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Autore: reb    23/12/2011    4 recensioni
-Mamma! Stiamo parlando di un vecchio signore con le renne volanti!- le rispose, prima di iniziare a saltellare intorno alla cugina come poco prima aveva fatto con la zia, pronto a scucirgli ogni dettaglio possibile.
E lo fece, appena le due donne si ritirarono in cucina che una Lily piangente (-Povera piccola! Ti sei spaventata?- avevano chiesto entrambe alla bimba, che James lo sapeva, oh se lo sapeva, stava solo fingendo per potersi mangiare, come lui, uno dei fantastici biscotti allo zenzero proibiti della mamma, ma quelle due erano troppo tonte per accorgersene) prendendo la cugina in un angolo intimandole –Rose, com’è che funziona questa storia di Babbo Natale?-
E facendola, senza saperlo, una bambina felice.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Harry Potter, James Sirius Potter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Un magico Natale'
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James Potter e Babbo Natale.

















-Zia Hermione…chi è Babbo Natale?- chiese James entrando correndo in cucina con gli occhi brillanti di curiosità, come al solito. Era così facile accendere quella luce nei suoi occhi forse perfino troppo per stare davvero tranquilli nel lasciarlo solo anche solo qualche minuto.
Hermione e Ginny, fino al allora intente a organizzare gli ultimi preparativi per il pranzo di Natale del giorno dopo, quell’anno infatti sarebbe toccato alla famiglia Potter ospitare tutta l’orda di parenti, si voltarono verso di lui stupite.
Per quanto Harry infatti fosse cresciuto nel mondo dei babbani e avesse tuttora sporadici contatti con esso, quando si recava in visita al cucino, non aveva mai insistito troppo per portare nella sua nuova famiglia le tradizioni del suo vecchio mondo e si era piegato volentieri alle mille e più già presenti nella famiglia Weasley, fino a farle proprie.
-Allora zia? Chi è? Chi è? Chi è?- cominciò a chiedere saltellando con tono squillante il bambino, senza degnare di uno sguardo la madre, ben sapendo che era a zia Hermione che bisognava chiedere se non si conosceva qualcosa. Qualunque cosa.
Anche il suo papà lo faceva sempre!
La donna sorrise mentre si abbassava al suo livello, guardandolo intenerita. Quel piccolo mostriciattolo assomigliava ogni giorno di più a quello che doveva essere stato James Potter Senior alla sua età. O al James sedicenne di cui gli aveva raccontato in alcune rare occasioni Remus Lupin quando ancora era una ragazza.
-Babbo Natale è un anziano signore con la barba bianca e una casacca rossa che, ogni anno per Natale, porta i regali a tutti i bambini…-
-A tutti quanti? E come fa?- chiese allora il bambino, parecchio scettico, con la stessa espressione di Ron, quando per la prima volta gli aveva raccontato quella leggenda babbana.
-Babbo Natale ha una slitta volante trainata da renne volanti. E tanti Elfi lo aiutano per tutto l’anno a costruire giocattoli che i bambini desiderano.- spiegò ancora Hermione, in difficoltà, cercando di far capire la magia che quell’uomo rappresentava per tutti i bambini babbani a un bambino che, con la magia, aveva a che fare tutti i giorni.
