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Autore: Afaneia    24/12/2011    1 recensioni
Quando erano piccoli, Rosso e Blu giocavano insieme ed erano l'uno l'opposto dell'altro: il fuoco e l'acqua, il nero e il bianco, l'istinto e il buonsenso, la pazzia e la ragione.
Eppure, qualcosa deve essere accaduto perché Rosso e Blu si siano poi ritrovati a essere rivali. Cosa può averli divisi in una città serena quanto Biancavilla? E che cosa, poi, porterà Rosso ovunque in giro per Kanto, e che cosa lo spingerà a fuggire il mondo ritirandosi sulla cima del Monte Argento?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga della Prescelta Creatura'
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“Sono davvero lieto che tu voglia entrare a far parte delle nostre fila, Blu” disse Lance cortesemente, mentre firmava un documento con una lunga penna d’uccello colorata.

“Anch’io, signor Lance” mormorò Blu, consapevole del fatto che i suoi occhi rossi e gonfi e la sua voce rauca potevano contraddirlo.

“Chiamami Lance, te ne prego” replicò quegli alzandosi. “Bene, Blu, parliamo della tua palestra, ora. Perdonami se ti ho fatto aspettare così tanto, ma era essenziale che firmassi subito quei documenti. Per la costruzione del Supertreno occorre ancora qualche firma…”

“Non importa” disse Blu. “Ho tutto il tempo che serve.”

Lance lo guardò per un momento con una forte perplessità dipinta in volto, ma Blu non reagì. Allora sospirò e alzandosi disse: “Ti ringrazio della comprensione, Blu: anch’io ho da dedicarti tutto il tempo che serve, comunque. Vieni, ti prego: non posso sopportare l’aria chiusa di questo ufficio, sapendo che fuori brilla questo bel sole caldo. Spero che non ti dispiaccia discutere fuori.”

“Mi farebbe piacere” mormorò Blu con voce spenta, seguendolo meccanicamente.

Scesero dabbasso, percorrendo i pochi piani dell’edificio destinati all’alloggio degli sfidanti della Lega Pokémon. Una volta raggiunto il piano terra, Lance consegnò all’infermiera Joy i documenti che aveva appena firmato, pregandola di spedirli il prima possibile, per poi recarsi con calma all’esterno.

Lo sguardo di Blu era assorto e triste. Lance lo notò e, poggiandogli una mano sulla spalla, gli rivolse un sorriso.

“Da quando ti ho visto la prima volta, mi sono sempre chiesto a cosa pensassero i tuoi occhi, Blu” disse. Blu sobbalzò, colpito dalle sue parole, ma Lance parve volerlo rassicurare: “No, non ti sto chiedendo di dirmelo. Me lo dirai a tempo debito, se vorrai, o non me lo dirai affatto. Ma io sono un uomo molto potente e potrei aiutarti, se tu lo volessi.”

Blu non rispondeva. Lance, che non voleva forzarlo, lo guidò in silenzio fino all’Arena delle Battaglie, dove sedettero sulle tribune vuote.

“Ascolta” disse Lance a bassa voce. “Senti questo silenzio? Non è meraviglioso?”

“Sì” disse Blu, a voce altrettanto bassa, ma con gli occhi perduti nel vuoto. “Meravigliosamente silenzioso. Questo luogo è così diverso dal giorno della Lega…”

“È così, hai ragione. Ma ti confesserò una cosa: di questo luogo è il silenzio che io amo soprattutto. È il luogo che sopra ogni altro mi piace, in realtà. Sento come se qui dovesse decidersi una parte della mia vita, del mio destino…”

“Tu sei il Campione” disse Blu.

“Sì, è vero” mormorò Lance, alzandosi in piedi. “Ma sento che non è questo il mio destino, sento che c’è qualcos’altro che mi aspetta…qualcosa di terribile e bellissimo insieme…”

La sua magra, nera figura slanciata era stagliata contro il cielo azzurro e limpido; egli guardava l’orizzonte che si stendeva al di là dell’Arena, vagheggiando lontano il proprio destino, che ancora non conosceva. D’un tratto si riscosse.

