merlin.

“Altezze reali… cioè: Merlin, Arthur” si corresse Gwaine dopo l’occhiataccia rivoltagli dal mago. “Con noi ci sono due buffi individui. Hanno menzionato un certo Tom Riddle e li abbiamo fatti passare, come avevate disposto. Possono entrare?”

“Che vi dicevo? Tutti insieme appassionatamente” sospirò teatralmente l’Asino Reale.

 

 

 

 

“Ma come?”, vi starete chiedendo, “prima ti presenti in riprovevole ritardo e poi ci lasci a bocca asciutta, senza neanche uno straccio d’indizio sulla prossima e ultima coppia?!”

Ebbene sì, mie adorate. In barba al cliché secondo cui “a Natale si è tutti più buoni”, io tendo a diventare più cattiva di una pantegana. Scherzi a parte, forse un pochino sadica lo sono, ma è una strategia per tenervi con il fiato sospeso fino al prossimo capitolo! *schiva un pomodoro marcio*

Non odiatemi troppo, ok? Lo faccio per voi, trust me.

Auguri di buone feste, buone vacanze  e buon tutto; ci risentiamo con l’anno nuovo, dopo che sarò tornata da Londra.

Tantissimo ammmòòòre a tutte voi! <3

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: Il_Genio_del_Male