James stava per chiedere ancora qualcosa, sempre con in viso quell’espressione leggermente perplessa, quando per la prima volta Ginny si mise in mezzo –James, dove hai sentito la storia di Babbo Natale?-
Il bambino le guardò come se fossero stupide e prima di rispondere fregò uno dei biscotti di zenzero che sua mamma preparava sempre per Natale, pur sapendo che fosse proibito mangiarli prima di quel giorno.
-Oh…Lily e Rose si stavano litigando perché Lily dice che Babbo Natale non esiste e Rose invece dice di si. E poi hanno iniziato a picchiarsi perché Rose diceva che…ma zia Hermione, allora esiste davvero?- smise di raccontare, per tornare a parlare di quello che veramente gli interessava, senza però che le due donne lo degnassero più di un’occhiata vista la velocità con cui avevano abbandonato la cucina per andare a dividere le due bambine.
James rimase fermo al suo posto, totalmente contrariato dall’essere stato messo da parte in quel modo, e decide di mangiarsi il biscotto e rubarne un altro, prima di seguirle in salotto con passo tranquillo per ricevere le risposte che voleva.
Appena entrato sua madre lo guardò male, probabilmente perché stava mangiando uno dei biscotti o forse per… -James! Perché non ce l’hai detto prima?- lo sgridò invece, riferendosi alle due bambine che fino a pochi secondi prima se le stavano danda di santa ragione.
Perché era così arrabbiata? James proprio non capiva. Se Lily avesse potuto farsi male, le avrebbe fermate lui stesso poco prima. Così guardò la madre, infilandosi a forza in bocca mezzo biscotto prima che glielo portasse via, con uno sguardo che, in un adulto, si sarebbe potuto dire di biasimo. Era ovvio che non era Lily quella per cui bisognava preoccuparsi, nonostante avesse soltanto tre anni, nemmeno proprio compiuti, era Rose quella che le stava prendendo.
Se Lily fosse stata in pericolo l’avrebbe protetta, che cavolo! Era la sua sorellina, era suo compito proteggerla!
E Rose, invece, era abbastanza grande per cavarsela da sola. E poi aveva sempre quel traditore di Al che la difendeva, non capiva proprio perché dovesse essere lui a prendersi cura anche di lei!
Così, ben deciso a ignorare la madre che si rifiutava di capirlo, si rivolse di nuovo a zia Hermione –Zia, ma allora sei proprio sicura che Babbo Natale esiste?-
-A me porta i regali ogni anno, James! Ovvio che esiste!- lo riprese la cugina, con le guance ancora rosse per la rissa di poco prima, ma profondamente soddisfatta di aver convinto almeno il cugino.
-James adesso smettila! Avrebbero potuto farsi male!- lo sgridò ancora la madre, venendo nuovamente ignorata, dallo sguardo ora di nuovo curioso del figlio.
-Ma mamma! Stiamo parlando di un vecchio signore con le renne volanti!- le rispose, prima di iniziare a saltellare intorno alla cugina come poco prima aveva fatto con la zia, pronto a scucirgli ogni dettaglio possibile.
E lo fece, appena le due donne si ritirarono in cucina che una Lily piangente (-Povera piccola! Ti sei spaventata?- avevano chiesto entrambe alla bimba, che James lo sapeva, oh se lo sapeva, stava solo fingendo per potersi mangiare, come lui, uno dei fantastici biscotti allo zenzero proibiti della mamma, ma quelle due erano troppo tonte per accorgersene) prendendo la cugina in un angolo intimandole –Rose, com’è che funziona questa storia di Babbo Natale?-
E facendola, senza saperlo, una bambina felice.
 