“Perdonami: quando sono stanco tendo a fantasticare… ma tu richiamami se mi distraggo ancora.”

“Va bene” disse Blu con un sorriso pallido. Lance era ora in piedi di fronte a lui, e i suoi vivaci occhi scuri lo scrutavano con attenzione.

“Molto bene, Blu. Veniamo a noi. La prima cosa che intendo dirti è questa: io so perfettamente chi fosse tuo padre e quali affari gestisse; forse meno dettagliatamente di te, ma so quello che faceva. Penso che potremo parlare meglio, ora che tutte le carte sono in tavola e ben scoperte.”

Blu lo aveva ascoltato in silenzio, colpito. Lance gli appariva tranquillo. Ma perché aveva usato quel tono?

“Ma, Lance…se lo sapevi, allora perché?”

“La tua è un’ottima domanda. Blu, tu non sei un idiota: sai benissimo che da dieci anni la polizia tenta d’incastrare tuo padre senza avere prove sufficienti che lo inchiodino a Team Rocket. E che cosa potevo fare io? Blu, ma se ho solo quattro anni più di te!”

Era vero, pensò Blu scrutando Lance con attenzione, vero: Lance, Lance il campione della Lega Pokémon, non era davvero molto più grande di lui. Proseguì: “Ma avreste potuto rimuoverlo dall’incarico…”

“E con quale motivazione? Blu, tuo padre era un Capopalestra eccellente: abilissimo coi Pokémon e sempre rispettoso delle regole, almeno per quanto concerne la palestra; ogni controllo, regolare o a sorpresa che fosse, ha sempre dimostrato che tutto era regolare da lui. blu, non avrei potuto rimuoverlo. Ma lo tenevo d’occhio, questo sì. Speravo di sbarazzarmene.”

“E ora,  è fuggito” mormorò Blu.

“Ti manca?”

“Sì” disse Blu tristemente. “Siamo stati separati altre volte, ma…ma per la prima volta in vita mia sento che è troppo lontano da me perché il mio pensiero possa raggiungerlo.”

Lance gli sorrise stancamente con aria malinconica e mormorò: “Ti capisco. Quando morì mio padre, tre anni fa…sentivo la stessa cosa: avevo come l’impressione che i nostri pensieri non riuscissero più a trovarsi in tutto il mondo, per quanto il mio cercasse il suo.”

Gli appoggiò una mano sulla spalla e mormorò: “Blu, tuo padre è vivo, sta bene, tornerà a prenderti. E sono sicuro che, per quanto sia lontano, il suo pensiero sta comunque cercando di raggiungerti.”

“Forse hai ragione, Lance” mormorò Blu senza convinzione. Lance gli sorrise appena, dopodiché cambiò decisamente argomento.

“Io e mio padre consideravamo la Palestra di Smeraldopoli come una delle più importanti. È situata vicino al percorso 22, perciò è di solito l’ultima palestra che gli allenatori sfidano prima d’intraprendere l’ultima tappa del loro viaggio. Blu, desidero che tu sappia che conto molto su di te per quanto riguarda questo compito. Ho visto come combatti, e non credo che vi siano molti allenatori in grado di combattere come te; neppure i Superquattro sono stati in grado di tenerti testa molto a lungo, cosa che di solito riescono a fare più che discretamente con tutti gli sfidanti della Lega Pokémon. Ti stimo molto, Blu; e credo che, se tu volessi, non avrei problemi a fare qualche cambiamento e a introdurti tra i Superquattro…”

“No, Lance” mormorò Blu “No, ti prego…vorrei restare a Smeraldopoli, nella cara palestra che ormai conosco bene. Non ho molta voglia di… di restare qui per giorni e giorni a fare pubbliche relazioni, mi capisci?”

“Come vuoi, Blu; io non intendo obbligarti. Del resto, per ora sono piuttosto soddisfatto dei miei Superquattro; sono piuttosto forti, specie per quanto riguarda Agatha, che come ben sai conosceva tuo nonno in gioventù. Ma ascolta, devi sapere che essere Capopalestra ti occuperà forse più tempo che essere Superquattro. Ne sei consapevole?”