***











 
Rose si era sprecata in dettagli, forse troppi certo, ma che avevano chiarito ogni possibile domanda il cugino avrebbe mai potuto volerle fare in futuro. E in tempi decisamente inferiori rispetto a quelli che avrebbe impiegato a tirar fuori tutto quanto a zia Hermione.
Così, grazie a Rose, era venuto a conoscenza che Babbo Natale aveva renne voltanti e che quella che guidava tutte le altre aveva un naso rosso luminoso.
Che Babbo Natale era grasso come un pallone e vecchio come Merlino e che ripeteva a ogni partenza della slitta un “Oh, oh, oh buon Natale!”.
Che aveva forse una moglie e un’intera fabbrica di giocattoli con Elfi-Aiutanti, perché sembrava che non potesse andare a comprarli in un negozio.
Che bisognava spedire una lettera per ricevere i regali che si volevano.
Che aveva una lista dei Bambini Buoni e dei Bambini Cattivi.
Ma che, soprattutto, scendeva nelle case da un camino.
E dopo mezz’ora di chiacchiere con Rose, capì che era nei guai. E per guai intendeva una Catastrofe!
Proprio per questo appena suo padre mise piede in casa gli piombò addosso, impedendogli perfino di togliersi di dosso il cappotto e probabilmente stordendolo visto che mai, mai, il suo primogenito lo accoglieva in quel modo, soltanto per urlargli –PAPA’! NON ABBIAMO UN CAMINO!!-
L’uomo se rimase perplesso da quell’atteggiamento non lo diede a vedere, troppo abituato dagli strani comportamenti del figlio, che solo l’anno prima gli aveva chiesto un dinosauro per il compleanno dopo che Hermione aveva avuto la brillante idea di portarlo in un museo babbano, e infatti Harry si limitò a annuire, togliendosi finalmente il cappotto pieno di neve.
-No, papà tu non capisci! Noi non abbiamo un camino, come farà Babbo Natale a portare i suoi regali?- gli spiegò supplicante tallonandolo passo passo fino alla cucina, dove Hermione e Ginny, ancora dietro al menù per il giorno dopo, si bevevano una tazza di tè ristoratore.
-James sono sicuro che troverà un altro modo per portarti i regali.- cercò di tranquillizzarlo Harry, dimenticando che era con James, e non Al o Teddy, a parlare. James. Il bambino che desiderava un dinosauro carnivoro grande quanto un palazzo per poterci dormire insieme e usare la sua coda come un enorme scivolo.
James, appunto.
-Papà, ti prego. Voglio un camino, solo per stanotte!- lo supplicò tenace il bambino.
-Vuoi un camino, James, ma sei pazzo?- chiese Ginny mezza isterica. Seguita subito dopo da Lily –Ma perché vuoi un camino? È meglio il dinosauro, James!-
E se Hermione avrebbe voluto ridere per il tono di Ginny che ancora sperava, un giorno, che il suo James diventasse come tutti gli altri bambini, o per quello di Lily, che lo stava trattando come un povero scemo visto l’enorme cambio di direzione da un dinosauro a un camino, o ancora perché, conoscendo Harry sapeva che il bambino sarebbe stato accontentato nel giro di due ore, si astenne, vista che era colpa sua. Sia per il dinosauro che per il camino. E dall’occhiata incendiaria di Ginny capì che la donna stava pensando lo stesso.
-Ma papà sei un mago. Anzi un mago magicissimo. Hai vinto contro quel mago cattivo senza naso, no? Perché non puoi farmi un camino? Solo per stanotte! Ti prego, ti prego, ti pregoooo…!- così James iniziò a tessere la propria tela.
E se Lily, un paio di ore prima per quel famoso biscotto, non era stata scoperta perché era un bambolina di porcellana e perché aveva soltanto tre anni, tutti si resero conto della subdola tecnica di James.
Tutti, ovviamente, tranne Harry che, con un sospiro rassegnato e uno sguardo di scuse alla moglie,si spostò in salotto con Lily e James a seguito che, per l’occasione aveva deciso di improvvisarsi architetto, dirigendo le operazioni di costruzione.
Perché…-Papà! Babbo Natale è un vecchio grassone! Se gli fai un camino così stretto rimarrà incastrato!-
E soltanto Lily si preoccupò del atterraggio del povero signore, ormai convinta perché ci credeva pure il suo fratellone preferito, e a lavori ultimati decise di lasciare un cuscino per un morbido atterraggio e, poco prima di andare a letto, alcuni dei biscotti di mamma nel caso il signor Natale avesse avuto fame.
 









***















 
Erano ormai le tre di notte passate e James aveva appena risolto tutti i problemi di fronte ai quali si era trovato qualche ora prima.
Il camino. E la lettera.
Beh, sulla lettera ci stava ancora lavorando, in realtà. E comunque aveva messo in conto che quell’anno Babbo Natale non gli avrebbe regalato niente. Dopotutto Rose glielo aveva detto che doveva spedire la lettera prima della Vigilia di Natale, perché arrivasse in tempo al Polo Nord, e ormai era troppo tardi.
Non per questo si era però perso d’animo. Poteva anticiparsi e preparare la lettera per l’anno dopo. E lo avrebbe fatto se avesse saputo scrivere una lettera vera e non solo parole inutili come “casa” o “albero” o ancora “mamma”. A volte avrebbe proprio voluto sapere cosa aveva in testa quella vecchia istitutrice che veniva a casa tre volte la settimana per insegnare a scrivere e contare a lui e Al, ma non a Lily perché lei era ancora troppo piccola, la fortunata.
Così, all’una della Vigilia di Natale, o meglio ancora Natale visto che la mezza notte era passata, James Sirius Potter, bello caldo nel suo pigiamino blu a boccini che sfrecciavano da una parte all’altra della maglia, si trovava nel salotto ad aspettare il vecchio signore.
E si sa, aspettare fa venire fame.
E lui aveva aspettato tanto. Tantissimo.
E gli era venuta tantissima fame. Tanta da costringerlo a finire i biscotti della mamma, tanto ormai era Natale e poteva mangiarne quanti voleva, lasciando però intatti quelli che Lily aveva messo accanto al camino per il Signor Natale.
Ed era così che, tra un biscotto e un altro, e tanto che c’era pure un omino di marzapane, erano arrivate le tre e James aveva capito una cosa.
Che quell’anno non avrebbe ricevuto niente non perché non aveva spedito la famosa lettera per tempo, regali a cui in ogni caso ci avrebbe rinunciato volentieri, solo per quell’anno ovvio, perché era per una buona causa.
Quell’anno non avrebbe ricevuto niente perché sarebbe finito sulla Lista dei Cattivi. Addirittura molto in basso.
Perché?
Perché aveva appena imprigionato Babbo Natale, ovvio.
 









***











 
Come un bambino di soli sei anni fosse potuto riuscire a legare alla sedia Babbo Natale, che vantava un’esperienza centenaria, almeno secondo Rose che diceva che era più vecchio perfino di Albus Silente e Merlino, nessuno avrebbe saputo dirlo. Nemmeno Babbo Natale.
Fatto sta che così era, con somma sorpresa dell’anziano signore.
-James, devo portare i regali a tutti gli altri bambini, lo sai vero?- gli chiese dopo qualche attimo di stupore.
Il bambino non si fermò nemmeno a chiedere come quel nonnino cicciotto e dall’aria simpatica, potesse conoscere il suo nome, anzi si avvicinò alla sedia per slegarlo.
-Ma vedi, io non ho fatto in tempo a scrivere la lettera. E dovevo chiederti una cosa davveeerooo importante.- iniziò a parlare, offrendogli i biscotti di Lily. Non sarebbe stata contenta se se li fosse mangiati lui invece che il Signor Natale.
-James…-