Blu non rispose. I suoi occhi celesti erano fissi e vitrei sull’orizzonte. Sospirando, Lance si alzò di nuovo in piedi e si piantò a gambe larghe sulla tribuna. Il suo sguardo altero era fisso nello stesso punto di quello di Blu, ma i suoi limpidi occhi non vedevano la stessa cosa.

“Avrai qualche amico, Blu. Naturalmente puoi farti aiutare da loro a gestire la Palestra, se lo vorrai, ma del loro stipendio dovrai occuparti personalmente. Ti rendi conto che lo stipendio di un Capopalestra è…beh, sufficiente a sostenere tutte le spese necessarie.”

“Non voglio nessuno” mormorò Blu. “Non ho bisogno di nessuno, io…me la caverò da solo.”

“Naturalmente, Blu, come preferisci.”

Calò un leggero silenzio sull’Arena, mentre un vento rinfrescante s’infiltrava tra le tribune e scompigliava loro i pensieri.

“Mi pari una persona molto infelice, Blu. Vedi, quando ero piccolo persi mia madre; e quando ero un ragazzino morì anche mio padre. Ma so di non aver mai avuto uno sguardo come il tuo, mai in tutta la mia vita. È come se i tuoi occhi fossero perennemente sospesi, come se tu stesso ti trovassi a metà strada tra due condizioni opposte e contrastanti: l’avere un padre e il  non averlo, e poi…non so che altro. Oh, ma dico solo sciocchezze…”

La risata imbarazzata che seguì le parole di Lance fu interrotta dal brusco alzarsi in piedi di Blu: egli infatti si ergeva ora immobile, ma tremante, con gli occhi che lacrimavano: Lance esitò.

“C’era una persona di cui ero tremendamente innamorato, Lance” disse con voce tremante. “Gli avrei dato tutto, ogni cosa che io avessi, ogni fibra del mio essere, e so che lui mi amava tanto quanto lo amavo io… ma poi lui ha deciso di andarsene, perché doveva inseguire un sogno troppo grande, o per meglio dire un sogno troppo più importante di me, per poter restare al mio fianco. L’ho mandato al diavolo, ma non per questo ho smesso di amarlo; e ora, malgrado tutto, continuo a sperare nel suo ritorno…”

Lance restava in silenzio, lo sguardo cupo, ma gli occhi di Blu si accesero di un sorriso amaro, ed egli mormorò: “Capisci ora, Lance, dietro cosa sono perduti i miei occhi?”

“Sì, Blu, lo capisco” mormorò Lance. “Ora capisco tutto, e capisco molto bene. Ti ringrazio per avermelo spiegato: conserverò per me la tua verità, poiché purtroppo vedo bene che non posso fare molto per aiutarti. Ma ascolta: ti ho già detto che sono un uomo molto potente, e, se me lo vorrai chiedere, io farò tutto il possibile per aiutarti.”

“Ti ringrazio, Lance” disse Blu a bassa voce. “Me ne ricorderò.”

“Bene, allora. In tal caso, ci siamo chiariti.” disse Lance con calma. Gli diede le spalle e mormorò al vento: “Personalmente non ho altro da dirti, Blu. Conosci meglio di me la Palestra di cui ti occuperai d’ora in poi; del resto, sei libero di apportarvi quante modifiche riterrai opportune. Per parte mia, Blu, posso soltanto augurarti tutta la felicità del mondo.”

“Grazie, Lance” disse Blu. “Ne avrò bisogno.”

 

Eccoci qui con un altro capitolo, col quale colgo l’occasione per augurare a tutti un felicissimo Natale! Non credo di poter postare in questi due giorni, visto il numero di pranzi cui devo partecipare (mamma, papà, sorella… xD). Tanti auguri a tutti! E grazie a nihil no kami per aver recensito.

A presto! Afaneia ;)

   
 
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