-Lo so…lo so. Faccio in frettissima, lo prometto. Vedi io l’anno prossimo vorrei un dinosauro. Ma un dinosauro vero, eh? E grande come quello del museo dove mi ha portato zia Hermione. Lo voglio chiamare Rudy e voglio fare lo scivolo con la sua coda…- iniziò a raccontare infervorato il bambino, con gli occhi che brillavano.
Babbo Natale sorrise di fronte a tutta quella speranza, ormai erano in pochi i bambini babbani a credere davvero in lui. E i piccoli maghi che lo facevano erano ancora meno.
E invece quella piccola peste davvero credeva che avrebbe potuto portargli un dinosauro per il Natale prossimo. Tutta quella fiducia per un attimo gli fece dimenticare che per la prima volta non solo un bambino era riuscito a vederlo, ma addirittura a catturarlo e legarlo come un salame.
-James per il dinosauro c’è tempo, non credi?- chiese infatti rabbonito.             
-Oh, cosa? Oh, oh! Lo so! Infatti volevo solo dirti cosa scriverò nella lettera. Ma quest’anno…ecco lo che non sono stato buono. Rose me lo ha detto che hai una Lista per i bambini cattivi e che dopo averti legato..ecco..ma non è per me!- esclamò alla fine, cercando di distrarre il signore da quello che aveva fatto poco prima.
-Non è per te?- chiese Babbo Natale incuriosito. Quel bambino era davvero speciale.
-No, è per il mio papà. Lui non sta nella lista dei cattivi! Lui ha sconfitto quel mago cattivo cattivo, lo sai vero? E ora è un Auror! E anche se non è più un bambino, non potresti portare a lui un regalo?- cominciò a spiegargli il piccoletto, con la luce orgogliosa negli occhi che si accendeva solo quando parlava del padre.
-James, conosci le regole…- provò ancora a spiegare Babbo Natale, tuttavia incuriosito da quel ragazzino.
-Oh, lo so…ma il mio papà è stato sempre bravo. Te lo giuro, signor Natale. E ti prometto anche che farò il bravo, il prossimo anno.- gli chiese piagnucolante aggrappandosi alla sua cintura, senza tuttavia giocare sporco come la sera prima, per il camino.
-E di cosa si tratterebbe, James? Una scopa nuova? Un libro?- provò ad indovinare Babbo Natale.
-No! Vedi, Babbo Natale, io lo so che quando una persona muore non possiamo più vederla e nemmeno parlarci, ma…ma lui non ha mai parlato con la sua mamma e il suo papà. Potresti farglieli vedere? Anche solo per poco poco…-
Il vecchio signore si accomodò su una poltrona vicina prendendo il braccio il bambino, sospirando.
-James, non posso riportare in vita i morti. Nemmeno per poco.- cercò di spiegargli a bassa voce.
-Ma io pensavo…ma puoi almeno far sapere a papà che i nonni gli volevano tanto bene? E che papà li pensa sempre?- provò ancora James, cercando di trovare una soluzione.
-I tuoi nonni lo sanno, James. Ne sono sicuro. Ma vedrò cosa posso fare, d’accordo?- promise il vecchio signore prima di alzarsi e avvicinarsi al camino, sparendo in un attimo dopo aver sorriso al bambino –Buon Natale, James.-
-Buon Natale, signor Natale!- rispose sorridendo, correndo poi a letto dopo aver controllato che tutti i biscotti fossero spariti. Lily non lo avrebbe mai perdonato se non glieli avesse fatti mangiare tutti!
 













***










 
La mattina dopo, per la prima volta da sempre, James Sirius Potter non svegliò tutta la casa saltando da un letto all’altro urlando “è Natale! è Natale!”, e lasciò l’onore a un incredulo Al che si beccò dietro il cuscino quando andò a svegliare il fratello.
E fu anche l’ultimo a scendere in salotto, arrivando insieme a buona parte della famiglia Weasley, ramo francese e bulgaro escluso, poiché entrambi sarebbero arrivati solo per cena.
Tutti, nuovi arrivati e abituali inquilini di casa Potter-Weasley, lo guardarono come un marziano non solo per il ritardo, ma anche per il pigiama che ancora indossava. E per gli sbadigli e la faccia sporca che mostrava. Dopotutto aveva solo sei anni, non potevano davvero sperare che facesse quasi indigestione di dolci senza sporcarsi!
-James, non stai bene, tesoro?- chiese premurosa Ginny, avvicinandosi al figlio per controllare che non avesse la febbre.
-Mamma! Voglio vedere i regali!- si spostò in un lampo, a fedele imitazione del futuro adolescente che sarebbe stato.
Si avvicinò all’enorme montagna di regali avendo come sottofondo i gridolini di gioia di Rose e Lily e le domande perplesse dei nonni –Ma Harry caro, da quando avete un camino?-, decidendo di attivarsi per la ricerca del proprio regalo, tra uno sbadiglio e l’altro.
Ne aveva appena pescato uno quando Lily, armata della propria nuova scopa giocattolo, gli si avvicinò soddisfatta per sussurrargli all’orecchio “Il signor Natale ha mangiato tutti i biscotti, James!”
Fu quella frase a svegliare definitivamente il bambino che si buttò tra i regali, incurante delle proteste sdegnate di Al, alla ricerca del regalo promesso.
Radunò tutti i regali con sopra la H che, come gli aveva insegnato sua mamma, erano per papà, e iniziò a studiarli, prima di trovare quello che cercava.
Ne era sicuro, era quello. Era come se lo chiamasse.
Così lo portò al padre intimandogli di aprirlo, sotto lo sguardo stranito di tutti gli adulti, rimanendo però perplesso quando vide spuntare fuori un album. Era un comunissimo album di fotografie!
Probabilmente aveva sbagliato pacco. Stava appunto per buttarsi nuovamente nella ricerca quando sentì suo padre leggere le parole che erano scritte sulla prima pagina.
“A Harry, che ti vergognerai come un Troll da grande e potrai prendertela sono con Evans per questo scempio. Ho combattuto strenuamente per salvaguardare la tua dignità, chiedi a Sirius. Ma non so mai dire di no a tua madre. E non storcere il naso, perché succederà anche a te. Con affetto, papà”
E anche se James non aveva idea di cosa volesse dire scempio, o strenua-qualcosa, o tutte quelle altre parole strane che aveva appena sentito, capì che no, non aveva sbagliato regalo.
E che Babbo Natale aveva trovato il modo per far sapere al suo papà che i nonni gli volevano tanto bene.
Il bambino non si curò dell’incredulità suscitata da quel regalo, apparentemente proveniente da nessuno, e nemmeno delle lacrime che bussavano agli occhi del padre che nemmeno gli occhiali riuscivano a nascondere mentre lentamente sfogliava una pagina dopo l’altra imprimendosi nella memoria momenti che non ricordava fino a farli propri, e tornò verso i regali che ancora aveva da scartare.
Trovò una scorta di dolci e il maglione dei nonni. Una fornitura quasi annuale degli scherzi di Zio George che avrebbe fatto fuori in pochi giorni per la gioia dell’uomo. Dei libri, sicuramente di zia Hermione, ma con tutte le fotografie del Quidditch, scelto fortunatamente da zio Ron. Un boccino. Un treno che faceva il fumo. E taaanti altri regali.
L’ultimo spuntò per caso, nessuno lo aveva notato fino al momento in cui James non ci aveva messo le mani sopra. E, quello, gli fece spuntare un enorme sorriso sulla faccia, più di tutti gli altri insieme.
Tanto che corse dai genitori entusiasta, trascinandolo a fatica, come un trofeo.
-Mamma! Papà! L’anno prossimo avrò il mio dinosauro!-
E a riprova di quello un enorme dinosauro verde di pezza alto più di lui, con un sorriso enorme per mostrare i denti aguzzi e una coda che sembrava non finire mai.
Decise di chiamarlo Buck. E che Rudy sarebbe stato il suo migliore amico.
 
 
 
Fu solo dopo il pranzo, quando ormai erano tutti troppo sazi per ascoltare le chiacchiere dei bambini, che James si avvicinò alla cugina Rose, intenta a pettinare la bambola che aveva ricevuto, sussurrandole         

“E’ proprio forte, vero, Babbo Natale?”.

 
 
 
 
 
 




 
 
 

ANGOLO AUTORE.
Seconda storia, come promesso. La terza è in via di restauro finale.
Comunque l’ispirazione, questa volta, la devo a Luca e Paolo, che personalmente adoro, che non solo hanno catturato Babbo Natale, ma scrivono anche una lettera di riscatto agli Elfi. Amo quella pubblicità!
Che sia James il protagonista assoluto non dovrebbe essere strano, chiunque mi conosca almeno un po’ sa che io amo letteralmente quel bambino, e non potevo non scrivere di lui a Natale! L’altra mia serie, è la prova lampante di quanto lo ami.
Ringrazio chi leggerà e chi avrà il coraggio di lasciare un commento, avrete una risposta prima di Santo Stefano, lo giuro. E così anche  ilex94 che invece ha avuto il coraggio di recensire la prima storia di questa serie.
Ah!, ovviamente Rudy il dinosauro e Buck, il suo migliore amico, sono un omaggio all'Era Glaciale. Quel film è geniale. E così Buck e il suo amato casco di banane ;)
Intanto mando un bacio a tutti quanti.
Rebecca.


 
   
 
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